L'attuale periodo storico, da un punto di vista comunicativo, si differenzia dai precedenti per la presenza di mezzi di comunicazione "di massa". La tecnologia e l'economia permettono, oggi come non mai, ai pochi di "comunicare" coi molti.
Ma la
comunicazione di massa è veramente comunicazione ?
L'etimo della parola "
comunicazione" ci rimanda a quell'ecclesiastico "
communicare altari" che è partecipare alla mensa, la quale mensa, proprio perchè "partecipata", acquisisce un senso che altrimenti non avrebbe. Ecco che la comunicazione è il mezzo che permette al singolo l'identificazione col gruppo, l'appartenenza, laica o religiosa che sia, a qualcosa di più grande che può esistere solo "insieme". Concetti come famiglia, gruppo sociale, etnia ecc., sono categorie di appartenenza il cui senso viene costruito da chi vi partecipa. Se nessuno partecipa, se nessuno comunica, non esistono. La "comunicazione di massa", per conseguenza, dovrebbe essere il meccanismo per il quale tutti coloro che si sentono appartenere alla categoria "massa" vi partecipano, comunicando con tutti gli altri. Appare evidente che la situazione è diametralmente opposta.
Ciò che oggi viene comunemente inteso come "comunicazione di massa" è invece l'utilizzo, da parte di pochi, di un insieme di apparati (i mass-media) dei quali i molti usufruiscono. Ovvero c'è azione ma non inter-azione. Inoltre, quei pochi che si dicono "comunicare" con la massa, non appartengono a detta categoria, di cui invece fanno parte coloro che la "comunicazione" subiscono. Ne segue che la categoria "
massa" non è insieme creato per accordo comunicativo dei partecipanti, ma definizione imposta dal meccanismo. Infatti la "massa" non è gruppo precostituito che, per caratteristiche interne, richiede un particolare apparato che faciliti la comunicazione, è invece contenitore concettuale costruito dopo la comparsa, e l'utilizzo, dell'apparato. Il concetto di massa fornisce senso all'apparato, non ai partecipanti alla "massa". Questo perchè i "partecipanti alla massa" in realtà non ci sono. Chi, per definizione, appartiene alla massa, lo fa per forza, non per scelta, non si sente appartenente, non comunica con gli altri in quanto appartenenti alla stessa categoria di massa, non si appresta, insieme agli altri, alla costruzione del senso di "massa". La massa non esiste.
Se l'operazione apportata da chi utilizza l'apparato massmediologico non è partecipativa ad una categoria di appartenenza, non è vera comunicazione. Se la categoria di pochi (i comunicatori) si pone al di fuori e sopra la categoria di molti (gli utenti) e utilizza questa posizione per fornire messaggi ai quali non si può ribadire, non di comunicazione si tratta ma di
in-dottrinamento o, nel migliore dei casi, di in-segnamento (nel senso di segnare dentro). Infatti la tendenza è proprio quella di insegnare cosa pensare, cosa dire, come vivere, cosa essere. Il punto è che "insegnare" può essere connotato positivamente unicamente nel caso in cui chi viene in-segnato desideri esserlo. Ci si sottopone all'in-segnamento quando si vuole imparare, si vuole crescere, e ci si sottrae quando si perde l'interesse o quando si percepisce un pericolo dall'essere in-segnati. Ma quanti vogliono veramente imparare dai mass-media cosa pensare, come vivere ecc.? A questa domanda, chi utilizza il mass-media, non vuole risposta. Teme che essa sia "troppo pochi". Teme che consapevolezza da parte della massa di essere massa e di essere in-segnata innesti quel meccanismo di sottrazione dalla stessa per pericolo percepito. E se la massa si svuota, il mass-media non ha ragion d'essere. Quindi l'illusione diffusa di appartenere alla massa, perchè essa possa continuare ad usufruire del mass-media, deve essere nutrita. Ne consegue che la modalità con cui l'in-segnamento si perpetua si deve adattare all'esigenza di nutrimento. Esso sarà dunque velato, discontinuo e negato. Ma se il
messaggio, per essere dato, viene nascosto, non più di in-segnamento si tratta, ma di manipolazione. Un messaggio assume o meno i caratteri della manipolazione a seconda dell'intenzione di chi lo fornisce.