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Vecchio 28-02-2011, 15.50.14   #1
diamantea
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Predefinito Atteggiamento

Ho cercato in giro per i forums se trovavo qualcosa nello specifico che parlasse di cosa sono gli atteggiamenti, ma non ho trovato o saputo trovare nulla. E' un termine che usiamo molto tutti i giorni ma da quando ho fatto il sogno in cui mia madre mi dice che devo cambiare atteggiamento mi sono chiesta in effetti cosa siano gli atteggiamenti, da dove derivano, e visto che riguardano la personalità se arriva un momento in cui possiamo decidere con la volontà o la consapevolezza che atteggiamento attivare nella nostra vita e mantenerlo costante, visto che fin'ora mi sembra che siano loro a comandare su di me, io posso per breve tempo modificarli ma poi si ritorna al vecchio schema senza quasi rendermene conto.
Voglio provare insieme a voi a capirci qualcosa di più, è come aver ricevuto un imperativo a cui devo dare ascolto, tanto più che nel sogno non vi è giudizio nel suo tono, ma è come la soluzione a qualcosa, nella fattispecie all'aggressività o all'atteggiamento aggressivo. Ecco già questa differenza mi fa pensare se sono due cose diverse, l'aggressività dall'atteggiamento aggressivo.

L'atteggiamento viene definito come una tendenza psicologica che viene espressa valutando una particolare entità con un determinato grado di favore o sfavore.
Tendenza quindi che si modifica nel tempo in relazione agli stimoli esterni e a quanto abbiamo appreso in termini di benessere/malessere o di consenso/rifiuto.
In base ai nostri atteggiamenti otteniamo un certo risultato di accettazione o di rifiuto nei confronti dell'esterno e viceversa.
Gli atteggiamenti nascono quindi dai bisogni e dalla risposta a questi. Un atteggiamento sarà mantenuto finchè la risposta soddisfa la nostra aspettativa.

Quanto dei nostri atteggiamenti dicono circa la nostra vera natura? A volte possono essere condizionamenti dell'esterno solo per soddisfare un bisogno ma nella nostra natura non ci appartiene. Prendo l'esempio che mi preme tanto, l'aggressività, a volte un atteggiamento aggressivo nasconde una natura debole, o dolce, mentre altre un atteggiamento aggressivo corrisponde ad un'aggressività reale. Non so se è corretto dirla così ma la cosa più difficile è andare a vedere cose corrisponde e cosa no. Il problema è che a lungo andare si può finire per convincere/si di essere come ci si fanifesta con l'atteggiamento.
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Vecchio 01-03-2011, 00.46.30   #2
Ray
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Il problema è che a lungo andare si può finire per convincere/si di essere come ci si fanifesta con l'atteggiamento.
Si, c'è questo rischio. Ma in realtà l'atteggiamento è qualcosa che si ha e non che si è. E che si può modificare anche con una certa facilità, posto appunto di non identificarcisi.
Quindi risulta anche chiara la differenza tra l'aggressività e un atteggiamento aggressivo: l'atteggiamento è quell'insieme di programmazione, o quel programma, che mi fa reagire con aggressività a quel dato stimolo. L'aggressività è una naturale possibilità, che può o meno far parte di un programma-risposta e che comunque posso usare a prescindere.

Abbiamo molti più atteggiamenti di quanti sospettiamo... ad esempio se io mi offendo ogni qual volta mi arriva un certo stimolo, quello è un atteggiamento: è un programma di cui fanno parte varie cose, una di queste è la risposta "offendersi" e un'altra di queste è la giustificazione "faccio bene a farlo", poi ce ne sono altre.
Tuttavia esistono anche atteggiamenti positivi, che mi possono tornare utili nel frattempo che sviluppo la capacità di rapportarmi naturalmente, senza programmi preconfezionati. Ad esempio l'atteggiamento di stare a sentire le risposte senza preconcetti, anche se mi verrebbe di non farlo, o un qualsiasi atteggiamento opposto a quello che mi rendo conto essermi disadattivo. E gli atteggiamenti si possono predecidere, anzi è l'unico modo di averli. Quindi possiamo programmarci...
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Vecchio 01-03-2011, 14.51.00   #3
Faltea
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Questo 3d arriva a fagiolo..
L'atteggiamento di una persona muta a seconda della situazione in cui si trova?

Se io sono una rissosa ma con il mio capo assumo l'atteggiamento dell'agnellino...
Chi sono in realtà?
Sto fingendo?


PS: Ray ti trovo cambiato... molto cambiato .. Sei Ray si?
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Vecchio 01-03-2011, 15.09.25   #4
griselda
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Questo 3d arriva a fagiolo..
L'atteggiamento di una persona muta a seconda della situazione in cui si trova?

Se io sono una rissosa ma con il mio capo assumo l'atteggiamento dell'agnellino...
Chi sono in realtà?
Sto fingendo?
Anche a me succede, beh dietro c'è tutto un discorso di paura di perdere il posto, di immagine che bisogna avere sul posto di lavoro, penso una serie di cose che ci hanno insegnato e che abbiamo appreso.
Per cui credo siano atteggiamenti che si possono cambiare.

Io mi sono accorta che qui racconto di me quasi come se fossi con una persona molto speciale, mentre fuori di qui nella vita quotidiana non racconto di me manco a morire e se mi obbligo a farlo, lo faccio alla velocità della luce, arrivando ad una sintesi che penso sia più che altro incomprensibile.

Il bello è che quando ti becchi poi se vuoi puoi riuscire a fare diversamente o almeno a provarci e vedere cosa ne vien fuori, già rido se penso a cosa farò ma ci proverò
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Vecchio 01-03-2011, 15.31.11   #5
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Questo 3d arriva a fagiolo..
L'atteggiamento di una persona muta a seconda della situazione in cui si trova?

Se io sono una rissosa ma con il mio capo assumo l'atteggiamento dell'agnellino...
Chi sono in realtà?
Sei una rissosa che in determinate circostanze usa l'atteggiamento agnellino. Poi il nocciolo è sempre quello: usare o essere usati. L'atteggiamento è appunto come un programma (o come un vestito), si può usare oppure no, ma se per qualche motivo, noi volenti o meno, finisce di default nel sistema operativo non lo controlliamo più o lo controlliamo meno.
Da un certo punto di vista fingiamo sempre o quasi sempre... difficilmente ci comportiamo in maniera naturale osservandoci e scegliendo, da un altro punto di vista fingiamo solo se un atteggimento ha il diretto scopo di mostrarci per qualcosa che non siamo, insomma se fingiamo apposta. In realtà abbiamo moltissime possibilità che non usiamo perchè ci incastriamo assumendo (parola chiarificatrice) sempre atteggiamenti dettati da meccaniche base tipo piacere/dolore o fatica/non resistenza.

Per fare un esempio semplice di quello che dico basta chiedersi che atteggiamento abbiamo (e osservarlo) quando ci chiedono come va. Chi dice sempre bene anche se non è così, magari sparando un ampio sorriso, chi si mette a fare la vittima anche se in fondo va tutto bene, chi ci pensa davvero, chi ha una qualsiasi di altre mille risposte condizionate. Bon, sono atteggimenti forse poco importanti, ma possono inseganre molto. Possono insegnare anche come funzionano... ad esempio si può provare a programmarsene uno diverso solo per osservarsi... tipo da ora in poi ogni volta che mi chiedono come va ci penso sul serio e dico esattamente come va, oppure rispondo una cosa spiritosa tipo "hai una domanda di riserva?, questa non la so" o qualsiasi altra cosa e vedere come funziona. Poi, ovviamente si può provare a programmarsene di alcuni utili.
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Vecchio 01-03-2011, 15.50.03   #6
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Abbiamo molti più atteggiamenti di quanti sospettiamo...
Ci sto facendo molto caso ultimamente, hai ragione molti di più di quanti possiamo immaginare, ed anche negli altri, una volta scoperti i propri è facile scoprirli all'esterno.

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Tuttavia esistono anche atteggiamenti positivi, che mi possono tornare utili nel frattempo che sviluppo la capacità di rapportarmi naturalmente, senza programmi preconfezionati.
Se ho ben intuito finchè non si impara a rapportarsi naturalmente si adottano gli atteggiamenti, che equivalgono alle maschere? più o meno coscienti? Quindi esiste una condizione in cui si può fare a meno di atteggiarsi... la risposta allo stimolo è naturale, è ciò che realmente si è, non quello che si vuol o si crede di essere.
Ci sono atteggiamenti che consciamente attivo al fine di favorire la comunicazione con l'utente ad esempio, oppure atteggiamenti di chiusura per non lasciarmi invadere. Ma certo importanti per me sono tutti quelli che sfuggono alla mia coscienza, entrano in automatismo, probabilmente perchè mi ci identifico credendo di essere ciò che mi atteggio, convincendo anche l'esterno. Rileggendo sogni recenti vedo dove ci sono atteggiamenti e dove no.

Il punto ora importante è come operare il cambiamento, perchè vederlo soltanto non basta anche se è un inizio. Poi ci vuole la costanza e la rinuncia al beneficio/abitudine della risposta immediata e automatica allo stimolo. Il cambiamento costa energia almeno nella fase iniziale. Nella identificazione ci si affeziona ad una parte ormai di noi. Può esserci una crisi di identità che sconvolge l'immagine di noi verso noi e verso gli altri che non ci riconoscono più.
Da un pò di tempo sono più dolce e più calma, il mio compagno si è più volte stupito, mi ha chiesto cosa mi stesse succedendo, perchè non reagivo più in quel modo nella medesima situazione, a un certo punto provocava pure per vedere se chi aveva davanti ero sempre io. Gli piaceva la cosa eppure si sentiva a volte quasi a disagio. Ora si sta rilassando di più e automaticamente non può più mettere in atto i suoi atteggiamenti correlati. Quindi più diventiamo naturali più aiutiamo chi ci sta vicino a fare lo stesso forse.
E' un momento difficile il cambiamento anche se ci porta beneficio.

Dici che possiamo programmarci... mi viene per ora difficile capire come, dovrebbe essere con distacco emotivo, forse con l'osservatore come ha descritto Uno in altro 3d. Credo riguardi il conoscere meglio se stessi, il fidarsi di se, avere maggiore coscienza dei propri meccanismi. Mi sembra possa riguarda il progetto, l'impegno che ci si prefigge nella propria vita, il lasciare andare il passato che ci ha condizionato verso quegli atteggiamenti che ora non hanno più motivo di essere. Almeno per quel che intuisco di me si tratta di questo, specialmente per l'atteggiamento di aggressività, mi riporta al passato, al condizionamento di essere come mio padre, di dover incarnare un modello come una condanna anche se dentro so che non mi appartiene. Il fatto che dopo ci sto male dovrebbe almeno indicare questo, il malessere è la prova che non è parte di me.
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Ultima modifica di diamantea : 01-03-2011 alle ore 15.54.59.
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Vecchio 01-03-2011, 22.36.51   #7
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Sei una rissosa che in determinate circostanze usa l'atteggiamento agnellino. Poi il nocciolo è sempre quello: usare o essere usati. L'atteggiamento è appunto come un programma (o come un vestito), si può usare oppure no, ma se per qualche motivo, noi volenti o meno, finisce di default nel sistema operativo non lo controlliamo più o lo controlliamo meno.
Da un certo punto di vista fingiamo sempre o quasi sempre... difficilmente ci comportiamo in maniera naturale osservandoci e scegliendo, da un altro punto di vista fingiamo solo se un atteggimento ha il diretto scopo di mostrarci per qualcosa che non siamo, insomma se fingiamo apposta. In realtà abbiamo moltissime possibilità che non usiamo perchè ci incastriamo assumendo (parola chiarificatrice) sempre atteggiamenti dettati da meccaniche base tipo piacere/dolore o fatica/non resistenza.

Per fare un esempio semplice di quello che dico basta chiedersi che atteggiamento abbiamo (e osservarlo) quando ci chiedono come va. Chi dice sempre bene anche se non è così, magari sparando un ampio sorriso, chi si mette a fare la vittima anche se in fondo va tutto bene, chi ci pensa davvero, chi ha una qualsiasi di altre mille risposte condizionate. Bon, sono atteggimenti forse poco importanti, ma possono inseganre molto. Possono insegnare anche come funzionano... ad esempio si può provare a programmarsene uno diverso solo per osservarsi... tipo da ora in poi ogni volta che mi chiedono come va ci penso sul serio e dico esattamente come va, oppure rispondo una cosa spiritosa tipo "hai una domanda di riserva?, questa non la so" o qualsiasi altra cosa e vedere come funziona. Poi, ovviamente si può provare a programmarsene di alcuni utili.
Allora la spontaneità diventa un'utopia..
Non capisco se è meglio imparare ad avere la capacità (coltivare la) di cambiare vestito oppure cercare di reagire in modo da essere il più spontanei possibile, più veri.
L'osservazione mi porta a correggere il mio atteggiamento secondo la situazione (agnellino/rissosa) per convenienza, ma potrebbe anche modificarlo per essere più spontanea (sto bene sorriso falso/hai un'altra domanda?).
Non credo che entrambe le strade portino allo stesso risultato, ora mi chiedo quale sia quella giusta...

Ultima modifica di Faltea : 01-03-2011 alle ore 22.38.58.
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Vecchio 02-03-2011, 01.04.57   #8
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Allora la spontaneità diventa un'utopia..
Non capisco se è meglio imparare ad avere la capacità (coltivare la) di cambiare vestito oppure cercare di reagire in modo da essere il più spontanei possibile, più veri.
Imparare a cambiare vestito in modo senziente e a piacimento è già una gran cosa. Poi per andare in giro nudi ci vuole forza, coraggio e resistenza.
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Vecchio 02-03-2011, 18.32.01   #9
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Imparare a cambiare vestito in modo senziente e a piacimento è già una gran cosa. Poi per andare in giro nudi ci vuole forza, coraggio e resistenza.
Però non possiamo vivere nudi nella società. Indossare una maschera o avere un atteggiamento di risposta è necessario nel confronto quotidiano.
Anche il solo camminare per strada comporta un atteggiamento, diversamente i muscoli dovrebbero essere completamente rilassati.
E' appunto come dicevi tu un programma che risponde ad un altro programma ma consensientemente .

Forse intendevi dire andare in giro nudi ed interagire poi nella società scegliendo all'occasione il giusto abito... ma volevo chiarirlo per non dare adito a confusioni.
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Vecchio 02-03-2011, 18.47.07   #10
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Secondo me no, poi parlerà Ray, ma si può puntare essere il più spontanei possibile.
Comportarsi spontaneamente senza la paura del giudizio è un andare in giro nudi.
Essere rissosa anche con il capo vuol dire essere spontanei...
Diciamo che per ora (visto che pago le bollette grazie al mio capo) è meglio proseguire vestendomi da agnellino

Ma è giusto puntare ad una maggiore spontaneità ad una nudità che tolga il falso e la maschera
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Vecchio 02-03-2011, 19.27.26   #11
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Secondo me no, poi parlerà Ray, ma si può puntare essere il più spontanei possibile.
Comportarsi spontaneamente senza la paura del giudizio è un andare in giro nudi.
Essere rissosa anche con il capo vuol dire essere spontanei...
Diciamo che per ora (visto che pago le bollette grazie al mio capo) è meglio proseguire vestendomi da agnellino

Ma è giusto puntare ad una maggiore spontaneità ad una nudità che tolga il falso e la maschera

Ma spontaneo non vuol dire essere aggressivi con tutti senza eccezione per il capo, uso il tuo esempio per comodità, ma potrebbe esserlo non aggredire nessuno visto che di atteggiamento si tratta. E anche non aggredire nessuno è un' assunzione di atteggiamento, vedi il discorso del programma. Essere spontanei è non essere usato da un atteggiamento che è diverso dall'usare un atteggiamento. Quindi scegliere ciò che veramente vogliamo, cosa che non facciamo mai perchè reagendo in automatico non abbiamo il tempo di essere spontanei, parte prima il programma. Ed ecco che di qualcosa ci vestiamo sempre. Non avere nessun tipo di atteggiamento nel vivere quotidiano è come non avere interfaccia con l'esterno. Quello che possiamo fare è diventare sempre più coscienti dei nostri atteggiamenti attraverso un lavoro su di noi ed imparare a cambiarli, mutarli, sostituirli e questo certamente è uno spogliarsi e rivestirsi continuo.

Ma vivere spontaneamente non preclude l'uso di atteggiamenti che scegliamo in libertà, la differenza è la scelta.
Però c'è l'enorme rischio di illudersi di essere liberi e spontanei. Mentre invece è solo un programma che h sostitsuito un altro(Matrix docet).

Ha ragione Diam quando lo chiama "distacco emotivo", anche se non ho pienamente afferrato il senso che gli voleva dare nel contesto della sua frase, in un certo senso è un distacco emotivo.

Poi certamene esiste uno stato naturale in cui riposare infinitamente ma il primo che ci fa una domanda e se scegliamo di rispondere, dobbiamo vestirci. Ma stiamo parlando di millenni luce.
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Vecchio 02-03-2011, 19.42.56   #12
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Ma spontaneo non vuol dire essere aggressivi con tutti senza eccezione per il capo, uso il tuo esempio per comodità, ma potrebbe esserlo non aggredire nessuno visto che di atteggiamento si tratta. E anche non aggredire nessuno è un' assunzione di atteggiamento, vedi il discorso del programma. Essere spontanei è non essere usato da un atteggiamento che è diverso dall'usare un atteggiamento. Quindi scegliere ciò che veramente vogliamo, cosa che non facciamo mai perchè reagendo in automatico non abbiamo il tempo di essere spontanei, parte prima il programma. Ed ecco che di qualcosa ci vestiamo sempre. Non avere nessun tipo di atteggiamento nel vivere quotidiano è come non avere interfaccia con l'esterno. Quello che possiamo fare è diventare sempre più coscienti dei nostri atteggiamenti attraverso un lavoro su di noi ed imparare a cambiarli, mutarli, sostituirli e questo certamente è uno spogliarsi e rivestirsi continuo.
Si torna a quello che mi chiedevo alcuni post fa ....così facendo si perde.. la spontaneità.
Diventiamo macchine, togliendo il reagire in automatico saremmo controllati da quella parte consapevole di noi che ci veste dell'atteggiamento che ci serve in quel momento. Togliamo tutto quello che ci rende imperfetti.. umani.
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Vecchio 02-03-2011, 20.06.24   #13
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Essere spontanei è non essere usato da un atteggiamento che è diverso dall'usare un atteggiamento.
Nel caso del capo ufficio, se faccio l'agnellino (usando l'esempio di Faltea) sapendo che lo faccio per non perdere il posto di lavoro, cambia dal farlo in automatico.
Ma pure avendo con lui sempre quell'atteggiamento sono ancora spontanea?
In teoria basta ricordarmi che lo sto facendo per non rischiare di perdere il lavoro oppure con il tempo può diventare automatico anche fare questo?
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Vecchio 02-03-2011, 20.19.19   #14
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Si torna a quello che mi chiedevo alcuni post fa ....così facendo si perde.. la spontaneità.
Non sei spontanea se reagisci in automatico, non sei Tu.
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Ultima modifica di Sole : 02-03-2011 alle ore 20.31.18.
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Nel caso del capo ufficio, se faccio l'agnellino (usando l'esempio di Faltea) sapendo che lo faccio per non perdere il posto di lavoro, cambia dal farlo in automatico.
Ma pure avendo con lui sempre quell'atteggiamento sono ancora spontanea?
In teoria basta ricordarmi che lo sto facendo per non rischiare di perdere il lavoro oppure con il tempo può diventare automatico anche fare questo?
Non è facile risponderti.
Cambia perchè sto cambiando il "gioco" ma se dietro c'è la paura comunque sono usato. Se voglio manipolare comunque sono usato. Se voglioottenre qualcosa da qualcuno comunque sono usato, limitando il discorso al nostro livello di consapevolezza.
Quindi secondo me essere remissimi o altro perchè si ha paura è un atteggiamento automatico. Che lo si sappia o meno.
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Vecchio 02-03-2011, 20.43.25   #16
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Non è facile risponderti.
Cambia perchè sto cambiando il "gioco" ma se dietro c'è la paura comunque sono usato. Se voglio manipolare comunque sono usato. Se voglioottenre qualcosa da qualcuno comunque sono usato, limitando il discorso al nostro livello di consapevolezza.
Quindi secondo me essere remissimi o altro perchè si ha paura è un atteggiamento automatico. Che lo si sappia o meno.
Quindi alla base ci sono gli atteggiamenti che usiamo perchè abbiamo paura.
Quello che abbiamo costruito per difenderci da...che possono essere per esempio: la paura di perdere il lavoro, ma anche la paura di perdere la faccia, la stima di qualcuno, la vita, l'amore, l'amicizia e così all'infinito ?
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Vecchio 02-03-2011, 23.10.40   #17
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Ho usato erroneamente il termine spontaneità con il quale intendevo invece dire di essere se stessi.
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Vecchio 03-03-2011, 01.43.37   #18
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Nel caso del capo ufficio, se faccio l'agnellino (usando l'esempio di Faltea) sapendo che lo faccio per non perdere il posto di lavoro, cambia dal farlo in automatico.
Ma pure avendo con lui sempre quell'atteggiamento sono ancora spontanea?
.............................
No, sei sempre mascherata da agnellino.. e sono d'accordo con Sole sul fatto che finchè non siamo noi a decidere quale vestito usare si tratta comunque di automatismi, cose di cui non abbiamo piena coscienza anche se intravediamo che lo facciamo per un qualche motivo.. ad esempio con il capo, l'atteggiamento neutro, dovrebbe essere quello di fare il proprio dovere mettendocela tutta per svolgere bene il lavoro, poi ci dovrebbe essere il rispetto verso il ruolo che ricopre, ma il tutto senza scendere al livello del "tappetino".

Una cosa interessante che è uscita dai vostri post precedenti è che in qualche modo si assumono determinati atteggiamenti per paura di perdere qualcosa... nell'esempio mi comporto da angellino col capo per non perdere il lavoro, sotto sotto c'è l'aspettativa di qualche ritorno, o faccio favori all'amica per non perdere la sua amicizia, insomma cerco di accattivarmi in qualche modo l'altro..

In realtà anche qui io credo che non si possa avere il controllo di quello che farà il capo nell'esempio di Faltea.. quindi la cosa che dovrei fare è lavorare bene, mantendo rapporti civili, agnellino o meno dovesse essere il caso che mi licenzi.. lo farebbe comunque.

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....
Cambia perchè sto cambiando il "gioco" ma se dietro c'è la paura comunque sono usato....
Pero' se mi accorgo che faccio l'agnellino per un motivo, piuttosto che farlo in automatico e basta è il primo passo per modificare quell'atteggiamento, e poi per fare dei tentativi per cambiarlo necessita di volontà.. e i tentativi sono l'unico modo per conoscersi ..
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Vecchio 03-03-2011, 01.52.19   #19
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Però non possiamo vivere nudi nella società. Indossare una maschera o avere un atteggiamento di risposta è necessario nel confronto quotidiano.
Anche il solo camminare per strada comporta un atteggiamento, diversamente i muscoli dovrebbero essere completamente rilassati.
E' appunto come dicevi tu un programma che risponde ad un altro programma ma consensientemente .

Forse intendevi dire andare in giro nudi ed interagire poi nella società scegliendo all'occasione il giusto abito... ma volevo chiarirlo per non dare adito a confusioni.
In teoria possiamo vivere nudi nella società, in pratica, se lo facessimo di colpo passeremmo per matti.
Quel che possiamo invece sperimentare è una serie di momenti in cui riusciamo a stare nudi, unito ad una serie molto più lunga di momenti e situazioni in cui decidiamo il nostro atteggiamento.

Una volta che, sufficientemente cresciuti, l'assunzione del corretto atteggiamento in ogni situazione diventasse automatico, potremmo vivere nudi senza passare per matti.

Lo so che sta ultima cosa che ho detto in apparenza ribalta molti assunti che abbiamo sugli automatismi, ma se ci pensate bene è solo apparenza appunto.

Ma questa è teoria... la pratica è che possiamo programmarci atteggiamenti come ci pare o quasi. Questo, al di là della convenienza personale di un atteggiamento corretto ai nostri fini (che comunque non sottovaluterei) ci da pian piano il grossissimo risultato di prendere in mano la cosa. Da qui la possibilità di sperimentare attimi di non-atteggiamento.
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Vecchio 03-03-2011, 11.41.01   #20
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Una volta che, sufficientemente cresciuti, l'assunzione del corretto atteggiamento in ogni situazione diventasse automatico, potremmo vivere nudi senza passare per matti.

Lo so che sta ultima cosa che ho detto in apparenza ribalta molti assunti che abbiamo sugli automatismi, ma se ci pensate bene è solo apparenza appunto.
Ma allora non saremmo nudi ma saremmo dei trasformisti che si spogliano e rivestono talmente velocemente da non sembrare ne nudi ne vetiti, imprevedibili all'occhio di chi guarda, e quindi un pò matti. La vera nudità credo che sia solo nel silenzio.
Però, tutto sommato, penso che sia solo questioni di immagini con cui riferiamo un sentire.

Tempo fa parlavamo in forum degli automatismi e delle abitudini e il discorso non si scosca di molto.
Si può cambaire una abitudine sostituendola con una migliore, a quel punto, ripetendola, può iniziare a far parte di noi fino a che si presenta spontaneamente ed automaticamente. Ma la differenza sostanziale sta nel fatto che abbiamo scelto, deciso e voluto che quell'automatismo si installasse e lavorasse per noi. Così un automatismo diventa una cosa buona.
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Pero' se mi accorgo che faccio l'agnellino per un motivo, piuttosto che farlo in automatico e basta è il primo passo per modificare quell'atteggiamento, e poi per fare dei tentativi per cambiarlo necessita di volontà.. e i tentativi sono l'unico modo per conoscersi ..

Beh no dai... non l'unico, almeno non per me.
L'osservazione del perchè fai l'agnellino (scusa Fa.. semrpe il tuo esempio) e poi l'esame della paura in questione ti permette anche di velocizzare e dimezzare i tentativi a volte imboccare la strada giusta da subito. Ma certametne bisogna affondarsi.
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Vecchio 03-03-2011, 13.22.26   #22
Faltea
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Non sei spontanea se reagisci in automatico, non sei Tu.
Comincio a capire...
La spontaneità è essere consapevoli dell'essere spontaneo, abbandonando gli automatismi inconsci...
Giusto?
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Vecchio 03-03-2011, 13.34.22   #23
griselda
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Bene adesso si che sono ancora più confusa scherzo eh
Comunque se faccio l'agnellino (che poi penso, Faltea, che non facciamo gli agnellini ma usiamo la nostra femminilità nel caso del capo, perchè a me ad esempio se mi fa incavolare con il put che sono un agnellino sono come il gatto quando "rogna", non so come si dice scusate, anche se non dico niente.) e sono cosciente di farlo mentre prima partiva e zack osservandolo mi rendo conto piano piano, sempre se mi ricordo di osseravarmi, di provare a fare qualcosa di diverso, ma di botto voglio vedere chi lo fa. Prima cosa ti consigliano le ferie perchè pensano che sei esaurito....e se quel posto di lavoro ti serve per vivere e non tanto per dire...cerchi sempre una mediazione alla tua aggressività, se lo vuoi mantenere. Oggi poi che ci mettono un attimo a liberarsi di te. Poi detto così a spanne, bisogna osservare caso per caso e analizzare bene. Ma la cosa importante, secondo me, è scoprire di tenere quell'atteggiamento perchè si ha paura, questo credo sia importante come inizio.
Poi osservare ogni volta.
La nudità mica è bello donarla a tutti specie se la nudità è bambina che fine si farebbe oppure questo tipo di morte è auspicabile?
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Vecchio 03-03-2011, 15.00.56   #24
Sole
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Comincio a capire...
La spontaneità è essere consapevoli dell'essere spontaneo, abbandonando gli automatismi inconsci...
Giusto?
Il discorso si complica un pò.

Non so se uso i termini adatti ma io vedo due tipi di spontaneità, anzi no, due momenti diversi della spontaneità.
Il primo è quello istintivo. La reazione all'azione di un altro. Ciò che il nostro meccanismo utilizza per reagire d'impulso è un automatismo e quindi se parte senza che noi possiamo farci nulla.. è spontaneo, ma un istintivo spontaneo, cioè qualcosa che non è Te ma sono le tante parti di te. Poi osservando questo e elaborandolo nelle sue parti e cercando di non identificarci in "sono fatto così" che è la morte di ogni crescita, abbiamo la possibilità di spogliarci e di resettare installando attraverso un processo il cambiamento che vogliamo. Ripetendo il nuovo atteggiamento con sforzo e concetrazione iniziale, questo diventa alla fine automatico e quindi acquisisce autonomia, cioè parte senza che noi possiamo farci nulla, diventa perciò spontaneo ma questa volta siamo consapevoli che lo abbiamo voluto. Ma non dobbiamo più essere attenti, lo abbiamo installato nell'inconscio. Abbiamo creato un meccanismo incoscio volontario..

Spero di essere riuscita ad essere chiara, me le sto chiarendo anche io..
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Vecchio 03-03-2011, 15.33.05   #25
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Il discorso si complica un pò.

Non so se uso i termini adatti ma io vedo due tipi di spontaneità, anzi no, due momenti diversi della spontaneità.
Il primo è quello istintivo. La reazione all'azione di un altro. Ciò che il nostro meccanismo utilizza per reagire d'impulso è un automatismo e quindi se parte senza che noi possiamo farci nulla.. è spontaneo, ma un istintivo spontaneo, cioè qualcosa che non è Te ma sono le tante parti di te. Poi osservando questo e elaborandolo nelle sue parti e cercando di non identificarci in "sono fatto così" che è la morte di ogni crescita, abbiamo la possibilità di spogliarci e di resettare installando attraverso un processo il cambiamento che vogliamo. Ripetendo il nuovo atteggiamento con sforzo e concetrazione iniziale, questo diventa alla fine automatico e quindi acquisisce autonomia, cioè parte senza che noi possiamo farci nulla, diventa perciò spontaneo ma questa volta siamo consapevoli che lo abbiamo voluto. Ma non dobbiamo più essere attenti, lo abbiamo installato nell'inconscio. Abbiamo creato un meccanismo incoscio volontario..

Spero di essere riuscita ad essere chiara, me le sto chiarendo anche io..
Credo che tu sia stata chiara, ma sai con me non si sa mai

Allora..vediamo: prima si è instaurata in noi una personalità senza che noi potessimo decidere, ora possiamo creare una personalità che ci è congeniale.
La prima è anche spontanea ma è frutto di ciò che si è instaurato in noi istintivamente e ora è automatizzato.

La seconda sarà spontanea perchè sarà frutto di un nostro lavoro figlio di una nostra scelta.
Quindi la differenza è che ne saremo consapevoli.

Domanda, in base a cosa scegliamo la nuova risposta spontanea?

Grazie Sole per questi piccoli charimenti
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