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Vecchio 06-04-2006, 00.26.02   #1
Kael
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Predefinito La famiglia

Viviamo nell'era della "comunicazione"... almeno così la chiamano.

Tecnologia all'avanguardia, hi-tech, internet veloce, cellulari satellitari... e chi più ne ha più ne metta...

Ma di che si parla?

Sembra che si sia perso il "senso" della comunicazione.
Si parla di tutto... tranne che delle cose Vere, di ciò che è importante...

La famiglia è, o dovrebbe essere, il nucleo su cui si basa la società, la prima vera cellula di società che fa da sostegno all'individuo e su cui si costruisce tutto il resto...

Ma quanto sono povere le famiglie di oggi?

All'interno della famiglia non si riesce a parlare delle cose Vere...
Si parla un po' di tutto... di calcio, di politica, di economia... tutto fuorchè ciò che è importante...
C'è una sorta di vergogna, di pudore, per cui si nasconde ai propri cari le vere cose importanti della propria vita e, di conseguenza, anche a se stessi...
Perchè, ad esempio, un figlio non riesce a parlare di sesso con suo padre? Perchè non riesce a raccontargli le difficoltà cui sta andando incontro nel suo diventare adulto? E le sue domande esistenziali... quelle stesse domande che da sempre interessano l'uomo... perchè non gli riescono di essere pronunciate? Chi sono io? Esiste Dio? Perchè si vive?

Paradossalmente, le persone a lui care sono proprio quelle con cui ha maggiori difficoltà ad aprirsi.
Perchè questa vergogna? Perchè questa Paura?
Perchè "uccidere" quel poco di Verità che c'è in ognuno di noi e non condividerlo, "comunicando", con la propria famiglia? Perchè andare ad aprirsi con persone estranee, quando abbiamo chi ci vuole davvero bene, un bene nella maggior parte dei casi vero e incondizionato, sotto lo stesso tetto?

Invece di comunicare il Vero, le famiglie di oggi appaiono convivenze forzate, senza senso e senza partecipazione... Uno sterile stare insieme in cui le parole sono vuote di significato, suoni al vento senza sostanza che si perdono nell'aria... giusto per fare finta di comunicare...

Un ragazzo che conosco mi raccontava che vorrebbe andare agli incontri che organizza una comunità vicino a casa sua, per poter parlare finalmente di cose Vere, importanti... ma non ci "può" andare perchè ci vanno già i suoi genitori... Per lui sarebbe una vergogna troppo grande parlare davanti ai suoi genitori di ciò che gli sta veramente a cuore... i suoi dubbi sulla scelta dell'indirizzo scolastico preso, le sue difficoltà nel rapporto con la sua ragazza, le sue domande sull'esistenza di Dio...

Perchè non ridare "senso" alla famiglia, riempendola di comunicazione Vera, partecipe, sapendo che a giovarne saremmo sia noi stessi che i nostri cari?

E' inutile dire che senza il "Vero", l'uomo non sarebbe altro che un involucro vuoto...

E le famiglie di oggi questo sono... cellule vuote, morte...



Lo so, ha molti "perchè" questo post... ma è un peccato vedere tutto questo Vero che resta a marcire nel profondo delle persone, invece di comunicarlo e condividerlo con chi si ama, dando così Vera Vita anche alle famiglie...
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Vecchio 06-04-2006, 10.36.08   #2
Uno
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Per questo sostenevo e sostengo che i figli oggi si fanno solo perchè l'istinto (si proprio l'istinto) dice di farli, vedo molti ragazzi far figli ed essere felici, trattare questi figli come principi (occhio all'accento su questa parola che sta bene in due posti ) e solo dopo pochi anni esserne stufi pur continuando a recitare la parte dei genitori premurevoli con l'esterno.
Istinto è sempre stato dai tempi dei tempi, però questo può essere "riempito" con amore disinteressato e si può dar vita ad una nuova catena.
Se pensiamo al "non si può essere profeti in patria" ci rendiamo conto del perchè a volte si parla meglio con un estraneo che con chi ci vive accanto, è più facile perchè ci ascolta, perchè non ci contraddice oltre la convenienza... non ha confidenza, confidenza che a volte è deleteria anche nei rapporti più intimi, ecco il bisogno dei figli dall'adolescenza in poi di non comunicare con i genitori, bisogno che può e dovrebbe però essere mediato dal reciproco amore.
C'è molto da dire, si Kael.. lascio spazio ad altri...
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Vecchio 06-04-2006, 11.21.54   #3
Sole
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Dell'amore disinteressato in casa? .. bisogna parlarne.
L'amore di una madre non è sempre senza contropartita. Molto spesso è lei che rende prigionieri del suo amore condizionato dal sentirsi appagata dall'amore del figlio. Un meccanismo terribile.
Il padre invece, forse, ha maggiore possibilità di essere libero da questo non avendo un senso di possesso .. di apparteneza .. tanto forte come quello di chi ha avuto un essre che ha fatto fisicamente parte di te.

Non si parla con i genitori perchè molto spesso sono loro i primi a condizionarsi e condizionare. E ripeto ciò che dice Uno, non ascoltano.. perchè sono impegnati in un "ruolo" di educatore spesso eccessivo. Dimentichi di ciò che erano, assumono il ruolo di persone che devono dominare, condizionare, plasmare ... rendere un figlio ciò che riflette nell'immagine genitoriale, cioè realizzare l'idea di se stessi nell'altro e non rispettare l'individuo.

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Vecchio 06-04-2006, 13.49.54   #4
Era
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mai sentito:
"tutti i sacrifici fatti per te...per farti avere quello che non ho avuto io"
io no mai sentito personalmente...ma si sente continuamente nelle famiglie...
e chi dice che un figlio debba volere ciò che i genitori non hanno avuto?
e qui sono daccordo con Sole...amore disinteressato? o egoismo? (ma non
sano egoismo come dice spesso Uno)...semplice egoismo che con l' amore
ha poco a che vedere...
sarebbe un ottimo giardiniere e sarebbe felice perchè ama la terra..la natura...
ma no..i genitori si "sacrificano" pagano università ecc...e il figlio
deve sottostare...diventando magari un affermato avvocato INFELICE..
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Vecchio 06-04-2006, 14.35.45   #5
MaxFuryu
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Ho sempre creduto anch'io la stessa cosa, già dalla decisione di avere un figlio (quelle volte che si decide) i genitori si chiedono se sarebbero felici ad averne uno e non viceversa.
Molto spesso vedo i figli avere la funzione di "strumento", quando i genitori sono fatti di apparenza ai figli viene imposto di apparire, se c'è carenza di affetto nella coppia si fa leva sui figli ecc...
Nessuno credo abbia voglia di fare dei discorsi con una persona che crede che tu sia suo e dovresti fare ciò che è giusto o sbagliato secondo lui, che crede di doverti preservare dalle esperienze e sostituirle con l'ubbidienza.
A volte tra familiari ci sono scatti, azioni, parole che nessuno si sognerebbe di fare con gente al di fuori, libera di restare o andare via, allora se è così, la famiglia ormai è una "trappola" che credo sia costituita da una minima parte di affetto
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Vecchio 06-04-2006, 14.48.44   #6
Kael
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Ci sarebbero molte cose da dire, si, ma il mio voleva solo essere uno spunto per chi vorrebbe aprirsi con la sua famiglia ma non ci riesce...
Famiglie non volute, nate per caso... genitori incoscienti... figli chiusi in se stessi... è tutto vero.

Ma si può cambiare.
Può farlo solo chi, prima degli altri, si sveglia ad una nuova consapevolezza... e comprende che, per un sano egoismo, deve aiutare la sua famiglia a cambiare anch'essa, così che tutti al suo interno ne possano beneficiare.

A parole sono tutti bravi, ma poi chi ha il coraggio di fare il primo passo?
Si aspetta sempre di essere serviti, riveriti... C'è addirittura quasi il sospetto che vada bene avere in famiglia persone egoiste e opprimenti, per poter così scaricar loro addosso anche le nostre responsabilità... e far la parte dei poveri bambini vittime della società...

Io invece sono dell'idea che vuoi un rapporto Vero con tua madre? Bene, datti da fare. Se lei è meno Vera di te, è perchè è meno sveglia di te... Aiutala, svegliala... e ne guadagnarete entrambi.

Chissà quanta sofferenza da parte di tutti in questo non-dialogo... Solo che non comunicando non può venir fuori questo disagio, e anzi, le persone cercano quasi di apparire del tutto indifferenti in questo tipo di rapporti...

Non sto dicendo che tutte le famiglie siano "buone"...
Ci sono anche le "radici marce"... che prima o poi bisogna avere anche il coraggio di tagliare... ma su cosa si basa questa decisione?
Su un non-rapporto? Sarebbe un grosso sbaglio.

Prima bisogna cercare il Vero... un rapporto sincero e veritiero... e solo allora si potrà capire se val la pena o meno di tagliare i ponti.

Ma spesso, troppo spesso, non è così... Ci sono solo tante persone incapaci di essere Vere, e di comunicare fra loro... Persone a cui basterebbe tendere una mano, e si scoprirebbe che non sono poi così cattive... sono solo vittime inconsapevoli di se stesse.
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Vecchio 06-04-2006, 21.26.37   #7
seleparina
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Perchè "uccidere" quel poco di Verità che c'è in ognuno di noi e non condividerlo, "comunicando", con la propria famiglia? Perchè andare ad aprirsi con persone estranee, quando abbiamo chi ci vuole davvero bene, un bene nella maggior parte dei casi vero e incondizionato, sotto lo stesso tetto?
Perché essendo vero che i legami con i propri diretti familiari sono sicuri e “precostituiti” i legami con gli altri sono dei legami da creare, legami che si possono creare solo grazie ad una comunicazione più intima del semplice parlare di politica o di scienze piuttosto che di attualità.
Questo scaturisce dalla necessità di circondarsi di “altri” ai quali dare un sentimento che verso i familiari è “scontato”. Un modo per confrontarsi e creare altre cellule…che formeranno il “corpo” relazionale.

Per quanto riguarda certi argomenti, io considererei anche la componente “vergogna” che scaturisce automaticamente quando si sa che dall’altro lato non si potrebbe ottenere l’attenzione di cui avremmo bisogno per trattare la sfera più intima di noi. Spesso la vergogna di parlare di certe cose deriva direttamente dalla vergogna dimostrata dalla famiglia nel trattare questi argomenti. Non parlo con mio padre di sesso (per usare l’esempio di Kael) perché è mio padre che non riesce a parlarne con me e/o non me ne ha mai parlato.
Perché dovrei farlo io?
Orgoglio o timore di ferire? Il confine è labile, ciò non toglie che in qualche modo parlarne con un coetaneo o qualcuno che sappiamo non giudicherà (non subito almeno, in quanto perfetto sconosciuto che non ha la possibilità di dedurre e trarre conclusioni poiché non ne ha le basi), qualcuno che magari ha avuto esperienze precedentemente o qualcuno che ancora queste esperienze non le ha (un adolescente che parla col coetaneo) e può “capirci” dato che parla il nostro stesso linguaggio.
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Vecchio 06-04-2006, 21.42.35   #8
MaxFuryu
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al di là del capire, dell'orgoglio del ferire ecc...
credo che la differenza è che l'estraneo non pretende e non ha potere su di te (se la mettiamo su questo piano)
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Vecchio 06-04-2006, 22.32.43   #9
seleparina
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Certo Max, ma come la mettiamo con gli amici?
L'amico ad un certo punto diventa molto intimo e comincia a pretendere anche lui e ad esercitare un certo potere in quanto "legato " a te da un'amicizia che è divenuta profonda...eppure alla mamma certe cose non le dici praticamente mai, all'amica si...
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Vecchio 08-04-2006, 12.10.58   #10
jezebelius
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qualcuno che magari ha avuto esperienze precedentemente o qualcuno che ancora queste esperienze non le ha (un adolescente che parla col coetaneo) e può “capirci” dato che parla il nostro stesso linguaggio.
Mi ha colpito questo che Sele ha lasciato e sono completamente daccordo.
Il " linguaggio " è verò, è diverso; ci si pone nella maggioranza dei casi,sia da parte dei figli che dei genitori, su posizioni diametralmente opposte per poi verificare che ognuno ha un suo modo di pensare, se lo si evidenzia con coscienza.
Invece molto spesso accade che il modo di " comunicare " è posto su frequenze che non vogliono essere portate sulla medesima linea.
Un esempio tipico potrebbe risulatre la frase che molte volte ci siamo ripetuti ovvero: il " non mi capisce....." che espresso sia da un lato che l'altro, caratterizza il modo di porsi.
I figli da " egoisti " cercano di svincolarsi dalla " preda " genitoriale i genitori, di contro cercano di " ingabbiare " entro gli schemi che a loro modo risultano quelli specifici da adottare.
Kael....ha parlato certamente di " Verità " - e quindi di comunicazione che assuma come base di partenza questo elemento - ma questa è ben lungi dall'essere raggiunta se si versa ancora nella morsa di una Non Vita.
Va da se che lo sforzo per rendersi conto di questo è molto difficile da sopportare se, come abbiamo visto, non si è pronti a farlo.
E' anche vero che questo gia sarebbe un andare oltre...per cui soffermiamoci sulla " comunicazione di rito".
Questa appare forzata, ma neanche si puo affermare che sia del tutto negativa...si pensi a quando non esiste neppure questa.
Di fondo sappiamo ( e riconfermo Kael ) che questo atteggiamento andrebbe cambiato, o quanto meno ne andrebbe modificato l'approccio.
Molto spesso si crede che un comportamento ( finto ) gioviale possa risolvere tutto ma il fittizio prevarica la sostanza: ognuno nella sua " visione " dispone della assoluta certezza che vuole " trasmettere " all'altro ( rapporto genitori figli e viceversa ) ma questo ( noi )sappiamo( solo adesso probabilmente ) che è un meccanismo subdolo il quale va eliminato.
In questo contesto certamente sappiamo che l'attenzione va spostata su cose ben più importanti che non il parlare " di politica " o di altro ( posto che anche questi argomenti possono assumere valenza diversa con una consapevolezza diversa ) ossia non solo di semplici argomentazioni per passare la giornata.
Contribuire attraverso segnali, a dare un ventata di " novità " da parte di chi Inizia un nuovo approccio, questo mi pare che sia fuori di dubbio; perchè allora non farlo anche ( e soprattutto ) in famiglia!
Riscoprire il Vero che esiste anche al di la della " precostituzione " del legame non è da tutti possibile a quanto pare ma di quei pochi - che cercano di andare oltre - ne è pressupposto.
" Differenziarsi " al di la del preconcetto è la base da cui ri-partire.
E' vero che a mio avviso possono essere analizzati due comportamenti che possono essere evidenziati da quel che si parla: v'è una indagine da affrontare sia per coloro che non hanno ancora intravisrto il Vero e sia per coloro che pressumibilmente l'hanno percepito.
La conoscenza del secondo ci affrontare l'argomento in maniera diversa, ponendo diversamente l'approccio che ne deriva.
E ovvio,ritornando al linguaggio, che in un certo senso significa " portare " a capire quella "frequenza" dello stesso che fino ad ora non era percepita; atteggiamento questo diffficile ma non impossibile secondo me....
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Vecchio 08-04-2006, 12.59.54   #11
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in questo "silenzio" c'è anche la differenza di età...
e sempre ...credo...ci sia stato questo silenzio...
nelle generazioni passate ancora meno...quindi non
è un problema attuale....ma ha radici profonde....
non dimentichiamoci che i genitori non hanno a
disposizione una scuola per diventarlo...tuttavia ( )
l' esempio dei propri...volenti o nolenti..condiziona
non poco...ci si scorda troppo presto...cosa dei nostri
genitori ci ha legato...condizionato...fatto soffrire...
e dimenticandolo...spesso...si diventa specchio riflesso
dei loro stessi "difetti"....

"sono due le cose che dovremmo dare ai nostri figli:
le radici e le ali"

questa frase è perfetta...ma difficile da mettere in pratica
oggi più di ieri...poichè nel passato il figlio non aveva diritto
di interagire con i genitori...oggi i figli sono "possesso" dei genitori
più della madre certo....che li lega più o meno inconsciamente
a se stessa con un cordone ombelicale a doppia mandata...


forse sono uscita dal seminato
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Vecchio 08-04-2006, 13.37.15   #12
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Non so se ci avete fatto caso, penso di si... qui in internet persone di ogni generazione comunica purchè ci siano argomenti in comune indipendentemente dall'età, fuori del web invece anche avendo gli stessi interessi raramente due generazioni comunicano, perchè secondo voi?
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Vecchio 08-04-2006, 14.28.34   #13
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Potrebbe essere forse che la rete attua una sorta di decondizionamento. Mi spiego meglio.
Internet è divenuto col passare del tempo, promotore della comunicazione. Di norma l'interagire " col resto del mondo " non pone " barriere ", anche perchè queste, a vari livelli, possono definirsi come fittizie.
Queste barriere esistono giacchè per " costruzione/costrizione " è stato insegnato ad erigerle.
La capacità di interazione con persone, a prescindere dall'età, fa cadere tali ostacoli che l'uomo si è costruito con l'evoluzione; si oltrepassa la " fittizia " divisione - come la differenza di età appunto - reminiscenza di una ormai strutturata settorizzazione tra individui.
Internet al contrario si pone come piattaforma nella quale " scambiare " è il primo fattore di crescita( almeno in sostanza ).
Dunque comunicare non si pone solamente come " indottrinare " un qualche individuo ma come scambio.
Dare ma al contempo ricevere è il concetto che troppo spesso si dimentica poichè colui che " possiede " più esperienza non è detto che possa, contemporaneamente, dimostrare " saggezza ".
Con internet suppongo, tutti si " parte " dallo stesso piano.
La azione preconcetta della mancanza di comunicazione e dunque di scambio, al di fuori del web, rappresenta una condizione a causa della quale la " misurazione " di se stessi attraverso altri ( anche di differente età ) non avviene e questo provoca una grave alterazione di un sistema - come la famiglia ad esempio - il quale si conforma a matrice di condizionamenti e strutturazioni non sempre negative, ad una più attenta analisi.
E' paradossale ma suppongo che questo ragionamento possa prevalere anche sulla componente " familiare " nel senso che trovandomi nella medesima piattaforma anche nella vita di tutti i giorni, all'interno della famiglia, liberato da quello che è il preconcetto potrò, giocoforza, comunicare/scambiare.
Molto, va detto, dipende anche dall'interlocutore.
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Vecchio 09-04-2006, 15.49.29   #14
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Non so se ci avete fatto caso, penso di si... qui in internet persone di ogni generazione comunica purchè ci siano argomenti in comune indipendentemente dall'età, fuori del web invece anche avendo gli stessi interessi raramente due generazioni comunicano, perchè secondo voi?
Qui nel web partono tutti dall'essere UGUALI... semplici "nick" con le stesse credenziali...

Nella vita invece ci sono mille condizionamenti che vanno a porre "differenze" fra le persone.

Non mi stupirei infatti, vedendo qui due nick che discutono animatamente, se nella vita invece non riuscissero a comunicare perchè magari uno in soggezione dell'altro... vuoi per età, posizione sociale, rispetto, considerazione o quant'altro...

E soprattutto all'interno della famiglia, vedo questi "ruoli" molto forti e rigidi, che limitano i rapporti...
Provo con un esempio: mamma Rita e il figlio Gianni non si sopportano... Rita vede in lui solo il suo ruolo di figlio, non riesce a vedere Gianni come persona nella sua interezza. Analogamente Gianni non vede la "persona Rita"... vede solo "mamma Rita".
Sono sicuro che se Gianni e Rita non avessero dovuto "subire" questi ruoli forzati, il loro rapporto sarebbe stato diverso. Sono sicuro che, nascendo in due famiglie diverse, avrebbero potuto "vedersi" meglio... e magari anche essere buoni amici...

Domanda: siamo sicuri di saper "vedere" veramente le persone della nostra famiglia, o anche noi ci limitiamo a vederne solo il ruolo? Sappiamo cioè "estrapolare" Rita (come individuo) dal concetto di mamma (come archetipo), così da poterla vedere per quello che realmente è?
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Vecchio 09-04-2006, 16.44.19   #15
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Ho letto con molto interesse questo bellissimo post
Ho due maschietti .. i miei bamboloni nn hanno nessun problema a farmi domande durante cena per esempio, su omosessualita, etc. Non si fanno nessun problema ... ho creato questo ambiente per loro, per parlarmi di tutto cio che sono curiosi nella vita.

Riflettondo nella mia vita, e dei comportamenti dei miei genitori, nn si e mai parlato ... hanno avuto il loro "ruolo" condizionato dalla societa ... erano i "bravi genitori" .. ma la realta e che non sapevano chi ero ... nn hanno mai preso il tempo per conoscermi.

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Vecchio 09-04-2006, 17.00.05   #16
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Originalmente inviato da Kael
Domanda: siamo sicuri di saper "vedere" veramente le persone della nostra famiglia, o anche noi ci limitiamo a vederne solo il ruolo? Sappiamo cioè "estrapolare" Rita (come individuo) dal concetto di mamma (come archetipo), così da poterla vedere per quello che realmente è?
Beh...mi pare che qualora ci si limiti a vederne " solo " il ruolo non si possa affrontare il discorso nella sua interezza; al contrario, tutto ciò che di base ci pone in condizione di valutare tal punto, non soltanto partendo dal ruolo "attribuito " ma anche ciò che nasconde tale attribuzione, è secondo me quasi certo che non si verifichi.
Atteggiamenti simili ma che nascondono elementi di analisi che possono assumere le giuste connotazioni.
Mi ritrovo nell'esempio di Kael effettivamente e mi rendo conto, come detto, che è molto improbabile il verificarsi di un'analisi della " persona ".
Secondo me si è troppo abituati ( dalla società, dal ruolo che anche i " ffigli " hanno assunto etc etc ) a percorrere la strada del comportamento collettivo ovvero sia, nello specifico, " recitare " quella parte che si svolge ormai da millenni; parte, appunto ruolo, che è difficile disssolvere con un semplice diverso atteggiamento.
Credo che una buona dose di consapevolezza sia la chiave per andare oltre l'archetipo - e pertanto svincolarsi da quei " legami " ormai intensamente e saldamente ramificati - e " decifrare " la persona.
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..a percorrere la strada del comportamento collettivo ovvero sia, nello specifico, " recitare " quella parte che si svolge ormai da millenni; parte, appunto ruolo, che è difficile disssolvere con un semplice diverso atteggiamento....
Infatti .. un ruolo che e' molto difficile a cambiare e gestire diversamente. Forse perche l'unico punto di riferimento sono stati i nostri genitori. E anche se nn vogliamo, a un livello "subconcious" ci comportiamo molto come loro. A volte mi accorgo di questo comportamento e faccio subito la retromarcia
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Vecchio 10-04-2006, 17.13.14   #18
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Domanda: siamo sicuri di saper "vedere" veramente le persone della nostra famiglia, o anche noi ci limitiamo a vederne solo il ruolo? Sappiamo cioè "estrapolare" Rita (come individuo) dal concetto di mamma (come archetipo), così da poterla vedere per quello che realmente è?
Riprendo un attimo da qui: siamo sicuri di poterla vedere per quel che realmente è?
Assolutamente no.. in genere la mamma (ad esempio) è la mamma punto. Provo ad immaginare mia madre, in un momento particolare.. a lei come donna, non come mamma.. non è semplice estrapolare dal concetto di mamma il resto. Ma sono assolutamente convinta che potremmo farlo.. Jeze ha parlato di una "recita" impostaci dalla società.. in questo caso, quando parliamo del rapporto con la propria famiglia, credo che non sia esclusivamente la società ad imporci questi ruoli.. lo facciamo noi stessi.. non guardiamo al di là del ruolo che sì ci è imposto, ma che imponiamo noi stessi, nel momento in cui non ci sforziamo di andare appena più in là..
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Vecchio 10-04-2006, 18.46.42   #19
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Jeze ha parlato di una "recita" impostaci dalla società.. in questo caso, quando parliamo del rapporto con la propria famiglia, credo che non sia esclusivamente la società ad imporci questi ruoli.. lo facciamo noi stessi.. non guardiamo al di là del ruolo che sì ci è imposto, ma che imponiamo noi stessi, nel momento in cui non ci sforziamo di andare appena più in là..
Si....credo che nello specifico però sia una " imposizione " che giocoforza deriva da qualcosa ovvero ha come presupposto un ruolo "stampato" e da quella matrice, la società e il suo " imporre ", la fanno da padrona coinvolgendo ed assorbendo il " noi stessi "; guardare più in la, dunque, è gia un gradino " oltre " l'imposizione che oramai controlla ed imprime la sua influenza.
In soldoni imponiamo, si, noi stessi quel modo di comportamento( a noi stessi ) ma che di fondo non siamo altro che " burattini " nella mani di un complesso dinamico, per liberarsi dal quale, ecco, basterebbe andare più in la; molto più facile a dirsi che a farsi ma tant'è..questo è il gioco.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 15-04-2006, 10.29.15   #20
stella
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La famiglia è la cellula che forma la società. Se in famiglia non ci si comprende e non ci si "conosce" veramente, come si può pretendere che la società funzioni?

Nella mia famiglia i miei genitori li ho "conosciuti" veramente quando sono cresciuta e sono diventata mamma anch'io.

I miei genitori, oltre che a buoni consigli, mi hanno trasmesso anche le loro ansie e i loro problemi di comunicazione, al punto che preferivo confidarmi di più con mia madre che con mio padre che mi aveva idealizzata e amava in me ciò che voleva vedere.

Ho raccontanto delle bugie anche a mia madre, per nascondere qualche scappatella... ma con il senno di poi, ora che i miei genitori non ci sono più, ho capito che non essere sinceri in famiglia "paga" e si possono evitare tanti errori per mancanza di esperienza.

Adesso che ho figli, certe volte confido a loro le mie paure non risolte per sentire come la pensano, come loro mi confidano le proprie ansie e certe volte si invertono i "ruoli", in certi momenti era come se mia figlia fosse la madre e io la figlia, è un paradosso, ma succede.

I genitori dovrebbero rivelare ai figli quali problemi hanno, se si aspettano altrettanto dai figli, altrimenti i figli cercheranno al di fuori quell'intimità di cui si vergognano in famiglia.

Ciao

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Vecchio 17-04-2006, 10.23.40   #21
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Chiedo scusa, volevo dire che non essere sinceri in famiglia NON paga...

Nel senso che dal vero dialogo nasce la comprensione e si cresce insieme.

Ciao

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Vecchio 17-04-2006, 11.52.17   #22
RedWitch
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Ciao Stella,

Sono d'accordo quando dici che non essere sinceri in famiglia non paga..e non porta a molto, ma credo anche che non sia semplice essere SEMPRE sinceri.. per moltissimi motivi. Essere genitori, credo sia una responsabilità enorme, per questo , credo davvero che si dovrebbe pnsare molto bene prima di decidere di mettere al mondo un figlio.. hai ben scritto col senno di poi.. ma in quel momento, quando raccontavi le bugie.. forse non potevi fare altro ...

Il genitore, non dovrebbe dimenticare.. che in un tempo nemmeno troppo lontano è stato figlio..
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Vecchio 17-04-2006, 12.44.16   #23
Shanti
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in certi momenti era come se mia figlia fosse la madre e io la figlia, è un paradosso, ma succede.
Vero, a me è successo molte volte nei confronti di mia madre
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Vecchio 17-04-2006, 13.04.23   #24
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Ciao Stella,

Sono d'accordo quando dici che non essere sinceri in famiglia non paga..e non porta a molto, ma credo anche che non sia semplice essere SEMPRE sinceri.. per moltissimi motivi. Essere genitori, credo sia una responsabilità enorme, per questo , credo davvero che si dovrebbe pnsare molto bene prima di decidere di mettere al mondo un figlio.. hai ben scritto col senno di poi.. ma in quel momento, quando raccontavi le bugie.. forse non potevi fare altro ...

Il genitore, non dovrebbe dimenticare.. che in un tempo nemmeno troppo lontano è stato figlio..
Ed è in questo senso che parlavo di " imposizione " di ruoli.
Molti dimenticano che hanno passato - anche se in tempi diversi - le medesime cose.
Cambia la Società, cambia la visione di questa ma di fondo rimane simile l'impostazione che si adopera per affrontare la vita.
Capisco che la famiglia è la Cellula base e va salvaguardata sotto determinati aspetti; va poi però assunta la certezza che la Famiglia( in senso di parentela ) " non è l'unica " a determinare le azioni o l'educazione dei figli.
Esiste anche una Grande Famiglia che è appunto la Società ovvero l'insieme di Famiglie in altri termini l'insieme di individui.
Esiste di fondo il rispetto che " deve " esser coltivato, per le altre persone e non solo per queste, per la Natura e per gli animali. Famiglia è anche questo.
Esistono insomma elementi e valori tali dai quali non si puo prescindere.
Le parole lasciano il tempo che trovano, le azioni invece lasciano il segno nella moltitudine determinandone " l'esempio ".
Riprendendo Stella...certo è che il comportamento che hai assunto ( e qui mi associo a Reddina ) non poteva essere evitato.
Oggi dici col senno di poi...quindi ti è servito da insegnamento .
Da ciò non possiamo dire che la " bugia " che hai detto è negativa ( forse per quel momento) ma ha portato un risultato ben più grande secondo me.
Riprendendo Kael:
Citazione:
Domanda: siamo sicuri di saper "vedere" veramente le persone della nostra famiglia, o anche noi ci limitiamo a vederne solo il ruolo? Sappiamo cioè "estrapolare" Rita (come individuo) dal concetto di mamma (come archetipo), così da poterla vedere per quello che realmente è?
Credo che lo si possa fare nel momento in cui lo si sia fatto per noi stessi; staccati quindi dal Ruolo che ( ci ) hanno assegnato in quanto figlio, in quanto genitore, in quanto persona.
Non ricordo ( forse Stella mi potrebbe essere d'aiuto..... per comodità espositiva ) quel passo in cui Cristo si rivolge " alla sua famiglia" che l'attendeva fuori.....
Secondo Voi puo essere richiamato?
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Vecchio 17-04-2006, 19.55.41   #25
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Citazione:
Originalmente inviato da jezebelius
Ed è in questo senso che parlavo di " imposizione " di ruoli.
Molti dimenticano che hanno passato - anche se in tempi diversi - le medesime cose.
Cambia la Società, cambia la visione di questa ma di fondo rimane simile l'impostazione che si adopera per affrontare la vita.
Capisco che la famiglia è la Cellula base e va salvaguardata sotto determinati aspetti; va poi però assunta la certezza che la Famiglia( in senso di parentela ) " non è l'unica " a determinare le azioni o l'educazione dei figli.
Esiste anche una Grande Famiglia che è appunto la Società ovvero l'insieme di Famiglie in altri termini l'insieme di individui.
Esiste di fondo il rispetto che " deve " esser coltivato, per le altre persone e non solo per queste, per la Natura e per gli animali. Famiglia è anche questo.
Esistono insomma elementi e valori tali dai quali non si puo prescindere.
Le parole lasciano il tempo che trovano, le azioni invece lasciano il segno nella moltitudine determinandone " l'esempio ".
Riprendendo Stella...certo è che il comportamento che hai assunto ( e qui mi associo a Reddina ) non poteva essere evitato.
Oggi dici col senno di poi...quindi ti è servito da insegnamento .
Da ciò non possiamo dire che la " bugia " che hai detto è negativa ( forse per quel momento) ma ha portato un risultato ben più grande secondo me.


Credo che lo si possa fare nel momento in cui lo si sia fatto per noi stessi; staccati quindi dal Ruolo che ( ci ) hanno assegnato in quanto figlio, in quanto genitore, in quanto persona.
Non ricordo ( forse Stella mi potrebbe essere d'aiuto..... per comodità espositiva ) quel passo in cui Cristo si rivolge " alla sua famiglia" che l'attendeva fuori.....
Secondo Voi puo essere richiamato?

E' vero, esiste la famiglia allargata della società, ma se le cellule non sono "sane" come può il corpo essere sano???
Sono d'accordo che in famiglia si dovrebbe insegnare il rispetto per sè stessi, per gli altri e per la natura, ma giustamente non bastano le parole, ma le azioni per cui i genitori non possono predicare bene e razzolare male, quindi dipende anche dall'educazione e dai valori che hanno o che non hanno ricevuto loro stessi.
Essere genitori non è facile, ad essere genitori s'impara vivendo.
Gli errori che abbiamo fatto noi da figli, sicuramente i nostri figli li faranno anche loro perchè ognuno ha bisogno della propria esperienza personale, positiva o negativ, per crescere, ma quando c'è dialogo la famiglia funziona. Non funziona invece quando si fa come gli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia facendo finta che tutto va bene.

Quel passo in cui Gesù si rivolge alla sua "famiglia" che l'attendeva fuori si trova in Matteo al Cap. 12:46-50

"Mentre Gesù parlava ancora alle folle, ecco sua madre e i suoi fratelli che, fermatisi di fuori, cercavano di parlargli.
[E uno gli disse: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori che cercano di parlarti».]
Ma egli rispose a colui che gli parlava: «Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?»
E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!
Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre»."

In questo caso il suo ruolo non era quello di figlio di Maria, ma di Figlio di Dio per cui tutti quelli che fanno la volontà di Dio sono la sua famiglia.
Per noi significa uscire dai ruoli secondo gli archetipi di ciascuno di loro, per essere individui che nello stesso tempo sono figli, genitori, fratelli, sorelle, in pratica individui unici.

Ciao

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