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Vecchio 12-01-2007, 15.34.09   #1
griselda
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Predefinito Tradurre Tradire

Mi è sorto questo dubbio leggendo la discussione in Anima.
Se traduco qualcosa tradisco?
Tradurre vuol dire far passare una cosa da un posto all’altro. Quando traduco e cerco di aggiustare i termini ad una lingua diversa a modi di dire consueti per quell’ultima che faccio traduco o tradisco.
Tradire vuol significa anche esprimere qualcosa diverso da quello che è.
Quindi mi domando chi ha tradotto i testi Sacri ha tradito?
Aspetto correzioni magari dal Topo di biblioteca, grazie.
P.S.ho perso il numero del suo cellulare
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Vecchio 12-01-2007, 15.56.08   #2
Ray
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La questione era già sorta tempo fa. Mi ricordo, forse male, di un tread in questa sezione che però ora non trovo più. Inoltre si era detto qualcosa in "Esoterismo/Giuda" credo... bon

Tra-durre (trans-ducere) è trasportare attraverso
Tra-dire (trans-dicere) è dire attravero.

I termini sono strettamente collegati, per certi versi equipollenti. Infatti la Tradizione è un qualcosa che va trasportato, conservato e consegnato ad altri... il fare specifico riferimento alla funzione orale non ha unicamente valenza di sottolineare il mezzo, è anche connesso con la faccende dal Suono e della Voce... vedere quanto Uno dice dell'arbitro col fischietto in "palestra/calcio".
Ne segue che il traditore (colui che tra-dice) è il mezzo attraverso cui si compie il passaggio... da valore al "trans" del termine.

Per il tradurre si fa riferimento a qualcosa di più generale... il passaggio è lo stesso ma il mezzo può variare e possono variare quindi anche i "luoghi" da cui e a cui il passaggio avviene (per il tradire il collegamento è diretto tra due esseri).
La traduzione è quindi, se vogliamo, meno importante della tradizione o, meglio, la tradizione è una particolare e diretta traduzione.

Le valenze negative eventuali dei termini sono sorte dopo i termini stessi.. .per il traditore il motivo è verosimilmente lo stesso Giuda, anzi la valenza (giudizio... giù-dire) che è stata data al suo gesto, poco o tanto compreso che sia.

Nel passaggio, che sia tradizione o semplice traduzione qualcosa cambia sicuramente, il contenuto viene traslato, adattato al "luogo" in cui deve passare. Che questo passaggio comporti una perdita dipende molto dal traduttore/traditore ovvero da quanto poco ci mette di "personale"... da quanto si limita a fare da tramite (più fa il tramite e basta meglio il contenuto passa). Che qualcosa si perda comunque beh... forse è inevitabile.

Ultima modifica di Ray : 12-01-2007 alle ore 16.14.10.
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Vecchio 19-01-2007, 20.04.28   #3
Smashan
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Purtroppo è inevitabile nel passaggio da una lingua ad un'altra, o da un linguaggio ad un altro, il tradimento del concetto originario.
E' un po' come un telefono senza fili, in cui è inevitabile metterci qualcosa di personale.
Già all'interno di una stessa lingua ognuno associa diversi significati alla stessa parola, e la utilizza per i suoi scopi. Questo è il motivo fondamentale per cui i filosofi si sono sempre messi d'accordo sui termini, modificandone anche i significati dal linguaggio comune; era l'unico modo per parlare sulla stessa linea guida.

Venendo alla tua domanda, Griselda, riguardo ai testi sacri la cosa è ancora più complessa. Nei testi sacri ogni parola ha un suo peso ed è messa lì, in quella riga, in quel contesto, con quell'accezione perchè fa parte di uno scheletro perfetto che deve rappresentare la perfezione divina; dunque nulla può esserci di dato al caso. Nella traduzione, per quanto il traduttore si inserisca nella cultura che parla la lingua da tradurre, non sarà mai completamente all'interno della stessa, non sarà mai completamente 'libero' dal meccanismo di modifica.
La lingua, insieme alla religione, forma l'anima di un popolo. Ed è già complesso entrare nell'anima del proprio popolo, figuriamoci quanto può essere difficile farlo con un popolo diverso dal nostro, a maggior ragione se si perde nei tempi.
Un paio di esempi interessanti, nei rapporti tra cristianesimo ed ebraismo; premesso che l'ebraismo è l'unica religione che condivide insieme ad un'altra parte dei propri testi sacri.
Il pentateuco, per i cristiani parte dell'Antico Testamento, è per gli ebrei la Torah, parte dei loro testi sacri.
Sullo stesso testo nascono paradossalmente la maggior parte delle differenze tra le due religioni; poi Cristo è l'elemento massimo di differenza, ma è unico, mentre tante piccolissime differenze sorgono da diverse interpretazioni/traduzioni dei primi cinque libri.
Uno su tutti è il concetto di eternità.
Il cristianesimo prende di peso questo concetto, su cui si basa l'intera vita dell'anima nell'Aldilà, da una parola ebraica che è Olham.
Il problema è che nell'ebraismo il concetto di eternità, così come è inteso tra i cristiani, non esiste.
Non è sbagliato tradurre Olham con 'per sempre, o con eterno, o nei secoli dei secoli', ma concettualmente lo è.
Olham per gli ebrei è semplicemente un periodo di tempo talmente lungo che la mente umana non può calcolarne la fine, ma non è assolutamente detto che una fine NON vi sia, anzi; non è semplicemente possibilità umana saperlo, ma una fine c'è.
Questo esempio secondo me è veramente eclatante, perchè da una sola parola è nata una dottrina fondamentale per i cristiani.
Ci sono altri esempi simili a questo disseminati in tutto il testo, che renderebbe differenze di linguaggio ormai diventate anche concettuali.
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Vecchio 19-01-2007, 20.36.54   #4
Uno
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Purtroppo è inevitabile nel passaggio da una lingua ad un'altra, o da un linguaggio ad un altro, il tradimento del concetto originario
Solo se chi traduce non conosce entrambe le lingue ma soprattutto non conosce quello che deve tradurre, il che spesso è facile
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Vecchio 19-01-2007, 20.59.15   #5
Smashan
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Sì, in effetti sono stato poco preciso.
C'è anche solo l'aspetto della bellezza espositiva e linguistica, nel caso magari di poesie o di prose particolarmente eleganti.
Vi sono modi di dire e cadenze concettuali in alcune parole che per un popolo hanno un certo valore, altrove differente. Non credo basti conoscere anche perfettamente una lingua, ma aver vissuto in quell'ambiente, nel contesto di cui si parla magari.
Pavese, Ungaretti, Montale, traducevano se stessi in inglese ad esempio...questa è una bella manovra, perchè lo scrittore stesso ha modo di rendere al meglio anche in un'altra lingua il concetto che tende ad esprimere.
Il pessimo Baricco è uno degli scrittori italiani più tradotti al mondo, eppure per il suo stesso stile non-sense, credo che in altre lingue sia complesso da traslare.
Stessa cosa per un Beckett, non lo si può tradurre in un'altra lingua, almeno non completamente; alcune cose dovrebbero rimanere in lingua originale, perchè intraducibili.
Waiting for Godot come lo traduci in italiano? Aspettando Godot.
Ma se non sai che God è Dio e che può trasformarsi in To God (a Dio) o got god (avere dio) non capisci neanche tutto il senso del movimento statico dell'opera.
Con Wilde è la stessa cosa, i giochi di parole sono intraducibili.
In italiano 'The importance to being Ernest' diventa 'l'importanza di chiamarsi Ernesto', e non fa capire il gioco fondamentale di tutta l'opera, infatti è sbagliato. In inglese Ernest si pronuncia praticamente come Onest (onesto), perchè ER nella pronuncia ha la e chiusissima e la R appena accennata e sembra si dica O.
Letteralmente sarebbe 'L'importanza di essere Ernesto', e intende l'importanza di essere onesto.
In italiano è simile, quindi può essere ovviato il problema...ma traducilo in ungherese, e non si capirà nulla.
Questo intendevo con l'impossibilità a volte di non poter riportare il concetto originale.
Le strade sono due: o traduci letteralmente, e si perdono alcune cose tradendo lo scrittore, o ti inventi la traduzione per far capire certi giochetti e allora tradisci la lingua originale.

Ultima modifica di Smashan : 19-01-2007 alle ore 21.44.44.
Smashan non è connesso  
Vecchio 20-01-2007, 00.07.22   #6
Ray
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Solo se chi traduce non conosce entrambe le lingue ma soprattutto non conosce quello che deve tradurre, il che spesso è facile

Cito Uno ma rispondo a Smashan.

E' vero quello che dici di poeti e narratori... può accadere ciò che riporti negli esempio quando l'intenzione è quella di tradurre un autore. Meglio sarebbe per chi legge imparare la lingua originaria.

Ma se torniamo un attimo ai testi sacri e alle problematiche che accennavi, considerando quello che Uno dice sul conoscere quel che si deve tradurre, direi che se sono in grado di "colgiere" lo spirito dell'Opera che devo tradurre, che la riporto letteralmente o meno, non la tradisco. Viceversa, se non "comprendo" quanto leggo, per quanto abile sia con le traduzioni, finirò per perdere qualcosa.

Se son capace tra-duco, se non son capace mi limiti a trasporre e spesso mi perdo il succo.
Ray non è connesso  
 


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