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Vecchio 26-11-2007, 23.57.35   #1
Ray
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Predefinito si... però...

Anche se è un modo prettamente verbale di esprimere, in realtà è specchio di una forma mentis, di un atteggiamento mentale. Uno dei classici modi per giustificarsi.

Di solito si sposta verso l'esterno, l'altro.

Si, è vero che mi arrabbio facilmente, però tu anche... oppure però tu lo sai e non dovresti provocarmi e chi più ne ha più ne metta.
Si è vero che sposto l'attenzione sugli altri, però lo fanno tutti...

In linea di massima è vero che c'è l'ammissione, quel "si", della propria colpa-pecca-mancanza, ma c'è subito dopo quel però che attenua, a volte nella mente di chi lo dice cancella del tutto, giustifica, e sposta l'attenzione su altro dato che il discorso poi vira.

Anche giuridicamente è un'attenuante (ma non eliminazione della colpa)... si è vero signor giudice che ho ammazzato mia moglie, ma lei lasciava sempre le calze nella doccia... ah beh, allora va bene.

Quell' "ah beh, allora va bene", che su ho messo per ridere, in realtà fa assai poco ridere perchè spesso nella mente di chi dice "si... però..." proprio quello c'è, anche se inconfessato. Che vada bene...

Poi ovviamente c'è il desiderio di non guardare la pecca propria appena ammessa... e quindi il desiderio che non la vedano gli altri, che non se ne parli...
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Vecchio 27-11-2007, 00.32.15   #2
jezebelius
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Non so, forse mi sbaglio, ma non lo prenderei solo come modo di giustificarsi; poi è ovvio si possono attribuire vari significati.
Ad esempio: " Si è vero che la vita è dura però la vale la pena viverla". In questo caso, a prima vista, più che giustificazione ci vedo accettazione.
Ma sia la giustificazione e sia l'accettazione, probabilmente hanno qualcosa in comune. Di fatti la prima - negli esempi che hai esposto - potrebbe risultare come richiesta, ancorchè implicita, per farsi accettare mediante un proprio comportamento, ovvero fare in modo che si accetti, da parte di altri, quel modo di essere; la seconda, nell'esempio che ho messo, giustifica un modo di manifestazione della vita ovvero raggiungendo la sintesi che la vita oltre la sua durezza ha un significato implicito.
Vabbè va a finire che sono andato fuori.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 27-11-2007, 13.43.22   #3
Sole
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In entrambe le versioni di Ray e Jez , io ci vedo un modo di dividere il peso che altrimenti è troppo, come "mal comune mezzo gaudio".
Esempio: se da una parte è vero che ho un brutto carattere, devo pur dire che essendo insopportabile a me l'ammissione della cosa, ho bisogno non di scaricare tutto su di te ma una parte (l'altra parte) delle mie responsabilità sulla questione.
Se da una parte è vero che la vita è proprio dura da vivere veramente, ho bisogno di dirmi che però è una grande occasione per poter andare avanti.
E' la stessa cosa secondo me, una divisione di responsabilità per poter accettare la una parte da riconoscere.
Poi, è innegabile, ci sono i casi dove chi ammette lo fa solo per poter mettere l'altro nella condizione di prendersi poi la critica più facilamente, ma mente, però è da distinguere quando invece lo si fa per cercare di accettarla.. dividendola in dosi sopportabili.
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 27-11-2007, 14.10.23   #4
cassandra
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Secondo me l'esempio di Jez ha senso ed è corretta anche la spiegazione,ma in questo caso non si verifica ciò di cui parlava Ray,ovvero non si cerca di coinvolgere altri nel proprio Si-Però
Mi accorgo di usare spesso questo trucco psicologico,essendo una persona abbastanza fumantina mi succede di rispondere male e poi di giustificarmi coinvolgendo l'altra persona nel mio difetto (una sorta di mal comune mezzo gaudio),dividendo a metà la responabilità,ovviamente l'ho fatto inconsapevolmente,adesso ci porrò maggiore attenzione...ma credo che il meccanismo non scatti tanto perchè non si vuol parlare di quell'atteggiamento,ma perchè c'è il desiderio di essere capiti ed accettati per quello che si è,nel bene come nel male.Il discorso cambia quando invece si è consapevoli di ciò che si sta facendo ed intenzionalmente si cerca di spostare il discorso sull'eventuale interlocutore...a quel punto è mera paracul...hem...legata alla volontà di non assumersi le proprie responsabilità,uno dei tanti modi per restar fermi e raccontarsela...
Partendo dal presupposto che tutti possono migliorare,cambiare, crollano le attenuanti e ci si ritrova a tu per tu con se stessi...dove il però non basta più a giustificarsi.

p.s.ho postato insieme a Sole
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Vecchio 27-11-2007, 14.38.17   #5
Uno
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Quando si è consapevoli si usano anche altri trucchi per spostare il discorso, invece il "si però" è il tipico arrampicarsi sugli specchi quando non si regge che l'altro ti faccia vedere qualcosa, quando ti rifiuti di vedere qualcosa

L'esempio di Jez evidenza che nella versione "addolcisco la realtà" il si non sta mai prima del però... è una regola di comunicazione verbale... insomma il "si però" attaccato è tipico e solo del non accettare qualcosa, mentre un però come meso da Jez è un accetto ma cerco di addolcire, di trovare il lato bello o meno brutto... non c'è difesa della personalità perchè è un evento in cui non è possibile.

Altro esempio uguale al "si però" può essere un "dipende" troppo generico e altri
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Vecchio 27-11-2007, 14.50.23   #6
Era
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mah...ci vedo anche un modo per "equilibrare" quando la
bilancia non pende totalmente a proprio favore...(dai un altro
modo di pararsi il paragnau ) ecco...Uno ha scritto :addolcire....io che sono paragnau scrivo :equilibrare....leggi come vuoi...a me pare sempre
un giustificare e nella peggio delle ipotesi...convincere
l' altro

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Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 27-11-2007, 15.38.36   #7
griselda
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In entrambe le versioni di Ray e Jez , io ci vedo un modo di dividere il peso che altrimenti è troppo, come "mal comune mezzo gaudio".
Esempio: se da una parte è vero che ho un brutto carattere, devo pur dire che essendo insopportabile a me l'ammissione della cosa, ho bisogno non di scaricare tutto su di te ma una parte (l'altra parte) delle mie responsabilità sulla questione.
Se da una parte è vero che la vita è proprio dura da vivere veramente, ho bisogno di dirmi che però è una grande occasione per poter andare avanti.
E' la stessa cosa secondo me, una divisione di responsabilità per poter accettare la una parte da riconoscere.
Poi, è innegabile, ci sono i casi dove chi ammette lo fa solo per poter mettere l'altro nella condizione di prendersi poi la critica più facilmente, ma mente, però è da distinguere quando invece lo si fa per cercare di accettarla.. dividendola in dosi sopportabili.
Quoto pienamente Sole e aggiungo di mio.
Mamma posso invitare gli amici per una festa? Si, però sappi che la casa più di tot non consente come capienza/capacità. Non è un modo di giustificare ma di realizzare che di più non ci sta rischio si distrugge la casa per mancanza di capacità.
Posso mettere una piscina sulla terrazza? Si però dobbiamo fare le indagini per sapere quanto sarà in grado di sopportare il terrazzo onde evitare un disastro.
Secondo me è una valutazione estemporanea del problema che si va ad analizzare da parte di chi non ha già pienamente conoscenza/coscienza della cosa che si sta per indagare. Forse andrebbe usato un non lo so è da valutare nel senso l’idea è quella però non so se si può fare.
Se mi dicono sei pigra: posso dire si, lo sono conosco il problema ne sono cosciente. Quel si o no però è un momento di sbandamento di perdita di equilibrio dovuto a ....ci devo ragionare un attimo su e valutare. Per cui credo vada a questo punto evitato usato come tante parole meccanicamente.
Chiaro che si sta parlando di persone che non parlino per partito preso di scansare ciò di cui non vogliono farsi carico.
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Ultima modifica di griselda : 27-11-2007 alle ore 15.39.03. Motivo: stavo postando dopo Sole ma ho dovuto interrompere.
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Vecchio 27-11-2007, 16.41.15   #8
RedWitch
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Sono d'accordo con Era, lo vedo anche io come un giustificarsi, anzi è una specie di via di fuga, davanti a chi mi fa notare qualcosa, ti dico di sì , pero' () intanto mi apro una piccola porta per scappare, e per non vedere.. affermo e nego in una frazione di secondo quello che mi viene detto. Do alla mia mente una scusa più o meno valida per rifiutare qualcosa che mi da fastidio sentirmi dire...
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Vecchio 28-11-2007, 01.21.29   #9
Ray
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Mamma posso invitare gli amici per una festa? Si, però sappi che la casa più di tot non consente come capienza/capacità. Non è un modo di giustificare ma di realizzare che di più non ci sta rischio si distrugge la casa per mancanza di capacità.
Posso mettere una piscina sulla terrazza? Si però dobbiamo fare le indagini per sapere quanto sarà in grado di sopportare il terrazzo onde evitare un disastro.
Secondo me è una valutazione estemporanea del problema che si va ad analizzare da parte di chi non ha già pienamente conoscenza/coscienza della cosa che si sta per indagare. Forse andrebbe usato un non lo so è da valutare nel senso l’idea è quella però non so se si può fare.
Eh bon, ma sono significati molto diversi... l'intenzione di giustificarsi in questo caso non c'è... o si?
Mamma posso fare la festa?
Si. Nei seguenti limiti dovuti non alla mia volontà ma alla casa (segue numero massimo di invitati).
Oppure: si puoi fare la festa (mammamia che fifa ma devi proprio?) però non troppi eh (meno sono meglio è) per via della casa sai, mica sono io che non voglio... l'ho tirata per i capelli per carità, e ovvio che non mi riferisco a Gris. Era solo a mo' di spunto... siamo sicuri sicuri che quando lo usiamo questo "si però" non scappi comunque almeno un minimo di giustificazione? (che può essere anche solo sentirsi assurdamente in colpa per avere una casa piccola e quindi non adeguata alle esigenze della festa).

Il secondo esempio è ancora tutt'altro. Tra l'altro, volendo pignoleggiare, come poi dici, non è espressione del tutto corretta. Possiamo mettere la piscina nella terrazza? Non so, dobbiamo prima valutare se regge, tuttavia si, possiamo fare la valutazione (che senza richiesta non sarebbe stata fatta), poi se si potrà allora la metteremo. Diverso è dire: si (dico comunque sempre tutto si perchè non so reggere il no) però non so se si può... ma allora che dico si a fare? In questo caso il però annulla proprio il si, ma sintatticamente... a mio avviso non ci sta (so benissimo che si usa parlare così... si usa anche peggio se è per questo... sempre non parlo con Gris, ma tiro le cose al limite per considerare spunti diversi)


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Se mi dicono sei pigra: posso dire si, lo sono conosco il problema ne sono cosciente. Quel si o no però è un momento di sbandamento di perdita di equilibrio dovuto a ....ci devo ragionare un attimo su e valutare. Per cui credo vada a questo punto evitato usato come tante parole meccanicamente.
Chiaro che si sta parlando di persone che non parlino per partito preso di scansare ciò di cui non vogliono farsi carico.
Ecco qui uno dei centro della questione secondo me. Quel "meccanicamente". Solo che non è vero che dobbiamo ragionarci su (in quel caso semplicemente non rispondiamo subito), è anche questo un raccontarsela, anche se di livello "minore"... perchè comunque sposta, fa fuggire la tensione del momento. E una minestra riscaldata, per quanto buona e nutriente, non è mai come appena fatta... non è mai l'attimo.

Un po' rispondo anche a Sole. Quel dividersi le responsabilità a mio avviso è ancora raccontarsela, anche se in modo più fine. Ok, non reggo la tensione tutta subito, va bene. Ma non è che la divido con l'altro... semplicemente attenuo la questione, in parte nego (anche se dico si) non lascio un pezzo per dopo, lo butto proprio via.
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Vecchio 28-11-2007, 01.30.06   #10
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Un po' rispondo anche a Sole. Quel dividersi le responsabilità a mio avviso è ancora raccontarsela, anche se in modo più fine. Ok, non reggo la tensione tutta subito, va bene. Ma non è che la divido con l'altro... semplicemente attenuo la questione, in parte nego (anche se dico si) non lascio un pezzo per dopo, lo butto proprio via.
Si, nel leggere le risposte degli altri poi ho riconosciuto che in effetti non ha senso dire "si" se poi scarico la tensione e me la tolgo. Ammetto e mi tengo la frizione. Però..... no scehrzo

Ammetto ma non accetto e scarico così non sposto ma elimino il problema di andare a scavare.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 28-11-2007, 13.53.32   #11
griselda
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In effetti ho ammesso alla fine del mio scritto che era un ragionamento a seguire che è un'automatismo e che in effetti è meglio dire non lo so.
So che a me capita a volte di dire si o no però perchè non lo vedo non capisco non ci arrivo in quel momento e se qualcuno insiste con irruenza non riesco a gestire la situazione ( si chiama tensione?) la tensione. So anche che è un problema mio anche evidenziato in un altro thread, le accuse o così vissute tali mi mettono con il C per terra allora mi accorgo che devo prendere tempo, il tempo del però, per non stramazzare, ( mi impazziscono i battiti cardiaci) questo non è fuga dal ragionamento successivo o dall'indagine a posteriori in scavo sempre e comunque. Anche quando non ci arrivo da sola spesso domando a chi non mi mette così tensione di aiutarmi a vedere come se un po' di quell'amore calore mi aiutasse ad aprirmi un poco di più e ad accettare la tensione in grado inferiore per poter prendere quello che in quel momento è qualcosa per me di insostenibile. ( questo è ciò che ho visto dall'osservazione)
Ho visto che in me ad esempio che il si però o il no però esce quando trovo delle ingiustizie, delle incongruenze nel discorso, un discorso che sencondo me non è atto ad aiutare ma si è mossi, ( da altro che poi magari si cerca di usarlo per aiutare) da se stessi da qualcosa che da fastidio a se stessi. In quel caso anche se mi dicono qualcosa che potrebbe aiutarmi non riesco a prenderla se percepisco rabbia vado in crisi e altro che i però, ci metterei, farei un fugone che nemmeno su marte mi prenderebbero.
Quindi riassumento è un non sapere che accumula tensione, è un accorgersi che fa muovere agitare l'IP ma anche l'incapacità da parte mia di sostenere questa tensione oltre che la mia.
Questo è ciò che ho visto per ora. Ci lavorerei volentieri se sapessi come gestirla, ma non ho ancora imparato.
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