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Vecchio 03-02-2006, 12.24.23   #1
RedWitch
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Predefinito Sofferenza

A chi di noi non è mai accaduto di soffrire?
Per sofferenza intendo un malessere profondo... fisico o psichico (o entrambi) in cui spesso, si sprofonda... che si subisce.... che si vive come un qualcosa di inevitabile che alla fine, puo' portare a cullarcisi dentro ...in questo modo pero'... si rischia davvero di non uscirne...
La "reazione" puo' essere allora di rabbia... quante volte ci siamo chiesti "perchè a me?" .. "Che ho fatto di male per meritare una cosa del genere?"
.... ho imparato, che la sofferenza...arriva per mostrarci qualcosa... qualcosa che non riusciamo a vedere in altro modo, se non soffrendo... qualcosa che ci porta, a farci delle domande... e a trovare risposte, che altrimenti, non arriverebbero... Vista in questa accezione... per quanto soffrire non piaccia a nessuno... non è poi così negativa no?
E se invece che respingere la sofferenza provassimo ad accoglierla... potremmo renderci conto che è possibile non girarci intorno... non farci sopraffare.....
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Vecchio 03-02-2006, 13.26.40   #2
Sole
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Accoglierla o osservarla ?
Guardarla mentre agisce sul sistema nervoso ?
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Vecchio 03-02-2006, 14.03.39   #3
Uno
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Oggi provo una metafora nuova

Se devo passare in un vicolo stretto per forza perchè dietro di me non c'è più spazio (immaginate quelle stanze che si vedono nei film dove si iniziano a chiudere le pareti) può essere che io sia corporalmente della giusta misura (ciòè prima mi sono alimentato correttamente) oppure che faccio fatica a passare per chè il vicolo è troppo stretto per me.... quindi spingendomi dentro mi graffio addosso al muro... mi faccio male ... soffro ma passo dall'altra parte dove ho uno spazio più ampio....
Alcuni preferiscono rimanere schiacciati piuttosto che affrontare quella sofferenza....


la morale è che se ci si prepara prima (dieta) si potrebbbe anche evitare di soffrire o ridurre un pò... si "soffre" volontariamente (nell'esempio non mangiando quando gli altri si danno da fare con le mandibole) ma si affrontano meglio i vari vicoli
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Vecchio 03-02-2006, 14.57.53   #4
Ray
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la morale è che se ci si prepara prima (dieta) si potrebbbe anche evitare di soffrire o ridurre un pò... si "soffre" volontariamente (nell'esempio non mangiando quando gli altri si danno da fare con le mandibole) ma si affrontano meglio i vari vicoli
Ehssì... ci vuole Disciplina...
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Vecchio 03-02-2006, 20.38.00   #5
Era
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ridurre un pò....credo di si...nel momento in cui
ti accorgi che la sofferenza non serve...perchè
non risolve nulla...ma piuttosto accumula tensioni..
e anche queste non servono...
quando ti accorci che soffri per una causa che
hai messo in moto tu...volontariamente o meno...
egoisticamente o meno....o che è nata da fattori
o persone esterne quindi potrebbe essere un
motivo di riflessione.....
è un pò come pagare il biglietto al cinema per
un film che non ti piace...che fai resti (soffri)
o esci e ricorderai che quel regista o quel genere
di film non fanno per te?
e se resti...pur non essendo il tuo genere..
hai visto mai che impari qualcosa?
magari che puoi ascoltare musica
__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 05-02-2006, 13.04.27   #6
pluto
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Predefinito sofferenza

Bello l'argomento, amici, sono di fretta dopo leggo e dirò la mia ...comunque bello
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Vecchio 05-02-2006, 14.29.58   #7
Marib
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Originalmente inviato da RedWitch
A chi di noi non è mai accaduto di soffrire?
Per sofferenza intendo un malessere profondo... fisico o psichico (o entrambi) in cui spesso, si sprofonda... che si subisce.... che si vive come un qualcosa di inevitabile che alla fine, puo' portare a cullarcisi dentro ...in questo modo pero'... si rischia davvero di non uscirne...
La "reazione" puo' essere allora di rabbia... quante volte ci siamo chiesti "perchè a me?" .. "Che ho fatto di male per meritare una cosa del genere?"
.... ho imparato, che la sofferenza...arriva per mostrarci qualcosa... qualcosa che non riusciamo a vedere in altro modo, se non soffrendo... qualcosa che ci porta, a farci delle domande... e a trovare risposte, che altrimenti, non arriverebbero... Vista in questa accezione... per quanto soffrire non piaccia a nessuno... non è poi così negativa no?
E se invece che respingere la sofferenza provassimo ad accoglierla... potremmo renderci conto che è possibile non girarci intorno... non farci sopraffare.....
Quanti modi di soffrire ci sono? Le cause sono infinite... le conseguenze che ne derivano sono differenti a seconda delle parti emotive che tale sofferenza è andata a toccare.
Sono d'accordo nelle affermazioni tipo: c'è sempre da imparare... nulla avviene a caso... ogni cosa ha il suo lato positivo...
Queste sono affermazioni dettate dalla logica... pensate sinceramente per portare conforto... ovvia risposta a cio' di cui non si ha risposta: perche' la sofferenza???
Perdere una persona cara... scatena diversi tipi di sofferenza a seconda del legame e del rapporto emotivo con tale persona.
Accettare la perdita per la irriversibilita' dell'evento è la prima cosa da fare... da imparare (gia' imparare... a camminare senza la malinconia di uno sguardo al passato in comune)... ma da qui ad accettare che è successo perche' devo vedere qualcosa... beh... mi sembra una bestemmia alla vita.
E lo dico proprio io... che di bestemmie alla vita ne ho dette tante.
Accogliere la sofferenza come un percorso da seguire per "imparare"... non lo accetto... cosi' come non accetto il vivere nella sofferenza...
Non è facile capire o giustificare la sofferenza che ci portiamo dentro... nemmeno esternandola... rimarrà sempre una ferita che anche se ormai rimarginata è li' con la sua cicatrice.
Tante sofferenze non cureranno mai... perche' ognuna sara' diversa dall'altra...
Quello che leggo io... è rassegnazione: è successo... Amen!!!
Ma sentimenti e cervello non andranno mai d'accordo... ci sara' sempre uno scontro... e forse la salvezza alla sofferenza sara' solo per chi riuscirà a zittire il cuore.
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Vecchio 05-02-2006, 15.01.00   #8
Kael
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Visto che siamo in psicologia, potremo parlare della sofferenza come della risultanza di una non accettazione o sopportazione di determinati avvenimenti.
Così come da un fuoco che sopportiamo ci arriva calore e benessere, da un fuoco che non siamo in grado di sopportare (troppo forte per noi) ci arriva sofferenza e patimento.

Ma è davvero impossibile evitare la sofferenza? O magari come dice Uno, previa adeguato allenamento, potremmo farne a meno?

Beh, innanzitutto potremmo vedere come la stessa situazione produca effetti diversi in persone diverse, e già questo potrebbe suggerire che non è la situazione in sè a determinare sofferenza ma siamo noi a generarla. A Tizio esempio muore un genitore, e si dispera, mentre Caio accetta serenamente la cosa senza drammi. Quindi non è la perdita di un genitore la causa della sofferenza, ma semmai l'incapacità di Tizio di sopportarla.
Eppure è pazzesco che esistano persone che temono la morte... sarebbe come se esistessero dei pesci che temono l'acqua. L'acqua è l'universo in cui sono immersi i pesci, la morte è l'universo in cui è immerso attualmente l'uomo... Eppure egli la teme, teme la sua natura...

Che la vera causa della sofferenza quindi sia la mancanza di conoscenza di se stessi? Che l'uomo soffra e sia destinato a soffrire ancora per chissà quanto, solo perchè non è cosciente di quello che è, e di quello che potrebbe Essere?

Domande retoriche ovviamente.
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Vecchio 05-02-2006, 15.25.35   #9
Kael
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ovvia risposta a cio' di cui non si ha risposta: perche' la sofferenza???
Tengo subito a smentire questa frase. La risposta c'è ed è molto semplice:
Si soffre per migliorare.

In che modo? Vediamo subito. Sono piccolo e non so niente. Ho un coltello in mano e mi taglio un dito... Se non provassi sofferenza, in poche ore non avrei più le mani e forse nemmeno le braccia... Invece, grazie a quella preziosissima amica che si chiama sofferenza, IMPARO che non devo tagliarmi le mani, perchè mi possono essere utili in molti altri modi.
Ma va detto che la via della sofferenza non è l'unico modo... avrei potuto imparare che il coltello taglia e che le mani mi servono, anche in altri modi... ma questo lo vedremo più avanti.

Stesso discorso, oltre che per la parte fisica, anche per la parte mentale.
Un mio atteggiamento verso una determinata situazione, mi provoca sofferenza. In questo modo capisco, anzi, DOVREI capire, visto che non tutti ci riescono, che sto sbagliando e tale mio atteggiamento mi è controproducente. E allora che faccio? Mi lamento perchè la vita non si conforma a me? O dovrei semmai cercare io di conformarmi alla vita e alle Leggi che la regolano, cambiando atteggiamento?

Accettazione dunque... ma spesso è necessario sbattere la testa più e più volte, prima di capire che forse soffriamo per una nostra mancanza, di cui nessuno è responsabile se non noi in prima persona...
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Vecchio 05-02-2006, 15.34.13   #10
Ray
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Perdere una persona cara... scatena diversi tipi di sofferenza a seconda del legame e del rapporto emotivo con tale persona.
Accettare la perdita per la irriversibilita' dell'evento è la prima cosa da fare... da imparare (gia' imparare... a camminare senza la malinconia di uno sguardo al passato in comune)... ma da qui ad accettare che è successo perche' devo vedere qualcosa... beh... mi sembra una bestemmia alla vita.
Non è che una persona muore perchè TU devi vedere qualcosa... le cose non accadono in funzione tua (nostra, vostra, loro)... non sei (siamo) così importante.
E' la sofferenza (eventuale) che la perdita ti (ci) genera... o che ti (ci) sembra generi... che ti (ci) deve mostrare qualcosa.

Si sta male perchè la persona è morta? O perchè non l'abbiamo più?... Soffriamo perchè a lei è venuto a mancare qualcosa (la vita) o perchè qualcosa è venuta a mancare a noi (la sua presenza) ?

Bon, di solito sono entrambi. Sia ci dispiace per lei che per noi. Solo che qui dovremmo distinguere dolore da sofferenza... Io da ego... altro discorso. O forse no... ?
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Vecchio 05-02-2006, 19.01.24   #11
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Originalmente inviato da Kael
Visto che siamo in psicologia, potremo parlare della sofferenza come della risultanza di una non accettazione o sopportazione di determinati avvenimenti.
Così come da un fuoco che sopportiamo ci arriva calore e benessere, da un fuoco che non siamo in grado di sopportare (troppo forte per noi) ci arriva sofferenza e patimento.

Ma è davvero impossibile evitare la sofferenza? O magari come dice Uno, previa adeguato allenamento, potremmo farne a meno?

Beh, innanzitutto potremmo vedere come la stessa situazione produca effetti diversi in persone diverse, e già questo potrebbe suggerire che non è la situazione in sè a determinare sofferenza ma siamo noi a generarla. A Tizio esempio muore un genitore, e si dispera, mentre Caio accetta serenamente la cosa senza drammi. Quindi non è la perdita di un genitore la causa della sofferenza, ma semmai l'incapacità di Tizio di sopportarla.
Eppure è pazzesco che esistano persone che temono la morte... sarebbe come se esistessero dei pesci che temono l'acqua. L'acqua è l'universo in cui sono immersi i pesci, la morte è l'universo in cui è immerso attualmente l'uomo... Eppure egli la teme, teme la sua natura...

Che la vera causa della sofferenza quindi sia la mancanza di conoscenza di se stessi? Che l'uomo soffra e sia destinato a soffrire ancora per chissà quanto, solo perchè non è cosciente di quello che è, e di quello che potrebbe Essere?

Domande retoriche ovviamente.
Non vorrei generalizzare ma mi pare che un accenno lo si possa fare anche al " tipo " di società nel quale oggi viviamo.
Un accenno che vuole evidenziare la mancanza di " educazione " a situazioni che al contrario di come si pensa, fanno parte della vita; la morte ad esempio pur se in un certo senso è vista come interruzione è sicuramente da intendersi come evento inevitabile, per cui facente parte della vita stessa.
Da ciò seguirei Ray, nelle sue ultime domande, non prima di aver detto qualcosa in merito.
Spesso è vero ci identifichiamo come colui che è al centro di eventi negativi, quando ci troviamo in una situazione che è poco sopportabile.
La situazione che ci fa scatenare questo vittimismo ( che a diversi gradi colpisce chiunque ) è vista come un handicapp per la conduzione della normale vita che ci apprestiamo a continuare.
La reazione potrebbe seguire o una attività, sia mentale che fisica, che ci aiuta ad uscire dal limbo della sofferenza oppure, in casi contrari, ci inghiotte nella morsa dalla quale, e nella quale, più passa il tempo e più è difficile uscire col rischio successivo di " strutturare " il tutto ed avere poi difficcoltà per il futuro.
Una riflessione potrebbe forse aiutare.
Come UNO dice, se ci mettiamo in condizione di affrontare un evento particolare ( si faceva l'esempio della dieta ) allora potrebbe aversi qualche speranza affinchè questo non pregiudichi la nostra esistenza anche solo per attimo o quanto meno per un periodo lungo.
Il problema riguarda appunto la " programmazione " alla quale siamo inevitabilmente legati.
La mancata programmazione - " programmazione "intesa non come evento programmatico quanto come ri-configurazione - , fa si che quando il " fatto " capita, ci si trovi impreparati.
Quello che voglio dire è che nella maggior rilevanza dei casi, nessuno pensa alla " sofferenza " - di qualsiasi grado - che potrebbe ( potenzialemente ) affrontare; non lo si pone come parametro con cui fare i conti poichè - come dicevo sopra - non abbiamo quella forma mentis che ci aiuta a vedere nella totalità l'evento stesso, evento che viene definito negativo poichè porta una inversione nella normale direzione che si stava percorrendo.
L'uomo in quanto essere, sociale ed individuale, cerca sempre di scacciare tale modo di programmarsi una esistenza.
Se domani non riesco a fare ciò che oggi ho pensato per la mia carriera, questo genererà sofferenza in me, creando un conflitto ( lo so psicologia spicciola.....), se invece, al contrario, pur prefissandomi una meta, sarò entrato in quella condizione per cui " qualunque " cosa io faccia andrà bene lo stesso, poichè tutto va vissuto come " migliore " per me in quel momento....beh...credo che, quale causa innescante un atteggiamento sofferente, ci sia ben poco.
Tornando alla " dieta "....la preparazione......la disciplina alla quale ci si dovrebbe sottoporre non è un atteggiamento che si puo aspettare in quanto imposto da un comune sentire sociale.
E ' evidente che una presa di coscienza si deve muovere, accompagnado, chi ha intenzione di ri-uscire a capire allontandosi da quelle dinamiche strutturate sia dalla società e dalla vita in essa sia dalla relazione che ogni uomo dispone come risposta al gruppo sociale.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 05-02-2006, 21.33.29   #12
pluto
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Predefinito sofferenza

La sofferenza come la vedo io è un momento della vita in cui ci troviamo di fronte ad una decisione, magari dolorosa, da prendere, ma che non riusciamo a prendere.....c è anche la sofferenza derivante da un qualcosa che accade...ci tagliamo involontariamente un dito...ma lì proviamo un dolore immediato...sanabile tutto sommato....La sofferenza è soprattutto testa e cuore che non si parlano....l'una va da una parte...l'altro batte inspiegabilmente....inascoltato......Una diversificazione mente-corpo....inaspettata....La persona si trova in uno stato confusionale...non sa che fare...non sa gestire la situazione.....incapacità di decidere...a chi devo dare ascolto????Non lo capisco più....allora non dormo la notte....e mi giro e rigiro nel letto...il giorno dopo è uguale....vivo male tutta la giornata....se trovo qualcuno lo ascolto e non lo ascolto....non capisco bene cosa devo fare.....non riesco a superare questo stato.....fino a quando....girando e rigirandomi nel letto...comincio a decidere qualcosa...perlomeno di andare in cerca di aiuto.....e se lo trovo ...comincio a capirci un po' di più.....Sofferenza a è uno stato angoscioso di ansia...da insicurezza ...La decisione spetta comunque sempre a te stesso.....qualsiasi sia l'aiuto che gli altri possono offrirti.....solo l'attraversamento del "dirupo" con il relativo rischio di cadere....risolve la situazione imbarazzante.......ma è solo e comunque....il superamento di "uno" ed "uno" solo stato di sofferenza.....ne capiteranno degli altri....e solo la capacità di riuscire a ritrovare la razionalità unitamente alla "connessione" con il cuore......riesce a far pulsare il sangue nelle vene in modo normale.....mente e cuore....cominciano a ritrovarsi ed a "riamarsi".....

Ultima modifica di pluto : 05-02-2006 alle ore 21.37.45.
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Vecchio 10-06-2006, 19.28.33   #13
Kael
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Oggi pensavo ad un altro esempio... la corrente elettrica.

Se non la tocchi (animo chiuso) ovviamente non senti sofferenza.

Se la tocchi, ma non le impedisci di passare (animo aperto) come fanno gli uccelli sopra i fili dell'alta tensione, non senti sofferenza. Ti fai conduttore e divieni la corrente stessa.

E' quando la tocchi ma chiudi il circuito che prendi la scossa. Quando cioè il tuo animo fa da resistenza, non permettendo così di farla passare del tutto...

Che ne dite, in fondo pensieri e sentimenti non sono elettricità?

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Vecchio 10-06-2006, 22.19.51   #14
seleparina
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Non ho ben presente la natura dei pensieri, ma ad occhio e croce direi che sono d'accordo con te sui sentimenti=elettricità...non so, ho come l'idea che il supporto dei pensieri -o il conduttore- sia diverso...così, a naso...
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Vecchio 11-06-2006, 00.02.51   #15
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Originalmente inviato da Kael
Oggi pensavo ad un altro esempio... la corrente elettrica.

Se non la tocchi (animo chiuso) ovviamente non senti sofferenza.

Se la tocchi, ma non le impedisci di passare (animo aperto) come fanno gli uccelli sopra i fili dell'alta tensione, non senti sofferenza. Ti fai conduttore e divieni la corrente stessa.

E' quando la tocchi ma chiudi il circuito che prendi la scossa. Quando cioè il tuo animo fa da resistenza, non permettendo così di farla passare del tutto...

Che ne dite, in fondo pensieri e sentimenti non sono elettricità?



Aio, è da un pò che non entravo per correggere, ma queasta è troppo grossa. Scusa kael, trovo i tuoi scritti splendidi in molte cose, ma se si ragiona per parallelismi si deve fornire un esempio congruo.

Iniziamo dicendo che pensieri e sentimenti sono (a mio avviso) veicolati anche tramite elettricità, ma l'esempio non calza. L'elettricità per passare necessita di due poli, se non la tocchi non c'è problema, se sei sul cavo dell'alta tensione hai UN solo polo e quindi non passa. se unisci due poli toccandoli entrambi 'chiudi' l'anello composto dal generatore, tutti i conduttori del circuito ed il tuo corpo ed in quel caso l'elettricità scorre con tutte le conseguenze del caso.
Il concetto è bello e da sviluppare, l'esempio meritava una correzione.
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Vecchio 11-06-2006, 00.16.23   #16
lupa
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la morale è che se ci si prepara prima (dieta) si potrebbbe anche evitare di soffrire ,
(UNO)

Con questo vuoi dire che bisogna allenarsi a soffrire se io sono preparata a soffrire soffro meno?

Un mio atteggiamento verso una determinata situazione, mi provoca sofferenza. In questo modo capisco, anzi, DOVREI capire, visto che non tutti ci riescono, che sto sbagliando e tale mio atteggiamento mi è controproducente.
(KAEL)
come faccio a capire che sto sbagliando? quando soffro sento di essere nel giusto mi è venuta a mancare una determinata cosa o persona perchè non dovrei soffrire?

.....Sofferenza a è uno stato angoscioso di ansia...da insicurezza ...La decisione spetta comunque sempre a te stesso.....
(PLUTO)
Non sempre è insicurezza .. anche chi è sicuro di se,prova sofferenza angoscia ansia
La domanda che mi pongo è :secondo voi è possibile uscire dalla sofferenza se avete consigli ne avrei proprio bisogno....un abbraccio
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sarò me stessa, nessuno potrà accusarmi di averlo fatto in modo sbagliato.e

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Vecchio 11-06-2006, 00.21.57   #17
Kael
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Aio, è da un pò che non entravo per correggere, ma queasta è troppo grossa. Scusa kael, trovo i tuoi scritti splendidi in molte cose, ma se si ragiona per parallelismi si deve fornire un esempio congruo.

Iniziamo dicendo che pensieri e sentimenti sono (a mio avviso) veicolati anche tramite elettricità, ma l'esempio non calza. L'elettricità per passare necessita di due poli, se non la tocchi non c'è problema, se sei sul cavo dell'alta tensione hai UN solo polo e quindi non passa. se unisci due poli toccandoli entrambi 'chiudi' l'anello composto dal generatore, tutti i conduttori del circuito ed il tuo corpo ed in quel caso l'elettricità scorre con tutte le conseguenze del caso.
Il concetto è bello e da sviluppare, l'esempio meritava una correzione.
Hai fatto benissimo a correggermi, so ben poco di elettricità e il tuo aiuto è gradito.

Dunque vediamo, ci riprovo.
Se ho l'animo chiuso non succede niente, e fin qua ci siamo.
Se ho l'animo aperto e non chiudo il circuito nemmeno.

Prendo la scossa solo quando faccio da "secondo polo", e quindi l'elettricità scorre in me. Ossia sono di polo opposto a quello che tocco... e qui son scintille... faccio da contrario. Se sono si, prendo la scossa da un no, se sono buono, prendo la scossa da un cattivo... etc

Così va meglio? Vuoi approfondire magari?

PS: Ma com'è che tu entri solo per correggere? Paura di esporti?

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Vecchio 11-06-2006, 00.30.08   #18
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come faccio a capire che sto sbagliando? quando soffro sento di essere nel giusto mi è venuta a mancare una determinata cosa o persona perchè non dovrei soffrire?
Io la vedo così lupa: ogni cosa ha un lato buono e un lato cattivo...

Se stringendo un coltello sento sofferenza è forse perchè lo sto stringendo dalla parte della lama... Tante volte basterebbe prenderlo dal verso giusto per non soffrire più...

Quale sia il lato buono di perdere una persona cara?
E' una cosa troppo personale questa per risponderti. Ognuno deve trovare la propria risposta...

Un abbraccio
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Vecchio 11-06-2006, 01.12.16   #19
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Originalmente inviato da Kael
Hai fatto benissimo a correggermi, so ben poco di elettricità e il tuo aiuto è gradito.

Dunque vediamo, ci riprovo.
Se ho l'animo chiuso non succede niente, e fin qua ci siamo.
Se ho l'animo aperto e non chiudo il circuito nemmeno.

Prendo la scossa solo quando faccio da "secondo polo", e quindi l'elettricità scorre in me. Ossia sono di polo opposto a quello che tocco... e qui son scintille... faccio da contrario. Se sono si, prendo la scossa da un no, se sono buono, prendo la scossa da un cattivo... etc

Così va meglio? Vuoi approfondire magari?
Vediamo. La definizione di corrente elettrica è "flusso di elettroni attaverso un conduttore". Siccome gli elettroni sono negativi il flusso parte dal polo negativo e 'corre' verso il polo positivo.
Nessuno si trasforma in polo positivo o negativo, il corpo umano è un conduttore anche se non buono, quindi non può avere differenti polarità al suo interno se non indotte, può eventualmente venire in contatto con un oggetto caricato e prenderne la carica (gli uccellini sul cavo da 100.000 volt sono carichi a.... 100.000 volt)
Prendo la scossa solo se unisco con il mio corpo due poli opposti. Sfortunatamente la terra è uno dei poli usato nella nostra rete elettrica e quindi io prendo la scossa se tocco due fili scoperti con potenziale diverso oppure se tocco il filo 'caldo' della linea ed ho una parte del corpo che tocca la 'terra', rappresentabile anche da un cancello di metallo che a sua volta tocca terra. Diciamo che se sei 'caricato' positivamente prenderai 'la scossa' se tocchi qualunque cosa che sia caricata in maniera differente, ovvero negativo ma anche più positivo di te. Se la tua o la sua è una carica quantitativamente piccola si avrà la scintillina (per esempio quella con le chavi sulla serratura dell'auto) se no la corrente scorrerà fino al riequilibrio dei due poli e se questi si chiamano enel e terra......



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PS: Ma com'è che tu entri solo per correggere? Paura di esporti?
Ho appena fatto un'intervento su abissi in cui mi sono esposto fin troppo, quindi direi di no. Diciamo che intervengo se posso essere utile (con una affermazione od una correzione) oppure se l'argomento mi interessa per chedere spiegazioni.
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Vecchio 11-06-2006, 01.24.07   #20
Kael
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Ti ringrazio per la spiegazione.
Solo una precisazione:
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Originalmente inviato da ellebi111
Nessuno si trasforma in polo positivo o negativo, il corpo umano è un conduttore anche se non buono, quindi non può avere differenti polarità al suo interno se non indotte
Il corpo umano no (intendo quello fisico)... ma l'anima? Anche se non la chiami così, esiste una parte più interna da cui scaturiscono pensieri e sentimenti, no?
Non è un generatore, o più propriamente, un "trasformatore"?

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Ho appena fatto un'intervento su abissi in cui mi sono esposto fin troppo, quindi direi di no. Diciamo che intervengo se posso essere utile (con una affermazione od una correzione) oppure se l'argomento mi interessa per chedere spiegazioni.
Ma dai, scherzavo...
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Vecchio 11-06-2006, 01.38.21   #21
ellebi111
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Originalmente inviato da Kael
Ti ringrazio per la spiegazione.
Solo una precisazione:

Il corpo umano no (intendo quello fisico)... ma l'anima? Anche se non la chiami così, esiste una parte più interna da cui scaturiscono pensieri e sentimenti, no?
Non è un generatore, o più propriamente, un "trasformatore"?


Ma dai, scherzavo...
La mia spegazione era in risposta alla parte fisica, per l'anima mi sto attrezzando

Dovrei dire che se ho letto bene altri post qua e la l'idea più in voga in questa comunità virtuale è quella che il flusso energetico pervada ogni cosa e che la capacità degli esseri viventi è quella di convogliarla e/o di conservarne un pochino all'interno del proprio essere. Nessuno parla di generatori interni quanto eventualmente di accumulatori.

Comunque sei sicuro con le tue conoscenze elettriche di voler affrontare il discorso trasformatori? io sono qui....

Scherzi a parte ho non ho ancora letto tutti i post e quindi non mi sento di intervenire, prometto di farlo appena ho letto tuto con la mia opinione.

Diciamo che per ora posso dire che secondo me si soffre perchè non si accetta, non perchè si migliora. Si migliora (a volte) se si accetta ma le due cose non sono direttamente collegate.
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Vecchio 11-06-2006, 11.13.46   #22
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Tento di rispondere a Lupa riprendendo le metafore elettriche

Se un filo di 1,5 millimetri di diametro sopporta una tensione di 2kw (non sono sicuro al 100% della precisione della tolleranza prima che LB dice qualcosa -scherzo-) ci posso "caricare" elettrodomestici, elettroutensili, o tutto ciò che usa elettricità fino a quella soglia, al limite della quale inizierà la sofferenza, in termini fisici il filo si scalderà (il che non è molto diverso da quanto accade a noi, arrivando fino alla febbre).
A differenza del cavo, noi abbiamo dei meccanismi per decidere il livello di carico sopportabile, generalmente sono inconsci e lavorano "per conto loro".
Quello che intendevo, detto in altra maniera Lupa, è che se riesco ad utilizzare questi meccanismi di regolazione del flusso in maniera cosciente posso modulare i carichi arrivando addirittura ad usare il dolore senza che questo diventi sofferenza (lo stesso vale per l'amore o la gioia).
Mi rendo conto che detto così in poche parole può non capirsi cosa intendo, ma thread e tempo permettendo troveremo il modo di sviluppare questa cosa.

p.s. a differenza del cavo elettrico che va sostituito quando si passa a carichi maggiori (nel nostro caso se non si prende in considerazione la reincarnazione non c'è modo di sostituire, ma lasciamo perdere questa adesso) noi possiamo lavorare sul nostro "cavo", rendendolo più eleastico e più capiente.
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Vecchio 11-06-2006, 16.00.10   #23
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Originalmente inviato da ellebi111
La mia spegazione era in risposta alla parte fisica, per l'anima mi sto attrezzando

Dovrei dire che se ho letto bene altri post qua e la l'idea più in voga in questa comunità virtuale è quella che il flusso energetico pervada ogni cosa e che la capacità degli esseri viventi è quella di convogliarla e/o di conservarne un pochino all'interno del proprio essere. Nessuno parla di generatori interni quanto eventualmente di accumulatori.

Comunque sei sicuro con le tue conoscenze elettriche di voler affrontare il discorso trasformatori? io sono qui....

Scherzi a parte ho non ho ancora letto tutti i post e quindi non mi sento di intervenire, prometto di farlo appena ho letto tuto con la mia opinione.

Diciamo che per ora posso dire che secondo me si soffre perchè non si accetta, non perchè si migliora. Si migliora (a volte) se si accetta ma le due cose non sono direttamente collegate.
Si, un grande accumulatore dell'energia Unica, la quale viene poi smistata ai vari centri che fungono da utilizzatori (e non trasformatori come pensavo... mi facevo ingannare dal termine "trasformare") e la convertono in energia-pensiero, energia-sentimento, energia-motrice, ecc..

Quindi se sono un "cavo" dell'energia Unica, come dice Uno, a mio volta poi entro in relazione con altre persone e fra noi si crea una "tensione", un campo elettromagnetico, dove ognuno funge da polo. Sono "cavo" per l'energia Unica ma sono anche utilizzatore della stessa per sperimentare la vita.

E qui torno all'esempio iniziale.
Se sono di animo chiuso non sento corrente perchè non mi attraversa (se non in minima parte, visto che per essere vivo un po' devo cmq averne). Ho un solo polo, cioè il mio, ma non permetto che entri a contatto con altri poli. Di conseguenza la mia resistenza sarà nulla, ma non soffro perchè non c'è tensione.

Se sono di animo aperto (totalmente) mi arriva TUTTA la corrente, in tutte le sue sfumature, ma avrò una resistenza tale da sopportarne di qualunque tipo. Accetto i poli opposti e posso entrare in contatto con tutti, ma non soffro lo stesso perchè accetto la tensione.

E' quando non sono ne tutto chiuso ne tutto aperto che posso soffrire. Posso cioè all'improssivo entrare in contatto con un polo (che non deve essere per forza una persona, può anche essere un concetto o una situazione) fortemente opposto e "subire" così una corrente che supera la mia resistenza, facendomi soffrire e rischiando perfino di "bruciarmi"...

Alla fine, la sofferenza volontaria (dieta) di cui parla Uno, potrebbe (dovrebbe) essere il voler aumentare consciamente il limite massimo della propria resistenza, così da farsi attraversare senza problemi via via da correnti sempre più forti, e accettare tensioni sempre più alte con gli altri. A quel punto, grazie agli utilizzatori, si potrà convertirla in pensieri e sentimenti sempre più potenti...

Va detto che di norma è la vita che, aumentando la corrente, tenta di aumentare la nostra resistenza... Ma non sarebbe meglio aumentare la resistenza prima che la vita aumenti la corrente?

Per quanto ci si chiuda e si cerchi di scappare, arriverà sempre il momento della resa dei conti...
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Vecchio 11-06-2006, 19.05.42   #24
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Originalmente inviato da Uno
Tento di rispondere a Lupa riprendendo le metafore elettriche
Quello che intendevo, detto in altra maniera Lupa, è che se riesco ad utilizzare questi meccanismi di regolazione del flusso in maniera cosciente posso modulare i carichi arrivando addirittura ad usare il dolore senza che questo diventi sofferenza (lo stesso vale per l'amore o la gioia).
Mi rendo conto che detto così in poche parole può non capirsi cosa intendo, ma thread e tempo permettendo troveremo il modo di sviluppare questa cosa.

p.s. a differenza del cavo elettrico che va sostituito quando si passa a carichi maggiori (nel nostro caso se non si prende in considerazione la reincarnazione non c'è modo di sostituire, ma lasciamo perdere questa adesso) noi possiamo lavorare sul nostro "cavo", rendendolo più eleastico e più capiente.
non so quanto ho capito, ma come si fà a regolare il flusso,?io ci provo ma quando arriva il sovvracarico (parlando di elettricità) vado in tilt un abbraccio
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sarò me stessa, nessuno potrà accusarmi di averlo fatto in modo sbagliato.e

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Vecchio 12-06-2006, 11.06.09   #25
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Ultima piccola nota (quasi quasi vi apro un thread apposito, l'elettricità questa sconosciuta, ma senza formule noiose) esattamente come 'chiudere il circuito' significa far passare la corrente, 'resistere' significa opporsi al passaggio di questa, quindi 'più resisto' meno passa la corrente. (sob)

perchè il filo si scalda?

l'energia erogata o quella dissipata dipendono da due valori corrente e tensione moltiplicati fra loro

la tensione sul filo dipende dalla corrente circolante e dalla resistenza ( a parità di corrente più è alta la resistenza del filo e più sarà alta la tensione ai capi dello stesso e quindi maggiore l'energia rimanente nel filo a riscaldarlo)

Come vedi Capo la tua indicazione è errata per il fatto che è legata ad un valore (potenza) che tu sottointendi riferito alla rete a 220 Volt. In questo caso sarebbe meglio parlare di corrente massima trasportabile, nel tuo esempio circa 9 Ampere (quindi circa 2 KiloWatt a 220 Volt)
La stessa corrente a 12 volt trasporterebbe....... 110 Watt.

Il discorso per analogia diventa interessante perchè a parità di flusso all'interno del corpo (e quindi di energia dissipata all'interno dello stesso) una collocazione differente dà una energia 'trasportata' enormemente differente.

il concetto caro kael mi piace, fai ancora questa piccola modifica... (non è necessario che la fai fisicamente, ovvio)

Un'ultima considerazione. Per aumentare la corrente (il flusso) senza scaldare troppo il filo non è strettamente necessario sostituirlo, primo si può raffreddarlo portando via l'energia in eccesso, secondo si può provare a diminuirne la resistenza (meno resistenza meno tensione meno energia dissipata). esistono in natura dei materiali che vengono chiamati superconduttori, ovvero che hanno resistenza prossima allo zero. A temperatura ambiente hanno resistenze simili a quelle dei conduttori normali, (come il rame usato nel filo di Uno) ma se raffreddati a temperature prossime allo zero assoluto diminuiscono bruscamente la resistenza. Un cavo da 1.5 mm può passare da 9 ampere a 150.000 senza problemi!

Forse il rimanere 'freddi' aiuta a far scorrere meglio l'energia dentro di noi?
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