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Vecchio 27-02-2008, 23.38.00   #1
Astral
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Predefinito Impossibilitato a Ricevere

Mi ricollego un po' al topic che parlava del non sapere di no, perchè a volte mi rendo conto che non mi è poi cosi difficile dare, donare, fare per qualcuno, ma che quando si tratta di ricevere, o di sapere che qualcuno si cura di me, scatta il problema.

Forse non ci si sente degni di essere aiutati ( senza motivo tra l'altro) e sopratutto sembra che quando qualcuno mi fa un favore, mi capita di sentirmi un po' di peso.

Sto riflettendo che questo atteggiamento può essere un po' pericoloso, perchè se si è chiusi a ciò che gli altri ci danno, si può essere chiusi anche alle "energie cosmiche" che ci vengono date.

In un certo senso per questioni di opposti, mi sembra di capitare a scontrarmi sempre con gente che non da nulla, e vuole solo prendere e spolpare ( i cosidetti opportunisti), forse il loro problema è che sono impossibilitati a dare.

Non so che ne pensate, ci avete mai riflettuto?

la nostra società mi sembra poi abbastanza squilibrata sulla cosa: da un lato abbiamo i cattolici che promuovono la generosità, il dare, ma che ci fanno pesare anche quando non possiamo farlo per buoni motivi. Dall'altro lato abbiamo un modello di vita dove ci insegna che dobbiamo pensare solo a noi stessi,( quindi ricevere noi, e non dare a nessuno).

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Vecchio 28-02-2008, 21.58.10   #2
stella
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Originalmente inviato da Astral Visualizza messaggio
Mi ricollego un po' al topic che parlava del non sapere di no, perchè a volte mi rendo conto che non mi è poi cosi difficile dare, donare, fare per qualcuno, ma che quando si tratta di ricevere, o di sapere che qualcuno si cura di me, scatta il problema.
Forse non ci si sente degni di essere aiutati ( senza motivo tra l'altro) e sopratutto sembra che quando qualcuno mi fa un favore, mi capita di sentirmi un po' di peso.
Sto riflettendo che questo atteggiamento può essere un po' pericoloso, perchè se si è chiusi a ciò che gli altri ci danno, si può essere chiusi anche alle "energie cosmiche" che ci vengono date.
In un certo senso per questioni di opposti, mi sembra di capitare a scontrarmi sempre con gente che non da nulla, e vuole solo prendere e spolpare ( i cosidetti opportunisti), forse il loro problema è che sono impossibilitati a dare.

Non so che ne pensate, ci avete mai riflettuto?

Anche a me capita di sentirmi a disagio quando qualcuno fa qualcosa per me, mi sento quasi in colpa con me stessa per il fatto appunto di essere nel bisogno di aiuto....
Eppure essere aperti agli altri vuol dire dare e ricevere in un continuo scambio...
Questa difficoltà di accettare secondo me andrebbe rivista nell'ottica che si sta a disagio perchè si vorrebbe essere sempre sufficienti a se stessi, l'avere necessità di aiuto comporta l'ammettere una certa nostra debolezza...
Che c'è di male, se verso gli altri ci sembra una cosa normale lo dovrebbe essere anche in rapporto a noi stessi...
Non ci avevo mai riflettuto, grazie per avermi dato questa opportunità di pensarci, perchè questo disagio a ricevere può nascondere tanti aspetti inesplorati, almeno per me...

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Vecchio 28-02-2008, 23.50.46   #3
Sole
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Si, mi è capitato di rifletterci sopra.
Visto su di me, molto spesso si tratta di un voler dare l'idea di forza ed indipendenza. (inizio con il riflessivo...) Ci si vergogna ad accettare aiuto esterno perchè presuppone che se ne abbia bisogno e che poi si debba rendere il favore o l'ascolto o l'aiuto o quel che sia. Dà fastidio sentirsi in debito, non si riesce a farlo entrare e scorrerre e accettare di poterlo restituire un giorno... forse, se capita...
Non credo che si tratti di non riuscire a prendere, ma di non di non volere e le due cose coincidono. Le cose si fanno o non si fanno a seconda del grado di volontà che mettiamo.

A me è capitato questo meccanismo ma ancora di più l'ho visto con persone che avevano problemi a prendere qualsiasi cosa fino ad arrivare a rifiutare il cibo, e credo che l'aspetto possa in qualche modo coincidere. Ho visto che chi tende tanto a dare tende poi altrettanto a non prendere, la cosa nasconde quindi lo stesso aspetto. L'apparire in un certo modo e il vergognarsi di far "cadere" quell'immagine che abbiamo costruito con un afatica a volte distruttiva.

Ad esempio, se io sono l'amica con cui tutti si confidano e a cui tutti chiedono consiglio, nel mio subconscio si formerà l'idea che se chiedo un consiglio c'è il rischio che poi gli altri pensino che ho debolezze anche io e potrei perdere quella gratificazione e soddisfazione che mi arreca l'essere il centro degli altri. Gratificazione del tutto fittizia che nasconde invece un gran bisogno e enormi mancanze. Affetto, sicurezza e cose note a chi ha paura di perdere la considerazione altrui.
Questo però a lungo andare porta ad uno sfinimento macchinoso e ad un senso di falsa solitudine che porterà poi a dire a chi non sa prendere: ecco, a me non ci pensa nessuno; ecco, se ho bisogno non c'è mai nessuno ecc ecc..

Ogni tanto sforzarsi di accettare l'aiuto degli altri fa bene e ci mostra delle cose inaspettate, tipo che dall'altra parte chi ci può restituire si sente più vicino e allora si comincia a costruire un vero scambio e rapporto di amicizia, senza il dare e il ricevere è un muro di gomma, una dispersione e un senso di vuoto che non sappiamo spiegare.

Ho portato l'esempio dell'amicizia perchè mi sembra il più vicino a tutti ma anche approfittare del posto concesso alla posta o sull'autobus o qualunque altra cosa può essere un prendere.
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Vecchio 29-02-2008, 00.42.30   #4
griselda
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Concordo pienamente con il post di Sole.

Aggiungerei che si ha paura che ci possa venire rinfacciato quando non saremo magari in grado di dare, o non avremo voglia di dare, o impossibilitati, quindi preferiamo fare da soli per non doverci sdebitare perché quando si da ci si sente sempre di dare di più perché lo facciamo noi ( impegno nostro) di quello che riceviamo perché lo fanno gli altri.( impegno loro)
Più ci sentiamo sacrificati a dare e più avremo difficoltà a prendere/ricevere.
Se per me dare non lo giudico male non giudicherò male nemmeno prendere/ricevere. Se non lo faccio volentieri spontaneamente ma me la racconto mi vesto di buono e poi mi lamento di quello che do e/o lo rinfaccio alla prima penso che anche per gli altri possa essere così e quindi non prendo/ricevo per non far che l’altro si lamenti di me.
Oppure anche quando si è orgogliosi di se stessi e abituati a poter dare, anche se lo si fa volentieri, e questo ci gratifica immensamente, il prendere/ricevere può diventare un segno di debolezza, di non saper badare a se stessi non essere autosufficienti.
Direi che in ogni caso è un peccato di orgoglio.
C’è un detto bellissimo che dice: oggi a te domani a me, solo che lo interpretiamo male mi sa, perché se oggi sono io a dare domani sarò sempre io ma a prendere/ricevere, ma se voglio solo dare è come se volessi interrompere un ciclo naturale.
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Vecchio 29-02-2008, 10.22.02   #5
RedWitch
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Visto su di me, molto spesso si tratta di un voler dare l'idea di forza ed indipendenza. (inizio con il riflessivo...)
Mi ritrovo in questo. Il "non aver bisogno di nessuno", si traduce con "non far vedere che si ha bisogno".. e se qualcuno tende una mano la si rifiuta, perchè accettarla significherebbe mostrare all'altro la propria debolezza, il fatto che anche chi magari è sempre disponibile ad ascoltare l'altro o a concedere la propria spalla su cui piangere a volte ha bisogno...
Ci si pone comunque su un livello di superiorità anche se inconscio.. Per la serie: io do sempre e gli altri prendono, io sono wonderwoman e gli altri no..

In realtà, da quel che ho visto su di me, posso dire che quel tipo di dare, quel che pensavo di dare essendo sempre presente per gli altri per esempio, in realtà non è altro che un prendere in maniera distorta.. se gli altri si appoggiano sempre a me, in qualche modo mi ci nutro con quel loro bisogno.. creo una specie di cerchio in cui io sono il centro e gli altri ruotano intorno a me..

Infine, il non prendere mai, è anche, dal mio punto di vista una difesa. Alzo un muro, non ho bisogno di niente e di nessuno , in questo modo ho l'illusione di non poter essere ferita da chi ho intorno. Ma come ha detto Astral all'inizio del thread, in questo modo non chiudo solo la possibilità di essere aiutata.. è come mettersi su un fortino, armati delle proprie idee e convinzioni e non riuscire ad accettare nulla di quel che mi viene dall'esterno..
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Vecchio 29-02-2008, 15.53.35   #6
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Aggiugo alla riflessione di Red che questo fortificazione indurisce e rende alla fine necessario il dare oltre modo. Tipico atteggiameto è chi pretende di forzare l'altro verso le proprie idee convinto del fatto di fare il bene altrui.. senza poi considerare che si è stretti e costretti in se stessi. Paradossalmente si pensa di essere aperti nel dare invece c'è chiusura.
A volerla sviscerare bene ci sono un'infinità di meccanismi che vengono fuori e che si cristallizzano dietro tante cose.. come quello detto da Gris: l'orgoglio.
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Vecchio 29-02-2008, 22.06.15   #7
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Originalmente inviato da griselda
Direi che in ogni caso è un peccato di orgoglio.
C’è un detto bellissimo che dice: oggi a te domani a me, solo che lo interpretiamo male mi sa, perché se oggi sono io a dare domani sarò sempre io ma a prendere/ricevere, ma se voglio solo dare è come se volessi interrompere un ciclo naturale.
In effetti dare sembra molto più facile che essere disposti a ricevere. Vista così sembra che da una parte ci siano persone che danno, e dall'altra ci sono quelle che impediscono alle prime di farlo, e il ciclo si interrompe.
Mi sembra sia un modo di dire "dare è ricevere", riflettendo su questo mi domando se faccio fatica a ricevere perchè in effetti non riesco a dare davvero. In fondo dare senza aspettative ci fa piacere, eppure impedendo a un altro di dare è come se glielo negassimo questo piacere: forse che aprendomi a ricevere sto anche dando?
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Vecchio 01-03-2008, 20.44.24   #8
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Che bella Shanti questa tua riflessione e secondo me è così come dici, è quel circolo che si forma quando condividiamo, è uno scambio. magari il dare e l'avere di entrambi non si equivalgono a livello sottile ma in ogni caso si scambia. Non importa la quantità di scambio, è la qualità..
Più ci apriamo a prendere più stiamo dando ma anche non direttamente nel fatto di gratificare qualcuno o gratificarci noi nel gratificare l'altro ma proprio come scambio. Avremo poi modo di verificare questo nel futuro su noi stessi.
Un esempio può essere un abbraccio, spesso si fa fatica a darlo ma molto più spesso si fa fatica a riceverlo... scambiarselo è un pò un condividere e unirsi, uno sciogliere blocchi o buttar giù muri.
Prendere è come aprire una porta a se stessi verso un mondo nuovo. Togliendo la poesia, è permettersi di avere altri punti di vista sulle questioni e quindi crescere. E' evidentemente tutto il contrario di ciò che si pensa sia prendere e cioè egoismo, oppure un atto di debolezza.... da parte mia mi ci vuole una enorme forza per prendere a volte.. e non mi ci vuole proprio niente a rifiutare.. per cui l'atto di forza sta nel pretendere. Una sorta di solve...
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