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Vecchio 08-03-2008, 16.27.25   #1
Uno
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Predefinito Cosa volevo far da grande

Non parliamo di lavoro, vorrei parlare sul fatto che volendo o meno tutti, fosse anche due giorni fa avevamo un'idea di quello che saremmo stati oggi o che avremmo fatto oggi.
In alcuni casi l'idea si è concretizzata, in altri no, in altri ancora ci siamo sorpresi di qualcosa che non pensavamo mai possibile ed è successa, in bene o in male (beh la prima sorprende di più).
Alla luce delle proprie esperienze (che non è che vadano esposte, si può volendo ma non è importante questo ora) avete individuato i meccanismi che hanno permesso o meno di realizzare qualcosa e come è stato possibile che alcune cose vi abbiano sorpreso... come non avete potuto averne il sentore?
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Vecchio 08-03-2008, 18.46.56   #2
Astral
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Io credo che alcune cose ti capitano dal "cielo", senza che tu hai fatto nulla, o meglio forse dopo aver superato determinati insegnamenti c'è una sorta di "ricompensa" e a volte capitano delle realizzazioni che non ti sei cercato proprio.

Il resto invece credo che dipenda molto dalla volontà e costanza su quello che facciamo, e su come realizzarlo.

Ultimo ma non meno importante è ciò che chiediamo: più è complicato, più la realizzazione richiede piu impegno ( ed in certi casi un pizzico di fortuna).

Se voglio una casa da 350.000 il mio sacrificio sarà maggiore da fare rispetto ad una di 150.000. Poi c'è chi nasce con la casa da 500.000 e quello fa parte forse di qualcosa acquistato altrove...

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Vecchio 08-03-2008, 19.12.38   #3
Grey Owl
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Alcune cose che ho fortemente desiderato in passato si sono realizzate. Avevo in passato un'idea di quello che oggi sono, un'idea per così dire "romantica" che oggi mi rendo conto è molto di più di quello che pensavo. Ventuno anni fà feci un sogno intenso in cui mi vidi proiettato nel futuro ed oggi quel sogno si è concretizzato e si stà evolvendo. Il fatto che si stia evolvando e che quindi non ne abbia avuto sentore è per il fatto che in quell'idea del passato non avevo immaginato quanto ci fosse altro nella mia ricerca di quell'idea, in qualche modo si stanno aprendo altri percosi che se alimentati posso portare alla loro concretizzazione.

Altre idee si sono concretizzate perchè ho creduto intensamente in quell'idea, penso quindi che il meccanismo alla base sia il mettere forza a quell'idea. Mettere forza significa muoversi verso la realizzazione di quella cosa (se non fosse solo avere un pensiero fisso) in modo costante nel tempo.

Faccio un'esempio che forse mi viene meglio mettere per iscritto quello che intendo per "mettere forza" ad una idea.
Quando ero piccolo (6anni) ricordo che amavo disegnare su tutto (anche i muri e sotto i tavoli). Mia madre non era molto contenta di questo ma non mi spinse neanche a "sviluppare" questa mia passione per il disegno. Crescendo mi rendevo conto che in ogni occasione trovavo il modo per "buttare giù" qualche schizzo, qualche bozza di disegno. Verso i 12anni cominciai sui banchi di scuola a scolpire i gessi della lavagna, facevo delle mani, dei piedi, dei busti, delle facce. Questo era il mio modo per "sfogare" le mie inquietudini. Era sempre dentro di me l'idea del voler disegnare e scolpire o creare, e venne allora il momento che aspettavo. Forse è meglio dire che maturò in me la voglia di andare oltre, avvenne molto tempo dopo, direi verso i 23 anni. Iniziai a fare corsi di pittura e scultura ma solo dopo tanti anni quando avevo l'indipendenza economica. Nel mentre non ho mai abbandonato l'idea di fare lavoretti. L'affinare la mia arte è stato un concretizzare quello che in me era latente da sempre. Conoscere la tecnica mi diede modo di esprimere meglio quello che dentro era sempre pressante.

PS:
Essere oggi qui con voi è il concretizzare di un'idea...
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Vecchio 08-03-2008, 23.57.20   #4
RedWitch
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Non parliamo di lavoro, vorrei parlare sul fatto che volendo o meno tutti, fosse anche due giorni fa avevamo un'idea di quello che saremmo stati oggi o che avremmo fatto oggi.
In alcuni casi l'idea si è concretizzata, in altri no, in altri ancora ci siamo sorpresi di qualcosa che non pensavamo mai possibile ed è successa, in bene o in male (beh la prima sorprende di più).
Alla luce delle proprie esperienze (che non è che vadano esposte, si può volendo ma non è importante questo ora) avete individuato i meccanismi che hanno permesso o meno di realizzare qualcosa e come è stato possibile che alcune cose vi abbiano sorpreso... come non avete potuto averne il sentore?
C'è stata una cosa per me molto importante che mi ha sorpresa e che non credevo sarebbe mai stata possibile, e mentre stava avvenendo, non me ne sono accorta, ero concentrata sul lavoro che dovevo fare per ottenere quella cosa. Inoltre, benchè stessi lavorando per ottenerla, non pensavo sarebbe mai arrivato un risultato.. ma allo stesso tempo credevo fortemente in questa cosa, la volevo davvero.
Sembra un controsenso, come si fa a lavorare per qualcosa di cui non si sa se si otterrà almeno un piccolo risultato? (perchè senza un obiettivo, è difficile muoversi) Eppure.. io credo che in questo ci sia un "segreto".. che se riuscissi ad applicare a tutte le cose che faccio, mi permetterebbe di vivere tendendo al mio meglio, senza pero' pensare al risultato (perchè è quello che mi frega, l'aspettativa del risultato, anche se mi racconto di no).
Quando, improvvisamente mi sono accorta che avevo ottenuto quel che desideravo così fortemente ma che non pensavo sarebbe mai arrivato, mi è sembrato un miracolo.

Io credo che per buona parte siamo noi gli artefici delle cose che vanno a buon fine e delle cose che invece stentano a decollare, o non si realizzano, già fuori ci sono molti ostacoli su cui non possiamo avere il controllo, ma se ne mettiamo anche di interni a quel punto, difficile che la cosa si realizzi..

Un esempio che posso fare su di me, è la ricerca di un lavoro a tempo pieno.. da una parte, lo vorrei , un lavoro mi serve, ma dall'altra mi dico che se lavorassi 8 ore in un posto nuovo non potrei fare determinate cose che faccio adesso con un part time, che dovrei ambientarmi in un posto nuovo etc . Quindi sto lavoro lo sto cercando ma anche no.. anche se non ho del tutto capito come funziona sta cosa in me, mi accorgo che in parte, sono io stessa a determinare la non realizzazione.
Non ci sto mettendo tutto quel che posso, anche se mi ci sto impegnando non so se sia comprensibile sta cosa.. ma la vedo in me, non solo in questo esempio che ho fatto.

L'optimum per me sarebbe quello si di darsi un obiettivo, tenerlo d'occhio ma senza che diventi un'ossessione... e tenendo presente che non c'è nessuna garanzia di successo, ma che vale la pena lo stesso muoversi per arrivare fin dove si puo'.. detto così sembra facilissimo ma poi..
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Vecchio 09-03-2008, 00.08.07   #5
griselda
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Non parliamo di lavoro, vorrei parlare sul fatto che volendo o meno tutti, fosse anche due giorni fa avevamo un'idea di quello che saremmo stati oggi o che avremmo fatto oggi.
In alcuni casi l'idea si è concretizzata, in altri no, in altri ancora ci siamo sorpresi di qualcosa che non pensavamo mai possibile ed è successa, in bene o in male (beh la prima sorprende di più).
Alla luce delle proprie esperienze (che non è che vadano esposte, si può volendo ma non è importante questo ora) avete individuato i meccanismi che hanno permesso o meno di realizzare qualcosa e come è stato possibile che alcune cose vi abbiano sorpreso... come non avete potuto averne il sentore?
Una volta sola è successo che una cosa desiderata da tutta la vita, nonostante ne avessi anche una paura folle, si realizzasse.
Credo che si sia realizzata quando una paura più grande prese il posto di quella paura.
E' possibile ciò oppure è frutto della mia fantasia?

Per quanto riguarda cosa volevo fare da grande, penso che in primis fu un cercare di realizzare qualcosa che qualcun altro voleva per me. E che questa cosa mi abbia accompagnato per tutta la vita tanto da non realizzare mai qualcosa per me stessa, che non fosse per accontentare qualcun altro.

Ah dimenticavo ho scritto duemila pagine prima di arrivare a questa sintesi.
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Ultima modifica di griselda : 09-03-2008 alle ore 00.17.56. Motivo: aggiunta e non ho ancora letto Red
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Vecchio 09-03-2008, 02.47.19   #6
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Quando ero bambino, da grande volevo fare l'Astronauta, ma anche il Mago.
Non ho ancora perso del tutto le speranze per nessuno dei due, dal che deduco che ho conservato almeno una briciola del bambino.... ma veniamo a ciò che chiedi.

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Non parliamo di lavoro, vorrei parlare sul fatto che volendo o meno tutti, fosse anche due giorni fa avevamo un'idea di quello che saremmo stati oggi o che avremmo fatto oggi.
In alcuni casi l'idea si è concretizzata, in altri no, in altri ancora ci siamo sorpresi di qualcosa che non pensavamo mai possibile ed è successa, in bene o in male (beh la prima sorprende di più).
Alla luce delle proprie esperienze (che non è che vadano esposte, si può volendo ma non è importante questo ora) avete individuato i meccanismi che hanno permesso o meno di realizzare qualcosa e come è stato possibile che alcune cose vi abbiano sorpreso... come non avete potuto averne il sentore?
Dici che in bene sorprende di più. Può darsi, forse perchè in male non è lo stupore il sentimento preponderante, però a me è capitato ultimamente proprio di stupirmi per non aver avuto il minimo sentore di una cosa macroscopica che mi è successa "in male".

Oddio, nessun sentore forse è esagerato, come al solito si può dire che ho ignorato i segni, però anche con la dovuta tara del "non volevo vedere", obiettivamente, la cosa è risultata sproporzionata ad un'analisi degli indizi rispetto alla grandezza della cosa. Non è che non ho visto l'elefante ignorando bellamente proboscide e zanne, non ho visto l'elefante ignorando bellamente una codina e quattro peli grigi (e l'ombra di un'orecchia a dire il vero, ma non è questo il punto per stabilire le esatte proporzioni).

Se ho individuato il meccanismo? Io credo di si, ci ho lavorato moltissimo su sto elefante dal momento che mi è passato sopra la testa e si è seduto e, anche se non ritengo di avere concluso, ritengo di avere capito come ho fatto a non vederlo. Come al solito, ma in modo diverso dal solito a me noto di me stesso, cose antiche che mi ero nascoste e che mi faceva terrore affrontare le ho depositate di qua e di la inconsciamente e, sempre per trama inconsciamente architettata, mi sono rimbalzate addosso con la violenza della mia espulsione.
Di buono c'è che, viste, non ne sono fuggito stavolta e quindi me le sono riprese, di non buono c'è che non ho capito come prevenire la cosa, il che significa che non posso essere certo non ce ne siano altre, magari peggiori.

Per le cose realizzate in bene non saprei dire meglio di Red. La minor presenza di intoppi e ostacoli c'è stata quando mi sono lasciato agire.
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Vecchio 09-03-2008, 14.21.25   #7
Kael
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Alla luce delle proprie esperienze (che non è che vadano esposte, si può volendo ma non è importante questo ora) avete individuato i meccanismi che hanno permesso o meno di realizzare qualcosa e come è stato possibile che alcune cose vi abbiano sorpreso... come non avete potuto averne il sentore?
Beh, direi certamente il credere in se stessi, in quello che siamo ora, e non in quello che potremmo essere in futuro. Mi spiego, se un bambino ha il sogno di diventare un pilota d'aerei, ma crede maggiormente in quel pilota ipotetico piuttosto che in se stesso per quello che è ora, difficilmente lo realizzerà. Viceversa, se crede in se stesso, se conosce i propri limiti attuali, concentrerà le sue energie in piccoli passetti per volta, piccole conquiste una dopo l'altra che alla fine lo porteranno lontano.

Su di me ho notato questo, se la "brama" verso un dato obiettivo mi faceva dimenticare tutte le tappe intermedie e mi proiettava prepotentemente in quell'idea ancora del tutto astratta, tale idea restava un sogno irrealizzabile, troppo lontana e fuori da me. Se invece il desiderio era autentico, voluto dal mio essere, visualizzavo l'obiettivo ma non mi facevo risucchiare interamente da esso... riuscivo a restare concentrato su me stesso e a costruire poco per volta un ponte che mi collegasse fino all'altra parte. Il ponte infatti deve partire da noi verso fuori, non il contrario. E per far questo bisogna costruirlo a piccoli pezzetti, bisogna lasciar solidificare il primo pezzo per poi costruire il secondo, lasciarlo solidificare a sua volta e poi erigere il terzo, e così via... Se col cemento fresco si cerca di costruire il ponte tutto in una volta, crollerà inesorabilmente sotto il suo stesso peso.

Quando insomma si è concentrati contemporaneamente sia su se stessi e che su un dato obiettivo, fra i due inizia a costruirsi un ponte, un legame, che poco per volta li unisce. Se invece, causa la brama o l'illusione, ci si dimentica di se e si pensa solo all'obiettivo, tale ponte non potrà mai erigersi perchè mancherà uno dei due estremi, e anche volendo non si sa da che parte iniziare.

Per quanto riguarda il sentore... credo che un po' ci si sorprenda sempre quando si realizza qualcosa, questo perchè si è impegnati a costruire il ponte dalla propria parte, non sapendo che anche dall'altra il ponte sta avanzando proporzionalmente a quanto avanziamo noi... così arriva un momento in cui i due ponti si uniscono e ci si sorprende non tanto del proprio lavoro svolto, quanto piuttosto di quanto sia avanzato il ponte dall'altra parte. Se si è concentrati su se stessi non si può seguire i lavori anche dall'altra parte, così quando ci si incontra avviene sempre senza aspettarselo...

Quello che volevo realizzare davvero ho sempre saputo che l'avrei realizzato, anche se non sapevo quando questo sarebbe accaduto. La sorpresa di veder realizzato un proprio obiettivo. il più delle volte, nel mio caso, riguardava il "quando" piuttosto che il "cosa". E quel quando, non essendo stabilibile, sempre sorprende un po'...
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Vecchio 09-03-2008, 19.15.06   #8
Sole
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Io leggo, ma mi sfugge la domanda che seppur scritta non riesco ad inquadrare, E' come se mi mancasse qualcosa che non riesco a collegare e non capisco cosa. Me la puoi rigirare diversamente?
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 09-03-2008, 20.12.31   #9
stella
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Se devo dire che ho individuato i meccanismi che mi hanno permesso o meno di realizzare qualcosa, posso dire che un ruolo importante lo ha giocato la paura di mettersi in gioco...
Sul fatto che mentre andavo a scuola avevo delle ambizioni che poi, al riscontro con la vita e con il lavoro, hanno dovuto per forza ridimensionarsi... Ma se per esempio avessi rischiato un po' di più, e anche faticato un po' di più, forse qualcosa avrei realizzato di quello che avrei voluto fare da grande...
La paura che fa dire: "questo è troppo difficile", oppure "questo è troppo impegnativo" e così via a poco a poco soffoca la nostra potenzialità, e ci si accontenta di quello che è più facile e più alla portata.
Qualche volta succede anche il contrario, per esempio nel mio piccolo ho partecipato ad un concorso, mi sono impegnata a studiare e a prepararmi ma con l'idea che era tempo perso perchè mi sembrava un'ardua impresa, invece con grande sorpresa mi sono trovata in graduatoria tra i vincitori, avanzando di livello.... una bella soddisfazione che mi fa riflettere quanto ci sottovalutiamo e così rincunciamo per paura... un pizzico di stima in se stessi e soprattutto credere in quello che si fa...
Quando andavo a scuola avevo diviso i sogni in due categorie: quelli realizzabili da mettere in pratica, e quelli irrealizzabili perchè troppo difficili.... questa divisione è al principio di quel meccanismo che porta ad essere quello che si è, forse perchè, come dice Kael, il ponte da lanciare tra quello che siamo e il nostro obiettivo è troppo lungo da attraversare che ci si scoraggia e si rinuncia prima di fare il primo passo verso l'obiettivo.
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Vecchio 10-03-2008, 04.41.18   #10
MaxFuryu
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Da bambino in vari momenti mi è successo di essere in posti, edifici, vedere oggetti, dettagli, strumenti... e di avere una forte sensazione (tanto forte che ancora adesso ho il ricordo vivido degli istanti) di una specie di angoscia o di mancanza come delle cose che mancano del passato, però al contrario, proiettata nel futuro.
Per quanto riguarda i luoghi non ci ho mai sbagliato fino ad ora, il problema è che si sta avverando anche tutto il resto, riflettendo mi accorgo che sto spingendo verso un punto, è lo stesso che porto avanti da sempre, spero di sbagliarmi, perchè se è così si spiegano tante cose, soprattutto perchè quello che ho sempre visto/sognato come mio futuro non è una cosa completa e non andrebbe bene, attualmente non va neanche bene.
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Vecchio 10-03-2008, 10.23.31   #11
dafne
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In alcuni casi l'idea si è concretizzata, in altri no, in altri ancora ci siamo sorpresi di qualcosa che non pensavamo mai possibile ed è successa, in bene o in male (beh la prima sorprende di più).
Alla luce delle proprie esperienze (che non è che vadano esposte, si può volendo ma non è importante questo ora) avete individuato i meccanismi che hanno permesso o meno di realizzare qualcosa e come è stato possibile che alcune cose vi abbiano sorpreso... come non avete potuto averne il sentore?
Una bella serie di domandine complicate capo eh?
Dunque, cominciamo da quel "tutti avevamo un'idea di quello che saremmo stati o avremmo fatto oggi". Io credo di appartenere a quella categoria di persone che sapevano più o meno cosa avrebbero fatto ma non tanto cosa sarebbero stati. Nel senso, non ho mai avuto una chiara idea di me o forse l'idea che avevo è sempre stata sepolta sotto a una miriade di "ma sarà così? E' giusto? sbagliato?" etc La cosa più buffa è che, in genere, le cose su cui mi sentivo più sicura sono le prrime che sono crollate o che hanno vacillato, una dura prova alla quale sono sopravvissute solo le convinzioni davvero mie e non quelle che avevo assorbito dagli altri. Fantastico a pensarci, ho passato anni a raccogliere le impressioni e le sensazioni degli altri e adesso mi tocca ricominciare proprio rimettendo in discussione quanto ho appreso. Allora, oggi ce l'ho una vaga idea di me, ho rinunciato per il momento a definirla, preferisco accettare di essere in tanti modi e osservare quei tanti modi per capire quali sono quelli dove mi sono ancorata e quali quelli che non ho ancora sperimentato. Un esempio? Due persone diverse mi hanno detto cheho una memoria eccezzionale. ma se non mi ricordo quasi neanche cos'ho mangiato ieri sera?? Eppure sono entrambe persone che parlano solo quando sono sicure di ciò che dicono,e su tutto il resto che mi han detto mi ci sono ritrovata eccome, anche nelle cose che teoricamente non potevano sapere...allora, un errore su un monte di cose giuste o sono io che ho trascurato una parte di me perchè mi sono autoconvinta,ascoltando anche gli altri, che non ho memoria, che sono distratta? Forse anche perchè mi piace l'idea romantica dell'artistoide distratta che ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei (sempre lì si torna) Quindi forse uno dei meccanismi che citi capo Uno è proprio questo, il crearsi una visione interiore di come siamo, basato più sulla raccolta di informazioni esterne che interne e l'aggrapparsi a queste idee ostinandosi a riprodurle..Mi ha sorpresa molto sentirmi dire per la seconda volta che ho una memoria incredibile, così come mi stupì tempo fà sentirmi dire che ho una volontà di ferro. Poi uno si guarda dentro e fa la somma dei casi in cui ha davvero deciso e agito per quello che voleva e..ops...si, questa cosa diventa non solo possibile ma, incredibilmente e sorprendentemente, lo si sapeva anche.
Com'è possibile che alcune cose sorprendano? Credo che dipenda dal fatto che ci conosciamo pochissimo e che quando qualcosa che ci sembrava impossibile accade allora si prende come un grosso respiro, ci si rende conto di aver vissuto in una stanzetta con le finestre sempre ermeticamente chiuse e la ventata di ossigeno è un qualcosa che spiazza per un momento. La maggior parte delle volte richiudiamo la finestra che si è aperta perchè fà freddo e pensiamo che ci farà ammalare, d'altra parte uno dei proverbi che ho sentito più spesso nella mia vita è "chi lascia la strada vecchia per quella nuova sà quello che perde ma non sà quello che trova", potrebbe anche trovare il tesoro ma oramai nell'accezione popolare prendere la strada nuova è simbolo di perdita di guai di imprevisti...quanto ci perdiamo così?
Anche questo forse è un altro meccanismo, il vivere gli schemi e i pensieri di chi ci ha preceduto, pensando che siano quelli gli unici possibili.
Mah, forse sono andata completamente fuori tema, chissà, ma ieri sera mi è successa una cosa strana, forse andrebbe bene in esperienze ma anche qui ha un suo senso. E' una settimana che tra fine lavoro, corse in giro a inps ecc, raffreddore e dolorini vari mi sento fuori fase. Sabato e domenica ho fatto una cosa che non facevo da mesi, ho messo mano al bancomat e ho fatto danni. Ora, ieri sera stavo un pò meglio, seduta davanti alla tv con il mio yogurt e i fiocchi di cereali mi sono improvvisamente resa conto di quello che facevo, ho guardato, ho visto il cucchiaino che girava i cereali nello yogurt, ho scelto fiocco per fiocco quale mangiare e mi sono resa conto di aver trascorso una settimana come in coma, avete presente quando vi svegliate ma non siete del tutto svegli? Quando i riflessi sono più lenti e, di solito, ci si fà un altro caffè per svegliarsi meglio? Ecco, la settimana è passata e io ero così, semisveglia, sapevo benissimo quando ho messo mano al portafoglio che stavo facendo male, così come la reazione (assurda e da sviscerare) di fronte al segnale di pericolo sia stata di spendere ancora di più, lasciando spazio all'ansia poi non trovando una soluzione per sistemare il danno fatto. Ieri sera invece, come oggi, sono "lucida" (curiosa espressione legata alla mente no?) sono consapevole sia di quanto ho speso, sia di quanto non avrei dovuto, sia del fatto che spendere e spandere è stato un modo per non pensare, un gioco di illusioni per cui ho tentato di dire a me stessa non preoccuparti andrà tutto bene. Un meccanismo di cui non ho ancora trovato le origini, forse un modo per esorcizzare una preoccupazione facendola accadere prima? Non so. Ma, per tornare in tema, mi ha stupito molto ieri sera mentre masticavo i fiocchi di cereali rendermi conto di quanto fosse calma la mia parte "sveglia", di come riuecisse ad elaborare il danno fatto e a pensare ai possibili modi per tamponarlo. Così come mi ha stupito molto la sensazione del "lo sapevo", sapevo che stavo sbagliando, eppure l'ho fatto lo stesso. Adesso è inutile piangere suil latte versato ma man mano che mi osservo mi accorgo che mi avvicino esponenzialmente al momento in cui il meccanismo s'innesca, mi spiego, più mi osservo e più mi accorgo prima dell'errore (qualche mese fà avrei potuto spendere e spandere per tutta una settimana prima di fermarmi) finchè, spero, arriverà il momento in cui sentirò la molla che stà per scattare e mi fermerò in tempo e poi, magari, riuscirò ad eliminare del tutto il problema.
Spero di non essere uscita troppo dai binari capo
dafne non è connesso  
Vecchio 10-03-2008, 11.27.28   #12
turaz
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quello che sono è esattamente il risultato di tutto ciò che ho pensato, detto e fatto (o non fatto) sino ad oggi a livello consapevole o meno.
più sono riuscito nelle mie esperienze ad osservare i miei reali intenti e le opportunità ho creato qualcosa di buono e le sorprese non sono mancate (in positivo)
più quei reali intenti li ho persi di vista più sono arrivate le "sorprese" in negativo.ù
Se dovessi inquadrare un meccanismo beh.
è un mix tra autoosservazione profonda e consapevolezza.
da quella base poi ... intento e volontà con una osservazione ampia
meglio di così non mi viene

Ultima modifica di turaz : 10-03-2008 alle ore 12.04.42.
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Vecchio 10-03-2008, 11.59.03   #13
Sole
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Forse grazie alle risposte degli altri ho capito cosa devo scrivere (evidentemente il meccanismo che mi impedisce di fare le cose mi impediva di vedere).

Da bambina immaginavo che gli altri parlassero di me in una certa maniera, ovviamente bene, e dicessero cose che mi piaceva essere. Poi mi sorprendevo moltissimo quando questo accadeva, quando mi sentivo dire quelle stesse cose che avevo immaginato dicessero. Diventai schiava di quel meccanismo tanto che se poi non vedevano di me quello che vedevo io, pensavo: son scemi! L'immagine che avevo costruito di me stessa mi impediva di relazionarmi.
Questa visione di noi stessi è dura da distruggere.

La seconda cosa che oggi mi impedisce di realizzare molte cose è la pigrizia, credo che sia dato dal fatto che altri hanno sempre deciso per me ed hanno indirizzato la mia vita in un certo senso, da bambina ero costretta, da grande ero abituata. Quando ho voluta cambiarla l'ho fatto ma è stato quasi come calcavare un'onda, trascinata e spinta dagli eventi che avevo creato. La pigrizia mi impedisce spesso anche di voler elaborare concetti accontentandomi di un: vedrò dopo, oppure: non ho voglia. Ecco mi accontento e questo accontentarmi non mi permette di fare. A volte mi sorprende il fatto che avrei potuto fare, sapevo fare, o avrei potuto dire e non ho fatto. Uno sforzetto di più per essere quello che davvero voglio essere, oltre l'immagine "sotterranea" che ho di me.

p.s.
di meglio non so fare, mi sono sforzata però..., non so se ho inquadrato la domanda.
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Vecchio 10-03-2008, 13.42.07   #14
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Una volta sola è successo che una cosa desiderata da tutta la vita, nonostante ne avessi anche una paura folle, si realizzasse.
Credo che si sia realizzata quando una paura più grande prese il posto di quella paura.
E' possibile ciò oppure è frutto della mia fantasia?
Certo che è possibile, come è possibile che che qualcosa di più grande non ti farà più chiedere ad altri se è possibile

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Dici che in bene sorprende di più. Può darsi, forse perchè in male non è lo stupore il sentimento preponderante, però a me è capitato ultimamente proprio di stupirmi per non aver avuto il minimo sentore di una cosa macroscopica che mi è successa "in male".
Si intendevo che sorprende di più perchè comunque siamo predisposti più ad aspettarci le cose negative, si può esplorare questa cosa.

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Originalmente inviato da MaxFuryu Visualizza messaggio
Da bambino in vari momenti mi è successo di essere in posti, edifici, vedere oggetti, dettagli, strumenti... e di avere una forte sensazione (tanto forte che ancora adesso ho il ricordo vivido degli istanti) di una specie di angoscia o di mancanza come delle cose che mancano del passato, però al contrario, proiettata nel futuro.
Per quanto riguarda i luoghi non ci ho mai sbagliato fino ad ora, il problema è che si sta avverando anche tutto il resto, riflettendo mi accorgo che sto spingendo verso un punto, è lo stesso che porto avanti da sempre, spero di sbagliarmi, perchè se è così si spiegano tante cose, soprattutto perchè quello che ho sempre visto/sognato come mio futuro non è una cosa completa e non andrebbe bene, attualmente non va neanche bene.
Beh visto che sei entrato sul personale sarebbe il caso che esprimessi meglio, non con i particolari ma almeno con i concetti
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Vecchio 10-03-2008, 14.01.15   #15
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
.....di persone che sapevano più o meno cosa avrebbero fatto ma non tanto cosa sarebbero stati.

Questo è uno dei fulcri, quello che rende tanto importante il "conosci te stesso", in realtà ci identifichiamo ed identifichiamo gli altri sulla base delle azioni e della forma esteriore che ad esse (azioni) è strettamente correlata.
Il che non è neanche sbagliato, quello siamo se altro non c'è, se tolto il nostro agire, il nostro corpo etc altro non c'è questo è quello che possiamo chiamare Uno, Dafne, Red etc...
Se altro non c'è o non è ai nostri occhi visibile.

Quote:


il crearsi una visione interiore di come siamo, basato più sulla raccolta di informazioni esterne che interne e l'aggrapparsi a queste idee ostinandosi a riprodurle.
Esatto, questo è il meccanismo, vediamo come siamo in base alla manifestazione del momento e come un programma informatico che "stampa" qualcosa a video continuiamo a tenere accesi quei pixel che formano quell'immagine che conosciamo

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Originalmente inviato da turaz Visualizza messaggio
quello che sono è esattamente il risultato di tutto ciò che ho pensato, detto e fatto (o non fatto) sino ad oggi a livello consapevole o meno.
più sono riuscito nelle mie esperienze ad osservare i miei reali intenti e le opportunità ho creato qualcosa di buono e le sorprese non sono mancate (in positivo)
più quei reali intenti li ho persi di vista più sono arrivate le "sorprese" in negativo.ù
Se dovessi inquadrare un meccanismo beh.
è un mix tra autoosservazione profonda e consapevolezza.
da quella base poi ... intento e volontà con una osservazione ampia
meglio di così non mi viene
Dove vivi? Sotto vuoto dentro una gabbia di Faraday?
Beh a sentirti a volte ne ho l'impressione, è vero..... non giudico se è una cosa buona o meno, lascio a te la possibilità di farlo.
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Vecchio 10-03-2008, 14.47.17   #16
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Credo che da qualche parte sia nata, per quanto non ne possa avere il ricordo, non credo sia una cosa tanto “inspiegabile”. Ricordo ad esempio da molto piccolo potevo rimanere affascinato da piccole cose, ricordo una volta di essere entrato in una casa e di aver visto una finestra molto semplice, neanche bella e forse pure scomoda, ma su questa poi ci fantasticai per anni.. era come prendere un ricordo. Altre cose furono copertine di libri (testi tecnici) oppure dimensioni/disposizioni di stanze. Una volta mi successe di vedere apparecchiature, io da bambino ero molto affascinato, però sentivo che l’ambito poteva essere lo stesso, ma non erano quelle nel, particolare.
Per quanto riguarda i luoghi la cosa non me la sono mai riuscita a spiegare, 3 città viste da piccolo o in vari periodi, la sicurezza istantanea che ci sarei tornato e rimasto in futuro (in una di queste non ci volevo manco andare), un sacco di cose che danno la sicurezza che la possibilità di andarci sia nulla, e invece poi in modo imprevedibile succede.
Detto questo non penso di essere un indovino, penso che siano state delle scelte in qualche modo, al di là dei luoghi, dove la cosa è palese (che non sembri che io abbia spinto per andare in un luogo o meno, è successo tutto da solo e non sembrava possibile in nessuno dei tre casi) parliamo del lavoro/futuro. Se nel mio immaginario, il mio lavoro è solitario, in un posto piccolo, solo per me stesso o poche persone, mancava l’aspetto di guadagno monetario, è fatto da parti tecniche e si svolge sia di notte che di giorno. Non sono stato molto chiaro, ogni tanto mi succede anche adesso di attimi di “nostalgia per il futuro” da quello che ho immaginato. Per fare capire come immaginavo il mio luogo, o il mio luogo per il futuro da piccolo, potrei farvi vedere la mia stanza, quella dove ci passo più tempo… è pazzesco che non me ne sia mai accorto fino ad ora.
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Vecchio 10-03-2008, 17.16.16   #17
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Esatto, questo è il meccanismo, vediamo come siamo in base alla manifestazione del momento e come un programma informatico che "stampa" qualcosa a video continuiamo a tenere accesi quei pixel che formano quell'immagine che conosciamo
Questo significa che, una volta immessi certi dati, anche se noi ci modifichiamo nel corso del tempo, continuiamo a vedere quei dati come se fosse uno stesso programma che gira in loop, fintanto che una grossa modificazione è evidente?
Significherebbe non andare di pari passo con il proprio essere, restare attaccati a quelle immagini, per poi trovarsi "di colpo" al risultato ... e quindi non avere prima il sentore dell'idea che si sta concretizzando?
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Vecchio 10-03-2008, 17.30.46   #18
turaz
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chiudo questo:
questione di terminologie (per uno)
per me è parecchio chiaro quanto scrivo.
mi spiace se non lo è altrettanto per chi legge.
in questo periodo di "stacco"vedrò di migliorarmi.
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Vecchio 10-03-2008, 23.47.15   #19
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L'unico ricordo chiaro di quello che da grande volevo fare è l'insegnante, forse un classico ma ci ho creduto davvero per un po' anche se è durato il tempo delle elementari. Penso sia dipeso dall'ammirazione che avevo per la mia maestra e per il suo lavoro, molto esigente ma non posso negare che sapeva come tirare fuori il meglio da ogni suo alunno, e che mi ha lasciato delle basi importanti. Quando mi ha lasciata in quinta lei era convinta che avrei seguito quella strada. Nelle scuole secondarie di adesso si pone molta attenzione a ciò per cui ogni studente è portato, finalmente, ma allora non era proprio così, c'era anche meno scelta, soprattutto se eri il tipo che galleggiava in tutte le materie senza eccellere in nessuna e per di più con scarso entusiasmo. Sicuramente ero più portata per le materie letterarie, le uniche dove arrivavo sempre a risultati brillanti senza nessuno sforzo, mi veniva naturale. Comunque finite le medie per varie circostanze, più che altro convenienze, ho scelto tutt'altro e da allora non ho più ricordi di che cosa volessi fare, di che cosa sarei diventata. Finita la scuola avevo perso o assopito anche la capacità di esprimermi scrivendo, che fin da piccola mi aveva accompagnato. Da lì in poi ho sempre fatto quello che più mi conveniva in quel momento. lavorare per vivere quindi.
Quello che ho realizzato in questi ultimi anni sicuramente mi ha sorpreso, qualcosa che mai avrei pensato adatto a me, forse mi ritenevo troppo riservata, eppure era qualcosa su cui continuavo a inciampare, piccole esperienze... magari un po' "grezze" all'inizio, eppure ognuna mi portava ad un'altra successiva più "raffinata" dove avevo occasione di imparare sempre di più ma soprattutto trovare il coraggio di fare qualcosa per conto mio. Beh... non posso dire che sia stato un successo fino a qui, sapevo fino dove arrivava la mia inesperienza e purtroppo ho dovuto sbagliare ogni volta per imparare quello che mi mancava... ma sto cominciando a pensare, visto che continuo a inciamparci, che finchè non ho imparato tutto non riuscirò a dedicarmi ad altro
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Vecchio 17-03-2008, 14.26.18   #20
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Questo significa che, una volta immessi certi dati, anche se noi ci modifichiamo nel corso del tempo, continuiamo a vedere quei dati come se fosse uno stesso programma che gira in loop, fintanto che una grossa modificazione è evidente?
Significherebbe non andare di pari passo con il proprio essere, restare attaccati a quelle immagini, per poi trovarsi "di colpo" al risultato ... e quindi non avere prima il sentore dell'idea che si sta concretizzando?
Più o meno significa questo, ma quello che volevo evidenziare e a cui volevo far arrivare (non direttamente) la discussione è che lo schermo che ci mostra ciò che siamo e ciò che sono gli altri se viviamo nel sonno è reale e non bisogna liquidare con "tanto è maya (illusione)" ma è la trasposizione di un'immagine che proviene da altrove.
Quello che voglio dire è che come la scena registrata di un film viene impressa in na pellicola e questa pellicola attraverso la luce del proiettore prende vita sullo schermo del cinema, noi siamo qualcosa di più profondo di quello che manifestiamo e ci manifestiamo reciprocamente.
Finchè il percorso è lineare, si girano nuovi film, i film vengono impressi sulle pellicole e le pellicole proiettate è tutto come dovrebbe essere, i problemi nascono se vengono girati nuovi film ma si continuano a proiettare i vecchi, se poi di colpo qualcosa fa cambiare la pellicola inserendone una di nuova ecco la sorpresa....
Continuando nell'analogia si potrebbero vedere altre cose, la consapevolezza di sapere che qualcosa sarebbe andato in un certo modo fin da piccoli, cioè aver visto girare il film anche se non si sa quando si sarebbe proiettato.... uguale e contrario però è credere che si giri un certo film e aspettarne una proiezione che in realtà non arriverà mai.

Finisco (per ora) ricordando che nei miei film compaiono anche altri attori, io sono attore nei film altrui etc... e non completamente si seguono i copioni... del resto altrimenti non ci sarebbe la possibilità di scegliere.
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Vecchio 17-03-2008, 17.03.37   #21
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Più o meno significa questo, ma quello che volevo evidenziare e a cui volevo far arrivare (non direttamente) la discussione è che lo schermo che ci mostra ciò che siamo e ciò che sono gli altri se viviamo nel sonno è reale e non bisogna liquidare con "tanto è maya (illusione)" ma è la trasposizione di un'immagine che proviene da altrove.
Quello che voglio dire è che come la scena registrata di un film viene impressa in na pellicola e questa pellicola attraverso la luce del proiettore prende vita sullo schermo del cinema, noi siamo qualcosa di più profondo di quello che manifestiamo e ci manifestiamo reciprocamente.
Finchè il percorso è lineare, si girano nuovi film, i film vengono impressi sulle pellicole e le pellicole proiettate è tutto come dovrebbe essere, i problemi nascono se vengono girati nuovi film ma si continuano a proiettare i vecchi, se poi di colpo qualcosa fa cambiare la pellicola inserendone una di nuova ecco la sorpresa.
...
Continuando nell'analogia si potrebbero vedere altre cose, la consapevolezza di sapere che qualcosa sarebbe andato in un certo modo fin da piccoli, cioè aver visto girare il film anche se non si sa quando si sarebbe proiettato.... uguale e contrario però è credere che si giri un certo film e aspettarne una proiezione che in realtà non arriverà mai.

Finisco (per ora) ricordando che nei miei film compaiono anche altri attori, io sono attore nei film altrui etc... e non completamente si seguono i copioni... del resto altrimenti non ci sarebbe la possibilità di scegliere.
In pratica il percorso è "lineare" se e quando siamo svegli? Voglio dire, se sono sveglia e non vivo nel sogno, non mi ostino a riproporre lo stesso film anche quando le cose stanno cambiando, quando sto girando un altro film, il vecchio non va ad interferire con il nuovo e tutto scivola lineare.. è questo? Se invece sono nel sonno, ecco che quando subentra un imprevisto (un qualcosa che sinceramente non riesco a ben inquadrare.. un piccolo risveglio che mi fa per un attimo vedere?) arriva la sorpresa e mi accorgo che al film che sto riproponendo in realtà ne è subentrato un altro, a quel punto pero' dipende da me se ricominciare a far girare la pellicola precedente o quella attuale..
Quello che mi sfugge completamente è il discorso di quel qualcosa che sapevamo come sarebbe andato sin da piccoli.. in un certo senso è come se esistesse una traccia di vita che poi pero' si intreccia con quelle degli altri.. si puo' deviare, proseguire per arrivare a proiettare quel film che in qualche modo si è "già visto?"


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.... uguale e contrario però è credere che si giri un certo film e aspettarne una proiezione che in realtà non arriverà mai.
Questa ultima parte mi pare molto collegata al sonno.. se sto ferma in attesa che venga proiettato un film che mi sono fatta sognando aspetto qualcosa che non c'è senza muovermi per realizzare..
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Vecchio 17-03-2008, 17.19.09   #22
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A proposito di sonno e di dormire, mi sembra che da piccoli si è più svegli di quello che siamo da grandi, da piccoli è tutto nuovo e tutto una scoperta, non esiste nessun film già girato, ma certe tendenze che abbiamo da piccoli ci proiettano già in qualcosa che diventeremo o faremo da grandi...
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Vecchio 17-03-2008, 18.40.14   #23
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A proposito di sonno e di dormire, mi sembra che da piccoli si è più svegli di quello che siamo da grandi, da piccoli è tutto nuovo e tutto una scoperta, non esiste nessun film già girato, ma certe tendenze che abbiamo da piccoli ci proiettano già in qualcosa che diventeremo o faremo da grandi...
Così rispondiamo a Red...
Da piccoli abbiamo solo i pochi film che abbiamo già girato e li vediamo man mano, non ci blocchiamo sempre negli stessi e, alla Rambo1 Rambo2 Rambo1234522, in un certo qual modo abbiamo l'idea (anche quando percepiamo cose apparentemente impossibili e che non dovremmo poter sapere) di quali saranno i film che naturalmente proseguiranno la serie, non cerchiamo di viverli in anticipo, allo stesso modo in cui non andiamo a leggere la fine di un libro se vogliamo assaporarlo fino in fondo, ma sappiamo già il contesto in cui alcune cose si svolgeranno.
Nel momento in cui iniziamo a bloccarci nel vedere sempre lo stesso film, nel momento in cui cerchiamo di immaginare quello che ancora non è uscito perdiamo anche quello che si sta proiettando, perdiamo "un turno" inizia ad accavallarsi tutto ed ogni tanto quando becchiamo quello che si sta proiettando effettivamente in quel momento rimaniamo sorpresi.

E' uno sbaglio anche entrare troppo nel concetto che posso riassumere così: " adesso sto vedendo il film ma questo non è reale, gli attori lo hanno girato a 1000 km da qui l'anno scorso", devo vederlo con partecipazione pur sapendo la faccenda dei 1000 km e dello scorso anno... il fatto di sapere che io nella mia essenza non sono questo corpo che digita in questo momento non vuol dire che non devo partecipare (prendere in parte) alla vicenda che si sta svolgendo, sono qui in questa forma per questo, per prendere l'esperienza, anche se so, e devo saperlo-ricordarlo, che sono ben altro.
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Vecchio 17-03-2008, 18.48.01   #24
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Vecchio 17-03-2008, 23.49.42   #25
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In pratica il percorso è "lineare" se e quando siamo svegli? Voglio dire, se sono sveglia e non vivo nel sogno, non mi ostino a riproporre lo stesso film anche quando le cose stanno cambiando, quando sto girando un altro film, il vecchio non va ad interferire con il nuovo e tutto scivola lineare.. è questo?
E' lineare nel senso che quando siamo svegli vediamo tutto "in diretta" (fra virgolette nel senso che la programmazione è in diretta, cioè in questo momento, mentre magari i film sono stati girati anni prima)... se ci sono cioè delle interruzioni per un edizione straordinaria o semplicemente cambia un programma e ne inizia un altro, noi siamo coscienti di questo e lo percepiamo in linea retta.

Se invece guardiamo i film in differita, registrandoli e poi guardandoli (magari anche più volte) mentre nel frattempo alla tv stanno trasmettendo altro, ecco che poi quando "torniamo in diretta" ci rendiamo conto di aver perso della roba... e percepiamo questi "sbalzi" come dei gradini, come dei salti dove giocoforza ci sono dei buchi in cui mancano alcune cose..
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