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Vecchio 15-09-2011, 18.03.59   #1
diamantea
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Predefinito Luci della ribalta

E' da qualche giorno che ci penso ed oggi prendendo spunto da Edera su quanto detto a proposito delle maschere e del palcoscenico mi decido ad aprire qua un argomento che mi sta a cuore, avendo osservato delle cose durante quei 15 giorni di teatro.

Che effetto fa sulla persona l'apparire? il recitare? esibirsi in pubblico?
Mia sorella si è fratturato un piede ma altri hanno tirato fuori un bel pò di ombra, rischiarata dalle tanti luci della ribalta, del palcoscenico.
In psicologia si usa lo psicodramma a scopo terapeutico. L'ho studiato cos'è a suo tempo ma mai partecipato attivamente ad uno psicodramma nemmeno per scopo didattico. La vita però mi ha portato su un palcoscenico vero dove posso raccontarne tante.
Non sono in grado di disquisire sull'argomento in modo tecnico, ma se interessa il 3d con l'aiuto di tutti possiamo tirarne fuori qualcosa di utile, per tutti.

Parto dalla mia osservazione, dalla mia esperienza.

Quello che mi ha colpito è che nel coro ci conosciamo bene o male un pò tutti da tanti anni, i difetti in qualche modo son venuti fuori, o si sono intravisti ma durante le prove è successo di tutto.
Persone che dicono di essere umili, di non voler intralciare il lavoro altrui invece si sono imposte con falsa casualità sotto i microfoni, in prima fila anche a costo di pestare i vestiti delle colleghe. Invidie e gelosie per il vestito più bello, per la foto con il divo di turno, tircherie pazzesche nel dividere le spese di viaggio, potere assoluto sulle foto che ognuna ha fatto... e tanti ecc.
Io mi son vista vera cortigiana, ho spettagolato a destra e a manca riferendo tutto al mio maestro di coro, alla mia maestra di canto. Solopettegolezzi importanti naturlmente, commenti, complimenti e critiche. Ma anche lavate di capo per le prepotenti. Ero una farfalla svolazzante ora in azzurro, ora in rosso, ora da popolana, ma sempre pettegola. Ho tessuto trame ovunque per far saltare i nervi alle santarelline che sparlavano alle spalle senza il coraggio di dire in fronte.
Una calamità! Io naturalmente sempre in prima fila, davanti al pubblico, ben truccata e ingioiellata sempore accanto alla mia maestra con la scusa che lei è straniera e gli scioglingua non li ricorda, e la mia intonazione non sempre è indovinata, reciproco aiuto che ha destato lo stesso invidia e maldicenza.

Per ora mi fermo, appena posso continuo...
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Vecchio 15-09-2011, 22.33.22   #2
diamantea
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Ero di fretta, ho fatto un sacco di errori di distrazione scusate.
Dicevo che ultimamente, anzi da quando ho fatto un bel bucato con mia sorella, ho preso coscienza di qualche altra proprietà del mio ego, primo fra tutti l'RP, ovvero il riconoscimento personale. Più di tuti ci tengo ad essere riconosciuta dalle persone che per me contano affettivamente di essere la prima, la più importante poi sono tranquilla. E' un delirio di ego il mio, appagante e divertente, perchè a perpetrare consapevolmente l'ego non si soffre più.
Certo non so che piega possa prendere questa storia, ma ormai sono su questo treno e me la guardo tutta.
Una volta ho letto che dell'ego per potersene distaccare bisogna prima prenderne pienamente coscienza, perpetrarlo forse. Ed io sto perpetrando pienamente, consapevolmente.
Il palcoscenico sicuramente è stato teatro di ego, anzi sfoggio di ego in passerella.
Del mio bisogno di apparire non ne ho fatto e non ne faccio mistero, forse solo così mi affranco dall'apparire, saziandomene.
Anche di essere primadonna, importante, bella, appariscente...
Ho notato che questi desideri si trovano in tutti ma espressi in modi diversi, io riesco ad esternare maggiormente forse, perchè ne ho preso coscienza e non me ne vergogno e questo da fastidio sicuramente a chi magari vorrebbe esternare ma non ce la fa per timidezza, per repressione, per mentalità, pregiudizio e chissà cos'altro.
Ognuno recita la sua parte. La vita vissuta senza consapevolezza è un teatro.
Come dice Edera in altro 3d ci si toglie una maschera e ne spunta un'altra senza mai arrivare all'originale, eppure sul palcoscenico giù le maschere, ognuno volente o nolente ha mostrato se stesso nella parte più nascosta.
Certo ci vuole coraggio a mostrare se stessi nella parte ombra che si è sempre cercato di nascondere accuratamente ma è molto catartico, liberatorio. Ora posso spettegolare apertamente, senza farne mistero. Posso manifestare il mio bisogno di apparire senza farne mistero, non me ne vergogno anche se mi viene detto in faccia che sono esibizionista, io ci rido su, è la verità e se questa è la strada per guarirne ben venga l'esibizione.

Mi è rimasto un pò di sconcerto di tutto ciò, di me stessa di come mi sto scatenando nelle parti represse che pur liberano energia, infatti ho difficoltà ad addormentarmi e mi sveglio spesso durante la notte.
Qualcosa sta accadendo.
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Vecchio 16-09-2011, 16.27.01   #3
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Pensavo che il pubblico in qualche modo cede energia a chi si esibisce, è un nutrimento, una fonte anche se provvisoria ma potente nel momento tanto che può dare dipendenza, ci sono personaggi pubblici che lontano dal palcoscenico poi cadono in depressione, in disgrazia.
Ci sono molti attori o cantanti timidi che solo sul palcoscenico perdono la timidezza, si sentono a loro agio.
Insomma l'apparire può risultare forma di nutrimento non solo dell'ego. Il vero artista non mette in mostra solo l'ego, ma il talento, la creatività che ha bisogno di scambio o di alimentazione energetica.
Poi pensavo che chi si vuole esibire in qualche modo attira l'attenzione degli altri perchè ha paura di trovarsi solo. I consensi servono a garantirsi energia, economia in termini di risorsa energetica. L'essere famosi ci fa sentire preferiti sulla massa quindi più possibilità di farcela, di imporsi nella lotta per la sopravvivenza.
Non so il mio tarlo in questo momento è questo e lo vedo dappertutto.
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Vecchio 17-09-2011, 11.47.00   #4
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Che effetto fa sulla persona l'apparire? il recitare? esibirsi in pubblico?
Mia sorella si è fratturato un piede ma altri hanno tirato fuori un bel pò di ombra, rischiarata dalle tanti luci della ribalta, del palcoscenico.
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Parto dalla mia osservazione, dalla mia esperienza.
Io vedrei le cose in maniera un pò diversa.

Sento sia giusto rimarcare che quel "altri" non sono poi così tanti, per la maggiorparte i colleghi erano tranquilli , in attesa e non si occupavano di cosa facessero gli altri.
In ogni gruppo ci sono quegli elementi che hanno sempre da ridire, da lamentarsi specialmente dei loro maestri o capi.

Beh hai voluto dire che hai fatto pettegolezzo, non so perchè ti piace questo termine, ma io avrei detto che hai riportato a chi ci guida voci che possono essere indicative di lamentele o approvazione da parte del pubblico, degli organizzatori che nel contempo ci esaminano o ci apprezzano per poi chiamarci ancora in altri lavori. A tuo sentire ami riequilibrare le cose, indurre chi sparla a dire le cose apertamente in modo da ottenere migliore trattamento o opportuni chiarimenti. Tu vorresti anche che un coro fosse una famiglia e ti batti per difendere chi lo anima con molta passione e impegno.
Che tu ti sia anche sentita felice nel farlo è un altro conto. E' il modo in cui lo poni che non comprendo molto. Ma so che stai facendo un lavoro per varcare con tutti i mezzi che trovi, quel cancello aperto che hai davanti che ti dice " abbi coraggio, un ultimo sforzo e vedrai una te stessa senza catene".

Siamo in psicologia , hai tirato fuori la storia del palcoscenico, e il significato dell'esibirsi in pubblico.

Per me hai mescolato cose che vanno separate. Stiamo forse parlando di quel comportamento che si chiama esibizionismo? Se si dovresti vedere in che misura è dentro di te, e non legarlo al recitare o cantare in pubblico, quello è imporre qualcosa di te.
Poi hai detto tante cose diverse, dici di ciò che restituisce il pubblico, ma lì e se parliamo di arte è sempre uno scambio, l'artista si prepara, dona il proprio talento, e il pubblico apprezza o critica negativamente, ed entrambe le cose vengono accettate e utilizzate.

Potresti dire che quando hai avuto una particina da solista in chiusura di un opera tu fosti leggiadra e pettegola per tutto il tempo? Io ho visto te seria, concentrata, che non ha detto una sola parola nemmeno dietro la scena.

E così fa la maggiorparte degli artisti, sta in silenzio, non sente chiacchere.

Parliamo allora di gruppo, del significato di spiccare o nascondesi nelle pieghe del gruppo?

Chi mentre recita si mette in mostra come è vero fa qualcuno non fa testo, quella persona non ha nessun rapporto con il pubblico ma solo con quella parte di se in ombra direi che ha bisogno delle luci di scena per sentirsi visibile, viva, importante dentro.
Io non vedo che sia ciò che ti anima nella scena, anche se nella vita potrebbe succederti e ti è stato fatto notare. Posso dire che sei seria, concentrata , padrona di te stessa nei momenti in cui qualcuno sbaglia o non arriva un attacco ed bisogna essere preparate e coprire e andare avanti.

Scusate con noi due si va sempre nel personale, ma questo thread così come è impostato non credo possa avere un seguito.

Ultima modifica di webetina : 17-09-2011 alle ore 12.45.25.
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Vecchio 17-09-2011, 12.13.30   #5
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Scusate con noi due si va sempre nel personale, ma questo thread così come è impostato non credo possa avere un seguito.
Allora dovrebbe stare in esperienze. Se invece si vuole portare, brevemente, la propria esperienza per introdurre un discorso generale va bene anche in questa sezione.
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Vecchio 17-09-2011, 12.18.50   #6
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Del mio bisogno di apparire non ne ho fatto e non ne faccio mistero, forse solo così mi affranco dall'apparire, saziandomene.
Anche di essere primadonna, importante, bella, appariscente...
Ho detto bene il mio è un bisogno e come tale ha una sua origine... mia madre.
Lei era molto bella e il suo imperativo era la bellezza per me figlia fonte di salvezza. Lei disprezzava la figlia mezzana perchè più somigliante al padre, più scura di carnagione, magrissima con i capelli molto ricci e scuri.
Io le piacevo molto invece, ne ho parlato a lungo altrove.
Con me era condiscendente solo se vestivo come diceva lei, mi truccavo come diceva lei, mi agghindavo come diceva lei...
I jeans sbiaditi che andavano molto di moda allora li dovevo mettere di nascosto dalla nonna e prima di rientrare a casa li cambiavo. Poteva succedere anche una guerra se me li vedeva addosso.
Non potevo uscire senza la sua approvazione sul mio look.
Quando comprò questi gioielli ci volle giocare per lungo tempo. Noi sorelle facevamo le modelle, con i bei vestiti che ci comprava per soddisfare il suo bisogno di bellezza ormai fuori forma dai suoi chili di troppo, ogni dopo pranzo dovevamo essere a sua disposizione.
Era uno svago, un vezzo per lei che aveva vissuto la povertà della guerra anche se forse meno di tutti in paese, la nonna, presto vedova, lavorava come ricamatrice presso una famiglia nobile e portava a fine settimana sempre un pò di spesa. Aveva forti desideri inappagati e attraverso di noi cercava di colmare i suoi vuoti esistenziali.

Me lo dimentico spesso ormai questo particolare, diventato un bisogno per sopravvivere con mia madre di carattere forte e possessivo. Apparire bella, ingioiellata e truccata, poco devo dire, solo rossetto rosso fard e matita nera, come piace a mia madre, con il decolletè in bella mostra ma non troppo per non essere volgare... gonne rigorosamente sotto il ginocchio, meglio quegli abiti stile romantico, con il bustino, stile 800, come Via col vento. Lei mi guarderebbe per ore vestita così, la sua bambola preferita.

Mi odia quando mi vede scialba, cioè quasi tutti i giorni, senza molta cura, mi piace essere ordinata ma semplice e quando voglio farle un dispetto uscendo con lei mi presento con l'immagine peggiore che vorrebbe vedermi apparire.

Mi fa ancora un grande male entrare a contatto con questa parte, vedere come ancora sono prigioniera di questo copione che vado recitando quando si presenta l'occasione.
Gioco di bambine, alle belle statuine.
"Ti piaccio, sono bella? abbastanza per essere approvata e amata da te? posso meritare così di vivere? di esistere?"
Era una questione di sopravvivenza.
Ma quanto durano questi imprinting? cosa ci vuole per liberarsene?

Un'immagine contrastante con la Tea di tutti i giorni che lavora seriamente senza tanti grilli per la testa.
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Vecchio 17-09-2011, 12.24.38   #7
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Si, decisamente andrebbe spostata in esperienze.
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Vecchio 17-09-2011, 12.31.46   #8
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Tina e Ray vi leggo ora. Se si deve spostare in esperienze ok, non ho la forza nè la capacità in questo momento di seguire una linea in questo discorso aperto da me, non ce la faccio, scusate.
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Vecchio 17-09-2011, 20.41.19   #9
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E' il modo in cui lo poni che non comprendo molto.

Avevo aperto questo topic con altre intenzioni ma ormai ha preso una piega diversa, seguendo quel che preme più forte.

Hai detto un sacco di cose sorella da angolazioni diverse ma cito solo questa frase perchè ha a che fare con l'apparire.
Apparire vuol dire venire alla luce, manifestarsi, rendersi visibile allo sguardo altrui, quindi togliere dalla zona ombra una parte di noi con cui ci mostriamo al mondo esterno.
Ma aggiungerei anche che gli altri ci vedono con quel che i loro occhi riescono a vedere indipendentemente da come decidiamo di apparire.
Il palcoscenico è il luogo in cui si appare. Anche il luogo di un accadimento si chiama in modo figurato teatro.
Nel frattempo mi sono chiesta anche spinta da una richiesta sul perchè voglio apparire in un certo modo e sono salite delle cose che dovevano salire. Cose che so ma dimentico di sapere pensando, ogni volta che me ne ricordo ed elaboro, di aver risolto.
Nemmeno l'asino cade nello stesso fosso più di una volta!

Le mie considerazioni sono al momento che tutto gira intorno al proprio spazio vitale, quel che ci sembra abbiamo conquistato, è nostro e non lo vogliamo tolto, oppure ci piace e lo vogliamo conquistare. Ecco che l'apparire, o il modo di dire le cose cambia per ottenere l'effetto desiderato.
Se ho un atteggiamento seduttivo divento esibizionista, se dico le cose come le penso divento dura. Ci vuole la giusta misura, ma giusta per chi? Per me o per chi la riceve?
Se dico una cosa a te che sei intelligente e sensibile posso usare una via di mezzo. Se dico una cosa a una persona dura di comprendonio devo essere più dura della sua zucca se voglio/devo farmi capire.

Certo io dal mio punto di vista mi sono sentita una pettegola visto che di solito mi faccio gli affari miei e se proprio devo farmi quelli altrui agisco diretta. Forse alla nostra ex collega corista avrei dovuto subito darle due ceffoni invece di dover riferire dei particolari che hanno indotto che di dovere di buttarla fuori dal coro. Altri due ceffoni a quell'altra corista l'anno scorso che mi ha rovinato un anno della mia esistenza. Certo rischiavo una denuncia, pare che questa cosa tra persone civili non si può fare però sarei stata veramente me stessa. Invece c'è stata tutta una catena di eventi che hanno fatto precipitare tante cose in altre direzioni, compreso il mio bisogno di proteggere il mio posto e la mia IP attraverso il mio RP nel coro che è come una famiglia inducendomi a modi e comportamenti che non è mio solito adottare, e quel che è peggio è che ci ho provato pure gusto. L'ego giustiziere e vendicativo ha fatto capolino.
Ecco che si tirano fuori altre parti di se, si appare in altri modi diversi tranne per quello che veramente si è, sempre se lo si conosce chi siamo.
In mezzo alle buone intenzioni e alle giuste motivazioni vi era mescolato anche ingredienti meno nobili.
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Ultima modifica di diamantea : 17-09-2011 alle ore 20.43.37.
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Vecchio 17-09-2011, 21.22.47   #10
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Apparire è una cosa che non si dovrebbe volere, dovrebbe essere quand'è e basta.
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Vecchio 17-09-2011, 23.02.53   #11
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Quando uno E', non ha bisogna di apparire, anzi forse appare anche quando non vorrebbe.
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Vecchio 18-09-2011, 09.57.55   #12
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Apparire è una cosa che non si dovrebbe volere, dovrebbe essere quand'è e basta.

Non sono sicura di aver capito. Usi il condizionale quindi intendo che di norma chi E' appare senza volere apparire, nel senso che non vi è il desiderio dell'ego, quindi appare manifestandosi nella sua essenza, ma possono esserci casi in cui consapevolmente chi E' può decidere di apparire come gli occhi esterni sono pronti a vedere.

Un ragionamento forse contorto solo per dire che la cosa che mi hai fatto venire in mente è l'apparizione della Madonna.
Cito questo esempio in quanto la Madonna E' ma è apparsa in molti modi diversi avendo così molte rappresentazioni della sua Manifestazione. Voleva lasciare simboli? messaggi diversi? oppure chi l'ha vista in un modo è perchè i suoi occhi l'anno vista così.
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Vecchio 18-09-2011, 10.04.27   #13
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Quando uno E', non ha bisogna di apparire, anzi forse appare anche quando non vorrebbe.

Apparire deriva da Ad a e parere venire alla luce. Chi vive ed ha un contatto con gli altri deve apparire per forza, a meno che non ci chiude in solitudine ma comunque verso la natura manifesta se stesso comunque. Il nocciolo della questione sta tra il desiderio dell'ego di apparire in un certo modo e apparire come manifestazione della propria essenza quando si E'.
Se non vi è bisogno di apparire, non vi sarà nemmeno bisogno di non apparire. Quando si E' vi è una continuità dell'essere e della sua manifestazione senza bisogno.
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Vecchio 18-09-2011, 10.15.11   #14
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Ti faccio un esempio piuttosto concreto, poi trasportalo su cose meno concrete.

Se sei in salute agli occhi altrui appari sana. Per questo non serve la tua volontà di apparire.
Se stai male invece devi voler apparire in salute se vuoi che altri ti percepiscano così.

Invece, per rispondere ad Astral, se uno è in salute ma non vuole apparire così in maniera evidente non avrà bisogno di voler apparire malato, gli sarà sufficiente evitare atteggiamenti che danno troppo risalto alla sua buona salute.
Se uno mangia in maniera indegna per un essere umano, è sempre in movimento, corre, salta, sopporta senza problemi ogni condizione ambientale, in sostanza sprizza salute da tutti i pori (detto interessante) le cose sono due: o sta fingendo (e comunque può farlo per un tempo non tanto lungo) oppure è realmente in salute perfetta, poi quanto ci rimarrà è un altro discorso.
Cambiando esempio, se non si vuol troppo apparire come intelligentone non bisogna mica per forza fare (cioè voler apparire) il cretino.
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Vecchio 18-09-2011, 10.52.07   #15
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Ecco appunto, in generale chi vuole apparire è perchè vuole attirare l'attenzione su di se, ed in generale c'è un concetto narcisistico, perchè tende a tirare fuori argomenti incentrati su se stesso, anche quando non centra niente, e comunque sempre atti a risaltare la sua bellezza/bravura/bontà.

Secondo me l'apparire si contrappone proprio all'essere. Persino una persona isolata, può destare attenzione senza apparire.
Guarda caso succede che chi vuole apparire, invece non viene notato.

Poi si dice che le apparenze ingannano e questo già dovrebbe dire tutto

Il fatto di doversi esibire è un altro discorso, se canto, ballo ma anche se faccio il barista, devo esibirmi, ovvero mostrare le mie capacità affinchè possa fare il mio lavoro. Ma in genere il barista non è che si mette con vanto a fare i cocktail per farsi guardare dagli altri, lo fa perchè deve manifestare le sue qualità atte al servizio.
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Vecchio 18-09-2011, 11.23.23   #16
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e comunque sempre atti a risaltare la sua bellezza/bravura/bontà.
Non sempre qualità positive, a volte si vuole apparire cattivi, aggressivi, duri. Se vuoi nascondere la debolezza appari duro e cattivo. Se appartengo a una famiglia di mafiosi mi pregio della mia cattiveria, se sono timida e paurosa non me ne pregio ma cerco di difendermi dandomi un contegno di forza, finchè dura.
Una volta mio suocero mi disse che lui i figli li baciava nel sonno, mai da svegli, li amava ma non era bene mostrare loro la debolezza dell'amore, bensì l'autorità di padre.
Il suo non era un bisogno narcisistico di apparire duro o autoritario eppure appariva così malgrado il suo cuore la dicesse diversamente.
Le motivazioni del voler apparire possono essere tante, non solo per pavoneggiare se stessi.
Davanti una persona triste e a lutto non mostro la mia felicità e spensieratezza, nemmeno un finto dolore che non sento, semplicemente diminuisco la fiamma.
Così se sono a lutto ma faccio visita a una puerpera cerco di apparire serena se non proprio felice. Una via di mezzo tra ciò che si prova e ciò che la circostanza richiede.
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Vecchio 18-09-2011, 11.49.17   #17
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Riflettendoci ancora, nel voler apparire ci può stare come motivazione anche la manipolazione. Appaio tuo amico per avere la tua fiducia e poi fregarti o avere altri benefici.
Quindi non vi è solo un concetto narcisistico dietro il voler apparire.
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Vecchio 18-09-2011, 11.49.30   #18
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Certo ci vuole coraggio a mostrare se stessi nella parte ombra che si è sempre cercato di nascondere accuratamente ma è molto catartico, liberatorio. Ora posso spettegolare apertamente, senza farne mistero. Posso manifestare il mio bisogno di apparire senza farne mistero, non me ne vergogno anche se mi viene detto in faccia che sono esibizionista, io ci rido su, è la verità e se questa è la strada per guarirne ben venga l'esibizione.

.
E' qualcosa che vorrei tentare anch'io, pensavo di iscrivermi a un corso di teatro per vedere se mi aiuta a cucire assieme tutte le parti di me che viaggiano per conto loro.. Chissà..
magari anch'io riesco a riaccendere un po' di fuoco e a liberare un po' di energia
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Vecchio 18-09-2011, 13.24.59   #19
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Così se sono a lutto ma faccio visita a una puerpera cerco di apparire serena se non proprio felice. Una via di mezzo tra ciò che si prova e ciò che la circostanza richiede.
Quindi significa che conosci la misura nell'utilizzare la funzione apparire.
Continuo a non capire bene su quale sentimento vuoi stare. Apparire mi pare sia diverso da esibirsi.

Di apparire potrei dire che è di un tipo come me. Esibirsi più di un tipo come te. Correggimi se sbaglio.

Apparire come tu stessa dici a volte è farsi vedere come in quel momenti ci torna utile o è ragionevole. Ma spesso si va oltre. Ci si mostra duri, perfetti, deboli e bisognosi, forti, ricchi, poveri, generosi, per il tempo che dura ok. In questo caso sarebbe un bisogno, quello di compensare una mancanza dentro di noi che conosciamo bene. Ed è un atteggiamento più subdolo.

Esibirsi lo intendo come il mostrare cose che già ci appartengono e scatta il momento in cui non possiamo o non vogliamo trattenerle. E può dar fastidio proprio perchè è visibile subito, e può essere eccessivo per gli altri. Nasce magari dalla idea che sia la parte migliore di noi, ed è bene venga fnalmente vista, costi quel che costi, se non abbiamo altro in quel momento con cui manifestarci.
Ok, magari ora ci saranno altri mille motivi che spiegano meglio ciò che spinge ad esibirsi.

Si può esibire la bellezza fisica come pure la cultura, la prestanza, il coraggio, la ricchezza, insomma tutto ciò che riteniamo essere in noi o della nostra terra un surplus, ed è c'è da dire, nella natura dell'abbondanza suscitare fastidio in chi non ce l'ha.

Avevo bisogno di distinguere le due cose sempre in questa discussione, che in ogni caso non nego stiano spesso nella stessa persona, ora in una occasione ora in un'altra. Ma cerco ancora il nesso con il teatro, con la esibizione artistica.

Ultima modifica di webetina : 18-09-2011 alle ore 13.42.30.
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Vecchio 18-09-2011, 13.44.46   #20
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E' qualcosa che vorrei tentare anch'io, pensavo di iscrivermi a un corso di teatro per vedere se mi aiuta a cucire assieme tutte le parti di me che viaggiano per conto loro.. Chissà..
magari anch'io riesco a riaccendere un po' di fuoco e a liberare un po' di energia
La discussione è passata in esperienze, e quindi in effetti "luci della ribalta" sta ad indicare l'occasione che ha fatto prendere consciena a Tea di un atteggimento, e contemporaneamente già lo faceva notare Astral.

In ogni caso secondo me se uno ha egergia da esprimere, e ha parti di se da mettere a confronto, allora il teatro non può che far bene, ammesso che tu trovi dei buoni maestri però, è importante. Ma l'Italia direi che ha ancora buone tradizione in tale ambito, in tutte le città; penso che dovresti anche potere scegliere quindi.

Del resto se hai talento lo vedi e lo utilizzi subito e ti piace. Io per esempio che sono negata, mi prendo tutto il resto che sta attorno al mondo dello spettacolo in quelle poche occasioni che ho colto, innanzitutto la musica, la buona disciplina, e il dovere fare le cose ad un certo livello proprio in vista delle rappresentazioni in scena o delle incisioni che abbiamo già cominciato a fare. Per il resto sul palco agitata entro e agitata esco.

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Vecchio 18-09-2011, 14.20.35   #21
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Che effetto fa sulla persona l'apparire? il recitare? esibirsi in pubblico?
Ho inziato questo argomento per capire cosa ci stava dietro queste domande a livello psicologico visto che questo teatro stavolta ha scatenato certe cose in me latenti, ho potuto osservarle e non solo in me ma pure in altri. Poi è cambiata la natura del 3d e devo dire mi sento più serena, più tranquilla in esperienze, più protetta da eventuali OT che mi fanno sentire fuori posto, inadeguata o troppo accentratrice su me stessa.
Qui, come l'ho definito una volta bidone aspiratutto, è il mio palcoscenico e mi è concesso di apparire come viene sul momento.
Sarebbe interessante anche sviscerare questa cosa nel frattempo...

Da quando ho potuti dirti in pubblico protetto che voglio essere al primo posto nella scala della tua importanza mi è stato più chiaro come per me è importante il riconoscimento personale e che queste zone ombra ci sono in ognuno di noi in misura diversa, nulla di vergognoso dunque e nulla che mi fa rischiare la mia sopravvivenza. Ho bisogno del riconoscimento, me lo cerco, me lo godo cercando di affrancarmene invece di reprimerlo.
Il mio punto cruciale è questo, nei rapporti sociali, con il compagno di vita, con la famiglia. Ancora non so bene a che livello ma lo sto vivendo oltre che osservando.
Essere riconosciuta per me vuol dire sopravvivere, non sono nel dimenticatoio rischiando l'abbandono e la morte.
Questa cosa l'ho vista da diverse angolazioni qui in città, l'ho analizzata attraverso i sogni ed altro ancora. Ma nudo e crudo sono qui nella realizzazione materiale dei miei bisogni per affrancarmene e poter passare oltre se ci riesco.
La cretività è quell'assaggio che vorrei diventasse un antipasto e poi qualcosa di più stabile per poi andare ancora oltre.
Certo non è bello per me ancora urlare forte durante il sonno e farlo quando sono in compagnia, suby se lo ricorda poverino, sempre, ha promesso e mantiene.

Apparire ed esibirsi sono due cose diverse, non ho mai detto o non mi sono accorta di dirlo in questa sezione che sono la stessa cosa. Ma di certo quando non si è se stessi veramente si cerca di apparire, anche incosciamente, come si pensa sia meglio per se stessi, spesso nascondendo o mistificando quelle parti che non vogliamo far vedere, recitando.

Esibirsi in pubblico comunque penso venga dopo l'apparire. Prima decidi come apparire al mondo poi ti esibisci.
C'è stato un tempo in cui avevo remore già ad apparire, figuriamoci ad esibirmi. Avevo una certa timidezza ma meglio dire vergogna per mancanza di accettazione verso me stessa.
Man mano che appaio in tutte le mie parti anche quelle negative o vergognose e vedo che continuo a vivere mi rassereno, mi rilasso, acquisto fiducia in me, forza attraverso le mie capacità anche quelle negative se le so trasformare e utilizzare positivamente.
Una vita ho fatto casette dove andare a nascondermi, ora voglio stare nello spazio libero, sotto il cielo nuda, ma non allo sbaraglio lo preciso, quello sarebbe stupidità.
Siamo in un paese democratico e posso esprimermi entro il rispetto delle leggi dello stato.
In situazioni diverse ci sono state e ci sono ancora persecuzioni per apparire se stessi in contrapposizione al regime. Non è il mio caso per fortuna anche se in piccolo le maldicenze e i pettegolezzi mi hanno fatto molto male nel passato. Ma sono sopravvissuta ed oggi vivo anche grazie a questo.

Mi chiedi se sono più un tipo da esibizione più che di apparizione. Apparire lo faccio pure io ma avendo perso qualche freno inibitorio affrancandomi dal dover apparire come nostra madre voleva posso esibirmi maggiormente come facevi tu quando eri bambina prima dell'uomo nero.
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Vecchio 18-09-2011, 15.03.42   #22
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Secondo me l'apparire si contrappone proprio all'essere.
No l'apparire, il voler apparire.
Se sei bello appari bello anche se non lo vuoi o non te ne frega nulla.
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Vecchio 18-09-2011, 15.12.29   #23
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E' qualcosa che vorrei tentare anch'io, pensavo di iscrivermi a un corso di teatro per vedere se mi aiuta a cucire assieme tutte le parti di me che viaggiano per conto loro.. Chissà..
magari anch'io riesco a riaccendere un po' di fuoco e a liberare un po' di energia
Il teatro in qualche modo accelera certi processi, slaterizza latenze. L'occasione di potersi esibire, apparire, recitare o come si voglia definire fa perdere un pò il controllo sulle parti ombra tenute a bada. Ho visto una certa frenesia in chi vi accedeva per la prima volta, mentre per i professionisti una certa aria di superiorità, di superbia ed anche di approssimazione dalla troppa sicurezza nell'aver fatto la parte tante volte, snobbare che si pensa sia inferiore come esperienza che "tanto non se ne accorge".
Molta avidità in tutti, chi per il denaro, chi per la gloria, chi per progetti futuri, a ognuno il suo.
Chi più chi meno ha manifestato qualcosa di cui forse non è pianamente cosciente o pensa che l'altro non se ne accorga.
Allora perdere il controllo ed osservare è molto bello, catartico, forse non accorgersene non dico che è negativo ma di sicuro non produce quei benefici che derivano dall'osservazione.
Quel che chiedevo all'inizio è se è proprio una peculiarità del teatro, del palcoscenico che accelera certi processi tanto che in psicologia si usa lo psicodramma a scopo terapeutico. Dovrei andare a spulciare qualcosa in giro, magari Ray vuoi aggiungere qualcosa in merito...

Se ti piace Edera io ti incoraggio, a me piace moltissimo e mi ha fatto molto bene fin ora, soprattutto quando ho l'opportunità di godere della qualità di quel che si fa.
L'esperienza più bella sicuramente, stare vicino all'orchestra nel teatro antico senza amplificazione a godere del vero suono degli strumenti, le voci ho avuto opportunità di ascoltarle diverse volte, uno strumento anche ma un'orchestra completa e un coro polifonico mai, una vera magia sonora.
Un buon boccone come assaggio
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Vecchio 18-09-2011, 15.57.24   #24
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Da quando ho potuti dirti in pubblico protetto che voglio essere al primo posto nella scala della tua importanza mi è stato più chiaro come per me è importante il riconoscimento personale e che queste zone ombra ci sono in ognuno di noi in misura diversa, nulla di vergognoso dunque e nulla che mi fa rischiare la mia sopravvivenza. Ho bisogno del riconoscimento, me lo cerco, me lo godo cercando di affrancarmene invece di reprimerlo.
Certo a leggerlo così mi mette un certo peso, non ci ho fatto caso quando lo hai espresso perchè per me è scontato che tu sia in un posto altissimo(ti piace?) nella scala delle cose che sono più importanti per me, dove c'è mio figlio, il lavoro e lo spazio vitale. Ci sono anche i nipoti, e qualcuno di loro a te molto vicino ti fa concorrenza, ma di sicuro al di la dell'affetto sei la persona con la quale mi accompagno, mi confonto, mi diverto infinitamente di più(non lesiniamo oggi eh!) , rispetto a chiunque altro. Di una cosa però devo essere grata a quello scontro/incontro: il saltar fuori la tua convinzione che io ti giudicassi ancora come quando ero ragazza per un periodo succube di mamy. Quanti chiodi arruginiti in testa ci portiamo. Ma andiamo avanti.
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Il mio punto cruciale è questo, nei rapporti sociali, con il compagno di vita, con la famiglia. Ancora non so bene a che livello ma lo sto vivendo oltre che osservando.
Questo mi era già più chiaro. E spiegherebbe il tuo bisogno di farti notare e con l'apparire e con l'esibirti? Perchè poi noto che non lo fai quando la situazione non ti è ostile e non ti ignora. Lì sei una persona normale e centrata.
Il problema è quando ci si sente non accettati o considerati quali siano i parametri che usiamo e con quali persone, e come è tarato il nostro sistema.

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Essere riconosciuta per me vuol dire sopravvivere, non sono nel dimenticatoio rischiando l'abbandono e la morte.
Questa cosa l'ho vista da diverse angolazioni qui in città, l'ho analizzata attraverso i sogni ed altro ancora. Ma nudo e crudo sono qui nella realizzazione materiale dei miei bisogni per affrancarmene e poter passare oltre se ci riesco.
Sarà una sottigliezza, di sicuro hai usato la fase "realizzazione materiale" per dire altro. Ma in te la questione del riconoscimento è talmente forte che la vivi come fosse cosa materiale, fisica come la fame e il freddo.

Mi passa per la mente che potrei dare l'impessione che voglio fare da maestrina a mia sorella, mentre invece mi preoccupa la sua tendenza a disperdersi troppo quando si butta in una cosa appena intravvista, nel tentativo di autentica ricerca si, ma che ingloba tutto perchè nulla le sfugga. Poi mi secco a seguire gli ottocento post...a parte che le auguro di superare questo guado, non si sa mai di conseguenza lei possa tirare anche me che mi trattengo di più.
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Vecchio 18-09-2011, 16.01.06   #25
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No l'apparire, il voler apparire.
Se sei bello appari bello anche se non lo vuoi o non te ne frega nulla.
Ci ho sempre fatto caso a questa cosa , e sembra un paradosso...
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