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Vecchio 06-12-2011, 14.30.03   #1
Ray
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Predefinito Rapporto con l'autorità

Ne abbiamo sicuramente parlato in altri tread, ma non ne ho trovato uno specifico, poi magari chi ha più memoria di me troverà quello che è già stato detto.

Che rapporto abbiamo con l'autorità e che rapporto sarebbe bene averci?

Innanzitutto specifico una cosa: non sto parlando solo del rapporto che abbiamo con chi riveste una qualche autorità istituzionale, ma anche dell'effetto che ci fa avere a che fare con chi si pone con autorità, chi banalmente ci dice quello che dobbiamo o non dobbiamo fare, che sia o meno questo comportamento legato ad un'autorità conferita e riconosciuta a livello sociale. In quel "riconosciuta" c'è un nocciolo della questione...

Quello che vedo è che molti adulti hanno un rapporto con l'autorità di tipo "adolescenziale", cioè tendono ad andare in acido quando qualcuno si pone in questo modo con loro. Ho virgolettato adolescenziale perchè chiaramente non tutti gli adolescenti sono così, comunque c'è la tendenza, nell'adolescenza, a porsi nel modo opposto del bambino, che invece tende a riconoscere l'autorità.
Poi cosa dovrebbe succedere? Nell'adulto dovrebbe formarsi il discerimento... una cosa sconosciuta che dovrebbe permettere alle persone di riconoscere la sensatezza di quello che viene detto a prescindere dall'atteggiamento di chi lo dice e che dovrebbe anche permettere alle stesse persone di capire i meccanismi con cui viene attribuita socialmente l'autorità.

L'adolescente, stadio a cui sempre più persone si fermano, invece spesso disconosce la maggior parte dell'autorità TRANNE alcune persone, spesso solo una o due, a cui invece conferisce una sorta di onniscenza/saggezza e che tende ad ascoltare senza discernimento. Il bambino, fase precedente, attribuisce questo potere di solito ai genitori.

Ad un certo punto questa sorta di fiducia/fede per vari motivi decade...


Bon, non voglio instradare per forza la discussione nei termini che ho sottolineato, la questione è affrontabile da moltissimi punti di vista ed è molto più ampia di come l'ho descritta, mi interessava per il momento convogliare l'attenzione su questo aspetto ma nulla vieta di ampliare il discorso in più direzioni.
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Vecchio 06-12-2011, 15.24.16   #2
griselda
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Io Io Io odio l'autorità a mo' di puffo incavolato

Scusate la digressione non volevo essere irrispettosa ma prendermi un po' in giro perchè sapessi Ray quante grane incontro per sta cosa...appena uno ha un tono autoritario mi salta la mosca al naso e faccio la cosa peggiore che potrei fare per poi non saper uscire da sola dal guaio in cui mi sono andata a cacciare.

Una volta tutto ciò che rappersentava l'autorità per me era da contestare oggi un po' sto cercando di combiare evidenziando le loro peculiarità e tutto ciò che di positivo gravita loro attorno.

Ne abbiamo parlato già...ma non è mai abbastanza Uno diceva che l'autorità serve ad un istituzione ad un ente a chi è preposto a far rispettare le leggi di quest'ultima.
Altrimenti molto meglio l'esempio e l'autorevolezza che ad esempio è molto meglio per i giovani che devono vedere per apprendere il modus comportandi piuttosto che il semplice dire non supportato dall'esempio ma fatto rispettare con autorità fuori luogo e difficile messa in pratica il fai come dico e non come faccio è dura da digerire e porta a non accettare l'autorità negli ambiti in cui è giusto che esista.

Io vedo l'autorità anzi la vivo come una sorta soppruso una imposizione un volermi limitare per opportunismo e quindi poi va da sè che anche quando invece è chiusa in un ambito dove è necessaria se non faccio attenzione faccio di tutta un erba un fascio e la rigetto.

Il bambino a mio semplice dire, è si rispettoso dell'autorità ma non ha discernimento proprio si affida per sopravvivere non comprende la differenza tra la persona autorevole e quella autoritaria, ma sa che l'autorità è da rispettare forse perchè fa nascere in lui una sorta di timore riverenziale ma anche lo fa allo stesso modo sentire protetto se non sfora in altri ambiti di violenza perchè l'autorità usa un tipo di forza e questa deve essere pulita altrimemti fa danno.

Beh io devo stare sempe sul chi va là con essa se devo averci a che fare o mi faccio accompagnare o devo dirmi prima di entrare in contatto anzi ricordarmi, proprio come se mi preparassi a non avere scontri ma ad accettare quel che mi sarà detto e anche il modo perchè anche il solo modo mi fa scattare reazioni incredibili che viste dopo e con distacco sarebbero anche da comiche.

Beh l'adolescente penso che è giusto che le abbia per uscire dalla sua fase ma che forse proprio perchè adolescenziali poi dovrebbe lasciarle una volta cresciuto.
Come una sorta di forza che lo fa uscire dall'uovo ma che poi riconosce tra autorità autorevolezza e la differenza ma anche l'uso etc

Bon penso di aver detto tutto quello che penso su di essa. Ah ultima cosa penso che abbia a che vedere con il padre e con chi faceva valere l'autorità in famiglia e al suo grado di autorevolezza. Fine

Beh se istituisci un corso io mi iscrivo meglio del latino per me sicuro
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Vecchio 06-12-2011, 15.46.50   #3
luke
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Mah...con l'autorità costituita non credo d avere particolari problemi...
Con chi dice cosa fare l'irritazione istintiva credo di averla, probabilmente per riflesso all'autorità paterna con la quale qualche problemino l'ho sempre avuto...
Una delle prime cose che mi vengono da rispondere a chi si mette in cattedra è "ma pensa ai fatti tuoi, che ne aversti bisogno", però se vedo una certa competenza, un indicazione fatta con contezza di ciò che mi si dice non faccio il ribelle per forza, di persone che vogliono e sanno dare consigli davvero utili ce ne sono poche in giro e quando le trovo cerco di approfittarne.
Non valuto invece molto bene chi parla di mie situazioni basandosi sulle sue situazioni e condizioni, perchè in quel caso buona parte dei discorsi non si discostano da 4 frasette banali messe in croce, cosa che può fare anche il fruttivendolo sotto casa.

Naturalmente resta il fatto che cerco di costruire una vera autorità dentro me stesso, anzi con parti di me, realizzata la quale, anche il rapporto con gli autoritarsmi esterni dovrebbe essere visto in modo meno irritante.
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Vecchio 07-12-2011, 01.47.05   #4
RedWitch
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L'adolescente, stadio a cui sempre più persone si fermano, invece spesso disconosce la maggior parte dell'autorità TRANNE alcune persone, spesso solo una o due, a cui invece conferisce una sorta di onniscenza/saggezza e che tende ad ascoltare senza discernimento. Il bambino, fase precedente, attribuisce questo potere di solito ai genitori.

...
Come si esce da questo atteggiamento? Cercando di sviluppare il discernimento? Leggendoti mi verrebbe da pensare che in un processo sano di crescita, il discernimento dovrebbe esserne una diretta conseguenza: per l'adolescente ribellarsi all'autorità genitoriale potrebbe essere un modo per affermare la propria individualità, una sorta di passaggio dalla fanciullezza all'età adulta ma dopo?
Cosa è che blocca, che fa si che il discernimento non si sviluppi?

Per il resto, mi riconosco in pieno nella descrizione che hai fatto, peraltro è un problema che vorrei risolvere, smettendo di creare mentalmente una specie di scala gerarchica in cui posiziono le persone , in base alla quale chi ritengo più avanti di me può permettersi di dirmi quasi qualunque cosa, mentre con chi ritengo dietro di me guai al mondo... il tutto senza che ci sia in me una reale volontà, è qualcosa che scatta in automatico, sia l'idea che mi faccio della persona, che poi cristalizzo, che la reazione adolescenziale di rifiuto totale. Come si puo' cambiare questo disco rotto?
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Vecchio 07-12-2011, 01.53.54   #5
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Come si esce da questo atteggiamento? Cercando di sviluppare il discernimento? Leggendoti mi verrebbe da pensare che in un processo sano di crescita, il discernimento dovrebbe esserne una diretta conseguenza: per l'adolescente ribellarsi all'autorità genitoriale potrebbe essere un modo per affermare la propria individualità, una sorta di passaggio dalla fanciullezza all'età adulta ma dopo?
Cosa è che blocca, che fa si che il discernimento non si sviluppi?

Per il resto, mi riconosco in pieno nella descrizione che hai fatto, peraltro è un problema che vorrei risolvere, smettendo di creare mentalmente una specie di scala gerarchica in cui posiziono le persone , in base alla quale chi ritengo più avanti di me può permettersi di dirmi quasi qualunque cosa, mentre con chi ritengo dietro di me guai al mondo... il tutto senza che ci sia in me una reale volontà, è qualcosa che scatta in automatico, sia l'idea che mi faccio della persona, che poi cristalizzo, che la reazione adolescenziale di rifiuto totale. Come si puo' cambiare questo disco rotto?
La ribellione, che oramai si tende a considerare inevitabile e sana, non lo è necessariamente. Avviene perchè ci si rende conto che chi era stato conferito di autorità alla fin fine non se la merita, si ha l'impressione, spesso corretta, che non agisca sempre a nostro favore.
Quindi si cerca qualcun altro da conferire di questo ruolo. Se lo si trova - ma è una botta di c..o, le cose possono andare abbastanza bene, altriment si passerà da una ribellione ad un'altra... ribellione che comporta rottura.

In ogni caso, che si disponga di figure educativamente valide o meno, il passaggio (o i passaggi) verso il discernimento passano attraverso salti nel vuoto di assunzione di responsabilità e corrispondenti pagamenti di conseguenze di scelte, si spera, sempre più libere.
Alla fin fine, come per tutto, il discernimento si acquisisce pagando.
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Vecchio 07-12-2011, 10.07.52   #6
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Apparte l'autorità divina, credo che nessun'altra autorità sia degna di considerazione a tutti gli effetti. L'essere umano è corruttibile, ed un potere come l'autorità in sua mano crea più danni che altri.
A volte però si è costretti ad essere noi le autorità per una serie di circostanze.
Io cerco di non essere troppo ubbidiente con le autorità, e quando sono autorità cerco di non schiacciare troppo l'altro.

L'autorità genitoriale è fondamentale fino all'adolescenza, poi è fuoriluogo.
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Vecchio 07-12-2011, 10.08.16   #7
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La questione quindi sta nella assunzione delle responsabilità verso le nostre azioni.
Finchè non siamo pronti e capaci di assumerci la nostra responsabilità saremo in cerca di qualcuno che lo faccia al posto nostro, qualcuno che ritieniamo, o vogliamo riterlo, avere la giusta autorità per farlo per noi.
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Vecchio 07-12-2011, 12.13.27   #8
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E' impossibile assumersi delle responsabilità al 100%, è per questo che si ricorre ad avvocati, medici, commercialisti ed altri professionisti. Lo stesso genitore è responsabile del bambino.

In ogni caso ci sono responsabilità che la vita ti da anche se tu non sei sufficientemente adulto (interiormente intendo).
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Vecchio 07-12-2011, 13.56.44   #9
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Scusa Astral, ma cosa centra la responsabilità delle proprie azioni con la consulenza di tecnici di cui ci si avvale per le materie in cui non siamo competenti?
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Vecchio 07-12-2011, 14.10.16   #10
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Vediamo se ho capito, l'autorità serve per imparare a le regole se vi si sottostà le si imparano.
Poi però la parola discernimento secondo me significa dis doppio, cern cernita, mento della mente.
Quindi una volta imparate le regole uno agisce e a seconda di come lo fa impara fa esperienza, esperienze sempre diverse che lasciano un frutto per ognuna se diversa da li nasce il discernimento la scelta opportuna nel momento del bisogno.
La responsabilità è quella che fa crescere perchè vuol dire accettare di avere in noi l'autorità del accettare quel che ne viene senza volerla dare ad altri come si fa quando si delega altri al posto nostro a fare quel che ci spetterebbe per poter crescere evitando così di farlo?
Eh? Oh là chissà se una buona volta ho capito
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Vecchio 07-12-2011, 15.24.38   #11
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Scusa Astral, ma cosa centra la responsabilità delle proprie azioni con la consulenza di tecnici di cui ci si avvale per le materie in cui non siamo competenti?
Che alcune responsabilità nella vita si delegano perchè non si ha tempo, oppure si è incapaci.
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Vecchio 07-12-2011, 20.58.26   #12
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Che alcune responsabilità nella vita si delegano perchè non si ha tempo, oppure si è incapaci.
Continuo a non seguire il filo del tuo discorso.
Anche quando deleghi ti assumi la responsabilità del delegare e delle conseguenze che scaturiscono dal delegare.
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Vecchio 07-12-2011, 21.55.37   #13
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Continuo a non seguire il filo del tuo discorso.
Anche quando deleghi ti assumi la responsabilità del delegare e delle conseguenze che scaturiscono dal delegare.
Si ma non in prima persona, pensa micheal jackson ha avuto la responsabilità di perdere la vita, ma la responsabilità più grande la sta pagando il suo medico!
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Vecchio 07-12-2011, 22.07.59   #14
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Si ma non in prima persona, pensa micheal jackson ha avuto la responsabilità di perdere la vita, ma la responsabilità più grande la sta pagando il suo medico!
Infatti, ognuno paga per le proprie responsabilità. Il medico non era obbligato a somministrare il farmaco a domicilio, aveva il dovere di rifiutarsi e portarlo in ospedale. Chissà quanti soldi avrà preso per questo ultimo "favore" ed ora paga per la responsabilità delle sue azioni.
Il medico si è assunto la responsabilità di una somministrazione solo ospedaliera, probabilmente anche in ospedale sarebbe morto ugualmente ma seguendo la procedura non sarebbe stato accusato di omicidio colposo.
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Vecchio 09-12-2011, 16.17.50   #15
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Ho idea che autorità vada a braccetto con controllo.
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Vecchio 10-12-2011, 21.14.32   #16
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Autorità. Bella storia.
Detesto sentirmi dire cosa fare e in genere il meccanismo immediato è di fare esattamente l'opposto, come i bambini.

Rapporto coi genitori pessimo, chi li ha sostituiti ha mancato di coerenza e io adesso manco di coerenza, e di credibilità, con i miei figli.

Delle volte al posto della rabbia scatta la paura (per la punizione immagino) e altre volte ancora la pigrizia (che forse è l'incapacità di uscire da quel meccanismo).
Non sò quale sia il capo del filo ma la sintesi finale è che dell'autorità, in genere, non mi fido e che quando mi sento in pericolo mi rivolgo a quella persona X come diceva Ray che, inevitabilmente, prima o poi mi delude. Non perchè sia deludente la persona ma perchè non mi dà la risposta che io vorrei avere.

Il discernimento, il povero vecchio buon senso morto e sepolto. Alle volte ho la flebile percezione di possedere una sorta di conoscenza profonda, una forma di istinto, di consapevolezza che se solo venisse un pò più su mi aiuterebbe moltissimo.

Il problema è che stò discernimento non parla normale, bisbiglia e in più è in fondo a un pozzo al centro di un tornado di sensazioni e pensieri mossi da ansia, senso di colpa, bisogno e via andare tutto il resto.
Solo quando mi fermo, tolgo importanza a quanto mi è stato detto (smetto di viverlo come una causa di vita o di morte) smetto di pensare sentire e agitarmi e cerco solo di respirare, solo allora ho un piccolo istante in cui tutto prende il reale valore che ha e riesco a farmi un'idea mia su quanto mi è stato detto.
Mi riesce ben poche volte purtroppo.

In realtà non ho un senso dell'importanza delle cose che voglio che mi appartenga veramente, è tutto basato sugli altri e sugli altri misurato.
Mi ha colpito molto il verbo "riconosciuta" usato da Ray.
Ri-conosci solo ciò che conosci già, altrimenti è solo un atto di fiducia nei confronti del giudizio del gruppo.
Se la fiducia viene meno decade anche il senso dell'autorità, il confine, il contenimento (iess) e ci si perde.
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