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Vecchio 07-01-2008, 16.15.26   #1
griselda
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Predefinito Complesso di Elettra

Ìl termine complesso di Elettra è stato coniato da C.G. Jung per definire l'amore per il padre da parte della figlia, accompagnato da sentimenti di gelosia e di rivalità verso la madre.
È la controparte femminile del complesso di Edipo.

Elettra, figlia di Agamennone e Clitennestra, sin da bambina idolatra il padre del quale è privata a causa della guerra contro Troia. Tornato Agamennone a Micene, Elettra assiste alla sua uccisione, progettata dalla madre Clitennestra e dal suo amante, Egisto.


Questo amore si forma dai tre ai sei anni mi pare di aver letto facendo vivere alla bambina la rivalità con la madre sino ad arrivare ad odiarla perché possiede invece ciò che lei non può possedere.

Da questo scaturisce una sorta di aggressività che porterà a far si che la persona in causa possa far del male a se o agli altri.

Questo complesso porta a comportamenti che si muovono nell’inconscio e che si agitano nella vita della persona anche se il tempo ne ha cancellato il ricordo.

Ora mi domando come risolvere questo complesso e se ne può uscire?

Chiedo scusa delle imprecisioni ma mi piacerebbe saperne di più.
Grazie
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Vecchio 04-05-2008, 14.34.03   #2
Uno
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Se prendiamo Freud ed il complesso di Edipo come controparte (ed è giusto, è la controparte, ma non sono d'accordo su alcune cose) del complesso di Edipo ci soffermiamo troppo sulla parte sessuale della cosa.
Il concetto dei due complessi è che il bambino (o la bambina) iniziano a scoprire i principi maschili e femminili ed iniziano a cercare il proprio posto. Quindi il bambino scopre il padre come uguale a se e la mamma come polarità opposta, per la bambina ovviamente il discorso è inverso.
In quell'età non c'è nulla di male nell'attrazione che il bambino o la bambina provano per il genitore del sesso opposto, è pura sperimentazione, molto dipende però da come il genitore dello stesso sesso si pone, a volte sono questi che soffrono di una inconscia gelosia e questa determinerà i rapporti per tutta la vita salvo un lungo percorso di recupero.
Ci sono studi antropologici che dicono che i due complessi sono legati alla cultura in cui cresciamo, non sono universali, ha un senso se ci pensiamo bene, immaginiamo la vita in un villaggio tribale in cui il figlio maschio gioca con gli altri bambini fino ad una certa età e poi segue il padre e gli altri maschi in esperienze di caccia, la bambina idem gioca fino ad una certa età (non stanno attaccati alle mamme anche se queste li seguono a distanza) e poi sta con la mamma e le altre donne adulte ad imparare i lavori femminili.
In questo modo le prime acerbe scoperte dei principi maschili e femminili le hanno con i coetanei, crescendo poi hanno dei modelli con cui si identificano ma a quel punto l'attrazione affettiva (non filiale) e sessuale si direziona verso altri ragazzi e ragazze.
In certo senso i processi sono più sani.
In pratica, i due complessi sono figli della nostra società cosiddetta civile.

Come se ne può uscire?
Non è facile e neanche possibile in poche righe, nelle nostre società in varie forme questi complessi sono presenti in percentuali altissime, generalmente (statisticamente) i maschi esprimono questo in quel modo che definiamo "mammoni" mentre con le donne si determina quel fenomeno in cui le mamme entrano in competizione con le figlie e le figlie trovano (dovrebbero) il loro vero ruolo solo alla morte della mamma.
Ripeto, generalmente, non dico che sia sempre così, inoltre ci sono infiinite sfumature.

Ora visto che l'argomento principale è il complesso di Elettra, la figlia (per quanto riguarda la mamma il discorso è a parte) dovrebbe arrivata ad un certo punto spostare le attenzioni verso un rappresentante esterno del sesso opposto. Vedo spesso figlie di una certa età che continuano con i papà a fare le smorfiosette, le cocchette di papà... (la controparte del mammone) e questo non è sano per la reale crescita di una donna, ciò non significa non dover provare affetto e amore per il padre.


Il post è lungo e mi fermo un pò.
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Vecchio 10-06-2008, 09.10.23   #3
griselda
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Se prendiamo Freud ed il complesso di Edipo come controparte (ed è giusto, è la controparte, ma non sono d'accordo su alcune cose) del complesso di Edipo ci soffermiamo troppo sulla parte sessuale della cosa.
Il concetto dei due complessi è che il bambino (o la bambina) iniziano a scoprire i principi maschili e femminili ed iniziano a cercare il proprio posto. Quindi il bambino scopre il padre come uguale a se e la mamma come polarità opposta, per la bambina ovviamente il discorso è inverso.
In quell'età non c'è nulla di male nell'attrazione che il bambino o la bambina provano per il genitore del sesso opposto, è pura sperimentazione, molto dipende però da come il genitore dello stesso sesso si pone, a volte sono questi che soffrono di una inconscia gelosia e questa determinerà i rapporti per tutta la vita salvo un lungo percorso di recupero.
Quanto hai detto mi fa pensare che le mamma abbia in se un problema irrisolto con il padre anch'essa, magari un padre padrone che non da amore, e nel rapporto che vede tra il marito e la figlia rivive quella mancanza e la proietta la sulla figlia e invece di gioire per l'amore che vede ne soffre come se venisse tolto qualcosa a lei. Non riesce a condividere quell'amore che non ha mai consciuto e si chiude come se rivivesse quell'antica rivalità.

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Ci sono studi antropologici che dicono che i due complessi sono legati alla cultura in cui cresciamo, non sono universali, ha un senso se ci pensiamo bene, immaginiamo la vita in un villaggio tribale in cui il figlio maschio gioca con gli altri bambini fino ad una certa età e poi segue il padre e gli altri maschi in esperienze di caccia, la bambina idem gioca fino ad una certa età (non stanno attaccati alle mamme anche se queste li seguono a distanza) e poi sta con la mamma e le altre donne adulte ad imparare i lavori femminili.
Credo che questo manchi molto oggi per svariati motivi.
Io l'ho vissuta quella di ritrovarsi a cucire, a ricamare, a lavorare ai ferri e all'uncinetto, ero anche brava poi non so cosa sia capitato ho rinnegato tutte queste attività femminili sminuendole e dedicandomi ad attività manuali maschili, pulivo il carburtore del mio motorino dipingevo la casa, cambiavo lampadine, prese di corrente (mi piaceva smontare tutto e vedere come era fatto e poi ricostruirlo) insomma mi piaceva cimentarmi nonostante a casa mia nessuno fosse pratico di ciò.
Sono anormale vero?


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In questo modo le prime acerbe scoperte dei principi maschili e femminili le hanno con i coetanei, crescendo poi hanno dei modelli con cui si identificano ma a quel punto l'attrazione affettiva (non filiale) e sessuale si direziona verso altri ragazzi e ragazze.
In certo senso i processi sono più sani.
In pratica, i due complessi sono figli della nostra società cosiddetta civile.
Si questo è quello che ho visto succedere nell'iterazione che con l'altro sesso, la scoperta etc

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Come se ne può uscire?
Non è facile e neanche possibile in poche righe, nelle nostre società in varie forme questi complessi sono presenti in percentuali altissime, generalmente (statisticamente) i maschi esprimono questo in quel modo che definiamo "mammoni" mentre con le donne si determina quel fenomeno in cui le mamme entrano in competizione con le figlie e le figlie trovano (dovrebbero) il loro vero ruolo solo alla morte della mamma.
Ripeto, generalmente, non dico che sia sempre così, inoltre ci sono infiinite sfumature.
Potrei dedurre di aver cercato di suclassare mia madre che si riteneva fichissima nelle sue attività manuali domestiche, facendo cose che lei non conosceva ed appartenevano prettamente al mondo maschile che prediligevo proprio a causa di questa sua superiorità presunta che non permetteva "incontro" e crescita?

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Ora visto che l'argomento principale è il complesso di Elettra, la figlia (per quanto riguarda la mamma il discorso è a parte) dovrebbe arrivata ad un certo punto spostare le attenzioni verso un rappresentante esterno del sesso opposto. Vedo spesso figlie di una certa età che continuano con i papà a fare le smorfiosette, le cocchette di papà... (la controparte del mammone) e questo non è sano per la reale crescita di una donna, ciò non significa non dover provare affetto e amore per il padre.
Per le figlie in effetti c'è un rapporto preferenziale con il padre anche quando non è figlio di questa Elettra.
Però mi domando se avendo avuto un rapporto così preferenziale poi non lo si ricerchi nei rapporti con i propri partners e che quando lo si ritrova (padre molto accondiscendente intendo, il quale perdona tutto ma allo stesso tempo pare assente visto che gli va tutto bene) la ragazza fa i capricci come faceva con lui insomma una forma di bambina eterna.
Che invece di dire torno da mammà inconsciamente torna da papà...
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Vecchio 11-06-2008, 12.09.58   #4
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Quanto hai detto mi fa pensare che le mamma abbia in se un problema irrisolto con il padre anch'essa, magari un padre padrone che non da amore, e nel rapporto che vede tra il marito e la figlia rivive quella mancanza e la proietta la sulla figlia e invece di gioire per l'amore che vede ne soffre come se venisse tolto qualcosa a lei. Non riesce a condividere quell'amore che non ha mai consciuto e si chiude come se rivivesse quell'antica rivalità.

E' molto facile che la mamma a sua volta etc.... ma tutto sommato a noi non deve interessarci, altrimenti inconsciamente è uno spostare la responsabilità sulle eredità.
Lavorare su quello che siamo va bene, lavorare sulla nostra memoria diretta va bene, ma andare in cerca di meccanismi ereditati a volte stravia ed è purtroppo una tendenza delle nozioni psicologiche di oggi. Diverso è il discorso lavorare su me e sulle mie memorie dirette, una volta che ho elaborato e smatassato queste sono pronto per immergermi in un passato che fa parte di me, da cui sono originato, ma su cui personalmente (persona) non ho lavorato direttamente. Con quest'ultimo lavoro posso pulire tutto,ma occuparmene prima del tempo mi distrae e basta.
Quote:

Credo che questo manchi molto oggi per svariati motivi.
Io l'ho vissuta quella di ritrovarsi a cucire, a ricamare, a lavorare ai ferri e all'uncinetto, ero anche brava poi non so cosa sia capitato ho rinnegato tutte queste attività femminili sminuendole e dedicandomi ad attività manuali maschili, pulivo il carburtore del mio motorino dipingevo la casa, cambiavo lampadine, prese di corrente (mi piaceva smontare tutto e vedere come era fatto e poi ricostruirlo) insomma mi piaceva cimentarmi nonostante a casa mia nessuno fosse pratico di ciò.
Sono anormale vero?

No non sei anormale, quello che volevo dire non è che dobbiamo fissarci su dei ruoli fissi, ma che è importante prima vedere dove e chi siamo, poi da li possiamo esplorare tutto ciò che ci interessa. Non trovo nulla di strano (per esempio) che una donna voglia guidare una motocicletta o fare cose generalmente definite maschili (e viceversa) quello che non trovo buona cosa è che perdano la loro femminilità, ma soprattutto come, come un qualcosa da cui liberarsi, magari per mille motivi diversi (per esempio per allontanare i ragazzi, o per non sentirsi deboli o che altro) e non per esplorare nuovi territori. Stessa cosa vista al maschile.
Quote:


Per le figlie in effetti c'è un rapporto preferenziale con il padre anche quando non è figlio di questa Elettra.
Però mi domando se avendo avuto un rapporto così preferenziale poi non lo si ricerchi nei rapporti con i propri partners e che quando lo si ritrova (padre molto accondiscendente intendo, il quale perdona tutto ma allo stesso tempo pare assente visto che gli va tutto bene) la ragazza fa i capricci come faceva con lui insomma una forma di bambina eterna.
Che invece di dire torno da mammà inconsciamente torna da papà...
Come il papà è più concreto nel cercare l'indipendenza del figlio maschio e meno di quella femmina, la mamma fa l'inverso... generalmente eh, poi ci sono casi e casi.
E' risaputo che nei propri compagni la donna ricerca la figura più forte dei suoi genitori, generalmente associata al papà ma non è sempre così, se la mamma è la figura dominante traslerà le sue caratteristiche al maschile per ritrovarle in un partner, per l'uomo si inverte la faccenda ma il concetto è identico, cercherà una compagna che abbia le caratteristiche di accoglienza, accomodanza etc.. associandole generalmente alla figura materna, ma caso mai questa fosse più forte, traslerà al femminile le caratteristiche del papà.

Con dominante non intendo oppressivo, intendo cioè che traina, il principio maschile, ed accogliente, accomodante il principio femminile, non subente, anche se a volte possono questi due principi essere esagerati ed arrivare all'oppressione o a subire.
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Vecchio 11-06-2008, 14.15.13   #5
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Come il papà è più concreto nel cercare l'indipendenza del figlio maschio e meno di quella femmina, la mamma fa l'inverso... generalmente eh, poi ci sono casi e casi.
E' risaputo che nei propri compagni la donna ricerca la figura più forte dei suoi genitori, generalmente associata al papà ma non è sempre così, se la mamma è la figura dominante traslerà le sue caratteristiche al maschile per ritrovarle in un partner, per l'uomo si inverte la faccenda ma il concetto è identico, cercherà una compagna che abbia le caratteristiche di accoglienza, accomodanza etc.. associandole generalmente alla figura materna, ma caso mai questa fosse più forte, traslerà al femminile le caratteristiche del papà.

Con dominante non intendo oppressivo, intendo cioè che traina, il principio maschile, ed accogliente, accomodante il principio femminile, non subente, anche se a volte possono questi due principi essere esagerati ed arrivare all'oppressione o a subire.
Adesso Uno mi sa che per risponderti andrò più sul personale e anche OT mi perdoni vero?

Il punto è che sono convinta di aver trovato un partner che assomiglia a mia madre ma di ricercare in lui le stesse caratteristiche che cercavo in mia madre e che non trovavo. Insomma da bambina non la capivo questa differenza: mio padre mi vuole bene e mia madre no.
Per lui vado bene come sono e per la mamma no. E la mia rabbia è ancora li a quando non mi accetta per quello che sono però gli piaccio per quello che sta bene a lui. Come del resto succedeva con mia madre accettava cose di me se le facevano comodo e quelle scomode alle ortiche. Troppo comodo.


Per quanto riguarda la femminilità è senz'altro un modo per ripararmi da qualcosa di indesiderato educazione a parte. Perchè ad esempio quando ero ragazzina e già le forme mi facevano apparire più grande della mia età gli uomini di quei tempi, per la strada erano soliti fare apprezzamenti poco gradevoli, c'era un'ignoranza pazzesca e questo loro modo di fare mi faceva vergognare di me, anche se mi vergognavo per loro. Gli uomini quando mi vedevano pareva vedessero solo il mio corpo e questo mi faceva arrabbiare. Aggiungiamoci la violenza e il piatto è pronto. Essere femminile mi dava l'idea di dare il permesso agli altri di fare di me e di comportarsi con me come più gli piaceva. L'unica barriera per difendermi è stata l'abbigliamento e l'atteggiamento a tenere le distanze.
Decidevo io quando apparire o no.
Poi vabbeh con il tempo è diventata una difesa da tutto.


Per l'indipendenza a mia madre importava solo che trovassi un marito e che mi sposassi probabilmente se avesse potuto procuramene uno si sarebbe fatta in quattro per farlo. (anche qui proiezioni, le sue) Per il resto lei era bravissima e sapeva fare tuttissimo, raccontandosela molto, che non mi interessa ok, però il fatto è che non mi lasciava imparare niente, non andava mai bene nel suo confronto. Non sorridendo eh? ma strappandomi di mano il lavoro e dicendomi lascia stare che faccio io perchè se poi devo perdere tempo a rifarlo io è meglio che non lo fai.
E allora in me è scattato: ma vedi di andartene....e non ho più fatto, per non vernir ogni volta denigrata. Le cose che ho imparato a fare sono solo merito mio, andando contro per ripicca a tutto quello che faceva lei e quindi nel mucchio ho scartato anche il buono che c'era. Volevo in definitiva che mi amasse per quello che ero, ma non ci riusciva o almeno non me lo dimostrava come desideravo io, con un abbraccio con un sentimento con una risata, con un : non ti preoccupare vederai che la prossima volta andrà meglio, vedrai che ce la farai, o non tutte le ciambelle vengono con buco...mai uno sprone a migliorare ma solo a lasciar stare, come se lei fosse nata maestra e non avesse dovuto impararle quelle cose.
Non l'ho mai vista sorridente se non con dei bambini piccoli altrui o quando è arrivato in casa nostra mio marito che era l'unico che prendendola bonariamente in giro riusciva a farla sorridere.

Chi trainava tra i due? ma a dire il vero lì il barcone andava da se alla deriva. Comunque mia madre si teneva stretta nel suo egoismo e mio padre pure. Però chi conduceva anche se non apertamente era lei.
Mi fermo che è già lungo come la fame.

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Vecchio 05-03-2009, 19.19.41   #6
dafne
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Mi piacerebbe riprendere questo argomento
Soprattutto mi piacerebbe capire meglio le dinamiche.

Per una bambina causa scatenante dl conflitto è il padre, giusto? Possiamo dire che scoprendolo diverso da sè vorrebbe farlo suo? (o invece confrontarsi con qualcosa di diverso le permette di definire meglio ciò che è lei?)

Diciamo che in una situazione normale il padre e la madre offrono campo libero alla piccola mantenendo un rapporto neutro? Cioè senza gelosie da parte della madre e eccessiva condiscendenza da parte del padre?

In particolare vorrei capire da cosa scatta la nevrosi, qual'è il concetto che la bimba non riesce ad elaborare? Papà è un uomo, è diveso da me ma mi può voler bene anche senza che io sia sua moglie?
(sono molto confusa su questo perdonatemi)

E quando papà per mille motivi viene a mancare? E' ragionevole pensare che prima o poi la bimba svilupperà la stessa forma di possesso verso un compagno o un amico?

chi mi aiuta?
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Vecchio 06-03-2009, 15.11.52   #7
Ray
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Mi piacerebbe riprendere questo argomento
Soprattutto mi piacerebbe capire meglio le dinamiche.

Per una bambina causa scatenante dl conflitto è il padre, giusto? Possiamo dire che scoprendolo diverso da sè vorrebbe farlo suo? (o invece confrontarsi con qualcosa di diverso le permette di definire meglio ciò che è lei?)

Diciamo che in una situazione normale il padre e la madre offrono campo libero alla piccola mantenendo un rapporto neutro? Cioè senza gelosie da parte della madre e eccessiva condiscendenza da parte del padre?

In particolare vorrei capire da cosa scatta la nevrosi, qual'è il concetto che la bimba non riesce ad elaborare? Papà è un uomo, è diveso da me ma mi può voler bene anche senza che io sia sua moglie?
(sono molto confusa su questo perdonatemi)

E quando papà per mille motivi viene a mancare? E' ragionevole pensare che prima o poi la bimba svilupperà la stessa forma di possesso verso un compagno o un amico?

chi mi aiuta?
Ci provo. Magari non sarò esaustivo, ma qualche spunto forse basta ad ampliare il discorso.

Per la prima domanda, che poi sono tre, si a tutte in un certo modo. E' l'iniziare a sperimentare il maschile e il femminile come diversi (e non più come genitori e basta) che permette alla bimba, ma anche al bimbo, di procedere ad un ulteriore differenziazione. Prima si accorge di non essere la madre, poi si accorge di non essere maschio. Quindi inizia a sperimentare che è diversa da papà e simile a mamma.
Il che fa si che, imitando mamma, vuole papà. Questo le permette di riconscere l'attrazione verso il maschile, proprio come in mamma.

A questo punto può scattare il conflitto (o forse in una certa misura scatta sempre), nel senso che la mamma è una limitazione nel suo avere papà... quindi c'è rivalità. La misura di questa dipende dalle caratteristiche della bambina, ma la risoluzione del problema dipende in larghissimma misura dall'atteggiamento dei genitori e dalla società (come diceva Uno). Ovvero se fanno come dici, ossia la mamma accetta questa "preferenza" e la capiscce e non si sente da essa minacciata e il papà accondiscende fino ad un certo punto a queste attenzioni ed è in grado di rispondere alle esigenze della bambina in modo equilibrato e senza togliere nulla alla mamma (che sarebbe un messaggio pessimo farle intendere che ha il potere di spodestare mamma... spesso all'inverso accade: il figlio maschio spodesta papà e questo può generare problemi anche peggiori dellla nevrosi) si genera un nuovo equilibrio che tiene conto di tutto. Nuovo equilibrio che verrà comunque compensato dal fluire all'esterno, possibilmente verso coetanei, di una certa parte o una certa quelità di queste attenzioni. E qui entra in gioco anche la società, che spesso rende le cose difficili, ma anche i genitori possono impedire questo, magari se il padre si ingelosisce e vuole tutte quelle attenzioni per se, impedendo alla figlia di rivogerle fuori di casa.

La nevrosi può scattare (ma poi cos'è la nevrosi? sarebbe bene parlarne in dettaglio) in molti modi. Uno è quello che ho descritto sopra, un altro può essere se la bimba si fissa sul padre e non esternalizza... insomma dipende dalla qualità del complesso e di come viene costellato. Ogni caso è a se, anche se si tgrovano dei motivi ricorrrenti.

E' chiaro che se si forma una qualsiasi fissazione poi la bimba cresciuta la trasferirà su altri... per il fatto che ogni cosa (complesso) di noi che non conosciamo agisce per conto suo e ci fa vivere sempre la stessa cosa.
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Vecchio 07-03-2009, 11.49.06   #8
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Ci provo. Magari non sarò esaustivo, ma qualche spunto forse basta ad ampliare il discorso.

Per la prima domanda, che poi sono tre, si a tutte in un certo modo. E' l'iniziare a sperimentare il maschile e il femminile come diversi (e non più come genitori e basta) che permette alla bimba, ma anche al bimbo, di procedere ad un ulteriore differenziazione. Prima si accorge di non essere la madre, poi si accorge di non essere maschio. Quindi inizia a sperimentare che è diversa da papà e simile a mamma.
Il che fa si che, imitando mamma, vuole papà. Questo le permette di riconscere l'attrazione verso il maschile, proprio come in mamma.

A questo punto può scattare il conflitto (o forse in una certa misura scatta sempre), nel senso che la mamma è una limitazione nel suo avere papà... quindi c'è rivalità. La misura di questa dipende dalle caratteristiche della bambina, ma la risoluzione del problema dipende in larghissimma misura dall'atteggiamento dei genitori e dalla società (come diceva Uno). Ovvero se fanno come dici, ossia la mamma accetta questa "preferenza" e la capiscce e non si sente da essa minacciata e il papà accondiscende fino ad un certo punto a queste attenzioni ed è in grado di rispondere alle esigenze della bambina in modo equilibrato e senza togliere nulla alla mamma (che sarebbe un messaggio pessimo farle intendere che ha il potere di spodestare mamma... spesso all'inverso accade: il figlio maschio spodesta papà e questo può generare problemi anche peggiori dellla nevrosi) si genera un nuovo equilibrio che tiene conto di tutto. Nuovo equilibrio che verrà comunque compensato dal fluire all'esterno, possibilmente verso coetanei, di una certa parte o una certa quelità di queste attenzioni. E qui entra in gioco anche la società, che spesso rende le cose difficili, ma anche i genitori possono impedire questo, magari se il padre si ingelosisce e vuole tutte quelle attenzioni per se, impedendo alla figlia di rivogerle fuori di casa.

La nevrosi può scattare (ma poi cos'è la nevrosi? sarebbe bene parlarne in dettaglio) in molti modi. Uno è quello che ho descritto sopra, un altro può essere se la bimba si fissa sul padre e non esternalizza... insomma dipende dalla qualità del complesso e di come viene costellato. Ogni caso è a se, anche se si tgrovano dei motivi ricorrrenti.

E' chiaro che se si forma una qualsiasi fissazione poi la bimba cresciuta la trasferirà su altri... per il fatto che ogni cosa (complesso) di noi che non conosciamo agisce per conto suo e ci fa vivere sempre la stessa cosa.
le dinamiche comportamentali all'interno di una famiglia possono essere molteplici anche se tutte riconducibili ai rapporti madre -padre-figlio/a, mi è capitato, non so se lo avete notato anche voi, di vedere figli maschi scegliere una compagna simile alla madre e viceversa figlie femmine un compagno simile al padre! il modello inconscio che spesso fa scattare l'innamoramento, nasce proprio dal confrontare l'idea di uomo o donna che ci portiamo dentro fin da piccoli, certo se le figure genitoriali ci hanno creato conflitti potrebbe accadere l'inverso, il rifiuto di quelle figure oppure il ricercarle sempre sbagliate come lo erano le nostre figure primarie, di qui l'insorgere di una serie di esperienze negative che collezioniamo a livello inconscio e che continuano a farci soffrire

Ultima modifica di filoumenanike : 07-03-2009 alle ore 11.51.36.
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Vecchio 29-08-2009, 10.45.49   #9
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Devo rivedere delle cose perchè ho come la sensazione di aver sposato "mio padre" ho avuto come un flash in questi giorni, altro che uomo buono dolce e remissivo che mi amava tanto
Bon mi voleva anche bene, ma aveva tutta una serie di problematiche per le quali sono stata incosapevolmente coinvolta, ma con mia madre era uno strunzbip patentato, ora lo so. Ed io cieca e sorda me la sono cercata eh? si si.
Il mio papino bravo e buono ... si si come figlia, ma mannaggia la pippetta, cuccaterlo come marito ti stronca.
A tutte le elettre del mondo amate vostro padre solo se è veramente buono con vostra madre.
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Vecchio 25-01-2012, 17.51.38   #10
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) quello che non trovo buona cosa è che perdano la loro femminilità,
Mi sto domandando dove ho preso la mia femminilità?
Mi sono vista in passato denigrare proprio la femminilità
ed oggi invece piangere per questa mia mancanza come una sorta di nostaglia e di dolore per non averla più
Mi è venuto in mente quel sogno dove vedevo che tenevo sotto braccio quella ragazzina che definivo anormale che fumava ed aveva uno sgudardo poco normale.
Forse era il modo in cui la mia coscienza voleva farmi presente che la mia femminilità era ridotta in quello stato.
Poi non so mi si è come stappato qualcosa ed ora sento questa mancanza, sento come l'aver perso chissà dove questa mia parte che mi fa scendere lacrime calde e salate senza che ci possa fare niente, quel che posso fare è cercarla........
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