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Vecchio 22-03-2009, 00.20.06   #1
dafne
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Predefinito quando la sensazione è solo nella mente

In questi giorni mi sono ritrovata a sperimentare spesso questo fenomeno, in vari gradi purtroppo..

Vi è mai capitato che vi parlino di pidocchi e dopo un secondo vi vien da grattare? O che si parli di topi e che improvvisamente avvertiate strani acricchiolii? Ecco, l'effetto è più o meno quello.

Un'altra variabile è quando si ha la febbre alta e ci sembra di cadere o si avvertano o sentano fenomeni uditivi inesistenti (alias delirio da febbre, niente di che)

Credo che a questa gamma appartengano anche quelle micro reazioni meccaniche che ci spingono a metterci in difesa in certe distuazioni che vengano lette dalla mente, ma solo da lei, come pericolose.

Molto prima di queste ultime però mi savo soffermando su quanto potente possa essere l'autosuggestione, su quanto in uno stato di stress si diventi ipersensibili.

Ma che vuol dire ipersensibili? Che si percepiscono cose che prima non sentivamo o che percepiamo anche quelle che non esistono? In fondo tutto quello che viene letto dal nostro cervello come sensazione altro non è che impulso elettrico, allora com'è che delle volte ci sembra d sentire, toccare o vedere cose che oggettivamente non esistono?
Da un punto di vista di puro pensiero riesco a capirlo -esperienza negativa-esperienza simile-simile reazione...ma le allucinazioni da strss? Cos'è che in noi funziona male o troppo poco per filtrare bene o troppo..tanto da ingigantire un niente?

In questi giorni sono tormentata dal pensiero degli scarafaggi, che schifo, però a differenza della settimana scorsa quand'ero oggettivamente estremamente più fragile psicologicamente, stasera sono scossa ma non sono in panico,non sento pruriti strani, rumori curiosi, zampettii ovunque eppure per quel che ne so potrebbero essercene ovunque (blah)

Una cosa simile, amplificata di molto, potrebbe essermi capitata quando vivevo tutto con esagerazione, quando mi sono sentita seguita per strada, quando m'è sembrato che persino un squillo del telefono troppo improvviso potesse farmi venire un infarto, quando m'immaginavo bestiacce in ogni angolo. E la sensazione comune è sempre la stessa, una sorta di estraniamento dal proprio corpo pur vivendolo come in costante pericolo, come se ogni stimolo che gli arrivasse fosse una minaccia non per solo quel punto che colpiva ma per tutto il mio essere..

bon, non so se sono riuscita a capirmi e a farmi capire, voi che ne dita, quando vi è capitato di avere queste specie di allucinazioni come vi siete sentiti?
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Vecchio 22-03-2009, 01.01.55   #2
Ray
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(alias delirio da febbre, niente di che)
Anche se non era di questo che volevi parlare, io non sottovaluterei certi "deliri" di certe febbri...
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Vecchio 22-03-2009, 14.10.10   #3
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a parte i deliri della febbre la condizione di immaginare solo con la mente cose che ci circondano e che gli altri non vedono è espressione di un grande disagio interiore, piccole fobie mi sono capitate...acc. si è quasi prigionieri di se stessi, estranei nel proprio corpo, è dura perchè in quei momenti non vai alla ricerca del perchè ti accade quel fenomeno, sei solo vittima di stati d'animo angoscianti. solo a mente fredda, e senza febbre, puoi forse comprendere le motivazioni...troppo stress...paura di scegliere, di confrontarci con situazioni difficili e chi più ne ha più ne metta!
certo spiegare il perchè avvengano certi stati per me è troppo difficile, ho solo tentato di venirne fuori, come se riuscissi a evadere da una prigione...
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Vecchio 22-03-2009, 23.51.30   #4
dafne
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...acc. si è quasi prigionieri di se stessi, estranei nel proprio corpo
Ecco, anch'io avevo quest'impressione, essere prigioniera del corpo ..ma in un certo senso mi sono resa conto che questo sembra capitare dopo. Non so se stò farneticando ma nel momento in cui mi sento prigioniera posso, come dire, raggelarmi maggiormente o scrollarmi un pò e muovermi.
Muovermi, in qualsiasi piccolo gesto, ho visto che in genere aiuta a riprendere controllo sul respiro e sui pensieri.

Quello che non riuscivo e non riesco tuttora a spiegare è quello che avviene prima, un pò come nel delirio della febbre, nel momento in cui ti accorgi di sentire o percepire cose strane o come m'è capitato l'altro giorno, nel momento in cui m'è sembrato di cadere ecco...poi ho percepito con disagio il corpo e poi ho reagito.

Nel momento in cui la fobia (chiamiamola così per comodità, in realtà Ray ha ragione bisogna andarci con le pinze prima di parlar di patologie ) è in "sviluppo" io ci ho pensato e ripensato e non sono riuscita a percepire altro che un grosso buco colmo d'ansia che sembrava risucchiare ogni mia energia amplificando dei pensieri..nel momento in cui recepisco il corpo ecco che, per quanto con difficoltà, riesco a gestire questo stato.

Stò ancora delirando e non me ne rendo conto?

La sensazione è simile alla vulnerabilità totale, totale però non per una serie di punti precisi vulnerabili ma per l'assenza di protezione...una sorta di dispersione totale..credo sia associabile all'estraneità di cui parli sopra Filo...la mente coglie solo quel pensiero di paura come punto fermo (le stò sparando eh) e ci si aggrappa amplificandole.

non so bene, non so spiegare meglio di così per ora


Sti cacchio di scarrafoni mi stan incasinando la vita, soprattutto perchè se penso che vedevo casa mia come me stessa.. ...non avevo ben messo a fuoco che il dentro della casa era associabile al mio dentro..mamma che quantità enorme d'immondizia da buttare l'unica nota positiva che posso vedere è che se stè bestie si stan facendo delle passeggiate in giro forse ho davvero smosso qualcosa blah...rivoglio la mia sicurezza anche se era farlocca... ...ma no dai, boia chi molla
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Vecchio 23-03-2009, 00.08.31   #5
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io ci ho pensato e ripensato e non sono riuscita a percepire altro che un grosso buco colmo d'ansia che sembrava risucchiare ogni mia energia amplificando dei pensieri..nel momento in cui recepisco il corpo ecco che, per quanto con difficoltà, riesco a gestire questo stato.
Ecco. questo dovrebbe dimostrare come siamo prigionieri della mente e non del corpo. Come tra l'altro dice il titolo. Ecco un altro senso del TA... del sapere stare nel corpo e potercisi aggrappare quando occorre.

Quel che succede nella mente in casi come questo è una specie di riverbero. Un pensiero, suggerito dall'ansia, riverbera (si specchia) nella mente e se gli andiamo dietro rimbalza e rimbalza all'infinito, acquistando energia, che ruba a noi, fino a svuotarci.
E non ci accorgiamo che stiamo pensando un pensiero già pensato e che l'azione stessa è del tutto priva di senso.
Tornare nel corpo (nel "qui e ora" non vero, ma nella misura che possiamo) è momentaneamente risolutivo e permette, dopo che siamo bravi ad ancorarci, di esplorare queste cose senza (o quasi) rischio.
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Vecchio 23-03-2009, 00.57.25   #6
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Muovermi, in qualsiasi piccolo gesto, ho visto che in genere aiuta a riprendere controllo sul respiro e sui pensieri.
.

La sensazione è simile alla vulnerabilità totale, totale però non per una serie di punti precisi vulnerabili ma per l'assenza di protezione...una sorta di dispersione totale..credo sia associabile all'estraneità di cui parli sopra Filo...la mente coglie solo quel pensiero di paura come punto fermo (le stò sparando eh) e ci si aggrappa amplificandole.


Sti cacchio di scarrafoni mi stan incasinando la vita, soprattutto perchè se penso che vedevo casa mia come me stessa.. ...non avevo ben messo a fuoco che il dentro della casa era associabile al mio dentro..mamma che quantità enorme d'immondizia da buttare l'unica nota positiva che posso vedere è che se stè bestie si stan facendo delle passeggiate in giro forse ho davvero smosso qualcosa blah...rivoglio la mia sicurezza anche se era farlocca... ...ma no dai, boia chi molla
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Quel che succede nella mente in casi come questo è una specie di riverbero. Un pensiero, suggerito dall'ansia, riverbera (si specchia) nella mente e se gli andiamo dietro rimbalza e rimbalza all'infinito, acquistando energia, che ruba a noi, fino a svuotarci.
E non ci accorgiamo che stiamo pensando un pensiero già pensato e che l'azione stessa è del tutto priva di senso.
Tornare nel corpo (nel "qui e ora" non vero, ma nella misura che possiamo) è momentaneamente risolutivo e permette, dopo che siamo bravi ad ancorarci, di esplorare queste cose senza (o quasi) rischio.
cara daf posso solo dirti che provavo anch'io ossessione degli scarafaggi, già nominarli mi faceva raccapriccio, poi stanca e sfinita feci in quel periodo degli esercizi spirituali, ero incasinata di mio...per vari motivi, e dopo aver assimilato il concetto di creature di dio, di far parte di un unicum, creato da dio e per questo da amare, mi sono sforzata ad osservare dal vivo questi insetti o altri di cui non avevo certo simpatia e li ho immaginati in difficoltà, pensavo che potessero sentirsi in pericolo, insomma tentavo di passare su di loro, a livello inconscio, le mie ansie le mie paure e il tentativo di guardali in modo diverso me li ha fatti apparire più innocui non che abbia imparato ad amarli ma pensandoli e soprattutto osservandoli li ho oggettivizzati...li ho allontanati da me e con un pò di tempo sono riuscita a liberarmene pensa sono riuscita a leggere anche il libro di kafka "la metamorfosi" dove un giovane uomo si trasforma lentamente in un scarafaggio enorme

la spiegazione di ray mi sembra appropriata, il pensiero prende forma e vigore sempre di più quando lo facciamo rimbalzare nelle mente fino a renderci succubi di un malessere indicibile, è come una spirale... occorre trovare il modi di fermarla, di uscire, di fermare il pensiero ossessivo con stratagemmi...spostare la mente verso altro...concentrarsi su un'immagine felice, tornare con i ricordi ad un attimo di gioia, concentrare la mente sul movimento di un piede, di una mano e riprendere possesso del nostro corpo, della nostra mente
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Vecchio 23-03-2009, 01.08.41   #7
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concentrarsi su un'immagine felice, tornare con i ricordi ad un attimo di gioia, concentrare la mente sul movimento di un piede, di una mano e riprendere possesso del nostro corpo, della nostra mente
Se mi posso permettere, consiglierei il copro e lascerei perdere la faccenda delle immagini felici. Per due motivi: primo il corpo è oggettivo, mentre un giudizio di felicità può mutare (o potremmo scoprire non essere così solido), l'altro è che se fossimo capaci di restare abbastanza a lungo e abbastanza intensamente concentrati su un'immagine (anche felice), non avremmo problemi d'ansia o di riverbero del pensiero.

Per quanto può sembrare almeno inizialmente più difficoltoso, o più faticoso, o meno gratificante, concentrarsi sul corpo, imparare a farlo è di gran lunga più sicuro (ricordarsi che il corpo è realtà, l'immagine può diventare preda della mente che in quel momento mente). D'altra parte Filo, se ci hai provato, forse hai potuto osservare come la cosa delle immagini funzioni a tratti e neanche bene (se non in qualche eccezione) e come si rischi di "sporcare" con l'ansia anche quelle immagini. Mentre la cosa del movimento del piede, per esempio, è forse più banale, ma più tranquilla e sicura (insistendo si trova un sicuro appiglio e una sicura direzione).
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Vecchio 23-03-2009, 01.21.37   #8
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Se mi posso permettere, consiglierei il corpo e lascerei perdere la faccenda delle immagini felici. Per due motivi: primo il corpo è oggettivo, mentre un giudizio di felicità può mutare (o potremmo scoprire non essere così solido), l'altro è che se fossimo capaci di restare abbastanza a lungo e abbastanza intensamente concentrati su un'immagine (anche felice), non avremmo problemi d'ansia o di riverbero del pensiero.

Per quanto può sembrare almeno inizialmente più difficoltoso, o più faticoso, o meno gratificante, concentrarsi sul corpo, imparare a farlo è di gran lunga più sicuro (ricordarsi che il corpo è realtà, l'immagine può diventare preda della mente che in quel momento mente). D'altra parte Filo, se ci hai provato, forse hai potuto osservare come la cosa delle immagini funzioni a tratti e neanche bene (se non in qualche eccezione) e come si rischi di "sporcare" con l'ansia anche quelle immagini. Mentre la cosa del movimento del piede, per esempio, è forse più banale, ma più tranquilla e sicura (insistendo si trova un sicuro appiglio e una sicura direzione).
per mia esperienza mi è capitato di concentrare la mente su immagini felici che per me sono dei punti fermi ai quali aggrapparmi con forza e non ricordo di averli mai offuscate con l'ansia, tuttavia devo riconoscere che concentrarsi sul corpo quando si è in preda ad un forte malessere è più facile, parlo anche di malessere fisico, ad esempio quando soffro di un forte malditesta, se attiro la mia attenzione su un'altra parte del corpo per un pò provo beneficio, se invece non ci riesco e mi ostino a pensare al dolore diventa come un riverbero, un ingrandirsi a dismisura tanto che mi è capitato di osservare il mio dolore dall'esterno, da fuori di me, non so spiegarmi bene ma mi sentivo catapultata fuori con lo spirito mentre il corpo soffriva priogioniero di se stesso
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