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Vecchio 05-02-2010, 01.31.06   #1
Ray
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Non vorrei parlare della paranoia in senso clinico, anche se eventualmente farlo può dare dei punti di riferimento per capire e fare confronti, ma mi piacerebbe esplorare la cosa utilizando il termine in senso generico, come si potrebbe nel parlare comune, allo stesso modo in cui diciamo "mi sento depresso" senza per questo riferirsi ad uno stato patologico o comunque di rilevanza clinica.

Infatti nel titolo ho scritto "tendenze" e queste, seppure in diverse misure, le possiamo trovare dentro ognuno di noi se sappiamo ben guardare. Le troviamo, assieme a tutte le altre tendenze che se prendono il sopravvento possono diventare patologie, come appunto quella depressiva, di rimozione, di proiezione eccetera, tra le varie opzioni che la nostra psiche ha a disposizione per difendersi da ciò che in quel momento appare come minaccioso o pericoloso.

Partirei da una definizione di base, molto generica e che ci dia la possibilità di criticarla e modificarla man mano che osserviamo meglio.

Paranoica è la tendenza ad interpretare a priori gli accadimenti o le azioni altrui come riferite a noi stessi. Perlopiù in termini negativi, specialmente aggressivi.

Esempio classico: il vigile mi ha dato la multa perchè ce l'ha con me... se ci pensate bene tutti o quasi almeno una volta hanno sperimentato questa tendenza da bambini (la maestra ce l'ha con me per quello mi sgrida o la mamma che non mi da il biscotto eccetera).

Cosa c'è dietro? Beh, molte cose. Innanzitutto la necessità di sopportare una frustrazione e di darle una spiegazione che riusciamo ad accettare. La cattiveria altrui è più accettabile a volte del considerare che l'altro che ci frustra possa aver ragione.
Poi c'è la nostra rabbia... che proiettata nell'altro diventa lui mi vuole fare del male, ma siamo noi. Poi c'è una tendenza narcisistica (ioioio, ma anche grande investimento di energie psichiche nell'immagine di se), poi c'è grandiosità dell'io, poi c'è... un sacco di roba come dicevo, ma è interessante fino ad un certo punto.
O meglio è interessante davvero solo se riportiamo il tutto nel nostro manifestarsi nel mondo e/o come spunto di autoconoscenza.

Quanti pensieri come quello del vigile ci attraversano? Oppure, vista da un'altra parte, in che fase del processo di interiorizzazione di una frustrazione questo pensiero compare e che ne facciamo?

Quest'ultima domanda è un po' dove volevo andare a parare e mi rendo conto che può non essere immediatamente comprensibile. Posso provare a spiegarmi meglio in caso, ma l'intro è già lunga e temo assai densa, quindi aspetto di vedere che direzione prendiamo.
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Vecchio 05-02-2010, 02.14.34   #2
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Quanti pensieri come quello del vigile ci attraversano? Oppure, vista da un'altra parte, in che fase del processo di interiorizzazione di una frustrazione questo pensiero compare e che ne facciamo?
Riprendo l'esempio del vigile, egli mi ha fatto la multa. La prima reazione è di sorpresa, vedere quel fogliettino svolazzare tra il vetro e la gomma dello spazzavetri. Dopo aver letto l'ammontare della multa, già la tensione interiore cresce, la rabbia si fa spazio col pensiero di dover pagare la multa, lo sguardo si alza alla ricerca del vigile. Quel bastardo mia ha fatto la multa, quel cornuto non ha altro da fare che multare un cittadino onesto che paga le tasse invece di arrestare i veri delinquenti?

La paranoia è un'elemento funzionale in questa società che non riconosciamo come nostra, alieni tra estranei.
Al contrario di un piccolo paese in cui tutti si conoscono, come una famiglia allargata, nessuno viene escluso in cui vi è un senso di appartenenza.

Altro elemento che crea paranoia è la perdita dei valori in ambito spirituale ma anche in ambito sociale.
Se non ho a chi rivolgere le mie frustrazioni, le mie preghiere, beh allora dovrò crearmi un paliativo che sfocia in paranoia. Nel sociale se non mi identifico nel tessuto sociale, nel mio paese, nel mio quartiere, nel mio condominio, beh difficilmente riesco a rapportarmi con esso.
La paranoia diventa un modus operandi consueto nei rapporti con l'altro, lo straniero, il non-me-stesso. Diventa persino facile e seducente vedere nell'altro la mia frustrazione. la mia rabbia.
Colpisci prima di essere ferito, non attendere il primo colpo, oramai è normale ragionare in termini di guerra preventiva, chi non è con me è contro di me.
A lungo andare questo modo di rapportarsi, questa paranoia crea un sottoprodotto che definirei edonismo autoimposto.
Se tutto quello che accade di negativo o di non accettabile viene trasformato in azioni contro la mia persona, ben presto la mia paranoia mi ergerà a martire del giusto.
Io sono la vittima, io non sono capito, io sono nel giusto e combatto contro il male altrui, quel male magari generato dalla invidia alla mia persona. Si perde sempre più contatto con la realtà interpretando a priori gli episodi fantasticando un mondo migliore per contenere le proprie frustrazioni.

Per ora mi fermo qui...
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Vecchio 05-02-2010, 10.43.36   #3
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Paranoica è la tendenza ad interpretare a priori gli accadimenti o le azioni altrui come riferite a noi stessi. Perlopiù in termini negativi, specialmente aggressivi.

Cosa c'è dietro? Beh, molte cose. Innanzitutto la necessità di sopportare una frustrazione e di darle una spiegazione che riusciamo ad accettare. La cattiveria altrui è più accettabile a volte del considerare che l'altro che ci frustra possa aver ragione.
Poi c'è la nostra rabbia... che proiettata nell'altro diventa lui mi vuole fare del male, ma siamo noi. Poi c'è una tendenza narcisistica (ioioio, ma anche grande investimento di energie psichiche nell'immagine di se), poi c'è grandiosità dell'io, poi c'è... un sacco di roba
Interessante analisi di un insieme di fattori che chiami paranoia, termine molto tecnico e usato come patologia quando chi è affetto da sentimenti di persecuzione generalizza e cataloga tutti gli accadimenti sotto questa luce...
La stranezza per me è che tali comportamenti, tipo quello/a ce l'ha con me, scattano solo con alcuni individui e solo in certi ambiti, dunque il fenomeno riamane circoscritto e sarebbe da analizzare perchè l'altro provochi in noi, reciprocamente, disagio o atteggiamenti già vissuti in modo negativo.
Sì, perchè penso che quando vediamo riflessi nei comportamenti altrui i nostri stessi difetti, scatta questo meccanismo di autodifesa, per non voler accettare nell'altro le nostre stesse situazioni interiori, forse proprio per questo ci danno massimamente fastidio, comunque continuiamo a non vedere obiettivamente la realtà dei fatti.
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Vecchio 05-02-2010, 11.17.34   #4
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Scusa nel vigile che ti fa la multa (un esempio concreto, reale ed efficace) che difetti uguali ai tuoi ci vedi?
Seconda persona discorsiva, non sto dicendo che tu te la prendi con il vigile.
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Vecchio 05-02-2010, 15.34.59   #5
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Scusa nel vigile che ti fa la multa (un esempio concreto, reale ed efficace) che difetti uguali ai tuoi ci vedi?
Seconda persona discorsiva, non sto dicendo che tu te la prendi con il vigile.
Mi riporti l'esempio del vigile ma avevo spostato il caso alla reazione immotivata che scatta solo con alcune persone, sono OT'
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Vecchio 05-02-2010, 22.35.05   #6
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La stranezza per me è che tali comportamenti, tipo quello/a ce l'ha con me, scattano solo con alcuni individui e solo in certi ambiti, dunque il fenomeno riamane circoscritto e sarebbe da analizzare perchè l'altro provochi in noi, reciprocamente, disagio o atteggiamenti già vissuti in modo negativo.
Sì, perchè penso che quando vediamo riflessi nei comportamenti altrui i nostri stessi difetti, scatta questo meccanismo di autodifesa, per non voler accettare nell'altro le nostre stesse situazioni interiori, forse proprio per questo ci danno massimamente fastidio, comunque continuiamo a non vedere obiettivamente la realtà dei fatti.
Sinceramente Filo, noto una tendenza paranoica in certi tuoi comportamenti e probabilmente è come dici tu, per una sorta di autodifesa. La tendenza paranoica è generalizzata nella nostra società moderna e parlarne ci permette di scoprirne in parte il meccanismo e sopratutto la sua influenza sui nostri comportamenti.

In me ho notato che scatta nel momento in cui mette in crisi certe mie convinzioni. Come se la reazione immotivata si scatena sottoforma di paranoia (tutti contro di me o cose simili) nel momento in cui la mia immagine viene messa in discussione.
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Vecchio 06-02-2010, 00.31.48   #7
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La stranezza per me è che tali comportamenti, tipo quello/a ce l'ha con me, scattano solo con alcuni individui e solo in certi ambiti, dunque il fenomeno riamane circoscritto e sarebbe da analizzare perchè l'altro provochi in noi, reciprocamente, disagio o atteggiamenti già vissuti in modo negativo.
Non so se è una stranezza ma l'ho notato anche io, intendo che certi comportamenti capitano solo con certi individui e in certi ambiti. Analizzando dopo ho notato che in queste situazioni mi ci trovo dentro se sono in un periodo di forte stress, e se mi imbatto in persone aggressive diventa una lotta a chi ha l'ultima parola. E guarda caso mi è capitato una volta anche con un vigile, io ho sbagliato una manovra, lui ha sbraitato secondo il mio punto di vista in modo esagerato, e io gli ho risposto che non era il caso di gridare come un'aquila... cosa che l'ha mandato in bestia (appunto) e apriti cielo. Ho analizzato altre situazioni simili, situazioni in cui comunque attiro persone di questo tipo (beh in fondo quel vigile è soprannominato "robocop", un motivo ci sarà, per dire che non faccio tutto da sola ), anche in momenti in cui sono abbastanza tranquilla e rispondo con calma, ma quelle si arrabbiano lo stesso e alla fine mi arrabbio pure io, non freno più la lingua.
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Sì, perchè penso che quando vediamo riflessi nei comportamenti altrui i nostri stessi difetti, scatta questo meccanismo di autodifesa, per non voler accettare nell'altro le nostre stesse situazioni interiori, forse proprio per questo ci danno massimamente fastidio, comunque continuiamo a non vedere obiettivamente la realtà dei fatti.
Ci potrebbe stare, nel mio caso il vigile non so se ha i miei stessi difetti ma la stessa situazione interiore secondo me ce l'aveva (stressatissimo!) ed è scattata l'autodifesa.
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Vecchio 06-02-2010, 01.18.48   #8
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Paranoica è la tendenza ad interpretare a priori gli accadimenti o le azioni altrui come riferite a noi stessi. Perlopiù in termini negativi, specialmente aggressivi.



Quanti pensieri come quello del vigile ci attraversano? Oppure, vista da un'altra parte, in che fase del processo di interiorizzazione di una frustrazione questo pensiero compare e che ne facciamo?

.
Moltissimi dei miei atteggiamenti sono tendenzialmente paranoici
Il leggere le azioni altrui a priori (quello che a casa chiamiamo processo alle intenzioni) riferendole a me stessa è una pratica che facevo in modo automatico e che da quando ho iniziato a vederla mi stò accorgendo che spazia in tutti gli ambiti e nei modi più subdoli.

La panettiera sgarbata? Ieri non lo era..chissà che le ho detto oggi di storto

Grazie al cielo ogni tanto me ne accorgo durante e cerco di bloccarli (la cassiera che m'insegna non dice nulla, oddio, starò facendo cavolate? Vado piano, penserà che sono ritardata ... . )

Quando è così cerco di dirmi che non sono al centro del mondo, che probabilmente la cassiera dell'esempio in quel momento stà pensando alla nipote appena nata, stà guardando in giro, si starà pure annoiando...ma tutto questo non genera in automatico un "questa è lentissima, scema " ecc ecc , non è concentrata su di me, e che quindi le sue lune possono non dipendere da me.

Ecco, discorso fatto altrove, quanto di ciò che mi attornia dipende davvero da me?

Per la seconda domanda Ray non sono sicura di aver capito.
A che punto compare questo pensiero?
Forse, ma ripeto non sò se ho capito che vuoi dire, il pensiero compare quando un atteggiamento dell'altro non corrisponde a quello che noi vorremmo che avesse in quel momento.

Mi fermo qui, perchè già non sò se questo va bene.



E adesso non rispondermi eh, che lo sò che non t'importa nulla di quel che penso, che dico solo fesserie .... ...
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Vecchio 06-02-2010, 15.20.25   #9
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Non vorrei parlare della paranoia in senso clinico, anche se eventualmente farlo può dare dei punti di riferimento per capire e fare confronti, ma mi piacerebbe esplorare la cosa utilizando il termine in senso generico, come si potrebbe nel parlare comune, allo stesso modo in cui diciamo "mi sento depresso" senza per questo riferirsi ad uno stato patologico o comunque di rilevanza clinica.

Infatti nel titolo ho scritto "tendenze" e queste, seppure in diverse misure, le possiamo trovare dentro ognuno di noi se sappiamo ben guardare. Le troviamo, assieme a tutte le altre tendenze che se prendono il sopravvento possono diventare patologie, come appunto quella depressiva, di rimozione, di proiezione eccetera, tra le varie opzioni che la nostra psiche ha a disposizione per difendersi da ciò che in quel momento appare come minaccioso o pericoloso.

Partirei da una definizione di base, molto generica e che ci dia la possibilità di criticarla e modificarla man mano che osserviamo meglio.

Paranoica è la tendenza ad interpretare a priori gli accadimenti o le azioni altrui come riferite a noi stessi. Perlopiù in termini negativi, specialmente aggressivi.

Esempio classico: il vigile mi ha dato la multa perchè ce l'ha con me... se ci pensate bene tutti o quasi almeno una volta hanno sperimentato questa tendenza da bambini (la maestra ce l'ha con me per quello mi sgrida o la mamma che non mi da il biscotto eccetera).

Cosa c'è dietro? Beh, molte cose. Innanzitutto la necessità di sopportare una frustrazione e di darle una spiegazione che riusciamo ad accettare. La cattiveria altrui è più accettabile a volte del considerare che l'altro che ci frustra possa aver ragione.
Poi c'è la nostra rabbia... che proiettata nell'altro diventa lui mi vuole fare del male, ma siamo noi. Poi c'è una tendenza narcisistica (ioioio, ma anche grande investimento di energie psichiche nell'immagine di se), poi c'è grandiosità dell'io, poi c'è... un sacco di roba come dicevo, ma è interessante fino ad un certo punto.
O meglio è interessante davvero solo se riportiamo il tutto nel nostro manifestarsi nel mondo e/o come spunto di autoconoscenza.

Quanti pensieri come quello del vigile ci attraversano? Oppure, vista da un'altra parte, in che fase del processo di interiorizzazione di una frustrazione questo pensiero compare e che ne facciamo?

Quest'ultima domanda è un po' dove volevo andare a parare e mi rendo conto che può non essere immediatamente comprensibile. Posso provare a spiegarmi meglio in caso, ma l'intro è già lunga e temo assai densa, quindi aspetto di vedere che direzione prendiamo.
Mi piacerebbe approfondire questo aspetto lo trovo molto interessante.
Ho sempre pensato che la paranoia nascesse da una grande paura che si ha di affrontare/accettare qualcosa. Magari perchè si è vissuto qualcosa in passato magari anche da bambini che non si è saputo affrontare/superare e che proprio per questo scateni in una persona questa specie di odio fobico. Ma sono elucubrazioni mie senza base scientifica per cui mi aspetto di leggere con interesse quello che verrà.
Se guardo le mie paranoie, si perchè le ho pure io come del resto ognuno penso abbia le proprie, vedo che sono legate ai miei difetti/mancanze. Più la paura è grande e più si ingigantiscono le paranoie.
Ripeto almeno dal mio punto di vista.
Mi fermo in attesa di approfondimenti, chiarimenti e suggerimenti, grazie.
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Vecchio 06-02-2010, 16.28.09   #10
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Quanti pensieri come quello del vigile ci attraversano? Oppure, vista da un'altra parte, in che fase del processo di interiorizzazione di una frustrazione questo pensiero compare e che ne facciamo?
Devo dire che a me spesso succede il contrario, cioè se qualche avvenimento mi frustra come nell'esempio del vigile che mi dà la multa, non mi viene da pensare che il vigile ce l'ha con me, ma piuttusto che è colpa mia e che se stavo più attenta non succedeva.

A volte, spece sul lavoro, mi capita di sentirmi in colpa per cose di cui non sono io la causa, per esempio se non si trova una pratica che io sapevo essere in un dato posto e invece non c'è, mi sento chiamata in causa anche se non lo dicono esplicitamente, insomma ci resto male, e penso che questo sia un discorso in qualche maniera collegato.

Tornando sull'argomento, anni fa mi accadeva di più di pensare che qualcuno ce l'avesse con me se mi faceva una scortesia o qualcosa che ritenevo ingiusto.
In quale punto del processo di frustrazione questo pensiero comparisse non lo so esattamente, ma visto che prima di tutto provocava rabbia, questa rabbia doveva essere indirizzata verso qualcuno, di norma la persona che mi aveva provocato questa rabbia.
Ma visto che abbiamo la coda di paglia invece che affrontare la persona e chiedere la ragione del suo comportamento, si preferisce trattenere e interiorizzare, così che la volta successiva che incontro quella persona o un'altra della stessa categoria, sono già prevenuta, e allora la cosa si ribalta, sono io che ce l'ho con lei e non viceversa......
Quindi in un certo senso proiettiamo, convinti di avere una persona contro oppure tutto il mondo, siamo noi che ci mettiamo contro tutto o tutti credendo di essere nel giusto.
E allora paradossalmente sarà il nostro atteggiamento ad attirarci in queste situazioni, il che non farà che confermare i nostri pensieri di avere qualcuno che ce l'ha con noi, senza pensare che forse siamo noi a provocare certe reazioni....
Ora non mi succede quasi più ma non deve nemmeno succedere di sentirsi in colpa per cose che non dipendono da noi, forse si sposta il baricentro ma ci si sente egualmente sempre chiamati in causa, sempre io-io-io, sembra l'altra faccia della stessa medaglia.
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Vecchio 06-02-2010, 17.29.58   #11
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Quanti pensieri come quello del vigile ci attraversano? Oppure, vista da un'altra parte, in che fase del processo di interiorizzazione di una frustrazione questo pensiero compare e che ne facciamo?
Bon, l'avevo detto che la domanda poteva non essere di immediata comprensione (qualcuno ha capito ma non ha risposto del tutto)... in effetti avrei dovuto spiegare meglio. Tento di espandere.

Il punto è il processo di interiorizzazione di una frustrazione. Torniamo al vigile. Quando parcheggio in divieto in qualche modo spero sempre di non beccare la multa, anche se so che parcheggiando in divieto posso prenderla... e qui conta molto l'atteggiamento di partenza, ossia quante balle mi racconto quando parcheggio. In teoria potrei anche avere da subito l'atteggiamento più sensato ossia "so che parcheggio in divieto, spero di passarla liscia, ma se prendo la multa bon, ho messo in conto questo e ho scelto di parcheggiare quindi se dovrò mi assumo la cosa e non me la prendo con nessuno" (la cosa migliore sarebbe non parcheggiare in dievieto ovviamente, ma poniamo il caso di aver valutato bene i pro e i contro anche verso gli altri).
In questo atteggiamento il livello di autoballe è minimo... e da questo si può salire fino al giustificarsi completamente per l'azione che stiamo compiendo e convincerci che abbiamo diritto a parcheggiare li. C'è anche l'opportunità di parcheggiare in divieto senza accorgersi e scoprirlo solo quando troviamo la multa.

In ogni caso però, quando trovo la multa, sono di fronte ad una frustrazione. La mia speranza di passarla liscia è vanificata e l'emotività che avevo caricato in essa mi rimbalza addosso. In questo momento di innesca un meccanismo che, per quanto possa presentare connotati soggettivi, grossomodo segue per tutti un procedimento simile. Questo procedimento è rappresentabile da una serie di pensieri che ci attraversano e sui quali è possibile che ci fissiamo. Se questo accade il procedimento si interrompe e non interiorizziamo del tutto la frustrazione. Mi piacerebbe molto, se avete voglia, che osservaste in voi quanto accade tenendo conto di questi parametri... a scopo di studio. Io anche descriverò i risultati delle mie osservazioni. Grey lo ha fatto e lo ha fatto molto bene, anche se non ha isolato del tutto la parte "paranoica".

Io sostengo che in questo processo passiamo tutti ad un certo punto in una fase "paranoica" nella quale attribuiamo ad altri o al mondo intenzioni aggressive nei nostri confronti. Se passiamo oltre, sia che ci fissiamo a fasi successive sia che portiamo a termine il processo, significa che di questi pensieri "ci facciamo qualcosa" ossia che usiamo un metodo per andare avanti. Questi metodi sono a mio avviso estremamente interessanti da studiare perchè potrebbero contenere delle soluzioni significative per favorire la nostra "pulizia" mentale e perchè forse sono migliorabili.

E' anche interessante lo studio del processo in se, ossia quando possiamo dire di aver completamente interiorizzato una frustrazione?


PS: a Daf non rispondo perchè ce l'ho con lei.
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Vecchio 06-02-2010, 18.32.06   #12
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Il punto è il processo di interiorizzazione di una frustrazione.

Torniamo al vigile.

Quando parcheggio in divieto
in qualche modo spero sempre di non beccare la multa,

anche se so che parcheggiando in divieto posso prenderla...

e qui conta molto l'atteggiamento di partenza, ossia quante balle mi racconto quando parcheggio.
In teoria potrei anche avere da subito l'atteggiamento più sensato ossia
"so che parcheggio in divieto, spero di passarla liscia, ma se prendo la multa bon, ho messo in conto questo e ho scelto di parcheggiare quindi se dovrò mi assumo la cosa e non me la prendo con nessuno" (la cosa migliore sarebbe non parcheggiare in dievieto ovviamente, ma poniamo il caso di aver valutato bene i pro e i contro anche verso gli altri).

In questo atteggiamento il livello di autoballe è minimo... e da questo si può salire fino al giustificarsi completamente per l'azione che stiamo compiendo e convincerci che abbiamo diritto a parcheggiare li. C'è anche l'opportunità di parcheggiare in divieto senza accorgersi e scoprirlo solo quando troviamo la multa.

In ogni caso però, quando trovo la multa, sono di fronte ad una frustrazione. La mia speranza di passarla liscia è vanificata e l'emotività che avevo caricato in essa mi rimbalza addosso. In questo momento di innesca un meccanismo che, per quanto possa presentare connotati soggettivi, grossomodo segue per tutti un procedimento simile. Questo procedimento è rappresentabile da una serie di pensieri che ci attraversano e sui quali è possibile che ci fissiamo. Se questo accade il procedimento si interrompe e non interiorizziamo del tutto la frustrazione. Mi piacerebbe molto, se avete voglia, che osservaste in voi quanto accade tenendo conto di questi parametri... a scopo di studio. Io anche descriverò i risultati delle mie osservazioni. Grey lo ha fatto e lo ha fatto molto bene, anche se non ha isolato del tutto la parte "paranoica".

Io sostengo che in questo processo passiamo tutti ad un certo punto in una fase "paranoica" nella quale attribuiamo ad altri o al mondo intenzioni aggressive nei nostri confronti. Se passiamo oltre, sia che ci fissiamo a fasi successive sia che portiamo a termine il processo, significa che di questi pensieri "ci facciamo qualcosa" ossia che usiamo un metodo per andare avanti. Questi metodi sono a mio avviso estremamente interessanti da studiare perchè potrebbero contenere delle soluzioni significative per favorire la nostra "pulizia" mentale e perchè forse sono migliorabili.

E' anche interessante lo studio del processo in se, ossia quando possiamo dire di aver completamente interiorizzato una frustrazione?


PS: a Daf non rispondo perchè ce l'ho con lei.
Adesso hai spiegato meglio e forse ho capito ahahahah
Io sono molto ligia alle regole, quando andavo al lavoro mi presentavo sempre almeno quaranta minuti prima, un po' per via del parcheggio introvabile un po' perchè mi mette ansia il pensiero di non arrivare in tempo.
Bon un giorno nonostante tutto il mio impegno ad onorare la puntualità (mania di perfezionismo / paura di risultare imperfetta e quindi giudicata non idonea) ho dovuto lasciare l'auto davanti al negozio che dovevo aprire come ogni giorno ad una determinata ora.
Mi sono detta apro e poi controllo e il primo posto che li si libera chiudo un secondo e sposto l'auto, so che ci sono i vigili che potrei prendere la multa perchè parcheggiare in seconda fila non è permesso, ma neppurea arrivare tardi al lavoro.
Ma non ho scelto, ho dovuto arrendermi ad un certo punto e parcheggiare in seconda fila, in pratica una scelta obbligata da il mio modo descritto sopra. Una scelta non consapevole.
Tant'è che quando ho aperto il negozio, entrando da dietro il tempo di aprire e toh c'era su la multa.
Mi è scattata una rabbia pazzesca, mi ricordo ancora perfettamente, era una donna, il vigile. Le donne al comando sono peggiori degli uomini questo era il mio punto di vista.
Mi sono avvicinata e le ho spiegato il motivo del sosta vietata, e le ho chiesto se mi poteva togliere la multa.
Non mi ha neppure risposto ed ha continuato a scrivere senza neppure alzare lo sguardo.
Perchè non si può offendere un pubblico ufficiale senza incorrere in sanzioni altrimenti gliene avrei dette di tutti i colori. Gliele ho dette mentalmente tanto ero arrabbiata. Tutte contro le donne in specialmodo quelle con potere.
L'emotività mi è implosa facendomi scoppiare in un pianto a dirotto.
A seguito di quello che hai scritto sopra avrei dovuto scegliere, ho scelto di mettere la macchina in seconda fila per cui mi prendo la responsabilità del mio gesto. Avrei potuto scegliere di andare al lavoro in ritardo e prendermi la responsabilità di questa scelta. Invece non piacendomi nessuna delle due volevo poterla passare liscia perchè non era colpa mia, in effetti meglio di così non potevo fare però avrei dovuto accettare questa cosa, in quel caso quello che arrivava mi sarebbe aspettato. E avrei evitato di riversare tutte quelle cattiverie su chi faceva solo il suo dovere. (fatico a pensare bene dei vigili donne comuque ahahahah)
Insomma tutta una serie di ragionamenti che non avrei mai saputo fare allora.
Grazie
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Vecchio 11-02-2010, 18.46.51   #13
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Io ci vedo ancora qualcosa in questa emotività che carichiamo, in questa aspettativa.. che poi è l'aspettativa di non dover rispondere delle nostre azioni o sbagli o responsabilità. Se ho capito che intende Ray la chiamerei anche "la paura di venire scoperto" nelle proprie debolezze, nelle proprie insicurezze e nelle proprie mancanze. Però questa paura la proiettiamo negli altri ma in realtà abbiamo paura di vedere che non siamo perfetti.
Per cui nascondiamo e ciò ci rende insicuri.

A me ha aiutato moltissimo ammettere con me stesse certe mancanze, mettermi davanti a queste e poi esternarle con qualcuno della cui stima tenevo tantissimo. La cosa metteva a rischio la mia immagine e di fatti l'ha sciolta ma solo in me. Poi qualcosa è cambiato, mi sono concentrata non più sul nascondere ma sul cambiare.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 05-10-2010, 23.24.42   #14
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Paranoica è la tendenza ad interpretare a priori gli accadimenti o le azioni altrui come riferite a noi stessi. Perlopiù in termini negativi, specialmente aggressivi.

Esempio classico: il vigile mi ha dato la multa perchè ce l'ha con me... se ci pensate bene tutti o quasi almeno una volta hanno sperimentato questa tendenza da bambini (la maestra ce l'ha con me per quello mi sgrida o la mamma che non mi da il biscotto eccetera).

Cosa c'è dietro? Beh, molte cose. Innanzitutto la necessità di sopportare una frustrazione e di darle una spiegazione che riusciamo ad accettare. La cattiveria altrui è più accettabile a volte del considerare che l'altro che ci frustra possa aver ragione.
.
Mi aveva colpito quello che avevi detto nella discussione sul viziare, quando dicevi che dipendeva dall'incapacità di reggere la frustrazione così sono andata in giro a cercare una discussione sull'ansia e tra tante questa dove citi un concetto mi sembra piuttosto simile.

Purtroppo non guido per cui il vigile non mi aiuta così ho pensato di prendere in esame un fatto di vita qquotidiano come le amiczie.

Gruppo di amici, discussione, una persona che ritenevo piuttosto cara prende una posizione che non mi aspettavo e la porta avanti con dei toni e dei modi che mi lasciano senza parole. Dal mio punto di vista di fronte a una diversità di opinione non si è nemmeno lontanamente preoccupata di chiedersi se poteva essere in errore.
Bon
Ho avuto a che fare altre volte con questa stessa persona e devo ammettere, guardando bene, che tutte le parole successive sono state misurate da parte mia sotto la luce "aridaje, sbaglio sempre io" Ho evitato di parlarci per un pò per evitare qualche screzio eccessivo, pensavo che fosse la mia solita vigliaccheria, l'incapacità di esporre le mie convinzioni con forza.

Allora, lasciando sul generico l'esempio la frustrazione mia nasce nel momento del conflitto, nel momento in cui la mia aspettativa di veder riconoosciuto il torto viene disillusa. O forse,ma magari intorcolo, la frustrazione nasce dal conflitto in me che nasce perchè da una parte credo di aver ragione e dall'altra non posso negare del tutto la sua?

Secondo il tuo esempio io devo dire a me stessa che quella persona improvvisamente non mi stima più (che è un pò stronzbip ) per sopportare la frustrazione perchè sopportare l'idea che avesse pure ragione mi è intollerabile?

Uhm...io credo ancora che non si sia data la possibilità di sbagliare ma in effetti il fatto che mi roda ancora a distanza di secoli mi dice anche qualcos'altro. Ha toccato la corda delle mie paranoie. Tant'è che da allora in poi l'ho vissuta sempre come un'aggressione lo scambio di opinioni tra noi, mi rifiuto anche solo di pensare di chiarirmi.
Il che fà a cazzottoni con l'idea di avere ragione perchè se ho ragione non ho alcuna difficoltà o timore, in linea di massima, ad esporlo.

Riuhm

Più sotto parlavi di metodi di interiorizzazione di una frustrazione, cosa che assomiglia anche un pò all'elaborare un lutto. Posto che uno scopra di essere paranoico verso una certa cosa, mettiamo che riesca anche a vederla poi che fà?

Io sto cercando di fronte a situazioni frustranti che mi generano molta ansia di vederle sotto diverse angolazioni. (questo quando ne parlo dopo e faccio la fig..ehm ) nel durante ho imparato che quel "tutto diverso da tanti" mi può salvarmi la vita..o perlomeno un pezzo di fegato

Nel caso della persona amica per esempio cerco sempre di dirmi che è stata quella partivcolare discussione e non tutte le discussioni ad andare in quel modo. Questo scarica di molto il peso dell'ansia,così come se qualcuno non mi risponde penso che per quel momento non lo ha fatto ma non necessariamente sarà sempre così..(vabeh ce provo) ma poi dopo non faccio altro. In pratica blocco il meccanismo giusto?

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Vecchio 06-10-2010, 00.51.28   #15
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Nel caso della persona amica per esempio cerco sempre di dirmi che è stata quella partivcolare discussione e non tutte le discussioni ad andare in quel modo. Questo scarica di molto il peso dell'ansia,così come se qualcuno non mi risponde penso che per quel momento non lo ha fatto ma non necessariamente sarà sempre così..(vabeh ce provo) ma poi dopo non faccio altro. In pratica blocco il meccanismo giusto?

Chiaramente non posso parlare della tua amica, magari ce l'ha davvero con te. Tuttavia io ad esempio se do torto a qualcuno in una discussione mi riferisco sia solo a quella discussione sia solo al contenuto. Ossia mi esprimo in merito a quello che dice e non a lui. Quindi non ce l'ho con lui ma con quello che dice.
Diversamente, se invece dovessi esprimermi "contro" di lui proprio allora non ci sarebbe nulla di paranoico nell'interpretare, anzi non sarebbe proprio interpretazione, ce l'avrei con lui.
Il punto è: il vissuto che noi abbiamo in merito all'espressione altrui corrisponde alla realtà? Ce l'ha davvero con me o sono io che mi identifico a tal punto in tutto quello che dico e faccio che ci do un'importanza capitale e mi basta che mi diano torto per sentire minacciata la mia identità?

In effetti pare sia una forza di pochi il riuscire a considerare di poter avere, all'occorrenza, torto. E continuare ad esistere come niente fosse.
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Vecchio 06-10-2010, 11.01.54   #16
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Il punto è: il vissuto che noi abbiamo in merito all'espressione altrui corrisponde alla realtà? Ce l'ha davvero con me o sono io che mi identifico a tal punto in tutto quello che dico e faccio che ci do un'importanza capitale e mi basta che mi diano torto per sentire minacciata la mia identità?

.
Eh bon la questione della persona amica era un esempio preso per non parlare a ufo, visto che dei vigili non temo nulla..
Dunque si tratta di minaccia alla fine, sempre di paura di non esistere o morire. La frustrazione è quindi quell'attrito che si crea quando l'immagine propria della realtà e l'immagine altrui della stessa realtà non coincidono?
"Ce l'ha con me" quindi è uno spostare sull'altro una presunta colpa, un presunto errore, se è lui che ce l'ha con me io sono a posto. Però la cosa nel pratico non mi soddisfa, qualcosa non torna se sapessi che ce l'ha con me perdavvero riuscirei a passarci sopra con meno frustrazione, mi darebbe fastidio ma sopravviverei.
Ecco, sopravviverei e poi interiorizzerei il fatto. Si?

Quando invece la qestione non è chiara, quando esiste un elemento che ci pone in stato di torto e non riousciamo ad accettarlo scatta la paranoia che è un modo per non farsi sommergere dalla rabbia e dall'ansia.

Riuscire a scindere gli elementi pare sia una fattore fondamentale, ovvero abbiamo urtato in quella discussione per quel motivo.

Purtroppo spessissimo, per non dire sempre, io utilizzo la visione totalitaria, se non è bianco è nero, se mi hai sgridato sono sbagliata in tutto, se vado male in un compito non studio mai quindi sono una lavativa ecc ecc

Più sù scrivi:"Questi metodi sono a mio avviso estremamente interessanti da studiare perchè potrebbero contenere delle soluzioni significative per favorire la nostra "pulizia" mentale e perchè forse sono migliorabili"

Io ho individuato in me il metodo del calimero, chiamiamolo così, ossia nessuno mi capisce.
Non riuscivo a interiorizzare di essere in torto pur ficcandomici di forza (possibile che sia davvero un modo per obbligare noi stessi a vedere? Esiste in noi una parte così intelligente?) vivendo l'altro come una minaccia costante e inchiodandolo in quell'etichetta appena qualcosa di negativo verso di me uscisse fuori dalla sua bocca. Senza contare che sono pure veggente e che riesco a capire che l'altro mi stà giudicando ancora prima che questi abbia finito di esprimersi o che abbia ancra in corso la formulazione del pensiero....

Dev'essere piuttosto difficile riuscire a farmi notare qualcosa di poco piacevole

Ora, passando al pratico, la situazione di contrasto mi frustra, posso anche ricercane le cause originali, in parte l'ho fatto già anche se ancora qualcosa può essere nascosto, ma per il momento quando entro in fase di ansia causa rimprovero...ops, l'ho già rifatto ...in caso di appunto da parte di un altra persona mi impongo in primis di continuare ad ascoltare quello che dice (guap) e poi di ricordarmi che quello che stà dicendo è relativo a me in quel momento e non a meintoto.

Fino a qui arrivo, delle volte però mi scoppia il pianto e allora mi vergogno e scatta la frustrazione parallela, ecco adesso faccio la figura della scema.........sempre la mia immagine che crolla.

Presumo che l'unica via di salvezza sia quella che già ha suggerito Sole sopra, ossia lasciare che tutto crolli e poi cercare di ricostruire. Oggi una piccola parte di me inizia a pensare che potrei anche farlo, perchè visti gli ultimi sviluppi della mia vita non ho più nulla da perdere, ma non in senso tragico eh proprio perchè è così. A pensarci (di non aver nulla da perdere) ogni tanto, non sempre, provo un senso di sollievo.

Accetto consigli e suggerimenti, senza mordere
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Vecchio 06-10-2010, 11.29.19   #17
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Eh bon la questione della persona amica era un esempio preso per non parlare a ufo, visto che dei vigili non temo nulla..
Dunque si tratta di minaccia alla fine, sempre di paura di non esistere o morire. La frustrazione è quindi quell'attrito che si crea quando l'immagine propria della realtà e l'immagine altrui della stessa realtà non coincidono?
"Ce l'ha con me" quindi è uno spostare sull'altro una presunta colpa, un presunto errore, se è lui che ce l'ha con me io sono a posto. Però la cosa nel pratico non mi soddisfa, qualcosa non torna se sapessi che ce l'ha con me perdavvero riuscirei a passarci sopra con meno frustrazione, mi darebbe fastidio ma sopravviverei.
Ecco, sopravviverei e poi interiorizzerei il fatto. Si?

Quando invece la qestione non è chiara, quando esiste un elemento che ci pone in stato di torto e non riousciamo ad accettarlo scatta la paranoia che è un modo per non farsi sommergere dalla rabbia e dall'ansia.

Riuscire a scindere gli elementi pare sia una fattore fondamentale, ovvero abbiamo urtato in quella discussione per quel motivo.

Purtroppo spessissimo, per non dire sempre, io utilizzo la visione totalitaria, se non è bianco è nero, se mi hai sgridato sono sbagliata in tutto, se vado male in un compito non studio mai quindi sono una lavativa ecc ecc

Più sù scrivi:"Questi metodi sono a mio avviso estremamente interessanti da studiare perchè potrebbero contenere delle soluzioni significative per favorire la nostra "pulizia" mentale e perchè forse sono migliorabili"

Io ho individuato in me il metodo del calimero, chiamiamolo così, ossia nessuno mi capisce.
Non riuscivo a interiorizzare di essere in torto pur ficcandomici di forza (possibile che sia davvero un modo per obbligare noi stessi a vedere? Esiste in noi una parte così intelligente?) vivendo l'altro come una minaccia costante e inchiodandolo in quell'etichetta appena qualcosa di negativo verso di me uscisse fuori dalla sua bocca. Senza contare che sono pure veggente e che riesco a capire che l'altro mi stà giudicando ancora prima che questi abbia finito di esprimersi o che abbia ancra in corso la formulazione del pensiero....

Dev'essere piuttosto difficile riuscire a farmi notare qualcosa di poco piacevole

Ora, passando al pratico, la situazione di contrasto mi frustra, posso anche ricercane le cause originali, in parte l'ho fatto già anche se ancora qualcosa può essere nascosto, ma per il momento quando entro in fase di ansia causa rimprovero...ops, l'ho già rifatto ...in caso di appunto da parte di un altra persona mi impongo in primis di continuare ad ascoltare quello che dice (guap) e poi di ricordarmi che quello che stà dicendo è relativo a me in quel momento e non a meintoto.

Fino a qui arrivo, delle volte però mi scoppia il pianto e allora mi vergogno e scatta la frustrazione parallela, ecco adesso faccio la figura della scema.........sempre la mia immagine che crolla.

Presumo che l'unica via di salvezza sia quella che già ha suggerito Sole sopra, ossia lasciare che tutto crolli e poi cercare di ricostruire. Oggi una piccola parte di me inizia a pensare che potrei anche farlo, perchè visti gli ultimi sviluppi della mia vita non ho più nulla da perdere, ma non in senso tragico eh proprio perchè è così. A pensarci (di non aver nulla da perdere) ogni tanto, non sempre, provo un senso di sollievo.

Accetto consigli e suggerimenti, senza mordere
Per la questione della persona amica a me capita con due e mi dispiaccio enermomente ecco che questo mi ha spinto per tanto tempo a cercare di stanare l'animale ovvero i motivi che mi portavano frustrazione anzi me la portano ancora.

In primis c'è la mia superbia che tutti devono accettarmi e devo per forza piacere a tutti pena sofferena grandissima mia naturalmente.
Se pare che parli duramente sappi che la durezza è nei miei confronti non nei tuoi.

Secondo dietro e nascosto benissimo c'è il fatto che da quella persona o su quelle persone ho e ho avuto delle aspettative, chiaramente ogni volta non evase da li la mia frustrazione e da lì la paranoia di: non piaccio, sto sui cocò, chissà cosa ho fatto....qui tiro fuori tutto il repertorio di calimera la pulcina nera perchè questo era quello che avevo imparato a fare, tanti anni fa dico a compiangermi e non fare autocritica. Oggi almeno ci provo come fai anche tu poi non è detto che ci riesca e che riesca ad accettare tutto da tutti non ci riesco di pelle ho le mie simpatie e antipatie o altro ma cerco sempre di vedere dietro ci provo almeno come fai anche tu.
Ho anche di recente letto una favola terribile quella di barbablu è ho scoperto di averne uno nella psiche ed ho pianto tanto. Non dobbiamo permettergli di farci a pezzi Daf non più dai forza e coraggio
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Vecchio 06-10-2010, 18.25.14   #18
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Ok sono superba. Poi anche coccodilla...poi? (rispondo a te per colloquiare con me eh Grii, grazie per il favore )
Qualche volta con l'amica ci ho anche parlato e mentre m davo della falsa per far finta di nulla ho cercato di osservare un pò il conflitto mio interiore, visto che neanche lei ha più detto nulla. Per mia fortuna posso dire che non avevo alcun legame di dipendenza diciamo fisica da quella persona, non avevo bisogno di lei per fare qualcosa in particolare per cui ho potuto escludere che la mia diplomazia potesse derivare da un fine pratico (essì pure quello mi capita )

Quindi ho potuto stabilire con una buona dose di certezza che il fatto che le sto antipatica sia una paranoia mia. Poi bon c'è l'eventualità che io le sia andata di traverso perdavvero ma che per il quieto vivere (frequentiamo una stessa cerchia di persone) non manifesti direttamente ma questa probabilità non mi tocca come mi tocca la paranoia che mi spinge sotto. Non mi sopporta più e a cascata non mi sopportano più neanche gli altri perchè le mie paranoie partono da un goccino e poi si allargano a macchia d'olio e diventano oceani..

Avevo pensato fosse un meccanismo di difesa, mi autoelimino per non essere eliminata, ne avevamo parlato, se mi tiro fuori io dai giochi non potrò mai avere la certezza che mi ci hanno sbattuta fuori perdavvero.
Giusto? La mia immagine, per quanto poco funzionale, di ragazza incompresa vince sempre, rimane intonsa mentre se mi mettessi in gioco rischierei di scoprire che quella persona sfig..ehm.. che sono non esiste proprio ma che mi faccio sempre autogol...

Quindi? In termini pratici quando ci accorgiamo di avere una paranoia che cosa possiamo fare? Osservarla, cercare di arginare i fatti e vederli sotto altre angolazioni. E poi agire in senso contrario? Tipo parlare con l'amica? Ma quello asciuga una goccia, non il mare.

Se ho capito giusto la frustrazione è un attrito che se è eccessivo si scarica in rabbia, che sia esplosiva (litigio) o implosiva (pianto) lasciandoci poi con un buco.

Una cosa che mi sfugge però è che se la paranoia è una sorta di spiegazione che ci protegge dalla frustrazione, perchè se ci penso troppo su mi fà impazzire?
Voglio dire, se penso per più di qualche minuto che questa mia amica mi detesta per un motivo che non esiste (questo è il pensiero paranoico, no?) mi monta si la rabbia ma se cerco di controllarla il pensiero che mi possa giudicare male mi fà impazzire. E non è neanche il senso di ingiustizia in sè a farmi male è qualcosa che mi sfugge, su cui non riesco a soffemarmi pena la follia. (follia forse è esagerato ma la sensazione è quella)

E' su quel momento, su quel sentire che devo focalizzare la mia attenzione? Lo devo sentire fino in fondo senza dargli un nome?

Mamma che papiro..sorry..mentre attendo lumi cerco di sentire meglio qest'ultimo passaggio.
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Vecchio 06-10-2010, 19.02.02   #19
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Ok sono superba. Poi anche coccodilla...poi? (rispondo a te per colloquiare con me eh Grii, grazie per il favore )
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Quindi ho potuto stabilire con una buona dose di certezza che il fatto che le sto antipatica sia una paranoia mia. Poi bon c'è l'eventualità che io le sia andata di traverso perdavvero ma che per il quieto vivere (frequentiamo una stessa cerchia di persone) non manifesti direttamente ma questa probabilità non mi tocca come mi tocca la paranoia che mi spinge sotto. Non mi sopporta più e a cascata non mi sopportano più neanche gli altri perchè le mie paranoie partono da un goccino e poi si allargano a macchia d'olio e diventano oceani..

Avevo pensato fosse un meccanismo di difesa, mi autoelimino per non essere eliminata, ne avevamo parlato, se mi tiro fuori io dai giochi non potrò mai avere la certezza che mi ci hanno sbattuta fuori perdavvero.
Giusto? La mia immagine, per quanto poco funzionale, di ragazza incompresa vince sempre, rimane intonsa mentre se mi mettessi in gioco rischierei di scoprire che quella persona sfig..ehm.. che sono non esiste proprio ma che mi faccio sempre autogol...

Quindi? In termini pratici quando ci accorgiamo di avere una paranoia che cosa possiamo fare? Osservarla, cercare di arginare i fatti e vederli sotto altre angolazioni. E poi agire in senso contrario? Tipo parlare con l'amica? Ma quello asciuga una goccia, non il mare.

Se ho capito giusto la frustrazione è un attrito che se è eccessivo si scarica in rabbia, che sia esplosiva (litigio) o implosiva (pianto) lasciandoci poi con un buco.

Una cosa che mi sfugge però è che se la paranoia è una sorta di spiegazione che ci protegge dalla frustrazione, perchè se ci penso troppo su mi fà impazzire?
Voglio dire, se penso per più di qualche minuto che questa mia amica mi detesta per un motivo che non esiste (questo è il pensiero paranoico, no?) mi monta si la rabbia ma se cerco di controllarla il pensiero che mi possa giudicare male mi fà impazzire. E non è neanche il senso di ingiustizia in sè a farmi male è qualcosa che mi sfugge, su cui non riesco a soffemarmi pena la follia. (follia forse è esagerato ma la sensazione è quella)

E' su quel momento, su quel sentire che devo focalizzare la mia attenzione? Lo devo sentire fino in fondo senza dargli un nome?

Mamma che papiro..sorry..mentre attendo lumi cerco di sentire meglio qest'ultimo passaggio.
Voglio solo dirti due cosette che devo dire a me anche se in questo momento mi rivolgo a te.
Ci saranno anche persone alle quali non piaccio, non piacerò bon la mia IP deve accettarlo così come è.
Se con qualche persona pur essendomi chiarita provo ancora certe sensazioni e analizzandole vedo le mie solite paranoie, credo che queste non scompariranno all'improvviso, ma dovrò e devo nonostante le senta e le provi non dare loro consistenza nell'agire.
Pensa te che pensavo di essere l'unica ad avere una vocina nella testa che mi dice ogni tanto : chi non ti vuole non ti merita, vattene e immagino "congiure" come ha descritto tu. E' la nostra mente come ha ben visto.
Ma tu pensa un po' se fosse vero? girala ma che persone sarebbero che si coalizzano verso un'altra che non fa altro che cercare di lavorare su di sè?
Dobbiamo sforzarci, devo sforzarmi di soffrire senza coinvolgere chi magari si fa le stesse nostre domande e cerca di trovare un nesso importante per la propria indipendenza psicologica.
Un giorno ho persino pensato di rompere le scatole a Uno per questa cosa poi mi sono detta che non mi pareva proprio il caso anni fa poi mi disse di costruirmi un ombrello ahahah ora ci convivo e basta so cosa non devo aspettarmi e nonostante tutto a volte son li che aspetto ugualmente ma per questo non posso incolpare nessuno no? E' un esempio per me eh.
Le paure irrisolte vagano in giro per la mia psiche e poi le proietto a destra e a manca ma sono sempre io. Poi se una persona mi dicesse che non mi sopporta e bon ci soffrirebbe senz'altro la mia ip ma poi amen eh anche perchè il problema da risolverlo poi l'avrebbe lei
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Vecchio 06-10-2010, 19.14.00   #20
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Io direi meno testa e meno parole e più sperimentazione e pratica. Mettersi da parte per mettersi in gioco .. se non arriva la spiego.
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Vecchio 06-10-2010, 19.19.33   #21
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Poi se una persona mi dicesse che non mi sopporta e bon ci soffrirebbe senz'altro la mia ip ma poi amen eh anche perchè il problema da risolverlo poi l'avrebbe lei
In questo caso però mettendoni l'anima in pace...(carina come espressione) avresti smesso di lavorare sulla frustazione che ti crea. Meglio risolverla davvero che chiedere fuori. Meglio che l'anima sia in pace davvero che cercare ancora Calimero
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Vecchio 06-10-2010, 19.21.29   #22
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In effetti pare sia una forza di pochi il riuscire a considerare di poter avere, all'occorrenza, torto. E continuare ad esistere come niente fosse.
Fantastica!

In effetti ci vuole forza per riuscire ad accettare l'idea dell'altro come migliore.
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Vecchio 06-10-2010, 19.46.07   #23
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Io direi meno testa e meno parole e più sperimentazione e pratica. Mettersi da parte per mettersi in gioco .. se non arriva la spiego.
Arriva arriva
Non devo parlare e rompere ma fare lo sapevo che nessuno avrebbe colto la mia buona volontà neanche stavolta................




Scusa Sole ma era irresistibile c'è sta parte di me che si contorce come se fosse uno zuccherino immerso nel latte tiepido.
Ovviamente ho letto quel mettersi da parte come uno spostarsi, levarsi dai maroni fisicamente mentre tu parlavi di ben altro


Prima ero sul lungolago, sono fuggita di casa per mezz'ora, e ho fumato.
Sisi, ho proprio fumato.
M'è capitato anche un altro paio di volte nell'ultimo mese di desiderare fortemente di farlo e farlo mi ha gratificato tantissimo.

Però mi fà schifo

Allora che è?

Ho osservato ogni cosa stasera, dall'estrarre il pacchetto all'aprirlo al prendere una sigaretta..ecc ..tutto.

E' stato accendere il massimo della goduria, poi quasi metà mi si è fumata da sola tra le dita

Mentre pensavo che non voglio sempre avere ragione, che posso accettare di non avere ragione ho scoperto che...

non

posso

avere

torto



il giochino di parole è fantastico.
Posso accettare di non avere ragione
non posso avere torto.
In pratica parto sempre da una posizione di ragione che se decido, posso lasciar andare ma che non implica il caso opposto, cioè il torto.

Non so se mi sono spiegata ma è pazzesco.
Probabilmente proviene da un certo meccanismo familiare che ho diligentemente spostato dalla mia famiglia d'origine ai miei bimbi.

E mentre ci pensavo ho acceso un'altra sigaretta per scoprire di colpo che mi piace perchè mi fà sentire grande

E adesso persistete ad ignorarmi eh che sarà colpa vostra se tra un anno sarò di nuovo qui a ripetere lo stesso discorso.....

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Vecchio 06-10-2010, 19.51.42   #24
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Vorrei dire una cosa se mi è permesso.

Se una persona manifesta uno stato d'animo che non comprende e lo mostra pure vuol dire che c'è sofferenza e voglia di fare. Non è detto che il voler fare e il fare poi diano esisto positivo, non è detto perchè ognuno ha i suoi tempi.

Ma mai e dico mai va sminuito il sentire dell'altro e gli va dato il tempo necessario per comprendere in se quel malessere anche se è paranoico.

Intendo che non guasta mai un po' di sensibilità in più di quella solita specialmente perchè magari io da quella cosa non ci sono passata non l'ho vissuta ma anche se l'ho vissuta non sono come quella persona con il suo modo di viverla.
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Vecchio 06-10-2010, 19.56.06   #25
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Gris, a che post ti stai riferendo?
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