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Vecchio 14-01-2008, 15.12.23   #1
Uno
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Predefinito Il valore delle cose

La legge economica ci aiuta in parte: tanto più una cosa è rara o a noi poco accessibile, tanto più per noi è importante.
Però non regola tutte le nostre cose interiori, ci sono delle eccezioni sulla valutazione dell'importanza delle cose.
Se è vero che daremo molta importanza al mangiare dopo aver vissuto la fame vera, capita pure che siamo ingordi perchè fin da piccoli ipernutriti.
Se è vero che cerchiamo amore se ne abbiamo avute delle carenze, capita pure che abituati a riceverne molto (esperienza fortunata in famiglia) lo pretendiamo anche da chi non è capace di darne.

Soprattutto l'ultimo esempio apre uno scenario, la differenza di valore che diamo a oggetti ed azioni su basi quasi arbitrarie, faccio degli esempi:
Se Gino mi regala un quadro di Picasso, al 90% penso all'immenso valore del quadro
Se Picasso mi regala un quadro vedo il quadro.....

in sostanza l'oggetto regalato è lo stesso, compreso il valore dato, ma questo passa in secondo piano se è qualcosa che si reputa facile al donatore.

Non è finito, ma voglio lasciarvi metabolizzare ed esplorare da soli senza "suggerimenti".

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Vecchio 14-01-2008, 16.10.10   #2
dafne
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Muble muble
E' un pò come avere da anni un orologio nel cassetto, non ce lo ricordiamo,non sappiamo praticamente di averlo ma se un amico o un pinco qualsiasi lo vuole ecco che all'improvviso ci sembra tanto importante da non potercene privare. Quindi finchè è nostro non ha alcun valore ma se ce lo chiedono, immediatamente (beh può capitare) pensiamo che deve avere un valore enorme. Ci stà come esempio?
Possiamo dire che il valore che diamo alle cose dipende in piccola parte dal suo valore reale e molto sia dal valore che gli danno gli altri sia il valore che gli diamo noi?
Stavo pensando al tuo esempio sull'amare, se ne ho avuto tanto fin da piccolo potrei, diciamo, darlo per scontato in un certo senso e non dargli il suo giusto valore? mentre se non ne ho avuto la fatica per conquistarlo mi ha insegnato a dargli un valore molto alto?
In buona sostanza se raggiungere un obiettivo o una cosa ci "costa" poco, lo virgoletto perchè non intendo solo un dispendio economico,daremo a questa stessa cosa un valore basso? Se Picasso mi regala un suo quadro io penserò a un amico dotato che mi ha regalato un quadro, se Pino mi regala un Picasso penso a quanto, appunto, gli sia costato quel quadro. Se mi hanno amato tanto da bambino e non ho mai sperimentato il dolore per non essere stato compreso e amato non riuscirò mai a capire perchè Tizio non riesca ad amarmi come dico io e non riuscirò a comprendere i suoi sforzi per venirmi incontro perchè per me sono, ehm, ovvi?
Faccio un esempio pratico, finchè non mi sono ritrovata a gestire la mia famiglia da sola il denaro per me ha sempre avuto un valore scarso,non che lo butto via ma a volte sono troppo generosa, sia conme che con gli altri. Ora, se da una parte va bene, perchè non bisogna essere condizionati dal dio denaro, dall'altra è stato un grosso guaio perchè dare quando non si può ha degli strascichi, come tutti sanno, lunghi e dolorosi. Il valore del denaro mi è ancora un pò distante (eh non sarò mai una formica...) ma vivendo sulla mia pelle il problema di non averne e quindi di doverlo conquistare ecco che ha assunto un valore maggiore. Ma come stabilire il punto d'equilibrio? Come se non vivendo non dico gli estremi ma almeno andandoci vicino? Questo sarebbe esplicativo su alcuni "eventi dolorosi" che capitano nella vita senza che ci sia una giustificazione plausibile?
Mi fermo prima di essere uscita troppo fuori rotta.
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Vecchio 14-01-2008, 18.58.26   #3
RedWitch
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....................
Soprattutto l'ultimo esempio apre uno scenario, la differenza di valore che diamo a oggetti ed azioni su basi quasi arbitrarie, faccio degli esempi:
Se Gino mi regala un quadro di Picasso, al 90% penso all'immenso valore del quadro
Se Picasso mi regala un quadro vedo il quadro.....

in sostanza l'oggetto regalato è lo stesso, compreso il valore dato, ma questo passa in secondo piano se è qualcosa che si reputa facile al donatore.
.................................
Se ho ben capito, si attribuisce un valore soggettivo a quello che ci viene dato in base a come valutiamo il donatore..

Mi era già successo un'altra volta qui in forum, ma questa volta sono riuscita a cogliere qualcosa in più (grazie a questo thread).. se qualcuno mi regala qualcosa (un suggerimento, una visione nuova che mi sfuggiva) che mi aiuta a comprendere, invece che metabolizzarla e digerirla, esplorandola e sperimentandola, vorrei di più subito..
Senza tenere conto dell'altro, facendo perdere di valore al dono che mi è stato fatto.

Se Pinco , mio amico è ricco, mi regala qualcosa di valore, pur apprezzando il gesto mi dirò che non ha fatto quel grande sforzo (pero' dovrei tenere conto che magari questo mio amico lavora duro da anni tutto il giorno per essere ricco, e che comunque ha tolto qualcosa a sè stesso per darlo a me)
Se Tizio, mio amico è povero e mi regala qualcosa di valore, ecco che inizierò a pensare a chissà quali sacrifici ha fatto per farmi quel regalo, e lo apprezzerò di più..
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Vecchio 14-01-2008, 18.59.22   #4
griselda
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Credo che siano un mare di cose di cui non apprezziamo il valore dandolo per scontato e quindi sminuendone l'importanza.

Io che ho vissuto un momento della mia vita in cui mi parve di aver perso tutto ed ora dovrei vergognarmi di lamentarmi di una qualuque mancanza eppure riesco a lamentarmi.

Ogni piccola cosa che possiedo e ricevo quotidianamente è un dono prezioso eppure non riesco a goderlo come tale e se nel caso vi è una piccola rinuncia pare quella in quel momento la cosa più importante.

Non riesco mai a focalizzare il giusto punto di vista, ma ad osservare quello sbagliato.
Eppure so che sono fortunata, so che non mi manca nulla dovrei saper dare valore a ciò che possiedo a tutto ciò che possiedo e che quando non lo avevo lo desideravo e smetterla di ascoltare quel dentro che imbroglia frutto di chissà quale ricordo assurdo che mi illude di essere altrove quando mi dice che mi manca qualcosa.

Vorrei saper vivere così: Il Signore è il mio Pastore non manco di nulla.

Poi c'è il ricevere qualcosa da qualcuno più è distante da noi ovvero più lo sentiamo lontano e più pare essere importante quello che ci da.
Se togliessimo il giudizio la cosa importante e di valore sarebbero solo quello che riusciamo a fare e a dare senza per questo sentirci importanti, questo secondo me è il vero valore delle cose quelle fatte con l'anima senza tanti orpelli intorno che distraggono dal vero e evidenziano solo il nostro ego.

Ok ho fatto il solito minestrone vecchia maniera e sento di essere andata anche OT.
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Vecchio 14-01-2008, 23.03.41   #5
Il Folle
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Ci vedo della relatività in quello che ha scritto Uno, ovvero il valore che il singolo assegna a una cosa dipende non solo ed esclusivamente dal valore reale di quella cosa, ma anche da altri fattori legati al tempo trascorso su questa terra.

Una cosa che potrebbe essere considerata l'eccezione secondo me è il tempo, volgarmente il motto dice che il tempo è denaro, secondo me è sbagliatissimissimo perchè il tempo supera il denaro e mi sono fatto anche una dimostrazione.
Supponiamo di essere ricchi e di poter comprar tutto, ora supponiamo che oltre ad essere ricchi ci mancano due minuti di vita possiamo comprare tutto in quei 2 minuti ma non altro tempo dunque questo dimostra che il tempo supera il denaro in quanto ha valore inestimabile.
Spero di non essere andato OT e di aver compreso quello che voleva intendere Uno, altrimenti faccio il mea culpa...
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Vecchio 14-01-2008, 23.34.39   #6
Astral
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Da quello che ho letto nel topic, mi fa pensare e riflettere che siamo dei veri ingrati, e lo stesso atteggiamento lo proiettiamo anche nella preghiera.

Chiediamo aiuti al divino, a volte trattandolo come il genio della lampada di Aladino, e ci scordiamo di ringraziare per quello che abbiamo e che diamo così scontato.

Tornando all'argomento, credo sia legato molto all'oggetto che vogliamo possedere, ma non solo io ci vedo il pensiero della mente che crede ciò che sia la felicità.

Noi crediamo che la felicità sia trovare il lavoro, trovare la ragazza/o, essere ricchi, e tante altre cose. Una volta ottenuti ecco che diventa normali averli e cerchiamo sempre di più.

Funziona cosi anche con gli oggetti.

Mia sorella invece ha il problema opposto, li apprezza troppo e conserva troppo.

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Vecchio 15-01-2008, 00.06.16   #7
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Ma non si parlava di regali?
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Vecchio 15-01-2008, 01.01.05   #8
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Se ho ben capito, si attribuisce un valore soggettivo a quello che ci viene dato in base a come valutiamo il donatore..

Mi era già successo un'altra volta qui in forum, ma questa volta sono riuscita a cogliere qualcosa in più (grazie a questo thread).. se qualcuno mi regala qualcosa (un suggerimento, una visione nuova che mi sfuggiva) che mi aiuta a comprendere, invece che metabolizzarla e digerirla, esplorandola e sperimentandola, vorrei di più subito..
Senza tenere conto dell'altro, facendo perdere di valore al dono che mi è stato fatto.

Se Pinco , mio amico è ricco, mi regala qualcosa di valore, pur apprezzando il gesto mi dirò che non ha fatto quel grande sforzo (pero' dovrei tenere conto che magari questo mio amico lavora duro da anni tutto il giorno per essere ricco, e che comunque ha tolto qualcosa a sè stesso per darlo a me)
Se Tizio, mio amico è povero e mi regala qualcosa di valore, ecco che inizierò a pensare a chissà quali sacrifici ha fatto per farmi quel regalo, e lo apprezzerò di più..
E qui mi viene un dubbio. Non mi riferisco a te Red ma il dubbio me lo ha fatto venire quel che hai scritto.
Apprezzo chi fa un evidente grande sacrificio per me, viveversa non considero chi mi fa un dono di cuore che può in ogni caso permettersi (economicamente o anche come talento) lo considero senza sacrificio -anche se semrpe sacro è - Questo forse vuol dire che valuto in base all'importanza di cui mi inonda il dono ricevuto? Se mi fai un dono sacrificando parte di te in maniera evidente mi dai un'importanza altissima e mi gratifichi, a commuovermi sarà la considerazione che mi sono riconosciuta. Viceversa, se la cosa rientra ampiamente nelle tue possibilità, non sentirò tutta questa importanza perchè un dono di cuore non abbiamo parametri per valutarlo. In altre parole lo pretendiamo.
Io vedo che non siamo capaci di dare un valore che non sia in termini di denaro o rapportato ad esso. Il valore del tempo impiegato, che non è tempo tolto secondo me, ma condiviso e prestato. Il valore del pensiero, inteso proprio come pensare di donarti qualcosa e l'mpegno nel farlo, l'energia messa nel dono anche se fosse comprato. Son tutte cose che non possono essere monetizzabili e quindi ci sorvolano.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 15-01-2008, 01.19.51   #9
Grey Owl
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Valutiamo importante quello che non abbiamo o crediamo di non possedere. Ad esempio la vita è il bene più prezioso ma non viviamo la vita nella sua totalità perchè non gli diamo il giusto valore.
Quando riceviamo un regalo valutiamo il regalo in relazione a chi ce lo ha fatto.
Nell'esempio di Uno, Gino non è Picasso e quindi non lo ha fatto lui il quadro, di conseguenza valuto il quadro regalato sotto l'aspetto economico da parte di Gino. Se Picasso mi regala un suo quadro valuto l'opera in sè e non penso alla spesa economica dei colori e della tela ma appunto alla bellezza della sua opera.
Eppure il quadro è lo stesso, cambia cosa veicola il quadro tra me e chi me lo regala.

AGGIUNGO: Si dice spesso che si apprezza qualcosa quando questo qualcosa viene a mancare. Apprezzare nel senso dargli un prezzo, dargli un valore. Ad esempio sia apprezza la salute quando si è in malattia, si apprezza la giornata di sole quando siamo al freddo e piove.
Diamo valore alle cose quando queste mancano in noi.

Ultima modifica di Grey Owl : 15-01-2008 alle ore 01.32.58. Motivo: Ho aggiunto una ulteriore considerazione
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Vecchio 15-01-2008, 01.24.11   #10
Uno
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Ma non si parlava di regali?
Quello era un esempio, ma il tema principale è il valore delle cose, che possono essere sia quelle che ti arrivano da altri, che quelle che conquisti ( indipendentemente da altri, anche se poi sto indipendentemente non esiste se non vai nel deserto o non sei realmente libero) o che pretendi etc etc....
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Vecchio 15-01-2008, 14.26.35   #11
dafne
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Pensavo,sono i parametri presenti in noi e che spesso sono arbitrari, come diceva capo Uno, a dare valore alle cose, questo nel normale quotidiano vivere mentre c'è un valore insito e costante diciamo più universale al quale raramente arriviamo? Perchè per dare lo stesso valore al quadro di Picasso regalatomi da Pino e al quadro del mio amico Picasso devo conoscere, comprendere,vivere, il valore del dono più che del quadro. Cerco di spiegarmi, finchè vedo il quadro vedo il valore economico più o meno alto mentre se riesco a vedere il gesto del donare mi sembrerà sempre qualcosa di speciale?
Se non sperimento, vivo, assorbo il concetto di amare cercherò e riconoscerò solo il gesto d'amore che mi ricorda i gesti d'amore che ho ricevuto.Perchè ho imparato a dare a quel gesto quel valore. Se ho sempre pensato che voler tanto bene significhi telefonarsi tutti i giorni e mandarsi 100 msg perchè questo è quanto ho appreso nella vita, in prima battuta dalla mia famiglia ma poi anche dall'ambiente circostante,quando Gino mi dimostrerà il suo affetto, che ne so, regalandomi dei fiori ma senza chiamarmi 100 volte perchè per lui la telefonata non ha valore come gesto d'affetto, io penserò dei fiori di Gino che non hanno lo stesso valore della telefonata e viceversa. Se invece entrambi avessimo appreso e vissuto il vero senso del gesto d'affetto qualsiasi gesto mosso da quel sentimento verrebbe riconosciuto.
E visto che stò pensando mi chiedo anche quante volte non pensiamo che oggetti per noi insignificanti per altri possono essere carichi di valore affettivo per esempio? Quindi entra in campo oltre alla conoscenza anche un'altro fattore che è il rispetto, il ri-guardo (guardo di nuovo?)
Quindi se riuscissimo prima ad avere riguardo e rispetto per cose che per noi non hanno valore anche solo pensando che potrebbero averne per altri saremmo già ad un buon punto credo, punto da cui partire per comprendere il vero valore delle cose? Perchè se per me una cosa non ha valore ma ne ha per te e mi trattengo dal disprezzarla forse potrei usare quel freno proprio per capire che cosa te la rende tanto speciale fino a farla diventare importante per me perchè lo è per te..
va beh mi fermo che è meglio.
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Vecchio 15-01-2008, 15.32.24   #12
Era
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Soprattutto l'ultimo esempio apre uno scenario, la differenza di valore che diamo a oggetti ed azioni su basi quasi arbitrarie, faccio degli esempi:
Se Gino mi regala un quadro di Picasso, al 90% penso all'immenso valore del quadro
Se Picasso mi regala un quadro vedo il quadro.....

in sostanza l'oggetto regalato è lo stesso, compreso il valore dato, ma questo passa in secondo piano se è qualcosa che si reputa facile al donatore.

Non è finito, ma voglio lasciarvi metabolizzare ed esplorare da soli senza "suggerimenti".

è una questione di "pretese" secondo me...e di aspettative....un regalo è un regalo! indipendentemente dal valore (vabbè parere personale) poi perchè fare regali? se è un gesto fine a se stesso (come lo scambio merce natalizio) non lo chiamo neanche più regalo...se invece...osservando un oggetto...un fiore...mi torna in mente la persona che lo gradirebbe...e glie ne faccio dono...ecco questo è un regalo....vabbè farteticando ho detto la mia....

dono mi accende donare>dare....regalo mi accende una concessione...re-galo cioè il re si degna di darti
__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 16-01-2008, 00.08.23   #13
Kael
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Soprattutto l'ultimo esempio apre uno scenario, la differenza di valore che diamo a oggetti ed azioni su basi quasi arbitrarie, faccio degli esempi: Se Gino mi regala un quadro di Picasso, al 90% penso all'immenso valore del quadro
Se Picasso mi regala un quadro vedo il quadro.....
in sostanza l'oggetto regalato è lo stesso, compreso il valore dato, ma questo passa in secondo piano se è qualcosa che si reputa facile al donatore.
Infatti questo succede perchè diamo più valore al gesto che non all'oggetto in sè. Il quadro come dici tu è lo stesso ma l'azione è ben diversa: Gino si separa da qualcosa di unico e raro (per lui), mentre Picasso si separa da qualcosa di comune (sempre per lui..)
Insomma è chiaro che bisognerebbe saper discernere le due cose: uno è il valore delle cose (come da titolo) che dovrebbe essere sempre lo stesso, ogettivo, mentre l'altro è il valore che diamo al gesto, che cambia a seconda di chi compie l'azione, che è pertanto soggettivo.
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Però non regola tutte le nostre cose interiori, ci sono delle eccezioni sulla valutazione dell'importanza delle cose. Se è vero che daremo molta importanza al mangiare dopo aver vissuto la fame vera, capita pure che siamo ingordi perchè fin da piccoli ipernutriti.
Come dici tu c'è una sorta di pretesa, se finora ho avuto tanto, non vedo perchè di colpo dovrebbe mancarmi. Dunque se è vero che se ho avuto poco amore, le piccole azioni ed i singoli gesti affettosi che potrò ricevere per me saranno immensi e da soli basteranno a "riempirmi". Ma al tempo stesso se ho ricevuto tanto amore, sarò propenso a circondarmi di persone che sapranno mantenere alto il range, perchè ne sarò diventato "dipendente" e dunque non potrò farne a meno.
In qualche modo la questione mi ricorda la via della mano destra e quella della sinistra... nella prima scopro l'importanza di una cosa passando per l'estremo del suo contrario, per la ricuncia, mentre nella seconda mi immergo fino alla nausea in quella cosa, superando perfino i miei limiti di tolleranza alla stessa.
In entrambi i casi comunque ci vedo un "bisogno". Che sia perchè non ne ho mai avuto, o che sia perchè ne ho sempre avuto e sono abituato ad averlo, sento il bisogno di averlo.

Ma forse sono andato un po' ot e vorrei tornare all'esempio del quadro. La cosa si estende a tutto ciò che oggigiorno riguarda la moda e gli oggetti firmati in generale. Alle volte si vedono jeans firmati che per carità, saranno belli e di ottima fattezza, ma resto veramente sconcertato poi nel guardare il prezzo e constatare che è abbondantemente oltre il valore oggettivo di quei jeans. Tuttavia per molti la "firma" basta per farli acquistare quei jeans e tornare a casa soddisfatti. Probabilmente, se fosse Armani in persona a regalarglieli, saprebbero vedere oltre la firma, e vedrebbero solamente un paio di jeans...
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Vecchio 16-01-2008, 01.08.05   #14
Ray
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Infatti questo succede perchè diamo più valore al gesto che non all'oggetto in sè. Il quadro come dici tu è lo stesso ma l'azione è ben diversa: Gino si separa da qualcosa di unico e raro (per lui), mentre Picasso si separa da qualcosa di comune (sempre per lui..)
Insomma è chiaro che bisognerebbe saper discernere le due cose: uno è il valore delle cose (come da titolo) che dovrebbe essere sempre lo stesso, ogettivo, mentre l'altro è il valore che diamo al gesto, che cambia a seconda di chi compie l'azione, che è pertanto soggettivo.
Io di primo acchito l'avrei vista all'opposto. Gino se mi ha regalato un Picasso significa che se lo può permettere... per lui è solo un oggetto costoso... mentre per Picasso è una sua creazione ed è unica... c'è la sua anima dentro.

Ma anche questa è una visione squilibrata. Il quadro (parliamo di un Picasso nell'esempio quindi, se non capolavoro, perlomeno roba assai buona) ha un suo valore artistico oggettivo: è unico, c'è l'anima dell'artista, il suo lavoro, inoltre è bello, comunica qualcosa eccetera. Poi c'è un livello più soggettivo ma sempre sulla stessa questione: quel quadro comunica a me ics e a te ipsilon.
Poi c'è il valore che io attribuisco al gesto, al fatto che Picasso me lo regala. Qui a mio avviso sono tanto più oggettivo quanto più riesco a "mettermi nei panni" di chi compie il gesto, a sentire lui e non a valutare come se lo avessi fatto io (discorso già esplorato un po' in mettersi nei panni).

Analogamente possiamo dire la stessa cosa di chi me lo regala però: forse per vedere il valore delle cose dobbiamo togliere, o saper almeno discernere, quel ce i mettiamo di nostro soggettivo, che sia in più o in meno. Possiamo aggiungere perchè per noi, solo per noi e solo in quel momento, vale altro magari simbolicamente, oppre possiamo togliere perchè non siamo in grado di renderci conto dell'altro appieno. Tutto questo aggiungere e togliere, che può anche coesistere, dipende dalla nostra esperienza personale e dal nostro cammino, dal punto in cui siamo se si vuole, ed è altro dal valore oggettivo, in se, dell'oggetto che stiamo considerando.

Spesso questo valore da noi dato, sia in più che in meno, offusca del tutto il valore oggettivo, ci impedisce di coglierlo, di considerarlo, di conoscerlo.

Come dire che non possiamo parlare del valore delle cose finchè non conosciamo noi stessi (e quindi sappiamo valutare cosa aggiungiamo e togliamo) o che, forse meglio, possiamo parlare del valore vero delle cose solo nella misura in cui conosciamo noi stessi.

D'altra parte un po' tutti dicono che al progredire della nostra crescita spirituale vediamo il mondo con altri occhi...
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Vecchio 16-01-2008, 05.23.21   #15
MaxFuryu
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Io la vedo ancora diversamente: Se Picasso mi regala un suo quadro (bello e di valore) e Tizio me ne regala uno suo (brutto e senza valore) allora c'è parecchia differenza nel regalo anche se entrambi hanno messo tutto il loro impegno e tutto loro stessi.
Il valore penso sia nel gesto, e in questo esempio, il gesto anche se può sembrare lo stesso, in realtà non lo è perchè ci sono più cose nel quadro di Picasso (probabilmente alcune cose che Picasso ha, Tizio non le possiede). Allora a parità di tempo, di lavoro, di impegno, di condizioni, i due oggetti non hanno lo stesso valore.

Credo che più oggettivamente, gesto e valore dell'oggetto siano la stessa cosa. Nell'esempio di prima, Tizio per fare un quadro del livello di quello di Picasso, impiegherebbe un determinato lasso di tempo, Picasso ce ne metterebbe uno assai minore, ma il tempo di Picasso vale molto di più in proporzione a quello di Tizio. (stesso valore).


il fatto della rarità lo abbiamo visto coi telefoni cellulari qualche anno fa, appena uscito un modello piaceva a tutti, appena diventava più diffuso non piaceva a nessuno, un gesto verso gli altri considerando che buona parte di chi possedeva quelli più sofisticati, costosi (e rari) non li sapeva usare.
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Vecchio 19-01-2008, 17.15.21   #16
gibbi
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Sino a qualche decina di giorni fa , quando qualcuno , magari riferendosi al Natale, accennava allo scambio di doni mi permettevo di rettificare, precisando che se usava il termine scambio e allora ci metteva accanto il termine regalo , oppure manteneva il termine dono , ma ci toglieva la parola scambio perché sarebbe stata una stortura :un dono , se è veramente dono, in nessun caso può essere accostato ad un mercanteggiare , per il semplice motivo che il dono è senza un perché , non ha nulla di necessario …. Come dice Era più su “se osservando un oggetto …un fiore…mi torna in mente la persona che lo gradirebbe …e gliene faccio dono….” Ecco Era ha centrato il mio concetto di dono , donare come compimento di un gesto arbitrario e libero perché deciso da me senza condizionamenti dove prevale , perché ne è il motore primo, il pensiero per la persona destinataria quindi pensiero per l’altro , per i suoi gusti le sue preferenze e perché no per i suoi desideri .E’ scegliere pensando all’altro, uscire da sè , dimenticarsi di sé e pensare all’altro fantasticare sull’altro e provare gioia nell’immaginare la gioia che proverà nel riceverlo.
E tutto questo è l’anima del dono , è quella cosa magica che , per me , contraddistingue il dono . Gesto fine a se stesso , personale dove vi è un dare senza contare di ricevere nulla in cambio ,dove l’affetto e l’attenzione riposta in quel pensiero si trasforma in energia che va dritta al cuore della persona che riceve .
Beh sembra che mi sia sbagliata .
Sembra opinione consolidata che nel dono vi sono SEMPRE 3 caratteristiche: dare , ricevere, ricambiare = scambio .
Quello che nella mia concezione era strettamente riservato al regalo inteso come merce di scambio, quel dare impersonale che ci accompagna nei purtroppo inevitabili rapporti sociali , ebbene , quel do ut des sembra stare alla base anche del ( mio) dono.
Che lo si chiami regalo che lo si chiami dono , il gesto del dare da parte di una persona (indipendentemente dalle sue intenzioni) crea un rapporto asimmetrico che induce nella persona che lo riceve un bisogno di parità così che il dono diventa comunque un modo per innescare un rapporto di scambio, anche se differito nel tempo. Come un boomerang che ha sempre un ritorno (che tu lo voglia o no ) .
Sembrerebbe poi che il dono di per sé non possa essere gratuito , come se non ci fosse nell’essere umano il potere di “donare realmente” in quanto il donare o regalare , anche se vestito di generosità gratuita , è solo apparentemente altruistico.
Il più delle volte rileva un (anche inconsapevole) tentativo di estendere il proprio potere sull’altro trasmettendo vissuti di gratitudine, riconoscenza e dipendenza e nei casi peggiori manifestazioni di prestigio , esibizionismo , autoritaria sopraffazione , intenzione di dominio , messaggi occulti (ansia di piacere a tutti i costi, gelosia , richieste di perdono )ecc...

Per contro chi riceve percepisce nel dono un possibile “ricatto” ( al momento non mi viene un termine più morbido) e non potendolo rifiutare , si organizza per restituirlo e magari più bello , così da spostare nuovamente il piatto della bilancia , così da non sentirsi in debito …..nasce una quasi incontrollata esigenza di sdebitarsi che porta a contraccambiare.
Il rifiuto non è sempre escluso,penso però sia limitato ai casi in cui la persona che riceve teme di non poter ricambiare adeguatamente .

Ora riprendendo il mio pensiero iniziale sul dono ,per come lo concepivo prima, l’atto del donare fa si bene alla persona che riceve , ma nella realtà fa immensamente bene alla persona che dona , mettendosi in quella particolare disposizione d’animo verso l’altro , chi dona apre all’altro , fa spazio alle cose dell’altro e alla fin fine si fa un regalo quindi riceve , riceve anche chi dona .

Nell’esempio del quadro mi viene così:
Se è Picasso che mi regala il quadro vedo il quadro e posso tornare da lui con la mia torta di mele che piace tanto….
Se Gino mi regala un quadro di Picasso penso a quanto ha speso , mi domando perché ha speso tanto , mi domando come potrò mai ricambiare…..

Ultima modifica di gibbi : 19-01-2008 alle ore 17.20.18. Motivo: correzioni
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Vecchio 19-01-2008, 19.16.18   #17
gibbi
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Una curioistà : il termine GIFT che in inglese significa "dono" in tedesco si traduce "veleno"...
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Vecchio 20-01-2008, 14.39.14   #18
griselda
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La legge economica ci aiuta in parte: tanto più una cosa è rara o a noi poco accessibile, tanto più per noi è importante.
Però non regola tutte le nostre cose interiori, ci sono delle eccezioni sulla valutazione dell'importanza delle cose.
Se è vero che daremo molta importanza al mangiare dopo aver vissuto la fame vera, capita pure che siamo ingordi perchè fin da piccoli ipernutriti.
Se è vero che cerchiamo amore se ne abbiamo avute delle carenze, capita pure che abituati a riceverne molto (esperienza fortunata in famiglia) lo pretendiamo anche da chi non è capace di darne.

Soprattutto l'ultimo esempio apre uno scenario, la differenza di valore che diamo a oggetti ed azioni su basi quasi arbitrarie, faccio degli esempi:
Se Gino mi regala un quadro di Picasso, al 90% penso all'immenso valore del quadro
Se Picasso mi regala un quadro vedo il quadro.....

in sostanza l'oggetto regalato è lo stesso, compreso il valore dato, ma questo passa in secondo piano se è qualcosa che si reputa facile al donatore.

Non è finito, ma voglio lasciarvi metabolizzare ed esplorare da soli senza "suggerimenti".



Lo si vede anche nei figli se troppo coccolati e riempiti di attenzioni ecco che per loro diventa normale richiedere in continuazione a tutti come se fosse loro dovuto abituati come sono allo standar famigliare.
Sono anche capaci di dare molto ma pretendono anche molto.

Al contrario se sono stati poco nutriti di queste attenzioni sono abituati a fare da soli e non sanno darne perchè non ne hanno ricevute.
Chi ha ricevuto l'essenziale sa dare l'essenziale.

Il punto di collisione avviene nell'incontro tra pesone diverse con vissuti diversi, ovvero una che ha ricevuto molto e quindi pretende molto con una che ha ricevuto l'essenziale e quindi è in grado di dare l'essenziale il di più per lui/lei è alieno e viene vissuto come una pretesa, quasi incomprensibile.
Incontro tra materiale e sentimentale, tra razionalità e sentimento?

Inoltre vi è ancora una diversificazione secondo me, tra chi è stato abituato a ricevere materialmente e chi sentimentalmente questo modus sarà ciò il metro con cui sapranno dare ed apprezzare maggiormente.

Non siamo mai noi che apprezziamo ma ciò che abbiamo imparato da bambini che ci regola di conseguenza.
Ossignur non sarò andata OT vero?
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Vecchio 22-01-2011, 00.58.18   #19
dafne
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Mi è venuta in mente questa discussione dopo un fatto capitato in casa.
Una punizione che io ritenevo inutile. Saltare il pranzo.
Dentro di me dicevo"figurarsi che je frega..."
Sono rimasta sbalordita di fonte a come adesso quella possibilità anche solo minacciata ottenga un effetto diretto.
Certo, non hanno mangiato fino a metà pomeriggio quel giorno, altro che chioccia... ...e io mi sono ritrovata a scoprire che valore infimo, scontato, dò a qualcosa che dovrebbe essere sacro,il nutrimento.
Se tanto mi dà tanto bel modo di nutrire l'anima che ho....

In questi gorni stò cercando di recuperare il valore del cibo ma è sempre necessario privarsi di una cosa per comprendere quanto valore essa abbia?

Un altro valore aggiunto, che spesso ci perdiamo, è la conquista. Ci stà, che dite?
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Vecchio 02-02-2011, 19.24.33   #20
Sole
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
In questi gorni stò cercando di recuperare il valore del cibo ma è sempre necessario privarsi di una cosa per comprendere quanto valore essa abbia?
Come dice spesso qualcUno, ci accorgiamo di avere un braccio quando ci fa male.. si, purtroppo ho notato che se non siamo sempre molto presenti su ciò che facciamo, perdiamo il valore che ha la vita stessa, figurati piccoli gesti quotidiani.
Quote:


Un altro valore aggiunto, che spesso ci perdiamo, è la conquista. Ci stà, che dite?
In che senso?
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 02-02-2011, 21.26.09   #21
dafne
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Originalmente inviato da Sole Visualizza messaggio
In che senso?
Se ti danno da mangiare (nell'esempio specifico) sempre primo, secondo e dolce alla fine potresti arrivare persino noioso mangiare tanto tutti i giorni.

Se invece in qualche modo il cibo non è scontato, se magari mangi solo un primo o se capita delle volte che mangi meno o mangi solo quello che c'è quando ti troverai davanti le tre portate saprai che è festa grande, che è un lusso.

Stò considerando il fatto che quando siamo "adulti" (lo virgoletto per me) e abbiamo la fortuna di vivere con un agio che ci permette costantemente, o quasi, le "tre portate" dovremmo avere la capacità di centillinarle egualmente, anche se potremmo non farlo, per poter non dimenticare il loro valore. (peraltro forma di rispetto anche per chi non ha nulla, si riesce a mettersi maggiormente in linea anche con la loro difficoltà se non si è perennemente sazi).

Il valore della pasta, ad esempio, per me era quai nullo, che vuoi che sia un pacco di pasta, un euro che cos'è? Un vero disastro, e poi mi stupisco se mi ritrovo sempre scarica e senza energie, disperdo nello stesso modo ma credo che sia OT qui.
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