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Vecchio 12-06-2008, 11.51.25   #1
Uno
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Predefinito La pistola (o il pistola) più veloce

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Originalmente inviato da nikelise Visualizza messaggio
a volte il forum mi ricorda un vecchio western dove ogni tanto arriva uno che vuol sfidare la pistola piu' veloce ....
Da tempo volevo aprire il discorso, Nike ci "aforizza" la partenza.

Quando si entra in un ambiente nuovo ci sono diversi approcci, c'è chi infila un piede per volta, si guarda intorno, saluta, cerca di farsi amici etc... e c'è chi prende tutto come un territorio da conquistare, un atavico marcare il territorio.
Visto che il territorio è già occupato l'unico modo per af-fermarsi è sfidare chi si ritiene importante, autorevole, o che altro.... anche se spesso non è questa la considerazione che si da agli sfidati.
La sfida può essere positiva, mettersi alla prova, ci sta anche l'agonismo, si gioca per partecipare ma anche per vincere, vincere se stessi.

Questo punto lo lascio incompleto

Aggiungo solo un altro versante da esplorare, "la pistola più veloce" è più veloce perchè ha sparato su qualcuno? Quello che voglio dire è che spesso l'errore è di scambiare l'autorevolezza con autorità e cercare di combattere quell'autorità che si vede con altra autorità...
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Vecchio 13-06-2008, 09.33.06   #2
Uno
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Aggiungo che non intendo parlare di forum, non solo almeno.
Qualsiasi ambiente va bene, può essere una compagnia di amici, un posto di lavoro nuovo, una scuola etc
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Vecchio 13-06-2008, 09.54.42   #3
RedWitch
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Inizio dicendo che questa della "sfida alla pistola piu' veloce del forum " e' una cosa che mi piacerebbe capire e che mi incuriosisce un bel po' perche' la vedo a volte in forum, ma che non ho in me come esperienza, perche' la sento abbastanza lontana dal modo che ho di pormi di solito .. provo a vederla per teorie senza pratica..

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Quando si entra in un ambiente nuovo ci sono diversi approcci, c'è chi infila un piede per volta, si guarda intorno, saluta, cerca di farsi amici etc... e c'è chi prende tutto come un territorio da conquistare, un atavico marcare il territorio.
Se questo marcare il territorio e' atavico, significa che istintivamente chi piu' chi meno ha un modo di porsi che non dipende dalla sua volonta'? Questo voler conquistare le terre altrui, e' perche' in qualche modo ci si sente minacciati dagli abitanti della terra stessa?
Perche' a me la domanda che sorge spontanea e'.. ma se io entro in un territorio non mio, dove ci sono gia' delle case, dove gia' da tempo vivono altre persone, il posto mi piace, lo trovo stimolante e vorrei fermarmi , non sarebbe meglio che cercassi di farmi accogliere invece che sparare? Anche perche' sparare presupporrebbe che chi perde "muore", cioe' se perdo me ne vado.. o no?
Mi pare quindi una cosa (sia sparare che farsi accogliere) abbastanza istintiva.. comunque insita di persona in persona...

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Visto che il territorio è già occupato l'unico modo per af-fermarsi è sfidare chi si ritiene importante, autorevole, o che altro.... anche se spesso non è questa la considerazione che si da agli sfidati.
La sfida può essere positiva, mettersi alla prova, ci sta anche l'agonismo, si gioca per partecipare ma anche per vincere, vincere se stessi.

Questo punto lo lascio incompleto
Lo stimolo quindi, la sfida va direttamente a chi si ritiene importante, mentre gli altri praticamente sono invisibili.. o comunque molto marginali. Quindi si tratta anche di una lotta di potere? Si va direttamente alla sfida piu' difficile perche' la si ritiene stimolante o perche' nel caso di vincita , come nei film, poi si diventa il "capo tribu'"?
Se non e' "l'importanza" la considerazione che si ha dello sfidato puo' essere un modo per dimostrare al resto della popolazione che si sta sbagliando? che il "capo-tribu' ' non e' poi cosi' speciale come crede il resto del villaggio?

Si gioca per vincere se' stessi attraverso l'altro? ma allora non stiamo sfidando davvero l'altro..


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Aggiungo solo un altro versante da esplorare, "la pistola più veloce" è più veloce perchè ha sparato su qualcuno? Quello che voglio dire è che spesso l'errore è di scambiare l'autorevolezza con autorità e cercare di combattere quell'autorità che si vede con altra autorità...
Questo ultimo periodo a me fa pensare che spesso pensiamo che ci stiano per sparare addosso, quando in realta' siamo noi con la pistola facile.. ci sentiamo minacciati senza esserlo davvero.

Ultima modifica di RedWitch : 13-06-2008 alle ore 09.55.25. Motivo: non avevo letto ancora l'ultimo post di Uno
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Vecchio 13-06-2008, 10.09.26   #4
griselda
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Aggiungo che non intendo parlare di forum, non solo almeno.
Qualsiasi ambiente va bene, può essere una compagnia di amici, un posto di lavoro nuovo, una scuola etc
A me viene in mente un’immagine di due lupi per la conquista del territorio o della femmina, mica vogliono davvero sbranarsi, vogliono solo mostrare la loro potenza e superiorità e per farlo mostrano i denti, la loro fonte di potere, è istintivo, i miei sono più grossi e quindi se ti faccio paura, digrignando i denti, più ti spaventerò e più mi sentirò importante. (il potere per la riproduzione della specie)


Ho bisogno di misurarmi sugli altri per sapere cosa valgo perché da me non lo so.

Perché invece se uno è consapevole della sua forza ci sta attento in ogni momento e la dosa a seconda di chi ha davanti. Non schiaccia un moscerino con un ferro da stiro.


Fanno leva sulla paura degli altri se incutono paura o interesse si sentono fichissimi.

Devono in continuazione dimostrare a se stessi quanto valgono altrimenti non lo sentono.

Almeno credo
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ORDINE RITMO ARMONIA
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Vecchio 13-06-2008, 10.20.19   #5
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Se questo marcare il territorio e' atavico, significa che istintivamente chi piu' chi meno ha un modo di porsi che non dipende dalla sua volonta'? Questo voler conquistare le terre altrui, e' perche' in qualche modo ci si sente minacciati dagli abitanti della terra stessa?
Perche' a me la domanda che sorge spontanea e'.. ma se io entro in un territorio non mio, dove ci sono gia' delle case, dove gia' da tempo vivono altre persone, il posto mi piace, lo trovo stimolante e vorrei fermarmi , non sarebbe meglio che cercassi di farmi accogliere invece che sparare? Anche perche' sparare presupporrebbe che chi perde "muore", cioe' se perdo me ne vado.. o no?
Non può essere sentirsi minacciato dagli altri, forse questo in seconda battuta, sarebbe normale sentirsi minacciati se io popolo sto in una nazione e arriva l'invasore.
Chi invade (uso queste parole per l'immediatezza, però non le consideriamo per forza in negativo) va a cercare nuove risorse... in senso pacifico può essere anche l'emigrante che va a cercare lavoro. Il discorso diventa assurdo, ma naturale se l'istinto vince, se nel paese dove vai ti accoglierebbero pacificamente e con amore e tu invece cerchi lo stesso di strappare con le unghie.
Di fondo c'è una fame (che può essere di vari tipi, non solo alimentare), però non siamo capaci, non sempre almeno, di avvicinarci a chi ha cibo chiedendolo con rispetto visto che comunque questi avranno lavorato per avere questo benessere.
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Vecchio 13-06-2008, 10.29.55   #6
Astral
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Penso che spesso il risultato è che ognuno vuole convincere l'altro, sia utilizzando la violenza, l'imposizione, ma anche la cultura o la diplomazia, perchè ,molto spesso siamo talmente convinti che sradicare le nostre convinzioni significa dover riniziare da capo ed ammettere che abbiamo sbagliato.

Poche volte si cerca il confronto ed il dialogo.
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Vecchio 14-06-2008, 00.05.08   #7
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Di fondo c'è una fame (che può essere di vari tipi, non solo alimentare), però non siamo capaci, non sempre almeno, di avvicinarci a chi ha cibo chiedendolo con rispetto visto che comunque questi avranno lavorato per avere questo benessere.
La differenza, ossia la presenza o meno del rispetto, dipende dalla consapevolezza di quella fame. Se (mi) nego di averla istintivamente pretenderò, se la ammetto busserò (e se c'è buon cibo mi sarà dato).
Se pretenderò cercherò di mostrarmi sopra, se ammetterò mi avvicinerò più umile...
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Vecchio 11-10-2008, 19.31.10   #8
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Quoto in pieno.
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La differenza, ossia la presenza o meno del rispetto, dipende dalla consapevolezza di quella fame. Se (mi) nego di averla istintivamente pretenderò, se la ammetto busserò (e se c'è buon cibo mi sarà dato).
Se pretenderò cercherò di mostrarmi sopra, se ammetterò mi avvicinerò più umile...

Questo è un argomento importante. Lo riporto su.

Credo che a seconda di come la nostra sovrastruttura si sia formata e di come poi l'abbiamo costruita successivamente dipenda la presentazione che facciamo di noi.
In tutti i casi per chi spara si tratta di paura del confronto e all'apertura.
Perchè uno che vuole cercare e che desidera imparare dovrebbe averne paura?
ci sarebbere tanti perchè, ma intanto perchè aprirsi significa abbandonare certezze e convinzioni che implicano una immagine di se che proiettiamo nell'altro. Poi perchè quelle stesse convinzioni e certezze sono le colonne portanti di ciò che proiettiamo e vogliamo vedere negli altri, va da se che se non lo vediamo facciamo di tutto per averlo anche costringere l'altro a singolar tenzone.
Se in un particolare caso le aspettative (proiezioni) non vengono adeguatamente rispettate in ogni caso l'immagine residua non è compromettibile e discutibile. Il costo è troppo alto, è rimettersi in gioco.

Automaticamente scatta poi un meccanismo di difesa nell'altro il quale accetta la tenzone... si ma anche questo a che costo?

Si, credo anche io che dietro ci sia la fame, la voglia di crescere nascosta, tanto nascosta, dalla paura di perdersi.. ma per perdersi bisogna essersi trovati.
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Vecchio 11-10-2008, 23.58.51   #9
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...anche solo un modo di dire"eccomi sono qui e sono forte",una forma leggera di razzismo figlia del sudore e di sacrifici e di rinunce,che deplora i non pari di grado e impedisce di sfidarli a singolar tenzone perchè sarebbe come sparare sulla croce rossa e non da neanche gusto nel ferirli.Solo ad un degno avversario nella lotta puoi riuscire a rubargli il segreto delle sue mosse.Sì credo sia la fame e non alimentare a far scattare la molla.

Ultima modifica di loryland : 12-10-2008 alle ore 00.11.18.
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Vecchio 12-10-2008, 00.21.59   #10
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...anche solo un modo di dire"eccomi sono qui e sono forte",una forma leggera di razzismo figlia del sudore e di sacrifici e di rinunce,che deplora i non pari di grado e ti impedisce di sfidarli a singolar tenzone perchè sai che sarebbe come sparare sulla croce rossa e non provi neanche gusto nel ferirli.Solo ad un degno avversario nella lotta puoi riuscire a rubargli il segreto delle sue mosse.Sì credo sia la fame e non alimentare a far scattare la molla.
Anche in questa circostanza vedo una grande paura. La paura di dover ammettere che anche chi non ha sudato può aver meriti e può insegnare, fosse anche il semplice modo di fare le cose e solo perchè sente che si fanno così. E questo implicherebbe l'ammettere che ci sono strade diverse e percorribili oltre a quella che abbiamo scelto per noi. E' pur sempre una chiusura e soprattutto ci si nega la grande possibilità di scoprire l'animo umano che non si trova scritto da nessuna parte.

Io credo che questo pistolero di cui parla il 3d abbia il più grande limite nel pregiudizio, e nella verbalizzazione della conoscenza, lo scopo è quello di affermarsi all'esterno, di farsi riconoscere, è uno dei suoi bisogni primari pena la sensazione di non esistere , il riconoscimento di quella forza che citi è un falso potere che proietta fuori di se e quindi non lo possiede realmente, ma se anche fosse una ricerca del dignitario di turno non lo troverebbe così... ma troverebbe sempre qualcosa di molto simile energeticamente se non inferiore, mentre "l'alto" (lo virgoletto perchè proprio non trovo altro per inderci meglio che si possa) lo osserva in silenzio (questa in parte è esperienza personale).

Son convinta che l'antagonismo e la competezione sia una cosa buona finchè è sana finchè ha il fine di farsi tirare e spingere, ma quando diventa una sfida di potere decade ogni senso di conoscenza e subentra il gioco del potere.
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Vecchio 12-10-2008, 00.50.33   #11
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No,io non ci vedrei nessuna paura,forse solo quella di perdere del tempo,ma quel "pistolero" lì di tacche sul calcio della sua pistola potrebbe averne tante da saper distinguere un aquila da un coniglio;non importa la strada,il percorso che hanno fatto i candidati al torneo,importante e che volino ad ali spiegate e non zompettino come conigli.Neanche di chiusure potremmo parlare,chiusure alla conoscenza dell'animo umano(quella storia che tutti gli esseri sono uguali non potremmo darla a bere al pistolero...)troppo rapace dentro per credere che anche i roditori hanno una ragione d'essere,perchè sa che è così ma non lo interessa.Nemmeno il potere è ciò che cerca,non cerca di affermarsi come un tiranno sul trono altrui.La conoscenza e non solo esteriore.Ciò che alberga nel cuore e nella mente di un'altra aquila.E' nella lotta che l'assapora,attraverso il sangue che sgorga...
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Vecchio 12-10-2008, 01.17.40   #12
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Parli di grande limite nel pregiudizio e nella verbalizzazione della conoscenza e di uno scopo di affermazione esteriore pena la sensazione di non esistere.
Non tutto si riesce a trasferire con le parole e spesso ciò che esce e già trito e ritrito dalle "sue" fauci.
L'istinto e l'intuito guidano il pistolero e il pregiudizio è un immediato postgiudizio.
Sì hai ragione sarà un bisogno anche se non primario ma pur sempre un bisogno di sentirsi vivo.
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Vecchio 12-10-2008, 08.30.06   #13
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Parli di grande limite nel pregiudizio e nella verbalizzazione della conoscenza e di uno scopo di affermazione esteriore pena la sensazione di non esistere.
Non tutto si riesce a trasferire con le parole e spesso ciò che esce e già trito e ritrito dalle "sue" fauci.
L'istinto e l'intuito guidano il pistolero e il pregiudizio è un immediato postgiudizio.
Sì hai ragione sarà un bisogno anche se non primario ma pur sempre un bisogno di sentirsi vivo.
Se solo questo pistolero si soffermasse sul fatto che tutto cio' che dice e' stato gia' detto e scritto che tutto quello che prova e' stato gia' provato , smetterebbe di porre la sfida ed una presunta elezione al centro della sua vita al fine di darle un senso che non trova
ed al centro ci metterebbe altro .
Che senso ha dire per dire cose gia' dette o provare cose che non danno piu' senso al proporio vivere . Nessuno, il senso quello vero sta dunque atrove .
Quell'altro da mettere al centro pero' lui ,il pistolero, non lo conosce cosi' come non lo conosce l'aquila che per natura deve bere il sangue delle sue vittime , altrimenti non esprimerebbe il suo essere in quel modo .
Ha ancora molta strada da fare dunque nonostante e soprattutto a causa delle tacche che fa vedere con spocchia sul calcio della pistola.
E sai come va a finire, sempre , che il pistolero SOLO MA PROPRIO SOLO , se ne va molto presto , riprende quella strada che deve ancora fare per capire qualcosa di quell'altro.
Ed e' in questo andarsene SOLO che sta il suo fallimento .....anche se lui non se ne accorge , per lui anzi all'opposto e' la vittoria , un'altra inutile tacca..... ma cosi' invece e'.

Ultima modifica di nikelise : 12-10-2008 alle ore 08.33.48. Motivo: correzione
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Vecchio 12-10-2008, 08.54.39   #14
Astral
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Anche in questa circostanza vedo una grande paura. La paura di dover ammettere che anche chi non ha sudato può aver meriti e può insegnare, fosse anche il semplice modo di fare le cose e solo perchè sente che si fanno così. E questo implicherebbe l'ammettere che ci sono strade diverse e percorribili oltre a quella che abbiamo scelto per noi. E' pur sempre una chiusura e soprattutto ci si nega la grande possibilità di scoprire l'animo umano che non si trova scritto da nessuna parte.

Io credo che questo pistolero di cui parla il 3d abbia il più grande limite nel pregiudizio, e nella verbalizzazione della conoscenza, lo scopo è quello di affermarsi all'esterno, di farsi riconoscere, è uno dei suoi bisogni primari pena la sensazione di non esistere , il riconoscimento di quella forza che citi è un falso potere che proietta fuori di se e quindi non lo possiede realmente, ma se anche fosse una ricerca del dignitario di turno non lo troverebbe così... ma troverebbe sempre qualcosa di molto simile energeticamente se non inferiore, mentre "l'alto" (lo virgoletto perchè proprio non trovo altro per inderci meglio che si possa) lo osserva in silenzio (questa in parte è esperienza personale).

Son convinta che l'antagonismo e la competezione sia una cosa buona finchè è sana finchè ha il fine di farsi tirare e spingere, ma quando diventa una sfida di potere decade ogni senso di conoscenza e subentra il gioco del potere.
Quoto e sono daccordo con quello che dici.

Personalmente non riesco proprio a capire perchè si parla del pistolero al singolare, secondo me è fuorviante, potrebbe essere anche il gruppo aggressivo che si inserisce in un nuovo ambiente, in ogni caso chi spara ha sempre il potere di farlo, e dipende anche da chi accoglie l'altro.
Non dimenticiamo che in molte trame west, è il forestiero che salva la situazione, spezzando il clima di omertà e remissione che la gente ha nei confronti di chi ha sempre detenuto il potere.

Concordo anche sull'affermazione di Ray, l'umile preferisce bussare, ma cosa succede se tutti poi ti sbattono la porta faccia (senza motivo)?
Se qualcosa ci viene negata, allora siamo autorizzati poi a prendercela?

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Vecchio 12-10-2008, 11.55.50   #15
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Concordo anche sull'affermazione di Ray, l'umile preferisce bussare, ma cosa succede se tutti poi ti sbattono la porta faccia (senza motivo)?
Se qualcosa ci viene negata, allora siamo autorizzati poi a prendercela?

Già. Bella domanda. La estenderei anche a chi nega... chi autorizza chicchessia a negare qualcosa che potrebbe dare? Soprattutto se quel qualcosa non è davvero "suo" ma è qualcosa che scorre e lui ha solo una posizione "fortunata".
A quel punto per chi prende non è più questione di autorizzazione, almeno in prima battuta, ma solo questione di avere o restare senza.
Poi dopo si fa i conti sul come abbiamo avuto.
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Vecchio 12-10-2008, 12.56.10   #16
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E da ieri sera ch efrulla in testa un film di Jodorowsky che si chiama El Topo e che mi ha sempre colpito tantissimo e che in qualche modo torna utile sulle domande di Ray e Astral.

Racconto in brevissimo per chi non lo ha visto e non lo conosce.
El Topo è il soprannome del protagonista che è un pistolero del lontano west alla ricerca dell'illuminazione ma per trovarla all'inizio gli viene fatto capire che deve uccidere i più grandi tre maestri esistenti, ma lui non essendo pronto, non potendo fronteggiarli con lealtà escogita trucchi e li uccide con l'inganno perchè vuole il loro sapere e la loro grandezza. Ma alla fine quando li uccide tutti non avendo ottenuta la pienezza, si dispera. Il film poi prosegue con un cambio completo del protagonista e con la sua reale morte iniziatica ma non c'entra più con 3d.
Nel film El Topo cerca ma ha nel cuore la ricerca del potere ed è accecato.

Il 3D voleva forse orientarsi altrove ma secondo me ci stava con le domande che sono venute fuori.
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Vecchio 12-10-2008, 12.56.45   #17
RedWitch
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Già. Bella domanda. La estenderei anche a chi nega... chi autorizza chicchessia a negare qualcosa che potrebbe dare? Soprattutto se quel qualcosa non è davvero "suo" ma è qualcosa che scorre e lui ha solo una posizione "fortunata".
A quel punto per chi prende non è più questione di autorizzazione, almeno in prima battuta, ma solo questione di avere o restare senza.
Poi dopo si fa i conti sul come abbiamo avuto.
Credo che in entrambi i casi, alla fin fine il "dare" o negare qualcosa che si "ha" sia in relazione a quello che si puo' fare in quel momento. Certo se ci si fa prendere dal "branco" o se si nega qualcosa solo perchè ci si sente superiori o inferiori (è lo stesso) il discorso cambia, ma nemmeno di molto.. è quello che si è capaci di fare, migliorabile, ma ci vuole il suo tempo e il suo modo. Vale la pena sempre fare uno sforzo per avvicinarsi all'altro, ma se questo spara , si puo' avere paura, o molte altre variabili e difendersi a proprio modo.. se a sparare è chi crede di essere forte solo perchè vive già nel villaggio.. è lo stesso. E qui si potrebbe tornare al discorso dell'umiltà che si faceva altrove...
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Vecchio 12-10-2008, 13.54.19   #18
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il titolo dice : la pistola (o il pistola) più veloce..dalle mie parti il pistola è il sempliciotto...allora fatemi capire il famoso coniglio (che in questo caso se non ho capito male è il pistola) non ha possibilità e utilità alcuna? sicuro non volerà...sicuro non andrà a cena con l' aquila...semmai sarà la sua cena..inoltre se si espone sarà vittima e dell' aquila e del cacciatore ma cosa più importante non troverà il cibo adatto a se...tuttavia nonostante le tacche e nonostante la regalità anche lui ha fame anche lui cerca anche lui trova il suo cibo...e non si può negare (come dice Ray) che anche il pistola ha una sua ragione d' essere...

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quelle che posso cambiare
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Vecchio 12-10-2008, 15.01.43   #19
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La sensazione di perdere tempo è gran cosa, l'urgenza di conoscere è buona cosa. La paura cè, è nostra compagna fosse anche la paura di girare intorno senza andare da nessuna parte. La paura di aver inciso molte tacche sul calcio della pistola e non aver guadagnato nulla.

Non importa quanta strada si è fatto o il luogo che si è trovato, importa avere quel senso di urgenza che spesso si perde.
E' in quel senso di urgenza che gli orpelli cadono e le strutture si alleggeriscono, il senso del pistolero/guerriero errante alla ricerca di un'avversario che lo stupisca, che lo uccida perchè questo cerca infine, ricerca la morte data da un'avversario degno di lui.
Nessun trono altrui quindi ma sangue che sgorga perchè il proprio tiranno venga sconfitto.

Sentirsi vivo per un attimo e ritornare schiavo del tiranno, non poter tornare indietro pena l'oblio impone al pistolero la ricerca del campione che possa dagli la giusta morte.

Tutti vogliamo qualcosa, chiediamo senza dare nulla in cambio, nei casi migliori diamo meno di quello preso. Col tempo ci illudiamo di aver costruito qualcosa che ci appartiene ma non è così. Il senso del possesso è un demone che logora e ci annebbia la vista.

Quando si presenta un pistolero in città lo si addita a conquistatore, i cittadini magari non cedono manco un pezzetto dello sconfinato territorio occupato e quindi al pistolero, per af-fermarsi sfida chi ritiene importante.

Ma sfidare è mettersi alla prova, non è affare per conigli, e la posta in gioco è vincere se stessi.
Il pistolero sfida un'avversario che conosce le stesse regole. Ci si affronta con le pistole nella fondina e ci si guarda negli occhi, le gente corre a ripararsi e trema. Un lampo negli occhi e l'istinto muove rapidamente il braccio verso la pistola... bang!!!
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Vecchio 12-10-2008, 16.17.30   #20
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Ma sfidare è mettersi alla prova, non è affare per conigli, e la posta in gioco è vincere se stessi.
Il pistolero sfida un'avversario che conosce le stesse regole. Ci si affronta con le pistole nella fondina e ci si guarda negli occhi, le gente corre a ripararsi e trema. Un lampo negli occhi e l'istinto muove rapidamente il braccio verso la pistola... bang!!!
Scusa Grey se smonto e distruggo questa visione romantica ma non è un eroe solitario il pistolero di cui parliamo, che ho chiamato pistolero per facilitare il dialogo ma che poi è diventato l'eroe perchè manda un'immagine lontana da cavaliere solitario... ma è invece in alcune occasioni anche un pò vampirotto, è piuttosto uno che inizia a sparare per non dover sentire male se qualcuno appena lo tocca, non si fa toccare. Non c'è coraggio in questo.. continuo a dire che c'è tanto timore di perdere riferimenti. Ma sicuramente anche il desiderio di cercare.

Il pregiudizio che si discuteva sopra lo avvolge tanto fuori che dentro.
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Non può essere sentirsi minacciato dagli altri, forse questo in seconda battuta, sarebbe normale sentirsi minacciati se io popolo sto in una nazione e arriva l'invasore.

Chi invade (uso queste parole per l'immediatezza, però non le consideriamo per forza in negativo) va a cercare nuove risorse... [ .... ]
Il discorso diventa assurdo, ma naturale se l'istinto vince, se nel paese dove vai ti accoglierebbero pacificamente e con amore e tu invece cerchi lo stesso di strappare con le unghie.

Di fondo c'è una fame (che può essere di vari tipi, non solo alimentare), però non siamo capaci, non sempre almeno, di avvicinarci a chi ha cibo chiedendolo con rispetto visto che comunque questi avranno lavorato per avere questo benessere.
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
La differenza, ossia la presenza o meno del rispetto, dipende dalla consapevolezza di quella fame. Se (mi) nego di averla istintivamente pretenderò, se la ammetto busserò (e se c'è buon cibo mi sarà dato).
Se pretenderò cercherò di mostrarmi sopra, se ammetterò mi avvicinerò più umile...
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Originalmente inviato da loryland Visualizza messaggio
No,io non ci vedrei nessuna paura,forse solo quella di perdere del tempo,
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Originalmente inviato da loryland Visualizza messaggio
...anche solo un modo di dire"eccomi sono qui e sono forte",una forma leggera di razzismo figlia del sudore e di sacrifici e di rinunce,che deplora i non pari di grado e impedisce di sfidarli a singolar tenzone perchè sarebbe come sparare sulla croce rossa e non da neanche gusto nel ferirli.

Solo ad un degno avversario nella lotta puoi riuscire a rubargli il segreto delle sue mosse.Sì credo sia la fame e non alimentare a far scattare la molla.
Condivido, Solo ad un degno avversario!
Però anche chi si trova in posizione di vantaggio, sa più di tutti, che alla base non vi può essere alcuna forma di razzismo. Questa, come dici, può generarsi da un certo tipo di percorso e a sto punto mi chiederei cosa è che la genera, la produce e perchè.
Non parlo di considerare tutti allo stesso livello ma di partire da un presupposto comune per tutti ossia il rispetto. Per chi sta sopra, per chi sta sotto, insomma a prescindere dalla posizione che occupa.
Non capisco poi perché "rubare" le mosse, al degno avversario, quando glie le si può chiedere. Allora, mi viene da pensare, considerando che l'istinto svolge continuamente la sua azione, incide comunque sul comportamento, non sia poi del tutto, come dire, sotto controllo.

Pensavo per questo discorso ad una storia thai che riguarda un guerriero, il quale era talmente forte che andava in giro per il Paese a sfidare quelli che lui considerava di " pari grado" o che quanto meno avessero una buona fama di "combattente".
Ovviamente vinceva sempre e uno ad uno li eliminava tutti. Quando poi un nobile del tempo, avendone sentito parlare sia per le sue gesta e sia per la sua abilità di usare qualsiasi arma, lo cercò e trovò gli chiese se voleva seguirlo per la difesa del paese minacciato dagli invasori che di li a poco avrebbero controllato la Nazione. Li per li non gli interessava poi tanto, anzi pensava che quel nobile poteva essere un'altra " vittima" del suo modo di combattere. Ma quel Conte gli disse che poteva scegliere: mettere la sua Arte a disposizione e per la difesa dell'Impero minacciato - quindi a disposizione di tutti - e per questo evitare di eliminare validi guerrieri ma anzi consentire a questi di definire le proprie potenzialità o continuare a fare quel che stava facendo, cercando di misurare le sua capacità.
Ma in questo modo cosa avrebbe potuto ottenere alla fine se non " tacche"?
Riuscì, allora, a mettere da parte quel che stava cercando, nella presunzione forse che quello era il modo di misurare se stesso, anche perchè forse si rese conto che attraverso quel mezzo, quel comportamento, non sarebbe poi andato tanto lontano, e seguì il nobile. Questi anche grazie al suo aiuto, divenne il successivo Imperatore.
Il guerriero, oltre a divenire capo delle sue guardie personali " passò " quel che sapeva a chi, nel rispetto, voleva avvicinarsi alla sua Arte della guerra.
Le sue gesta, ancora oggi, sono festeggiate in Thailandia, poichè seppe mettere l'Arte al servizio, soprattutto di quello che seguì come suo Imperatore. Si suicidò quando l'Imperatore che ormai seguiva da anni morì, dicendo, prima di togliersi la vita che sicuramente il suo Re aveva bisogno di lui e non poteva abbandonarlo.
Trovo che sia adattabile al discorso, anche se forse con qualche forzatura ma in buona sostanza c'è qualche analogia col pistolero.

__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 21-02-2009, 21.56.07   #22
dafne
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Non possiamo aggiungere anche che oggi, in linea di massima, chi più s'impone e alza la voce o anche solo risulta più insistente ottiene di più?

Non stò parlando di un posto in particolare ma ultimamente ho proprio notato che a maggior disponibilità e "mitezza" in genere si accomuna un minor risultato

Forse anche questo può spingere qualcuno a fare il pistolero, anche se sicuramente c'è, come si suol dire, chi ci fà e chi ci è.

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Vecchio 21-02-2009, 22.28.39   #23
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Originalmente inviato da nikelise Visualizza messaggio
Se solo questo pistolero si soffermasse sul fatto che tutto cio' che dice e' stato gia' detto e scritto che tutto quello che prova e' stato gia' provato , smetterebbe di porre la sfida ed una presunta elezione al centro della sua vita al fine di darle un senso che non trova
ed al centro ci metterebbe altro .
Che senso ha dire per dire cose gia' dette o provare cose che non danno piu' senso al proporio vivere . Nessuno, il senso quello vero sta dunque atrove .
Quell'altro da mettere al centro pero' lui ,il pistolero, non lo conosce cosi' come non lo conosce l'aquila che per natura deve bere il sangue delle sue vittime , altrimenti non esprimerebbe il suo essere in quel modo .
Ha ancora molta strada da fare dunque nonostante e soprattutto a causa delle tacche che fa vedere con spocchia sul calcio della pistola.
E sai come va a finire, sempre , che il pistolero SOLO MA PROPRIO SOLO , se ne va molto presto , riprende quella strada che deve ancora fare per capire qualcosa di quell'altro.
Ed e' in questo andarsene SOLO che sta il suo fallimento .....anche se lui non se ne accorge , per lui anzi all'opposto e' la vittoria , un'altra inutile tacca..... ma cosi' invece e'.

Sull'ultima parte sono d'accordo, e la capisco...forse più di quanto vorrei ammettere.

Quello che mi lascia un pò perlessa però è il passaggio sopra, quando dici che il pistolero se si rendesse conto che tutto è già stato detto e fatto metterebbe al centro del suo vivere "altro".

In un certo senso lo so che è giusto ma è un puro brivido d'intuizione non comprensione vera e propria per cui.. ti tocca, se ti và, di rispiegarmela questa cosa perchè se io mi soffermo sul fatto che tutto ciò che dico/chiedo e quello che rispondo o come reagisco è già stato fatto e detto (e lo inizio a vedere anche in altre persone) mi perdo.
Nel senso che..che senso avrebbe parlare e chiedere se non per tediare?

O forse intendi dire che è proprio rendendosi conto che siamo la miliardesima persona che percorre la medesima strada e chiede per la miliardesima volta la stessa cosa a chi risponde và riconosciuta perlomeno la gloria di una pazienza infinita nonchè l'assoluta assenza di obbligo nel dare la miliardesima risposta?

Quel qualcosaltro sarebbe cosa? (eddai ci provo, sia mai che me lo dici )

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Vecchio 22-02-2009, 09.19.28   #24
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Sull'ultima parte sono d'accordo, e la capisco...forse più di quanto vorrei ammettere.

Quello che mi lascia un pò perlessa però è il passaggio sopra, quando dici che il pistolero se si rendesse conto che tutto è già stato detto e fatto metterebbe al centro del suo vivere "altro".

In un certo senso lo so che è giusto ma è un puro brivido d'intuizione non comprensione vera e propria per cui.. ti tocca, se ti và, di rispiegarmela questa cosa perchè se io mi soffermo sul fatto che tutto ciò che dico/chiedo e quello che rispondo o come reagisco è già stato fatto e detto (e lo inizio a vedere anche in altre persone) mi perdo.
Nel senso che..che senso avrebbe parlare e chiedere se non per tediare?

O forse intendi dire che è proprio rendendosi conto che siamo la miliardesima persona che percorre la medesima strada e chiede per la miliardesima volta la stessa cosa a chi risponde và riconosciuta perlomeno la gloria di una pazienza infinita nonchè l'assoluta assenza di obbligo nel dare la miliardesima risposta?

Quel qualcosaltro sarebbe cosa? (eddai ci provo, sia mai che me lo dici )

Rispondevo a Loriland che esprimeva questo erratissimo concetto di una conoscenza coltivata come fine per porre sfide inutili agli altri ,per prevalere sugli altri , sfide come dice lei stessa , alla fine , per sentirsi viva :


Citazione:
inviato da loryland
No,io non ci vedrei nessuna paura,forse solo quella di perdere del tempo,ma quel "pistolero" lì di tacche sul calcio della sua pistola potrebbe averne tante da saper distinguere un aquila da un coniglio;non importa la strada,il percorso che hanno fatto i candidati al torneo,importante e che volino ad ali spiegate e non zompettino come conigli.Neanche di chiusure potremmo parlare,chiusure alla conoscenza dell'animo umano(quella storia che tutti gli esseri sono uguali non potremmo darla a bere al pistolero...)troppo rapace dentro per credere che anche i roditori hanno una ragione d'essere,perchè sa che è così ma non lo interessa.Nemmeno il potere è ciò che cerca,non cerca di affermarsi come un tiranno sul trono altrui.La conoscenza e non solo esteriore.Ciò che alberga nel cuore e nella mente di un'altra aquila.E' nella lotta che l'assapora,attraverso il sangue che sgorga...
allora, se ti accorgi che per quanto bravo e profondo tu sia non hai inventato nulla perche' tutto e' gia' stato detto e scritto da qualche parte , allora le sfide del pistolero di Loriland per dimostrare conoscenza '' attraverso il sangue che sgorga''
( anche in questo caso sembra una protagonista del film l'esorcista )
diventano giochi puerili privi di senso sicche' , se vuoi veramente cio' che conta e che ti fa sentire vivo , devi volgere l'attenzione e lo sguardo ad altro .
Cos'e' questo altro' ?
Lo sai anche tu ne parliamo sempre qui, lo puoi chiamare in 10.000 modi : svegliarsi ,amare ed amarsi , diventare uno ,vincere le proprie identificazioni , Gesu' , Buddha , l'amore di Maria , di Padre Pio , meditare per comprendere ecc ,
Con questo non voglio dire che porre, porsi domande sia sbagliato ma quello che conta e' perche' lo fai , qual'e' il fine che ti poni .
Il fatto che le domande siano sempre le stesse dimostra proprio che non basta porre domande e ascoltare risposte per COMPRENDERE .
Pensa allora che misera figura fa il pistolero di Loriland e quale solitudine e sentimento di inutilita' lo avra' preso dopo essersene andata via sola ....come ha fatto .
Quindi conoscere non puo' mai essere un fine ma e' sempre solo un misero mezzo per sperimentare altre cose non fosse altro che parlare con il prossimo sempre che voglia ascoltare e dialogare.....e qui si apre un'altro capitolo .
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