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Vecchio 29-04-2010, 09.23.42   #1
dafne
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Predefinito la strada della felicità

"Non c'è strada che porti alla felicità, la felicità è la strada"

Buddha


Trovato or ora in home, la cosa curiosa è che stavo giusto pensando alla felicità, pensavo che è un pò come quando cerchi una cosa che non trovi, tipo i classici occhiali, che poi hai in testa...
Più li cerchi e meno li trovi e invece nel momento in cui ti arrendi e pensi ad altro, o cerchi altro, sbadàn ci metti su gli occhi.

La felicità è una cosa del genere, più la cerchi e meno la trovi, un pò come nei sogni che svaniscono appena diventi troppo presente (l'aggettivo non rende, spero che si capisca ugualmente)

La felicità è la strada, suona un pò come quel "volere ciò che si fà" e forse la felicità non è solo quell'apice di estasi che ogni tanto riusciamo a vivere, forse è una sorta di possibilità continua, Buddha dice che è la strada, forse non solo nel senso che dovremmo perseguirla come via ma che in ogni passo del nostro andare possiamo viverla. O diventare abbastanza attenti da sentirla sempre, in ogni cosa, se fosse così diventerebbe davvero difficile vivere la vita pensando che è solo dolore, solo fatica, solo sofferenza.

Non sò perchè ma in questo momento mi stò chiedendo se davvero vogliamo essere felici. La domanda mi suona scema eppure c'è qualcosa che mi trilla come se mi ci dovessi fermare su..
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Vecchio 29-04-2010, 09.29.13   #2
stefano
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le tue potenzialità se venissero manifestate appieno sarebbero "vincolate" a un risultato (qualsiasi esso sia) a una situazione ecc. ecc. oppure semplicemente al "momento" che vivi?

"se qualcuno vi dice "il regno è là" i falchi vi saranno prima di voi.
il regno è dentro di voi e fuori di voi ma voi non lo vedete"
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Vecchio 29-04-2010, 09.53.45   #3
stella
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Non sò perchè ma in questo momento mi stò chiedendo se davvero vogliamo essere felici. La domanda mi suona scema eppure c'è qualcosa che mi trilla come se mi ci dovessi fermare su..
La domanda non è se vogliamo o no essere felici, come se la felicità sia una cosa che possiamo volere o non volere, penso che piuttosto sia uno stato dell'essere.
Un bambino è felice anche se non sa di esserlo, quando comincia a farsi domande sulla felicità vuol dire che il suo modo di essere è cambiato, e non c'è nessuna strada che porti alla felicità, è solo un raccontarsela per consolarci, non è un punto di arrivo, ma casomai potrebbe essere una riscoperta di cose semplici dentro di noi.
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Vecchio 29-04-2010, 15.10.04   #4
Ray
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le tue potenzialità se venissero manifestate appieno sarebbero "vincolate" a un risultato (qualsiasi esso sia) a una situazione ecc. ecc. oppure semplicemente al "momento" che vivi?
E le tue?
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Vecchio 29-04-2010, 15.12.45   #5
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Non sò perchè ma in questo momento mi stò chiedendo se davvero vogliamo essere felici. La domanda mi suona scema eppure c'è qualcosa che mi trilla come se mi ci dovessi fermare su..
La domanda non è banale per niente... c'era non mi ricordo più chi che diceva che per essere felici si deve rinunciare ad un sacco di cose (la noia, le nostre piccole e grandi nevrosi, molte abitudini, modi di vivere e soprattutto di pensare eccetera eccetera) e aveva ragione. Siamo aggrapati come cozze ad un saco di cose che riteniamo indispensabili al nostro io e che invece "ci appesantisono le ali".
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Vecchio 29-04-2010, 15.30.14   #6
stefano
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E le tue?

le mie non dovrebbero essere vincolate a situazioni o altro.
se lo sono, c'è un errore di fondo che commetto che ha a vedere con il fatto che non sono "presente" appieno nel momento e quindi, non vengono manifestate.
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Vecchio 29-04-2010, 15.32.40   #7
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le mie non dovrebbero essere vincolate a situazioni o altro.
se lo sono, c'è un errore di fondo che commetto che ha a vedere con il fatto che non sono "presente" appieno nel momento e quindi, non vengono manifestate.
E allora perchè hai chiesto delle sue e non hai parlato delle tue o semplicemente fastto un discorso generale?
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Vecchio 29-04-2010, 15.36.57   #8
stefano
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ho usato la parola "tue" intendendo comunque un discorso generale.
mi sembrava abbastanza evidente comunque.
se non lo è stato ci starò più attento
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Vecchio 29-04-2010, 15.42.35   #9
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ho usato la parola "tue" intendendo comunque un discorso generale.
Capisco. Faccio anch'io un discorso generale: per ottenere la felicità, anzi per riuscire a sentire la felicità disponibile, è necessario rinunciare alle nevrosi di Stefano, alle sue piccole abitudini quotidiane con le quali disperde energia e a tutto il superfluo a cui Stefano si aggrappa per attaccamento... nonchè ai suoi modi ambigui di comunicare






Ultima modifica di Ray : 29-04-2010 alle ore 15.44.02. Motivo: quando ho citato il post c'era solo quella frase... al solito
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Vecchio 29-04-2010, 16.05.50   #10
stefano
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sicuramente
se stefano è in grado di farlo vive il momento.
se non lo fa commette un errore.
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Vecchio 29-04-2010, 17.16.54   #11
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Non sò perchè ma in questo momento mi stò chiedendo se davvero vogliamo essere felici. La domanda mi suona scema eppure c'è qualcosa che mi trilla come se mi ci dovessi fermare su..
Me lo so chiesto anch'io e mi sono risposta no. Sembra quasi ci sia un sottile gusto perverso nel rimanere ancorati a una dose (magari piccola) di infelicità, a qualcosa di cui potersi lamentare coi vicini, col parrucchiere, con gli amici.
Come se in fondo ci fosse una dose di masochismo latente, indispensabile.
Tutti dicono :< <Quanto vorrei essere felice..>> Ma pochi sono disposti a provarci veramente perché provarci significa rinunciare a tante piccole cose da cui dipendiamo e di cui privarci sembra una perdita di libertà.
In giro se ci chiedono :<<Come stai?>> Spesso rispondiamo : benino, insomma, me la cavo o non mi posso lamentare. Questo se va bene, se va male si inizia a snocciolare l'elenco delle disgrazie, specialmente da una certa età in su'. Potrei fare un esperimento e rispondere a tutti :<<Straordinariamente bene, la salute è una bomba e ho una vita fantastica.>>
Secondo me dopo un po' qualcuno mi tirerebbe giù dalle spese. Dai sto scherzando e generalizzando.
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Vecchio 29-04-2010, 17.22.28   #12
stefano
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d'altra parte non è un caso se gossip e cronaca nera spopolano così tanto...
c'è da chiedersi anche come siamo dipendenti e manipolati dai continui messaggi televisivi su questo argomento...
a furia di sentir parlare di omicidi, ladri ecc. ecc. non sappiamo più gioire per un bimbo appena nato ad esempio e non sappiamo vedere quanto di buono ogni momento avviene nel mondo.
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Vecchio 29-04-2010, 17.31.34   #13
Uno
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Secondo me dopo un po' qualcuno mi tirerebbe giù dalle spese. Dai sto scherzando e generalizzando.
Cercherebbe in tutti i modi di portarti sfiga
Scherzo, ma è per questo che anche se non lo si fa con consapevolezza, quasi tutti tendono a piangere il morto.
D'altro canto se uno fa l'ottimista ma poi oggettivamente la sua vita va a rotoli è un esaltato.
Fatica trovare qualcuno che realmente sereno (non ho scritto felice) lo mostri senza pudore, deve essere oltre la sfiga.


E' sacrosanta verità la frase del Budda, la felicità è il percorso, poi siccome troppa felicità non si regge si arriva all'orgasmo del caso e questo addensa intorno a se tutta l'esperienza facendoci credere di essere il fine.
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Vecchio 29-04-2010, 17.36.13   #14
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........... Potrei fare un esperimento e rispondere a tutti :<<Straordinariamente bene, la salute è una bomba e ho una vita fantastica.>>
Secondo me dopo un po' qualcuno mi tirerebbe giù dalle spese. Dai sto scherzando e generalizzando.
bellissima , e comunque non lo vedo tanto improbabile, poi c'è chi continua impererrito a parlare delle sue disgrazie soprattutto se tu ti limiti a dire "tutto bene"..

Io penso che la felicità, sia un picco che l'uomo puo' toccare per pochi attimi per poi ridiscendere, non penso proprio che sia possibile (almeno per l'uomo comune) vivere in uno stato di felicità continuo, però, vivere serenamente le gioie che la vita ci riserva dovrebbe essere naturale, ed invece passiamo il tempo a lamentarci, annoiarci.. etc finchè abbiamo qualcosa di cui lamentarci e spostiamo fuori il problema non dobbiamo fermarci a guardare veramente in noi stessi...

Ultima modifica di RedWitch : 29-04-2010 alle ore 17.36.53. Motivo: non ho ancora letto Uno
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Vecchio 29-04-2010, 17.40.29   #15
dafne
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La domanda non è se vogliamo o no essere felici, come se la felicità sia una cosa che possiamo volere o non volere, penso che piuttosto sia uno stato dell'essere.
Un bambino è felice anche se non sa di esserlo, quando comincia a farsi domande sulla felicità vuol dire che il suo modo di essere è cambiato, e non c'è nessuna strada che porti alla felicità, è solo un raccontarsela per consolarci, non è un punto di arrivo, ma casomai potrebbe essere una riscoperta di cose semplici dentro di noi.
Concordo che non sia un punto d'arrivo, altrimenti non sarebbe la strada ma il posto da raggiungere e mi trovi d'accordo anche sul fatto che sia uno stato dell'essere anche se qui però mi ci incarto un pò.
Un bambino è un bambino, è felice perchè (ovviamente è un discorso generalizzato, poi ci sono casi e casi) non ha di per sè responsabilità che lo gravino.

Il mestiere d'essere felici si complica quando dobbiamo mettere d'accordo il piacere col dovere.

Nella mia idea ad esempio essere felici suona un pò come non avere preoccupazioni mentre mi stò accorgendo ultimamente che c'è una forma di felicità che prima non riconoscevo che è riuscire ad essere felici nonostante le preoccupazioni. Pare impossibile e spesso lo è ma la cosa si verifica nelle famosissime "piccole cose" che riescono a darci un momento fi felicità quando non ce l'aspettiamo. Anche riuscire ad accontentarsi è una forma di felicità, nella misura in cui l'accontentarsi non è tanto rinunciare a delle cose ma piuttosto rivalutare quello che si ha, non sò spiegarmi bene forse ma c'è un'attenzione diversa, si mettono a fuoco cose diverse.

Oltra a questo stò pensando alla questione sollevata da Ray sul rinunciare alle nostre paturnie, ai nostri modi di vivere ecc Per me questa è una cosa difficilissima, oserei direi quasi impossibile, ci sono piccole e grandi abitudioni dannosissime a cui però fatico moltissimo a rinunciare (e chissà quante non ne vedo.)
Ci medito
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Vecchio 29-04-2010, 17.46.42   #16
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La felicità è il percorso, poi siccome troppa felicità non si regge si arriva all'orgasmo del caso e questo addensa intorno a se tutta l'esperienza facendoci credere di essere il fine.
Si arriva all'orgasmo del caso e questo addensa intorno a se tutta l'esperienza facendoci credere di essere il fine... Credo mi si siano incartati i neuroni.. Help

Io non sono serena, sono abbastanza inquieta quindi in genere alla domanda : come stai? Rispondo:<<In verticale>>. Magari mi sbaglio ma mi sembra una buona via d'uscita
Mi chiedo anche se le persone abbiano la capacità coi loro pensieri inconsapevoli di portare davvero sfiga agli altri..
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Vecchio 29-04-2010, 17.50.44   #17
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Si arriva all'orgasmo del caso e questo addensa intorno a se tutta l'esperienza facendoci credere di essere il fine... Credo mi si siano incartati i neuroni.. Help

Io non sono serena, sono abbastanza inquieta quindi in genere alla domanda : come stai? Rispondo:<<In verticale>>. Magari mi sbaglio ma mi sembra una buona via d'uscita
Mi chiedo anche se le persone abbiano la capacità coi loro pensieri inconsapevoli di portare davvero sfiga agli altri..

dipende secondo me.
cmq diciamo di si... sempre che l'altro ci creda ossia che si lasci in qualche modo influenzare
ma a quel punto non è direttamente l'altro a portarla... ma noi stessi a crearla...
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Vecchio 29-04-2010, 17.51.22   #18
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Ok forse ho compreso...
In pratica viviamo inseguendo quei picchi come dice Redwitch che in effetti pensandoci assomigliano molto a degli orgasmi nel modo in cui si espandono all'interno di noi e pensiamo che la felicità sia quella quando invece è uno stato ben diverso, costante e poco dipendente da ciò che accade fuori.
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Vecchio 29-04-2010, 17.58.32   #19
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Secondo me c'è anche un motivo scaramantico. Se dico a meraviglia ho paura che non duri o che me la buttino.
Nella nostra cultura c'è ancora molta superstizione.
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Vecchio 29-04-2010, 18.00.34   #20
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Ok forse ho compreso...
In pratica viviamo inseguendo quei picchi come dice Redwitch che in effetti pensandoci assomigliano molto a degli orgasmi nel modo in cui si espandono all'interno di noi e pensiamo che la felicità sia quella quando invece è uno stato ben diverso, costante e poco dipendente da ciò che accade fuori.

secondo me si
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Vecchio 29-04-2010, 18.06.20   #21
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La felicità è un picco, come tale non è durevole, non è possibile fermare il pendolo su un lato.
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Vecchio 29-04-2010, 19.21.52   #22
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Ho cercato di capire cosa voglia dire la parola in etimo ma mica ho capito pare abbia a che fare con fecondo.
Per me guardando la parola e pensando a cosa provo mi vengono in mente le ali dell'elicottero che sento nel cuore quando sono felice, come essere dentro ad un vortice e girare con lui.
Però la felicità come dice Stella giustamente è uno stato dell'essere e ci sono momenti che creano in noi quella vibrazione che ci fa dire: ah come sono felice! Probabilmente noi leghiamo quella vibrazione a quel tal evento e lo ricerchiamo fuori, mentre a me è capitato di farla attivarla come con la ballerina, quindi senza un evento eccezionale. Provare a sentirsi felici senza nessun motivo muovendosi internamente come quando abbiamo provato felicità per quel qualcosa.
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Vecchio 29-04-2010, 19.39.13   #23
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poi c'è chi continua impererrito a parlare delle sue disgrazie soprattutto se tu ti limiti a dire "tutto bene"..
Stamattina mi chiama mio fratello, mi chiede come sto e risponde lui al mio posto senza darmi il tempo di dire niente, dopo di che inizia a parlare della sua salute ad un certo punto ho chiuso perchè mi sentivo male
Non c'è mai limite al peggio

Comunque ritornando al discorso della sfiga non sfiga va che se dici che va tutto bene ti guardano come se stessi rubando qualcosa eh?
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Vecchio 29-04-2010, 20.40.30   #24
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Si arriva all'orgasmo del caso e questo addensa intorno a se tutta l'esperienza facendoci credere di essere il fine... Credo mi si siano incartati i neuroni.. Help
Intendevo una cosa che parafrasando la frase di Buddha potremmo metaforizzare così:
quando facciamo un viaggio, durante tutto il viaggio siamo in tensione per ciò che ci aspettiamo di trovare, quando siamo quasi arrivati (o appena prima di scendere dal pullman) l'eccitazione inizia a scoppiettare e iniziamo a provare felicità che in quello stato potrebbe durare per sempre, non è tracimata.
Ma non la reggiamo e quindi tracima dando fondo a "effetti speciali" tra cui farci dimenticare (non che lo dimentichiamo veramente, ma ne perdiamo il succo) il viaggio. Passato del tempo il clou del viaggio nella memoria sarà l'arrivo anche se ricorderemo pure il viaggio e qualche episodio simpatico.
In sostanza è ciò che avviene in ogni cosa e di cui parliamo con il discorso ricapitolazione.
Citazione:
Mi chiedo anche se le persone abbiano la capacità coi loro pensieri inconsapevoli di portare davvero sfiga agli altri..
Si che ce l'hanno, ma non nel modo in cui lo possono fare le persone che sanno quello che fanno.

Se una persona ti invidia parlerà di te in un certo modo e potrebbe mettere in movimento la famosa farfalla che all'altro capo del pianeta diventa un uragano. In questo lato della faccenda (persona inconsapevole) non c'è nulla di sovrannaturale e c'è bisogno sempre di un veicolo che diffonda l'invidia verso di te (anche incoscia) nella collettività. Poi... se, per esempio si parla di soldi ed i tuoi li hai guadagnati onestamente e/o ne hai abbastanza per sopportare eventuali rompi alla fin fine il tutto ti scivola quasi senza conseguenze.
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Vecchio 30-04-2010, 00.40.43   #25
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Ho cercato di capire cosa voglia dire la parola in etimo ma mica ho capito pare abbia a che fare con fecondo.
Per me guardando la parola e pensando a cosa provo mi vengono in mente le ali dell'elicottero che sento nel cuore quando sono felice, come essere dentro ad un vortice e girare con lui.
Però la felicità come dice Stella giustamente è uno stato dell'essere e ci sono momenti che creano in noi quella vibrazione che ci fa dire: ah come sono felice! Probabilmente noi leghiamo quella vibrazione a quel tal evento e lo ricerchiamo fuori, mentre a me è capitato di farla attivarla come con la ballerina, quindi senza un evento eccezionale. Provare a sentirsi felici senza nessun motivo muovendosi internamente come quando abbiamo provato felicità per quel qualcosa.
il collegare la propria felicità a qualsiasi cosa intesa come "oggetto" è a mio parere una forma di idolatria.
ergiamo a idolo un oggetto.
nell'esempio precedente ergiamo a idolo il qualcosa di esterno.
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