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Vecchio 08-01-2011, 01.52.57   #201
dafne
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Ad entrarci nel nero...personalmente credo di essere forse al marrone, dove uno inizia a chiedere da profano di entrare, perchè per lavorare sul Nero bisogna aver acceso il fuoco interiore giusto?

Comunque per quel poco che riesco ad osservare di me riesco a provare rabbia o disgusto ma terrore, terrore vero, quello me lo provocano solo gli altri. Chissà forse ad aver a che fare direttamente coi dèmoni è diveso, per quello chiedevo a Ray di spiegarmi la cosa delle lenzuola, anche perchè ho sognato una cosa del genere e mi aiuterebbe a capire, penso.
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Vecchio 08-01-2011, 01.53.36   #202
Sole
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Io ho avuto terrore solo una volta del mio ammasso demoniaco. Ma poi me ne sono dimenticata. Probabilmente il punto di viverci dentro è ricordarsi di se e di ciò che si è ma non solo, ricordarsi di cosa si vede nello specchio se si fissa per un pò.
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Vecchio 08-01-2011, 11.07.45   #203
diamantea
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La sera che ho subito lo scippo, mentre mi avviavo tranquilla alla macchina fui attirata da un'energia molto pesante che proveniva da dietro di me che mi arrivava addosso. Quando mi girai per vedere cos'era vidi una grossa nube nera densa che si avvicinava a me. All'inizio non capivo, poi continuando a guardare vidi che dentro questa nube c'era questo motorino con i due ragazzi che non ho potuto vedere in viso, la vista sembrava impedita dalla densità oscurante del nero, ho avuto un attimo di annichilimento, di stupore e poi ho capito cosa stava per accadere, lo scippo, il male su di me.

Con la paura del nero ci ho convissuto per molti anni, la sera da sola, la notte nel silenzio, batticuori da infarto, vero terrore senza poter fuggire, ma stare lì a pregare e aspettare... in effetti non capisco bene cosa è accaduto negli anni, molte cose restano mistero però la sensazione di paura l'ho provata e molto forte anche.
La sagoma nero denso l'ho vista sul muro di casa mia che mi guardava, solo un momento per mettermi il terrore dentro per molti anni.
Paura delle mie pulsioni e di quelle degli altri, paura di vedere perpetrare il male sotto i miei occhi.
Ora la paura è quasi svanita, non vedo e sento più nulla ma non so se è perchè l'ho superata o altro.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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Vecchio 08-01-2011, 14.36.27   #204
Uno
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Bene, visto che si è risvegliato l'interesse proviamo ad approfondire questo aspetto.
La paura non arriva da sola, non arriva per caso o la cerchiamo con tutto il nostro essere (non cerchiamo la paura direttamente, questa è una conseguenza) o "capitiamo nelle mani" di qualcuno che per aiutarci ci pone in questa condizione.
Il secondo caso è difficile da distinguere, come stavamo vedendo nella storiella del passero che cade dall'albero, uno potrebbe sommergerci di cacca per farci del bene o potrebbe farci vedere le fauci per mangiarci.

Come dico e ridico non è facile mettere nero su bianco queste cose e mi rendo conto che è praticamente impossibile far capire la differenza tra paura irrazionale e naturale e una paura che ci prende come conseguenza di un nostro muoverci.
Una metafora potrebbe essere noi che stiamo di notte in una casa confortevole, calda, illuminata nei pressi di una foresta buia e popolata di animali selvaggi. Se stiamo dentro ed abbiamo paura del buio fuori è una paura naturale ma senza alcun senso. Dovrebbe essere limitata al farci uscire con molta attenzione se usciamo, ma aver paura stando dentro al sicuro è inutile e magari ci impedisce di concentrarci su attività che vorremmo fare dentro, per esempio leggere un libro.

Il discorso cambia se dalla comune vita ordinaria sentiamo l'impulso a cercare altro, nella metafora pensiamo che vogliamo andare nel capanno fuori a prendere una bottiglia di buon vino che lo zio ci ha detto essere li.
La bottiglia ci attira ma potremmo anche stabilire che tutto sommato non ci interessa così tanto da andare a rischiare di trovare un'animale selvatico.
Viceversa è forte l'anelito (non uso la parola desiderio per sancirne un'impellenza totale fisica, mentale, sentimentale etc..) al punto da farci andare incontro alla paura per trovare quello che cerchiamo. Non è razionale (può esserlo in minima parte) il processo.... è un pò come l'aria che ci viene contro quando corriamo in bicicletta.

Sopra parlavamo dei 40 giorni o del tempo necessario. Non c'è un tempo uguale per tutti, ma c'è una sorta di intensità da raggiungere. Per capirci se "mi prefisso" di provare l'ebrezza di andare a 45km orari in bici, potrei tentarlo per 6 mesi arrivando sempre a 35km oppure in due settimane arrivare all'obiettivo.

Nel Nero non esiste un 45 o un 60km/h, non c'è limite, non c'è fine, ma se è vero che l'aria ci verrà contro ogni volta che corriamo e niente potrà cambiare questo, in un certo senso ci abituiamo e ci farà un effetto diverso (non più paura) per cui alcune volte è anche possibile sfruttare (seppur indirettamente) quell'aria.
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Vecchio 08-01-2011, 17.41.28   #205
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Per cui non è una questione di ricordarsi di se e di come siamo arrivati a quella paura e perchè, ma della forza della spinta che dovrebbe portarci al risultato.Ma forse sono entrambe le cose.
L'eccesiva paura ci fa retrarre e restare al calduccio in casa ma se lo scopo fosse alto non ci dovrebbe essere niente a fermarci. Per cui la coscienza che dorme, la mancanza di ricordo dello scopo che fondamentalmente non ci fa vivere la paura, che ci fa essere passivi davanti a lei. Forse l'incontro improvviso con essa, cosa che non ci si aspetta proprio un pò destabilizza. E' una specie di porta.

Parlando di una paura che incontriamo cercardo: non è naturale trovare la paura cercando? La distinzione che fai è tra una paura istintuale, di difesa causata dalle condizioni esterne. Mentre la paura che cercando troviamo è conseguenza di quello che piano piano intravediamo e pertanto causa di fattori interni. Ma mi sembrano in ogni caso entrambe istintuali anche se agiscono con conseguenze diverse entrambe frenano quello che vorremmo fare.
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Vecchio 08-01-2011, 18.05.54   #206
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Per partire dall'esempio di Uno, io una casa bella accogliente non l'ho mai sentita, nel senso di poter vivere situazioni oridinarie in modo normale, proficuo, quindi un pò questo un pò l'interesse (e la necessità) di quel che avrei trovato nel bosco mi spinge a provare.

La "casa" se non era accogliente prima , figuriamoci adesso, vado avanti verso il bosco, certo qualche miglioramento lo avverto ma è più la paura, lo sconforto, la perdita di speranza ed il "sorprendente" realizzarsi di svariati incubi che bene o male presagivo da anni ad atterrirmi , ma anche a farmi dire "vebbè doveva succedere si era capito, sta succedendo è palese , adesso però ci serve anche altro, continuare sempre e solo in questo modo che senso ha?"

Ritorni a casa non sono possibili, c'è da andare avanti, possibilmente senza voltarsi indietro, ma la sensazione è che senza un "qualcosa" di aiuto nella selva oscura mi ci perderò definitivamente

In tutto questo però quando provo a "guardare in alto" mi sembra di farlo in modo diverso da come lo facevo in passato, un pò più raccolto, un pò più umile, guardo in alto e dentro in contemporanea.

Ultima modifica di luke : 08-01-2011 alle ore 18.11.15.
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Vecchio 08-01-2011, 19.41.13   #207
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Nel Nero non esiste un 45 o un 60km/h, non c'è limite, non c'è fine, ma se è vero che l'aria ci verrà contro ogni volta che corriamo e niente potrà cambiare questo, in un certo senso ci abituiamo e ci farà un effetto diverso (non più paura) per cui alcune volte è anche possibile sfruttare (seppur indirettamente) quell'aria.
Pero' anche per l'opera al nero, come per ogni cosa nuova e strettamente personale pero' c'e' un ostacolo a monte ed e' che ( l'opera al nero ) non la si vive mai abbastanza a fondo , ci si arresta prima dei arrivare alla vera paura .
Per vivere l'opera al nero bisogna accettare anche di vivere la nostra ombra cioe' di trovarci a remare controcorrenre o ancor meglio bisogna accettare di essere almeno per un breve tratto del fuori dal coro o ancor meglio fuori dalle regole comuni accettate da tutti comunemente .
Normalmente invece e' quello il nostro vero limite quello che ci arresta : non si entra pienamente nel nero e questo impedisce di arrivare all'opera conseguente .
Ci si ferma prima .
E' il primo tuffo nel nero quello che conta .
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Vecchio 08-01-2011, 20.03.00   #208
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Pero' anche per l'opera al nero, come per ogni cosa nuova e strettamente personale pero' c'e' un ostacolo a monte ed e' che ( l'opera al nero ) non la si vive mai abbastanza a fondo , ci si arresta prima dei arrivare alla vera paura .
Per vivere l'opera al nero bisogna accettare anche di vivere la nostra ombra cioe' di trovarci a remare controcorrenre o ancor meglio bisogna accettare di essere almeno per un breve tratto del fuori dal coro o ancor meglio fuori dalle regole comuni accettate da tutti comunemente .
Normalmente invece e' quello il nostro vero limite quello che ci arresta : non si entra pienamente nel nero e questo impedisce di arrivare all'opera conseguente .
Ci si ferma prima .
E' il primo tuffo nel nero quello che conta .
Ma come si compie in concreto questo tuffo?
L'essere fuori dal coro c'è chi lo sperimenta da tutta una vita, sotto svariati punti di vista ma non per questo sta per forza attraversando la fase al nero, magari potrà essere più predisposto di altri ad entrarci.
Si devono andare a fare le cose che ci mettono più paura?autoanalizzarsi in modo più profondo del solito? in alchimia viene descritta per sommi capi ma logicamente in modo riptico, ma se uno non è addentrato in "filoni" particolari, cioè non è un'alchimista, un cabalista o simili può compierla lo stesso anche senza conoscenze esoteriche profondissime?

Ci sono "segnali"interni o esterni inequivocabili chediostrano che si sta attraversando davvero questa fase?

P.s. scusate le tante domande
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Vecchio 08-01-2011, 20.21.34   #209
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Ma come si compie in concreto questo tuffo?
L'essere fuori dal coro c'è chi lo sperimenta da tutta una vita, sotto svariati punti di vista ma non per questo sta per forza attraversando la fase al nero, magari potrà essere più predisposto di altri ad entrarci.
Si devono andare a fare le cose che ci mettono più paura?autoanalizzarsi in modo più profondo del solito? in alchimia viene descritta per sommi capi ma logicamente in modo riptico, ma se uno non è addentrato in "filoni" particolari, cioè non è un'alchimista, un cabalista o simili può compierla lo stesso anche senza conoscenze esoteriche profondissime?

Ci sono "segnali"interni o esterni inequivocabili chediostrano che si sta attraversando davvero questa fase?

P.s. scusate le tante domande
Il nero lo vive chi , secondo metafora , sta da sempre a terra e non ha mai nuotato o non si e' mai tuffato e decide di farlo coscientemente non chi sta di continuo a mollo a marcire .
Importante poi e' quel coscientemente , il nero non lo vive chi ci si trova in mezzo per caso .
C'e' poi anche chi sposa un'immagine di se' del tutto spirituale o inappuntabile e si priva cosi' facendo prima dell'ombra propria (che pur esistente e' negata )e poi dell'opera al nero .
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Vecchio 08-01-2011, 21.03.33   #210
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Pero' anche per l'opera al nero, come per ogni cosa nuova e strettamente personale pero' c'e' un ostacolo a monte ed e' che ( l'opera al nero ) non la si vive mai abbastanza a fondo , ci si arresta prima dei arrivare alla vera paura .
Per vivere l'opera al nero bisogna accettare anche di vivere la nostra ombra cioe' di trovarci a remare controcorrenre o ancor meglio bisogna accettare di essere almeno per un breve tratto del fuori dal coro o ancor meglio fuori dalle regole comuni accettate da tutti comunemente .
Normalmente invece e' quello il nostro vero limite quello che ci arresta : non si entra pienamente nel nero e questo impedisce di arrivare all'opera conseguente .
Ci si ferma prima .
E' il primo tuffo nel nero quello che conta .
Non è che serva però chissà che rivoluzione visibile esteriormente, meglio scriverlo prima che qualcuno capisca male. Il più delle persone non si accorge neanche di quello che stiamo provando.

Per onore di cronaca più che del primo tuffo parlerei dell'unico vero tuffo, passata la soglia non si torna più indietro, anche se ci si riaddormenta.
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Vecchio 08-01-2011, 21.29.08   #211
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Il nero lo vive chi , secondo metafora , sta da sempre a terra e non ha mai nuotato o non si e' mai tuffato e decide di farlo coscientemente non chi sta di continuo a mollo a marcire .
Importante poi e' quel coscientemente , il nero non lo vive chi ci si trova in mezzo per caso .
C'e' poi anche chi sposa un'immagine di se' del tutto spirituale o inappuntabile e si priva cosi' facendo prima dell'ombra propria (che pur esistente e' negata )e poi dell'opera al nero .

Si senza meno è fondamentale l'atteggiamento cosciente e volontario di chi decide di buttarsi.
Lo stare già a mollo non credo impedisca ad un certo punto di fare un bel respiro e andare a "fondo" lo stesso.
Non so se sia meglio o peggio, se passare da una vita "apparentemene" serena al nero o se il fatto di essere da tempo immerso in insoddisfazioni e dolori e amarezze varie.
Alla fine , come dici, conta decidere di farlo, poi succeda quel che deve.

Ultima modifica di luke : 08-01-2011 alle ore 21.33.09.
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Vecchio 08-01-2011, 22.47.32   #212
centomila
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ma ancora non comprendo cos'è il nero. Provo dunque a fare anche io un tentativo. Chissà che scrivendo non riesca a fare chiarezza con me stesso.

L'Alchimia ci dice che il suo procedimento reintegra l'uomo nella sua originale purezza. Ciò vuol dunque dire che l'uomo attuale è impuro. E questo si accorda con la tradizione cristiana che vuole l'uomo vittima del peccato originale. Ergo del male.

Quindi il nero è il male (tendenza a fare) che c'è dentro ognuno di noi. Questo concetto, in qualche modo, era già emerso dal thread ma non si capisce se tutti lo condividano. E' altresì vero che se tutti affermano 2+2=3 ciò non significa che sia corretto ma, nel nostro caso, sarebbe già un buon punto di partenza.

Se fossimo d'accordo su cosa è il nero potremmo analizzare se l'opera al nero comincia col combattere questa tendenza a fare il male.

Allora potrei condividere la mia esperienza di lotta e parlarvi della più formidabile tecnica di combattimento che ho appreso: il pugilato. Tenendo tuttavia presente che l'avversario boxa SEMPRE meglio di noi. E' semplicemente più forte di noi come efficacemente annota San Paolo: "faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio".

Ma sto andando troppo avanti. Sentiamo prima qualche opinione.
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L'unico vero insuccesso nella lotta consiste nello smettere di combattere.
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Vecchio 08-01-2011, 23.11.00   #213
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ma ancora non comprendo cos'è il nero. Provo dunque a fare anche io un tentativo. Chissà che scrivendo non riesca a fare chiarezza con me stesso.

L'Alchimia ci dice che il suo procedimento reintegra l'uomo nella sua originale purezza. Ciò vuol dunque dire che l'uomo attuale è impuro. E questo si accorda con la tradizione cristiana che vuole l'uomo vittima del peccato originale. Ergo del male.

Quindi il nero è il male (tendenza a fare) che c'è dentro ognuno di noi. Questo concetto, in qualche modo, era già emerso dal thread ma non si capisce se tutti lo condividano. E' altresì vero che se tutti affermano 2+2=3 ciò non significa che sia corretto ma, nel nostro caso, sarebbe già un buon punto di partenza.

Se fossimo d'accordo su cosa è il nero potremmo analizzare se l'opera al nero comincia col combattere questa tendenza a fare il male.

Allora potrei condividere la mia esperienza di lotta e parlarvi della più formidabile tecnica di combattimento che ho appreso: il pugilato. Tenendo tuttavia presente che l'avversario boxa SEMPRE meglio di noi. E' semplicemente più forte di noi come efficacemente annota San Paolo: "faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio".

Ma sto andando troppo avanti. Sentiamo prima qualche opinione.

Personamente credo che si ci possa essere il combattere la tendenza a fare il male, però non basta.
Voglio dire stiamo parlando di un'importante argomento esoterico, quindi la cosa penso sia piuttosto profonda, nel senso che altrimenti potrei andarmene una setimana in mezzo alla giungla, affrontare le mie paure e dire così di aver superato l'opera al nero, oppure una buona psicoterapia potrebbe sortire gli stessi effetti.
Ma credo che il concetto sia qualcosa che vada oltre il semplice fatto psicologico, come dicevo prima, per esempio, per capire e comprendere le indicazioni alchimistiche ci vuole la mano di Dio, si parla di purtefazione, di bolla in cui gli elementi debbono rimanere a cuocere ecc.

Il tutto senza trascurare il fuoco interno, lento e costante che, da quel che ho capito, è una condizione imprescindibile per la riuscita.
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Vecchio 09-01-2011, 00.38.40   #214
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Personamente credo che si ci possa essere il combattere la tendenza a fare il male, però non basta.
Voglio dire stiamo parlando di un'importante argomento esoterico, quindi la cosa penso sia piuttosto profonda, nel senso che altrimenti potrei andarmene una setimana in mezzo alla giungla, affrontare le mie paure e dire così di aver superato l'opera al nero, oppure una buona psicoterapia potrebbe sortire gli stessi effetti.
Ma credo che il concetto sia qualcosa che vada oltre il semplice fatto psicologico, come dicevo prima, per esempio, per capire e comprendere le indicazioni alchimistiche ci vuole la mano di Dio, si parla di purtefazione, di bolla in cui gli elementi debbono rimanere a cuocere ecc.

Il tutto senza trascurare il fuoco interno, lento e costante che, da quel che ho capito, è una condizione imprescindibile per la riuscita.
Io penso che l'opera al nero consista nel penetrare nel più profondo di noi stessi, se è nero non può venire alla luce ma tuffandocisi dentro ci si trova davanti alla paura dell'ignoto e di noi stessi, io la vedo anche come affrontare la nostra parte peggiore, in qualche modo divenirne consapevoli ed accettarla, ma sempre tenendo il fuoco acceso fino in qualche modo arrivare a scioglierla, di modo che gli elementi di cui è fatto il nostro nero, come nel processo di putrefazione di un corpo, si combinino in modo diverso per farci prendere una nuova coscienza di noi, humus necessario alla vita.
Penso che chi compie volontariamente questo tuffo nel nero può trarre non solo nero ma anche qualcosa di positivo, il famoso "conosci te stesso", morire metaforicamente in questo nero solvendolo al nostro fuoco interno per farlo diventare materia prima da modellare e coagualare in maniera diversa per uscirne individui purificati, ma si tratta di un processo tutto interiore.

Almeno io mi sono fatta questa idea.....
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Vecchio 09-01-2011, 07.33.55   #215
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ma ancora non comprendo cos'è il nero. Provo dunque a fare anche io un tentativo. Chissà che scrivendo non riesca a fare chiarezza con me stesso.

L'Alchimia ci dice che il suo procedimento reintegra l'uomo nella sua originale purezza. Ciò vuol dunque dire che l'uomo attuale è impuro. E questo si accorda con la tradizione cristiana che vuole l'uomo vittima del peccato originale. Ergo del male.

Quindi il nero è il male (tendenza a fare) che c'è dentro ognuno di noi. Questo concetto, in qualche modo, era già emerso dal thread ma non si capisce se tutti lo condividano. E' altresì vero che se tutti affermano 2+2=3 ciò non significa che sia corretto ma, nel nostro caso, sarebbe già un buon punto di partenza.

Se fossimo d'accordo su cosa è il nero potremmo analizzare se l'opera al nero comincia col combattere questa tendenza a fare il male.

Allora potrei condividere la mia esperienza di lotta e parlarvi della più formidabile tecnica di combattimento che ho appreso: il pugilato. Tenendo tuttavia presente che l'avversario boxa SEMPRE meglio di noi. E' semplicemente più forte di noi come efficacemente annota San Paolo: "faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio".

Ma sto andando troppo avanti. Sentiamo prima qualche opinione.
Su questo vorrei dire alcune cose ,
vorrei condividere con voi alcune riflessioni su questo tema sperando di non urtare chi e' , religiosamente parlando , piu' '' inquadrato '' .
Pero' a me sembrano importanti .
Pensiamo a Gesu' ed al suo messaggio rivoluzionario rispetto a quanto era stato insegnato fino a quel momento cioe' ad una rigida osservanza di leggi imposta da un DIO severo e molto lontano dall'uomo ( potremmo farne un 3d a parte su quale fosse la concezione del DIO di Mose' rispetto a quello Cristiano ) .
Bene Gesu' durante la sua misteriosa e breve vita visse in modo coerente a quanto insegnava , tranne forse nell'episodio della cacciata dei mercanti dal tempio dove appare molto ''umano'' simile a noi .
Pero' Gesu' per conservare la purezza del messaggio e' dovuto morire .
Ora sul significato di questa morte ci hanno sempre detto che e' morto per noi caricandosi i peccati del mondo sulle spalle ed offrirci cosi' una via .
Eppure a me non pare che questo sia il solo significato della sua morte , a me pare che Gesu' non avrebbe potuto far altro che morire per conservare integro il suo insegnamento .
Se non fosse morto avrebbe dovuto difendere altrimenti il suo insegnamento , alla fine difendere se' stesso e avrebbe condizionato il suo messaggio d'amore .
Al di la' del fatto che qualcuno potrebbe dire che la sua morte sia stata solo simbolica e che significhi una morte e rinascita psicologica e non fisica , bisogna capire qual'e' la forza nascosta di questo messaggio d'amore per noi stessi prima che per gli altri , amore per tutti noi che non abbiamo la forza della coerenza di Cristo, che non vogliamo ne' possiamo morire a 33 anni , qual'e' la via da seguire una volta constatata la nostra inadeguatezza ?
Per noi la Chiesa indica due strumenti che oggi appaiono inefficaci: la fede ed i riti cristiani .
La prima e' inefficace perche' e' un punto d'arrivo e non un punto di partenza ed i secondi hanno perso il vero significato e quindi non fungono piu' da rete di sicurezza per l'individuo al momento dell'inevitabile caduta .

Ecco allora che oggi ( ma anche ieri ) ci si si trova smarriti e senza piu' fiducia e sostegno .
Proprio come un pugile che non fa altro che prendere colpi senza mai aver la possibilita' di colpire l'avversario che ha braccia molto piu' lunghe delle nostre .

Se quello che ho scritto e' vero e ve ne chiedo conferma ,
cosa ci resta da fare ?
Possiamo continuare ad usare strumenti inefficaci e cadere e cadere e continuare a cadere senza vedere una fine ed un miglioramento e tuttavia aver fede?
Su cosa non ci resta che lavorare , quale e' il materiale che ci resta a disposizione , da trasformare ?


Ma queste metafore : lavorare , trasformare cosa vogliono dire se non vivere il nero ed in un certo modo affrontarlo ?

Si tratta del nostro nero , della nostra ombra , la cosa piu' evidente che abbiamo sotto gli occhi , la nostra migliore benzina e che invece ci hanno costretto a coprire come fosse escremento inutile , come cosa di cui vergognarci o come un qualcosa di ineliminabile perche' nostro fin dall'origine .
Si tratta a mio parere di cambiare completamente atteggiamento .
Non so se ho reso quanto avevo in animo di dire .

Ultima modifica di nikelise : 09-01-2011 alle ore 07.55.07.
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Vecchio 09-01-2011, 14.31.34   #216
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Si tratta del nostro nero , della nostra ombra , la cosa piu' evidente che abbiamo sotto gli occhi , la nostra migliore benzina e che invece ci hanno costretto a coprire come fosse escremento inutile , come cosa di cui vergognarci o come un qualcosa di ineliminabile perche' nostro fin dall'origine .
Si tratta a mio parere di cambiare completamente atteggiamento .
Non so se ho reso quanto avevo in animo di dire .

L'hai reso benissimo e in gran parte lo condivido.
Però verso il "come" agisce la religione ho un atteggiamento più moderato del tuo, o forse, avendolo vissuto dall'interno, anche se non è cosa necessaria, più comprensivo.
Anche se non sembra, quando la religione chiede di essere buoni, onesti, non mentire, non peccare ecc ecc al di là di come l'ipocrisia umana poi agisce, sta insegnando ad osservarsi e ad essere puntati verso uno scopo. Ad esempio per non mentire (che è difficilissimo a diversi livelli) è necessario sapere cosa si vuole, come si vuole, conoscere le proprie dinamiche, non temere gli altri e tantissime altre cose.
Se non si è capaci di farlo da soli, ci vuole concentrazione ed attenzione costante, ne parliamo spesso in forum, allora interviene una disciplina, una tecnica che insegna a fare. Con il fare, poi il fare bene, poi diventare esperti nel fare si arriva, non tutti ma qualcuno si, alla comprensione, è solo una disciplina, una via diversa che lavora sulla maggior parte della gente.
Insomma la religione è come una scuola, una disciplina di applicazione pratica per poi comprendere. L'uomo però in genere vuole sapere perchè dovrebbe fare le cose, la usa come scusa e non fa mai. Per questo è rischiesto un atto di fede che ha anch'essa i suoi livelli.
Possiamo anche dire che la religione agisce come stimolo esterno. Un uomo invece che decide di conoscere il proprio nero, non usando la religione ma cercando su un'altra via, una via diversa, agisce autostimolandosi, ma accade solo dopo aver un capito cosa sia sto nero, prima serve comunque uno stimolo esterno, che sia un maestro o che sia un libro, uno studio ecc ecc.
In fin dei conti la battaglia con il Demonio dei Santi e i nostri Daimoni si equivalgono su diversi livelli.

Il nero, son d'accordo quando lo chiami benzina, è qualcosa che stimola, è un enorme stimolo, ma bisogna pur essere in grado di arrivarci, e credo che la paura sia il dosatore, in un certo senso, per non bruciarsi del fuoco che quella benziana accende.
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Vecchio 09-01-2011, 15.43.18   #217
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Bene anche io mi metto nella fila di quelli che non hanno capito cosa è il nero, che peccato non posso vantarmi di saperlo
Di quale paura si parla?
La paura di vedersi dopo aver agito contro i principi, la morale, la legge, la propria programmazione...?
La paura di quello che si sta facendo mentre lo si sta facendo?
La paura di perdere se stessi accogliendo l'altro dentro di se che da l'idea di perdita d'identità?
Che poi sono tutte paure relative ai propri limiti imposti, imparati o genetici.
E mi fermo qui di quale paura si sta parlando?

A me il nero da l'idea di buio, di impossibilità di vedere, proprio come quando si cammina al buio, non ci si vede e si può finire per terra o picchiare la testa comunque contempla l'agire con circospezione perchè ci si può fare del male.
Una volta ho corso in una cantina al buio e sbattuto rompendomi un sopraciglio quindi correre non è l'ideale, magari camminare piano tenendo tutti i sensi al massimo e tutto ciò che abbiamo possibilmente acceso al massimo livello e muoversi piano perchè ne correre come ho detto prima ne stare fermi serve.
Bene quindi al buio cosa succede di solito?
Ma a me sorgono le paure.
La mente perdendo il controllo sull'ambiente inizia a palesare tutte le possibili paure di cui abbiamo in archivio memoria magari tratte da film non è detto che le dobbiamo aver per forza vissute.
Quindi nero e paura vanno a braccetto.
Ma perchè e cosa chiamiamo nero?
Si, sì ho letto anche la definizione di ombra ma cosa vorra dire in soldoni non lo so, ho qualche idea che a volte mi viene leggendo degli scritti ma come essere sicuri di aver capito? Mah!
Mi vien da pensare che il nero sia relativo all'inconscio, quello che è laggiù non è conosciuto, la mente non lo conosce quindi tornando agli esempi sopra non vi è controllo per cui è come se agissero al buio di nascosto a nostra insaputa, nel buio non ti accorgi di nessun movimento perchè l'attenzione è paragonabile alla luce, quando illumini un oggetto esso non è più al buio ma è illuminato.
Ma se lo illumino non sono più nella fase al nero o no? Boooh
Provo ad indagare da un'altra parte magari partendo dalla paura.
Se ho paura di qualcosa cosa faccio?
Mah dipende.
Ci sono paure che esorcizzo, paure di cui mi vergogno e che faccio finta di non avere o cerco di dimenticare di avere, paure che affronto, paure che non so di avere e che scopro ogni tanto.
La paura di cui mi vergogno alla fine me la dimentico...la dimenticanza è come un ambiente nero....quindi potrei paragonarla all'inconscio, perchè se non ne sono conscia vuol dire che o l'ho dimenticata/nascosta o non la conosco.
Ma nel'inconscio non ci sono solo le paure ci sono pure le memorizzazioni, ci sono i meccanismi, ci sono le abitudini, insomma c'è un mucchio di cose è come una via di mezzo tra una cantina e un robivecchio o addirittura un magazzino dati sotterraneo e buio.
A questo punto il nero dovrebbero essere questi dannati dati, le registrazioni etc
Quindi la fase al nero dovrebbe essere un muoversi in un ambiente dove non ci si vede come dicevo sopra e la paura deriva dal non vederci.
L'unica paura che ho avuto io fino ad ora è stata quella di venire randellata senza capire il perchè. Un po' come mi è successo in quella cantina...mi sono mossa ed ho preso una randellata sul sopraciglio me la sono tenuta e non ho più corso al buio nelle cantine.
Sarà questo?Tenersi le randellate senza spaccare il muro contro cui si è sbattuto, curarsi il sopraciglio ferito e basta. In poche parole imparare a prenderle a subire senza reagire, pensando che è per il nostro bene?
Mah c'è qualcosa che non mi quadra visto che la vita fa già questo, magari non così velocemente come mi capita ora ma booh!
In conclusione la fase al nero mi da l'idea di volontario movimento cieco, ovvero come siamo, visto che siamo cecati se non vediamo tutto ma vediamo solo in parte ok abbiamo un difettuccio visivo meglio vah!
Ci muoviamo per come siamo facendo quel che ci passa per la testa e auguri a tuttti quelli che ci stanno attorno in pratica è come guidare senza patente si gira gridando: PISTAAAAAAAAAA!
No, no, Uno ha detto che non è necessario che gli altri si accorgano di quello che stiamo provando interiormente (o anche facendo? perchè questo è determinante)
bene anzi male ho aperto tutte le finestre e mi sono volati via tutti fogli e non riesco a continuare per metterli in ordine ....
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Vecchio 09-01-2011, 17.00.52   #218
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Di quale paura si parla?
Ecco, questa forse è una domanda importante, che si ricollega al discorso che ha tirato su SV.
Nella metafora di Uno si tratta di paura delle bestie feroci che stanno nella zona in cui vogliamo prendere qualcosa che ci hanno detto esserci.
Nella pratica forse è soggettivo... io ho avuto, in determinati momenti, paura di morire, di impazzire, di essere preso dai demoni e non potermi più liberare. Le ritengo tutte paure motivate, realistiche, a fondo del nero. Ossia ritengo il rischio concreto.
Tuttavia è anche vero che sono mentalizzazioni di una paura istintiva e irrazionale e certamente, se si vuole andare sino in fondo, serve poco mentalizzare. Serve tuttavia dirsi certe cose per stimolare il coraggio... insomma assumersi il rischio.
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Vecchio 09-01-2011, 17.04.12   #219
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Nike a parte il fatto che dovresti spiegarmi come hai fatto ad inviare due post simili ma diversi (così non posso cancellarne uno), se spostiamo su Gesù portiamo tutto fuori tema per quanto tutto sia connesso.
Sarebbe meglio affrontare la questione nelle giuste discussioni, comunque in sintesi non vediamo le stesse cose in merito alla Sua umanità. Ha dimostrato a pieno l'umanità in alcuni momenti nell'orto degli ulivi, sulla croce ed in altre occasioni, mentre al tempio con i mercanti ha mostrato la sua divinità.
La fede ed i riti cristiani non sono inefficaci (e non sono un praticante in questo senso) ma, ripeto, portiamo fuori il discorso. Ci sono punti di connessione in ogni cammino spirituale, l'analogia è strumento indispensabile per comprendere, ma non si possono creare tabelle di corrispondenza alla "bignami" quindi, per esempio, è impossibile trovare nel cristianesimo una corrispondenza precisa con l'Opera al Nero ed è perciò controproducente affrontare il discorso insieme a questo livello di comprensione.
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Vecchio 09-01-2011, 17.15.17   #220
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L'Alchimia ci dice che il suo procedimento reintegra l'uomo nella sua originale purezza. Ciò vuol dunque dire che l'uomo attuale è impuro. E questo si accorda con la tradizione cristiana che vuole l'uomo vittima del peccato originale. Ergo del male.

Quindi il nero è il male (tendenza a fare) che c'è dentro ognuno di noi. Questo concetto, in qualche modo, era già emerso dal thread ma non si capisce se tutti lo condividano.
Non si capisce forse ma io non condivido, per lo meno dire che il nero è il male o la tendenza a farne è riduttivo. Altrimenti sarebbe stato pure semplice definirlo e non staremmo scrivendo centinaia di post.
Il nero è ciò che siamo spinti a fare senza avere mai la cognizione della causa.
Immagina uno di quei marchingegni che sparano palle da tennis (o da baseball) per allenamento. Tu puoi colpire la palla che arriva, ma non sai mai dove arriva... nel Nero non sai neanche da dove arriva.
L'opera al nero è intanto prendere atto che esista questo Nero, che questo ci spinge a fare delle cose, che spesso sono male ma non per forza, che non possiamo prevedere quando e da dove arriverà il colpo. possiamo solo essere pronti a ricevere ed eventualmente rispondere (a volte basta la classica smorzata)
ed altro... ma già questo sarebbe un enorme passo avanti per cominciare.

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Allora potrei condividere la mia esperienza di lotta e parlarvi della più formidabile tecnica di combattimento che ho appreso: il pugilato. Tenendo tuttavia presente che l'avversario boxa SEMPRE meglio di noi. E' semplicemente più forte di noi come efficacemente annota San Paolo: "faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio".
In ogni caso questo sopra scritto mantiene una sua validità.
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Vecchio 09-01-2011, 17.42.32   #221
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Nike a parte il fatto che dovresti spiegarmi come hai fatto ad inviare due post simili ma diversi (così non posso cancellarne uno), se spostiamo su Gesù portiamo tutto fuori tema per quanto tutto sia connesso.
Sarebbe meglio affrontare la questione nelle giuste discussioni, comunque in sintesi non vediamo le stesse cose in merito alla Sua umanità. Ha dimostrato a pieno l'umanità in alcuni momenti nell'orto degli ulivi, sulla croce ed in altre occasioni, mentre al tempio con i mercanti ha mostrato la sua divinità.
La fede ed i riti cristiani non sono inefficaci (e non sono un praticante in questo senso) ma, ripeto, portiamo fuori il discorso. Ci sono punti di connessione in ogni cammino spirituale, l'analogia è strumento indispensabile per comprendere, ma non si possono creare tabelle di corrispondenza alla "bignami" quindi, per esempio, è impossibile trovare nel cristianesimo una corrispondenza precisa con l'Opera al Nero ed è perciò controproducente affrontare il discorso insieme a questo livello di comprensione.
Non volevo fare di tutta un'erba un fascio se e' questo che intendi ma solo parlare di atteggiamento giusto per affontare l'opera al nero .
La Chiesa che ha la sua funzione come dici tu e condivido non solo non ha connessione con l'opera al nero ma ne e' un ostacolo ad affrontarla perche' non consente il giusto atteggiamento .
Sara' validissima per tutto il resto ma impedisce o rende difficile questo tipo di percorso o anche la sola comprensione .
Non avrei detto nulla in questa sede se non credessi e vedessi come siamo permeati io stesso di cultura cattolica cristiana e quindi di un atteggiamento non utile all'opera al nero .
Per questo lo ritenevo in tema
.
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Vecchio 09-01-2011, 17.45.41   #222
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Nike a parte il fatto che dovresti spiegarmi come hai fatto ad inviare due post simili ma diversi (così non posso cancellarne uno),.
Giuro che non lo so , puo' essere che abbia schiacciato il tasto invio inavvertitamente mentre stavo correggendo ?
Bohh se puoi elimina il prmo che e' quello che stavo correggendo .
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Vecchio 09-01-2011, 17.48.31   #223
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Ecco, questa forse è una domanda importante, che si ricollega al discorso che ha tirato su SV.
Nella metafora di Uno si tratta di paura delle bestie feroci che stanno nella zona in cui vogliamo prendere qualcosa che ci hanno detto esserci.
Nella pratica forse è soggettivo... io ho avuto, in determinati momenti, paura di morire, di impazzire, di essere preso dai demoni e non potermi più liberare. Le ritengo tutte paure motivate, realistiche, a fondo del nero. Ossia ritengo il rischio concreto.
Tuttavia è anche vero che sono mentalizzazioni di una paura istintiva e irrazionale e certamente, se si vuole andare sino in fondo, serve poco mentalizzare. Serve tuttavia dirsi certe cose per stimolare il coraggio... insomma assumersi il rischio.
Le tue parole, Ray, mi hanno riportato alla mente il film "Legend" quello con Tom Cruise scusate la digressione ma c'entra con il discorso.
Però mi induce a pensare che io manco vicino al nero sono andata e non so ancora cosa sia, come non so neppure cosa dovremmo andare a recuperare, si si il tesoro etc ma di cosa si tratta boooh la nostra Essenza forse ma aribooooh
Prima di arrivare qui cercavo di andare tramite l'arte di sognare (non mi ricordo neppure se si chiama poi così) a combattere i demoni, dove in effetti si visualizzano proprio come mostri etc
Ma qui invece non saprei non ho idea e non so
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Vecchio 09-01-2011, 17.58.41   #224
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La Chiesa che ha la sua funzione come dici tu e condivido non solo non ha connessione con l'opera al nero ma ne e' un ostacolo ad affrontarla perche' non consente il giusto atteggiamento .
Sara' validissima per tutto il resto ma impedisce o rende difficile questo tipo di percorso o anche la sola comprensione .
.
Non è vero... il percorso cattolico è completamente e totalmente incentrato sull'Opera al Nero anche se con sistema diverso da quello Alchemico e quindi è pericoloso farne delle analogie qui. Il problema nasce se uno volesse proseguire (Bianco e Rosso) senza fare carriera ecclesiastica.

Ho eliminato il primo post
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Vecchio 09-01-2011, 19.32.40   #225
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una paura che ci prende come conseguenza di un nostro muoverci.
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Non c'è un tempo uguale per tutti, ma c'è una sorta di intensità da raggiungere.
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Per onore di cronaca più che del primo tuffo parlerei dell'unico vero tuffo, passata la soglia non si torna più indietro, anche se ci si riaddormenta.
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Il nero è ciò che siamo spinti a fare senza avere mai la cognizione della causa.
Immagina uno di quei marchingegni che sparano palle da tennis (o da baseball) per allenamento. Tu puoi colpire la palla che arriva, ma non sai mai dove arriva... nel Nero non sai neanche da dove arriva.
Ho preso le parti per me più importanti (a proposito, grazie per aver risposto in tanti all'iniziativa, ne sono felice)
Dunque, parto dalla prima, 'una paura che ci prende come conseguenza di un nostro muoverci'. Questo, ovviamente, determina che la paura è indissolubilmente legata alle nostre azioni, stando fermi non ne avremmo.
Il primo passo è dunque muoversi.

Il secondo passo è affrontare questa paura, che ci 'soffia' contro tanto più ci muoviamo in avanti, ed è necessario avere Fede (non in senso religioso, non solo almeno) perchè anch'io come Ray ho intravisto l'abisso, la follia. In una parola, la Morte, la fine di tutto.
Senza la fede che dall'altra parte ci sia qualcosa, sfido io a trovare qualcuno seriamente disposto ad affrontare tutto questo. Sì, qualcosa c'è, ne sono sicuro, è un sentimento che credo di condividere con tutti quelli che come me si pongono queste domande e si avvicinano timidamente a questo 'Nero'. Ma non si vede niente, è buio, e poi fatto quell' unico 'vero tuffo' di cui parla Uno, cosa ci attenderà dopo? Questo è il Grande Mistero.
In una parola il Nero è quella terribile prova di abbandonare tutto, ma davvero tutto, per qualcosa che nemmeno si conosce (e qui avrei fatto un'analogia con Gesù e il suo reclutamento che 'costringeva' ad abbandonare tutto, se Uno non avesse consigliato di evitare)

Bene, cosa resta?
Resta l'intensità da raggiungere, e la mia esperienza. Ricordo una volta, durante una discussione accesa con una persona, che i toni si erano talmente alzati da procurarmi una sorta di 'vibrazione' così intensa che tutto il mio essere ne fu scosso. Una vibrazione esattamente uguale a quel 'tremore' che separa il grano dal loglio........ Capiamoci, non avevo paura della persona in questione. Quello di cui avevo paura era me stesso, delle reazioni che mi stavano scaturendo dentro. Io, o qualcosa dentro di me, decise allora di porre fine a quella 'cottura', non ero pronto, e mi allontanai con le gambe che mi tremarono ancora per diverso tempo.
Immagino che se avessi insistito, se avessi raggiunto l'intensità giusta, avrei 'bucato' il velo di Iside e mi sarei trovato dall'altra parte.

Ma queste sono solo ipotesi, allusioni prive di fondamento, magari quello che avrei ottenuto sarebbe stata una bella denuncia per aggressione, oppure anche niente, se l'intensità da raggiungere fosse ancora superiore rispetto a questo 'piccolo' battibecco.

Quello che so, e più passano gli anni più me ne rendo conto, è che questi momenti non sono molti, si manifestano in modi diversi e variano in funzione del nostro grado di presenza. Per dirla tutta, ne ho avuti vari di battibecchi, eppure nessuno mi ha mai procurato un tale tremore come quella volta specifica.
Ci sono insomma pochi treni a disposizione, non ne avremo altri, e ogni volta che arrivo tardi ad uno resta la tristezza per il fatto se mai ne passerà un altro in tempo.......
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