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Vecchio 09-05-2011, 01.10.23   #1
dafne
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Predefinito Odiare tantissimo

Mai e poi mai, odiare è un verbo che non conosco...così dicevo...e ci credevo anche....

Al massimo detesto in casi iper eccezionali...parac...arro da cinema.

Il risultato di questa repressione,per ora vedo, di questo rifiuto a riconoscermi odiosa e "odiante" è la Calimerite e uno stato di rabbiosità cronica.

Una volta ho letto che anche l'odio è una forma d'amore, il lato B per così dire.
Ma a me adesso interesserebbe il lato A.. Che faccio?

Smettere di odiare all'improvviso non si può, mi dico, ci vuole tempo, bisogna capire le motivazioni, le cause, le azioni i perchè...

Ma mentre il tempo passa sui perchè e percome l'odio rimane ed è un odio neanche ben definito, neanche più direzionato, si è espanso come il poliuretano, come il Nulla della Storia Infinita e si ciuccia tutto. Vive di vita propria mannaggia.

Per ora l'unica cosa che riesco a fare è..fare niente...guardare a questa cosa nuova, al mio essere cattiva, cercando di metterci un briciolo di distacco.
Sono cattiva.
Sono umana.
Perfezionismo e presunzione a manetta.

Ma devo bloccare il senso di fastidio perchè se mi parte ecco che vedendo che odio..mi detesto così si autonutre stà bestia.

Ancora una volta torna stà cosa della direzione, se l'odio è amore..dall'altro lato...come rigirarsi verso il buono?

E allora tento un passo indietro.
Cosa sono le emozioni?
Flussi di energia? di informazioni? di pensieri no, altrimenti sarebbero prodotti dalla mente.
E perchè ci sono emozioni diverse? noi come le riconosciamo come diverse?

A istinto risponderei da come reagisce il mio corpo, quindi sono stimolazioni corporee come il vento o l'acqua?

Io sò, razionalmente, che l'odio non si può non sentire, ma si può trasformare.

Come?

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Vecchio 09-05-2011, 01.42.42   #2
RedWitch
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
.........
Smettere di odiare all'improvviso non si può, mi dico, ci vuole tempo, bisogna capire le motivazioni, le cause, le azioni i perchè...
Per me , se puo' esserti utile, è stato determinante trovare il "chi" odio/odiavo e più che motivazioni, cause azioni etc.. è stato importante far salire l'emozione, l'odio perchè era compresso sotto tutto il resto. Quindi proprio sentirlo.

Citazione:
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Io sò, razionalmente, che l'odio non si può non sentire, ma si può trasformare.

Come?
Lasciandolo andare, dopo averlo fatto salire e osservato, conosciuto.
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Vecchio 09-05-2011, 08.33.42   #3
dafne
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Farlo salire Red? Credevo che già vederlo, percepirlo fosse farlo salire...uhm...

Proverò a vedere il chi allora, per il momento riesco solo a vedere su chi più facilmente riesco a proiettarlo. Forse se trovassi il vero destinatario potrebbe fare anche meno male, perchè non è che mi piace detestare, anche se ci sono momenti in cui dà la falsa idea di avere una certa autonomia, un certo potere sull'altro.
Questo credo che derivi dal mio essere dipendente dagli altri, per cui solo odiando riesco per un certo minimo tempo a distaccarmene

Sul trasformarlo facendo salire credo che ci mediterò di più. La questione della direzione delle energie mi stà intrigando sempre più, a osservazione bestia mi par di vedere che tutto ciò che va verso il basso (quindi che in qualche modo viene represso..?) ha valenze di negatività o, meglio, di rallentamento,raffreddamento, di blocco, di consolidazione, non so come definirlo meglio.
Invece ciò che sale verso l'alto, cioè verso la mente o comunque verso la percezione, diventa più fluido, più caldo, più energetico, Ci si arrabbia alle volte ma la rabbia è di per sè energia di trasformazione che ci fà male solo perchè invece di usarla la disperdiamo.

Qui però mi contraddico da sola in un certo senso perchè detestare dovrebbe essere energia negativa ma non è che va giù, di per sè starebbe su eccome solo che sono io che la infosso per non percepirla..

Credo che ci stia quel discorso che si faceva sul diavolo se esiste e su quanto siamo più vicini alla forza terrena che spirituale.

C'è una tensione, possiamo dirla orizzontale, tra gli opposti e una verticale tra la percezione e la represione?

Meglio se mi dò all'ippica? Falty prepara la sella che 'rivo.....
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Vecchio 09-05-2011, 11.01.47   #4
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Ricordatevi anche il detto: "testa calda"
Va bene far salire ma bisogna anche reggere il flusso. Se si fa salire senza reggere o più di quello che si regge poi il risultato verso l'esterno non è molto meglio che far uscire da sotto.

La cosa positiva è che comunque facendo salire si può osservare e sperimentare queste energie che passano nel nostro essere. Se si fa, anche se si fanno dei piccoli danni, questi servono per il futuro. Se non si osserva invece si continuerà a ripetere la storia.

Errare è umano
Perseverare è diabolico
Far bene le cose è divino
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Vecchio 09-05-2011, 11.19.08   #5
Astral
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Ricordatevi anche il detto: "testa calda"
Va bene far salire ma bisogna anche reggere il flusso. Se si fa salire senza reggere o più di quello che si regge poi il risultato verso l'esterno non è molto meglio che far uscire da sotto.

La cosa positiva è che comunque facendo salire si può osservare e sperimentare queste energie che passano nel nostro essere. Se si fa, anche se si fanno dei piccoli danni, questi servono per il futuro. Se non si osserva invece si continuerà a ripetere la storia.

Errare è umano
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Questo odio, o questa rabbia, potrebbe essere trasformato in determinazione?

Io ho notato che quando esce fuori, sono meno gentile ed accondiscente del solito, mi arrabbio un po', poi quando ritorna un po' dentro, raggiungo una sorta di equilibrio: nel senso che non odio più, ma non mi sembra di subire per esempio.
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Vecchio 09-05-2011, 11.37.16   #6
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Questo odio, o questa rabbia, potrebbe essere trasformato in determinazione?
Si una volta che sai come fare lo puoi trasformare in qualsiasi cosa.
Questo però va chiarito, si potrebbe pensare che allora sarebbe buona cosa innescarsi un odio verso qualcuno e poi trasformarlo per usarlo come carburante. Ogni trasformazione costa energia, quindi se da una parte se ne acquista un pò con la trasformazione di energie sporche, dall'altra la produzione stessa ne mangia un pò.
Quindi la regola dovrebbe essere che se capita perchè non si riesce a fare diversamente è già bene osservare, usare e trasformare... ma se è possibile usare una fonte pulita è meglio che usarne una sporca e poi filtrare l'acqua.... a meno che questo non sia un nostro compito, compito che possiamo (dobbiamo) assumere però solo quando siamo arrivati ad un certo grado di trasformazione.
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Vecchio 09-05-2011, 13.07.00   #7
Faltea
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Questo odio, o questa rabbia, potrebbe essere trasformato in determinazione?

Io ho notato che quando esce fuori, sono meno gentile ed accondiscente del solito, mi arrabbio un po', poi quando ritorna un po' dentro, raggiungo una sorta di equilibrio: nel senso che non odio più, ma non mi sembra di subire per esempio.
Credo che la tua sia rabbia più che odio, penso (se ho capito bene ) che l'odio di cui parla Daf non abbia un portatore o almeno lei non l'ha trovato ancora, mentre la determinazione di cui parli scaturisce da un momento di rabbia, che direzionata diversamente diventa energia utilizzabile.

Nel momento in cui lo fai salire si trasforma e li secondo me lo puoi scaricare, trasformare, comprendere...
Finché rimane semi-represso sta lì e fomenta
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Vecchio 09-05-2011, 23.39.38   #8
dafne
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No infatti non ho ancira trovato il portatore.
Forse perchè odio me stessa più degli altri.

E' un pò mi pare, come la questione della fiducia. Non mi amo e quindi ho bisogno di trovare l'amore degli altri (o più a buon mercato l'approvazione) per potermi amare.

Vivo di luce riflessa come la luna.
Se fosse plausible stà cosa sarebbe assurda, sarebbe come avere una lampada in casa, direzionare in fuori il fascio di luce e poi tentare con un gioco di specchi mobili di riportare la luce nella stanza...recuperandone alla fine infinitamente meno

Quindi perchè odio? Perchè la luce và fuori ma i miei specchi o sono troppo mobili o troppo sporchi e resto al buio o quasi. Il che renderebbe anche spiegabile il perchè ogni cosa buona che mi capita, dal complimento allo scoprire una gratificazione in qualcosa, non riesco assolutamente a trattenerla ma la devo allontare con una o più scuse.

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Vecchio 10-05-2011, 12.20.48   #9
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Scusa la domanda diretta, ma perché ti odi?
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Vecchio 10-05-2011, 16.18.14   #10
dafne
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Scusa la domanda diretta, ma perché ti odi?
Bella domanda.
Perchè non sono perfetta.

Questo a caldo, mò provo a pensarci.
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Vecchio 10-05-2011, 18.34.14   #11
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Bella domanda.
Se non ti viene il perchè, prova a chiederti come l'hai imparato...
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Vecchio 10-05-2011, 21.29.42   #12
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Se non ti viene il perchè, prova a chiederti come l'hai imparato...
Potrei dire a casa,dalla mamma, dalla zia, a scuola, tra i bambini che mi prendevano in giro perchè ero strabica, tra i professori che ti mortificavano perchè avevano la giornata no, da chi mi ha portato in cima a un monte facendomi sentire in trappola, da mia nonna che sorrideva davanti e poi pugnalava dietro, dalle scene viste in tv troppo violente per poter essere digerite...infiniti modi per imparare ad odiare Ray, mi stai forse dicendo di guardare alla prima volta? Non ne ho idea, dovevo essere molto piccola.

Mia mamma non ha l'abitudine di discutere o litigare ma di mandare qualche accidenti dietro alla persona...ma quello non è odiare...o si?

Accidenti io so di aver odiato, da bimba, da ragazzina, ma ho come la sensazione che sia una lezione autoappresa, come una sorta di reazione vilenta...mmmm...fà maluccio st'osservazione, ti ringrazio, ci guardo meglio,ogni indicazione è ben gradita comunque
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Vecchio 11-06-2011, 20.14.47   #13
diamantea
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Se l'odio è l'altra faccia dell'amore, quando si odia è perchè non si può o non si vuole amare.
In questo momento mi trovo nell'odio verso il mio compagno. Ho letto qualcosa qui sperando che mi potesse aiutare a capire questo meccanismo e risolvere trasformando ma di fatto non ho trovato nulla che chiarisca bene, che indichi un metodo pratico.
Magari se ne può riparlare.

Il mio odio deriva da una insoddisfazione di coppia, è momentanea ma di fondo, è l'impostazione del rapporto a distanza con un uomo che da tre anni mi rimanda quando farà questo esame, poi ne farà un altro, poi il diploma, ora la laurea, ma poi c'è un concerto, e i suoli allievi...
Il nemico è il suo lavoro in cima ai suoi pensieri. Io vengo al secondo posto. Sembrerebbe tanto il secondo posto ma considerando che il primo occupa il 90% della sua energia a questo secondo posto rimane ben poco.
Io sono molto tollerante devo dire, l'età mi da una certa esperienza ed anche saggezza, ho le spalle larghe, sopporto molte cose, so rinunciare a molte cose, ho molti impegni pure io di lavoro e di famiglia, ma poi arriva il limite. Poi non riesco ad aspettare nemmeno un'ora, e se invece sono costretta a rimandare di una settimana o più entro nell'odio, nel rancore, nel risentimento, nella distruttività.
Sono stata paziente ben otto mesi, fra due settimane discuterà la tesi con l'esecuzione pianistica, ma io sono arrivata al limite. Gli ho chiesto questa settimana quelle famose due ore che mi negò anche nell'occasione del mio primo concerto da solista sempre per lo stesso motivo di allora. Lunedì dovrà fare un saggio con l'organo, un occasione di prestigio per cui gli serve anche questo fine settimana ma a me ora come ora non me ne frega nulla. Sono nell'odio distruttivo più profondo e gliel'ho pure detto in diversi modi che non può fare così con me, che lo odio, ho risentimento, sto male, di sicuro non mi mancano le parole per rendere chiaro il concetto.
Lui dice che mi ama, deve fare quel che deve e non può fare altrimenti e chiede altra pazienza, anzi mi dice di non innervosirlo con la mia ansia proprio ora che ha necessità di massima concentrazione ed è molto stanco dell'immane fatica di un anno veramente difficile.
Io come la risolvo? come trasformo? Mi rendo conto che dovrei da brava compagna stare serena ed aspettare ancora qualche giorno o settimana, ho aspettato tanto ed ora non resisto pochi giorni? Con la razionalità ci arrivo, sono così brava ad analizzare, elaborare, trovare soluzioni, ma dentro di me c'è qualcosa che si ribella forte, non si acquieta, grida un bisogno e non vuol tacere, non vuole essere messo da parte, ho necessità di stare con lui, di vederlo, sento la sua mancanza molto forte, allora nel non poterlo avere lo odio, lo distruggo.
Allora se devo imparare a trasformare questo è il momento buono ma non so se e come si può fare senza distruggere emotivamente la persona che amo e obiettivamente si sta massacrando per raggiungere il suo traguardo.
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Ultima modifica di diamantea : 11-06-2011 alle ore 20.17.14.
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Vecchio 12-06-2011, 23.47.41   #14
dafne
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Uhm...io è un pò che ci penso, adesso è un periodo sereno ma già vedo le nubi che si addensano all'orizzonte....

Odiare per me è sintomatico di insoddisfazione. E' forse un desiderio molto forte non soddisdatto, una necessità non colmata...insomma una mancanza d'amore.

Io che di per se è banale ma così mi viene.

Come fare per non odiare? Boh.
Un consiglio utilissimo, mi rendo conto.
Però se è un desiderio di amore, di colmare, non corrisposto forse c'è anche sotto un qualcosa che non stiamo facendo, una partre forte che non stiamo ascoltando.

L'unica certezza che ho è che assecondare l'odio porta solo ad aumentarne la forza, invece che diminuirla, il che non è na bella cosa....
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Vecchio 14-06-2011, 23.28.11   #15
diamantea
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Odiare è l'estremo opposto di amare, quindi per odiare occorre amare, deve intercorrere un sentimento fra due persone.
Fra due persone che si amano, quando si odiano dovrebbe essere più facile ritornare all'amore creando le condizione per farlo. C'è un sentimento comune che facilita l'avvicinamento.
Come dice Daf assecondare l'odio rafforza l'odio, così anche assecondare l'amore rafforza l'amore.
Quindi l'impegno è quello di alimentare un polo. Ci sarebbe da chiedersi se si può scegliere cosa rafforzare, cioè se basta solo la volontà o ci vuole anche la coscienza in mancanza di consapevolezza.
Ieri ad esempio sono riuscita ad uscire dall'odio dopo molta riflessione. Prima ho dovuto nutrirmi dell'odio, distruggere un pò, spingermi vicino al limite della rottura. Poi ho preso la decisione di rimandare la decisione a dopo il saggio, mi mordeva la coscienza...
Poi sententolo suonare mi sono sciolta nella commozione, ho visto in un attimo quanta dedizione, sacrificio, tempo, rinunce, studio, disciplina c'è voluto per raggiungere quel livello e quanto ce ne vuole per mantenerlo.
Invece di odiarlo mi dovrei chiedere se voglio dedicare la mia vita ad un uomo che dedicherà sempre una piccola parte per me perchè la sua passione, la sua ricerca lo assorbe moltissimo e questo ho capito che sarà così sempre, ed è pronto a restare solo per seguire la sua via. Posso scegliere se stargli accanto o lasciarlo ma odiarlo no, non lo merita e non è utile a nessuno dei due.
L'odio aiuta a trovare motivazioni per seraparsi, l'amore per stare insieme.
Ne sarò capace di fare una scelta senza distruggere?
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Vecchio 15-06-2011, 13.22.20   #16
Faltea
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Diam, la tua posizione è onorevole, poche donne riuscirebbero a dare così tanto spazio "all'altra", questa sua gran passione si profila come quella che ti ruba il suo tempo, una rivale... Penso che un po' di egoismo ci stia, ed anche rabbia ma non odio...
L'odio è la trasformazione dell'amore e penso che quando l'hai raggunto non c'è ritorno.
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Vecchio 15-06-2011, 15.02.09   #17
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E' vero Falty questa sua passione è peggio di una donna, una rivale temibile e pericolosa quindi inutile combatterci contro, o la accetto nel nostro rapporto o mollo tutto.
Ci sono momenti che odio pure la musica malgrado l'amo molto anche io perchè mi separa dall'uomo che amo.
Io sono una situazione ideale per lui, in quanto sono realizzata come madre, come donna che lavora, che ha una sua indipendenza e sa cavarsela bene da sola senza avere bisogno di un uomo.
Ed io cosa voglio? E' questo il punto. In attesa di scoprirlo mi sposto tra i due opposti, dall'amore all'odio distruttivo e questo non va bene per entrambi.
Non riesco a separarmi solo per questo e non riesco ad accettarlo nel suo smisurato egoismo, perchè ai miei occhi appare così, egoista. Dovrei imparare ad essere più egoista anche io, esigere il mio spazio con più determinazione. Forse è rabbia la mia, ma potrebbe trasformarsi in odio e lavorare per distruggere. Alla fine l'odio da la forza per prendere decisioni estreme tanto quanto l'amore.
Quando non riesco a prendere una decisione faccio in modo di farmi odiare al punto da essere lasciata per sempre, provoco una situazione di non ritorno, e vedo che anche ora ho la tendenza a fare sempre nello stesso modo.
Ma non voglio sempre cadere nello stesso fosso in eterno, questa volta vorrei fosse diverso se ci riesco.
Odiare costa energia, molta energia e lascia sempre l'amaro in bocca.
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Vecchio 15-06-2011, 18.16.10   #18
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Ultimamente a me salgono certe cose. Ho avuto una reazione per quell'episodio legato alla povera bestia che mia madre è rimasta a bocca aperta... Un esorcismo secondo me avrebbe fatto poco. Non ho nemmeno pianto o detto cose patetiche, remissive, stucchevoli. E' stata un'invettiva di odio puro, ma puro puro. Breve e concisa come se salisse dalle profondità più insondate di me stessa, quasi una maledizione, violentissima, urlata. Persino io sono rimasta basita, sembrava uno sdoppiamento della personalità, sono così abituata a sentirmi mediatamente pacata.. E' stato qualcosa di irreversibile, non posso più considerarmi la stessa persona di prima, alla faccia dell'immagine di me che avevo in mente. Qualcosa che è salito e sceso con la stessa rapidità ma il cuore mi batteva forte anche qualche ora dopo, mai successo una cosa del genere.
Forse ci sono punti in cui si arrivare ad essere in grado di odiare e prima non lo si è.

Grazie Daf per lo spunto .
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Vecchio 15-06-2011, 22.36.47   #19
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Ultimamente a me salgono certe cose. Ho avuto una reazione per quell'episodio legato alla povera bestia che mia madre è rimasta a bocca aperta... Un esorcismo secondo me avrebbe fatto poco. Non ho nemmeno pianto o detto cose patetiche, remissive, stucchevoli. E' stata un'invettiva di odio puro, ma puro puro. Breve e concisa come se salisse dalle profondità più insondate di me stessa, quasi una maledizione, violentissima, urlata. Persino io sono rimasta basita, sembrava uno sdoppiamento della personalità, sono così abituata a sentirmi mediatamente pacata.. E' stato qualcosa di irreversibile, non posso più considerarmi la stessa persona di prima, alla faccia dell'immagine di me che avevo in mente. Qualcosa che è salito e sceso con la stessa rapidità ma il cuore mi batteva forte anche qualche ora dopo, mai successo una cosa del genere.
Forse ci sono punti in cui si arrivare ad essere in grado di odiare e prima non lo si è.

Grazie Daf per lo spunto .
Io dico che nulla capita per caso e che ci sono episodi che hanno un valore simbolico per chi vuole vederli .
Simbolico nel senso che accennano ad altre strade da percorrere , che sbarrano altre strade nelle quali ci si trova .
L'odio non e' poi una gran cosa come esce cosi' se ne puo' andare e se ne va , non ha la forza della coscienza di quello che si vive , l'odio e' solo un sintomo da leggere .
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Vecchio 15-06-2011, 22.43.55   #20
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Ede mi hai fatto ricordare di un episodio simile al tuo.
Ero ragazza e avevo un gatto nero che amavo moltissimo, mio padre geloso anche del gatto minacciava sempre che lo avrebbe buttato da qualche parte, un giorno sarei tornata a casa e non averi più trovato il mio amato Gianni. Il suo era un convincente ricatto emotivo.
Un giorno tornai a casa e davvero non trovai più il gatto. Una furia omicida si impadrò di me, mi scagliai contro mio padre con un odio feroce, lui giurò di non aver fatto nulla al gatto, che mai gli avrebbe fatto del male, ma io non gli credetti e continuai a inveire finchè non sentii il gatto miagolare: era al suo primo calore ed era scappato di casa in cerca di femmine ed ora voleva tornare a casa impaurito dalla sua prima uscita.
In questo caso mio padre era innocente ma, tuttavia, fu una reazione importante la mia, sentii per la prima volta una grande forza e importanza circa il mio posto in famiglia. Mio padre smise per sempre di ricattarmi emotivamente attraverso il gatto ed io potei finalmente rilassarmi.
Sono prove di forza che servono, spero anche a convincere tuo padre a non fare più del male al povero cane.
Nella tua reazione di odio io immagino che non ci fosse solo rabbia per il cane ma anche altro dentro da chissà quanto tempo. Il cane è stato una motivazione forte che fa fatto scattare la reazione con tutto il suo carico.
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Vecchio 16-06-2011, 10.09.02   #21
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Nella tua reazione di odio io immagino che non ci fosse solo rabbia per il cane ma anche altro dentro da chissà quanto tempo. Il cane è stato una motivazione forte che fa fatto scattare la reazione con tutto il suo carico.
Sì Diam, io credo che il cane sia stato ciò che ha fatto salire tutto il marasma. Può sembrare assurdo ma credo che aver avvertito l'odio in me sia un segnale positivo in qualche modo, forse prima la mente non era nemmeno in grado di reggere l'idea di odiare un genitore, la censurava. Invece ho scoperto che so odiare, mi sono concessa un' emozione che non mi concedevo. Ovviamente verso i miei genitori non c'è solo odio, c'è anche odio. Probabilmente il difficile è fare la sintesi all'interno di se stessi, accettare di poter provare sentimenti contrastanti verso la stessa persona, non una persona qualsiasi ma un genitore, una figura che nella mente è etichettata come qualcuno che si DEVE amare e da cui si riceve amore.
Ora non è più così, in me c'è tutto per queste due persone: c'è amore, tenerezza, odio, rabbia, tutto assieme in lotta tra loro. Forse si guarisce solo quando si accetta veramente all'interno di sè la presenza del contrasto e non si fugge più verso uno dei due estremi odio/amore.

Poi c'è il discorso del perdono: mio padre, mia madre lotteranno sempre dentro di me finchè non li perdonerò ma anche per quello, ci vuole tempo.
Prendiamo l'esempio del cane che è recente: razionalmente so benissimo che mio padre è responsabile fino a un certo punto del gesto: lui ha picchiato il cane ma qualcuno tanto tempo fa ha maltrattato lui e via così in una catena infinita a ritroso nel tempo. So che la violenza è un modo che ha trovato per esistere, essendo stato in realtà un bambino sensibile con un padre (mio nonno) terribile. So che è frustrato, represso e che annega le sue ansie nel lavoro, maledicendolo allo stesso tempo. La sua vita sessuale non è sto granchè e che anche lì accetta tutto perchè DEVE accettare tutto, gli hanno insegnato così, mia madre non lo tocca volentieri, si vede, si è sempre visto.
Il cane che ha picchiato in fin dei conti è il suo, lo ha trattato come tratta se stesso, a bastonate.

Eppure tutto ciò non basta a farmi perdonare il gesto. Ecco quindi il conflitto: odio mio padre perchè è violento, amo mio padre perchè è mio padre. In fin dei conti è l'altra faccia della stessa medaglia.

Ieri notte riflettevo sulle differenze tra me e il cane: ero seduta fuori e stavo guardando l'eclissi di luna, in giardino. Mio padre è rientrato e il cane, nonostante la mazzata, gli è corso incontro saltellando. Lui coi suoi soliti modi gli ha detto: << Non leccarmi senno ti taglio il collo>> Ma il cane se ne è fregato bellamente e ha continuato a zampettargli allegramente dietro. In quel momento ho invidiato il cane e tutta la sua non-conflittualità.

Ultima modifica di Edera : 16-06-2011 alle ore 10.11.35.
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Vecchio 16-06-2011, 22.29.16   #22
diamantea
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Anche mio padre è stato trattato male da bambino, ha subito molto anche lui...
Di questo passo l'umanità si è trascinata nel nero che porta dentro.
Finchè parliamo di soggetti giovani si scusa e perdona più facilmente ma trattandosi di adulti non si è più tanto disposti a tollerare ad oltranza.
Va bene giustificare, scusare ma è necessario rimandare ad ognuno le proprie responsabilità. Quanto meno se l'altro non ne è consapevole noi lo avvisiamo e prendiamo distanza da quell'atteggiamento o comportamento, non ci rendiamo complici acconsentendo passivamente.
Odiare i genitori è conflittuale è vero perchè natura ci porta solo ad amarli ma credo che la differenza stia nell'odiare i loro comportamenti e non la loro persona.
Qui mi viene più facile capire che da figli si diventa individui staccandosi dal rapporto genitori/figli per stabilire un rapporto fra individui consanguinei.
E' questa la cosa difficile, ci vuole molta più forza e coraggio a continuare ad amare quando si vorrebbe odiare finchè non si separano le due cose, la persona dal comportamento della persona.
Per me è stata condizione necessaria passare dalla tua stessa strada, ma conosco altri che non hanno avuto questa necessità, in quanto si sono ritrovati genitori equilibrati, maturi.
Eppure anche genitori così meritevoli trovano figli ingrati che si comportano male, costringendo un genitore ad odiare i figli.
Insomma, io penso per ora che importante sia prenderne coscienza e tu lo stai facendo mi pare.
__________________
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Vecchio 16-06-2011, 23.23.55   #23
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Scusa se mi permetto ma vorrei poter commentare qualche passaggio con la speranza di poterti dare qualche spunto di riflessione. Spero di non essere troppo diretto, di ferirti o crearti fastidio.
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Ovviamente verso i miei genitori non c'è solo odio, c'è anche odio.
Mi ha colpito questo lapsus, pare che dentro di te ci sia molta rabbia. Ho pensato che volessi scrivere:"Ovviamente verso i miei genitori non c'è solo odio, c'è anche amore." Ma forse è una mi travisata?
Quote:

Forse si guarisce solo quando si accetta veramente all'interno di sè la presenza del contrasto e non si fugge più verso uno dei due estremi odio/amore.
Parli di guarigione, la malattia è la non armonia, il conflitto che è dentro di te. Può essere che identifichi il conflitto dei tuoi genitori come un tuo conflitto interiore. Vi è un forte legame tra il loro comportamento e la rabbia dentro di te, il giudizio è centrale nelle cose che scrivi. La fuga è un pensiero ricorrente, la fuga verso uno dei due estremi odio/amore è un modo per evitare di stare in mezzo al conflitto.
Quote:

Poi c'è il discorso del perdono: mio padre, mia madre lotteranno sempre dentro di me finchè non li perdonerò ma anche per quello, ci vuole tempo.
Di cosa devi perdonarli? Del fatto che sono in conflitto tra loro? Del fatto che non hai ricevuto attenzione, amore? Oppure perdonarli per come si sono comportati con loro stessi? Come ancora oggi sono? Eppure ognuno ha in se un percorso, un destino che si è in qualche modo scelto.
Quote:

So che è frustrato, represso e che annega le sue ansie nel lavoro, maledicendolo allo stesso tempo. La sua vita sessuale non è sto granchè e che anche lì accetta tutto perchè DEVE accettare tutto, gli hanno insegnato così, mia madre non lo tocca volentieri, si vede, si è sempre visto.

Forse il conflitto è tutto in queste parole.
Quote:

...odio mio padre perchè è violento, amo mio padre perchè è mio padre.

Dovere ed accettazione dei ruoli ma non è possibile negare un sentimento di odio. Ma poi si tratta di odio oppure è rabbia? Rabbia per l'impossibilità di cambiare le cose, cambiare le persone, cambiare tuo padre.
E tua madre che ruolo ha nel conflitto? E' un'elemento passivo o attivo?
Quote:

Lui coi suoi soliti modi gli ha detto: << Non leccarmi senno ti taglio il collo>> Ma il cane se ne è fregato bellamente e ha continuato a zampettargli allegramente dietro. In quel momento ho invidiato il cane e tutta la sua non-conflittualità.
Già, hai invidiato il cane perchè non ha cercato di cambiare padrone.

Ultima modifica di Grey Owl : 16-06-2011 alle ore 23.28.03.
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Vecchio 17-06-2011, 08.44.39   #24
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costringendo un genitore ad odiare i figli.
Nessuno può costringere chicchessia ad odiare.
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Vecchio 17-06-2011, 09.46.24   #25
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Citazione:
Mi ha colpito questo lapsus, pare che dentro di te ci sia molta rabbia. Ho pensato che volessi scrivere:"Ovviamente verso i miei genitori non c'è solo odio, c'è anche amore." Ma forse è una mi travisata?
Volevo scrivere proprio così, non c'è solo odio, c'è anche odio, intendendo che oltre all'odio ci anche altri sentimenti tra cui la gratitudine (senza di loro non sarei al mondo), l'amore ecc


Citazione:
Parli di guarigione, la malattia è la non armonia, il conflitto che è dentro di te. Può essere che identifichi il conflitto dei tuoi genitori come un tuo conflitto interiore. Vi è un forte legame tra il loro comportamento e la rabbia dentro di te, il giudizio è centrale nelle cose che scrivi. La fuga è un pensiero ricorrente, la fuga verso uno dei due estremi odio/amore è un modo per evitare di stare in mezzo al conflitto.
A questo non avevo pensato, al fatto che identifico il conflitto tra loro due con il conflitto dentro di me. Ma credo sia un po' così no? Se dal rapporto tra i miei genitori ho respirato conflittualità, forse è inevitabile farmi proprio quel conflitto. Mia madre mi ha detto chiaramente che mio padre le fa schifo.

Citazione:

Di cosa devi perdonarli? Del fatto che sono in conflitto tra loro? Del fatto che non hai ricevuto attenzione, amore? Oppure perdonarli per come si sono comportati con loro stessi? Come ancora oggi sono? Eppure ognuno ha in se un percorso, un destino che si è in qualche modo scelto.
Devo perdonarli di essere dovuta crescere troppo in fretta perchè loro sono bambini. Alla mia età razionalmente è pure semplice, quello che non è semplice è convincere la piccola Edera che ancora vive in me.

Poi oltre che con loro ce l'ho con tutta la parte maschile della mia famiglia. Mio padre, i suoi fratelli, mio nonno. Ce l'ho perchè sono cresciuta vedendo in casa una zia schizzofrenica, la sorella più giovane di mio padre. Sono in quattro, tre maschi e lei. I maschi se la sono cavata, più o meno... Mio padre è il risultato più sano credo. Ma lei si è ammalata a tredici anni, fase cruciale mentre stava diventando donna. Si è ammalata perchè nessuno è riuscito ad accogliere i suoi bisogni: lei voleva continuare andare a scuola ad esempio ma suo padre l'ha messa a lavorare nell'allevamento di conigli di famiglia, pensa che faceva i compiti di notte sulla scale. Era una creatura ostinata e il risultato è stato che si è fermata lì per sempre, ora ha 50 anni e da quando ne aveva 15 è sotto farmaco. Fa una vita semi-vegetale : stira, va a prendere il pane e dorme. Questa figura ha sempre coperto un ruolo importante nella mia psiche: l'ho sempre vissuta come il risultato di quell'ambiente familiare, con quel maschile così gretto, animale. Infatti mi ero messa in testa di curarla: le leggevo le fiabe del sussidario perchè mi ero convinta che accendendole l'interesse verso la lettura ( i libri che amava) sarebbe guarita. Quindi sono cresciuta così con quel sentimento di ingiustizia e di rabbia che tanto traspare nelle mie parole, in realtà hai ragione , più che odio la mia è profonda rabbia che nasce dalla profonda capacità del mio ambiente familiare di capire i bisogni primari.

Citazione:
Dovere ed accettazione dei ruoli ma non è possibile negare un sentimento di odio. Ma poi si tratta di odio oppure è rabbia? Rabbia per l'impossibilità di cambiare le cose, cambiare le persone, cambiare tuo padre.
E tua madre che ruolo ha nel conflitto? E' un'elemento passivo o attivo?
Si tratta di rabbia come ho scritto sopra e ben intuisci.
Mia madre è una figura che si comporta come se fosse stata partorita dal cielo divino e costretta a vivere in un ambiente meschino, mai accettato. Infatti tutte noi figlie secondo lei siamo perfette, impossibile accettare di aver sbagliato da qualche parte. Siamo quattro figli Gray: in due soffriamo di disturbi alimentari, tutte di ansia più o meno forte. Io sono quella che se l'è cavata peggio perchè ho assorbito più di tutti certe problematiche sia di mia madre (che quand'ero piccina ha fatto un esaurimento) sia dell'ambiente familiare (all'epoca vivevamo tutti in una casa di campagna, nonni, zii compresi). Ora la situazione è molto diversa da quando sono cresciuta io, l'ambiente più sano, non viviamo nella stessa casa... infatti mio fratello è bimbo tranquillo che riesce bene a scuola ecc. Quindi ce l'ho con mia madre perchè vorrei accettasse di vedere i problemi dei suoi figli al posto che vederli come la copertina di Cosmopolitan.(giornale di moda). Questo intendo quando dico che i miei genitori sono bambini, la loro totale incapacità di mettersi in discussione, come appunto i bimbi.
Mi basterebbe vedere un barlume di autocritica per una volta, una sola. Ma credo sia un atteggiamento sbagliato e che qui stia il nodo centrale: devo accettare l'impossibilità di cambiare sia loro che i fatti.

Citazione:
Già, hai invidiato il cane perchè non ha cercato di cambiare padrone.
Esatto
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