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Vecchio 14-09-2006, 04.59.55   #1
MaxFuryu
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Predefinito giudicare gli altri

Probabilmente la frase più appropriata per introdurre l'argomento sarà questa:

Luca 6:39
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.


perchè si sente il bisogno di giudicare? perchè lo si fa? perchè raramente lo si fa con se stessi...?
l'argomento è molto vasto, personalmente ci tenevo alla discussione proprio perchè ho le idee confuse a riguardo e mi piacerebbe capirne di più...

Lascio quindi a voi la parola...
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Vecchio 14-09-2006, 08.37.20   #2
Grey Owl
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Inizio io col dire che giudichiamo chi vediamo... in verita' noi non ci vediamo...non e' forse vero che noi siamo dietro ai nostri occhi?
A parte la battuta... la maggior parte delle persone vive un'esistenza onirica... osserva gli accadimenti della vita come spettatore... non entra in merito alla vita... come spettatore giudica quello che vede... se e' bello o e' brutto... se e' giusto o sbagliato... se e' bene o se e' male...

Piu' riprende coscienza di se' stesso e piu' sente la responsabilita' dei suoi atti... giudica piu' se' stesso che gli altri... lavora piu' sulla sua trave...

Chi ha coscienza di se' si pone sempre la domanda... perche' quella data situazione mi crea questa reazione in me?
Chi non ha coscienza imputa la colpa della sua reazione a quella data situazione... rimanda la responsabilita' all'esterno... rimanda il momento di conoscenza di se'... continuera' a vedere pagliuzze.








Giusto un'assaggino per stimolare il thread...hehehe

Ultima modifica di Grey Owl : 14-09-2006 alle ore 08.51.47.
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Vecchio 14-09-2006, 09.39.30   #3
griselda
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Chiedo scusa ma io col giudizio faccio a cazzotti quindi l'unica cosa che ho saputo fare è stata farmi domande che pongo a voi qui di seguito.

Il giudizio dove inizia, da dove arriva?
Il giudizio nasce da un modello.
Ma quale modello dobbiamo essere?
Ognuno di noi dentro ne ha uno e cerca e si distrugge per assomigliargli.
Chi ha creato il modello?
Se lo becco lo strozzo perché mi fa vivere malissimo!
Tesa ad assomigliare a qualcuno mi perdo di vista pure guardandomi in continuazione.
Ma io chi sono?
Ma allora il giudizio in se stesso è la trave?

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Vecchio 14-09-2006, 11.11.45   #4
Grey Owl
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Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
Luca fa' una domanda legittima... giudica l'atteggiamento del fratello che guarda la pagliuzza... pure Luca facendo la domanda da' con un giudizio... quindi giudicare e' necessario... e' insito nella ragione... quando usiamo la ragione traiamo un giudizio... nulla di male in questo.

Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?
Luca pone il problema del giudizio usato male... come se Luca vedesse i due fratelli... quello con la trave nell'occhio che disperde le sue energie cercando la pagliuzza nell'occho dell'altro fratello...

Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Luca emette un giudizio... dice Ipocrita... poi consiglia al fratello travato (...hehehe) di operare prima su se' stesso... e solo quando avra' risolto i suoi problemi di vista potra' rivolgere il suo vedere al fratello.


Perchè si sente il bisogno di giudicare?
Giudicare e' uno strumento della ragione... e' insito nella ragione... e come strumento... e' l'utilizzo di tale strumento che ne fa' una cosa buona o cattiva...
es: il martello serve per piantare i chiodi (utilizzo buono) ma ci si puo' schiacciare il pollice (utilizzo non buono ma sopratutto doloroso)

Perchè lo si fa?
Per portare in coscienza... per crescere... per imparare chi siamo.

Perchè raramente lo si fa con se stessi...?
Credo dipenda da quanto vogliamo rimanere nel sogno onirico... o per dirla piu' chiaramente... guardare noi stessi implica vedere cose che ci fanno male... che non ci piacciono... rimandiamo l'opera di guarigione delle ferite antiche... non piace vedere le proprie piaghe purulentee... meglio additare i lebbrosi che sanare il nostro corpo.


Aggiungo: Predicare bene e razzolare male... questo e' il senso del giudizio usato male... poi nel giudicarsi bisogna anche non essere giudici severi... accettare che siamo fallaci... che siamo imperfetti... abbiamo vizi e virtu'... se giudicandoci non ci colpevolizziamo... ma anche non ci perdoniamo... allora la strada per migliorarci si fa' piu' larga...
il giudizio della ragione... non quello della societa' (pseudo perbenismo ipocrita)... ben inteso... e qui' si apre un mondo...

Ultima modifica di Grey Owl : 14-09-2006 alle ore 11.21.59.
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Vecchio 14-09-2006, 12.16.44   #5
RedWitch
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Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
Luca fa' una domanda legittima... giudica l'atteggiamento del fratello che guarda la pagliuzza... pure Luca facendo la domanda da' con un giudizio... quindi giudicare e' necessario... e' insito nella ragione... quando usiamo la ragione traiamo un giudizio... nulla di male in questo.


Giudicare è necessario fino ad un certo punto secondo me Grey... fintanto che non sappiamo guardare (sinceramente) dentro noi stessi, è l'unico parametro che abbiamo, che ci hanno insegnato... l'unico modo che abbiamo per rapportarci .. dopo il giudizio, puo' essere sostituito con un'osservazione oggettiva... senza giudizio... non è semplice.. non sappiamo guardare noi stessi, figurati gli altri... giudichiamo secondo i nostri parametri soggettivi, per esempio una cosa che tu vedi bella, io posso giudicarla brutta... un comportamento che secondo te potrebbe essere corretto, per me potrebbe essere scorretto.. e così via..
Possiamo dire con certezza che quello di Luca fosse giudizio e non osservazione oggettiva?


Citazione:
[i][b]Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?
Luca pone il problema del giudizio usato male... come se Luca vedesse i due fratelli... quello con la trave nell'occhio che disperde le sue energie cercando la pagliuzza nell'occho dell'altro fratello...


Ecco.. se Luca vede ciò che i due fratelli fanno oggettivamente, questo è giudizio? ...

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Vecchio 14-09-2006, 12.23.13   #6
griselda
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Ho sempre avuto problemi a giudicare gli altri perché vivendo sulla mia pelle giudizi mi accorgevo che chi non aveva avuto le mie stesse esperienze (ferite) aveva difficoltà a comprendere. Quando mi veniva un attacco di panico solo a prendere in mano il telefono…o altro avevo voglia a spiegarlo mi dicevano che era una scusa per non farlo. Non capivano e rimanevo sola con me stessa e mi giudicavo rispetto a chi vi riusciva senza problemi sentendomi inadeguata. Quindi conoscevo l’umiliazione del giudizio avventato senza consiglio per la risoluzione del problema che ti lascia li per terra a soffrire della tua incapacità. E poi da li nascono un sacco di dinamiche ti fanno dire e agire in modo da non trovarti in quella situazione…vabbeh e ti perdi di vista fai finta di essere qualcun altro.
Ed ecco che si fugge dal giudizio degli altri per affondare nel proprio.

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Vecchio 14-09-2006, 12.34.40   #7
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Luca 6:39
41 Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42 Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Sarà stato un laspus... il Vangelo è sì quello di Luca, ma le parole sono di Gesù Cristo.

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Vecchio 14-09-2006, 12.44.30   #8
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mi sono fatta l'idea che chi giudica tanto (e il giudizio per me ha sempre dentro una severità) è qualcuno che primaditutto non accoglie se stesso.
Non accetta le ambiguità dentro di se e di conseguenza diventa duro con gli altri... Avete osservato le persone molto giudicanti che colorito hanno?
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Vecchio 14-09-2006, 13.18.05   #9
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ah beh allora... se le ha dette Gesù Cristo... non giudico (scherzo).

In genere chi giudica molto gli altri... non ha "molto tempo" da dedicare a se stesso...
Di fronte ad un giudizio che ci viene dato si puo' reagire in due modi... accusare il colpo o eluderlo (del tipo "da quale pulpito...").
Il giudizio ha forza su noi nel momento in cui noi gli diamo forza e valore...

Chi giudica gli altri usa violenza... nessuno dovrebbe permettersi di giudicare senza "essere la persona" giudicata...
Nella quotidianita' avviene sempre... questo per sentirsi forti e sopratutto impegnati in senso meritevole (dal punto di vista della persona che giudica) non capendo che si disperde tempo ed energia all'esterno.
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Vecchio 14-09-2006, 13.31.35   #10
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Originalmente inviato da Kael
Sarà stato un laspus... il Vangelo è sì quello di Luca, ma le parole sono di Gesù Cristo.

andiamo bene... chiedo scusa ... non conosco molto i Vangeli .. e si vede


Citazione:
Originalmente inviato da Giudi
mi sono fatta l'idea che chi giudica tanto (e il giudizio per me ha sempre dentro una severità) è qualcuno che primaditutto non accoglie se stesso.
Non accetta le ambiguità dentro di se e di conseguenza diventa duro con gli altri... Avete osservato le persone molto giudicanti che colorito hanno?
Sono d'accordo Giudi, alla fine credo che tutti giudichiamo gli altri, ma meno accettiamo noi stessi, e più il paragone (vorrei essere sicura come tizio etc..) con gli altri sembra necessario... in genere si giudicano duramente, quelle persone che ci ricordano quello che non vogliamo vedere di noi stessi... o con quelli che crediamo abbiano ciò che crediamo di non avere dentro di noi... questa, la mia piccola esperienza.. ciò che ho osservato su di me.... il colorito? tendente al giallo..
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Vecchio 14-09-2006, 13.33.26   #11
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"Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno una buona misura, pigiata, scossa e traboccante; Poiché sarà usata verso di voi la stessa misura di cui vi siete serviti"
Il discepolo non è da più del maestro; ogni discepolo è perfetto se è come il maestro.
Disse loro ancora una parabola: "Un cieco può forse fare da guida ad un altro cieco? Non andranno a cadere ambedue in una fossa?"

Anche questi insegnamenti che si trovano nei vangeli e che fanno parte del discorso della montagna, ci fanno capire che nessuno è perfetto per cui nessuno può giudicare e non dovrebbe giudicare...

"Poiché sarà usata verso di voi la stessa misura di cui vi siete serviti"

Quindi alla base c'è sempre il misurarsi con se stessi, e come potrebbe essere altrimenti ???

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Vecchio 14-09-2006, 13.34.55   #12
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Originalmente inviato da griselda
Chiedo scusa ma io col giudizio faccio a cazzotti quindi l'unica cosa che ho saputo fare è stata farmi domande che pongo a voi qui di seguito.

Il giudizio dove inizia, da dove arriva?
Il giudizio nasce da un modello.
Ma quale modello dobbiamo essere?
Ognuno di noi dentro ne ha uno e cerca e si distrugge per assomigliargli.
Chi ha creato il modello?
Se lo becco lo strozzo perché mi fa vivere malissimo!
Tesa ad assomigliare a qualcuno mi perdo di vista pure guardandomi in continuazione.
Ma io chi sono?
Ma allora il giudizio in se stesso è la trave?

Giudi non lo so...che colorito hanno?

Secondo me il giudicare gli altri tiene insita in se una debolezza che riguarda ognuno. Una debolezza che ci tiene in smacco.
Le domande che ha posto Grise sono più che legittime.
A mio avviso il giudizio( cioè " l'arte di giudicare " )arriva dall'esterno.
Questo modo di comportarsi lo percepiamno negli altri e, da quando siamo piccoli, viene " registrato " nonchè riproposto col passare del tempo. In se ci sono molte dinamiche ma quella che risulta preponderante è proprio lo " sfornare giudizi " come se si fosse preda di un meccanismo automatico. Cioè si attiva automaticamente.
Oddio non dico che per se stessi non debba essere presente - sempre ovvio nell'ambito della costruttività - ma forse un po meno ( da noi ) nei confronti degli altri.
Arriva quindi da " ciò " che non possediamo, in quanto comportamento, ma che pian piano, conformandoci a causa degli input esterni, ci aiuta ad infilarci nella massa incosciente. Questo però mi sembra che non sia l'unico mezzo che utiliziamo!
Effettivamente per questo verso, il giudizio nasce da un modello.
Gli uomini sono molto bravi a " copiare " e far propri taluni atteggiamenti. Il giudizio quindi, è un modello da vestire perche come dice Red è il mezzo che utiliziamo per rapportarci all'esterno. Secondo me si tenta di " esorcizzare " gettando fuori, ciò che inconsapevolmente si sa di possedere ma che, appunto senza coscienza diviene un meccanismo vizioso che col tempo si fa sempre più duro da dissolvere.
Non c'è in sostanza, un modello da essere ( quindi da vestire ) ma cercjhiamo di possederlo ( e quindi rientra nell'avere ).
Basterebbe continuamente osservarsi ( lo so ci vuole un po di sforzo ) in tutto ciò che si fa. Nel mio caso ad esempio non ci riesco molto spesso ma ci provo.
Il modello, a questo punto, è anch'esso inconsapevole. Una specie di lanterna verso cui siamo attirati e verso cui tendiamo, andando il confflitto se non riusciamo a raggiungerlo.
Bisognerebbe vedere però se quel modello è ciò verso il quale Realmente si vuole arrivare o rappresenta soltanto un nuovo abito " fittizio ".
Questo, infine, lo creiamo noi continuamente ma anche, e soprattutto, grazie a ciò che la società ( attraverso le persone e ciò che viviamo ) ci riflette.
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”

Ultima modifica di jezebelius : 14-09-2006 alle ore 14.31.35.
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Vecchio 14-09-2006, 13.47.58   #13
Ray
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Solo un piccolo spunto, poi con più tempo dico la mia.

Il titolo del 3d è "guidicare gli altri" ma finora se ne è parlato solo al negativo... giudicare male... l'altro è: cattivo, brutto, antipatico, insomma "male".
Guidicare però vale anche all'opposto... bello, buono, bravo ecc.ecc.... si tratta comunque dello stesso movimento interiore e, se volgiamo, dello stesso errore.

Altro piccolo spunto: giudicare = giù dire - giù indicare...
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Vecchio 14-09-2006, 14.46.55   #14
Grey Owl
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A mio giudizio...ops... hehehe

Allora cerco di fare chiarezza su quello che ho in testa...
Il giudizio e' insito nella ragione... e' uno "strumento" della ragione...
Nel momento che ho scambio di informazioni con l'altro... emetto un giudizio.Il giudizio e' un'indice che ha come fulcro noi stessi... indica il differenziale tra noi e l'altro... in genere si dice di un giudizio che e' "positivo" o "negativo"...

A mio avviso... e' come utilizziamo questo strumento giudizio che ne fa' una "energia" positiva o negativa...
Positiva per comprendere verso cosa tendiamo...
Negativa quando diventa antagonista al nostro tendere...

Esempione:
Osservo un saltimbanco in strada che fa' ruotare tre palline in aria...

Caso1):
Giudizio positivo: ammiro la sua abilita' nel suo "lavoro"!...
Giudizio negativo: Ma questa persona perche' non si cerca un lavoro vero?...
Il giudizio e' partito da me... vivo una realta' che e' filtrata dal mio stato d'animo di quel momento... il mio pensiero e' rivolto al mio lavoro che trovo pesante o al mio lavoro che trovo gratificante... ma pur sempre di lavoro penso...

Caso2):
Giudizio positivo: ammiro la sua liberta di essere un artista di strada!...
Giudizio negativo: Guarda cosa bisogna fare per campare?...
Ancora una volta il giudizio e' partito da me... in questo caso il mio pensiero e' rivolto alla liberta' e all'indipendenza economica...

Caso3):
Giudizio positivo: ammiro la sua forma fisica!...
Giudizio negativo: Dovrei fare piu' movimento?...
Il mio pensiero e' rivolto alla forma fisica...

Il processo nasce dentro di noi e viene processato dentro di noi... chi da' giudizi ad altri senza che gli venga fatta richiesta (es: ti chiedo un tuo giudizio in merito) opera una violenza... ma anche se fosse chiesto e' comunque un giudizio falsato dal fulcro soggettivo...

Allora chi puo' dare un giudizio oggettivo?...


Aggiungo: nel momento che valuti una situazione (o una persona) crei un giudizio e quindi una mezza verita'... anche detta verita' soggettiva.

Ultima modifica di Grey Owl : 14-09-2006 alle ore 14.51.18.
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Vecchio 14-09-2006, 21.05.36   #15
RedWitch
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Citazione:
Il titolo del 3d è "guidicare gli altri" ma finora se ne è parlato solo al negativo... giudicare male... l'altro è: cattivo, brutto, antipatico, insomma "male".
Guidicare però vale anche all'opposto... bello, buono, bravo ecc.ecc.... si tratta comunque dello stesso movimento interiore e, se volgiamo, dello stesso errore
Come ha detto Ray, .... Giudicare non significa solo farlo in negativo , ma anche in positivo, per esempio giudicando gli altri sempre meglio di noi, in qualunque cosa...
Come ha scritto Gri qualche post sopra, quando arriva un attacco di panico, e ci sentiamo incompresi dagli altri (e già qui li giudichiamo incapaci di comprenderci), in automatico scatta un paragone di noi stessi rispetto ad altri... inizi a dirti, "perchè non riesco a telefonare (camminare, stare in un locale pubblico in compagnia etc) come Tizio?" "Perchè non sono "brillante" come Pinco?" In questo ci mettiamo sempre "sotto" ad altri, perchè li giudichiamo meglio di noi... vediamo gli altri meglio di noi, soprattutto chi ci sta vicino, ma se li vediamo migliori, più belli, è perchè emettiamo un giudizio "positivo", ma sempre giudizio rispetto a noi, soggettivo...

(Gri )
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Vecchio 14-09-2006, 22.39.58   #16
Shanti
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Si impara fin da piccoli a giudicare: questo è buono questo e cattivo, bello o brutto ecc. Alla fine il giudizio diventa il metro, positivo o negativo che sia, con cui si considera se stessi e gli altri, fino a diventarne schiavi senza accorgersene, l’attenzione si fissa in un punto impedendo di vedere qualunque cosa o persona in modo diverso o di vivere l’esperienza per quello che è.
Per fare un esempio: sono in cima a una vetta e ammiro uno splendido panorama, ma tutto ad un tratto il cielo si annuvola e arriva una tempesta di neve. Accidenti che brutto tempo! No: sta solo nevicando..
Oppure vedo un uomo sporco seduto sull’autobus e penso: che persona orrenda! No: quell’uomo è appena uscito dal lavoro..
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Vecchio 15-09-2006, 05.36.25   #17
MaxFuryu
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è scontato che il giudizio si basi sull'apparenza (apparenza intesa come quello che riusciamo a vedere...non solo occhi...) è uno strumento quindi, può essere usato per vari scopi... avevo introdotto l'argomento sul giudizio verso gli altri, è interessante come non si riesce a fare a meno di giudicare le persone, e siccome per giudicare una cosa, ce ne vuole un'altra da usare come metro di misura, finiamo per usare sempre noi stessi.
Spesso il paragone non ci conviene, i motivi sono vari, ed ecco che il giudizio sarà condizionato enormemente, capita che a volte non si trovi la stessa qualità in noi, e non possiamo fare il paragone, allora o la aggiungiamo alla nostra maschera, o ne abbiamo paura perche non la conosciamo e quindi ci baseremo sul giudizio di un'altro per stabilire se la qualià è positiva o meno. poi si valuterà se conviene meterla nell'apparenza (quasi sempre) o lavorarci davvero (ma qua andremmo OT).
direi che nella media delle persone, si ha un giudizio positivo di un'altra persona quando conviene averlo, se si ha bisogno di qualcosa, e questo qualcosa non ci serve a noi per apparire, allora tranquillamente affidiamo ad un'altra persona il ruolo di "superiore" in materia,
oppure come in alcuni casi succede, il ruolo è d'obbligo ad una persona, se la superiorità è evidente, e si rende inutile tentare di superarlo.
ognuno vuole essere giudicato al di sopra di tutti, e tutto per apparenza, è per questo che spesso si finisce per sminuire gli altri, senza nemmeno sapere, solo perchè si parte già dal presupposto che conviene farlo.

Ultima modifica di MaxFuryu : 15-09-2006 alle ore 05.39.15.
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Vecchio 15-09-2006, 09.35.25   #18
Sole
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Ribalto e vedrei l'effetto che fà su di noi un giudizio negativo o positivo.

Se ci fanno una critica, molto spesso ci arrabbiamo; se ci fanno un complimento (sempre giudizio è ma con segno opposto) molto spesso ci gonfiamo.

La meccanica è sempre la stessa, l'effetto è sempre lo stesso.. il segno opposto.

Sempre di Importanza Personale parliamo e sempre di identificazioni parliamo.

Trovo tanto interessante questo di Shanti:

Citazione:
Per fare un esempio: sono in cima a una vetta e ammiro uno splendido panorama, ma tutto ad un tratto il cielo si annuvola e arriva una tempesta di neve. Accidenti che brutto tempo! No: sta solo nevicando..
Oppure vedo un uomo sporco seduto sull’autobus e penso: che persona orrenda! No: quell’uomo è appena uscito dal lavoro..
imparare a vedere gli eventi in maniera meno soggettiva?
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 15-09-2006, 10.36.46   #19
jezebelius
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Citazione:
Originalmente inviato da MaxFuryu
è scontato che il giudizio si basi sull'apparenza (apparenza intesa come quello che riusciamo a vedere...non solo occhi...) è uno strumento quindi, può essere usato per vari scopi... avevo introdotto l'argomento sul giudizio verso gli altri, è interessante come non si riesce a fare a meno di giudicare le persone, e siccome per giudicare una cosa, ce ne vuole un'altra da usare come metro di misura, finiamo per usare sempre noi stessi.
Spesso il paragone non ci conviene, i motivi sono vari, ed ecco che il giudizio sarà condizionato enormemente, capita che a volte non si trovi la stessa qualità in noi, e non possiamo fare il paragone, allora o la aggiungiamo alla nostra maschera, o ne abbiamo paura perche non la conosciamo e quindi ci baseremo sul giudizio di un'altro per stabilire se la qualià è positiva o meno. poi si valuterà se conviene meterla nell'apparenza (quasi sempre) o lavorarci davvero (ma qua andremmo OT).
direi che nella media delle persone, si ha un giudizio positivo di un'altra persona quando conviene averlo, se si ha bisogno di qualcosa, e questo qualcosa non ci serve a noi per apparire, allora tranquillamente affidiamo ad un'altra persona il ruolo di "superiore" in materia,
oppure come in alcuni casi succede, il ruolo è d'obbligo ad una persona, se la superiorità è evidente, e si rende inutile tentare di superarlo.
ognuno vuole essere giudicato al di sopra di tutti, e tutto per apparenza, è per questo che spesso si finisce per sminuire gli altri, senza nemmeno sapere, solo perchè si parte già dal presupposto che conviene farlo.
Infatti...l'apparenza nella maggior parte dei casi viene percepita come realtà, e questa, con la quale ci si interfaccia all'esterno, racchiude il metro per misurare una persona; nello specifico si sta giudicando ciò che questa mostra.
E' naturale che si possegga come metro noi stessi. E' tutto rapportato a ciò che noi vediamo, non invece a come lo vedeno gli altri....come nell'esempio di Shanti.
Mi sembra che la soggettività ci accompagni sempre e per farla breve non credo che sia semplice sradicare un modo di agire se a questo si è attaccati, poichè ormai divenuto parte integrante di ognuno.
E' dal giudizio parziale rapportato alla soggettività, che nascono le maggiori incomprensioni. Si vede, appunto, solo ciò che fa comodo perchè è il modo più semplice e più veloce per porsi al di sopra di chi si giudica.
Lo spunto di Ray mi sembra appropriato in questo senso.
Giudicare= giu indicare - giu dire.
Questo presuppone lo stare al di sopra di chi si giudica non calcolando, assieme alla soggettività le ragioni oggettive che possono aver determinato un modo di fare che diverrà oggetto del giudizio.
Astenersi dal farlo, sia in positivo e sia in negativo, secondo me è difficile ma non impossibile.
Anche la dinamica descritta da Max mi pare apporti altri elementi.
" Delegare " agli altri un giudizio presuppone un doppio giudizio in se ( anche se inconsapevole ).
Il primo si verifica quando ci si basa su quello che un amico, ad esempio, dice di una persona: dando per vera la dichiarazione ci atterremo a questa e da qui ci faremo la nostra idea.
Questa verità " acquisita " non per esperienza personale quindi, è di conseguenza oggetto di un giudizio o meglio di un " riconoscere " nei confronti del delegato, attitudini particolari di giudizio ( e non solo ). Forse per questo verso si riconosce ( si giudica ) una sorta di " inferiorità " di se stessi rispetto al delegato...no?
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 15-09-2006, 13.08.21   #20
Ray
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In questo ci mettiamo sempre "sotto" ad altri, perchè li giudichiamo meglio di noi... vediamo gli altri meglio di noi, soprattutto chi ci sta vicino, ma se li vediamo migliori, più belli, è perchè emettiamo un giudizio "positivo", ma sempre giudizio rispetto a noi, soggettivo...

(Gri )
Sicura? Se do un giudizio "positivo" mi metto sotto l'altro?
E chi giudica? (giù indicare)

Come ha detto in vari modi Max (e altri) c'è sempre un termine di paragone (anche se può essere anche solo un'idea o un preconcetto)... in ogni caso, se giudico "bene" te rispetto a me, allora giudico "male" me.

Un giudizio negativo IMPLICA un altro giudizio positivo... e viceversa.

Ma per giudicare me stesso meno (per esempio di un altro sotto un certo aspetto... più brillante, meno timido ecc.ecc.) devo per forza di cose mettermi in alto... un alto abbastanza alto da giudicare, in realtà, entrambi.

Con che diritto?

Ma al di la del diritto (parola sulla quale meritqa approfondire) la posizione di giudizio è SEMPRE illusoria. Mi metto sopra ma non sono sopra... giudico me stesso (lo faccio sempre per potere giudicare gli altri e spesso mi giudico perfetto nella mia imperfezione) da una posizione più alta di me stesso.... un po' il discorso di Jeze (almeno credo ).

La cosa è subdola (la mente lo è)... per giudicarmi sotto mi devo innalzare... una parte di me, per usare i termini di Sole, si gonfia... più di quella parte che sgonfio.
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Vecchio 15-09-2006, 13.37.38   #21
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Appurato che il giudizio è a doppio senso ma in entrambi i casi deleterio, sorge spontanea una domanda: si può eliminare il giudizio ? Se si, come?
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Vecchio 15-09-2006, 13.48.47   #22
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Sicura? Se do un giudizio "positivo" mi metto sotto l'altro?
E chi giudica? (giù indicare)

Come ha detto in vari modi Max (e altri) c'è sempre un termine di paragone (anche se può essere anche solo un'idea o un preconcetto)... in ogni caso, se giudico "bene" te rispetto a me, allora giudico "male" me.

Un giudizio negativo IMPLICA un altro giudizio positivo... e viceversa.

Ma per giudicare me stesso meno (per esempio di un altro sotto un certo aspetto... più brillante, meno timido ecc.ecc.) devo per forza di cose mettermi in alto... un alto abbastanza alto da giudicare, in realtà, entrambi.

Con che diritto?

Ma al di la del diritto (parola sulla quale meritqa approfondire) la posizione di giudizio è SEMPRE illusoria. Mi metto sopra ma non sono sopra... giudico me stesso (lo faccio sempre per potere giudicare gli altri e spesso mi giudico perfetto nella mia imperfezione) da una posizione più alta di me stesso.... un po' il discorso di Jeze (almeno credo ).

La cosa è subdola (la mente lo è)... per giudicarmi sotto mi devo innalzare... una parte di me, per usare i termini di Sole, si gonfia... più di quella parte che sgonfio.
Vediamo se ho capito

Il "trucco" sarebbe dunque, smettere di giudicare, prima di tutto me stessa, perchè sia che il giudizio sia positivo che negativo, che io razionalmente mi metta sopra o sotto agli altri, in realtà, vado ad alimentare la mia importanza personale... nel momento stesso in cui emetto il giudizio mi do un'importanza rispetto ad altri, mi metto per forza di cose più in alto, e giudico non solo l'altro ma anche me stessa è come una specie di cuscinetto di salvataggio... un privilegio che mi concedo, mettendomi sotto ad altri... scuse per non muovermi... partendo da un presupposto.. lui è più bello, intelligente etc di me e io non posso fare niente per migliorarmi (me tapina ).. e sto ferma..
Mentre sgonfio una parte dicendo "sono meno di" ne alimento una ben più nascosta....
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Vecchio 15-09-2006, 14.09.36   #23
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Appurato che il giudizio è a doppio senso ma in entrambi i casi deleterio, sorge spontanea una domanda: si può eliminare il giudizio ? Se si, come?
“Quando del due farete uno, e il dentro come il fuori, e il superiore come l’inferiore, e quando farete del maschio e della femmina un unico essere, così che l’uomo non sarà più uomo né la donna donna – allora entrerete nel Regno”.

In sintesi la risalita verso l'archetipo, l'apice della piramide da cui tutto discende differenziandosi.
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Vecchio 15-09-2006, 15.19.03   #24
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“Quando del due farete uno, e il dentro come il fuori, e il superiore come l’inferiore, e quando farete del maschio e della femmina un unico essere, così che l’uomo non sarà più uomo né la donna donna – allora entrerete nel Regno”.

In sintesi la risalita verso l'archetipo, l'apice della piramide da cui tutto discende differenziandosi.
Azz... te pare poco

Credo che per potere affrontare questo modo di porsi, bisogna prima accorgersi che si assume un comportamento in cui è inserito il giudicare come " azione " che si muove verso chi è esterno a noi. In breve osservarsi almeno quando ci si ricorda di farlo...
Si Ray...quello che volevo dire è, riportando una pseudo-dinamica, che spesso nella nostra mente si insediano delle posizioni illusorie. Più bello, meno bello, più intelligente, meno intelligente sono apppunto queste posizioni che subdola-mente non fanno altro che costruire il nostro muro, contribuendo a rinforzare l'importanza personale.
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Vecchio 15-09-2006, 16.37.21   #25
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Appurato che il giudizio è a doppio senso ma in entrambi i casi deleterio, sorge spontanea una domanda: si può eliminare il giudizio ? Se si, come?
si possono fare scelte senza giudizio?


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“Quando del due farete uno, e il dentro come il fuori, e il superiore come l’inferiore, e quando farete del maschio e della femmina un unico essere, così che l’uomo non sarà più uomo né la donna donna – allora entrerete nel Regno”.

In sintesi la risalita verso l'archetipo, l'apice della piramide da cui tutto discende differenziandosi.
intendi quando si arriva a vedere la realtà, si potrà avere un giudizio oggettivo?
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