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Vecchio 30-08-2009, 02.47.27   #1
webetina
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Predefinito La regina e il regno dei sogni impossibili

La regina e il regno dei sogni impossibili


Realizzai la messa in scena di questo regno in uno stage di biodanza, dove capitai per caso. L'inizio di questa vacanza fu pessimo, ma poteva andare ben peggio, coinvolta in un incidente stradale, evitato il peggio per un pelo, volevo fare subito dietro front. Ma pensando che a casa in pieno agosto sarebbe stato peggio, decisi di arrivare lo stesso sul posto. Contusioni varie mi tennero a letto e fuori dai lavori di gruppo. Ebbi per la visita il primo incontro. Un amico che non vedevo da tempo, medico, anche lui lì per vacanza. Dopo i primi giorni mi senti in grado di socializzare. Visto che non ero morta mi venne voglia di andare un po' fuori dai limiti. E cominciai proprio con la fantasia. Da premettere che avevo da poco fatto un corso di enneagramma che mi aveva preso tanto, proprio con la scuola di Narajo, un periodo di grande turbamento e novità ancora da digerire. Decisi di utilizzare lo strumento, un poco,senza troppo approfondire con chi si voleva prestare a farsi fare il tipo caratteriale, mi ero portata solo un libro divulgativo. Non era proprio serio ciò che feci, ma nessuno credo ne ebbe danno. Ne trovai diciotto in 12 giorni. Avevo anche da poco letto la storia dell'ego che cade quando è maturo. Mi ero detta ok, per diventare una persona più serena devo nutrire il mio ego consapevolmente, lo devo sfamare fino a sazietà, vediamo se mi placo. Ecco che mi venne in mente la domanda. Una domanda finalemente: che cosa poteva meglio,anzi, pienamente, appagare il desiderio di importanza, visibilità, potenza dal quale il mio essere non si poteva affarncare?
Indovinate la risposta che emerse dal profondo di me stessa: essere una regina.
Subito la mia fantasia dispiegò le ali. Ogni mattina , prima delle danze, o dopo, qualcuno si prestava per l'eneagramma, dopo di chè proposi loro se volevano entrare nel mio regno, mi ero appena proclamata regina. Il regno era da immaginare esteso per come era il posto incantevole che abitavamo, una collina sul mare vicino Riace. Posto migliore per simulare una cosa del genere non poteva esserci. Tra mucche a cavalli, scendere a piedi in spiaggia. O salire per sentieri boschivi, con ruderi che permettevano di sentirsi in un luogo veramente antico e lontano nel tempo. Avevo portato,
nel caso servissero, due abiti lunghi e leggeri. Di sera, finiti i lavori e saliti dal mare, ne indossavo uno e mi calavo nei pani di una regina. Una regina senza potere, ne denaro, ne consorte, tutto ciò in mezzo ad ottanta persone senza che quasi nessuno di accorgesse di nulla. Regina perchè si faceva carico delle responsabilità dei sudduti che non riuscivano a reggere il loro stesso peso . Potevano anche schernirmi, e cosi accadeva e si rideva. Volevano appuntamento con me per appartarsi un po' e chiedermi se potevo definire un po' la loro passione, a avere in custodia il loro sogno impossibile, anche il più vergognoso che fosse però il più vero. Tanto non era realizzabile. Era un gioco, in rapporto al loro sogno, davo loro un ruolo nel regno, il primo dato fu quello di guardia della mia persona, Kevin ovviamente, Un ingegnere fiorentino che si calò subito nel ruolo con immensa simpatia. Gli sarò sempre grata per le risate fatte. Mi aiutava a scendere dai muri, mi portavano la sera aletto a spalla , tanti di loro, magari mi poggiavano a terra anziché sul materasso. Ma era qualcosa di magico che stava accadendo. Altre furono sirene, abitavano nello specchio d'acqua che la sera la luna faceva diventare il mare sotto la collina. Nettuno fu colui che voleva essere alto forte e buono. Colui che in ufficio era antipatico e mal visto fece il calzolaio delle damigelle, il suo sogno era diventare il preferito dalle donne. In prativa seguivo certi segnali che mi arrivavano da soli da ognuno delle persone che si ponevano in assoluta rilassatezza e apertura , davanti a me. Accaddero dei miracoli, man mano la cosa era sempre più seria, e meno presa a gioco. Alla voglia dello scherzo subentrò un prendere contanto con parti sempre più profonde dei giocatori, e cominciammo a provare felicità. Una felicità che magnetizzava il resto del gruppo che non sapeva ciò che accadeva ad alcuni di noi. Il conduttore sapeva e mi lasciava fare, mi disse, poi mi spiegherai cosa combini, mi aiuti a tenere il gruppo. Tre scelsero di fare la famiglia. Tre che si conoscevano appena guidati dalla fiducia nel gioco e accomunati dal desiderio di ritornare indietro nel tempo. La mamma, il papà e la figlia. Erano scene incredibili. Non era teatro, o psicodramma, ma molto di più. Erano se stessi in quelle ore nel vestire quei ruoli e i loro vicini di tenda erano increduli nel vederli recitare. Una donna mi chiese di essere anche lei regina, dissi che poteva ma che allora doveva farsi da sola il suo regno. Non era contenta, visto il tipo invidia che era, le diedi il ruolo di confidente della regina. Le andò benissimo. Il pettegolezzo fine a se stesso non doveva esistere.
Mi fermo qui nel racconto della esperienza. Voglio solo dire che realizzai pienamente la sensazione del riconoscimento, del valore di me stessa. Fui una regina pienamente riconosciuta.I miei canali intuitivi erano aperti al massimo, il chacra del cuore aperto come se mi avessero messo i divaricatori. E alla fine della vacanza diedi loro un compito associato al sogno che potevano iniziare tornati a casa, questo li avrebbe preparati per una prossima vita, ma sapevano che era solo un modo per dire che c'è sempre qualcosa del nostro sogno che può essere da subito realizzato. Al ragazzo mal visto in ufficio suggerii di mettere nella sua scrivania dei fiori, un po di musica nella stanza , un frigorifero con delle cose da offrire per i colleghi, magari risultava simpatico, ci provò davvero e mi mandò dei dischi che mi piacevano per ringraziarmi. Restano in contatto con me per qualche tempo. Poi man mano ho chiuso i canali, perso quella felicità, ma me ne è rimasto il ricordo, e l'avere sperimentato per una volta il pieno nutrimento del mio ego, pur man mano in quei giorni essermi sentita una sempre più umile regina.



In bacheca la proposta nel caso Uno ne volesse fare qualcosa, ovviamente nei limiti della spazio virtuale.

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Vecchio 30-08-2009, 04.26.31   #2
nikelise
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La regina e il regno dei sogni impossibili


Realizzai la messa in scena di questo regno in uno stage di biodanza, dove capitai per caso. L'inizio di questa vacanza fu pessimo, ma poteva andare ben peggio, coinvolta in un incidente stradale, evitato il peggio per un pelo, volevo fare subito dietro front. Ma pensando che a casa in pieno agosto sarebbe stato peggio, decisi di arrivare lo stesso sul posto. Contusioni varie mi tennero a letto e fuori dai lavori di gruppo. Ebbi per la visita il primo incontro. Un amico che non vedevo da tempo, medico, anche lui lì per vacanza. Dopo i primi giorni mi senti in grado di socializzare. Visto che non ero morta mi venne voglia di andare un po' fuori dai limiti. E cominciai proprio con la fantasia. Da premettere che avevo da poco fatto un corso di enneagramma che mi aveva preso tanto, proprio con la scuola di Narajo, un periodo di grande turbamento e novità ancora da digerire. Decisi di utilizzare lo strumento, un poco,senza troppo approfondire con chi si voleva prestare a farsi fare il tipo caratteriale, mi ero portata solo un libro divulgativo. Non era proprio serio ciò che feci, ma nessuno credo ne ebbe danno. Ne trovai diciotto in 12 giorni. Avevo anche da poco letto la storia dell'ego che cade quando è maturo. Mi ero detta ok, per diventare una persona più serena devo nutrire il mio ego consapevolmente, lo devo sfamare fino a sazietà, vediamo se mi placo. Ecco che mi venne in mente la domanda. Una domanda finalemente: che cosa poteva meglio,anzi, pienamente, appagare il desiderio di importanza, visibilità, potenza dal quale il mio essere non si poteva affarncare?
Indovinate la risposta che emerse dal profondo di me stessa: essere una regina.
Subito la mia fantasia dispiegò le ali. Ogni mattina , prima delle danze, o dopo, qualcuno si prestava per l'eneagramma, dopo di chè proposi loro se volevano entrare nel mio regno, mi ero appena proclamata regina. Il regno era da immaginare esteso per come era il posto incantevole che abitavamo, una collina sul mare vicino Riace. Posto migliore per simulare una cosa del genere non poteva esserci. Tra mucche a cavalli, scendere a piedi in spiaggia. O salire per sentieri boschivi, con ruderi che permettevano di sentirsi in un luogo veramente antico e lontano nel tempo. Avevo portato,
nel caso servissero, due abiti lunghi e leggeri. Di sera, finiti i lavori e saliti dal mare, ne indossavo uno e mi calavo nei pani di una regina. Una regina senza potere, ne denaro, ne consorte, tutto ciò in mezzo ad ottanta persone senza che quasi nessuno di accorgesse di nulla. Regina perchè si faceva carico delle responsabilità dei sudduti che non riuscivano a reggere il loro stesso peso . Potevano anche schernirmi, e cosi accadeva e si rideva. Volevano appuntamento con me per appartarsi un po' e chiedermi se potevo definire un po' la loro passione, a avere in custodia il loro sogno impossibile, anche il più vergognoso che fosse però il più vero. Tanto non era realizzabile. Era un gioco, in rapporto al loro sogno, davo loro un ruolo nel regno, il primo dato fu quello di guardia della mia persona, Kevin ovviamente, Un ingegnere fiorentino che si calò subito nel ruolo con immensa simpatia. Gli sarò sempre grata per le risate fatte. Mi aiutava a scendere dai muri, mi portavano la sera aletto a spalla , tanti di loro, magari mi poggiavano a terra anziché sul materasso. Ma era qualcosa di magico che stava accadendo. Altre furono sirene, abitavano nello specchio d'acqua che la sera la luna faceva diventare il mare sotto la collina. Nettuno fu colui che voleva essere alto forte e buono. Colui che in ufficio era antipatico e mal visto fece il calzolaio delle damigelle, il suo sogno era diventare il preferito dalle donne. In prativa seguivo certi segnali che mi arrivavano da soli da ognuno delle persone che si ponevano in assoluta rilassatezza e apertura , davanti a me. Accaddero dei miracoli, man mano la cosa era sempre più seria, e meno presa a gioco. Alla voglia dello scherzo subentrò un prendere contanto con parti sempre più profonde dei giocatori, e cominciammo a provare felicità. Una felicità che magnetizzava il resto del gruppo che non sapeva ciò che accadeva ad alcuni di noi. Il conduttore sapeva e mi lasciava fare, mi disse, poi mi spiegherai cosa combini, mi aiuti a tenere il gruppo. Tre scelsero di fare la famiglia. Tre che si conoscevano appena guidati dalla fiducia nel gioco e accomunati dal desiderio di ritornare indietro nel tempo. La mamma, il papà e la figlia. Erano scene incredibili. Non era teatro, o psicodramma, ma molto di più. Erano se stessi in quelle ore nel vestire quei ruoli e i loro vicini di tenda erano increduli nel vederli recitare. Una donna mi chiese di essere anche lei regina, dissi che poteva ma che allora doveva farsi da sola il suo regno. Non era contenta, visto il tipo invidia che era, le diedi il ruolo di confidente della regina. Le andò benissimo. Il pettegolezzo fine a se stesso non doveva esistere.
Mi fermo qui nel racconto della esperienza. Voglio solo dire che realizzai pienamente la sensazione del riconoscimento, del valore di me stessa. Fui una regina pienamente riconosciuta.I miei canali intuitivi erano aperti al massimo, il chacra del cuore aperto come se mi avessero messo i divaricatori. E alla fine della vacanza diedi loro un compito associato al sogno che potevano iniziare tornati a casa, questo li avrebbe preparati per una prossima vita, ma sapevano che era solo un modo per dire che c'è sempre qualcosa del nostro sogno che può essere da subito realizzato. Al ragazzo mal visto in ufficio suggerii di mettere nella sua scrivania dei fiori, un po di musica nella stanza , un frigorifero con delle cose da offrire per i colleghi, magari risultava simpatico, ci provò davvero e mi mandò dei dischi che mi piacevano per ringraziarmi. Restano in contatto con me per qualche tempo. Poi man mano ho chiuso i canali, perso quella felicità, ma me ne è rimasto il ricordo, e l'avere sperimentato per una volta il pieno nutrimento del mio ego, pur man mano in quei giorni essermi sentita una sempre più umile regina.



In bacheca la proposta nel caso Uno ne volesse fare qualcosa, ovviamente nei limiti della spazio virtuale.
Sogni : bene ma partiamo dalla realta ' o meglio dal ricordo della realta' che poi e' un sogno.
Conosco molto bene Riace .
I miei vengono da li' vicino .
Conosco quella spiaggia, quella volta libera, deserta, a ridosso della statale jonica .
Bastava fermarsi al margine della strada togliersi la maglietta ,il costume era perennemente addosso ,fare 150 metri tra spine e sabbia bianca per fare un tuffo nell'azzurro trasparente .
Ci sono degli scogli affioranti , isolati , a pochi metri da riva in quella spiaggia, in un fondale di sola sabbia che rende il mare di un azzurro turchino.
Ho passato le estati della mia infanzia in quei posti insieme ad una carovana di cugini.
A ferragosto tradizione voleva che si facesse una gita proprio in quella spiaggia libera e selvaggia , parlo di qualche decennio fa , non so com'e' ora, per raccogliere i ricci di mare che erano facili da raggiungere su quegli scogli affioranti.
Poi li mangiavamo li' con pane del luogo , un pane speciale ed il vino anche quello speciale ,sulla sabbia sotto al sole dell'una ...alla fine ubriachi con centinaia di ricci colorati viola blu rossi da portare a casa.
Bene, li' e' nata la mia passione infinita per il mare .
Il mare una passione infinita ed un sogno che rivivo ogni estate in un altro mare un po' diverso ma altrettanto bello ,il mare della Dalmazia che navigo sino a Dubrovnik ogni estate .
Non torno a Riace e dintorni da 12 anni , quasi non voglio tornarci perche' so che sarebbe tutto diverso da quello che ho vissuto : cugini ed amici non ci sono piu' e se ci sono e' comunque cambiato tutto .
Vivo gli stessi odori della macchia mediterranea in un altro mare e faccio finta di essere la' : i cespugli , le spine ,le aridita' gli odori sono quasi gli stessi .
Sono riuscito dopo molti anni a rivivere queste sensazioni riprendendo tutte le cose che facevo da ragazzino quando da solo alle 6,30 di mattina ( nessun cugino mi seguiva a quell'ora) , quando il mare era una tavola prima che il maestrale , dalle 12 circa in poi, lo sconvolgesse come ogni giorno , con pinne maschera tubo e fiocina a piedi scalzi per non perdere le infradito facevo un km a piedi sulla spiaggia deserta per andare in un presunto posto piu' pescoso degli altri brulicante di polipi da pescare.... nella mia immaginazione .
Ho ripreso a fare tutto quello che facevo, dalla pesca in apnea alla navigazione che allora era su un gozzo da pesca di uno zio .
Ero sulla spiaggia di Riace quando ripescarono i Bronzi allora incrostati di molluschi ben lontani dalla magnificenza di oggi.
Tornero' in quei posti presto perche' i miei figli devono respirare quei luoghi dove stanno parte delle loro radici .

Il mio sogno e' di poter continuare a vivere il mare d'estate nel modo in cui lo faccio ora e per quanto posso anche d'inverno fino alla fine dei miei giorni .

Grazie per avermi ricordato RIACE .

Ultima modifica di nikelise : 30-08-2009 alle ore 04.30.23.
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Vecchio 30-08-2009, 14.53.09   #3
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Che fortuna Nikelise avere avuto tale meravigliosa opportunità da ragazzo. Un tale vissuto, che ti ha visto anche da solo felice , perso in mezzo alla natura quasi selvaggia di quelle spiaggie, è di quelli secondo me che ti radica profondamente poi nella vita reale. Ho respirato profondamente nel leggere una pagina così intensa e vera soprattutto, altro che sogno... E dire che avevo dubitato di te .
E poi,direi che tu lo hai già realizzato il tuo sogno, se sei potuto ritornare a fare ancora ciò che più era bello per te. Nella esperienza della regina , incontrai due persone ben realizzate, proprio loro non avevano sogni impossibili.

Ultima modifica di webetina : 30-08-2009 alle ore 15.03.58.
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