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Vecchio 22-10-2009, 14.01.45   #1
griselda
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Bon ho bisogno di certezze sulle quali costruire perchè sui dubbi si scivola.

Ho bisogno di fare tacere quel non so che, che parla nella mia testa, e non è il grillo parlante, ma un torturatore, che cerca di sfinirmi, di farmi fare quello che più gli aggrada, succhiandomi via poi ogni briciolo di energia e con essa ogni briciolo di volontà.

Passo da stati di sofferenza a stati di rabbia pura che se non sto attenta si trasformano in aggressività che spesso rasenta l'autodistruttività.

Dietro a tutto ciò ci sono le mie paure, da cui cerco sempre istintivamente di scappare perchè non vorrei averle.
Il non volerne prendere atto, il cercare di scansarle fa si che scatti quanto detto sopra. Una lotta esasperante per il potere per il controllo dell'incontrollabile.

Devo stare il più presente possibile, concentrata in quello che faccio, in modo da non dargli spazio per parlare.
Se per caso mi distraggo e ascolto cosa dice non devo entrare in conversazione con "lui" ma riconcentrarmi sul da farsi.
Mi sento come se avessi satana alle calcagna che mi tenta e ritenta affinchè io possa cedere e dare spazio alle parti più basse della mia anima.

Allo stesso tempo non devo reprimere il mio stato d'animo.
Ma lo stato d'animo è dato anche da ciò che dice il mio torturatore e dallo spazio che do lui.
A volte recito l'Ave Maria come un Mantram e ritrovo un attimo di pace...

Quindi mi sorge un grosso dubbio che mi immobilizza lo devo tener sempre muto il torturatore?
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Vecchio 22-10-2009, 14.08.52   #2
stefano
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mano a mano che proseguirai emergerà un qualcosa che ti aiuterà.
cmq in un certo senso si (quantomeno per quello che penso di aver compreso io)
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Vecchio 22-10-2009, 15.06.34   #3
Sole
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Originalmente inviato da griselda Visualizza messaggio
Bon ho bisogno di certezze sulle quali costruire perchè sui dubbi si scivola.

Ho bisogno di fare tacere quel non so che, che parla nella mia testa, e non è il grillo parlante, ma un torturatore, che cerca di sfinirmi, di farmi fare quello che più gli aggrada, succhiandomi via poi ogni briciolo di energia e con essa ogni briciolo di volontà.
Io penso che non si possa riuscire in nessuna maniera a far tacere per troppo tempo una prte di noi, soprattutto quando la nostra volontà è tesa alla conoscenza di noi stessi, o al controllo (inteso come padronanza di noi) di noi stessi. Su questa via di autoconoscenza, una volta che inizi a volerti conoscere non puoi impedire alla parte più "dannata" di te di emergere, senza metterti davanti a lei non puoi fare nessun passo.
Quote:


Passo da stati di sofferenza a stati di rabbia pura che se non sto attenta si trasformano in aggressività che spesso rasenta l'autodistruttività.

Se mi posso permettere, da quello che scrivi, appare che in te c'è tanta rabbia repressa che a volte sta buona e a volte sale su come un demone dominante, e se è troppa la rabbia repressa chiaramente è distruttiva, ma soprattutto quando è così tanta non si riesce ad usarla, è troppa... .
Tu sei anche quella rabbia, non c'è niente di male ad essere arrabbiati, a sentire vendetta, odio, rancore, gelosia, cattiveria ecc ecc sono emozioni che scaturiscono da eventi vissuti, se le butti giù torneranno rafforzate, centuplicate.

Forse il torturatore che dici potrebbe rappresentare il mezzo tra l'immagine che vorresti vedere di te e il nero che sale in certi momenti e che non vuoi?
Quote:


Dietro a tutto ciò ci sono le mie paure, da cui cerco sempre istintivamente di scappare perchè non vorrei averle.
Il non volerne prendere atto, il cercare di scansarle fa si che scatti quanto detto sopra. Una lotta esasperante per il potere per il controllo dell'incontrollabile.
Ecco... io ho scopertail segreto di pulcinella nel tempo. Provo con una metafora se riesco.
Quando abbiamo una grande matassa di lana con tanti e tanti nodi da sciogliere sarebbe impossibile cercare di farlo partendo dal lato del filo più interno della matassa, perchè solo il fatto di cercare di tirarlo fuori creerebbe un enorme grosso nodo terribilemente complicato da sciogleire, occorrerebbe una grandissima pazienza e tolleranza ed esperienza. Invece si iniza dal lato del filo fuori, ma così non vediamo cosa c'è dentro e quanto lungo sarà il lavoro e il filo. Iniziamo con il primo nodo e scopriamo che poi ne incontriamo un secondo ecc ecc andando avanti. Fino a sciogliere tutta la grande matassa. Invece noi con i nostri nodi interiori pretendiamo di prenderli, buttare all'aria tutto e risolvere... penso che lavorando su piccole cose alla fine la matassa trova da sola la via per sciogliersi.
Cosa volevo dire? Che se non hai (giustamente) la forza di affrontare la grande paura, lavora su piccole ( piccole per modo di dire) cose e vedrai che un giorno ti accorgerai di guardare la paura che ti faceva paura. La domanda sorge spontanea: e su cosa lavoro? beh, sulla quotidianità, ad esempio magari ti repelle scrivere con la penna rossa, iniziando a scriverci mai penseresti che potresti risolvere la questione del fumo (è un esempio scemo eh!) ma siccome dal di fuori la matassa annodata non la vediamo, se sciogli un nodo arrivi all'altro e così via...
Quote:


Devo stare il più presente possibile, concentrata in quello che faccio, in modo da non dargli spazio per parlare.
Ho l'impressione che se lo fai con quello scopo ti consumi e non sei concentrata veramente. Solo essere presente al solo scopo di essere presente.
Quote:

Se per caso mi distraggo e ascolto cosa dice non devo entrare in conversazione con "lui" ma riconcentrarmi sul da farsi.
Mi sento come se avessi satana alle calcagna che mi tenta e ritenta affinchè io possa cedere e dare spazio alle parti più basse della mia anima.
Beh, adesso mi mandi a quel paese... ma hai la fortuna di un fuoco vivo sotto il sedere
Quote:


Allo stesso tempo non devo reprimere il mio stato d'animo.
Ma lo stato d'animo è dato anche da ciò che dice il mio torturatore e dallo spazio che do lui.
A volte recito l'Ave Maria come un Mantram e ritrovo un attimo di pace...

Quindi mi sorge un grosso dubbio che mi immobilizza lo devo tener sempre muto il torturatore?
Secondo me no, per tutto il fiume di parole che ho detto sopra e perchè le cose represse bollono nella pentola e se il tappo è chiuso esplode.... Il tuo torturatore si zittirebbe solo se tu non ti giudicassi ...


Scusa per il fiume di parole spero che ti rasserenino un pò...
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 22-10-2009, 15.47.01   #4
stefano
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mano a mano che proseguirai emergerà un qualcosa che ti aiuterà.
cmq in un certo senso si (quantomeno per quello che penso di aver compreso io)

specifico meglio perchè così non si capisce una mazza.
la frase "cmq in un certo senso si" può essere fuorviante.
Vediamo se riesco a spiegarla meglio.
Ciò che devi imparare (come tutti a silenziare) è il "pre-giudizio" (è lui il torturatore di cui parli, ) su una cosa non la cosa stessa.
la rabbia c'è amen, osservala (guardala in faccia come dice Sole), non giudicarla (bene/male ecc. ecc.) dalle il tempo di emergere e osserva sempre senza giudicare da cosa nasce.
non c'è nulla di sbagliato in te.
mano a mano (e pian piano) che si riesce a dilatare il tempo di reazione (quello che fa scattare il pregiudizio) qualcosa in te emergerà e ti aiuterà in questo processo
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Vecchio 22-10-2009, 16.58.20   #5
dafne
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Sono alle prese con la belva ( la famosa biscia) come te e non ho soluzioni in mano Gris, mi spiace ma posso suggerirti una cosa che mi ha aiutato molto?
Digli di si.
(così vado a trovare Sole a quel paese )

Posto che non dovresti percepirlo come altro da te e già qui mi scappa da ridere perchè lo hanno detto anche a me..hai voglia..comunque, dagli ragione.
Il che non significa assecondarlo nelle sue mattane ma legittimare la sua esistenza.

Se è incacc..avrà un motivo e se il motivo a te pare assurdo concediti per un secondo di pensarla diversamente.

Perchè a parlarti di non giudicarti neanche ci provo perchè mi stò consumando nel tentativo.

Po ripeto, sono in viaggio non so dirti che treno prendere e a che stazione scendere.

Se vuoi ridere però ti racconto una cosa che mi è successa oggi.
Ero dal mio psicoterapeuta e ho messo insieme i vari momenti-no della mia vita, li ho esposti cercando la constatazione e non il giudizio (vi adoro, la parcella la dovrei pagare a voi ) alla fine Gri m'è uscito che si, sono arrabbiata, sono arrabbiatissima e inca..ehm..issima con tizio caio e sempronio e vorrei sfasciare la testa di almeno due terzi di quelle persone, violentemente e (sigh) gustosamente, e incredibilmente dirlo ad alta voce ad un estraneo un pochino il moto d'odio s'è spento.
E ho accettato di essere arrabbiata e impaurita perchè ho vissuto l'abbandono. E sono fragile.

Abbiamo lavorato un pò su questo e poi lui mi fà "bene, siamo riusciti a vedere le cose, a legittimarle, ad ammettere che la rabbia esiste e anche la paura ...-pausa- e adesso ti dico una cosa in dialetto... e adesso che fòòmm?" e adesso che facciamo?

Volevo strangolarlo, alla faccia della rabbia inespressa..ahahah e che ti pago a fare uffa?
La verità è che dobbiamo imparare a convivere con i nostri mostri, e che cambiare rotta è un clic che scatta solo con lungo allenamento e costanza..e pazienza.
Ce le abbiamo tutte e tre stè qualità, che dici?

coraggio
Ti auguro che capiti anche a te di sperimentare un momento, un luogo, una persona o qualsiasi cosa che ti faccia vivere l'assenza di giudizio come è capitato a me qualche settimana fà, è una sensazione inesprimibile di assoluta accoglienza che cambia la vita (anche se non risolve se lasciata fine a se stessa)
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Vecchio 22-10-2009, 17.07.34   #6
stefano
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assenza di giudizio significa libertà in un altro certo senso.
il mostro cresce se trattieni per paura (e lavora in fondo)
perchè è della paura che si alimenta (non so spiegarlo meglio di così)
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Vecchio 22-10-2009, 17.14.50   #7
griselda
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Io penso che non si possa riuscire in nessuna maniera a far tacere per troppo tempo una prte di noi, soprattutto quando la nostra volontà è tesa alla conoscenza di noi stessi, o al controllo (inteso come padronanza di noi) di noi stessi.
Ecco il mio discorso verteva, almeno l'intento era quello, poi non so se ci sono riuscita, anche perchè non sono libera di esprimermi come vorrei.
Quindi ascolto l'aguzzino che mi aizza ma non devo muovere un muscolo?

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Su questa via di autoconoscenza, una volta che inizi a volerti conoscere non puoi impedire alla parte più "dannata" di te di emergere, senza metterti davanti a lei non puoi fare nessun passo.
Si il fatto di vedere non coincide per me proprio con il fatto di tenere a bada, ecco che scatta in me in automatico la repressione.
(ti sono riconoscente apprezzo molto ma non so se avrò energie per arrivare alla fine del post ) Magari se non ti spiace rispondo un po' per volta.

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Se mi posso permettere, da quello che scrivi, appare che in te c'è tanta rabbia repressa che a volte sta buona e a volte sale su come un demone dominante, e se è troppa la rabbia repressa chiaramente è distruttiva, ma soprattutto quando è così tanta non si riesce ad usarla, è troppa... .
Tu sei anche quella rabbia, non c'è niente di male ad essere arrabbiati, a sentire vendetta, odio, rancore, gelosia, cattiveria ecc ecc sono emozioni che scaturiscono da eventi vissuti, se le butti giù torneranno rafforzate, centuplicate.
Il problema sta proprio nel riuscire a sentirla senza farmi sopraffare senza poi come dicevo non "muovere nessun muscolo". (Tant'è che a volte sono piena di dolori alle braccia e penso sia dovuto allo sforzo di bloccare l'energia lì, magari è una cavolata eh )

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Forse il torturatore che dici potrebbe rappresentare il mezzo tra l'immagine che vorresti vedere di te e il nero che sale in certi momenti e che non vuoi?
Eh credo proprio di sì perchè ho paura di non saper gestire, non so neppure se riesco a spiegarmi, mi sale la rabbia o prima ancora la paura la difesa la rabbia con la quale cerco di controllare il fuori ed ecco che mi perdo il dentro e fuori faccio un casino immane. Si capisce? Dimmi di si ti prego.

Mi fermo qui non ho più energia scusa. Poi o domani ci ritorno. Grazie ancora

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Ecco... io ho scopertail segreto di pulcinella nel tempo. Provo con una metafora se riesco.
Quando abbiamo una grande matassa di lana con tanti e tanti nodi da sciogliere sarebbe impossibile cercare di farlo partendo dal lato del filo più interno della matassa, perchè solo il fatto di cercare di tirarlo fuori creerebbe un enorme grosso nodo terribilemente complicato da sciogleire, occorrerebbe una grandissima pazienza e tolleranza ed esperienza. Invece si iniza dal lato del filo fuori, ma così non vediamo cosa c'è dentro e quanto lungo sarà il lavoro e il filo. Iniziamo con il primo nodo e scopriamo che poi ne incontriamo un secondo ecc ecc andando avanti. Fino a sciogliere tutta la grande matassa. Invece noi con i nostri nodi interiori pretendiamo di prenderli, buttare all'aria tutto e risolvere... penso che lavorando su piccole cose alla fine la matassa trova da sola la via per sciogliersi.
Cosa volevo dire? Che se non hai (giustamente) la forza di affrontare la grande paura, lavora su piccole ( piccole per modo di dire) cose e vedrai che un giorno ti accorgerai di guardare la paura che ti faceva paura. La domanda sorge spontanea: e su cosa lavoro? beh, sulla quotidianità, ad esempio magari ti repelle scrivere con la penna rossa, iniziando a scriverci mai penseresti che potresti risolvere la questione del fumo (è un esempio scemo eh!) ma siccome dal di fuori la matassa annodata non la vediamo, se sciogli un nodo arrivi all'altro e così via...

Ho l'impressione che se lo fai con quello scopo ti consumi e non sei concentrata veramente. Solo essere presente al solo scopo di essere presente.

Beh, adesso mi mandi a quel paese... ma hai la fortuna di un fuoco vivo sotto il sedere

Secondo me no, per tutto il fiume di parole che ho detto sopra e perchè le cose represse bollono nella pentola e se il tappo è chiuso esplode.... Il tuo torturatore si zittirebbe solo se tu non ti giudicassi ...


Scusa per il fiume di parole spero che ti rasserenino un pò...

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