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Vecchio 19-04-2009, 21.25.16   #1
nikelise
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Predefinito La prepotenza

Tutti abbiamo avuto a che fare con la prepotenza .
Eppure e' un momento importante della nostra vita .
L'azione che ne segue ci puo' cambiare in meglio od in peggio.
Recentemente mi sono infilato o mi sono dovuto infilare in un rapporto di forza con un prepotente , non per lavoro , non per difendere cose mie anche se alla fine dovevo difendere me stesso o meglio il mio amor proprio o il concetto che avevo di me.

Si trattava di prendere una decisione nell'ambito di un'associazione in una controversia tra un socio ed il direttivo dell'associazione.
Il socio per me aveva ragione e gliel'ho data .
Il prepotente stava nel direttivo.
Io ero un proboviro cui il socio aveva fatto ricorso per difendersi.
Non vi dico cosa ne e' seguito : e' seguita un guerra tra me ed il prepotente.

Tornando al generale , alcune considerazioni:
il prepotente non si ritiene tale per cui il dialogo e' impossibile .
Il prepotente si ritiene per un motivo o per l'altro nel giusto e trovera' sempre un argomento per imporre la propria volonta' ( se no non sarebbe un prepotente.
Che fare'?
Fare una guerra con tutto quel che comporta o cedere , trovare un compromesso?
Il prepotente puo' fare quello che fa perche' c'e' chi ha paura di prendere posizione , ha paura delle conseguenze .
Eppure la semplice emersione della prepotenza , il semplice raccontare pubblicamente la prepotenza ed il prepotente e' sconfitto ( a questi livelli ).
Pare una banalita' ma non lo e'.
Non vi dico poi le sorprese da parte delle persone che si conoscono e che assistono alla sfida :chi si schiera con chi .... con chi ha piu' potere effettivo ovvio.
Ma c'e' chi riconosce la giusta posizione , pochi ma ci sono .
Per vincere pero' assicuro che ci vuole molta forza .
Gesu' pero' non ha fatto la guerra ai prepotenti ed il dubbio sul fatto che fosse possibile tenere una posizione diversa ogni tanto emerge.

Io la vedo cosi' :
o c'e' amicizia o e' meglio che il prepotente abbia paura , non c'e' alternativa .
Io non potendo avere la prima ho dovuto realizzare la seconda.
O meglio c'e' un'alternativa: non aver contatti con tali persone ma a volte ci si trova in mezzo.
Che ne dite vi e' capitato qualcosa di simile?
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Vecchio 19-04-2009, 21.47.18   #2
dafne
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Io ho sposato un prepotente, in tutti gli ambiti della sua vita, personali o lavorativi.
A meno che non temesse l'altro (cosa che lui chiamava rispetto )
Per molto ho ceduto, poi ci ho litigato (perdendo sempre) e poi alla fine ho assunto un atteggiamento che lo ha spiazzato, invece di litigare e farmi trasportare gli dicevo che aveva ragione e poi ribattevo
Uso il passato perchè ultimamente m'è riuscito meno, per un problema mio di scarsa energia e quindi autocontrollo...

Credo che dipenda dalle situazioni in cui ci si trova e dal carattere che si ha, per quanto io mi sia guadagnata il soprannome di fumina ad esempio, per me è sempre più salutare evitare i prepotenti e se non posso farlo o cedere o cercare di contenere il danno
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Vecchio 19-04-2009, 23.07.52   #3
Grey Owl
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Che fare'?
Fare una guerra con tutto quel che comporta o cedere, trovare un compromesso?
Che ne dite vi e' capitato qualcosa di simile?
Ma ti domando, hai preso posizione perchè Il socio aveva ragione oppure sei intervenuto per "punire" il prepotente nel direttivo? Il socio ha chiesto aiuto e domandato ai vari membri l'appoggio?

Ti racconto quello che ho visto in me, in ogni caso parlandone si possono vedere le mille sfumature della prepotenza. Parlo per mia esperienza e su che tipo di prepotenze ho reagito, perchè la prepotenza che vedevo io e che mi faceva intervenire era molto soggettiva. Affrontavo e prepotenti mettendoli in imbarazzo per togliergli la capacità di esercitare prepotenza sui "deboli".
Ho affrontato i prepotenti per combattere la loro arroganza, che poi era la mia. Difendere i deboli dai prepotenti era la mia giustificazione, il voler nobilitare il mio reale intento di mettermi alla prova col prepotente per poterlo sconfiggere.

Quando vedevo (vedo?) una prepotenza mi ergevo a palladino della giustizia infranta, correvo in soccorso del debole di turno e combattevo la mia guerra privata nobilitato dall'intento nobile. Balle!... tutte balle, la verità è che l'arroganza e la prepotenza che vedevo nell'altro era il lato di me che non volevo vedere e combattendolo cercavo di sconfieggere il mio lato. Mettermi in mezzo era l'unico modo che conoscevo per poter intraprendere la sfida col prepotente di turno.
I prepotenti trovano spazio di azione nei deboli... ma è poi vero che i deboli trovano giustizia mediante l'intervento dei palladini?
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Vecchio 20-04-2009, 00.43.59   #4
filoumenanike
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Ma ti domando, hai preso posizione perchè Il socio aveva ragione oppure sei intervenuto per "punire" il prepotente nel direttivo? Il socio ha chiesto aiuto e domandato ai vari membri l'appoggio?

Ti racconto quello che ho visto in me, in ogni caso parlandone si possono vedere le mille sfumature della prepotenza. Parlo per mia esperienza e su che tipo di prepotenze ho reagito, perchè la prepotenza che vedevo io e che mi faceva intervenire era molto soggettiva. Affrontavo e prepotenti mettendoli in imbarazzo per togliergli la capacità di esercitare prepotenza sui "deboli".
Ho affrontato i prepotenti per combattere la loro arroganza, che poi era la mia. Difendere i deboli dai prepotenti era la mia giustificazione, il voler nobilitare il mio reale intento di mettermi alla prova col prepotente per poterlo sconfiggere.

Quando vedevo (vedo?) una prepotenza mi ergevo a palladino della giustizia infranta, correvo in soccorso del debole di turno e combattevo la mia guerra privata nobilitato dall'intento nobile. Balle!... tutte balle, la verità è che l'arroganza e la prepotenza che vedevo nell'altro era il lato di me che non volevo vedere e combattendolo cercavo di sconfieggere il mio lato. Mettermi in mezzo era l'unico modo che conoscevo per poter intraprendere la sfida col prepotente di turno.
I prepotenti trovano spazio di azione nei deboli... ma è poi vero che i deboli trovano giustizia mediante l'intervento dei palladini?
Per un'ingiustizia subita da me o da altri sono pronta a battermi, l'ho fatto e continuo a farlo ogniqualvolta mi capita l'occasione.
Non ho mai pensato che difendermi o difendere qualcuno potesse spiegarsi con la mia arroganza...ho sempre creduto che la volontà di non subire ingiustizia nascesse dalla voglia di riscatto per ingiustizie subite nell'età dell'adolescenza, in una scuola elitaria e di classe, ho sempre pensato che il farmi valere riscattasse le umiliazioni patite in ambienti scostanti e snob!
Ora questa tua lettura in chiave diversa mi fa fermare a riflettere, scoprirò di essere una paladina pronta a tutto pur di scaricare la mia sete di arroganza e prepotenza?
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Vecchio 20-04-2009, 01.42.27   #5
Ray
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Eppure la semplice emersione della prepotenza , il semplice raccontare pubblicamente la prepotenza ed il prepotente e' sconfitto ( a questi livelli ).
Pare una banalita' ma non lo e'.

...

Io la vedo cosi' :
o c'e' amicizia o e' meglio che il prepotente abbia paura , non c'e' alternativa .
Secondo me ci hai preso.
Ognuno di noi ha, a livello potenziale, un lato prepotente. Se faccio parlare il mio scopro che è il braccio armato di quello che vuole mantenere una determinata situazione di controllo, reale o illusoria che sia (è sempre illusoria ad un certo livello ed è sempre reale ad un altro, parlo di livelli di consapevolezza).
Deve mantenere il controllo, deve assicurarsi il mantenimento dello status quo, oppure invadere l'altro (ma per lui l'invasione è sempre subita) per una questione di territorio. Ritiene, vive, di aver bisogno di un certo territorio per poter continuare ad esistere come è, ossia come gli comoda nel modo in cui è.
Quando il braccio armato, il lato prepotente, si manifesta è perchè percepisce la possibilità di perdere questo territorio o parte di esso, oppure percepisce la possibilità di consquistarlo, ma come ho detto, per lui è la stessa cosa, dato che crede di conquistare un territorio che dovrebbe essere suo. Ossia sta provando paura.
Dietro un prepotente c'è un io spaventato.

Quando parlo di territorio mi riferisco alla possibilità di esercitare potere, che alla fin fine è possibilità di nutrirsi. E questo territorio è sempre una o un insieme di relazioni.
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Vecchio 20-04-2009, 02.02.19   #6
jezebelius
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Io credo, cercando di analizzare la prepotenza per quanto possibile, sia una caratteristica che comunque definisce l'essere umano e ci dice molto di lui, genericamente parlando. La cosa però potrebbe anche evidenziarsi nello specifico.
C'è chi non è prepotente - o almeno non si definisce tale - e per questo combatte ogni manifestazione schierandosi con colui che ritiene inondato da questa pre-potenza. Chi esercita questo modo di fare, di essere affermando il suo controllo per riconoscersi in esso.
Al momento non credo che ve ne siano altre di categorie tranne una dimensione, si potrebbe definire di mezzo, che indica una specie di scala per la misurazione della prepotenza ( e dunque idonea a misurare il modo talvolta passionale con cui si manifesta il proprio comportamento nell'ambito della prepotenza stessa)

Che significa pre-potenza?
Il prepotente, stando all'etimo della parola, è colui che si pone prima del potere. Potremmo dire al di sopra di altri, che ha più potere di altri e che lo esercita o potrebbe esercitarlo, lo utilizza.
Di norma si usa in senso negativo mi pare, tant'è che definiamo prepotente chi assume un certo comportamento - nei nostri confronti o verso altri - per dominare il più debole.

Ed è questo, il modo di manifestarla che fa la differenza secondo me.
Posto che condivido Grey quando dice che probabilmente - anzi certamente - la prepotenza che vediamo negli altri è quella nostra - non nel senso solo negativo, a mio avviso - che tendiamo, col fatto stesso di fare opposizione al Tizio prepotente, di riequilibrare.
Ed è un fatto altrettanto visibile il modo con cui ci si oppone a questo modo di fare altrui.
Di norma quando c'è quello stesso Tizio che urla, si tende a raggiungerlo, urlando a nostra volta, cercando, appunto, di riequilibrare una posizone evidentemente squilibrata.
C'è anche però un modo diverso per tendere ad un nuovo equilibrio che si muove entro limiti definiti nella misura in cui siamo riusciti a trovare un nostro equilibrio interno.

Da ciò, tanto più è forte, saldo, tale equilibrio tanto più le battaglie per portarlo " fuori" avranno il sapore della solidità, della fermezza che tanto manca a chi manifesta, anche se per poco, una prepotenza spicciola, come urlare per affermare un proprio punto di vista ad esempio.
A questo punto, di norma, al prepotente, per potere avere la conferma di quanto ha reso evidente col suo comportamento deve " arrivare" la sottomissione dell'altro; deve percepirne la debolezza altrimenti non si riconoscerà in quel che fa ( ha fatto) e tenderà a manifestarla fin quando non avrà la prova del suo potere: la prevaricazione ovvero la sudditanza del più debole a seguito del suo comportamento.
Il suo equilibrio è stato trovato!

In questo, però, c'è si un equilibrio ma è labile; si fonda non sulla solidità ma su altro.
Chi invece ha gia un suo appiglio, pur rimanendo attento e vigile a tutto ciò che è all'esterno, non ha bisogno di conferme e potrà esercitare una prepotenza " costruttiva", secondo me. Sempre che la si possa definire in questi termini, ovviamente.

Sopra ho detto: " o almeno non si definisce tale". Beh, credo che tutti siano prepotenti ma che la differenza sia il modo di esprimerla, oltre al fatto che chi si schiera col più debole, comunque sta aiutando - o vorrebbe aiutare - quella parte di se che ritiene debole.
Anche in questo caso sarebbe d'obbligo una osservazione ed un'attenzione.

PS: non ho letto Ray
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 20-04-2009, 10.23.30   #7
nikelise
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Ma ti domando, hai preso posizione perchè Il socio aveva ragione oppure sei intervenuto per "punire" il prepotente nel direttivo? Il socio ha chiesto aiuto e domandato ai vari membri l'appoggio?

I prepotenti trovano spazio di azione nei deboli... ma è poi vero che i deboli trovano giustizia mediante l'intervento dei palladini?
Avevo un ruolo e dovevo decidere se a favore dei forti o del debole che aveva fatto ricorso ai probiviri.

Come trovano giustizia altrimenti i deboli?
Ma non e' questo il punto.
Il punto e' :bisogna girarsi dall'altra parte di fronte ad una prepotenza?
C'e' un'altra possibilita'?
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Vecchio 20-04-2009, 12.59.02   #8
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Che fare'?
Fare una guerra con tutto quel che comporta o cedere , trovare un compromesso?
[......]
o c'e' amicizia o e' meglio che il prepotente abbia paura , non c'e' alternativa .
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Il punto e' :bisogna girarsi dall'altra parte di fronte ad una prepotenza?
C'e' un'altra possibilita'?
Hai nominato Gesù, ma anche Gandhi è stato un buonissimo esempio.
Il fulcro per comprenderli però non è sicuramente la passività ma vedere il loro tipo di attività che è diversa da quella che scaturisce dalla reazione violenza contro violenza.
La prepotenza sicuramente non si combatte con la prepotenza, al massimo ci si può difendere in questo modo e pure male.
Dicevo del tipo di attività di quei due Grandi Uomini, ci sta rovesciare le bancarelle del tempio, ci sta bruciare i documenti di identità (o erano i passaporti? Non ricordo). Ci sta parlare, parlare, parlare per scuotere... ci sta digiunare, digiunare, digiunare per scuotere.... etc....

Che il prepotente abbia paura? Si, giusto, ma di chi? Di me? Non risolvo nulla in questo modo, come mi girerò mi azzannerà ancora.
Se riesco, al prepotente devo far aver paura di se stesso, di vedersi com'è veramente non come vuole vedersi... anche il dittatore più feroce quando compie una strage se non riesce a trovare o ad inventarsi una motivazione, ha quanto meno un momento di incertezza... se vede una reazione come se l'aspetta si autogiustifica, si sente nel giusto nel continuare.

Non è facile rispondere in questi modi ad un prepotente, lo so, è fondamentale comunque rispondere in maniera diversa da quello che egli si aspetta... poi quel che deve essere sarà.
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Vecchio 20-04-2009, 13.29.32   #9
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Che il prepotente abbia paura? Si, giusto, ma di chi? Di me? Non risolvo nulla in questo modo, come mi girerò mi azzannerà ancora.
Se riesco, al prepotente devo far aver paura di se stesso, di vedersi com'è veramente non come vuole vedersi... anche il dittatore più feroce quando compie una strage se non riesce a trovare o ad inventarsi una motivazione, ha quanto meno un momento di incertezza... se vede una reazione come se l'aspetta si autogiustifica, si sente nel giusto nel continuare.

Non è facile rispondere in questi modi ad un prepotente, lo so, è fondamentale comunque rispondere in maniera diversa da quello che egli si aspetta... poi quel che deve essere sarà.
Pertanto ci starebbe una risposta diversa, differente rispetto a quella che, per l'appunto, si aspetta?
Sopra ho fatto l'esempio dell'alzare la voce contro il prepotente per ristabilire un equilibrio. Si potrebbe dire che, in fondo, il prepotente si aspetta una risposta di questo tipo ma che, invece, non si aspetta una risposta " pacata"?
Una maniera alternativa di risposta che possa comunque affermare una risposta e non, invece, una passività?

Difficile, oltre a questo mi pare, è riuscire a fare si che il prepotente si veda per quello che è, e non per ciò che crede di essere.
La conseguenza potrebbe essere che in questo modo - egli stesso - imploda.
Uno dei modi per farlo, dal mio punto di vista, in applicazione a quelli che hai citato sia per Gesù e sia per Gandhi, attivi ma comunque pacifici, potrebbe rivelarsi il mettere a nudo la prepotenza, casomai davanti ad un gruppo sia esplicitamente che no ovvero agire differentemente dal modo di agire che ha messo in campo chi vuole detenere il controllo ( ? )
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Vecchio 20-04-2009, 16.37.38   #10
nikelise
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Hai nominato Gesù, ma anche Gandhi è stato un buonissimo esempio.
Il fulcro per comprenderli però non è sicuramente la passività ma vedere il loro tipo di attività che è diversa da quella che scaturisce dalla reazione violenza contro violenza.
La prepotenza sicuramente non si combatte con la prepotenza, al massimo ci si può difendere in questo modo e pure male.
Dicevo del tipo di attività di quei due Grandi Uomini, ci sta rovesciare le bancarelle del tempio, ci sta bruciare i documenti di identità (o erano i passaporti? Non ricordo). Ci sta parlare, parlare, parlare per scuotere... ci sta digiunare, digiunare, digiunare per scuotere.... etc....

Che il prepotente abbia paura? Si, giusto, ma di chi? Di me? Non risolvo nulla in questo modo, come mi girerò mi azzannerà ancora.
Se riesco, al prepotente devo far aver paura di se stesso, di vedersi com'è veramente non come vuole vedersi... anche il dittatore più feroce quando compie una strage se non riesce a trovare o ad inventarsi una motivazione, ha quanto meno un momento di incertezza... se vede una reazione come se l'aspetta si autogiustifica, si sente nel giusto nel continuare.

Non è facile rispondere in questi modi ad un prepotente, lo so, è fondamentale comunque rispondere in maniera diversa da quello che egli si aspetta... poi quel che deve essere sarà.

Il prepotente vuole ottenere qualcosa e per farlo mette prima , davanti, pre, la potenza , la forza .
Non rinuncia a quella cosa anche se non puo' averla ed usa la forza o il potere .
Per bloccarlo bisogna far emergere , rendere pubblica la minaccia dell'uso della forza o del potere.
Normalmente queste persone parlano di quello che possono fare , e' piu' forte di loro , perche' il loro potere sugli altri poggia proprio su questo .
Questo e' il primo errore che compie il prepotente . parla , dice quello che fara', magari e' solo una smargiassata ma e' sufficente .
A quel punto bisogna avere il coraggio , saputa la cosa , di renderla pubblica : Tizio ha detto che intende fare questo se non faccio quello .
Di colpo la minaccia non e' piu' attuabile ed il prepotente e' scoperto e comincia a temere per se'.
Si dovrebbe arrivare alla paralisi , alla neutralita' , come due belve che si temono .
Difficile ottenere di piu' .
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Vecchio 20-04-2009, 18.18.02   #11
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Ho visto in questi giorni un film sulla vita di Michael Collins (carino a chi piace la storia) colui che definirei uno dei primi terroristi moderni, che si battè per l'indipendenza dell'Irlanda

Proviamo ad equiparare la sua battaglia con quella di Gandhi:
entrambi combatterono (essì questa parola ci sta per entrambi anche se i mezzi furono diversi) contro l'Inghilterra per l'indipendenza.
Collins si rese conto che opponendo un esercito regolare contro la potenza inglese (il prepotente di queste storie) potevano solo farsi massacrare essendo meno numericamente e come equipaggiamento. Allora decise di combattere rimanendo nell'ombra, facevano finta di essere cittadini normali, ma uccidevano i funzionari inglesi in Irlanda....
In estrema sintesi riuscì prima di morire ad ottenere uno stato libero ma comunque sempre all'interno dello stato Britannico.
Ci vollero più di altri 20 anni circa, per diventare uno stato libero sul serio, pur dovendo lasciare l'Irlanda del nord.

Gandhi, la cui storia penso sia più famosa, riusci con la non violenza ad ottenere "subito" l'indipendenza e totale.

In sostanza nel primo caso L'inghilterra è comunque rimasta spiazzata, non riusciva a combattere dei fantasmi con tutta la sua potenza, ne prendeva qualcuno solo ogni tanto, ma il combattere logora da entrambe le parti, anche i terroristi Irlandesi erano stufi di uccidere, di morire e di non avere una vita normale. Avevano qualcosa da perdere ancora... su quel qualcosa l'impero Britannico è riuscito a dettare le ultime condizioni, di cui qualcosa ancor oggi è in piedi (l'Irlanda del nord). Gandhi invece ha fatto capire che non avevano più nulla da perdere, l'Inghilterra voleva possederli? Doveva possedere dei morti viventi senza alcuna utilità... l'India era diventata più una perdita di risorse che di guadagni per l'Inghilterra ed visto la densità di popolazione un genocidio era impossibile... poi che se ne sarebbero fatto di quel territorio immenso senza nessuno che lavorava?
Quindi non c'è stato più spazio per contrattazioni, l'Inghilterra in un certo senso si è vista come oppressore, soprattutto dopo un paio di carneficine ingiustificabili. Nel caso dei terroristi Irlandesi la popolazione inglese poteva sempre pensare che erano gli altri gli assassini.

Poi potrebbe essere interessante anche riflettere sul fatto che sia gli Irlandesi che gli Indiani dopo la semilibertà o dopo la libertà totale sono entrati in guerra civile, cosa che poi si ripete sempre in questi casi, l'esempio più recente è la ex Jugoslavia. Chi non è capace di gestire la libertà si fa del male e lo fa ai suoi fratelli....
E questo dovrebbe farci pensare se è sempre giusto prendere le difese degli oppressi e soprattutto in che modo. Si è sempre giusto, ma bisogna trovare i giusti tempi per limitare lo shock a chi non è preparato.

Mi rifermo ma ci sono diversi risvolti interessanti da analizzare su questo tema.
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Vecchio 20-04-2009, 23.39.41   #12
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Io penso che la prepotenza sia un nascondere debolezza e anche falsità, perchè una persona forte che sa di essere nel giusto non ha nessun bisogno di essere prepotente e si guadagna il rispetto degli altri senza ricorrere a questioni di forza.
Come comportarsi di fronte a un prepotente ? Difficile perchè è come una sfida a chi la vince, solo che per vincere un prepotente bisognerebbe essere più prepotenti di lui...
Quindi si dovrebbe evitare lo scontro diretto, ma quando non se ne può fare a meno bisognrebbe cercare di fargli vedere quanto è prepotente specie se usa i mezzi tipici di chi si approfitta della sua posizione, possono esserci degli abusi di potere da far emergere, ma per mia esperienza quando ho avuto a che fare con persone così mi hanno fatto molto soffrire quasi piangere, non essendo della stessa pasta si cede per primi, la vittoria forse sta nel fargli capire che se ha vinto con la prepotenza quella non è una vera vittoria e non c'è una vera forza in questo, ma piuttosto un approffittarsi del più debole che dovrebbe lasciargli l'amaro in bocca e una magra soddisfazione, quella di chi non si è misurato alla pari.
Chi usa la prepotenza però non si fa di questi scrupoli di coscienza, altrimenti non sarebbe come è e di questo ne approfitta, non è certamente una situazione facile specie se ci sono diritti reali da difendere....
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Vecchio 21-04-2009, 11.33.31   #13
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Secondo me ci hai preso.
Ognuno di noi ha, a livello potenziale, un lato prepotente. Se faccio parlare il mio scopro che è il braccio armato di quello che vuole mantenere una determinata situazione di controllo, reale o illusoria che sia (è sempre illusoria ad un certo livello ed è sempre reale ad un altro, parlo di livelli di consapevolezza).
Deve mantenere il controllo, deve assicurarsi il mantenimento dello status quo, oppure invadere l'altro (ma per lui l'invasione è sempre subita) per una questione di territorio. Ritiene, vive, di aver bisogno di un certo territorio per poter continuare ad esistere come è, ossia come gli comoda nel modo in cui è.
Quando il braccio armato, il lato prepotente, si manifesta è perchè percepisce la possibilità di perdere questo territorio o parte di esso, oppure percepisce la possibilità di consquistarlo, ma come ho detto, per lui è la stessa cosa, dato che crede di conquistare un territorio che dovrebbe essere suo. Ossia sta provando paura.
Dietro un prepotente c'è un io spaventato.

Quando parlo di territorio mi riferisco alla possibilità di esercitare potere, che alla fin fine è possibilità di nutrirsi. E questo territorio è sempre una o un insieme di relazioni.
E' vero quello che dici c'e' sempre sotto la possibilita' di nutrirsi, la molla che muove e' quella .
Capita allora che tu faccia , io l'ho fatto , qualcosa che gli impedisca di nutrirsi con te.
Ma nel fare questo c'e' tutto un mondo che guarda e forse si sveglia e comunque se la realta' cambia per uno cambia in qualche modo ,anche solo in potenza , per tutti .
Qualcosa insomma accade .
Voglio dire che trovo quasi impossibile far cambiare lui , agire su lui ma si puo' cambiare un po' , solo un po' ,l'acqua in cui nuota .
E' un meccanismo a catena , magari lento , ma che dovrebbe estendersi .
Bisogna continuare pero' perche' non si perda memoria di quello che e' successo.
E tenere la pressione delicatamente alta , tenersi sempre pronti a muoversi.
Sperare che si spaventi di quello che e' ?
Magari ma non ci spero , avrebbe gia' risolto i suoi problemi da tempo.
Ciascuno ha il suo inevitabile percorso sul quale io non posso incidere.
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Vecchio 21-04-2009, 16.39.42   #14
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E' vero quello che dici c'e' sempre sotto la possibilita' di nutrirsi, la molla che muove e' quella .
Capita allora che tu faccia , io l'ho fatto , qualcosa che gli impedisca di nutrirsi con te.
Ma nel fare questo c'e' tutto un mondo che guarda e forse si sveglia e comunque se la realta' cambia per uno cambia in qualche modo ,anche solo in potenza , per tutti .
Qualcosa insomma accade .
Voglio dire che trovo quasi impossibile far cambiare lui , agire su lui ma si puo' cambiare un po' , solo un po' ,l'acqua in cui nuota .
E' un meccanismo a catena , magari lento , ma che dovrebbe estendersi .
Bisogna continuare pero' perche' non si perda memoria di quello che e' successo.
E tenere la pressione delicatamente alta , tenersi sempre pronti a muoversi.
Sperare che si spaventi di quello che e' ?
Magari ma non ci spero , avrebbe gia' risolto i suoi problemi da tempo.
Ciascuno ha il suo inevitabile percorso sul quale io non posso incidere.
Non so se non puoi incidere, anzi in un modo o nell'altro incidi comunque, quindi la responsabilità del come ce l'hai, nella misura della tua consapevolezza.

Come diceva Uno sopra, e come ha mostrato Gesù (che non è vero che non faceva mai niente) ci sta a cacciare i mercanti dal tempio... ci sta perchè i prepotenti sono loro, sono loro che hanno invaso un territorio non loro.
Opporsi al prepotente implica l'utilizzo dell'aggressività, che può non essere violenza, ma è comunque l'utilizzo di una forza contro e non di una forza e basta, come nel caso di Ghandi.
Quando il prepotente vede che hai forza da opporgli se decidi di farlo ha paura. In quel momento ha una scelta, scelta sulla quale, è vero, non incidi. Può ritirarsi in buon ordine o può farlo in cattivo ordine, la seconda implica la coltivazione del desiderio di vendetta.

Però è vero quello che dici sullo smascherarlo, che poi è l'unico sistema che mi viene in mente per mostrare anche agli altri che si può non subire gli abusi.
Una buona strategia, per banale che sia, è appunto la verbalizzazione. Dall'interno di unna calma profonda, dall'evidenza di non essere turbato, chiedere cose come "ma perchè fai il prepotente?" (comunicare sempre la certezza che lo fa e mai il dubbio... quindi no cose come "ma stai facendo il prepotente?") magari per un secondo ma destabilizza il prepotente e, sepmpre per quel secondo, egli svela la sua prepotenza a chi guarda (poi che non vuol vedere...). Questo da l'opportunità a lui di vedersi e ritrattare e agli altri di riconsiderare la situazione (chiaro che la frase è un esempio, dovrebbe adattarsi di volta in volta alla situazione specifica).

In ogni caso ogni prepotenza, ogni minaccia di future ritorsioni, ogni ricatto eccetera è sintomo di paura e quindi di vulnerabilità... e come di fronte ad ogni essere vulnerabile si dovrebbe essere caritatevoli. Spesso essere caritatevoli non corrisponde con il sembrare buoni agli occhi comuni.
Ray non è connesso  
Vecchio 07-05-2009, 01.36.53   #15
dafne
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio

Chi non è capace di gestire la libertà si fa del male e lo fa ai suoi fratelli....
E questo dovrebbe farci pensare se è sempre giusto prendere le difese degli oppressi e soprattutto in che modo. Si è sempre giusto, ma bisogna trovare i giusti tempi per limitare lo shock a chi non è preparato.


.

Cioè in determinate situazioni il prepotente esiste perchè "colma" certe mancanze in chi gli stà attorno?

dafne non è connesso  
 


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