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Vecchio 28-05-2009, 01.10.56   #1
jezebelius
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Predefinito La superficialità dell'indagine...

Nel senso più ampio che il titolo può richiamare e nel senso più ampio del verbo "indagare", vorrei partire da ciò che mi è capitato, con la pretesa che si possa approfondirlo e, perchè no, cercare altri, evidenti casomai ma non li vedo, punti di vista.

Ebbene mi è capitato di essere testimone in una causa in materia di lavoro.
In pratica dovevo riferire di fatti che conoscevo in merito ad un rapporto di lavoro tra due soggetti. Fin qua nulla di rilevante.
Aggiungo però, per dare una visione più ampia, che intendo l'ufficio di Giudice un ruolo abbastanza importante, innanzitutto per arrivare a definire una verità storica sia per il caso specifico ma più in generale anche per altri, specie in questa materia.

Posto che il Giudice deve seguire determinati criteri per arrivare a quel che gli serve, è in questo modo di fare e di articolare l'indagine, attraverso anche domande, che attribuisco una certa importanza,nonché competenza, per un lavoro che intendo " delicato" quale è quello dell'accertamento di diritti.

Ma non voglio addentrami in inutili cose, quanto invece evidenziare un fatto di cui sono stato protagonista e che, a dire il vero, se li per li mi ha fatto poco, pensandoci, dopo mi ha fatto incavolare un bel po; probabilmente per una repressione durante la dichiarazione, in quel momento, che è invece esplosa subito dopo!


I motivi di cui vorrei discutere, partendo da questa sorta di esperienza, includono la superficialità con la quale il Giudice medesimo poneva le domande, ancorché genericamente, senza, al contrario, " cercare di indagare", entrando più a fondo nelle dichiarazioni che gli stavo fornendo e dunque " fermarsi" a ciò che, secondo il suo parametro, era importante.
Ancora, la pretesa di una risposta " specifica" da parte sua ad una domanda posta in questi termini, generici appunto, nonché l'utilizzo di " minacce" velate che di solito si utilizzano per scoraggiare il teste fasullo, anche se non sempre e non tutti i giudici tengono questo comportamento, ( del tipo ti mando in galera se non dici la verità e cose così! ); peggio, poi, l’avermi messo in ridicolo – e qui ci sta anche l’IP secondo me – per il fatto che non rispondevo a ciò che mi aveva chiesto ( in effetti però era convinto di averlo chiesto, invece appunto rimaneva nel generico ).

Dunque, non domande " specifiche" per arrivare a definire quel che gli serviva, quanto invece, oltre quel che ho detto su, poste in maniera irrispettosa della figura del teste ( lo conosco, fa sempre così con tutti, tranne che con quelli - e mi è capitato di vederli - che gli rispondono per le rime, cosa che ho fatto parzialmente in quel momento, offuscato però dal suo atteggiamento ).
Certo, probabilmente mi serve da lezione per una serie di cose, in primis una qualche proiezione di quella parte di me, fors'anche “rigida” ma che non ho ancora capito fino a che punto!

Arrivando al nocciolo, ho pensato: il giudice, quale ufficio fondamentale, ma più in generale la figura di chi " vuole " indagare, e dunque immergersi per la ricerca della verità, non dovrebbe essere intrisa di " profondità", cercare sempre più in fondo la verità stessa?
Questa ricerca andrebbe effettuata però, senza l'utilizzo e l'esercizio del proprio "potere" - posto che se ne abbia uno, per minacciare o porre in soggezione etc - ovvero differenziarne la posizione ( io giudice, tu teste - io superiore, tu inferiore ).
Orbene allora, è questa “ superficialità” che probabilmente mi ha dato fastidio; questo convincimento, generalmente diffuso, che si sta facendo una immersione quando invece, al massimo, si sta facendo una gita in superficie con la maschera!

Ho la sensazione che ci sia, per quanto mi riguarda, qualcosa di irrisolto, che sta li che aspetta.

Attendo le vostre impressioni
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 28-05-2009, 21.53.30   #2
stella
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Probabilmente quel Giudice con le sue domande generiche che invece sottintendevano la sua volontà di venire a conoscenza di alcuni particolari che potevano essere utili all'indagine senza far capire su cosa puntava di sapere in particolare, io la vedo come un non voler fare domande dirette per non dare a vedere qual'è il particolare che gli interessa mantenendosi sulla superficialità per trovare quello che gli serve sapere nello specifico.
Il fatto che ti abbia posto in ridicolo perchè probabilmente le tue risposte per lui non erano soddisfacenti, e il puntare sul suo potere e sulle velate minaccie in caso di risposte non veritiere, ti ha spiazzato e fatto arrabbiare, forse significa solamente che è quello il suo sistema abituale, e se lo è vuol dire che gli rende.
E' un giochetto psicologico secondo me, se viene messa in dubbio la mia serietà e veridicità, reagisco aggiungendo spontaneamente particolari che forse gli sono utili all'indagine o gli rispondo per le rime.
A una domanda superficiale si può rispondere in tanti modi per dire sempre la stessa cosa, partendo dal fatto che la verità su qualsiasi fatto si indaghi non può essere che una sola, quindi il tenore delle risposte per lui può essere sufficiente, è il teste in questo caso che senza accorgersene fornisce al giudice quello che vuol sentire.

Anche a me qualche anno fa è accaduto di essere interrogata da un giudice per una controversia di lavoro come teste informata dei fatti, anche a me ha dato l'impressione di domande generiche e superficiali, e più volevo entrare nei particolari più mi diceva di non divagare.... ma non mi sono arrabbiata, mi sono limitata a quelle laconiche informazioni che mi chiedeva senza aggiungere nè togliere nulla anche se dentro di me pensavo che quell'interrogatorio fosse ridicolo, ma tant'è che in fondo le cose sono andate come dovevano andare.

Poi ci vedo anche un'altra cosa, essere chiamati come testi ci fa sentire importanti come se dalla nostra bocca dovrebbe uscire la sola cosa che il giudice indaga, dimenticandoci che se loro pongono le stesse domande ad altri testi confrontando le risposte arrivano ad avere il puzzle completo, per cui sicuramente la nostra I.P. ne rimane spiazzata.

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Vecchio 28-05-2009, 22.05.59   #3
filoumenanike
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Nel senso più ampio che il titolo può richiamare e nel senso più ampio del verbo "indagare", vorrei partire da ciò che mi è capitato, con la pretesa che si possa approfondirlo e, perchè no, cercare altri, evidenti casomai ma non li vedo, punti di vista.

Ebbene mi è capitato di essere testimone in una causa in materia di lavoro.
In pratica dovevo riferire di fatti che conoscevo in merito ad un rapporto di lavoro tra due soggetti. Fin qua nulla di rilevante.
Aggiungo però, per dare una visione più ampia, che intendo l'ufficio di Giudice un ruolo abbastanza importante, innanzitutto per arrivare a definire una verità storica sia per il caso specifico ma più in generale anche per altri, specie in questa materia.

Posto che il Giudice deve seguire determinati criteri per arrivare a quel che gli serve, è in questo modo di fare e di articolare l'indagine, attraverso anche domande, che attribuisco una certa importanza,nonché competenza, per un lavoro che intendo " delicato" quale è quello dell'accertamento di diritti.

Ma non voglio addentrami in inutili cose, quanto invece evidenziare un fatto di cui sono stato protagonista e che, a dire il vero, se li per li mi ha fatto poco, pensandoci, dopo mi ha fatto incavolare un bel po; probabilmente per una repressione durante la dichiarazione, in quel momento, che è invece esplosa subito dopo!


I motivi di cui vorrei discutere, partendo da questa sorta di esperienza, includono la superficialità con la quale il Giudice medesimo poneva le domande, ancorché genericamente, senza, al contrario, " cercare di indagare", entrando più a fondo nelle dichiarazioni che gli stavo fornendo e dunque " fermarsi" a ciò che, secondo il suo parametro, era importante.
Ancora, la pretesa di una risposta " specifica" da parte sua ad una domanda posta in questi termini, generici appunto, nonché l'utilizzo di " minacce" velate che di solito si utilizzano per scoraggiare il teste fasullo, anche se non sempre e non tutti i giudici tengono questo comportamento, ( del tipo ti mando in galera se non dici la verità e cose così! ); peggio, poi, l’avermi messo in ridicolo – e qui ci sta anche l’IP secondo me – per il fatto che non rispondevo a ciò che mi aveva chiesto ( in effetti però era convinto di averlo chiesto, invece appunto rimaneva nel generico ).

Dunque, non domande " specifiche" per arrivare a definire quel che gli serviva, quanto invece, oltre quel che ho detto su, poste in maniera irrispettosa della figura del teste ( lo conosco, fa sempre così con tutti, tranne che con quelli - e mi è capitato di vederli - che gli rispondono per le rime, cosa che ho fatto parzialmente in quel momento, offuscato però dal suo atteggiamento ).
Certo, probabilmente mi serve da lezione per una serie di cose, in primis una qualche proiezione di quella parte di me, fors'anche “rigida” ma che non ho ancora capito fino a che punto!

Arrivando al nocciolo, ho pensato: il giudice, quale ufficio fondamentale, ma più in generale la figura di chi " vuole " indagare, e dunque immergersi per la ricerca della verità, non dovrebbe essere intrisa di " profondità", cercare sempre più in fondo la verità stessa?
Questa ricerca andrebbe effettuata però, senza l'utilizzo e l'esercizio del proprio "potere" - posto che se ne abbia uno, per minacciare o porre in soggezione etc - ovvero differenziarne la posizione ( io giudice, tu teste - io superiore, tu inferiore ).
Orbene allora, è questa “ superficialità” che probabilmente mi ha dato fastidio; questo convincimento, generalmente diffuso, che si sta facendo una immersione quando invece, al massimo, si sta facendo una gita in superficie con la maschera!

Ho la sensazione che ci sia, per quanto mi riguarda, qualcosa di irrisolto, che sta li che aspetta.

Attendo le vostre impressioni
Ho avuto a che fare con un giudice per materia di lavoro ed io ero parte in causa, non un teste, bhè ti posso garantire che se avessi potuto strozzarlo lo avrei fatto volentieri Il loro lavoro che per noi è di estrema levatura per loro è routine, sono arroganti, sanno di avere potere, sanno che da loro dipende il tuo futuro lavorativo e giocano come il gatto con il topo.
Solo quando sono riuscita ad imporre la mia linea di difesa e di attacco, magari rispondendo in modo più aggressivo, sono stata ascoltata e alla fine ho ottenuto giustizia, ma me ne sono resa conto solo dopo molto tempo, all'inizio provavo solo amarezza e delusione sia verso gli avvocati, anche il mio, sia verso il giudice e cosa più grave verso la giustizia, alla mercè di gente mercenaria e senza scrupoli morali.
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Vecchio 28-05-2009, 23.21.15   #4
ellebi111
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Messaggi: 317
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Legge e giustizia non sono la stessa cosa...

Comunque, un'altra cosa da far notare è che il giudice, a meno che non incorrano reati che deve perseguire d'ufficio in realtà verifica solo che quello che l'accusa ha scritto corrisponda a verità, senza null'altro.
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Ogni tecnologia sufficientemente avanzata e' indistinguibile dalla magia.
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