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Vecchio 12-10-2006, 18.51.05   #1
Kael
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Predefinito Sapere ed Essere

Oggi più che mai Sapere ed Essere vengono confusi l'uno con l'altro.
Il lavoro specialmente è la prima qualità che viene rapportata all'Essere, ossia alla domanda relativa a "chi è quello?" si risponde dicendo è un matematico, è un professore, è un geometra, etc.. ossia ci si riferisce all'Essere in relazione agli studi che esso ha fatto, e quindi al suo Sapere.

In tempi antichi, avveniva l'inverso.
Le persone non erano classificate in base al loro Sapere, come oggi, ma in base al proprio Essere. C'erano così da una parte i pagani, i miscredenti, gli eretici... e dall'altra i veri credenti, i santi, i giusti, i profeti e così via...
Insomma, c'era meno confusione. Si rispondeva al Sapere con il Sapere, e all'Essere con l'Essere.

Oggi soprattutto vedo che tanta più importanza viene data al proprio Sapere che al proprio Essere.
Le persone si vergognano di far vedere di essere ignoranti, di non Sapere le cose, ma nessuno si preoccupa se tali carenze sono invece relative al proprio Essere. Anzi, di più, sembra quasi che un Essere contradittorio e pieno di lacune sia, in un uomo, motivo di vanto e denoti una persona brillante ed interessante. Sembra che non si riconosca minimamente un'idea dell'Essere e dei differenti livelli d'Essere.
Come se tutte le persone possedessero un' Essere uguale.

In ambiente esoterico si sa bene che esistono livelli differenti di Essere, e affinchè ci sia una reale crescita interiore è necessario lavorare contemporaneamente su entrambi gli aspetti Sapere ed Essere.

PS: A scanso di equivoci, specifico che l'esempio religioso fatto sopra era, appunto, un esempio. L'idea dell'Essere era alla base della concezione religiosa dell'uomo, ma la religione ne è solo un aspetto. Per fare un altro esempio, un uomo può aver fatto tutti gli studi in alimentazione possibili e immaginabili, conoscere il fabbisogno energetico dell'uomo, le calorie, le proteine, i carboidrati e i grassi etc, che questo non farà variare il suo livello d'Essere, ovvero che sia affamato, sazio, etc..

Sapere ed Essere sono due cose diverse.
Ne vogliamo parlare?
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Vecchio 13-10-2006, 10.54.10   #2
Grey Owl
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Predefinito Parliamone...

Parliamone…
Non credo che in tempi antichi avvenisse l’inverso… almeno non posso saperlo con certezza… non c’ero?...hehehe
Immagino si classificassero in muratori, falegnami, fornai, calzolai, pittori, scultori,… in quanto “depositari” del Sapere…
Poi vi erano anche le classificazioni in base al loro Essere… i pagani, i miscredenti, gli eretici... in effetti c'era meno confusione… si rispondeva al Sapere con il Sapere, e all'Essere con l'Essere….
Mentre oggi vi e’ ancora meno confusione… esiste solo la classificazione per sapere… hehehe

Oggi non si riconosce un essere (persona) dal suo livello d'Essere… vi e’ una generale “normalizzazione”…

In ambiente esoterico ( a me piace pensare nell’ambiente del bosco)… esistono livelli differenti di Essere-Sapere… non puo’ che essere cosi’… tanto in alto quanto in basso… saper ascoltare la Legge… se non vi e’ “equilibrio” tra il binomio Essere-Sapere… pena la caduta… Sapere ed Essere sono due lati della stessa medaglia… se “ammiriamo” e “curiamo” un solo lato non potremo che “fallire” nella ricerca… nella crescita… il giorno segue la notte… inspiro ed espiro… conosco ed espero… le stagioni si susseguono secondo la Legge che governa la natura… chi siamo noi per non seguire la Legge?



PS: Sapere ed Essere sono due cose diverse... ed aggiungo io... Sapere-Essere sono la via per crescere seguendo la Legge...

Ultima modifica di Grey Owl : 13-10-2006 alle ore 10.57.13.
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Vecchio 13-10-2006, 22.46.30   #3
griselda
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Predefinito Saper Essere

Inizio mettendo le mani avanti e dico che in verità non ho capito molto bene, qualcuno direbbe gris:” non hai capito un H “ usando un eufemismo.
Sapere ed Essere, per il sapere ok non ho molti dubbi so di non sapere.
Ma Essere?
Il sapere è della mente mentre l’Essere?
Bon dico come mi viene.
Quello che mi ha sempre affascinata degli artigiani di un tempo, era quell’arte che scaturiva contemporaneamente dalle mani dalla mente e dal cuore. Solo chi possedeva queste tre qualità poteva diventare un maestro in grado di trasmettere agli altri. La loro era una creazione in cui mettevano se stessi, tutto il loro Essere.
Quella che oggi è scomparsa è la vocazione, oggi tutto quello che si fa lo si fa per guadagnare soldi, fama, potere e il risultato lo possiamo vedere ovunque. Insegnanti impazienti, infermiere scorbutiche, medici indisponenti…
Essere per me dovrebbe voler dire diventare artigiano della propria vita.

Ultima modifica di griselda : 13-10-2006 alle ore 22.49.27.
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Vecchio 14-10-2006, 18.02.14   #4
jezebelius
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Mi pare che ne abbiamo parlato anche altrove.
Ad ogni modo mi sembra sia lampante questa " divisione ".
Sostanzialmente si tende a " mostrare " ciò che si è acquisito ( studio, nozioni, etc ) che deriva da una dimensione prettamente intellettuale, per potere " acquistare " un posto nella società.
Credo che sia fuori di dubbio considerare anche il tempo nel quale stiamo vivendo. La collettività, per una serie di dinamiche evolutive secondo me, si è modificata a tal punto che non puo fare a meno di considerare " anche "( forse pure in maniera maggiore che prima ) l'aspetto esteriore ossia come ed in che modo un individuo si mostra - come se si dipendesse da questo aspetto in quanto primo elemento a cui ci si affida per " giudicare " - e questo non puo non essere utilizzato, a patto che lo si consideri un mezzo per arrivare ad una più attenta considerazione dell'individuo e non del posto che questo occupa. E' deleterio quando diviene " fine " del giudizio o peggio lo si usa per acquisire una dimensione sociale.
Detto questo mi sembra che i due Aspetti vadano bilanciati per avere una buon equilibrio sia sociale, sia individuale. Per quest'ultimo poi il discorso puo essere a parte per tutto quello che ne consegue.
E' evidente che il Sapere e cioè mostrare una saccenza particolare risulta essere caratteristica monca se non supportato dall'Essere. Anche infondere parte di se, come dice Gris, è un esempio.

Continuo dicendo che un medico chirurgo, ad esempio, sarà, dal lato del Sapere, valutato in conseguenza del suo bagaglio di conoscenze ...! Certamente sarà inserito nella società, ad un determinato livello per il " posto " che ricopre( che gli si attribuisce ).
L'Essere mi pare invece sia stato oscurato in questa valutazione per cui ad oggi risulta difficile utilizzarlo come elemento a cui aggrapparsi per la integrazione sociale. Ad esempio all'opposto uno stesso medico che integra alle sue conoscenze qualora mostri un lato del suo Essere potrebbe essere un esempio di bilanciamento, a differenza del primo che lavora solo per potere comprare una barca non infondendo " nulla di se ".
Gli aspetti che, secondo me spingono le caratteristiche interiori verso ciò che si " costruisce " esternamente possono risultare evidenti a chi è abbastanza attento. La solidarietà ad esempio è componente integrante dell'Universo interiore ma questa può essere oscurata, se a prevalere è la brama di possesso, ovvero potrebbe addirittura non esistere ( anche se in Potenza potrebbe essere svilippata ) .
In conclusione, è' più semplice catalogare attraverso parametri esteriori pittosto che per ciò che di "intenso " si trasmette, no?
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 14-10-2006, 19.03.30   #5
RedWitch
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Sapere ed Essere, per il sapere ok non ho molti dubbi so di non sapere.
Ma Essere?
Il sapere è della mente mentre l’Essere?
Provo a dire cosa significa per me Sapere e cosa Essere ..
Sapere... quante volte diciamo "lo so" magari riferendoci ad esperienze altrui? e poi lo sappiamo davvero? no..
Sapere non significa solo conoscere a mio avviso.. qualcosa che conosco, lo posso dimenticare in tutti i momenti... una cosa che So... l'ho fatta "mia", in qualche modo sperimentata.. posso conoscere un'infinità di argomenti, e non Saperne nessuno.. quindi anche dire "lo so".. a vanvera ... non significa saperlo davvero...
Essere... per me significa metterci tutta me stessa nel fare una cosa... e quando riesco a farlo, ecco che nel prodotto dell'azione, c'è qualcosa del mio Essere ...
Mi piace molto l'immagine che ha dato Gri:

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Originalmente inviato da griselda
Essere per me dovrebbe voler dire diventare artigiano della propria vita.
Un artigiano, quando produce qualcosa, non ci mette solo la propria conoscenza del mestiere... ma molto di più.. ci mette mente, cuore... anima
Mi piacerebbe diventare un' artigiana

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Vecchio 15-10-2006, 15.50.29   #6
Sole
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Originalmente inviato da griselda
La loro era una creazione in cui mettevano se stessi, tutto il loro Essere.
... e così facendo Sapevano come fare l'arte.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 15-10-2006, 16.05.56   #7
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Proverei a dare un significato diverso al "sapere" ed al Sapere.

Ciò che è stato descritto fin qui mi pare appartenga al sapere erudito, al sapere universitario (in senso di studio) e spesso è vero ci si identifica molto in ciò che si sà dandosi un valore effimero a scapito dell'Essere.

Però se diamo al Sapere un valore di Conoscenza Vera (siamo in esoterismo e possiamo intendere Conoscenza come intuizione, intelligenza accesso a livelli superiore di comprensione) ecco che esso nn può più scindersi dall'Essere ed andranno di pari passo. Se pur diversi in loro saranno due cose che tendono ad avvicinarsi in maniera proporzionale. Aumentando la capacità di Essere aumenterà la capacità di Sapere.

Quindi si può dire che un Uomo che E', Sa. Oppure si potrà dire che un uomo Sa in proporzione di ciò che è capace di Essere.
In questo senso nn le vedo divise perchè il Sapere Fà l'Uomo al pari dell'Essere in quanto quel Sapere nn è accessibile se nn si è... uff si capisce?

Ciò che forse è importante però dire (ed è stato detto) del "sapere" è che è fondamentale far camminare la scoperta dell'Essere insieme al "sapere".
In primo luogo perchè aiuta a muovere gli ingranaggi del cervello troppo spesso intasati in poche idee preconcette, nonostatne la vasta cultura. E poi perchè spesso pensiamo di sapere cose che nn comprendiamo davvero.
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Vecchio 18-10-2006, 16.37.01   #8
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secondo il mio modestissimo parere, la prima cosa è sapere di essere,se io so di essere so di saper fare, o meglio i"il saggio è colui che sa di non sapere" dovrebbe essere così in tutto ognuno dovrebbe sapere di sapere, perrò allora quello che pensano di sapere, si vantano di sapere, e sono dei falegnami, muratori e tutto, loro sono, invece coloro che canno di saper fale qualcosa sono sapienti, un concettoun pò intricato ma spero di aver fatto apire la mia opinione......
il vaneggiatore è qui per voiiiiiiiiiiii
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ma a cui tutto aspira.....
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Vecchio 18-10-2006, 17.58.03   #9
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Originalmente inviato da Belgarion
"il saggio è colui che sa di non sapere"
il saggio è colui che non sa di sapere,
è diverso non trovi?
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Vecchio 19-10-2006, 00.34.39   #10
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C'è un altro famoso detto che recita:

Chi non sa parla....chi Sa non parla

(a quel punto tutti tacquero )


Penso che il Sapere quello vero vada di pari passo con l'Essere, certo dovrà essere una conoscenza che tende verso l'alto, scevra da scopi egoici. Coloro che si avvicineranno alla conoscenza col solo intento di accrescere il loro potere personale, non una conoscenza che tenda ad unire ma a dividere, in tal caso vi sarà una involuzione verso il basso dell'essere. Ma in tal caso penso non si potrà più parlare di vera conoscenza, una Vera Conoscenza non potrà che portare luce e accrescere sempre più l'Essere che ne sarà il portatore e depositario.
A parte ciò che mi sembra fin troppo scontato, penso che Chi Sa, non se ne farà un vanto del suo sapere, nè lo userà per procurarsi suoi vantaggi personali, ma lo userà nel solo intento di dare agli altri, a chi lo desidera,
ciò che gli è stato dato.

Cercando di interpretare il detto di cui sopra, quel chi Sa non parla, ritengo si intenda non proprio alla lettera, ma piuttosto un -non parla ovunque e con chiunque, ma a ragion veduta, e nei luoghi e nei modi che saranno atti alle sue parole- la conoscenza non si regala, la si dovrà saper guadagnare.


ps. se ho ridetto qualcosa che era già stata detta mi scuso, ma non ho letto tutto il thread.
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Vecchio 14-11-2006, 00.31.59   #11
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Originalmente inviato da Uno
il saggio è colui che non sa di sapere,
è diverso non trovi?
Questo forse nasconde che il saggio non sa neanche di essere saggio...perchè non ha ancora consapevolezza delle sue Conoscenze o quanto meno non ne Comprende la portata.

Mi sembra sia pacifico che Sapere ed Essere "possono " ( e dovrebbero ) viaggiare nella medesima intensità. Qualora ciò non avvenga ci si trova in una situazione parziale di evoluzione; monca del suo lato complementare.
Provando a ricapitolare quello che si è detto, mi sembra che si è tutti concordi a valutare le azioni degli individui in relazione alla intensità di queste, o meglio ancora, al contenuto che queste esprimono in quanto conseguenza " esterna " di cio che un uomo, al suo interno, possiede.
Ora, ho una curiosità.
Infondere parte di se stessi nelle azioni, nei gesti, nelle parole, da parte di colui che Sa ed E' al tempo stesso, puo apportare vantaggio anche a coloro che con questo individuo vengono a contatto?
Secondo me si ed in questo senso potrebbe anche risultare " causa " esterna al fine della evoluzione ( in senso lato ) di chi ne è venuto a contatto.
Al contrario chi " muove " azioni nel mondo esteriore, vuote di contenuto che hanno invero solo forma esteriore possiamo dire che non avranno effetto oppure un qualche appunto in chi ne viene a contatto lo potrebbero creare?
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Dr. Marc Haven
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Vecchio 14-11-2006, 00.57.31   #12
Kael
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Gurdjieff ne parla spesso come di una fabbrica. L'Essere rappresenta TUTTA la fabbrica mentre il sapere ogni singolo reparto. Da ciò ne deriva che una fabbrica che funziona a buon regime ha tutti i reparti che operano correttamente e armoniosamente fra loro. Diversamente, il singolo reparto non fa una fabbrica... anzi, se è troppo operativo rispetto agli altri reparti ne deriva uno sbilanciamento della fabbrica che la fa collassare in se stessa.

Partiamo da questo: l'uomo non si conosce.
Inizialmente con l'Osservazione inizia ad accrescere il sapere che ha di se stesso... l'auto-conoscenza. Ci sono uomini particolarmente emotivi (sapere emotivo)... altri particolarmenti intellettuali (sapere intellettuale) o altri ancora più portati allo sport e all'uso del corpo in generale (sapere fisico)... Con il sapere quindi l'uomo può innanzitutto venire a conoscenza dell'esistenza dei vari reparti al suo interno, e al tempo stesso "risvegliare" quei reparti che in lui sonnecchiano, a seconda di quali siano le sue inclinazioni e la sua struttura psico-fisica di base. Si parla quindi di ricerca dell'Equilibrio affinchè l'Essere possa crescere armoniosamente senza sbalzi in una fabbrica dove c'è perfetta collaborazione fra i reparti...

Ora, un "pozzo di scienza", erudito e dotto intellettualmente, ma con un sapere altrettanto scarso circa i propri sentimenti ed emozioni (o istinti nel fisico), non possono dare un Essere equilibrato... e presto o tardi, come la fabbrica, "collasserà"... Questo è un po' quello che può succedere all'intellettualoide, al mistico tutto cuore, o al fachiro tutto fisico... la storia è piena di crisi di pazzia di personaggi anche spesso noti.
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Vecchio 14-11-2006, 01.17.51   #13
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Originalmente inviato da jezebelius
Questo forse nasconde che il saggio non sa neanche di essere saggio...perchè non ha ancora consapevolezza delle sue Conoscenze o quanto meno non ne Comprende la portata.
Bisognerebbe distinguere tra saggio ed acculturato.... o nozionista
il primo è da dentro il secondo da fuori
spesso si confondono i due e seppur possano coincidere è diverso il modo con cui hanno ricevuto le loro conoscenze (e torniamo al titolo del thread), per questo il primo non sa di sapere finchè non si relazione con degli specchi... (che non servono solo a vedere i propri difetti), il secondo invece nella vanagloria si considera saggio da solo.
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Vecchio 14-11-2006, 02.46.32   #14
Kael
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E' interessante secondo me anche notare la declinazione della prima persona singolare.
Sapere: Io So.
Essere: Io So-no.

Sarà un caso... o cela qualche profonda verità?

Fattostà che sapere, conoscere il calcio, non fa di me un calciatore... Anzi, spesso e volentieri i grandi giocatori evitano i dibattiti da salotto delle trasmissioni sportive... quelle le lasciano a chi sa...
Loro non sanno... giocano...
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Vecchio 14-11-2006, 03.00.56   #15
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.
Sapere: Io So.
Essere: Io So-no.

Sarà un caso... o cela qualche profonda verità?

Fattostà che sapere, conoscere il calcio, non fa di me un calciatore... ...
Anche se il calcio non è proprio il mio sport preferito ,
sono più che d'accordo con te....a che serve sapere se non si fa......
se non si è 'protagonisti'?
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Vecchio 14-11-2006, 09.56.53   #16
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Originalmente inviato da Haamiah
sono più che d'accordo con te....a che serve sapere se non si fa......
se non si è 'protagonisti'?
Il fa...... è una derivazione dell'Essere.
Senza una conoscenza di se stessi non si può Fare. Al più si può Osservare per conoscere i meccanismi che ci muovono e cercare di creare resistenza senza resistenza (ma roba da matti), che è già un atto di forza. Forse intendevi questo per fare?
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Vecchio 03-12-2006, 22.55.47   #17
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Oggi più che mai Sapere ed Essere vengono confusi l'uno con l'altro.
Il lavoro specialmente è la prima qualità che viene rapportata all'Essere
Scusami, di che lavoro parli?
Lavorare non ha nulla a che fare con l'Essere, a meno che tu non riferisca a qualche concezione occidentale che io poco conosco.
un saluto
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Vecchio 03-12-2006, 23.26.55   #18
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Scusami, di che lavoro parli?
Lavorare non ha nulla a che fare con l'Essere, a meno che tu non riferisca a qualche concezione occidentale che io poco conosco.
un saluto
Mi sembrava di averlo detto:
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Il lavoro specialmente è la prima qualità che viene rapportata all'Essere, ossia alla domanda relativa a "chi è quello?" si risponde dicendo è un matematico, è un professore, è un geometra, etc.. ossia ci si riferisce all'Essere in relazione agli studi che esso ha fatto, e quindi al suo Sapere.
Non è qualche strana concezione occidentale... è la vita quotidiana che tutti abbiamo intorno. Basta osservarsi in giro, e vedere come alla domanda "chi è quello?" rispondono come prima cosa al lavoro che uno fa. Ossia non dicono "è un genitore", oppure "è un fumatore" ... (tanto per fare esempi) ... ma dicono appunto "è un idraulico o un carrozziere".
Al giorno d'oggi rispondono all'essere con il sapere.
E' una delle tante inversioni di tendenza che si ritrovano anche in campo spirituale, in chi spera, pagando dei soldi di carta, di avere un "bene" più sottile (vedi cartomanti, sensitivi, ecc..)

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Vecchio 04-12-2006, 00.39.51   #19
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Perdonami Kael,
avevo letto quella parte ma visto il contesto non riuscivo a comprendere, pensavo che il lavoro/professione fosse solo un esempio metaforico.
Continuo a non capire cosa centrano i tuoi esempi con la spiritualità, che tu dica "è un genitore" o "è un idraulico" non stiamo parlando di quell'Essere essenziale ma di una identificazione dell'Essere in qualche ruolo, non ci vedo poi una gran differenza con il sapere.
un saluto
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Vecchio 04-12-2006, 10.58.49   #20
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Continuo a non capire cosa centrano i tuoi esempi con la spiritualità
Mettiamola così, ogni via, ogni scala, parte dal basso... Magari potrà sembrarti un controsenso, però la spiritualità inizia proprio dalla materia... Ossia, si parte dal grezzo per arrivare al raffinato, come in tutte le cose. Il minatore, passa per tutta una serie di procedimenti di scarto delle impurità, prima di avere la Pietra finita, non la trova così bella e pronta... e poi la darà all'orefice che a sua volta la raffinerà con strumenti ancora migliori...

Detto questo, il mio discorso parte proprio dal basso.
Il sapere e l'essere a cui mi riferisco non sono quelli Assoluti o Cosmici, ma quelli relativi a noi "piccoli" uomini. Ciò che siamo, ciò che sappiamo.
Da una parte, possiamo incrementare il nostro sapere (non solo intellettuale ma io definisco "sapere" tutto ciò che riguarda le conoscenze dell'uomo nel suo complesso... quindi anche "sapere emotivo", "sapere fisico" ecc..) ...dall'altra, possiamo incrementare il nostro essere.

Questi due aspetti, se vogliamo, sono complementari e devono procedere di pari passo affinchè ci sia una reale Evoluzione interiore. Ma come dici tu, forse l'occidente è un po' troppo concentrato sul sapere.... mentre l'oriente è un po' troppo concentrato sull'essere...
Forse che il punto con più luce sta proprio nel mezzogiorno... e beato chi del due farà uno...

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Vecchio 04-12-2006, 14.51.03   #21
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Con il tuo discorso Kael mi fai intendere che ti consideri qualcosa di completamente staccato ed indipendente dall'Assoluto, se tu invece comprendessi di esserti solo dimenticato Chi sei forse i nostri punti di vista non sarebbero poi così lontani.
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Vecchio 04-12-2006, 23.16.58   #22
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Non mi considero qualcosa qualcosa di completamente staccato dall'Assoluto, Aresh... ma nemmeno mi considero l'Assoluto stesso... Mi considero un uomo, una piccola parte di Cielo che, non si sa ben come, un giorno si è trovato sulla nuda terra, al freddo e al gelo...
Un bambino impaurito che, come dici tu, ha in sé le potenzialità per poter assaporare questo Assoluto, visto che da Esso discendo, ma al tempo stesso sono un essere che, volente o nolente, è passato attraverso quelle gioie e quelle sofferenze che solo la Vita sa dare... e ancora ci sto passando, visto che al momento il mio posto è qui, sulla terra...
Ho visto che solo mettendoci tutto il mio impegno e tutto il mio essere in ciò che faccio, le cose hanno iniziato a cambiare, anche quando gli avvenimenti non erano consoni alle mie aspettative, quando sono stato male e mi sono chiuso in me stesso... Ho visto che solo così la mia coscienza può lentamente aprirsi, espandersi ed ampliare il mio essere... altrimenti, come dici tu, nell'illusione siamo e nell'illusione resteremo...
Cosa c'è che non ti torna di questo mio pensiero?
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Vecchio 11-12-2006, 11.55.03   #23
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Provo a riprendere il discorso. Un mio amico, o una persona in generale, dice o fa qualcosa che mi urta, mi manca di rispetto, mi tradisce, mi racconta una balla... Il mio Essere allora, istantaneamente, inizia a vibrare male, e io ne soffro... Sofferenza che poi può anche diventare rancore, odio, etc..
A questo punto, posso mettere in moto il mio sapere (intellettuale) e cercare di analizzare la situazione. Scopro così che il mio amico o la persona in generale non è poi tanto "cattivo"... ma fa quello che riesce e, forse, non è nemmeno cosciente di avermi fatto del male. Inoltre, oltre a dirigere su di lui il mio sapere, lo posso dirigere anche verso me stesso e scoprire che alla fin fine se mi sento arrabbiato e offeso è solo una mia mancanza, un proiettare negli altri le mie aspettative...
Bon, a questo punto la situazione è la seguente: la mia mente ha capito, la totalità del mio essere no (che d'impatto si è offeso/arrabbiato...)
Se dovesse risuccedere, nuovamente il mio essere ne soffrirebbe, e solo con il sapere potrei cercare di "sistemare" alla meno peggio...
Se lavorassi sull'essere invece, oltre che sul sapere, allora non "partirebbe" nemmeno la scintilla iniziale... Ciò che prima la mia mente ha capito il mio essere l'avrebbe compreso.
Per fare ciò, si parte comunque dal fatto che l'uomo non si conosce, e quindi cercando di aumentare il sapere (di se stesso) per poi, si spera, aumentare anche il proprio essere...
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Vecchio 12-12-2006, 01.22.29   #24
Kael
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Il discorso sopra ovviamente vale anche per il caso inverso... Segna la Roma e salto sulla sedia come un forsennato... poi interviene la mente e mi dice: ma che stai facendo? e mi dò una controllata... mi riequilibro...
Ma il mio essere non era certo equilibrato...
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Vecchio 13-12-2006, 03.30.24   #25
Smashan
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Originalmente inviato da Kael Visualizza messaggio
Il discorso sopra ovviamente vale anche per il caso inverso... Segna la Roma e salto sulla sedia come un forsennato... poi interviene la mente e mi dice: ma che stai facendo? e mi dò una controllata... mi riequilibro...
Ma il mio essere non era certo equilibrato...
Ciao Kael

Già l'avere un giudice interiore vigile e sveglio che ti fa notare queste cose, quasi fosse esterno a te, o meglio un po' 'più su', è molto importante secondo me.
E' il principio del Karmayoga, dell'attenzione verso se stessi e verso la propria dimensione, o raggio d'azione e d'essere.
Questo ti permette, con il tempo, di avere sempre meno sovrastrutture, e sempre più controllo...non rigidità, Controllo vero e proprio.
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