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Vecchio 17-07-2010, 13.14.36   #1
diamantea
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Predefinito Abbandono e Sostegno.

E’ da tanto tempo che la mia maestra di canto mi dice che il mio problema sta nel sostegno che poi abbandono nella discesa. Ma la volta scorsa mi ha guardata negli occhi e seriamente mi ha chiesto: PERCHE’ ABBANDONI il SOSTEGNO?
Si è accesa una lucetta. Il tema dell’abbandono mi ha molto condizionato negli anni, la mia paura è quella di essere abbandonata, quindi non riuscire a farcela da sola; la mia propensione è quella di abbandonare le forze, un progetto, la speranza, l’impegno… insomma il cedimento emotivo se non trovo l’energia che mi sostiene o deve sostenere ciò che non devo abbandonare.

Nella tecnica vocale il sostegno è la struttura portante, le fondamenta su cui poggiare la fatica di tutte le note, dalla più acuta alla più grave. Può essere paragonata a quella struttura che ci permette di sopportare lo stress.

Allargando il discorso, il sostegno lo identifico come lo yang, l’energia maschile attiva, mentre l’abbandono lo identifico con lo yin, energia femminile passiva che cede.

L’abbandono totale porta alla depressione e poi alla morte. Immagino che poco prima di morire l’energia attiva maschile si ritiri così da far abbandonare, cedere, precipitare ogni resistenza, pensiero, attaccamento alla vita. L’acqua senza contenitore si disperde. Il maschile è l'energia contenitiva di sostegno del femminile. Il rifiuto del maschile può indicare incapacità di sostenere adeguatamente e costruttivamente se stessi e anche gli altri.

Un abbandono senza sostegno è negativo, distruttivo, mentre un abbandono con sostegno è positivo, costruttivo.

I bambini si abbandonano ai genitori che li sostengono, così come i cristiani si abbandonano al sostegno di Cristo ed entrano nel Regno dei Cieli, se diventano COME bambini.

E’ un discorso molto complesso che intravvedo dentro di me, legato all’imprinting assertivo negativo emerso di recente, al mio anelito di perfezione, di individualità, e nell’inconscio alla propensione di cercare fuori quel che non so o riesco a trovare dentro ma so che DEVO trovare, perché da qualche parte c’è, sviluppando dipendenza e rancore.

Mi fermo per non ingarbugliarmi ed appesantire troppo.
Anche vedere se postato nella sezione giusta e se interessa l'argomento.
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Vecchio 17-07-2010, 14.31.58   #2
Grey Owl
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Penso che l'abbandono (quello reale) sia il motivo per cui molti di noi non raggiungono mai il fondo. Toccare il fondo permette la risalita verso la superficie, mentre rimanere a mezza via si può annegare in mezzo metro d'acqua.
Non so se è quello a cui ti riferisci ma ho notato in me la tendenza a vivere nella zona mediana della mia esistenza. Non sono mai arrivato al vero abbandono e non ho mai sfruttato appieno i sostegni che ho a disposizione.
Il totale abbandono fa paura perchè non si conosce il risultato, e d'altronde come si può conoscere? Il totale abbandono non concede controllo da parte nostra e l'idea di essere in balia di forze non controllate ci apre all'abisso della paura.
Abbandono vuol significare separarsi dal dono, una morte a tutti gli effetti in cui si lascia quei doni che si ha per un qualcosa di non conosciuto. Abbandonare vuol dire separarsi per sempre da un qualcosa che è di fatto un'appiglio, un sostegno.
Quando si abbandona un'appiglio lo si fa con la garanzia di trovarne un'altro, ma se lo si fa ciecamente allora subentra la fiduc ia e la fede nel trovarne un'altro sul nostro cammino.

Bell'argomento diamantea, apre a molti spunti.
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Vecchio 17-07-2010, 15.26.53   #3
diamantea
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A proposito di zona mediana, la via di mezzo è la più facile e più comoda da percorrere, non necessita di grande sostegno proprio perchè sta in una linea diciamo pianeggiante, avanti e indietro senza troppo sforzo o impegno, è il tiepido della vita. (E' la vita piatta di cui parlava Uno?) Il sostegno è quasi inutile.

Anche nella tecnica vocale le note centrali di qualunque sia il timpro di voce non necessitano di molto sostegno e fiato.
Anche nelle amputazioni del dito del piede medio non cambia molto nell'assetto del passo e dell'equilibrio del corpo e la lunghezza del piede.

Nel mezzo mancano gli estremi per cui è richiesto uno sforzo, una decisione, una presa di posizione.

Credo che la maggior parte di noi viviamo in questo limbo emotivo in cui non si soffre e non si gode. La paura certo dell'insicurezza di misurarsi con i diversi sostegni interiori. La paura della morte, credo si ritorni sempre qui.

Credo che abbandono e sostegno siano i due estremi di quel mezzo in cui viviamo. Senza abbandono il sostegno è inutile.
E' come dire che prima si manifesta l'energia femminile e poi quella maschile? Il femminile è il primo a manifestarsi e l'ultimo a scomparire?

Eppure ci sono persone che vivono più agli estremi, autonomi e non hanno paura, hanno quella fiducia incondizionata che il sostegno lo troveranno anche nella morte se è il loro destino.
Ma dove nasce quella fiducia? Quella capacità di attingere alla propria energia?
Sicuramente ho la capacità di sostenere me stessa e gli altri in alcuni ambiti della vita, ma vorrei capire meglio come funziona, come si sviluppa la capacità di riconoscere e consolidare o rinforzare il sostegno.
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Vecchio 18-07-2010, 12.52.54   #4
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L’abbandono totale porta alla depressione e poi alla morte. Immagino che poco prima di morire l’energia attiva maschile si ritiri così da far abbandonare, cedere, precipitare ogni resistenza, pensiero, attaccamento alla vita. L’acqua senza contenitore si disperde. Il maschile è l'energia contenitiva di sostegno del femminile. Il rifiuto del maschile può indicare incapacità di sostenere adeguatamente e costruttivamente se stessi e anche gli altri.
Uhm, non so se ho capito bene quello che vuoi dire, ma a me pare ci sia un po' di confusione sul maschile-femminile in questo tuo passo.
Al momento della morte le energie maschili residue vengono rilasciate (si e-spira) non si ritirano. Il senso potrebbe essere lo stesso che intendevi, ma io ci vedo un'inversione della direzione interno-esterno. E' il femminile che contiene il maschile e non viceversa. L'acqua è femminile.

Il rifiuto del maschile porterebbe a un mancato contenimento più che a un mancato sostegno. In termini psicologici, il rifiuto (per paura... è sempre paura) del maschile porta ad un'invasione dello stesso nelle parti che dovrebbero restare femminili, almeno nelle donne nel manifesto (negli uomini nello psichico)... appunto un mancato contenimento.
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Vecchio 18-07-2010, 13.30.19   #5
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Se è vero come io suppongo che il sostegno deriva dall'energia maschile, dovrei prima esaminare che rapporto ho con il mio maschile.

Alla luce del mio imperativo assertivo "l'uomo è cattivo", prendo atto che do più affidamento al mio femminile che non al mio maschile. Il maschile viene fuori in modo duro, punitivo, per i lavori di fatica, per esprimere il senso del dovere e l'autorità, il giudizio. Per dirla usando un termine di A.T. il mio maschile è un genitore punitivo e giudicante. Da temere quindi. Da bambina la frase della paura era: "tu non te ne curare, quando viene tuo padre ci facciamo i conti!".
Il maschile è un ausilio da usare all'occorrenza e poi riporre nello sgabuzzino.

Il fare troppo affidamento sul femminile rischia di farmi perdere obiettività vedendo le cose da un aspetto più emotivo, mi fa prediligere il lato sentimentale, il genitore apprensivo.

Ma tornando al tema, è il cercare fuori il sostegno di cui ho bisogno o penso di avere bisogno, trascurando il mio sostegno interiore se non per quella parte che ho imparato a sviluppare, che soprattutto è di tipo difensivo.
Ma il sostegno non è difensivo, non è strategico, speculativo.
E' protettivo, reggente, rafforzante.
Il sostegno regge l'abbandono.
Il mio femminile non può abbandonarsi al mio maschile perchè manca la fiducia nel suo sostegno.

Il problema mi sta ponendo ora perchè ho smesso di cercare fuori. Il fatto di avere un compagno molto più giovane mi impedisce di cercare sostegno nel suo maschile, costringemi ad attivare le mie forze.
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Vecchio 18-07-2010, 13.38.31   #6
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E' il femminile che contiene il maschile e non viceversa. L'acqua è femminile.
L'acqua è femminile, come tale va contenuta. O no?
Non ho capito in che senso il femminile contiene il maschile. Lo potrei capire in accoglimento ma non in contenimento.

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In termini psicologici, il rifiuto (per paura... è sempre paura) del maschile porta ad un'invasione dello stesso nelle parti che dovrebbero restare femminili, almeno nelle donne nel manifesto (negli uomini nello psichico)... appunto un mancato contenimento.
Mi interessa lo storia dell'invasione... è ciò che psicologicamente mi fa scattare le difese. Vorrei lo spiegassi meglio.
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Vecchio 18-07-2010, 15.03.39   #7
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L'acqua è femminile, come tale va contenuta. O no?
Non ho capito in che senso il femminile contiene il maschile. Lo potrei capire in accoglimento ma non in contenimento.

L'acqua se vuoi la metti in un contenitore, certo, ma è lei che contiene le cose. In che senso il femminile contiene il maschile? Pensa al sesso... certo che per contenere deve prima accogliere, ma se non contiene (e trattiene) non può ottenere la diversità da elaborare.

Pensaci un po', poi torniamo sulla questione che ti interessa, se non inizi a vederla meglio.
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Vecchio 18-07-2010, 20.29.51   #8
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L'acqua se vuoi la metti in un contenitore, certo, ma è lei che contiene le cose. In che senso il femminile contiene il maschile? Pensa al sesso... certo che per contenere deve prima accogliere, ma se non contiene (e trattiene) non può ottenere la diversità da elaborare.

Rifletto con te Ray...
Allora, il femminile come l'acqua può prendere tutte le forme. La natura dice che accoglie, contiene e trattiene il maschile il tempo necessario per concepire e completare una nuova vita.
Il maschile in questa situazione dovrebbe essere il contenuto che viene ceduto, o abbandonato dal suo femminile?

Sarà un fatto mentale il mio, ma in questo periodo mi rifiuto di fare da contenitore, in generale, anche se lo faccio lo stesso. Mi ribello a questo ruolo ma di fatto lo sono cmq.
O non sono consapevole che femminile è essere contenitore, quindi penso di farlo soltanto, come ruolo intendo, oppure sono in alto mare in cerca di orientamento.

Sono open, ho disattivato gli allarmi
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Vecchio 19-07-2010, 12.08.36   #9
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Sono open, ho disattivato gli allarmi
Cioè sei accogliente?


Rifiutare il maschile, se sono donna, porta a rifiutare il maschile mio psichico... e si turba un equilibrio. Quale? Il femminile, accogliendo il maschile, contiene la sua aggressività e permette elaborazione e crescita, mentre il maschile, nel suo movimento verso il femminile, lo limita, impedendogli di diventare divorante e possessivo.
Ma il maschile, per sua natura, anzi per la natura delle cose, è comunque attirato dal femminile e lo penetra. Può invaderlo... e se c'è rifiuto questa invasione comporta un mescolamento e una possessione che impedisce poi di distinguere uno dall'altra.
E qui torniamo allo psicologico... nelle donne che rifiutano il maschile spesso vediamo una invasione di quest ultimo nella coscienza e la donna non distingue più i pensieri suoi da quelli suggeriti dalla sua controparte... e va a finire che si riveste di atteggiamenti e comportamenti e vissuti maschili, proprio del tipo che teme...
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Vecchio 19-07-2010, 16.38.56   #10
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Cioè sei accogliente?
Certo Ray, entra con fiducia nella tana del lupo, sono innoqua come l'Etna quando non è in eruzione!!!

Scherzi a parte, ho letto molte volte quanto hai scritto.
Mi è chiaro il concetto del mitigare la possessività divorante del femminile che accoglie, contiene e soprattutto trattiene tutto ciò che pensa le appartenga solo perchè lo ha contenuto.
Ti dirò che negli anni passati ho lavorato molto per distruggere la figura maschile per tanti motivi che possono essere più o meno intuibili, senza tralasciare quello culturale che fa delle donne le artefici del loro dio e del loro carnefice.

Dietro ci sta la tacita richiesta di mia madre, lei vuole che io odi l'uomo, che non mi lasci possedere; usare e odiare, ma non lasciare mai, allora lei mi ama, altrimenti mi odia.
Non sono mai stata femminista, nel senso che non sono per la parità dei sessi, l'uomo deve fare l'uomo e la donna la donna.
Negli anni mi sono accorta di quanto è bello il maschile, le sue qualità mi piacciono molto, ma vorrei appropriarmi di queste qualità senza rendere merito ed onore all'uomo.
C'è un forte desiderio di separatezza dentro di me. Non voglio avere bisogno di un uomo ma voglio le sue qualità. Ho una forte attrazione e desiderio di abbandono verso l'uomo ma ho anche un imperativo da rispettare se voglio l'amore di mia madre, ovvero del mio femminile condizionato da un modello distorto.
Ma ora l'amore distorto ed egoista di mia madre non lo voglio più, lei si è amputata le dita contro il mio volere, l'ho lasciata sola, mi sono separata da lei soffrendo ma ho fatto la mia scelta, lei è rimasta menomata dalla sua follia autolesionista ma io sono ancora integra, forse ho ancora una possibilità.
E' una verità sconcertante e tremenda, ma la vedo con fredda lucidità e ne voglio uscire se è ancora possibile.

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Può invaderlo... e se c'è rifiuto questa invasione comporta un mescolamento e una possessione che impedisce poi di distinguere uno dall'altra.
Questo non riesco ancora a comprenderlo bene. Come e perchè può invaderlo. Come si può imparare a distinguerlo.
Nell'unione del maschile con il femminile interiore non c'è completezza? Non è l'anelito dell'essere umano che sale di livello e si unisce con se stesso?

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E qui torniamo allo psicologico... nelle donne che rifiutano il maschile spesso vediamo una invasione di quest ultimo nella coscienza e la donna non distingue più i pensieri suoi da quelli suggeriti dalla sua controparte... e va a finire che si riveste di atteggiamenti e comportamenti e vissuti maschili, proprio del tipo che teme...
Anche qui temo è quello che mi sta accadendo. Non riesco più a distinguere ciò che mi appartiene. Ci sono momenti in cui sono docile, fragile e arrendevole nel mio femminile, poi subentra il guerriero del mio maschile.
E' una situazione molto difficile e destabilizzante per chi mi sta accanto pur accettandomi nella mia conflittualità in quanto cmq prende soprattutto del buono da ogni mia parte.
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Vecchio 23-07-2010, 09.20.12   #11
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Stanotte riflettevo sul fatto di vivere nella zona mediana.
Come il pendolo si muove dal centro verso gli estremi, la vita può spingersi ora verso il tono più basso, cioè il fondo, la sofferenza, ora verso il picco più alto della felicità, del successo.
Ma gli estremi, i picchi sono fatti per essere raggiunti e poi lasciati e vivere nella zona mediana in equilibrio con l'esperienza e la consapevolezza dei due estremi.
E' una situazione ideale ma credo che lo sforzo di ognuno di noi sia proprio questo, lasciare la tranquilla valle del nostro mediano per spingerci in avventura verso gli estremi, portandoci il bagaglio a disposizione, e quello che ci manca trovarlo per strada.
Come per le corde vocali in cui esiste un'estensione che ci fa toccare gli estremi gravi e acuti, anche nella vita di ognuno di noi esiste una sua estensione capace di toccare una certa profondità nella sofferenza e di godere di un picco di felicità.
La consapevolezza di questa estensione ci da la dimensione del piatto e del potenziale in ognuno di noi.

Sostegno e abbandono mi sembrano i due estremi della stessa estensione di vita. In sinergia, insieme, non uno a discapito dell'altro, mi dovrebbero consentire di fare l'esperienza dei picchi con fiducia e vivere in equilibrio nella zona mediana.
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Vecchio 23-07-2010, 10.03.40   #12
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Se è vero come io suppongo che il sostegno deriva dall'energia maschile, dovrei prima esaminare che rapporto ho con il mio maschile.

.
Se è vero che il sostegno deriva dall'energia maschile non saprei. Ultimamente io vivo un fortissimo senso di abbandono e non riesco a trovare sostegno dentro di me.
Scusa la banalità della domanda... Da cosa dipende il nostro rapporto col maschile? Dal padre? Da come la madre ha vissuto il rapporto con lui e l'ha trasmesso a noi?
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Vecchio 23-07-2010, 13.33.29   #13
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Se è vero che il sostegno deriva dall'energia maschile non saprei. Ultimamente io vivo un fortissimo senso di abbandono e non riesco a trovare sostegno dentro di me.
Scusa la banalità della domanda... Da cosa dipende il nostro rapporto col maschile? Dal padre? Da come la madre ha vissuto il rapporto con lui e l'ha trasmesso a noi?
Il senso di abbandono è il tono più basso, quello del fondo, però credo che stai trovando cammin facendo sulle strade di ermopoli le cordate che ti aiutano ad agganciarti a te stessa e a trovare le forze per risalire.

La tua non è una domanda banale, anzi... è il mio cruccio che sto analizzando da tanti anni e credo che sia tutte le cose insieme, e poi le esperienze conseguenti, ma ci sarà chi ti saprà rispondere meglio di me.
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Vecchio 17-11-2010, 00.21.02   #14
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Ma ora l'amore distorto ed egoista di mia madre non lo voglio più...
...E' una verità sconcertante e tremenda, ma la vedo con fredda lucidità e ne voglio uscire se è ancora possibile.
Quello che vedo è che sto cercando di liberarmi del copione, dell'eredità dei miei genitori.
Nessuno mi obbliga ad accettare un'eredità che non voglio.
Devo costruire il mio patrimonio con le mie risorse, anzichè portate avanti la loro tradizione seppur io parte di loro.

Ma fino a che punto è possibile liberarsi dei modelli familiari?

Anche dalle ultime cose accadute quello che vedo è il volermi liberare di un modello che deriva da mio padre.

Un anno fa mia madre mi attirò in una dinamica simile a quella che aveva con mio padre. Io abboccai ma fu l'ultima con lei, io non sono suo marito.

Ora sta succedendo con il mio compagno, ma anche qui non sono i miei genitori.
Tutto questo elaborare, sviscerare, mi sta portando a questo, a liberarmi dalle zavorre che non mi fanno vivere, esprimere secondo la mia essenza, che nemmeno la vedo nella sua interezza, ho solo bagliori.
Messaggi nel sogno che non riesco a recepire con la coscienza.

Abbandonare ciò che non mi appartiene, sostenendomi con ciò che è mio.
Comincio a vedere atteggiamenti che arrivano da parti che non mi appartengono e voglio mollarli, lavorando parti di me più funzionanti per sostituire quelli amputati.

Può darsi che il piede amputato di mia madre sia un modello che lei mi ha passato ed io ho tagliato, mentre ora voglio ripristinare il mio anche se primitivo, povero, con le mie risorse, per la strada, ma i miei chirurghi sono bravi, preparati, sanno quel che fanno. Ho studiato e lavorato abbastanza da poterlo fare anche se ancora non sono ricca abbastanza da potermi permettere una clinica privata, così vado nel pubblico: Ermo General Hospital .

Devo eliminare il pesce, oppure nutrirlo con altro da renderlo indifferente all'esca proposta dallo stesso copione della mia famiglia.

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Il femminile, accogliendo il maschile, contiene la sua aggressività e permette elaborazione e crescita...
Sicuramente sto lavorando in apertura e accoglimento del maschile in modo volontario e consapevole.
E' una rieducazione lenta in cui sto imparando a mollare il controllo e lasciare che accada, osservando ciò che accade o non accade, cioè aspettative deluse.

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... nelle donne che rifiutano il maschile spesso vediamo una invasione di quest ultimo nella coscienza e la donna non distingue più i pensieri suoi da quelli suggeriti dalla sua controparte... e va a finire che si riveste di atteggiamenti e comportamenti e vissuti maschili, proprio del tipo che teme...

Le mie risposte caricate di aggressività sono molto simili a quelle di mio padre. Mi sembra di sentire lui dentro di me, di rivedere certe scene...

E' molto importante capire questo meccanismo, perchè voglio liberarmene.

Mi madre mi ha sempre ripetuto che sono come lui, ed io ho finito per crederci.
Ma è davvero solo condizionamento? Apprendimento?
O devo considerare la genetica?

Lo richiedo: ma fino a che punto è possibile liberarsi dell'eredità/ereditarietà familiare?
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Vecchio 17-11-2010, 01.28.44   #15
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Le mie risposte caricate di aggressività sono molto simili a quelle di mio padre. Mi sembra di sentire lui dentro di me, di rivedere certe scene...
Di simile per come ricordo io vedo solo il tono alto della voce e la richiesta di stop ad una situazione intollerabile alla coscienza. Ma i contenuti sono diversi. Lui andava in corto circuito se qualcuno minacciava la sua importanza, o faceva in modo diverso da come egli pensava fosse giusto fare o dire le cose. Tu rompi i timpani non appena qualcosa supera il tuo livello di esasperazione, che peraltro sembra basso in alcuni ambiti ma è molto alto in altri, vedi il lavoro dove il tuo livello di sopportazione è altissimo. C'è una contrapposizione tra altissimo e bassissimo. Il livello di tolleranza del genitore era solo basso in tutto tranne che con i cuccioli o gli indifesi, e per lo più guidato dalla irrazionalità. Tu hai sempre un motivo per lo più reale.
La genitrice accusa non solo te di essere come nostro padre nelle reazioni, ma guarda caso lei stessa è stata causa di reattività per tutti in famiglia, non era difficile sviluppare un cattivo lato del nostro carattere. Se da un alto c'era il temperamento irrascibile, dall'altro era impossibile educarlo con una donna come lei, esasperante per vocazione. Ora se è vero che il femminile aiuta a contenere bisogna ricercarlo, non solo dentro di se secondo me. Tu lo stai cercando come puoi, dove puoi, da noi la donna è spesso fin troppo forte pur se per secoli è apparsa sottomessa, non solo la eredità non ti ha aiutato ma nemmeno l'ambiente direi. Il femminile vero, benevolo, accettante è un esempio raro mi pare, come si fà, bisogna proprio inventarselo più che altro. La nonna lo era, e ricordo te ragazzina per nulla aggressiva. Nel tempo lo sei diventata intollerante, non so fino anche punto sia una predisposizione innata. Credo centri molto il tuo meccanismo del dare e ricevere. Di sicuro non restare sola in questo osservarsi è la cosa migliore che tu stia facendo, e sono convinta che il lavorare sinceramente darà dei frutti di buon sapore.

Ultima modifica di webetina : 17-11-2010 alle ore 01.41.24.
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Vecchio 17-11-2010, 01.50.00   #16
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Lo richiedo: ma fino a che punto è possibile liberarsi dell'eredità/ereditarietà familiare?
Ci si può liberare del tutto, ma tocca pagare tutti i debiti. Dato che i crediti li abbiamo incassati da subito.


Solo una cosa aggiungo al tuo discorso e solo per essere sicuro che sia chiaro quello che intendo. Il fatto che il tuo maschile, in certi frangenti, si rivesta delle modalità di tuo padre non vuol dire che è tuo padre. Sei tu, sta a te liberarti della modalità. Anche se la traccia sul foglio resterà comunque, potrai benissimo non usarla O usarla e non fartici usare... il solito discorso).
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Vecchio 17-11-2010, 17.24.01   #17
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...La nonna lo era, e ricordo te ragazzina per nulla aggressiva. Nel tempo lo sei diventata intollerante, non so fino anche punto sia una predisposizione innata. Credo centri molto il tuo meccanismo del dare e ricevere. Di sicuro non restare sola in questo osservarsi è la cosa migliore che tu stia facendo, e sono convinta che il lavorare sinceramente darà dei frutti di buon sapore.
Grazie per avermelo ricordato, devo fissarmelo in mente più spesso che non è nella mia natura essere aggressiva, ma solo necessità momentanea che voglio comunque correggere.
Non mi fa stare bene rompere i timpani e company a chi mi sta vicino, ci sarà di sicuro un modo migliore per far rispettare i miei limiti senza esasperarmi e sprecare la mia bella voce sgradevolmente nei toni bassi dell'orco.
Poi il lancio del giavellotto non è mai stato il mio sport preferito

Nostro padre l'ho perdonato, ma forse non l'ho seppellito del tutto, ho lasciato fuori il suo piede pensando che fosse il mio.
Ti voglio bene
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Ci si può liberare del tutto, ma tocca pagare tutti i debiti. Dato che i crediti li abbiamo incassati da subito.


Solo una cosa aggiungo al tuo discorso e solo per essere sicuro che sia chiaro quello che intendo. Il fatto che il tuo maschile, in certi frangenti, si rivesta delle modalità di tuo padre non vuol dire che è tuo padre. Sei tu, sta a te liberarti della modalità. Anche se la traccia sul foglio resterà comunque, potrai benissimo non usarla O usarla e non fartici usare... il solito discorso).
Sono io certo, non l'incarnazione di mio padre. Pensavo di non potermi sottrarre al destino invece posso pagando i debiti.
Ma come? Cosa intendi per pagare i debiti?
Sono disposta a pagare pur di chiudere il conto.
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Vecchio 17-11-2010, 19.40.06   #19
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Ci si può liberare del tutto, ma tocca pagare tutti i debiti. Dato che i crediti li abbiamo incassati da subito.


Solo una cosa aggiungo al tuo discorso e solo per essere sicuro che sia chiaro quello che intendo. Il fatto che il tuo maschile, in certi frangenti, si rivesta delle modalità di tuo padre non vuol dire che è tuo padre. Sei tu, sta a te liberarti della modalità. Anche se la traccia sul foglio resterà comunque, potrai benissimo non usarla O usarla e non fartici usare... il solito discorso).
Ma liberarsi della modalità significa liberarsi da quella determinata eredità genitoriale? non ho chiaro quel che intendi Ray, perchè prima hai detto che ci si puo' liberare del tutto, poi hai parlato di una traccia (tendenza?) che resta, ma che possiamo non usare, usare o non farci usare.
Modificare la modalità, volendo si puo', inziando a conoscerla (osservarla) andandole contro e rinforzandosi , ma questo significa aver risolto nonostante la traccia rimanga?
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Vecchio 17-11-2010, 20.12.47   #20
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Ma liberarsi della modalità significa liberarsi da quella determinata eredità genitoriale? non ho chiaro quel che intendi Ray, perchè prima hai detto che ci si puo' liberare del tutto, poi hai parlato di una traccia (tendenza?) che resta, ma che possiamo non usare, usare o non farci usare.
Modificare la modalità, volendo si puo', inziando a conoscerla (osservarla) andandole contro e rinforzandosi , ma questo significa aver risolto nonostante la traccia rimanga?
Ho risolto quando ho il dominio, che la traccia resti o scompaia... sono poche le tracce che scompaiono e di solito sono quelle che non ci preoccupano.
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Vecchio 07-04-2011, 17.40.07   #21
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Ho risolto quando ho il dominio, che la traccia resti o scompaia... sono poche le tracce che scompaiono e di solito sono quelle che non ci preoccupano.
Vero. Le tracce che rimangono sono quelle che posseggono quando esplodono durante la rabbia. E' quel che ho visto in questi giorni, ma non è la prima volta che li vedo. Questa volta oltre a quelli miei ho visto anche quelli della mia famiglia, di mia sorella mezzana soprattutto.
Ho visto una modalità che è registrata dentro, un calco che esce in automatismo incontrollabile in quanto non vi è chiarezza, coscienza di quel che realmente mi appartiene. Sono molto condizionata nelle risposte che non avevo dato solo con un grande sforzo di volontà, ma ora la volontà ha ceduto, il magma è venuto fuori ed io ora sembro uno straccio centrifugato, sento i vuoti lasciati da tutti quei buchi senza tappo, mi sento letteralmente afflosciata. Sono sgonfiata di colpo anche nel corpo. In questi giorni ero come posseduta da una strana fame, di zuccheri sosprattutto che alimentavano i miei pensieri, la rabbia ma soprattutto l'intolleranza.
Ora mi è passata la fame ma vorrei tanto capire a che punto sono, ci sto lavorando, sempre, tutti i giorni.
In questo momento vedo molte cose che hanno scritto i miei genitori sul mio foglio, purtroppo le ho viste scrivendole sul foglio di mio figlio. Ho visto anche cosa c'è scritto sul foglio di mia sorella e dei suoi figli.
Prendo un altro foglio e scrivo appunti di quel che sto vedendo, vediamo se è possibile proseguire nel foglio nuovo.
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