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Vecchio 05-06-2008, 11.54.42   #1
RedWitch
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Predefinito Proiezioni

Prendo al volo lo spunto di Ray sul thread "la musica nel cuore" per proporre l'argomento, mi interesserebbe molto riuscire a capire qualcosa in piu' di queste "proiezioni" che facciamo sugli altri, di come funzionano e magari come riuscire a riconoscerle in noi.

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Originalmente inviato da Ray
................................................
Spesso nei vari argomenti psicologici parliamo di "proiezioni" anche se, a quanto mi consta, non abbiamo mai approfondito il concetto e forse sarebbe ora di farlo, magari in tread specifico. In ogni caso, brevemente, si tratta di un meccanismo inconscio (non ci rendiamo conto) per il quale "mettiamo" negli altri delle parti di noi sconosciute o negate o represse o sofferenti o che non ci piacciono o bisogni o paure o desideri (sempre inconsci) o...

..............................................
Mettiamo negli altri parti di noi sconosciute, o negate o represse o etcetc.. con un meccanismo inconscio quindi attribuiamo ad altri cose che in realta' appartengono a noi,
quindi in cui ci specchiamo anche se non consciamente? Nike da qualche parte ha usato una frase che rendeva molto bene il concetto, diceva che proiettiamo la nostra ombra sugli altri. Ma il concetto di specchio, quanto c'entra con il discorso proiezione? In linea di massima associo allo specchio quelle parti che vedo in un altro (e che in realta' sono mie) che mi infastidiscono, che mi risultano difficili da sopportare (e che in genere non ho ancora risolto in me), mentre se parliamo di mancanze, proietto sugli altri i miei bisogni di solito.. riempio in qualche modo i miei bisogni, ( se dovessi disegnare la cosa la vedrei proprio come se ci fossero dei buchi da riempire) quindi a seconda di chi mi trovo davanti ho delle tendenze (coccolo, do attenzioni, cerco di essere disponibile etcetc).


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Originalmente inviato da Ray
....................................
.......... ovvero che una volta visto il meccanismo (vederlo non è che uno te lo dice) non puoi più proiettare... il motivo è che lo faresti consapevolmente e quindi non sarebbe più proiezione, non "funzionerebbe" più
Questo mi sembra particolarmente interessante.. se riesco a vedere il meccanismo, se riesco a vedere perche' sto proiettanto e cosa sto proiettando sull'altro, la cosa perde potere in qualche modo, non funziona piu', anche perche' diventerebbe un raccontarsela credo...

Ma allora, se vediamo o meglio se crediamo di vedere un certo meccanismo che mettiamo in moto , perche' poi succede che questi meccanismi si ripetono magari con altri soggetti? Significa che quello che stiamo vedendo e' un'illusione , non e' il vero meccanismo, ma che a monte c'e' dell'altro ancora non risolto?

Per esempio io mi accorgo che ho la tendenza a dare attenzioni all'altro, ad ascoltarlo , a caricarlo di importanza e vedo che sto proiettando sull'altro il mio bisogno , ma se ci faccio attenzione riesco a contenere la cosa, se la perdo di vista, il meccanismo riscatta quasi immediatamente..
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Vecchio 05-06-2008, 12.46.07   #2
Ray
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Iniziando a vedere questa cosa possiamo ragonare sul termine "proiezioni". La differenza tra proiettare e mettere è che se metto non ho più, se proietto tengo ma produco un'immagine in qualche posto... un po' come una diapositiva, io sono il proiettore e l'altro è il muro, quello che accoglie la proiezione.

Tutto nasce dal fatto che ciò che proiettiamo, bisogno o quel che è, è relegato nell'inconscio, ovvero è sconosciuto (o negato)... insomma in qualche modo è "altro da noi", anche se ovviamente non lo è davvero.

Essendo relegato nell'inconscio in un certo modo vive di vita propria... ciò che non conosciamo agiamo (siamo agiti)... quindi sta cosa "si comporta".

Quando "riconosciamo" nell'altro un terreno adatto a questo accoglimento, automaticamente parte questa proiezione che ci permette di "depositare" nell'altro questa parte scomoda... da un certo punto di vista ci permette anche di vederlo, quindi il meccanismo in se non va giudicato negativamente, anche se vederlo non è certo facile (si producono molti indizi che di solito ignoriamo a bella posta).

Dal momento della proiezione in poi (che poi quasi sempre avviene anche una contro-proiezione... una delle caratteristiche del "terreno adatto") l'altro diventa il "custode" di quella parte che abbiamo spostato e tramite lui (e quindi assume un'importanza particolare quell'aspetto nel nostro vissuto), ovvero tramite il rapporto con lui, abbiamo la possibilità/illusione di rapportarci anche con quella parte di noi sconosciuta. (ovviamente se ci rapportiamo con il noi messo nell'altro non ci rapportiamo con l'altro, non lo riconosciamo... vedi eccessive cure, eccessiva gelosia ecc.).
Purtroppo spesso accade che interi rapporti siano basati su queste proiezioni e che quidni, quando vengono ritratte il rapporto salta o comunque passa una crisi... ma forse sto andando un po' troppo di qua e di la, magari facciamo qualche esempio.
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Vecchio 05-06-2008, 23.20.40   #3
RedWitch
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Iniziando a vedere questa cosa possiamo ragonare sul termine "proiezioni". La differenza tra proiettare e mettere è che se metto non ho più, se proietto tengo ma produco un'immagine in qualche posto... un po' come una diapositiva, io sono il proiettore e l'altro è il muro, quello che accoglie la proiezione.

Tutto nasce dal fatto che ciò che proiettiamo, bisogno o quel che è, è relegato nell'inconscio, ovvero è sconosciuto (o negato)... insomma in qualche modo è "altro da noi", anche se ovviamente non lo è davvero.

Essendo relegato nell'inconscio in un certo modo vive di vita propria... ciò che non conosciamo agiamo (siamo agiti)... quindi sta cosa "si comporta".
Provo a vedere se ho capito qualcosa.. il discorso proiezione come "tengo , ma produco un'immagine" mi è chiara, nel senso che non è che cedo all'altro un qualcosa, semplicemente faccio in modo di vederlo al mio esterno (che poi spesso è l'unico modo per poter vedere certe cose). Non da ultimo lo vedo come qualcosa di estraneo, qualcosa che non riconosco in me, ma che invece è presente giusto?
A me continua a ricordare il discorso degli specchi, ma quando mi specchio vedo un riflesso, qualcosa che è presente in me ma anche nell'altro (anche se posso amplificarlo se proietto appunto i miei bisogni, disagi, paure etc.. ?), mentre nella proiezione faccio tutto da me? Proietto nell'altro cose che nell'altro non sono presenti?

L'essere agiti, significa che fintanto che non riusciamo a riconoscere come nostre quelle proiezioni, non avremo nessuna possibilità di controllarle, e quindi di smettere con il "film"?.. mentre nel momento in cui mi rendo conto che sono io che che proietto sull'altro, a quel punto non potrò più fare finta di credere che il bisogno sia nell'altro e non in me.. il film si dovrà interrompere per forza. Se si riesce a riconoscere il meccanismo è un buon modo per conoscere parti di sè stessi che non avremmo modo di vedere in nessun altro modo credo..


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Quando "riconosciamo" nell'altro un terreno adatto a questo accoglimento, automaticamente parte questa proiezione che ci permette di "depositare" nell'altro questa parte scomoda... da un certo punto di vista ci permette anche di vederlo, quindi il meccanismo in se non va giudicato negativamente, anche se vederlo non è certo facile (si producono molti indizi che di solito ignoriamo a bella posta).

Dal momento della proiezione in poi (che poi quasi sempre avviene anche una contro-proiezione... una delle caratteristiche del "terreno adatto") l'altro diventa il "custode" di quella parte che abbiamo spostato e tramite lui (e quindi assume un'importanza particolare quell'aspetto nel nostro vissuto), ovvero tramite il rapporto con lui, abbiamo la possibilità/illusione di rapportarci anche con quella parte di noi sconosciuta. (ovviamente se ci rapportiamo con il noi messo nell'altro non ci rapportiamo con l'altro, non lo riconosciamo... vedi eccessive cure, eccessiva gelosia ecc.).
Purtroppo spesso accade che interi rapporti siano basati su queste proiezioni e che quidni, quando vengono ritratte il rapporto salta o comunque passa una crisi... ma forse sto andando un po' troppo di qua e di la, magari facciamo qualche esempio.
Per contro-proiezione intendi che l'altro ci da una "risposta" alla nostra di proiezione? Esempio: io credo che tu abbia bisogno di essere ascoltato, allora mi pongo in ascolto, dall'altra parte troverò terreno fertile per cui l'altro parlerà credendo che io abbia bisogno di quello?Come dire che anche le proiezioni si "incastrano" vicendevolmente ?

Se hai voglia di provare con qualche esempio.. questa parte non mi è molto chiara onestamente.

Se ho ben capito puo' diventare un problema se noi invece che rapportarci con la persona che abbiamo di fronte le attribuiamo tutta una serie di proiezioni, secondo cui crediamo che quella persona sia quello, e magari è tuttaltro.. se per caso o dopo un po' di tempo ci rendiamo conto di quel "altro" non riconosciamo più chi abbiamo di fronte e saltando il palco, salta anche il rapporto..
Questo dimostrerebbe anche la scarsissima considerazione che abbiamo nell'altro ma di come lo usiamo come "riempitivo", senza mai vederlo/ascoltarlo veramente..
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Vecchio 06-06-2008, 00.55.43   #4
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Provo a vedere se ho capito qualcosa.. il discorso proiezione come "tengo , ma produco un'immagine" mi è chiara, nel senso che non è che cedo all'altro un qualcosa, semplicemente faccio in modo di vederlo al mio esterno (che poi spesso è l'unico modo per poter vedere certe cose). Non da ultimo lo vedo come qualcosa di estraneo, qualcosa che non riconosco in me, ma che invece è presente giusto?
A me continua a ricordare il discorso degli specchi, ma quando mi specchio vedo un riflesso, qualcosa che è presente in me ma anche nell'altro (anche se posso amplificarlo se proietto appunto i miei bisogni, disagi, paure etc.. ?), mentre nella proiezione faccio tutto da me? Proietto nell'altro cose che nell'altro non sono presenti?
Non è che proiettiamo per poter vedere, la proiezione è un meccanismo automatico di difesa da qualcosa di nostro interno che ci è intollerabile (o spiacevole) ma dal quale non possiamo fuggire e quindi lo neghiamo come nostro e lo attribuiamo ad altri o anche ad un oggetto.
A questo punto è chiaro che, quando ci relazioniamo con l'altro in cui abbiamo proiettato, ci relazioniamo anche con la parte di noi negata e spostata (a volte solo con quella o principalmente)... quindi la connessione con gli specchi ci sta... l'effetto che l'altro ci fa è quello che in realtà ci fa quella parte di noi spiacevole che abbiamo negato.
Da cui il discorso che facevamo negli specchi per il quale, se qualcosa dell'altro di da fastidio, allora è certamente anche nostro.

Comunque è interessante che, per esempio per Jung, non proiettiamo solamente parti negative o vissute come tali, ma possiamo anche proiettare parti positive e funzionanti, se queste non si incastrano con uno stato generale... tipo ho scarsa considerazione di me e quindi proietto fuori il me vincente o il me di riferimento che da buoni consigli o cose così...


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L'essere agiti, significa che fintanto che non riusciamo a riconoscere come nostre quelle proiezioni, non avremo nessuna possibilità di controllarle, e quindi di smettere con il "film"?.. mentre nel momento in cui mi rendo conto che sono io che che proietto sull'altro, a quel punto non potrò più fare finta di credere che il bisogno sia nell'altro e non in me.. il film si dovrà interrompere per forza. Se si riesce a riconoscere il meccanismo è un buon modo per conoscere parti di sè stessi che non avremmo modo di vedere in nessun altro modo credo.. ..
Esatto. In nessun altro modo. Con tutte le relative implicazioni che ci possono essere sia sul relazionale, in campo psicologico, che nella Ricerca sul gruppo o, se pensiamo alle proiezioni positive, alla figura del Maestro (anche le negative si cucca cmq...)


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Per contro-proiezione intendi che l'altro ci da una "risposta" alla nostra di proiezione? Esempio: io credo che tu abbia bisogno di essere ascoltato, allora mi pongo in ascolto, dall'altra parte troverò terreno fertile per cui l'altro parlerà credendo che io abbia bisogno di quello?Come dire che anche le proiezioni si "incastrano" vicendevolmente ?

Se hai voglia di provare con qualche esempio.. questa parte non mi è molto chiara onestamente. ..
Si, le proiezioni si incastrano, nel senso che io proietto in te una parte di me e tu ne proietti in me un'altra che presenta una certa congruenza... possono addirittura essere la stessa parte, ma qui la cosa si complica notevolmente e quindi propongo di studiare un esempio su tutto il discorso.

Prendiamo il caso classico del geloso proiettivo, ovvero colui che è smodatamente geloso in un modo del tutto sproporzionato alla realtà. Egli attribuisce all'oggetto della sua gelosia (moglie, marito, fidanzata/o o quel che è) tutta una serie di pulsioni, pensieri, desideri, voglie e intenzioni che sono tutte sue. Siccome nega in se i suoi stessi desideri poniamo di tradimento, li nega e li proietta nel partner, mettendo dentro di lui/lei le cose sue che giudica negativamente e che in se stesso perseguita... di fatto poi perseguitando il partner. Quindi si relaziona con se stesso e non con il partner, comportandosi come segretamente ritiene ci si dovrebbe comportare con lui.
Mi fermo qui per ora, prima di vedere come l'altro accoglie e contro-proietta (o rifiuta o altro).

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Se ho ben capito puo' diventare un problema se noi invece che rapportarci con la persona che abbiamo di fronte le attribuiamo tutta una serie di proiezioni, secondo cui crediamo che quella persona sia quello, e magari è tuttaltro.. se per caso o dopo un po' di tempo ci rendiamo conto di quel "altro" non riconosciamo più chi abbiamo di fronte e saltando il palco, salta anche il rapporto..
Questo dimostrerebbe anche la scarsissima considerazione che abbiamo nell'altro ma di come lo usiamo come "riempitivo", senza mai vederlo/ascoltarlo veramente..
In parte ti ho già risposto... l'ultima frase è fondamentale.
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Vecchio 06-06-2008, 14.13.40   #5
cassandra
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Mi sembra di aver capito questo del discorso,se tizio ad esempio soffre di solitudine,ha paura di restare solo,vedendo una persona che manifesta la stessa mancanza tende a riempire apparentemente la sua,quando in fondo lo fa per se stesso..si riempie "sfruttando"l'altro che vive una sensazione,situazione simile alla sua...per cui spesso dietro alla generosità,per dirne una, può nascondersi una nostra mancanza da colmare.Quando però lo vedi,te ne accorgi,a quel punto il meccanismo salta,perchè se sono consapevole della dinamica,potrò controllare la reazione che prima avveniva in automatico ed inconsapevolemnte..come dire che il gioco finisce perchè ormai so com'è,so chi riguarda davvero e posso usufruire del prossimo per conoscermi e migliorare,soprattutto sui difetti che normalmente attribbuiamo ad altri,ma che se non avessimo anche noi, non potremmo neanche riconoscere.Un altro esempio,se Caio è ingordo,gli piace mangiare molto ma si trattiene per qualche motivo (esempio cassandresco lo so),facilmente sottolineerà l'ingordigia altrui,dirà ad altri come bisognerebbe gestire l'alimentazione etc.,ma pur parlando a se stesso in realtà, non arriverà mai alla consapevolezza che in effetti parla di sè,di ciò che è in lui/lei...il solito modo di guardare all'esterno anzichè dentro..ma in fondo lo dice la parola stessa..proiettarsi..Questa cosa mi fa anche pensare al fuscello nell'occhio altrui, che è una trave nel nostro..ma forse è un'altra storia anche se personalmente qualcosa ci vedo.

Ultima modifica di cassandra : 06-06-2008 alle ore 14.18.26.
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Vecchio 16-06-2008, 18.00.04   #6
RedWitch
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
........
Comunque è interessante che, per esempio per Jung, non proiettiamo solamente parti negative o vissute come tali, ma possiamo anche proiettare parti positive e funzionanti, se queste non si incastrano con uno stato generale... tipo ho scarsa considerazione di me e quindi proietto fuori il me vincente o il me di riferimento che da buoni consigli o cose così...
Mi interesserebbe provare ad approfondire questa parte, non sono sicura di averla colta (deve essere perche' vedo sempre il lato negativo o come dici tu vissuto come tale, della faccenda). Nel tuo esempio se io prendo come riferimento , come vincente un amico/a anche qui mi sto relazionando con una parte di me che non accetto o non vedo?
Se sono abituata a vedermi insicura e perdente se vedo una persona sicura di se' e vincente, le cose possono essere due. O la ammiro in maniera esponenziale (tipo la metto su un piedistallo e difficlmente la fara' scendere anche se ce ne fosse motivo..) oppure mi racconto che la sto ammirando tantissimo e sotto sotto provo qualcosa che e' molto simile all'invidia.. o le due cose mischiate.. questo e' quello che finora sono riuscita a scovare in me.
Sono tutte la proiezione di quella stessa cosa?

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Esatto. In nessun altro modo. Con tutte le relative implicazioni che ci possono essere sia sul relazionale, in campo psicologico, che nella Ricerca sul gruppo o, se pensiamo alle proiezioni positive, alla figura del Maestro (anche le negative si cucca cmq...)
Nell'esempio specifico del Maestro la proiezione in genere e' positiva, di ammirazione ed emulazione anche.. si tende a voler seguire l'esempio, anche questa e' una proiezione ho capito bene? Vorremmo fare nostro qualcosa che non crediamo di avere o non vediamo?

Sul relazionale, temo davvero che il risultato di queste proiezioni, sia che non vediamo mai realmente l'altro, ma che ne abbiamo bisogno per relazionarci con quelle parti di noi che altrimenti non potremmo vedere... in questo senso un gruppo diventa una palestra enorme.. sempre che non ci dimentichiamo completamente dell'altro e o prendiamo "a calci" per conoscere noi stessi..

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Mi fermo qui per ora, prima di vedere come l'altro accoglie e contro-proietta (o rifiuta o altro).
aspetto che vai avanti

grazie
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Vecchio 16-06-2008, 18.24.46   #7
turaz
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Originalmente inviato da cassandra Visualizza messaggio
Mi sembra di aver capito questo del discorso,se tizio ad esempio soffre di solitudine,ha paura di restare solo,vedendo una persona che manifesta la stessa mancanza tende a riempire apparentemente la sua,quando in fondo lo fa per se stesso..si riempie "sfruttando"l'altro che vive una sensazione,situazione simile alla sua...per cui spesso dietro alla generosità,per dirne una, può nascondersi una nostra mancanza da colmare.Quando però lo vedi,te ne accorgi,a quel punto il meccanismo salta,perchè se sono consapevole della dinamica,potrò controllare la reazione che prima avveniva in automatico ed inconsapevolemnte..come dire che il gioco finisce perchè ormai so com'è,so chi riguarda davvero e posso usufruire del prossimo per conoscermi e migliorare,soprattutto sui difetti che normalmente attribbuiamo ad altri,ma che se non avessimo anche noi, non potremmo neanche riconoscere.Un altro esempio,se Caio è ingordo,gli piace mangiare molto ma si trattiene per qualche motivo (esempio cassandresco lo so),facilmente sottolineerà l'ingordigia altrui,dirà ad altri come bisognerebbe gestire l'alimentazione etc.,ma pur parlando a se stesso in realtà, non arriverà mai alla consapevolezza che in effetti parla di sè,di ciò che è in lui/lei...il solito modo di guardare all'esterno anzichè dentro..ma in fondo lo dice la parola stessa..proiettarsi..Questa cosa mi fa anche pensare al fuscello nell'occhio altrui, che è una trave nel nostro..ma forse è un'altra storia anche se personalmente qualcosa ci vedo.
padre Pio (giusto per fare un esempio) proiettava secondo te?
oppure c'è un limite a un certo punto a questa "visione a specchio" (che quantomeno inizialmente è sicuramente veritiera)?

mi spiego meglio:
siamo così sicuri che tutti "proiettino"?
oppure c'è chi conoscendo "le travi nel suo occhio" e avendole superate comprende magari che nel percorso di ognuno sia arrivato il momento di mostrargliele facendolo diciamo così "maieuticamente" arrivare da solo (per modo di dire)?

Ultima modifica di turaz : 16-06-2008 alle ore 18.26.49.
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Vecchio 16-06-2008, 18.28.50   #8
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E se si (ossia qualcuno non proietta) come fare a riconoscerlo se si pensa che "tutti lo facciano"?

non trovate sia una visione estrema e assolutistica quella di pensare che tutti "proiettino" (del tipo "mal comune mezzo gaudio")e in realtà fallace ?
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Vecchio 16-06-2008, 18.36.39   #9
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Originalmente inviato da turaz Visualizza messaggio
E se si (ossia qualcuno non proietta) come fare a riconoscerlo se si pensa che "tutti lo facciano"?

non trovate sia una visione estrema e assolutistica quella di pensare che tutti "proiettino" (del tipo "mal comune mezzo gaudio")e in realtà fallace ?
A me non interessa se tutti proiettano o meno, ma trovo interessante riconoscere se io lo faccio, in modo da potermi conoscere. Se hai letto sopra, riconoscere la proiezione (la propria non quella di un altro..) significa avere la possibilita' di vedere qualcosa che altrimenti rimane nascosto e non potremmo vedere. Quindi la trovo una grande possibilita', da sfruttare, da conoscere il piu' possibile.

Se ci sono persone non soggette a queste proiezioni credo debbano aver lavorato veramente molto su se' stesse, conoscersi talmente bene da non esserne piu' soggette.
Diversamente, penso che sia veramente molto dura che qualcuno per magia superi certi meccanismi e non proietti sugli altri.
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Vecchio 16-06-2008, 18.47.59   #10
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infatti non lo fa per "magia" ma per lavoro precedente che chi non ha ancora svolto non può riconoscere (o quantomeno non comprende sino in fondo)

questo porta a quanto dicevi tu... quella fastidiosa invidia di proiezione in certi casi.

ciauzz
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Vecchio 16-06-2008, 19.44.39   #11
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Tutti proiettano, anche Padre Pio proiettava, che mi rispondi Turi?
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Vecchio 16-06-2008, 19.45.58   #12
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Tutti proiettano, anche Padre Pio proiettava, che mi rispondi Turi?

che può benissimo essere vero
ad esempio khrisnamurti proiettava secondo me l'esperienza originaria di "rifiuto dei guru" derivatogli dalla famiglia di origine (che dagli albori lo considerava tale)

Ultima modifica di turaz : 16-06-2008 alle ore 19.48.27.
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Vecchio 16-06-2008, 20.48.57   #13
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Tutti proiettano, anche Padre Pio proiettava, che mi rispondi Turi?
Se posso risponderti anche io ti dico che non sono d'accordo. Sulla prima parte ovviamente, di Padre Pio non so nulla che mi possa dare indizi in merito.

In ogni caso, se prendiamo la proiezione come un meccanismo inconscio grazie al quale spostiamo una parte negata, o solamente non nota, è esente da questo meccanismo colui che è "individuato" (per dirla con Jung) o, in altri termini, colui che si conosce interamente (e mantiene tale stato diciamo, dato che l'individuazione è un processo e non è che si ferma).
Se anche ci fosse un meccanismo analogo, non sarebbe inconscio.

Infatti, una volta "vista" la proiezione, essa non è più tale, o meglio si innesca un processo per il quale di "ritrae" quel qualcosa. Questo modifica la relazione in atto... nel senso che tolta la "cosa" proiettata si fa spazio alla successiva proiezione e via così (buona parte della psicanalisi è proprio l'analisi di queste proiezioni e controproiezioni).

Comunque mi interesserebbe parecchio sapere cosa intendevi.
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Vecchio 16-06-2008, 21.53.03   #14
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In ogni caso, se prendiamo la proiezione come un meccanismo inconscio grazie al quale spostiamo una parte negata, o solamente non nota, è esente da questo meccanismo colui che è "individuato" (per dirla con Jung) o, in altri termini, colui che si conosce interamente (e mantiene tale stato diciamo, dato che l'individuazione è un processo e non è che si ferma).
Se anche ci fosse un meccanismo analogo, non sarebbe inconscio.

Infatti, una volta "vista" la proiezione, essa non è più tale, o meglio si innesca un processo per il quale di "ritrae" quel qualcosa. Questo modifica la relazione in atto... nel senso che tolta la "cosa" proiettata si fa spazio alla successiva proiezione e via così (buona parte della psicanalisi è proprio l'analisi di queste proiezioni e controproiezioni).
Se le proiezioni ci servono in qualche modo per far uscire la parte di noi che sta in ombra,
e finchè sono inconscie non affiorano alla nostra coscienza, come facciamo ad accorgerci che stiamo proiettando qualcosa ?
A parte il fatto che non ho ancora capito bene come si proietta una cosa di cui non siamo coscienti.... a meno che più o meno inconsciamente non si faccia a qualcuno qualcosa che si vorrebbe fosse fatto a se stessi, come se una persona di temperamento irascibile vedendo due persone che litigano cercasse di mettere pace...
Quando ero bambina, invece, punivo o premiavo la bambola a seconda dei miei stati d'animo...
In qualche caso se ero felice la riempivo di coccole, se ero triste la mettevo in castigo, non potevo sopportare che la mia bambola fosse felice se io non lo ero, in effetti proiettavo sulla bambola il mio stato interiore.
In altri momenti invece se ero triste la abbracciavo forte forte per farle sentire l'affetto e mi sentivo un po' meglio...
In questo modo qualcosa esce, invece una persona che è perfettamente cosciente di se stessa non fa uscire nulla, non proietta, non si rispecchia nell'altro, non dà e non riceve inconsapevolmente, ma quello che fa lo fa con perfetta coscienza.
In queste proiezioni io vedo il completamento di quello che ci manca, o che abbiamo ma non riusciamo a vedere.
Nel senso positivo invece si proietta sull'altro un surplus di energia, ma a questo proposito ho notato una cosa, almeno in me: tendo ad essere più generosa con gli altri che con me stessa, in pratica mi nego delle cose che invece trovo logico concedere, che tipo di proiezione è mai questa ????

Ultima modifica di stella : 16-06-2008 alle ore 22.02.04.
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Vecchio 16-06-2008, 22.29.24   #15
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Se le proiezioni ci servono in qualche modo per far uscire la parte di noi che sta in ombra,
e finchè sono inconscie non affiorano alla nostra coscienza, come facciamo ad accorgerci che stiamo proiettando qualcosa ?
Non è che "servono" per quello. Il fatto è che prima le facciamo uscire, per così dire, nel senso che le neghiamo (non sono mie quindi "fuori") e poi l'incontro con un "altro" adatto fa si che noi troviamo un contenitore per questa cosa negata che prima era nell'ombra ma che nell'ombra resta. Possiamo accorgecene proprio perchè c'è l'altro... ed egli può "fare" qualcosa che modifica il giochino, tipo smettere di essere un perfetto contenitore e madarci in crisi.
Ma è nel Lavoro su se che ce ne accorgiamo meglio... magari rispondendo sinceramente ad una domanda (tipo perchè ti arrabbi se faccio così?) o analizzando i vari fastidi che l'altro (noi nell'altro) ci provoca.

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A parte il fatto che non ho ancora capito bene come si proietta una cosa di cui non siamo coscienti.... a meno che più o meno inconsciamente non si faccia a qualcuno qualcosa che si vorrebbe fosse fatto a se stessi, come se una persona di temperamento irascibile vedendo due persone che litigano cercasse di mettere pace...
Quando ero bambina, invece, punivo o premiavo la bambola a seconda dei miei stati d'animo...
In qualche caso se ero felice la riempivo di coccole, se ero triste la mettevo in castigo, non potevo sopportare che la mia bambola fosse felice se io non lo ero, in effetti proiettavo sulla bambola il mio stato interiore.
In altri momenti invece se ero triste la abbracciavo forte forte per farle sentire l'affetto e mi sentivo un po' meglio...
Ecco, questo che fai può essere un esempio... forse si potrebbe dire che proiettavi nella bambola la tua solitudine (e di qui la condivisione dello stato interiore), non so, ma certamente non ne eri consapevole e non trattenevi in te.


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Originalmente inviato da stella Visualizza messaggio
In questo modo qualcosa esce, invece una persona che è perfettamente cosciente di se stessa non fa uscire nulla, non proietta, non si rispecchia nell'altro, non dà e non riceve inconsapevolmente, ma quello che fa lo fa con perfetta coscienza.
In queste proiezioni io vedo il completamento di quello che ci manca, o che abbiamo ma non riusciamo a vedere.
Nel senso positivo invece si proietta sull'altro un surplus di energia, ma a questo proposito ho notato una cosa, almeno in me: tendo ad essere più generosa con gli altri che con me stessa, in pratica mi nego delle cose che invece trovo logico concedere, che tipo di proiezione è mai questa ????
Non so se è una vera proiezione... la proiezione richiede che l'altro abbia una specie di ruolo nei tuoi confronti... per esempio potresti sentirti giudicata da qualcuno che non lo fa, mentre stai proiettando il tuo stesso giudizio.

La questione della perfetta coscienza che porti... quello che ha detto sopra Uno mi ha fatto venire dei dubbi e mi ha fatto ragionare, avrei una teoria che riguarda la necessità della proiezione per la relazione, magari ritraendola subito appena vista e che potrebbe sussistere anche in chi si conosce, ma dato che non mi torna del tutto (e che non riesco a proiettarmi nella situazione) aspetto la risposta di Uno.
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Vecchio 16-06-2008, 22.32.37   #16
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Nell'esempio specifico del Maestro la proiezione in genere e' positiva, di ammirazione ed emulazione anche.. si tende a voler seguire l'esempio, anche questa e' una proiezione ho capito bene? Vorremmo fare nostro qualcosa che non crediamo di avere o non vediamo?
O che non reggiamo.
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Vecchio 17-06-2008, 01.06.56   #17
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Il problema è che la psicanalisi di Freud considera solo ciò che secondo la sua esperienza manca per rendere una persona malata -> normale, cosa già buona a dire il vero, ma non completa, ed il concetto di proiezione nasce in chiave psicologica da li. Jung compie già un passo avanti e cerca di esaminare le proiezioni come mezzo di autoconoscenza, anche se non molto capito.
Perchè uno non potrebbe proiettare consapevolmente? soprattutto non bisogna limitare le proiezioni al negativo.
Il ragazzo che vede un film con l'eroe (Nike sarebbe contento di pensare ai greci che in questo senso proiettavano sugli Dei) proietta su questo eroe parti di se che vuole vedere, ma che di conseguenza vorrebbe (o vuole) manifestare, se poi la cosa dopo 10 minuti che è finito il film si esaurisce è un'altro discorso, ma il meccanismo è questo.
Padre Pio dopo aver visto da bambino un frate francescano, interessatosi a cosa significava il saio etc... proiettò in un primo momento su San Francesco quello che lui voleva manifestare, poi sul Cristo.
Per capirci provo un esempio, se prendo una torcia elettrica, una pila, spenta nel buio, quale potremmo essere noi nella piena immobilità, la torcia non esiste, non si vede almeno, se accendo questa torcia puntandola verso un qualsiasi oggetto, la torcia proietta la sua luce sull'oggetto ma di conseguenza gli altri vedono quella luce, la torcia manifesta quella luce. Semplicemente per esistere, agire e vivere dobbiamo proiettare qualcosa su qualcuno. Gli studi condotti sull'isolamento forzato a che mi risulti non hanno mai considerato che è questo quello che viene a mancare, l'isolamento porta ad una perdita di identità, si arriva perfino a proiettare su oggetti (esempi in due film, quello con Tom Hancks in Cast Away, naufrago su un'isola deserta disegna un volto su un pallone, oppure il recente io sono leggenda, in cui Willy Smith crea delle scenette con dei manichini) per cercare di mantenere intatta l'identità.
Se non proiettiamo qualcosa siamo impazziti o completamente concentrati su noi stessi, cosa quest'ultima che è buona in e per certi periodi, ma non è certamente lo scopo in essere della vita.
Ovvio che c'è differenza tra proiettare consapevolmente ed inconsapevolmente, chi conosce le proprie parti oscure non ha bisogno di proiettare queste, può farlo se necessario per qualche scopo, non per se stesso, però proietterà comunque ciò che desidera manifestare, a meno che non sia in un periodo di ritiro, in ogni caso proietterà sottilmente.
In ogni caso ricordiamoci che le parti oscure si possono proiettare sempre come un'ombra attraverso manifestazioni visibili. Senza luce ed un oggetto su cui puntare il fascio (che sia la pellicola o altro) luminoso non posso creare un'ombra sul proiettato.

L'esempio che ho fatto di Padre Pio è molto collegato al discorso sull'imitazione (in questo caso perfettamente con l'Imitatio Christi) che facevamo tempo fa, non è la stessa identica cosa però, semmai colma dei punti.
L'esempio del film invece colma delle lacune e/o esprime meglio il concetto dell'effetto catartico, argomento che si può espandere meglio a parte.
Assume anche un'altro senso il concetto di vedere del buono in chiunque, amare chiunque a prescindere da tutto, cosa che non contrasta con il dare una bastonata ad uno se se la merita
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Vecchio 17-06-2008, 01.41.46   #18
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Avevo immaginato qualcosa di simile quando ho parlato di "necessità di proiezione per la relazione"... tu poi ti spingi ancora più in la e la connetti con una necessità dell'identità.
Ne avevo sentito parlare, ed effettivamente allargando il concetto, ogni volta che ci relazioniamo proiettiamo qualcosa, altrimenti non potremmo riconoscere l'altro, ci sarebbe del tutto precluso (e con questo riconoscimento la relazione, e con la relazione noi stessi non ci riconosceremmo più).


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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Perchè uno non potrebbe proiettare consapevolmente? soprattutto non bisogna limitare le proiezioni al negativo.
Certo che potrebbe, volendolo. Io avevo preso la "definizione" di proiezione che parla di meccanismo inconscio, grazie allo studio del quale possiamo sia vedere cose di noi ancora ignote, sia estendere il nostro "dominio" su quelle parti. Per armonizzare i termini forse si dovrebbe allora parlare di proiezioni automatiche o di proiezioni necessarie.

Certo che se proietto consapevolmente ho anche la possibilità di non farlo, è una scelta. E per questo non serve essere "individuato", mi basta conoscere quella particolare parte, o averne sentore.

Mettendo assieme forse potremmo dire così: le parti di noi negate (per i vari motivi che abbiamo detto) sono automaticamente proiettate, non possiamo fare a meno di farlo e non ce ne rendiamo conto... e buona parte della nostra vita inconscia verte alla ricerca di contenitori adatti alle nostre proiezioni, con i quali "patteggiare" l'accoglimento delle loro.

Così ti suona?
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Vecchio 17-06-2008, 09.48.46   #19
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Certo che potrebbe, volendolo. Io avevo preso la "definizione" di proiezione che parla di meccanismo inconscio, grazie allo studio del quale possiamo sia vedere cose di noi ancora ignote, sia estendere il nostro "dominio" su quelle parti. Per armonizzare i termini forse si dovrebbe allora parlare di proiezioni automatiche o di proiezioni necessarie.

Certo che se proietto consapevolmente ho anche la possibilità di non farlo, è una scelta. E per questo non serve essere "individuato", mi basta conoscere quella particolare parte, o averne sentore.

Si può scegliere relativamente, in un certo senso non proiettare assolutamente è come trattenere il respiro, si può fare ma non per molto con il corpo, altrimenti bisognerebbe bloccare ogni funzione vitale, ma questo è un'altro discorso che va oltre.
Invece da consapevoli, si, si può decidere cosa proiettare, questa è la reale scelta accessibile fin dai primi livelli di consapevolezza.
Quote:

Mettendo assieme forse potremmo dire così: le parti di noi negate (per i vari motivi che abbiamo detto) sono automaticamente proiettate, non possiamo fare a meno di farlo e non ce ne rendiamo conto... e buona parte della nostra vita inconscia verte alla ricerca di contenitori adatti alle nostre proiezioni, con i quali "patteggiare" l'accoglimento delle loro.
Così ti suona?
Si direi che è quello che succede senza limitazioni, viceversa invece se qualcuno ci costringe a non proiettare le parti oscure senza che noi abbiamo scelto di fare questo queste premendo possono fare danni alla struttura dell'io, se qualcuno invece su nostra scelta ci aiuta a riconoscere e frenare queste parti oscure (o riusciamo a farlo autonomamente seguendo dei modelli che riteniamo buoni) la forza che togliamo loro può essere utilizzata per manifestare e proiettare altro.
Questo non significa che queste parti oscure spariranno, saranno sempre parte di noi
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Vecchio 17-06-2008, 09.58.23   #20
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
viceversa invece se qualcuno ci costringe a non proiettare le parti oscure senza che noi abbiamo scelto di fare questo queste premendo possono fare danni alla struttura dell'io,
Non riesco ad immaginare come possa avvenire questa cosa, chi può costringerci e come mi sfugge proprio.
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Vecchio 17-06-2008, 10.06.22   #21
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c'è una frase che mi risuona dentro leggendo di questo argomento "sino a che non renderete il dentro come il fuori e viceversa non entrerete nel regno"

da una parte è una frase che richiama il famoso "conosci te stesso" dall'altra a mio avviso analizza anche il discorso proiezioni.
in ciascuno di noi a livello potenziale a mio avviso sono presenti tutti i caratteri osservabili all'esterno (negli altri fondamentalmente)
come dice Uno a volte sorge un'ammirazione, un voler seguire un esempio che ci porta all' "imitatio" .
in sostanza tutti gli altri attori dell'universo ci mostrano nostre parti (potenziali).
con alcune siamo in conflitto con altre ci "accordiamo".
se riuscissimo a "fare luce" sui nostri lati bui mantenendoci centrati sul presente ci libereremmo da pesi e gravami e soprattutto da reazioni inconscie e a mio avviso potremmo a quel punto fare spazio ad altro di più profondo e positivo.

che ne pensate?
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Vecchio 17-06-2008, 10.10.24   #22
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Non riesco ad immaginare come possa avvenire questa cosa, chi può costringerci e come mi sfugge proprio.
Prendi per esempio i casi che stanno uscendo sempre più di ragazze segregate in cantine o pezzi di case nascoste, quello è un esempio estremo, ma vediamo come escono povere ragazze. Però non occorre segregare fisicamente, anche isolare qualcuno pur incontrandolo tutti i giorni è costringerlo a non proiettare.. o almeno limitarlo di parecchio. Un'altro esempio forte può essere alcuni barboni, in cui questa cosa inizia prima quando ancora sono inseriti nella società (quelli che lo sono).
E a vari livelli questo può accadere anche in una famiglia, una scuola, un posto di lavoro etc...
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Vecchio 17-06-2008, 10.11.10   #23
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Non riesco ad immaginare come possa avvenire questa cosa, chi può costringerci e come mi sfugge proprio.
a mio avviso avviene spesso inconsciamente.
una madre che tenta di fare l'autoritaria piena di ansia e che per educazione o altro forza se stessa alla figura della "perfettina" evitando di affrontare le proprie paure senza consciamente accorgersene attua ad esempio una sorta di controllo psicologico proiettando sul figlio di turno le proprie paure e impedendo di fatto al figlio di far emergere le proprie.

questo creerà nel figlio la disabitudine ad aprirsi e a far emergere i suoi lati oscuri.
e tutto ciò che "rimane dentro" crea a lungo andare mostri interiori
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Vecchio 17-06-2008, 10.26.32   #24
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a mio avviso avviene spesso inconsciamente.
una madre che tenta di fare l'autoritaria piena di ansia e che per educazione o altro forza se stessa alla figura della "perfettina" evitando di affrontare le proprie paure senza consciamente accorgersene attua ad esempio una sorta di controllo psicologico proiettando sul figlio di turno le proprie paure e impedendo di fatto al figlio di far emergere le proprie.

questo creerà nel figlio la disabitudine ad aprirsi e a far emergere i suoi lati oscuri.
e tutto ciò che "rimane dentro" crea a lungo andare mostri interiori
Ecco questo era quello che mi ero immaginata, ma mi rimane il dubbio se Uno lo avrebbe esplicato in questi termini.
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Vecchio 17-06-2008, 11.52.58   #25
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Ecco questo era quello che mi ero immaginata, ma mi rimane il dubbio se Uno lo avrebbe esplicato in questi termini.
Te lo saresti tolto se avessi letto il post prima

Un genitore anche se autoritario non ti impedisce di proiettare su di lui tutto quello che non ti garba Turi, anzi ti agevola in tal senso... ecco perchè mazza e paniello fa il figlio bello (si dice/scrive così amici napoletani? )
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