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Vecchio 26-12-2010, 13.47.36   #1
Sole
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Predefinito Le dieci parole proibite

Metto qui questa specie di decalogo.
L'ho trovato molto carino ed utile da esaminare interamente, una sorta di buone regole per diventare responsabili ed adulti anche, ma non solo, all'interno di una comunità.


Non ho voglia

Non tocca a me

Non mi piace

Non mi sento

Non mi va

Sono stanco

Non posso

Pensa ai fatti tuoi

Non sono capace

Lasciami in pace
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Vecchio 26-12-2010, 13.52.00   #2
Sole
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Non ho voglia

Partiamo dalla prima?
In fondo poi ognuna è legata a doppio nodo all'altra.
Quante volte lo diciamo e quante occasioni perdiamo e treni che passano. Alla fine "non ho voglia" quante volte è solo un atteggiamento mentale e quante invece è davvero mancanza di energia per fare. E cosa cambia all'interno di noi, e del corpo, nelle emozioni e sensazioni e in generale nel vissuto della situazione ogni volta che è un atteggiamento oppure no ernergia?
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Vecchio 26-12-2010, 21.47.53   #3
Grey Owl
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Non ho voglia
Partiamo dalla prima?
Non ho voglia di parlarne, ma mi sforzo di farlo. Questo è un'esempio di quando pronuncio a me stesso la parola "non ho voglia". Questo sentimento è presente ogni volta che non trovo un vero stimolo in quello che sento dover fare.

Le due forze antagoniste sono la ragione ed il sentimento, la prima mi impone di fare mentre la seconda si oppone con affermazioni del tipo "non ho voglia".

Non so se ho perso treni in passato oppure occasioni irripetibili, però concordo nel pensare che sia sopratutto un atteggiamento mentale.

Sospetto che siamo capaci di energie sopite e nascoste che manco sappiamo di avere, al contrario penso che sia un vizio della mente quello di affermare troppo spesso "non ho voglia".

Cosa cambia all'interno di noi, e del corpo, nelle emozioni e sensazioni?Che domanda da un milione di dollari! Sole, se conosci la risposta mi piacerebbe conoscerla.

A parte la mia curiosità, penso che sia il diverso approccio verso il fare che cambia la parola da "proibita" a propositiva. Anzi non ci si pone neanche la domanda, si fa e basta.

Provo a dare una spiegazione, il "non ho voglia" è una parola ripetuta nella propria mente, un mantra negativo per indurci a rimandare il fare. Questa parola proibita ha la funzione di giustificare a noi stessi che decidiamo di non fare perchè appunto non abbiamo voglia. In realtà è una fuga dalle nostre azioni e sopratutto dalla responsabilità che abbiamo verso noi stessi di fare ogni giorno il meglio per noi stessi, per onorare il nostro esserci, questa ultima frase ha una forte connotazione mistica, mi è uscita così.
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Vecchio 26-12-2010, 23.08.29   #4
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Le due forze antagoniste sono la ragione ed il sentimento, la prima mi impone di fare mentre la seconda si oppone con affermazioni del tipo "non ho voglia".
Sospetto che a dire si e/o no sia sempre la mente. Il senso di colpa dirige verso il il dovere o il fare e la pigrizia mentale porta verso l'inerzia. In quel caso il senso di colpa potrebbe essere utilizzato a nostro vantaggio per una spinta interna consapevole a muoversi.
Quote:


Sospetto che siamo capaci di energie sopite e nascoste che manco sappiamo di avere, al contrario penso che sia un vizio della mente quello di affermare troppo spesso "non ho voglia".
Si lo credo anche io, è un'abitudine all'inerzia, al risparmio energetico.
Quote:


Cosa cambia all'interno di noi, e del corpo, nelle emozioni e sensazioni?Che domanda da un milione di dollari! Sole, se conosci la risposta mi piacerebbe conoscerla.
Non conosco la tua risposta, ma la domanda verteva più su un'osservazione del cambiamento che apporta una "messa in moto". Ma in effetti possiamo parlarne nel thread dell'inerzia di questo aspetto.
Quote:


In realtà è una fuga dalle nostre azioni e sopratutto dalla responsabilità che abbiamo verso noi stessi di fare ogni giorno il meglio per noi stessi, per onorare il nostro esserci, questa ultima frase ha una forte connotazione mistica, mi è uscita così.
E la trovo appropriata, noi abbiamo delle responsabilità verso noi stessi.
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Vecchio 26-12-2010, 23.59.05   #5
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Non ho voglia


Partiamo dalla prima?
Il “Non ho voglia” credo possa nascere dal perdere una motivazione che può essere conseguenza di un sentimento o un'emozione negativa di lì la dispersione di energia che porta sino all'immobilismo
.
Il senso di poter essere o poter raggiungere un obiettivo spinge, ma una volta persa questa convinzione, nasce il “non ho voglia”.

Ciò che spinge secondo me è la gioia di poter riuscire, di poter essere all'altezza della tal cosa, ma se appena nasce il dubbio di non riuscire può divenire un peso il dover di accettare che non è così e quel peso può schiacciare e creare l’inerzia. (altra dispersione di energia)

I sensi di colpa possono peggiorare la situazione ed impedire il movimento se vissuti con un ulteriore peso da portare, oppure possono generare rabbia con conseguente movimento negativo, durevole solo il tempo di averla consumata.

Il “non ho voglia” può essere il modo di difendersi da qualcosa che fa soffrire, oppure una ripicca per un mancato scambio energetico.



(ho provato ad essere impersonale ma non so se sono riscita)
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Vecchio 27-12-2010, 00.25.26   #6
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Non ho voglia

Partiamo dalla prima?

..... Alla fine "non ho voglia" quante volte è solo un atteggiamento mentale e quante invece è davvero mancanza di energia per fare. E cosa cambia all'interno di noi, e del corpo, nelle emozioni e sensazioni e in generale nel vissuto della situazione ogni volta che è un atteggiamento oppure no ernergia?
Dal mio punto di vista "non ho voglia" significa più non avere la volontà per fare , qualunque sia il motivo, (di solito pigrizia ...) piuttosto che reale mancanza di energia, anche se sicuramente le cose vanno a braccetto e a furia di non aver voglia e di non fare si crea un circolo vizioso, per cui l'energia ristagna e non circolando fa sentire stanchi e si ha sempre meno voglia di fare. Alla fine, quando non ho voglia, l'unica cosa che mi fa muovere è una spinta iniziale (che poi se non ho capito male è un po' quello che diceva Uno nel thread dell'inerzia).

Ma quando inizio a fare una cosa che mi piace, o che ho voglia di fare, anche se la spinta c' è lo stesso, mi sembra che mi costi meno energia di quando non ho voglia e mi forzo per iniziare a fare....
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Vecchio 27-12-2010, 00.30.54   #7
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Quindi Gris, tu pensi/dici che il non aver voglia nascerebbe da un'insicurezza del risultato? Se la mente non ha certezza del risultato, non è stimolata a mandare il comando del movimento, una cosa del genere? Se interpreto bene questo apre a delle considerazioni sull'impegno e sull'andare in fondo alle cose non per la vittoria ma per il miglior risultato.

Il miglior tornaconto che si possa ottenere è la qualità dell'impegno che si mette nelle cose al di la del risultato finale.

Per cui è interessante valutare anche il meccanismo/atteggiamento che proponi.
Con che stimolo si può cambiare un atteggiamento che dice: non faccio se non ho la certezza di vincere?

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I sensi di colpa possono peggiorare la situazione ed impedire il movimento se vissuti con un ulteriore peso da portare, oppure possono generare rabbia con conseguente movimento negativo, durevole solo il tempo di averla consumata.
Ti ricordi la discussione sui sensi di colpa? Si era arrivati a dire che addirittura ci sono utili se conosciuti e sfruttati. In quel senso parlavo dell'usarlo.
Il solito discorso se ti lasci usare da loro ti distruggono, se impari a conoscerli li puoi usare a tuo vantaggio.
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Vecchio 27-12-2010, 00.47.55   #8
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Quindi Gris, tu pensi/dici che il non aver voglia nascerebbe da un'insicurezza del risultato? Se la mente non ha certezza del risultato, non è stimolata a mandare il comando del movimento, una cosa del genere? Se interpreto bene questo apre a delle considerazioni sull'impegno e sull'andare in fondo alle cose non per la vittoria ma per il miglior risultato.

Il miglior tornaconto che si possa ottenere è la qualità dell'impegno che si mette nelle cose al di la del risultato finale.

Per cui è interessante valutare anche il meccanismo/atteggiamento che proponi.
Con che stimolo si può cambiare un atteggiamento che dice: non faccio se non ho la certezza di vincere?

Faccio come Posso
Quote:


Ti ricordi la discussione sui sensi di colpa? Si era arrivati a dire che addirittura ci sono utili se conosciuti e sfruttati. In quel senso parlavo dell'usarlo.
Il solito discorso se ti lasci usare da loro ti distruggono, se impari a conoscerli li puoi usare a tuo vantaggio.
no me la sono persa
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Vecchio 27-12-2010, 01.05.03   #9
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Rigiro questa frase e domanda di modo da dimostrare che non era personale ma provocatoria di una risposta inerente a thread.
.
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Per cui è interessante valutare anche il meccanismo/atteggiamento che proponi.
Con che stimolo si può cambiare un atteggiamento che dice: non faccio se non ho la certezza di vincere?
Se il" non voglio" scaturisce dalla paura di perdere come propone Gris nella sua analisi, con quale contro atteggiamento mentale ci si può autoprovocare lo stimolo interiore a fare?

E' abbastanza diffiicile mi pare...

Anche se alla fine è solo uno mi sa l'atteggiamento da tenere... fare e basta. Quando si fa poi il resto si scopre, nel senso che facendo si svelano molti misteri.
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Vecchio 27-12-2010, 01.10.23   #10
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Mi sa che non era in sensi di colpa che si diceva, non mi ricordo dove... comunque anche se nadiamo un pò fuori per un attimo, se ci pensi il senso di colpa è un segnale che se ascoltato ti dice cosa sta accadendo e se lo sai, quello che accade in te, puoi di conseguenza muoverti in base a ciò che ti suggerisce.
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Vecchio 27-12-2010, 01.18.21   #11
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Mi sa che non era in sensi di colpa che si diceva, non mi ricordo dove... comunque anche se nadiamo un pò fuori per un attimo, se ci pensi il senso di colpa è un segnale che se ascoltato ti dice cosa sta accadendo e se lo sai, quello che accade in te, puoi di conseguenza muoverti in base a ciò che ti suggerisce.
Bon intanto lo sto rileggendo il thread in caso ti ri-quoto di là e continuo là perchè mica mi è ancora entrata bene sta cosa, grazie
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Vecchio 27-12-2010, 11.03.59   #12
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Non ho voglia significa "non prevedo un tornaconto di goduria girandomi l'idea di fare sta cosa"
Ho voglia significa "ho già incassato, almeno parzialmente, il tornaconto di goduria che immagino rigirandomi l'idea di fare sta cosa".


Meglio non aver voglia...
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Vecchio 27-12-2010, 11.27.06   #13
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...

Meglio non aver voglia...
e fare?

Quindi tu dici che se si ha voglia di fare qualcosa è perchè già si pregusta il risultato? (quello che il risultato produrrà in termini di goduria?)


Pero' se è davvero cosi, un viaggio, un qualsiasi cosa si abbia voglia di fare diventa solo il mezzo per procurarsi godimento (che già si immagina, si cerca di riprodurre quello stato di soddisfacimento)... mi pare una condizione un po' triste, anche se il ragionamento non fa una piega.
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Vecchio 27-12-2010, 18.36.07   #14
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e fare?

Quindi tu dici che se si ha voglia di fare qualcosa è perchè già si pregusta il risultato? (quello che il risultato produrrà in termini di goduria?)


Pero' se è davvero cosi, un viaggio, un qualsiasi cosa si abbia voglia di fare diventa solo il mezzo per procurarsi godimento (che già si immagina, si cerca di riprodurre quello stato di soddisfacimento)... mi pare una condizione un po' triste, anche se il ragionamento non fa una piega.
Beh, mica è un male procurarsi godimento. Comunque "aver voglia" con quello c'entra.
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Vecchio 27-12-2010, 21.22.00   #15
Sole
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E' chiaro che si fa per ottenere qualcosa, ma non è un male, l'ozio, la paura di vincere o perdere, il che facciano gli altri ecc ecc con mille altre sfumature è più dannoso di un muoversi solo per ottenere un risultato.
Il non voglio che vuole intendere sopra il decalogo indica proprio "muovi il fondoschiena" invece che oziare.

E' che anche cose che poi provocano o anticipano un godimento non si ha voglia di procurarsele.
Il punto è proprio la fatica di procurarsele...
Non si ha voglia di fare per ottenere. Ma si vuole eccome il risultato finito che fa godere. E' la preparazione che non fa godere per cui non si ha voglia di fare per... E' questo tipo di "non voglio" che stanno indicando secondo me.
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Vecchio 27-12-2010, 23.48.47   #16
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E' che anche cose che poi provocano o anticipano un godimento non si ha voglia di procurarsele.
Il punto è proprio la fatica di procurarsele...
.
Mi ha colpito e fatto pensare questa parte, è vero non si vuole fare fatica nemmeno per cose che alla fine producono godimento, ci si lamenta per la fatica come se si stesse lavorando per qualcun'altro e non per se stessi.
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Vecchio 28-12-2010, 00.28.38   #17
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E' chiaro che si fa per ottenere qualcosa, ma non è un male, l'ozio, la paura di vincere o perdere, il che facciano gli altri ecc ecc con mille altre sfumature è più dannoso di un muoversi solo per ottenere un risultato.
Il non voglio che vuole intendere sopra il decalogo indica proprio "muovi il fondoschiena" invece che oziare.

E' che anche cose che poi provocano o anticipano un godimento non si ha voglia di procurarsele.
Il punto è proprio la fatica di procurarsele...
Non si ha voglia di fare per ottenere. Ma si vuole eccome il risultato finito che fa godere. E' la preparazione che non fa godere per cui non si ha voglia di fare per... E' questo tipo di "non voglio" che stanno indicando secondo me.
Ah sisi, o c'è godimento nel fare o non si ha voglia. Meglio tenersi quello scarso godimento (che poi è solo non dolore) del far nulla.

Vabbeh, però è anche vero che chiunque in questo forum avrà sperimentato anche il non aver voglia e fare lo stesso... prima o poi tocca a tutti. Se, come avete detto, ci si immerge a sufficienza in quel fare poi la voglia (e il godimento) arriva. Ma il reale cambiamento è quando il non ho voglia non compare proprio quando siamo di fronte ad un dovere.
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Vecchio 28-12-2010, 00.43.14   #18
griselda
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Vabbeh, però è anche vero che chiunque in questo forum avrà sperimentato anche il non aver voglia e fare lo stesso... prima o poi tocca a tutti. Se, come avete detto, ci si immerge a sufficienza in quel fare poi la voglia (e il godimento) arriva. Ma il reale cambiamento è quando il non ho voglia non compare proprio quando siamo di fronte ad un dovere.
Hai toccato un punto importante per me perchè a volte sono convinta di non aver voglia, e siccome faccio lo stesso, mi rendo conto che la mancanza di voglia, non è vera "non voglia", ma era come una memoria di "non voglia" (chiedo scusa per le ripetizioni) che nel momento in cui faccio sparisce si disintegra.

Mentre davanti ad un dovere che non mi va, pare di dover fare con un peso al collo e con un mostro da tenere al guinzaglio, anzi presente l'Idra con tutte quelle teste? Ecco ne taglio una e ne cresce un'altra e via, via così, in quel caso mi tocca aspettare e poi però non so come ancora dopo un po' trovo la voglia.
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Vecchio 28-12-2010, 00.43.45   #19
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Se contiamo tutti i "non ho voglia" ne vien fuori che mediamente viviamo (e son generoso) il 5% della nostra esistenza. Il restante 95% lo passiamo nel "non ho voglia", nell'apatia, nella meccanicità senza stimoli.
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Vecchio 30-12-2010, 23.55.39   #20
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Non tocca a me!

- E' sporco lì. - Non tocca a me, non l'ho sporcato io.
- C'è da lavare i piatti e chi è di turno non può. - Non tocca a me, che faccia qualcun altro.
- ecc ecc

Non tocca a me - non mi tocca.
Se una cosa non ci tocca direttamente nei nostri interessi allora non tocca a noi, ce ne freghiamo delle conseguenze che poi ricadono sugli eventi.
Però vivere in una comunità implica una serie di "toccamenti" comuni e condivisi che sono piccole responsabilità che uniscono le persone gli uni con gli altri.
A volte è chiaro che un "non tocca a me" è doveroso se le circostanze lo richiedono, ad esempio qualora qualcuno si approfitti di certe situazioni, ma escludendo questo caso secondo voi un "non tocca a me" è uno scaricarsi di responsabilità?
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A volte è chiaro che un "non tocca a me" è doveroso se le circostanze lo richiedono, ad esempio qualora qualcuno si approfitti di certe situazioni, ma escludendo questo caso secondo voi un "non tocca a me" è uno scaricarsi di responsabilità?
In questo caso semmai è doveroso dire "tocca a te"... almeno ti assumi la responsabilità di dirlo. Ma se ti limiti a dire non tocca a me e lasci intendere, figurati, tutti in camper.
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Vecchio 31-12-2010, 01.27.11   #22
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.................
secondo voi un "non tocca a me" è uno scaricarsi di responsabilità?
Sicuramente si, ci vedo anche scarsa volontà di cooperazione ed un volersi estraniare dal resto della comunità, ma mi pare che il non toccarci direttamente sia più mentale che reale, perchè se non tocca a me, ma nessuno lava i piatti, le conseguenze le pago anch'io.. penso che questa cosa valga per tutto anche se a livelli diversi, ad esempio quando inquiniamo il pianeta , la cosa sembra non toccarci direttamente, in realtà le conseguenze poi le paghiamo tutti.
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Vecchio 31-12-2010, 02.09.34   #23
griselda
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Predefinito Non tocca a me

A me da l'idea di poca unità. Non credo abbia a che vedere con la responsabilità se non quella di un gruppo o legata alla società mi deresponsabilizzo perchè secondo il mio giudizio non c'è equità.
In pratica non vi è amore e la mancanza di questo collante fa si che ci sia all'interno di un gruppo/società disarmonia per cui invece di andarsi incontro ci si slega, ci si sente come se ci si dovesse difendere da...gli altri che possono essere visti come approffittatori.
In pratica è una mancanza nostra di amore ed un profondo egoismo.
Poi però ci può essere che se viene stabilito a priori che uno debba fare una cosa nell'ambito di un gruppo/società allora il "non tocca a me" possa essere giusto farlo rilevare ma per il bene comune nel caso non ci fossero cambiamenti lavorare per il gruppo/società è sempre lavorare per noi, per cui quella frase non ha senso di esistere in questi ambiti.
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Vecchio 31-12-2010, 19.30.18   #24
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perchè se non tocca a me, ma nessuno lava i piatti, le conseguenze le pago anch'io.. penso che questa cosa valga per tutto anche se a livelli diversi, ad esempio quando inquiniamo il pianeta , la cosa sembra non toccarci direttamente, in realtà le conseguenze poi le paghiamo tutti.
Infatti. E' il fregarsene delle conseguenze la questione. Non guardare più in là del proprio naso. E' lo stesso discorso ceh si fa quando non si fa la ricevuta fiscale. Se gli altri non la fanno perchè devo farla io? Non tocca a me cambiare il mondo. Invece non è così. Tocca ad ognuno cambiare il mondo.
La comunità non è un circolo ristretto di persone ma il mondo è comunità. L'Universo è comunità. Ma rimanedo nel piccolo.. anche solo la città dove siamo è comunità. Quindi pagare il biglietto dell'autobus, ad esempio, tocca a me ogni volta. E se non lo faccio le conseguenze le pago io e tutti a caduta fino a tornare a me centuplicate.
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Vecchio 31-12-2010, 19.34.49   #25
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E se non lo faccio le conseguenze le pago io e tutti a caduta fino a tornare a me centuplicate.
Spiego meglio questa frase.
Se oggi non pago il biglietto. Domani qualcun altro non lo farà domani ancora non lo faranno altri 10 ecc. Oggi il controllore potrebbe essere clemente perchè sono solo io e posso averlo dimenticato. Ma ho dato inizio ad una catena di eventi, di atteggiamenti. Tra 10 anni chi non lo paga saranno diventati centinaia e il controllore allora sarà centinaia di volte più severo e prima o poi mi troverà e dovrò pagare le conseguenze degli eventi che ho partecipato a causare.

Non tocca a me è una pigrizia e una limitatezza di vedute molto triste.
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