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Vecchio 03-09-2007, 09.14.19   #1
RedWitch
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Predefinito Il fascino della sofferenza

Prendo in prestito le parole che Uno ha usato nel post della depressione per introdurre questo argomento, mi interesserebbe molto approfondire la cosa..

Citazione:
Originalmente inviato da Uno
Finchè qualcuno, a parole o meno, continuerà a pensare "poverino/a come sta male..." etc etc sarà un comodo appiglio per non staccarsi dal fascino masochistico della situazione (questo merita approfondimento a parte, il masochismo e la goduria nel soffrire).
Cosa sono il fascino e la goduria nel soffrire?

E' qualcosa che messa così sembra paradossale, a chi piace soffrire? non vorremmo forse stare tutti bene ed essere sereni?
Eppure.. la sofferenza come culla, come luogo sicuro in cui rifugiarsi esiste eccome.
Per la mia esperienza, posso dire che fino a che mi ci sono cullata dentro, avevo un'ottima scusa per non uscirne... come dire "sto male, e se sto male, non ho le forze per uscirne e quindi continuo a stare male. E chi mi è vicino deve per forza continuare a starci... " C'è una sorta di ricatto morale in questo che nasconde la paura di perdere le persone che si "amano" e allora si usa la propria sofferenza per legare altri a sè stessi.. E' una forma di egoismo molto forte e anche se lo si vede, anche in quel caso la sofferenza diventa una scusa (non posso farci niente...)
E la cosa più assurda è che in tutto questo, c'è una specie di godimento nella sofferenza, si fa in modo di continuare a soffrire, perchè si sta "bene" solo soffrendo, cercando in questo lo stimolo per vivere (anche se si vive male).
E si finisce con il fare diventare la sofferenza, il centro della propria vita. Questo finchè non si riesce a comprendere che quella non è vita.. e che forse vale la pena cercare qualcos'altro, una spinta che permetta di uscirne, smettendo di crogiolarsi, e smettendo di pensare a "quanto si è sfortunati"... a capire che anche se ci sembra che i nostri problemi siano più grandi di quelli di tutti gli altri , in realtà non è così ;siamo tutti nella stessa barca....
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Vecchio 03-09-2007, 13.12.07   #2
cassandra
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Sapete cosa ho notato su di me al riguardo,che seppure risolvevo o si risolveva una situazione che mi procurava dispiacere,preoccupazione o quant'altro la sofferenza perdurava...probabilmente perdura ancora anche se a fasi alterne...quasi come se il mio essere si fosse talmente abituato a quello stato d'animo da sentirmi strana nel momento in cui mi distraggo da esso...la mia persecuzione si manifesta con una sorta di crampo allo stomaco,un senso di vuoto,di malessere non meglio identificato che mi accompagna...
Forse inconsciamente mi crogiolo...giustifico dei miei comportamenti perchè la vita non è stata sempre dolce neanche con me,ma oggi che molte nubi sono scomparse ancora sento di subire il fascino di quel dolore dal quale nn trovo il modo per separarmi definitivamente...è come se si fosse rintanato in me e toccando la corda giusta riemerge e mi opprime...
Come smettere di essere masochisti è una domanda alla quale non trovo ancora risposta...eppure vorrei tanto riuscire a controllare la mia sofferenza in qualche modo,possibilmente superandola in via definitiva almeno nei casi in cui è legata ad eventi passati...
Una persona che non conosco bene giorni fa mi ha detto:vorrei tanto capire perchè i tuoi occhi sono tristi,perchè ti percepisco agitata ogni volta che ti incontro...questa cosa mi ha toccato perchè non pensavo fosse evidente che qualcosa cova in me...eppure un occhio attento riesce a guardare oltre l'apparenza...
Se siamo il risultato di un percorso,il mio è stato tortuoso ad un certo punto ma vorrei davvero superarlo...sento che senza la compagnia del dolore sarei migliore ed aspiro ad esserlo...se solo conoscessi la via...
A volte rifletto sul fatto che siamo impreparati al dolore e quindi quando arriva ci travolge,mi domando perchè fin da bambini ci prospettano un mondo bello,pieno di buoni sentimenti, quando poi inesorabilmente ci sara' lo scontro con la realta'...non sarebbe meglio un po' piu'di realismo?
Probabile che sono uscita un po' fuori...mi scuserete
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Vecchio 03-09-2007, 13.19.58   #3
turaz
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io le chiamo "lacrime di coccodrillo"...
cmq a mio sentire è una situazione conosciuta (per quanto di sofferenza "finta")
la mente ha paura di ciò che non è conosciuto.
pertanto preferisce starsene li nel suo "mondo" che a un'analisi attenta è tutto fuorchè "sofferente" per l'ego...


un abbraccio
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Vecchio 03-09-2007, 13.30.37   #4
Era
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Si Red...sembra paradossale ma capita continuamente...
quella forma di egoismo che dici...è vera....star male
rispecchia il bisogno di attenzione (e più se ne ha...più
ne serve)....una vera tirannia....
Il "sofferente"... è talmente convinto dei suoi bubù che
li realizza veramente....così nessuno ha sofferto come lui...
la sua gravidanza è stata peggio di qualsiasi altra....
e la sua gamba rotta è più rotta !
e poi il massimo:"capitano tutte a me".....eccerto...

Poi...il dolore sta tra le mille cose della vita....sia
fisico che emozionale...sull' altro piatto della bilancia
ci stànno la salute la gioia (o serenità...come preferite)
alto/basso...sopra/sotto...bello/brutto....perchè no
star male/star bene?
come posso apprezzare il bello se non conosco il brutto?
farne moi un' arma è un altro discorso...o forse è questo discorso?

__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 03-09-2007, 17.01.38   #5
stella
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La sofferenza, sia fisica che psicologica, è senz'altro un modo per manipolare le persone con dei ricatti morali....
Per cui stare bene significherebbe non aver bisogno di nessuno...
privandosi così di alcuni privilegi... e far fronte alle proprie responsabilità....
Vista da questo punto di vista la sofferenza tenderebbe a far sentire in colpa chi non soffre altrettanto.... per cui la persona che sta bene cerca in tutti i modi di far cessare la sofferenza....
Soffrire fa parte dell'essere umani.... ma effettivamente dove c'è uno stato di sofferenza si altera un equilibrio, la persona che soffre tende a delegare ad altri o peggio a incolpare qualcuno della propria sofferenza... e appena cessata la causa della sofferenza si sentirà come se gli mancasse qualcosa....
Questo succede perchè è bello avere tante attenzioni e quando ci si abitua non si può farne a meno.... a meno che la persona che dà le attenzioni e le cure non si ribelli.... in questo caso si apre una crisi, magari una bella discussione che farà soffrire sì, ma anche cercare di uscire da quell'impasse che è bloccante sia per la persona che per chi ci sta vicino....
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Vecchio 03-09-2007, 19.21.21   #6
griselda
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E’ possibile che quando non piace soffrire si tende a rimuovere il problema, a scappare dal motivo di tale sofferenza? Che poi a ben guardare poi si soffre di nuovo a causa della fuga perché il problema si ripresenta e la vita diventa un’eterna fuga. Uno che scappa e il problema che lo rincorre. Si scansa la sofferenza ma si vive nella paura. La paura di soffrire e allora non si fanno scelte, non si affrontano problemi, e non si cresce.
A questo punto non piace neppure la sofferenza degli altri e la si rifugge come qualcosa che scotta e da allontanare sempre di più.
Allora essa ci perseguita come a dirci wee ci sono anche io sono qui, vuoi crescere? Si? Allora affrontami. Studiami guardami ascoltami toccami sii tutt’uno con me e ti svelerò i mie segreti.
Ecco che si diventa apatici pigri sonnolenti.
E la sofferenza smette di essere aria e diventa materia per mostrarsi con maggiore forza e ci si ammala. In questo caso le si deve per forza dare ascolto. Ma per il fatto di volerla di nuovo sfuggire con cure di ogni tipo, eliminarla al più presto ecco che si ripresenta sotto varie forme anche nel materiale.
Inoltre la paura di soffrire può portare a controllare tutto ciò che ci circonda tentando ancora di tenerla lontana. Quindi si diventa sospettosi. E’ questo secondo me che procura “il piacere della sofferenza” quando per non soffrire si vive male anzi non si vive proprio, si vive tutto il tempo sul chi vive e quando arriva la vera sofferenza non si hanno neppure più le forze per affrontarla. Non riuscire a godere l’attimo per paura che in quell’attimo ci sfugga il controllo e la sofferenza ci assalga di sorpresa alle spalle.
Quindi secondo me il fascino sta nel cercare di scansarla entrando in una spirale senza fine.
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Vecchio 03-09-2007, 23.47.36   #7
Shanti
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Originalmente inviato da griselda
E’ possibile che quando non piace soffrire si tende a rimuovere il problema, a scappare dal motivo di tale sofferenza?
Credo di sì, ma credo che più che rimuoverlo lo si nasconda talmente bene che alla fine non si sa nemmeno di averlo, resta sotterrato e condiziona il tuo modo di essere, sei convinto di stare bene ma soltanto perché hai chiuso il cuore e bloccato tutto quanto, e non senti nulla… anche questa è sofferenza ma non la senti, nemmeno lo sai, ci sei dentro fino al collo e non te ne tiri fuori perché hai paura di… liberartene!!?? Sì, perché dopo ti rendi conto che la sofferenza che effettivamente hai sentito era direttamente proporzionale alla resistenza che facevi.
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Vecchio 03-09-2007, 23.51.13   #8
Ray
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io le chiamo "lacrime di coccodrillo"...
cmq a mio sentire è una situazione conosciuta (per quanto di sofferenza "finta")
la mente ha paura di ciò che non è conosciuto.
pertanto preferisce starsene li nel suo "mondo" che a un'analisi attenta è tutto fuorchè "sofferente" per l'ego...


un abbraccio
Secondo me Turi, con una sua delicatezza forse un po' ippopotamesca (senti chi parla caro Ray), coglie in pieno.

Distinguerei un attimo una cosa, per via di quel che ha detto Era. Parliamo di sofferenza e non di dolore fisico... c'è chi con una gamba rotta "soffre" terribilmente per averla rotta (al di la del dolore) e chi, con la stessa frattura, si tiene il dolore ma non soffre o perlomeno non tedia il prossimo. In ogni caso la discussione è connessa a depressione e simili, parliamo di "sofferenza" interiore.

C'è poco da fare... chi "coltiva" e si attacca, più o meno morbosamente, alla sua personale sofferenza vuol dire che ha dei ritorni maggiori (o che l'ego ritiene tali), come dire che quel che piglia in attenzioni e coccole o quel che è giustifica pienamente la fatica della sua coltivazione. Sempre secondo i termini dell'ego ovvio, termini che si misurano in importanza personale.

So che a molti questo discorso piacerà poco, pazienza, mi beccherò le bordate, scritte o silenziose che siano. Sottolineo ancora una volta, nella frase di Turi, quell'"attenta analisi"... avere il coraggio di farla è una delle vie per uscire da questi assurdi ed autolesionistici giochi.

Per Gris: non si ha paura di soffrire di una sofferenza nota, si ha paura di star bene...
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Vecchio 04-09-2007, 00.08.45   #9
Kael
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In natura esiste una ben determinata legge che attira "verso il basso" (dal punto di vista scientifico sarebbe più corretto dire che attira verso il centro, ma "basso" vale dal nostro punto di vista umano) e si chiama Legge di Gravità.
Qualsiasi corpo ne è soggetto, e se camminiamo è solo perchè abbiamo la terra sotto ai piedi che fa da resistenza...

Questo vale nel fisico ma si può facilmente trasportarlo anche al mentale...
Se la sofferenza sta in basso, la felicità sta in alto.
Il fascino della sofferenza opera sull'uomo come la gravità opera su un sasso. La differenza sta nel fatto che nel mentale la terra "sotto ai piedi" può sparire molto più facilmente che nel fisico...

Del resto, è così in tutto. Il polo negativo attrae, mentre quello positivo emana. Per questo l'uomo se si trova sul bivio fra male e bene, spesso sceglie il male. Non perchè sia lui a sceglierlo attivamente, ma perchè lo subisce passivamente. Ne viene attratto e non sa resistergli, per il fatto probabilmente che non è ancora compensato, vale a dire che la sua controparte emanante non è ancora sufficientemente sviluppata...

La vita stessa è una tensione costante fra queste due forze, quella negativa che risucchia/scioglie/attira e quella positiva che emana/condensa/spinge. A tal proposito credo che la discussione sull' Abisso possa riallacciarsi bene..
Di fondo c'è una necessità di equilibrio... nel momento che la tensione si spezza, la vita cessa. Bisogna resistere alla sofferenza così come i pianeti devono resistere alla loro forza di gravità, altrimenti l'universo intero collasserebbe.

Il fascino della sofferenza credo dipenda unicamente dalla scarsa capacità umana di "resistenza" per poter andare invece verso l'alto...

In natura si sa, è più facile camminare in discesa che in salita...

Concordo con Ray, si ha paura di stare bene perchè stare bene significa Dover Fare. E la mente, alla quale piace vivere di sogni invece che di Realtà, appena può si tuffa a rifugiarsi nella sofferenza così da avere una buona scusa per non Fare.
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Vecchio 04-09-2007, 00.24.39   #10
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Per Gris: non si ha paura di soffrire di una sofferenza nota, si ha paura di star bene...
Io avevo scritto questo:
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Non riuscire a godere l’attimo per paura che in quell’attimo ci sfugga il controllo e la sofferenza ci assalga di sorpresa alle spalle.
Quindi se non è questo cioè se non è la paura di gioire perchè poi magari dietro l'angolo ci può essere portata via ancora non capisco mi potresti spiegare meglio per favore?
Io per quello che sto vedendo sto cercando di smettere di avere paura.........lavoro immane....ho visto anche le lacrime di coccodrillo figlie ancora della paura.....
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Vecchio 04-09-2007, 00.44.36   #11
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Inoltre la paura di soffrire può portare a controllare tutto ciò che ci circonda tentando ancora di tenerla lontana. Quindi si diventa sospettosi.
Mi riferivo soprattutto a questo

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Concordo con Ray, si ha paura di stare bene perchè stare bene significa Dover Fare. E la mente, alla quale piace vivere di sogni invece che di Realtà, appena può si tuffa a rifugiarsi nella sofferenza così da avere una buona scusa per non Fare.
Kael ha espresso perfettamente... più che coccole e attenzioni, che comunque giocano la loro parte, il maggior ritorno egoico che si ha nel coltivare la "sofferenza" è auto-giustificazione.

Anche in mancanza di attenzioni e coccole ci si coccola da soli, giustificando il non fare, il non cambiare, il non smetterla, con il fatto che non si riesce perchè si sta soffrendo troppo e che la sofferenza, rendendoci diversi, ci permette di predicare bene e razzolare male, non parlo di te, ma in molti casi qualsiasi cosa è giustificata dalla sofferenza... l'invidia, l'ira, il rancore e altre amenità simili indegne di un Uomo... averle è un conto, mantenere la superbia di giustificarle un altro...

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Io per quello che sto vedendo sto cercando di smettere di avere paura.........lavoro immane....ho visto anche le lacrime di coccodrillo figlie ancora della paura.....
E fai bene ... mi viene in mente una cosa... l'uomo coraggioso non è colui che non ha paura, ma colui che ha paura e fa lo stesso...
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Vecchio 04-09-2007, 00.54.21   #12
griselda
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ma in molti casi qualsiasi cosa è giustificata dalla sofferenza... l'invidia, l'ira, il rancore e altre amenità simili indegne di un Uomo... averle è un conto, mantenere la superbia di giustificarle un altro...
Ora ho capito spero presto di comprenderle in Me.

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E fai bene ... mi viene in mente una cosa... l'uomo coraggioso non è colui che non ha paura, ma colui che ha paura e fa lo stesso...
Grazie
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Vecchio 15-10-2007, 11.56.15   #13
dafne
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Sapete cosa ho notato su di me al riguardo,che seppure risolvevo o si risolveva una situazione che mi procurava dispiacere,preoccupazione o quant'altro la sofferenza perdurava...probabilmente perdura ancora anche se a fasi alterne...quasi come se il mio essere si fosse talmente abituato a quello stato d'animo da sentirmi strana nel momento in cui mi distraggo da esso...la mia persecuzione si manifesta con una sorta di crampo allo stomaco,un senso di vuoto,di malessere non meglio identificato che mi accompagna...
Forse inconsciamente mi crogiolo...giustifico dei miei comportamenti perchè la vita non è stata sempre dolce neanche con me,ma oggi che molte nubi sono scomparse ancora sento di subire il fascino di quel dolore dal quale nn trovo il modo per separarmi definitivamente...è come se si fosse rintanato in me e toccando la corda giusta riemerge e mi opprime...
Carissima, come comprendo le tue parole...e anche tutto quello che ho letto qui negli altri post, tutto vero, tutto chiaro, il meccanismo del ritorno di gratificazioni, il ricevere attenzioni se stiamo male o, Cass SPERARE che stando male le riceveremo. Io non posso parlare per te ma quando per un qualsiasi motivo "registri" nel tuo essere che ti è stato tolto qualcosa, che qualcosa che ti spettava e che era tuo invece non ti è stato dato (non sbranatemi mi rendo conto che è solo un meccanismo ma è inutile negarlo solo perchè è sbagliato, quindi tanto vale parlarne) quel vuoto resta, resta se ti ci ancori in attesa che il debito venga saldato, e si fa presto a dire che il debito non esiste perchè TU hai voluto crearti delle aspettative e queste hanno giocato contro di te. Lo devi dire a quel pezzettino di te che è ancora lì in attesa e che (ecco adesso entro nella fantasy ma è ciò che sento in questo momento) sta guidando tutta la tua vita attraverso situazioni simili in modo che tu non ti possa "dimenticare" di quel conto in sospeso...
E poi c'è un'altra cosa, ci vengono ripetute frasi come "per ottenere quel risultato devi faticare, soffrire" "nella sofferenza, nel dolore c'è la crescita" persino per essere belle bisogna soffrire, aggiungici una buona dose di film alla Via col Vento e ti rendi conto come ci sia l'idea che chi soffre oltre ogni limite porta sempre a casa qualcosa di speciale...in parte vero ma..in parte...
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Vecchio 15-10-2007, 12.48.25   #14
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Carissima, come comprendo le tue parole...e anche tutto quello che ho letto qui negli altri post, tutto vero, tutto chiaro, il meccanismo del ritorno di gratificazioni, il ricevere attenzioni se stiamo male o, Cass SPERARE che stando male le riceveremo. Io non posso parlare per te ma quando per un qualsiasi motivo "registri" nel tuo essere che ti è stato tolto qualcosa, che qualcosa che ti spettava e che era tuo invece non ti è stato dato (non sbranatemi mi rendo conto che è solo un meccanismo ma è inutile negarlo solo perchè è sbagliato, quindi tanto vale parlarne) quel vuoto resta, resta se ti ci ancori in attesa che il debito venga saldato, e si fa presto a dire che il debito non esiste perchè TU hai voluto crearti delle aspettative e queste hanno giocato contro di te. Lo devi dire a quel pezzettino di te che è ancora lì in attesa e che (ecco adesso entro nella fantasy ma è ciò che sento in questo momento) sta guidando tutta la tua vita attraverso situazioni simili in modo che tu non ti possa "dimenticare" di quel conto in sospeso...
E poi c'è un'altra cosa, ci vengono ripetute frasi come "per ottenere quel risultato devi faticare, soffrire" "nella sofferenza, nel dolore c'è la crescita" persino per essere belle bisogna soffrire, aggiungici una buona dose di film alla Via col Vento e ti rendi conto come ci sia l'idea che chi soffre oltre ogni limite porta sempre a casa qualcosa di speciale...in parte vero ma..in parte...
Ti Amo Daf che posso farci...
Sai però cosa ho capito,che non siamo noi ad attaccarci a quelle persone e sensazioni,ma il nostro involucro...quelle che crediamo di essere,non noi...
Capito questo possiamo combattere contro la sofferenza,trasformandola in bene,in pensieri belli,in cose buone da fare...tutto è capire che sono meccanismi ed impegnarsi a sgretolarli...ogni cosa ha il suo tempo,ma quando comprendi questo ti accorgi di aver sprecato tempo e salute inutilmente
La vita è meravigliosa,l'incoscienza no,è il più grande nemico che ognuno ha,perchè è nascosto,parla sotto voce,non si vede...ma quando sai che c'è,quando qualcuno che lo conosce te lo mostra,poi le cose cambiano se lo vuoi veramente...
Quella persona che ha scritto il post da te citato,già non esiste più...forte eh! ...già ha fatto alcuni passi avanti ed ora aspetta di essere raggiunta da chi come te,può e vuole farlo...
Quando qualcosa di opprimente attanaglia,basta rivolgere l'attenzione altrove,essere consapevoli che è il nostro ego che soffre,non noi e dobbiamo trasformare quel malessere in benessere con Volontà...
noi possiamo essere felici se rivolgiamo lo sguardo verso la felicità...
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Vecchio 15-10-2007, 13.09.08   #15
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a mio avviso l'uomo (per retaggi legati al passato) semplicemente ha "paura" di essere felice (della sua luce)
ciò nasce dal fatto che
1) non conosce se stesso
2) si identifica con l'ego

ciauzz
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Vecchio 15-10-2007, 13.19.24   #16
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Capito questo possiamo combattere contro la sofferenza,trasformandola in bene,in pensieri belli,in cose buone da fare...tutto è capire che sono meccanismi ed impegnarsi a sgretolarli...
Attenzione a questo punto, è giusto, ma spesso vedo persone che si autoconvincono di aver imparato a trasformare, in realtà stanno peggio di prima....
Che poi una reale trasformazione non c'è, è un pò il discorso del fare di un difetto una virtù dell'altro 3d, attraverso la sofferenza si può trovare l'energia per amare....
Potrebbe sembrare retorica, eppure dopo le grandi guerre, le persone raccontano di una società unita, di persone che si aiutavano, la sofferenza, la miseria, la fame usate per amare il prossimo. Poi con l'inizio del benessere ecco che stiamo andando verso il degrado... abbiamo trasformato quella sofferenza? No, l'abbiamo nascosta, riversata in odio tra padri e figli, in odio verso il vicino che si compra la macchina più grande, nell'incapacità di coltivare rapporti umani degni di questo nome. Apparentemente l'occhio superficiale se guarda le persone che passeggiano, ben vestite e perse nei propri pensieri può credere che siano tutti felici, in realtà basta saper penetrare un pò nelle intimità delle persone per vedere come si nascondono le sofferenze.
Oggi si devono nascondere, la logica è "se mi vedono soffrire, capiscono le mie debolezze", al contrario si mostrano quelle non reali (ecco il senso del 3D) e si tengono le reali a macerarci dentro, ad affascinarci talmente tanto da volercele tenere ben strette.

Ho allargato un pò il discorso, anche un pò di fretta ma penso che qualcosa si possa capire lo stesso di quello che intendo.


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Vecchio 15-10-2007, 13.22.52   #17
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sei stato "perfetto" nell'esposizione a mio parere.
infatti è proprio così.
si "nasconde" la verità di se stessi per "paura"
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Vecchio 15-10-2007, 13.29.14   #18
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a mio avviso l'uomo (per retaggi legati al passato) semplicemente ha "paura" di essere felice (della sua luce)
ciò nasce dal fatto che
1) non conosce se stesso
2) si identifica con l'ego

ciauzz
Ha ragione ad aver paura, la felicità è come un fuoco mica è facile camminarci dentro... pochi la sopportano e per brevi momenti.
Qui c'è un discorso (ma sull'O.T. andante) che si ricollega a quel video sulle fiamme che ho postato in misteri, l'uomo può essere felice solo insieme ad altri, solo in quel modo può sopportare la Forza.
Tant'è che Individui evoluti non sono mai potuti andare troppo oltre il livello dell'evoluzione media della massa, questo è da intendersi con il concetto di bodhisattva che è stato (come quasi tutto) degenarato in buona parte.
Meditate gente


Sono andato decisamente O.T. ma questo discorso lo recupereremo altrove
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Vecchio 15-10-2007, 13.49.23   #19
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concordo altrimenti si "autoesclude" e corre grossi rischi di cadere nel "baratro".
per questo ritengo utile un lavoro di "gruppo" fatto di piccoli passi.
Se a volte esagero è sicuramente una mia "fretta" erronea che rischia di portarmi fuori strada.
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Vecchio 15-10-2007, 14.35.09   #20
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Ti Amo Daf che posso farci...

Quando qualcosa di opprimente attanaglia,basta rivolgere l'attenzione altrove,essere consapevoli che è il nostro ego che soffre,non noi e dobbiamo trasformare quel malessere in benessere con Volontà...
noi possiamo essere felici se rivolgiamo lo sguardo verso la felicità...
eh se parti così...
Cmq...tu dici, non siamo noi ma il nostro ego a soffrire. Soffre a causa e per colpa di se stessso alla fine, se c'è una Dafne che soffre è perchè c'è stata una Dafne che si è creata delle aspettavive, si?
Fin qui ci arrivo, quello che mi blocca è il "rivolgere l'attenzione altrove", insomma, non è che la Dafne infantile o la Dafne isterica o quella permalosa spariscano solo perchè guardo altrove...non è forse vero che in quel "guardare altrove" non è altro che la Dafne superficiale ad entrare in campo? Finchè non gli arriva uno stimolo esterno che, come una gomitata, non rimetta al centro la Dafne bambina...(e Uno intanto prepara l'insetticida.. )
Magari sto facendo Milano-Torino passsando per Napoli ma non credo che negando di essere infelice posso cavarne fuori qualcosa se non un placebo per un tempo x(fino ad una nuova sollecitazione) certo se soffro e resto li a guardarmi piangere pensando a quanti punti paradiso sto accumulando non risolvo niente..ma accettare la sofferenza quando arriva e cercare a ritroso la strada per arrivare al problema..posso fermarmi al problema o trasformare la sofferenza in carburante per arrivare ... la dove non sono più tanti pezzi ma una cosa sola? mah
Comunque una cosa l'ho verificata nel tempo, l'essere consapevole dei miei limiti mi da forza, so di esser, per esempio, permalosa, una volta non l'avrei mai accettato, sentirmelo dire mi faceva soffrire come un cane (che mondo ingiusto, nessuno mi capisce ecc ecc) oggi invece lo dico e questo toglie forza sia a chi magari vorrebbe offendermi e per assurdo, pian piano, anche alla parte di me che ci godeva nell'offendersi..vabbè mi sto intorcolando..
Ho dato un'occhiata alla parola affascinare, non so se c'è una discussione su questo, ma il fascino è una specie di incantesimo di sguardi e parole..come definizione danno:"influenza o forza che una persona o una passione ha o esercita sopra qlcuno in modo da sopraffargli il giudizio e ridurlo a non essere più padrone di se stesso".
Quindi, può affascinarci la sofferenza? Io dico di si. specie se siamo convinti che soffrendo diventiamo virtuosi.
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Vecchio 15-10-2007, 17.30.54   #21
cassandra
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eh se parti così...
Cmq...tu dici, non siamo noi ma il nostro ego a soffrire. Soffre a causa e per colpa di se stessso alla fine, se c'è una Dafne che soffre è perchè c'è stata una Dafne che si è creata delle aspettavive, si?
Fin qui ci arrivo, quello che mi blocca è il "rivolgere l'attenzione altrove", insomma, non è che la Dafne infantile o la Dafne isterica o quella permalosa spariscano solo perchè guardo altrove...non è forse vero che in quel "guardare altrove" non è altro che la Dafne superficiale ad entrare in campo? Finchè non gli arriva uno stimolo esterno che, come una gomitata, non rimetta al centro la Dafne bambina...(e Uno intanto prepara l'insetticida.. )
Magari sto facendo Milano-Torino passsando per Napoli ma non credo che negando di essere infelice posso cavarne fuori qualcosa se non un placebo per un tempo x(fino ad una nuova sollecitazione) certo se soffro e resto li a guardarmi piangere pensando a quanti punti paradiso sto accumulando non risolvo niente..ma accettare la sofferenza quando arriva e cercare a ritroso la strada per arrivare al problema..posso fermarmi al problema o trasformare la sofferenza in carburante per arrivare ... la dove non sono più tanti pezzi ma una cosa sola? mah
Comunque una cosa l'ho verificata nel tempo, l'essere consapevole dei miei limiti mi da forza, so di esser, per esempio, permalosa, una volta non l'avrei mai accettato, sentirmelo dire mi faceva soffrire come un cane (che mondo ingiusto, nessuno mi capisce ecc ecc) oggi invece lo dico e questo toglie forza sia a chi magari vorrebbe offendermi e per assurdo, pian piano, anche alla parte di me che ci godeva nell'offendersi..vabbè mi sto intorcolando..
Ho dato un'occhiata alla parola affascinare, non so se c'è una discussione su questo, ma il fascino è una specie di incantesimo di sguardi e parole..come definizione danno:"influenza o forza che una persona o una passione ha o esercita sopra qlcuno in modo da sopraffargli il giudizio e ridurlo a non essere più padrone di se stesso".
Quindi, può affascinarci la sofferenza? Io dico di si. specie se siamo convinti che soffrendo diventiamo virtuosi.
Partendo dal presupposto che il fatto che sono io a dire qualcosa ti dovrebbe già far dubitare dell'esattezza del mio concetto... provo ad approfondire,visto che in effetti ho generalizzato ed ancora peggio ti ho confuso le idee ed Uno mi ha lasciato così,per farmi rendere conto di cosa combina chi non è ancora in grado di centrare un argomento...(vabbè è un film mio...però ci starebbe bene... ).
Da ciò che ho innescato non è giusto sottrarsi,però devo metterci un bel ...da quanto mi pare di aver capito,l'Ego in primis non è cattivo,non va annientato,nè odiato,non ha chissà quali colpe,ha agito in base a ciò che poteva fare,mica allo scopo preciso di danneggiarci...ma va controllato,gestito...non deve avere il comando...è come se dovesse essere riprogrammato,la personalità non siamo noi e quindi quello che proviamo attraverso di essa non è nostro,ma suo,che cmq è parte di noi...
A questo punto ci metto un esempio,perchè il rivolgersi altrove di cui sopra si riferiva ad un caso specifico che potrebbe essere più o meno questo:Tizio al mattino si sveglia male,angosciato,triste...ha quel peso allo stomaco e si domanda perchè?non essendoci un motivo (presente),pensa ma vedi come soffro per quella cosa che è capitata...(passato),oppure mi manca qualcosa,sento questo vuoto,addirittura cerca un motivo da collegare a quello stato d'animo ed uno di solito si trova ecc.;questo accade perchè Tizio dorme e non si accorge di farlo,non è Cosciente (neanche minimamente) del meccanismo, ma se gli danno un imput per darsi la sveglia,o trova la sveglia che dir si volglia...aprendo gli occhi al mattino ancora potrà sentire quel peso, (probabilmente cristallizzato)ma da sveglio,riesce ad afferrare il senso di ciò che gli sta capitando e lo userà come spinta per trasformarlo in qualcosa di diverso...che dia emozioni positive,armoniose,amore come dice Uno...perchè Tizio attraverso la Ricerca ha iniziato a conoscersi realmente e quindi cercherà di farsi fregare il meno possibile...non sempre ci riuscirà,ma tra alti e bassi arriverà a farlo sempre meglio e spontaneamente.
Poi è ovvio che di sofferenze ce ne sono diverse e diversi modi per risolvere i problemi che le generano,ma già non avere più aspettative neanche affettive...accettare le cose per come sono ed anche per come sono andate in passato è fondamentale,ma qui entra in ballo il percorso di ricerca che bisogna fare personalmente...crte cose bisogna capirle da soli probabilmente...
Una cosa penso possa essere uguale per tutti e cioè che quando capisci chi è e come agisce la sofferenza non è più affascinante...anzi...



P.S.dimenticavo...i vuoti,le mancanze, quel qualcosa che ci fa sentire incompleti,monchi... mi viene da dire che possiamo compensarlo solo noi stessi,nessuno potrà farlo al posto nostro e questa è secondo me la parte più difficile...
Hai notato che comunque quelle "soddisfazioni" che ogni tanto riceviamo hanno una breve durata,non ci integrano ma spariscono dopo un pò e siamo punto e a capo...tutto si disperde nel continuo,incessante bisogno...individuata e curata la fonte del bisogno,cesserà anche l'automatismo e tutto il resto...come?...osservandosi credo sia un buon inizio,ricapitolando ...ma qui mi fermo perchè siamo sulla stessa piccola barca...

Ultima modifica di cassandra : 15-10-2007 alle ore 17.54.18.
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Vecchio 15-10-2007, 17.43.43   #22
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personalmente ritengo che il percorso sia di per se "solitario" e nello stesso tempo vada condiviso.
l'estremo da una parte porta a vivere separati da tutto (e da se stessi) l'estremo dall'altra porta a "contare sugli altri" per evitare di agire...)))
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Vecchio 22-11-2008, 01.36.18   #23
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attraverso la sofferenza si può trovare l'energia per amare....
Mi viene in mente quella poesia degli indiani d'america che recita:
"Così a lungo abbiamo pianto, che le nostre lacrime sono diventate canto"

Se per "canto" non intendiamo quello che ormai è diventato oggi (divertimento, hobby, etc..) ma gli diamo il significato che aveva anticamente, e cioè un inno al divino, come i canti sacri, le lodi, lo stesso Cantico dei Cantici biblico, ecco che il concetto di amore rientra perfettamente...
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Vecchio 22-11-2008, 02.46.56   #24
dafne
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Concordo con Ray, si ha paura di stare bene perchè stare bene significa Dover Fare. E la mente, alla quale piace vivere di sogni invece che di Realtà, appena può si tuffa a rifugiarsi nella sofferenza così da avere una buona scusa per non Fare.
Questo è il caso che lo imparo a memoria, si.
Quel dover fare è inteso anche come prendersi le proprie responsbilità, verso gli altri e soprattutto verso se stessi?
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Vecchio 22-11-2008, 13.40.01   #25
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Questo è il caso che lo imparo a memoria, si.
Quel dover fare è inteso anche come prendersi le proprie responsbilità, verso gli altri e soprattutto verso se stessi?
Si.

Almeno è quello che intendevo io, ma penso anche Kael.
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