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Vecchio 15-02-2011, 20.23.59   #1
diamantea
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Predefinito La valanga

Quando il cane si è sentito male era di venerdì, aveva freddo e voleva stare sotto la sua coperta. Subito pensai che fosse raffreddore, le colava pure il naso e mio figlio mi aveva detto che nella notte si trovava fuori in balcone sotto la pioggia e tremava di freddo.
Fin qui potrebbe essere una scusa ragionevole per non precipitarmi subito dal veterinario.
Ma sotto sotto la verità è un'altra, questa scusa è stata buona per non portarla dal veterinario e spiego il perchè. La cagnolina ha un'indole di capobranco, è un pò aggressiva e non sopporta gli estranei, non sopporta nemmeno di essere manipolata da me ad esempio per vedere se ha pulci, crosticine o altro, non la posso nemmeno osservare attentamente che mi si rivolta ringhiando. Quando aveva circa 4 mesi il gatto di Tina le graffiò l'orecchio beccandole un'arteria per cui è stato necessario l'immediato intervento del veterinario. Egli che la conosceva nel carattere e mi diceva che i cani si domano con le legnate si premunì prima di farle l'anestesia dandole un forte ceffone nel viso per sottometterla. Io rimasi scioccata, era piccola e indifesa ed era ferita e non lo stava aggredendo, ed io gli avevo raccomandato di non picchiarla. Mi arrabbiai molto con lui, ci rimasi molto male, egli non mi diede nemmeno retta dicendo che questo è l'unico metodo per poterla sempre visitare senza farsi mordere. Io di lui mi fido come medico, mi ha curato tanti animali, li rispetta, è generoso e disponibile ma ha questo metodo che mi ha creato un blocco, pensavo non sia mai che questa cagnolina abbia bisogno di cure non si farà fare mai nulla senza la museruola e tre persone a bloccarla di forza, quel giorno non l'avevo dietro ma lui poteva immobilizzarla con la garza come poi ha fatto di recente.
Quando il cane stette male io avevo il tormento che non volevo fargliela visitare per paura della sua reazione, paura che me l'avrebbe picchiata ancora. Per cui ho cercato di fare la diagnosi da sola, ho dato informazioni sbagliate al veterinario per farmi confermare che si trattasse di raffreddore e magari avere una cura per telefono, volevo proteggere il cane e invece lo stavo condannando a morte.
Ma il veterinario che è un serio professionista con molti anni di esperienza mi disse meglio portamela oppure passamela al telefono che le chiedo cosa si sente! Messaggio chiaro l'indomani che aveva studio la porto ma sfortuna lui deve andare via e il resto lo sapete. La notte del sabato non riesco a dormire, una valanga emotiva si abbatte su di me, mi viene fuori questa motivazione ma poi anche altro.
La domenica mattina quando la porto da lui la prima cosa che gli dico è che non deve picchiarmi il cane per nessun motivo, le metteremo il legaccio di garza in bocca per non traumatizzarla ulteriormente, lui credo me lo abbia letto negli occhi che non scherzavo sulla faccenda.

L'altro che mi ha assalito quella notte sono ricordi di bambina, di quando ero malata e mi prendevano con la forza per farmi le terapie, io mi dimenavo ero forte di fisico e di carattere, già ero manipolata con i baci il resto non lo potevo tollerare. Questo essere presa sempre di forza e subire ciò che non volevo. Poi la bambina nel cortile, mi ha segnata negativamente vedere la madre che la legava al seggiolino e ogni volta che passava davanti a lei le dava uno schiaffo. Mi ero accorta che quando io la guardavo lei la picchiava di meno, così la guardavo ogni volta che potevo di nascosto alla mamma, mi sembrava di proteggere la bambina così, di aiutarla a prendere meno botte. E tutte le botte a scuola...
Credo che la mia mente di bambina sensibile quale sono sempre stata sia stata molto turbata. Crescendo imparai a nascondermi quando stavo male il più a lungo che potevo, non volevo essere visitata e poi il resto che seguiva. Questo mi ha portato danno nel senso che tendo a trascurare i sintomi, vado dal medico quando ormai sono con il piede nella fossa e non prendo facilmente terapie, e prima che il medico si avvicini deve ottenere il mio consenso che non è facile.

Tutti motivi trasferiti sul mio cane che la stavano portando lentamente alla morte. Poi c'è il barlume della ragione per fortuna, c'è un istinto forte in me, una capacità diagnostica da tanti anni di osservazione delle persone malate che mi ha fatto scattare l'allarme e uscire da quel blocco in cui mi ero incaponita. Per non far fare male al mio cane lo stavo facendo morire.
Ma non è finita ancora. Mia madre tanto dispiaciuta e distrutta dal dolore mi mastica il sospetto del veleno che ha fatto mettere all'operaio in un luogo accessibile al cane.
Anche qui c'è una verità dolorosa. Quel veleno l'avevo comprato io tempo prima su continua e ripetuta richiesta di mia madre perchè nel pollaio c'erano grossi topi che avevano ucciso due pollastrelle. Io ero contraria anche per le galline a usare il veleno per i topi da mettere nelle profonde tane, ma lei ha insistito con un tono ipnotico di sicurezza. Ormai dopo aver desiderato seriamente di ucciderla un giorno in giardino avendo sentito la mano sulla mia testa di non farlo ho deciso di dire si, di accontentarla il più possibile, così comprai il veleno lo misi in un posto sicuro per gli animali e la pregai però di non usarlo, tanto lo avrei dovuto mettere io nelle tane ed io rimandavo sempre.
Ma lei a mia insaputa lo diede all'operaio perchè i topi disturbavano anche loro. Mi accennava solo che l'inquilino era infastidito dai topi, che forse era meglio mettere il veleno, ma io mi allarmavo e non volevo.
Poi due giorni prima che succedesse il fatto eravamo in giardino e il cane entrò in quel cortile a curiosare, lei mi disse che dovevo mettere la rete perchè l'inquilino si disturbava che il cane passava, ma poi mi disse che forse aveva messo il veleno ma forse tanto tempo fa... insomma io allarmata le dissi che quel sabato avrei comprato la rete e sistemato la cosa ma lei ancora una volta si oppose perchè voleva recuperare un pezzo di rete difficile da togliere da un posto, è tutto suo e comanda lei di ogni cosa!... insomma lei sapeva, aveva autorizzato l'operaio a usare il suo veleno io credo per non mettere a repentaglio le sue galline, a metterlo fuori, quando si accorse del cane le venne uno scrupolo ma non è stata chiara con me perchè conosce le reazioni dell'orco, poi davanti a certe cose divento feroce.
Il danno ormai era fatto.
Ma io non ho avuto pietà con lei nel raccontarle come stava agendo il veleno nel corpo del mio cane con dovizia di particolari fino a farle venire l'infarto peccato che... non lo voglio dire.

Ecco questa è una grossa parte della valanga che mi ha rasa al suolo, ma c'è altro, prima mi riprendo però.
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Vecchio 16-02-2011, 00.32.46   #2
diamantea
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Io dove non mi do pace è nel fatto di non aver capito prima la storia del veleno. Mia madre al solito suo quando vuol fare una cosa la fa senza troppo pensare alle conseguenze, minimizzando tutto portando fuori pista con le sue chiacchere continue.
Quello che mi fa male davvero è pensare come la mia mente abbia potuto realizzare un simile sogno, con immagini terribili sul mio cane che adoro che mai da sveglia potrei immaginare scene simili nemmeno a metterci tutto l'impegno. Eppure dentro il mio inconscio c'è questo e chissà cos'altro.
L'unica cosa ora che mi può quietare è pensare che sotto sotto mi sento in colpa per non aver accolto segnali che dovevano insospettirmi, stare più attenta, in guardia. Mi sono fatta fregare dalla mia distrazione, dalla mia incuria, da cosa? Mi sento responsabile della sofferenza del cane che è stata pure la mia che la guardavano impotente, che ha dovuto passare due giorni interi con quel malessere tremendo, che ora che è passata ancora ha la tosse, ha i postumi di un trauma, non è proprio la stessa di prima e non lo sono io. La proteggevo perchè non volevo perderla e poi la stavo perdendo per colpa mia? Ho toccato con mano la possibilità seria di perderla.
Adesso si può pensare che è un cane, che la sto tirando per le lunghe, ma lasciando stare quello che per me rappresenta il cane, io la vedo soprattutto come la mia capacità di essere sveglia nel proteggere ciò che amo, è il contrasto con quello che nel sogno mi vede fredda, senza sentimento, incasso senza fiatare andando avanti, ma avanti dove? Verso la montagna rossa che mi divora appena apre il rubinetto alla coscienza, dentro c'è la voragine delle responsabilità delle mie azioni, o son sveglia o dormo.
Mia madre addormenta le menti e le coscienze con le sue chiacchiere continue, i suoi ragionamenti a volte demenziali, la sua mente non si ferma mai.
C'è il ricatto, di diversa natura, la minaccia, ma di questo ne riparlerò, prima vorrei capire come e perchè l'inconscio partorisce immagini simili, da dove li pesca e perchè in questo modo violento e traumatico.
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Vecchio 16-02-2011, 03.15.11   #3
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vorrei capire come e perchè l'inconscio partorisce immagini simili, da dove li pesca e perchè in questo modo violento e traumatico.
Perchè, evidentemente, se ci va più piano non lo stai a sentire.

Forse penserai che ti dico parole dure, ma per come la vedo io sei tu che te le stai dicendo, tutto nasce da un sogno che hai fatto tu.
Ad esempio...

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volevo proteggere il cane
Volevi proteggere te stessa.


E infatti lo hai capito, almeno in parte, con la storia della bambina che narri dopo.
Il sogno che ti ha tanto turbato... si potrebbe parlare di istinti repressi (il cane), del senso di colpa per la cosa del veleno (che hai visto), della madre "ombra" che agisce come fautrice delle tue rimozioni, della mente coltello che seziona l'animalità per cercare di "non buttarne via niente" pur preoccupandosi di nutrirsi della sua "testa" e molto altro.
Ma una cosa centrale, come hai peraltro visto, è che tutto quello che avviene, tutto quello che fa tua madre, lo fa col tuo consenso. Credo sia il centro del sogno, e credo sia la questione che tu stessa ti poni come quella da dover affrontare... in cui doverti tuffare.
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Vecchio 16-02-2011, 18.50.29   #4
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Perchè, evidentemente, se ci va più piano non lo stai a sentire.
Questo credo acquieti molto l'angoscia che deriva dal dovere dubitare nei riguardi di chi abita dentro di noi.
Pensando al fatto che l'inconscio spesso camuffa le cose perchè altrimenti sarebbero intollerabili, mi verrebbe spostaneo chiedere com'è che in un caso del genere non si è preoccupato minimamente di risultare sconvolgente e non poco.
Mi dico allora che se lei, Diam, riesce a sopportare un livello di tale difficoltà vuol dire che in un certo senso risulta più preparata alla visione di certe cose che ora esigono di essere prese in considerazione? (concetto questo che da qualche parte è già stato espresso se non ricordo male).

Credo anche che un certo lavoro di picchettio e scioglimento a valle della montagna abbia portato alla improvvisa valanga. Per fortuna che c'erano degli elicotteri di soccorso a portata di mano, perchè l'importante è non rimanerne sopraffatti ne emotivamente ne nella mente se non riceve giuste istruzioni.

Ultima modifica di webetina : 16-02-2011 alle ore 19.44.13.
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Vecchio 16-02-2011, 19.31.37   #5
diamantea
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Ray la tua spiegazione mi ha aiutato a togliere il contenuto emotivo legato al cane, di questo ti ringrazio tanto.
Credo di avere un condizionamento freudiano che tutto ciò che sogno è un desiderio represso, così la preoccupazione maggiore è la possibilità che io desideri e reprima di far questo al cane.

Capisco che suby ha secessità di scuotermi con immagini forti penso perchè negli anni ho sviluppato una certa resistenza alla violenza o certi stimoli esterni. Quello che sto notando da un pò anche nel lavoro o nelle relazioni è proprio questo scudo che mi fa sopportare i colpi, per cui per scuotermi o ferirmi ci vuole un colpo più forte come un trauma ad esempio che sia in grado di oltrepassare le barriere protettive.
Credo che l'orgoglio abbia anche questa funzione di resistere agli stimoli esterni a protezione di un Io che si sente debole ed io mi sono sempre sentita debole e indifesa nei confronti del mondo esterno e per questo ho sviluppato molte difese.
Ma ora stanno crollando anche perchè vi è la volontà di farlo, mi sono stancata di vivere trincerata e la presenza del mio cane mi sta aiutando molto, credo che mi sia identificata con lei proiettando il mio disagio e i miei desideri, aiutando lei ad esprimere liberamente i suoi istinti di cane aiuto me stessa a liberare i miei.

Penso che la storia della bambina mi abbia influenzato nella scelta professionale. Quando vedo ingiustizie reagisco in difesa altrui, c'è un desiderio di riscatto per quelle volte che ho assistito in silenzio impotente.
Tuttavia questo senso della giustizia a volte mi ha fatto diventare un giustiziere a volte un carnefice, altre mi ha fregata nella libertà delle mie scelte, in ogni persona c'è un bambino indifeso che soffre ma io non devo salvarli tutti a discapito mio, non tocca a me farli crescere, fare da madre, perchè inizialmente con il compagno faccio questo, la madre. Prendermi cura della mia bambina va bene ma di quelli di altri adulti non è compito mio. Sono rimasta bloccata nell'istinto materno, l'ho perpetrato in lungo e in largo, la mia bambina ha pianto per anni, difendere gli altri vuol dire difendere me stessa, lo faccio per la mia bambina, per dimostrarle che so essere una buona madre, so difendere, è tutta la vita che cerco di dimostrare di essere una buona madre anche quando in certe occasioni non lo sono stata e quindi c'è sempre da recuperare. E forse reprimo istinti che nulla hanno a che fare con il ruolo di madre non so.
In fondo in comunità sono una grande madre, che accoglie educa e difende. E' un ruolo che crea dipendenza e poi mi fa usare il coltello per il distacco, per ridare la libertà di essere adulti.
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Vecchio 17-02-2011, 16.14.54   #6
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Credo sia il centro del sogno, e credo sia la questione che tu stessa ti poni come quella da dover affrontare... in cui doverti tuffare.
Ho affrontato tante volte la tematica della madre anche se per anni mi sono concentrata sul padre.
Ultimamente sono andata a recuperare le cose migliori dei miei genitori per sopravvivere, per costruirmi una identità accettabile, cancellare ricordi dolorosi, andare avanti insomma.
Suby non è d'accordo però, mi ha lasciata in pace qualche anno ora forse pensa che sia pronta o abbia supporto necessario e adeguato per ripresentarsi. Dentro di me si fa strada all'accettazione come resa di fronte ad un inconscio forte che vuole emergere e se ne frega del mio controllo e del mio rifiuto, per cui mi sento pronta ad accettare qualsiasi cosa mi presenterà davanti, ormai so che starò male uno due giorni o qualche settimana o anche tutta la vita ma tanto non posso farci nulla.
Stamattina mi sono chiesta a voce alta davanti una buona colazione consolatrice con mia sorella se mai supererò certe cose, se tutto questo lavoro avrà una risoluzione verso la consapevolezza o sarà per un'altra vita, se mai ne avrò un'altra.

Dici giustamente che devo affrontare, tuffarmi. Mi chiedo dalla testa o dai piedi? Tanto non fa differenza, ci sono dentro, non ne sono mai uscita, ogni tanto ho visto un bagliore, ho preso una boccata d'aria fresca ma poi sono sempre nella melma, nel nero, ne ho potuto sentire l'odore, la nausea salirmi alla bocca. E' spuntata una parola: SCHIFO.
Sento lo schifo dentro e non ci sono docce per liberarmene.
Ho cercato di eliminare tutto ciò che mi fa schifo, ho accettato tutto ciò che mi fa schifo ma non è cambiato nulla, la nausea mi spunta sempre. Non ho nessun potere, solo l'illusione di averlo questo potere, in verità galleggio, cerco di sopravvivere sognando la possibilità di uscire dalla palude ma non so se ne sarò capace, con la mente e la volontà dico di si ma poi? Può essere un'illusione pure questa.
Non posso uccidere (come vorrei) tutti coloro che mi fanno schifo, tutti coloro che fanno male ai bambini anche se io li condanno a morte come mi ha insegnato mia madre, come non posso salvare tutti i bambini che soffrono e subiscono, non posso salvare nemmeno la mia bambina: le cose fatte si mangiano.
Chi sono io per avere questo potere? Nessuno.
Dovrei iniziare ad uccidere me stessa, che anche io ho perpetrato il male. Ho affondato molti coltelli in molti cuori dopo averli nutriti.
Potrei lavorare in un circo lanciando coltelli, sarei brava anche a occhi chiusi, all'indietro, in tutte le direzioni ma a cosa mi servirebbe? A nulla o forse guadagnarei qualche soldo.
Potrei diventare un fenomeno da circo.

Oggi sono sul depresso, avverto un forte senso di impotenza. Capisco gli anziani che aspettano la morte, vogliono vivere ma in effetti consumano la vita in attesa di morire. Chi meglio di me può saperlo che osservo tutti i giorni il fenomeno da 11 anni? E' terribile! Io sono l'ultimo posto prima della morte. Mi fa impressione questa cosa...
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Vecchio 17-02-2011, 22.57.43   #7
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Il punto è che vero che mia madre ha represso i suoi istinti per il bene suo e della famiglia ma lo abbiamo pagato noi figli lo scotto, gli effetti negativi di questa repressione. A ognuno di noi figli la sua porzione.
Ora che è nella vecchiaia sta sistemando le cose abbellendole, giustificandole, modificando la realtà mnemonica a suo favore.
Negli ultimi anni sta volendo fare la madre, a modo suo ma vuol sentirsi madre, poi Angelo, poi Grande Angelo, l'altro giorno mi ha detto che è stata una Madonna.
E' un delirio il suo, credo che ogni tanto abbia crisi di coscienza e ha bisogno di sentirni a posto pensando di aver fatto il suo dovere, lasciandoci un pò comodi quando sarà la sua dipartita, ora si tiene stretto il suo usufrutto però, così fa la magnanima o la caina in base ai meriti che decide di darci di volta in volta.
Ci sono momenti che mi fa tenerezza per la sua vita affettiva bruciata, aveva un'energia immensa e voleva sfruttarla diversamente, aveva ambizioni che ha dovuto reprimere, aveva il desiderio dell'amore anch'esso rinunciato. Ma sono momenti, poi ripenso alla ferocia con cui si è fatta largo dai suoi doveri verso la famiglia, in fondo ha solo realizzato la parte più importante di se stessa nel lavoro che le piaceva più di tutto, non è stato solo sacrificio ma anche molto piacere, un piacere pagato caro in termini di serenità familiare, e quando dice che hanno guadagnato solo loro le ricordo sempre il lavoro in famiglia e il sacrificio di noi figli per meritarci un giorno il frutto del loro lavoro. Non ci stanno regalando nulla, ce lo siamo guadagnato duramente, è un risarcimento danni.
Quando fa la vedova affranta, le dico che non è credibile ma lei fa la cattolica e la vedovanza la deve lasciare distrutta. A me fa solo rabbia quando parla così, allora le dico che davanti a me deve avere la decenza di stare zitta, questo delirio lo può riservare per le conoscenze sue.

E' un quadro più lucido man mano, ma la sostanza non cambia, il passato non cambia, i ricordi non cambiano. Mi chiedo se e cosa potrebbe cambiare, mi stanco pure a ricordare ma suby mi ci costringe, mi piomba addosso con tutta la sua pensatezza. Vedremo.
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Vecchio 18-02-2011, 16.46.37   #8
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della madre "ombra" che agisce come fautrice delle tue rimozioni, della mente coltello che seziona l'animalità per cercare di "non buttarne via niente" pur preoccupandosi di nutrirsi della sua "testa" e molto altro.
Ma una cosa centrale, come hai peraltro visto, è che tutto quello che avviene, tutto quello che fa tua madre, lo fa col tuo consenso. Credo sia il centro del sogno, e credo sia la questione che tu stessa ti poni come quella da dover affrontare... in cui doverti tuffare.
Immagino Ray che il nerettato è ciò che mi dici ancora non voglio vedere. Come già detto ho tentato ma la vista mi si annebbia, ciò non toglie che ci lavoro lo stesso.

Adesso non vedendo con chiarezza provo a fare delle ipotesi.
Quello che mi sale maggiormente ragionando con freddezza è che nel sogno il motivo per cui faccio fare a mia madre qualcosa di spiacevole o le rimozioni è che non voglio assumermi la responsabilità di fare di persona quel che desidero o penso sia giusto fare per me stessa. Così armo la mano di qualcun altro tanto per uccidere quanto per sezionare, io scelgo solo cosa farne dei pezzi, dove buttarli, cosa tenermi. Sono una mandande insomma, non mi sporco le mani ma cmq agisco attraverso le mani di qualcun altro.
Tutto questo perchè poi so che me ne pento, mi vengono i sensi di colpa, la coscienza non mi lascia in pace, ma se sono costretta ... anche se in questo caso non è cambiato nulla perchè di fatto io sono responsabile dell'azione e la coscienza appare prima con mia sorella poi con la collina rossa e mi divora.
Di certo non è che voglio uccidere il mio cane questo ho necessità di ribadirlo altrimenti sto male.
Però su tre cani che ho suby ha scelto la Mimma o perchè il messaggio deve essere forte oppure perchè la Mimma rappresenta la liberazione degli istinti dell'animale, infatti non l'ho "squadumata" ma l'ho rispettata nella sua indole, io permetto e ne sono felice che il cane esprima la sua natura istintiva, solo tre cose non può fare: uscire in strada da sola, mordere le persone e uccidere le galline.
La Mimma non è un cane qualsiasi per me, è la realizzazione degli istinti, della spontaneità, dell'essere se stessi in una società dove ci sono regole che vanno rispettate altrimenti sarebbe stata selvaggia. Lei è libera di scegliere a chi fare le feste e a chi ringhiare, se stare a casa o in giardino e tante altre libertà di scelta, io vorrei essere come il cane.
Da un lato vorrei essere come lei ma dall'altro la sopprimo, mi sembra una contraddizione oppure un meccanismo che non mi viene il nome ora, nel senso che appago il mio bisogno di animalità attraverso il cane ma poi sopprimo pur nutrendomene forse per affilare meglio la mente/coltello più che gli arti/azione, infatti lo sterno è privo delle zampe anteriori che invece in quella sezione di corpo dovrebbero essere presenti e corrispondere agli arti superiori, le braccia quindi le azioni concrete.

Tornando al sogno, se il mio desiderio è sopprimere il valore emotivo degli istinti razionalizzandoli, come peraltro sto lavorando in questo periodo, se questa è una giusta spiegazione probabilmente non sono pronta a prendere questa decisione da sola ma mi ci costringo armando la mano a mia madre visto che lei questi tagli li sa fare bene, oppure mi viene più facile scaricare la colpa su di lei, oppure ancora è un modello che apprendo da lei. Mia madre infatti ha sempre dato la colpa agli altri per giustificare le sue azioni o omissioni. Ha sempre detto di essere stata costretta a.. o che non poteva fare diversamente per colpa di chi o di cosa...che non aveva alternative o vie d'scita.
Spesso istigava mio padre a fare azioni che poi le permettevano le sue ritorsioni per altri motivi precedenti. Conoscendo il tipo era facile accenderlo per far scattare la lite furibonda. Un pò il vizio se lo era tolto dopo l'ultima lite in cui ha preso un serio spavento trovandosi sola in casa con lui.
Qui si tratta veramente di fare ordine perchè le acque sono torbide, come la storia del veleno che lei ha ben mascherato, eluso, confuso per poi riportarla a galla in un momento di scrupolo di coscienza, se mi fosse morto il cane lei lo sa che non le avrei dato pace fino alla fine dei suoi giorni pur non togliendomi la mia responsabilità di aver sottovalutato la situazione. Mia madre è brava a sistemarsi la coscienza convincendosi sinceramente di non aver mai colpa, è pronta poi anche a giurarci sopra. Ed io posso aver imparato a fare lo stesso oppure ci tento per darmi una giustificazione ma poi spunta la coscienza, quindi c'è un errore nel percorso. Errore da un lato sicuramente per non essermi presa la responzabilità della mia azione, e forse dall'altro anche per voler sopprimere gli istinti e nutrendomi la parte razionale invece di trasformare o integrare.

Mi fermo qua con questa ipotesi e vediamo se sono sulla giusta strada altrimenti guarderò da qualche altra parte oppure compro una lente d'ingrandimento
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Vecchio 18-02-2011, 23.08.28   #9
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Stasera a Yoga dopo una bella pratica molto profonda che ha lavorato bene sull'allungamento della colonna, quando mi sono riposizionata mi è accaduto un forte dolore nel collo e nell'interno del gomito.
Potrei pensare semplicemente alle cervicali ma più che dolore era come se in quei punti ci fosse qualche nodo da sciogliere, mi ha svuotata di forza, come un cedimento dall'interno forzato a cui non poter resistere. Il fatto è che il punto nel collo era quello del morso della vipera a destra però, mentre il gomito destro era la curva dell'ultimo sogno prima di vedere la collina.
Dopo un pò nella fase del rilassamento finale ho avuto una crisi di pianto così senza motivo, forse un nodo da sciogliere, non mi era capitato fin ora, solo nelle pratiche osteopatiche ma era la terapista che premeva per allentare.
Mi chiedo se può avere un'attinenza con quanto mi accade nei sogni, cioè se il corpo si sintonizza nei punti visti nei sogni e vuole sciogliersi o dirmi qualcosa, oppure sono solo impressionata. Quest'ultimo sogno mi ha scombussolata parecchio, sento che non è finita qui.
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Vecchio 19-02-2011, 11.02.26   #10
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Dopo un pò nella fase del rilassamento finale ho avuto una crisi di pianto così senza motivo, forse un nodo da sciogliere, non mi era capitato fin ora, solo nelle pratiche osteopatiche ma era la terapista che premeva per allentare.
Si, capita quando si lavora su un punto in cui ci sono blocchi.
Quando mi succede nella pratica delle Asana di aver avuto un "effetto speciale" simile al tuo, un pianto, un tremore, una risata, carica di rabbia, ansia a iosa, boh e tante altre che possono accadere se la pratica è fatta bene o vicino lì, ho imparato nel tempo a non concentrarmi troppo sul punto che ho sentito sbloccare ma piuttosto sul percorso che ho fatto per arrivare a quel punto che si è sbloccato per un attimo, per un attimo perchè se lo si lascia lì si riblocca. Cioè, mi spiego, per entrare nell'asasna dovrebbe esserci un passaggio da una posizione di partenza alla finale ... in quel passaggioci sono indicazioni su di noi importantissime. Se siamo concentrati ci si accorge dove ci si perde, dove ci si addormenta. E li c'è già qualcosa che è molto... poi ho imparato a valutare la posizione in cui il mio corpo è normalmente e come si pone e che cosa cambia nella asana che ha sbloccato certe cosed. Ritengo però che a volte questi sblocchi siano troppo forti sia fisicamente che emotivamente e sia meglio valutare che quando il corpo duole è un segnale che ha raggiunto il suo limite (non è una critica, eh).

Scusa la lungaggine, spero ti possa essere utile per lavorare un pò nel conscio.
Quote:

Mi chiedo se può avere un'attinenza con quanto mi accade nei sogni, cioè se il corpo si sintonizza nei punti visti nei sogni e vuole sciogliersi o dirmi qualcosa, oppure sono solo impressionata. Quest'ultimo sogno mi ha scombussolata parecchio, sento che non è finita qui.
Io credo che sia interconesso, ma che abbia la precedenza il corpo, nel senso che se proprio dovessi pensare ad una scala di chi avvisa chi penserei che è il corpo che manda segnali a te che poi li ricevi inconsciamente nel sogni. Dico questo perchè il fisico è l'ultimo piano in cui si bloccano tutte le emozioni, pensieri ecc ecc e da lui, il fisico/corpo, ripartano per lanciare messaggi, anche se nell'inconscio tutti quei blocchi sono già stati registrati. In sostanza potremmo evitare al nostro povero corpo di soffrire, ma così non è per nessuno, purtroppo.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 19-02-2011, 18.14.09   #11
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E' da 4 mesi che ho iniziato, ancora non vedo tutto quello che discrivi tu Sole anche se ho fatto meditazione ed altre discipline.
Però mi piace molto lo yoga, è vero la posizione finale è una costruzione che inizia con una posizione di preparazione fino a raggiungere quella finale. Ieri è stato particolarmente intenso, e tutto andava bene fino alla posizione finale, poi il disagio/dolore. Alla fine ho cantato tre volte l'OM meglio di altre volte, con la risonanza nelle orecchie come ricerco e non sempre accade, un senso di leggerezza e la voce cristallina. Stamattina mi son sentita bene, anche se strapazzata ma cmq bene, collo e braccio libero. Buon segno dunque accogliere ciò che sale come gli sbadigli pazzeschi che vengono di continuo nei primi 45 minuti, l'insegnante dice che sono energie che si liberano ed è bene non reprimerli ma io anche se volessi non potrei, salgono con forza, poi mi stabilizzo.
Anche i punti di blocco quindi che si presentano nel sogno ci sono realmente e con la pratica corretta si vanno a liberare.
Ieri non ho potuto chiedere nulla all'insegnante, non mi sentivo di parlare, volevo solo andare a casa a riposare tanto mi sentivo spossata anche nell'animo.
Grazie Sole
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Vecchio 26-03-2011, 18.34.44   #12
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E' terribile! Io sono l'ultimo posto prima della morte. Mi fa impressione questa cosa...
Ieri pomeriggio la mia ospite più giovane di 51 anni è morta, un arresto cardiocircolatorio improvviso e senza sintomi, un attimo prima si era seduta per cenare si è sentita mancare ed è morta.
Una scena orrenda che ho ancora negli occhi e nel cuore a pezzi. Ci ha lasciato tutti scioccati. Un rapporto particolare il nostro, lei era come una figlia per me e io ero il suo punto forte di riferimento, dopo il fratello venivo io, era nata con un ritardo mentale, era come una ragazzina di 12 anni. Un anno di duro lavoro per inserirla e fare diventare la comunità come casa sua.
Ieri ho detto che non voglio più fare questo lavoro, che non voglio più volere bene a nessuno. E già da un pò di tempo che lo penso e lo dico, mi sento in crisi nel lavoro per questo risvolto che lascia l'amaro in bocca.
Poi i parenti attoniti, che l'avevano vista nemmeno un'ora prima e stava benissimo, anzi ieri il giorno più felice della sua vita, hanno speso una buona mezz'ora a decantare i miei meriti per come l'ho seguita e voluta bene in questi 4 anni che l'ho avuta con me, come ho sempre tranquillizzato la famiglia in tutti quei momenti di disagio o di malattia che la donna ha passato, si sono sentiti come parenti, grande stima e affetto, profonda gratitudine per mantenere una comunità modello come la mia dove le persone stanno bene, hanno cibo genuino come a casa, pulito e lindo, e la mia umanità e affettività forte che fa stare sereni a casa.
In quel momento ho avuto prova che devo continuare così, a voler bene, ad affezionarmi e poi lasciarli andare nel loro momento con serenità e fare posto a qualcun altra che ne ha bisogno.
Sono l'ultima dimora della vita prima di morire è vero, per questo lo devo rendere degno di essere vissuto sereno, dignitoso, affettivo. Non devo avere paura di amare per non soffrire, la sofferenza fa parte del lato umano del mio lavoro.
Ora ho un macigno nel cuore, il pensiero di non vederla più ogni giorno mi fa star male però è la morte che io desidero per me, lei è stata fortunata, devo ringraziare il Signore per la Grazia che le ha concesso: felice e senza soffrire.
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Vecchio 26-03-2011, 21.04.33   #13
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E' certamente difficile svolgere il tuo lavoro, non tutti sarebbero in grado di affrontare situazioni come quella accaduta ieri pomeriggio.

Mi dispiace tantissimo per la tua giovane ospite, è venuta a mancare dopo un periodo felice e dopo cena è spirata, è andata senza soffrire troppo.

E' bello che senti forte la missione che ti porta a lavorare "nell'ultima dimora in vita prima di morire" per tutte quelle persone che hanno bisogno di sentirsi curate e seguite, perchè credo che noi tutti, arrivati in avanzata età si cerca l'affetto e la dignità di vivere quello che ci resta.

Ti fa onore cercare di rendere questa dimora un luogo in cui le persone posso sentirsi serene e vivere in modo digintoso quello che le resta.
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Vecchio 28-03-2011, 15.49.36   #14
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Grazie per le tue parole Grey, ma io a volte non mi sento degna di questo onore. Non sempre sono ben disposta, non sempre la mia pazienza e il mio affetto hanno continuità. A volte mi lascio prendere dal mio egoismo, dai miei pensieri, sono irritabile e mal disposta. Non sempre riesco a mettere il cuore o l'attenzione che tutti richiedono da tutte le direzioni. Ho paura di legarmi troppo perchè poi il distacco arriva ed io soffro parecchio.
In questa circostanza so solo che è venuta a mancare una persona che mi voleva bene veramente. Voleva bene un pò a tutti ma per me aveva un sentimento speciale, forte. Di me aveva timore ma poi anche fiducia perchè la proteggevo e difendevo sempre, non mancò mai di salutarmi al mattino festosa quando arrivavo e quando andavo via. Lei mi voleva bene in ogni momento, io invece a volte mi spazientivo, mi arrabbiavo, c'erano momenti che non mi faceva lavorare, parlare con nessuno al telefono o con persone o medici in visita, voleva stare sempre al centro della mia attenzione ed io ero costretta a prendere misure di distanza per non farmi divorare. Dopo le facevo sempre una carezza dicendole che le volevo bene, il mio non era un rifiuto alla sua persona ma ai suoi atteggiamenti e comportamenti che nel tempo ha modificato notevolmente.
Non mi sento in colpa verso di lei, ho fatto veramente tutto quel che potevo fare, solo mi manca molto. E' stato triste presenziare ieri al suo funerale e molto più brutto stamattina andare al lavoro e non trovarla dietro la porta ad aspettarmi.
E poi tutti in comunità soffriamo per quello che è successo e per la sua mancanza.
Ci sono situazioni a cui non ci si fa mai l'abitudine, nemmeno attraverso il distacco professionale che nel tempo ho imparato a sviluppare.

Sto pensando a che mi serve questo lavoro, forse ad imparare come gestire i legami affettivi? tagliare i cordoni ombellicali? servire e lasciare andare senza voler trattenere? Forse...
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Vecchio 13-05-2011, 14.59.53   #15
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Riprendo questa discussione in conseguenza del sogno in cui mi dico che il male sta nella madre. Qui ho riletto tutto e mi sembra abbi asviscerato un bel pò di cose su mia madre eppure se suby si scomoda ancora con lei evidentemente non ho ancora centrato il punto essenziale.
Attraverso i sogni ho aggiunto che i coltelli derivano da lei, ma anche il controllo molto forte, controllo che lei adottava soprattutto per smorzare situazioni in cui doveva fare la madre.
Lei non aveva questa vocazione anche perchè non hai mai voluto mio padre, questa famiglia la opprimeva ed era fatto epr altro, per lavorare, lavoro a cui si è dedicata anima e corpo totalmente potendo usufruire di madre e suocera che si occupavano dei suoi figli, di un marito che si occupava dell'aspetto burocratico e pratico delle attività commerciali e della famiglia, dei cantieri sempre aperti.
Crescendo un pò le figlie sostituivano le nonne nel loro compito di guida nipoti/famiglia. Tutto il resto andava soppresso attraverso il controllo. Il potere economico è quello che le ha dato forza molta voce in capitolo. Potere economico che ancora controlla malgrado l'età.

Tutte cose viste e riviste migliaia di volte eppure sono sempre qui a dovercene fare i conti.
Vorrei provare a guardare da altre angolazioni, ovvero come questa donna mia abbia condizionato ancora oggi in atteggiamenti fuori della mia coscienza e controllo.
Lei è quella delle parole, tante parole che lasciano solchi, malintesi, equivoci, illusioni, speranze... parole che vanno tutte accuratamente verificate visto che saltando da una partita all'altra cambiano, ogni tanto bisogna riunire tutte queste palle e metterle a confronto, capire con quale palla è iniziato il gioco e come via via si sono trasformate durante la varie partite.
E' il discorso che Uno fa in altra sezione ma ancora non ne capisco il nesso eppure mi sembra che dovrei trovarci il bandolo della matassa.
Non si può venire a capo di una verità perchè i dati vengono modificati nel tempo per svariati motivi per cui ora deve esistere solo la mia verità, chi sono io e chi non sono io. Se mi è possibile vorrei scremare senza per forza capire lei, ma solo prendere distanza da lei per trovare me. Separare le nostre figure per trovare le nostre essenze, mi sembra un pò come nella parabola della zizzania, togliendo per prima la zizzania, cioè l'elemento estraneo alla semina nel campo di grano, dovrei trovare la mia essenza, il mio grano.
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Vecchio 14-05-2011, 06.22.04   #16
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Riprendo questa discussione in conseguenza del sogno in cui mi dico che il male sta nella madre. Qui ho riletto tutto e mi sembra abbi asviscerato un bel pò di cose su mia madre eppure se suby si scomoda ancora con lei evidentemente non ho ancora centrato il punto essenziale.
Attraverso i sogni ho aggiunto che i coltelli derivano da lei, ma anche il controllo molto forte, controllo che lei adottava soprattutto per smorzare situazioni in cui doveva fare la madre.
Lei non aveva questa vocazione anche perchè non hai mai voluto mio padre, questa famiglia la opprimeva ed era fatto epr altro, per lavorare, lavoro a cui si è dedicata anima e corpo totalmente potendo usufruire di madre e suocera che si occupavano dei suoi figli, di un marito che si occupava dell'aspetto burocratico e pratico delle attività commerciali e della famiglia, dei cantieri sempre aperti.
Crescendo un pò le figlie sostituivano le nonne nel loro compito di guida nipoti/famiglia. Tutto il resto andava soppresso attraverso il controllo. Il potere economico è quello che le ha dato forza molta voce in capitolo. Potere economico che ancora controlla malgrado l'età.

Tutte cose viste e riviste migliaia di volte eppure sono sempre qui a dovercene fare i conti.
Vorrei provare a guardare da altre angolazioni, ovvero come questa donna mia abbia condizionato ancora oggi in atteggiamenti fuori della mia coscienza e controllo.
Lei è quella delle parole, tante parole che lasciano solchi, malintesi, equivoci, illusioni, speranze... parole che vanno tutte accuratamente verificate visto che saltando da una partita all'altra cambiano, ogni tanto bisogna riunire tutte queste palle e metterle a confronto, capire con quale palla è iniziato il gioco e come via via si sono trasformate durante la varie partite.
E' il discorso che Uno fa in altra sezione ma ancora non ne capisco il nesso eppure mi sembra che dovrei trovarci il bandolo della matassa.
Non si può venire a capo di una verità perchè i dati vengono modificati nel tempo per svariati motivi per cui ora deve esistere solo la mia verità, chi sono io e chi non sono io. Se mi è possibile vorrei scremare senza per forza capire lei, ma solo prendere distanza da lei per trovare me. Separare le nostre figure per trovare le nostre essenze, mi sembra un pò come nella parabola della zizzania, togliendo per prima la zizzania, cioè l'elemento estraneo alla semina nel campo di grano, dovrei trovare la mia essenza, il mio grano.
E' interessante questo aspetto perche' , tenendo presente quel tuo sogno la bocca della verita' emerge l'importanza per tutti non solo per te di affrontare quello che e' diventato nostro, parte di noi per influenza dell'incoscio personale e che poi diventa il nostro lato d'ombra .
Ed e' importante perche' il lato d'ombra che proviene dall'incoscio personale e' come una zavorra , uno schermo, un buio del nero che impedisce di vedere ed accedere all'inconscio collettivo che e' in noi cioe' alla parte piu' vera di noi collegata alle immagini delle divinita' forme di archetipi .
In altre parole impedisce di accedere alla vera energia che proviene dal divino che c'e' in noi .
L'inconscio personale e' sempre legato al rapporto con i genitori , alla nostra infanzia , a quello che di irrisolto tra genitori e tra genitori e noi e' diventato parte di noi e' il nostro daimon nell'accezione piu' negativa , l'ente estraneo che ci toglie energia e forza e ci domina ed impedisce di amare alla fine di tutto .
Il grosso del lavoro l'avete gia' fatto tu e Tina in quei post del sogno in cui lucidamente descrivete questi rapporti ed emerge un quadro chiaro di vite dedicate al controllo dei figli e del merito da parte di vostra madre per continuare un'affermazione personale nella societa' e all'interno della famiglia .
Il lato violento dell'uomo , tuo padre e' quello tipico di chi in famiglia e' sopraffatto da una donna attenta piu' all'esteriore che al proprio compagno , e' la violenza di chi reagisce per contare qualcosa e reagisce come puo' ad un sistema di valori che lo annulla e non lo valorizza .
Lei , d'altra parte , parte con l'intenzione buona di uscire da una condizione precaria e poi realizzato un tanto fa di questa capacita' un demone che la imprigiona per il resto della vita e condiziona tutti figli e marito .
Quel sogno e' un sogno dell'inconscio personale che va visto dal lato oggetivo di Tea del suo vero rapporto con i genitori anche se c'e' alla fine il grande tema della MADRE O DELLE MADRI che e' l'abisso dell'incoscio come simboli dell'inconscio collettivo .
Ma e' tipico di una generazione che aveva da pensare ad altro che a Jung !!!! la generazione del dopoguerra da parte di chi dovette ricostruire tutto .
Non bisogna fargliene una colpa ma prendere le distanze da coltelli e controllo e egocentrismo e' assolutamente necessario se si vuole accedere ad altri valori ed ad un'altra vita .

Detto questo e' importante capire come l'inconscio personale e il lato d'ombra sia capace di penetrare in noi diventando demone e come va affrontato e la capacita' che ha di privarci delle immagini simboliche numinose , divine che ci esaltano e ci danno forza ed energia e danno senso alla nostra vita .
La vera forza di queste figure di demoni di quest'ombra sta nel mimetizzarsi sotto le sembianze di altri valori che il nostro io volta per volta trova per evitare lo scontro , per cambiare .
Ogni volta che lo si potrebbe affrontare questo demone , quest'ombra c'e' sempre un'altro astratto valore che copre tutto : che sia il dovere , il perbenismo , la riservatezza , la necessita' di essere se' stessi ecc. tutto questo ed altro trova sempre l'io per evitare lo scontro .
Se si riuscisse a guardare in faccia questi demoni effettivamente per quello che sono li si vedrebbe talmente brutti , inutili e scocchi che sopraffarli sarebbe cosa di poco conto .
L'altra faccia di questo discorso e' che una delle strategie per sopraffare l'ombra e' starle molto molto vicino per guardarla bene in faccia , seguirla e far finta di cederle per veder quanto e' brutta ed assurda per mollarla un'attimo prima di fare quello che vuole , in un attimo finale ultimo ma decisivo in cui si compiono le scelte .
Questo perche' non e' a parole e razionalmente che si possono vincere queste battaglie ma con una conoscenza che viene dalla sofferenza immaginata in un istante nel contatto con lei , l'ombra , il nero .

Ultima modifica di nikelise : 14-05-2011 alle ore 06.38.55.
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Vecchio 14-05-2011, 19.01.13   #17
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Il lato violento dell'uomo , tuo padre e' quello tipico di chi in famiglia e' sopraffatto da una donna attenta piu' all'esteriore che al proprio compagno , e' la violenza di chi reagisce per contare qualcosa e reagisce come puo' ad un sistema di valori che lo annulla e non lo valorizza .

Nike, in relazione a quanto detto anche nell'altro topic della violenza, mia madre non ha avuto la libertà di scegliere cosa voler fare nella e della sua vita, quali geni portare avanti. Non dimenticare che questo matrimonio nasce solo per volontà dell'uomo e delle donne madri e vicine di casa che lasciano la ragazzina di 15 anni chiusa in casa piangente disperata che chiede aiuto e vuole la legge, pensando alla "ciliegia pizzicata dall'uccello" che nessun uomo vorrà più sposare. Prendono a braccio la madre e la portano in casa consolandola e convincendola sia meglio così.
Il male che genera il male. Non è per difendere mia madre ma è per dire che tutto ciò che nasce dall'oppressione, dalla violenza, dalla prepotenza genera altro male, un male che si tramanda alla discendenza, figli, nipoti, collaterali, collaboratori, vicini di casa, colleghi di lavoro in via infinita in un continuo intreccio di relazioni che generano altre relazioni.
Mia madre di questa prepotenza, violenza se ne fa scudo per tutta la vita e nessuno può dirle nulla perchè si sente sempre in credito con la vita, con i figli che suo malgrado ha partorito, in qualche modo ha cresciuto e li ha beneficiati con il frutto della sua unica realizzazione nel lavoro.
Questo è secondo me il punto di partenza su cui costruire il resto.
Anche io sono stata molto condizionata nelle mie scelte da questo male, questo nero che sto cercando di schiarire, un male che ha generato altro male, rancori, malintesi e chissà quali ripercursioni nel futuro dei miei figli e i loro figli...
E' il tentativo di arginare questo male, di non farlo dilagare il maggiore sforzo in questo momento.
Ho costruito casette tutta la vita per nascondermi dal male, ho affilato coltelli, costruito difese. Ora scendo in campo senza armi per andare incontro alla verità se sarò capace di sopportarla.
Il Nero offre molte scappatoie, rifugi, scusanti... che non si trovano nella Luce.

Giustamente dici guardare l'ombra da vicino ed io sono qua a volerla guardare. Con mia sorella stiamo cercando di fare un'importante lavoro di osservazione senza giudizio, quasi un gioco nello scoprire nel nostro modo di fare, di agire, di dire tutto ciò che proviene da mia madre e da mio padre nel tentativo di trovare il contatto con la nostra essenza, se ci riusciamo, se sarà possibile.

Grazie Nike
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Vecchio 15-05-2011, 17.59.08   #18
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Nike, in relazione a quanto detto anche nell'altro topic della violenza, mia madre non ha avuto la libertà di scegliere cosa voler fare nella e della sua vita, quali geni portare avanti.
Certo Tea e' giusto andare alle cause anche per quanto riguarda tua madre , al perche' dei suoi atteggiamenti .
E' giusto perche' la conoscenza delle cause permette di accedere alla compassione , a quel sentimento che sana le ferite e ti permette di ricominciare senza quei pesi che tengono legati al basso , al nero .
Basso o nero che nel frattempo e' diventato il nostro , il nostro tipico particolare basso o nero , sviluppato secodo la nostra attitudine , diverso da quello dei genitori ma che dal loro si e' sviluppato come da una radice comune .

Senno' le colpe dei padri , come dicevi , continueranno a ricadere sui figli .

Ultima modifica di nikelise : 15-05-2011 alle ore 18.26.43.
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Vecchio 04-12-2011, 21.59.12   #19
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...

e tante altre che possono accadere se la pratica è fatta bene o vicino lì...
Spulciando nei sogni non so come sono arrivata qui

Allora praticavo da qualche mese e non ho capito bene il tuo post, nel senso che non avevo fatto abbastanza esperienza.
Oggi sono in grado di apprezzare meglio quanto dici.
Lo yoga era un appuntamento che ho rimandato per molti anni, pensavo non fosse adatto a me, erroneamente pensavo fosse troppo passivo.
Lo scorso anno fui invitata insistentemente a provare, e dalla persona indicatami almeno 3 anni prima ma non sapevo che fosse proprio lui... un educatore e insegnate di yoga che mi ritrovai come collaboratore al lavoro, quanto di meglio potevo trovare.
All'inizio la pigrizia del corpo mi divorava, era una fatica stare sveglia, forzare ogni volta un pò di più il corpo per mantenerlo nella posizione, mi stancavo prima di cominciare.
Sapevo però che dovevo resistere quel tanto per convincere la mente "che stavolta sto yoga sa da fare".
I benefici tuttavia arrivarono presto, visibili, incredibili, mi stupivo ogni volta e mi incoraggiavo sempre di più. La cosa straordinaria è che trovavo tutto ciò che la mia maestra di canto mi insegnava a proposito di diaframma, postura, sostegno, respiro, tutto aveva un ordine, un posto e un nome, una carta d'identità completa.
Non solo mi faceva bene al corpo ma mi aiutava nel canto, e iniziava a piacermi sul serio mentre arrivavano quegli spazi di silenzio, di Essere Presente nel corpo.
Ora vedo meno i miglioramenti, in compenso spuntano fuori altre resistenze, altri blocchi che prima non vedevo, oppure mi fermavo molto prima in qualche altro posto di blocco .

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Cioè, mi spiego, per entrare nell'asana dovrebbe esserci un passaggio da una posizione di partenza alla finale ... in quel passaggio ci sono indicazioni su di noi importantissime.
Credo che da ora in poi ci farò meglio caso a questo passaggio che non avevo saputo valutarlo bene. E' vero che lo scopo è la posizione, ma la preparazione serve per arrivare alla meta, e durante il tragitto si vede il percorso con tutto quello che concerne tempo e modo per raggiungerla.
Magari apriamo un 3d per parlare di questo
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