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Vecchio 14-10-2010, 17.53.41   #76
dafne
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Qualche problema a gestire la tensione Edera?

scherzo dai, rimani sul tema che è molto importante per la tua libertà, fidati
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Vecchio 14-10-2010, 17.53.56   #77
griselda
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No meglio :guariamo dall'orchite trattamento gratuito .
Aahahahahahah

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Io paura di tutte le persone che usando tranquillamente il loro orco fanno vibrare il mio che sentendosi prigioniero urla e grida di lasciarlo libero e io non trovo più la chiave, ogni tanto invece rompe le sbarre e scappa e fa quel che vuole proprio perchè io non so so gestire.

Come Edera vorrei un mondo non duale, anche se so essere impossibile e da lì nascono i conflitti che mi fanno anche ammalare.

Ma fino ad ora, come lo giro e rigiro tra le mani non riesco a permettergli di uscire se non a sprazzi per poi subito dopo vergognarmi di averlo lasciato fare.
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Vecchio 14-10-2010, 19.17.02   #78
Uno
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Comunque scrivendovi credo di aver preso la forza di affrontare del tutto il buttafuori in questione, prenderò nota delle mie emozioni tanto dovrò andare al supermercato quanto prima e in caso lo affronterò in modo educato. Questo mi serve da lezione per le volte in cui mi convinco a rimanere nel mio brodo senza parlare(sono molte) e senza trovare soluzione, a volte basta esprimersi, grazie.
Ma veramente non gli devi nulla, neanche andare a dirgli direttamente delle cose. Qui si che ti dico, che sebbene a prima vista lo si potrebbe mettere tra i timidi ed imbranati, se tu andassi potrebbe capire che tutto sommato ti interessa qualcosa della faccenda. Il che se fosse un pò squilibrato non sarebbe il caso.
Se vuoi un consiglio: ignoralo, e poi indaga sul perchè se uno ti dedica attenzioni ti senti in debito che è la sola cosa importante di tutta la vicenda.

Sia chiaro (parlo in generale) che non sto dicendo che ad una gentilezza (per esempio) sia da rispondere con un calcio nelle ginocchia, ma che se le "gentilezze" sono finalizzate ad ottenere delle cose che non si vogliono dare non ci si deve sentire in colpa se non si ricambia.
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Vecchio 14-10-2010, 19.27.56   #79
griselda
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se le "gentilezze" sono finalizzate ad ottenere delle cose che non si vogliono dare non ci si deve sentire in colpa se non si ricambia.
che bella questa frase me la metto in casa a caratteri cubitali
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Vecchio 14-10-2010, 19.57.14   #80
Edera
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poi indaga sul perchè se uno ti dedica attenzioni ti senti in debito che è la sola cosa importante di tutta la vicenda.

.
Quello che ho scritto a riguardo non ci azzecca niente?
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Vecchio 15-10-2010, 00.39.33   #81
dafne
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Questo a me muove sensi di colpa quindi analizzando:
Se mi fa questo apprezzamento è perchè IO DEVO AVER FATTO QUALCOS'ALTRO
se gli dico di no si offende ci rimane male e io perdo la mia immagine, quella che voglio avere, quella di donna seduttiva che mi fa sentire .............................

Da ragazzina quante volte sul posto di lavoro ho ricevuto avance non richieste proprio perchè avevo un modo di fare che gli altri scambiavano per : ci sta!
Ed io scambiavo per : Cavolo sono così bella e importante!
Se deludevo lui deludevo quello che volevo sentirmi importante agli occhi degli altri specialmente degli uomini le donne non erano soggette alla mia seduzione per cui le avevo tagliate fuori dal gioco.
Questo perchè avendo ricevuto poche attenzioni quando le ho avute mi hanno fatto un effetto ...altro che patata bollente si si
Ci stà tutto Grii ma io passo il tempo a chiedermi perchè lo vivo come una guerra in partenza e non come fà Nike p qualche mia amica come una cosa normale o persino piacevole?
Perchè non riesco ad ignorarla? Perchè mi percepisco IO come assertiva mentre potrei ancora mandarlo a vendere gelati ai pinguini?

Non sò cosa ci abbia visto Sole ma neanche quello che intravedo io mi piace molto. Perchè gli devo qualcosa a stò tizio che prova a farsi un divertente giro in giostra?

Perchè ho paura, perchè sono una vigliacca, perchè sò che se decidesse di prendersi quel che vuole mi farebbe più male che se decidessi io spontaneamente di darglielo.
Mi svendo piuttosto di farmi fare del male. In questo modo la testa percepisce una sorta di decisone, un sorta di frolle controllo invece della disfatta che non potrebbe reggere.

Sono convinta che parta da un punto e che non sempre e non in un tutti i casi vi sia una molestia sessuale all'origine del meccanismo ma quel sentirsi di dover dare qualcosa perchè così si limitano i danni è uno schema duro da cambiare.Per come lo vivo io chiaramente. Allora lo evitiamo. Evitiamo il luogo che ci crea disagio, un certo gruppo un certo bar un certo lavoro...il mondo perchè tutto il mondo può passarci attraverso e portarci via di tutto.

Questo è ovviamente una mia rielaborazione, il mio ex marito mi ha messo le mani addosso dopo che il mio quasi patrigno mi aveva sedotto...direi che di difese ero scarsetta e più cerco di scavalcare i sensi di colpa e il fastidio più mi rendo conto che banalmente alla punta di tutto c'è una cosa, La fisicità, Non sò gestirla.
In nessun modo, in nessun campo.

La sessualità alla fine tra terapia ricapitolazione e un'esperienza serena e positiva l'ho quasi messa a posto ma per l'aggressività siamo in alto mare.

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Vecchio 15-10-2010, 09.16.54   #82
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Sono convinta che parta da un punto e che non sempre e non in un tutti i casi vi sia una molestia sessuale all'origine del meccanismo ma quel sentirsi di dover dare qualcosa perchè così si limitano i danni è uno schema duro da cambiare
Dici che all'origine facilmente vi è una molestia?
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Vecchio 15-10-2010, 09.35.20   #83
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Quello che ho scritto a riguardo non ci azzecca niente?
Si c'entra ma non è il fulcro.

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Dici che all'origine facilmente vi è una molestia?
No, quella al limite è una conseguenza.


Dai impegnati, non sto facendo il difficile per divertirmi
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Vecchio 15-10-2010, 11.35.44   #84
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Ci stà tutto Grii ma io passo il tempo a chiedermi perchè lo vivo come una guerra in partenza e non come fà Nike p qualche mia amica come una cosa normale o persino piacevole?
Perchè non riesco ad ignorarla? Perchè mi percepisco IO come assertiva mentre potrei ancora mandarlo a vendere gelati ai pinguini?

Non sò cosa ci abbia visto Sole ma neanche quello che intravedo io mi piace molto. Perchè gli devo qualcosa a stò tizio che prova a farsi un divertente giro in giostra?

Perchè ho paura, perchè sono una vigliacca, perchè sò che se decidesse di prendersi quel che vuole mi farebbe più male che se decidessi io spontaneamente di darglielo.
Mi svendo piuttosto di farmi fare del male. In questo modo la testa percepisce una sorta di decisone, un sorta di frolle controllo invece della disfatta che non potrebbe reggere.

Sono convinta che parta da un punto e che non sempre e non in un tutti i casi vi sia una molestia sessuale all'origine del meccanismo ma quel sentirsi di dover dare qualcosa perchè così si limitano i danni è uno schema duro da cambiare.Per come lo vivo io chiaramente. Allora lo evitiamo. Evitiamo il luogo che ci crea disagio, un certo gruppo un certo bar un certo lavoro...il mondo perchè tutto il mondo può passarci attraverso e portarci via di tutto.

Questo è ovviamente una mia rielaborazione, il mio ex marito mi ha messo le mani addosso dopo che il mio quasi patrigno mi aveva sedotto...direi che di difese ero scarsetta e più cerco di scavalcare i sensi di colpa e il fastidio più mi rendo conto che banalmente alla punta di tutto c'è una cosa, La fisicità, Non sò gestirla.
In nessun modo, in nessun campo.

La sessualità alla fine tra terapia ricapitolazione e un'esperienza serena e positiva l'ho quasi messa a posto ma per l'aggressività siamo in alto mare.

Ecco questo è il motivo per cui a grandi linee possiamo aiutarci ma poi siccome ci sono mille sfumature ognuna di noi deve guardare in se stessa.

Ad esempio nemmeno io sono come Nike e la tua amica, ma non ho paura del gioco dei sessi, sempre però se sono compiacente.

Ad esempio nel caso del supermercato a me avrebbe fatto piacere il fatto che un tizio mi potesse fare la corte (specie ora che mi sento un minotauro ) ma il bigliettino l'avrei vissuto come un'invasione poco bella. (perchè ha tutto un retroscena anche se poi lo rivesti con sai....dentro non posso, perchè perdo il lavoro, ma cavolo curare una persona potrebbe anche essere frutto di uno abituato a perseguitare bon ho esagerato però ) quindi in questo caso dicevo mi sarei allarmata anche io a meno che mi piacesse e volessi proseguire nella storia.

Il guaio inizia quando però, allora io decido che non mi interessa, beh però lui è stato carino, gli piaccio che male c'è in pratica questa parte di me lo giustifica perchè è gratificata.
L'altra invece inizia con il dire: ma io mica gli ho dato nessuno spunto come si permette? Se io avessi fatto qualcosa allora potrei capirlo ma tutto quello che si è svolto tra noi fa parte della normale routiness quotidiana al super. Quindi che vuole? Perchè mi mette in ansia che io odio chi mi mette in ansia?
E quando sono in ansia la mia mente vaga e se ho un briciolo di razionalità lo perdo.
Ecco questo a grandi linee avverrebbe in me le due Grii andando a litigare nel paese delle banane non sanno più essere nella razionalità e vedere le cose come NIke giustamente dice: che problama c'è? E' un mandrillotto che fa il suo compito istintivo verso la riproduzione della specie basta dire no grazie e non badarlo più.
Invece io senza razionalità annullata dall'ansia creata dal conflitto divento un bell'ebete anzi un turbine di sentimenti che gira all'impazzata e mi impedisce di essere tranquilla e dire una semplice frese come NON MI INTERESSA GRAZIE!

La stessa cosa vale per il tuo racconto.
A me un tizio che fa apprezzamento sul mio sedere mi rimanda a tutta una serie di considerazioni mentali scaturite dall'ansia e dal conflitto.
Una Grii: ma come si permette, ma è proprio un cafone!
Maddai ti ha fatto solo un complimento e che sarà mai!
A sarebbe un complimento? Ma se gli darei un bello spintone che finesce sotto l'autobus, ma come si permette tutta questa confidenza chi gliel'ha data?
Ma non è normale non lo vedi? Chi andrebbe in giro a dire che ti si raffredda il didietro.
Bon e persa in queste elucubrazioni non risponderei niente e allla sua insistenza mi partirebbe l'ansia con ancora peggiori considerazioni più paurose e la razionalità adrebbe a farsi le ferie al caldo da un'altra parte.

Mai notato che a mente serena senza conflitto e paura faremmo tutt'altro invece se siamo coinvolte fine della tranquillità e del ragionamento logico.
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Vecchio 15-10-2010, 13.56.43   #85
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Perchè bisgnorebbe riuscire ad essere autosufficienti quanto ad attenzione e amore verso sè stessi e invece lo vivo ancora come qualcosa che si prende, si dà o si riceve?
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Vecchio 15-10-2010, 16.41.40   #86
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Mi è capitato tante volte di trovarmi nella situazione che descrivi Edera e di reagire come hai reagito tu ma non ero consapevole ancora.

Comunque io oggi... entrerei al super lo saluterei gli direi di non offendersi ma che preferisci che le cose rimangano come sono tra di voi, senza altre spiegazioni che non servono e soprattutto senza proteggerti usando il fatto che sei impegnata, il motivo non è che sei impegnata ma che non ti interessa per cui oltre a non aver paura di mostrarti eviteresti facili battute fastidiose del tipo: non sono geloso.... perchè dopo ti può scattare la violenza.... scherzo, e vedere cosa accade in te in base alle sue reazioni e alle tue. Solo così puoi davvero scoprire cosa ti faceva paura e perchè. Per quanto le esperienze siano vicine ci sono sempre infinite sfumature.
Se poi vuoi ti posso dire cosa era per me, ma non sono sicura che potrebbe piacerti, a me non è piaciuto.

Considera che la vergogna masce da un conflitto interiore, interno a te.

p.s.
per il tipo... mi pare che abbia fatto niente più di un normalissimo ragazzo che tenta un approccio con una ragazza che gli piace ma che non gli concede più di un sorriso, non ci vedo un'eccesso solo un pò di imprudenza... si direi goffo.
A me piacerebbe sentire anche la tua esperienza, se non è possibile qui mi scriveresti in privato? grazie
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Vecchio 15-10-2010, 21.49.08   #87
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A me piacerebbe sentire anche la tua esperienza, se non è possibile qui mi scriveresti in privato? grazie
Si va bene anche qui, non vorrei influenzare Edera perchè è preziosissimo qualcosa a cui si arriva da soli con piccoli stimoli, ma in fondo ne posso cavare fuori qualcosa di grosso anche io, mi farebbe bene.
Posso provare insieme ad Edera a capire meglio perchè le domande che le ha rivolto Uno hanno colpito anche me, quindi ho dell'altro da esaminare.

Amavo tantissimo le amicizie maschili ma al minimo movimento di "ci sta per provare" mi allontanavo quando non diventavo maleducata perchè avvertivo soffocamento, facevo passare del tempo e poi la recuperavo. Mi dicevo: ma non ho fatto niente, non mi sono mostrata chissà come! ... adesso so che ho fatto parecchio ma sapevo fare solo quello per riuscire a percepire che ero importante. Davo di me un'immagine che era difficile non considerare -gentile, carina, simpatica, spigliata, aperta a tutti i discorsi possibili ecc ecc. Se mi allontanavo allo stesso tempo perdevo quella piacevole e nutriente sensazione che mi faceva sentire voluta... amata... ammirata... lodata... osannata... insomma: importante, considerata. Affrontare la questione direttamente neanche a parlarne: e se avessi capito male? e se non fosse come penso? che figura ci farei?

Quando poi una persona che stimavo mi ha considerata veramente la mia reazione è stata esagerata, strabordante, ancora oggi ogni tanto ci penso e me ne vergogno per l'eccesso... ho sentito una commozione enorme, non potevo credere che io fossi davvero considerata aggratis.... senza aver fatto nulla per meritarmi ciò! e stava lì la questione: gratis, meritare, fare. L'affetto non si compra e non si paga.
Insomma quella volta venne fuori tutto il vittimone che era in me

Con le donne la stessa cosa, ma con reazioni diverse.

Tutto quello che fin'ora ha descritto Edera l'ho riconosciuto anche in me, ma il fulcro per quanto mi riguarda e per come ho capito è perdere il controllo della situazione.
Fin quando ero io a gestire anche se inconsciamente o inconsapevolmente la situazione, questa mi nutriva ed alimentava, ma gestire e controllare significava anche invadere la sfera altrui. Quando si perde il controllo si viene invasi. Quando si smette di usare si viene usati. Non si può controllare tutto, soprattutto non si può pretendere di controllare e muovere le reazioni altrui e quando questi prendono delle libertà, che anche se inconsciamente gli abbiamo concesso, ecco che il controllo si è rotto e l'invasione è percepita forte e chiara.

Comunque ci sono tantissime sfumature diverse rispetto ad Edera, ma penso/sento che la base è comune. Non ho potuto e nemmeno saputo scrivere e descrivere quello che sento riguardo a questa storia ma circa, almeno razionalmente c'è.
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Vecchio 15-10-2010, 21.52.59   #88
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Dimenticavo una cosa.
Anche io non volevo che accadessero certe cose... ma l'unica maniera che conoscevo di nutrire quella parte era questa.. da qui tanti conflitti. Mi dispiaceva, non sapevo di cosa e perchè. Mi sentivo in colpa perchè in fondo in fondo lo sapevo che avevo manipolato... ecc ecc
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Vecchio 16-10-2010, 12.19.38   #89
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...indaga sul perchè se uno ti dedica attenzioni ti senti in debito che è la sola cosa importante di tutta la vicenda.
In qualche modo riflettere su questo quesito mi riporta alla compiacenza, ovvero un comportamento sociale del tutto esteriore determinato dal bisogno di sentirsi accettati e di allentare la tensione che scaturirebbe da un eventuale atteggiamento di disapprovazione dall'oggetto.

Nel tal caso di Edera ci sarebbe l'impulso a compiacere il desiderio del buttafuori per continuare a ricevere il consenso dimostratole con le sue attenzioni gentili, che gratificano il suo bisogno di sentirsi affettivamente accettata.
Il conflitto scaturirebbe dalla difficoltà di saper rinunciare al proprio bisogno di approvazione disattendendo il bisogno dell'altro.

Alla base ci sarebbe l'insicurezza affettiva di non sentirsi accettati e si impara a compiacere i desideri altui per ricevere approvazione e consenso ma che non segue il desiderio proprio, messo da parte per conformarsi all'oggetto che così ci fa sentire amati.

La svalutazione verso i propri bisogni servirebbe a coprire i messaggi che l'inconscio farebbe salire a galla e che porterebbe ad una presa di coscienza e ad affrontare la tensione emotiva derivante dal non conformarsi all'oggetto,
affrontare la delusione delle aspettative dell'oggetto rifiutato, che altrimenti ci farebbero sentire accettati, ed affrontare la propria capacità critica e la fiducia in se stessi.
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Vecchio 17-10-2010, 16.26.10   #90
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Nel tal caso di Edera ci sarebbe l'impulso a compiacere il desiderio del buttafuori per continuare a ricevere il consenso dimostratole con le sue attenzioni gentili, che gratificano il suo bisogno di sentirsi affettivamente accettata.
Il conflitto scaturirebbe dalla difficoltà di saper rinunciare al proprio bisogno di approvazione disattendendo il bisogno dell'altro.
Sono d'accordo con tutto ciò che hai scritto Diamantea ma riflettevo profondamente in merito a un particolare. In questo caso quello che perderei sarebbe l'attenzione del buttafuori e sinceramente non è un'attenzione che vorrei conservare in qualche modo. Quello che voglio dire è che mentre il discorso che fai potrebbe calzarmi alla perfezione in tanti altri casi, in questo specifico credo sia stata posta troppa enfasi sul fatto che lui è stato gentile con me nell'aiutarmi alla cassa e che io non voglio perdere questa possibile 'gentilezza' nei miei confronti.
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Vecchio 17-10-2010, 18.32.15   #91
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In questo caso quello che perderei sarebbe l'attenzione del buttafuori e sinceramente non è un'attenzione che vorrei conservare in qualche modo.

Il meccanismo inconscio potrebbe essere lo stesso riferito a te stessa più che a lui, altrimenti non saprei proprio come spiegarlo.
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Vecchio 17-10-2010, 19.13.04   #92
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Ammettiamo per un attimo che Edera sia un'estroversa sentimento .
Cosa ne caveremmo , che senz'altro troverebbe disdicevole essere stata oggetto di attenzioni di quel tipo e da quel tipo ed in quel modo .
La morale corrente non approva .
Tuttavia sensibile com'e' potrebbe interessarle di essere stata oggetto di interesse avviando cosi' un turbinio di emozioni contrastanti del tipo :
non mi interessa la cosa ma perche' invece non mi lascia indifferente .
Il pensiero rimosso non soccorre perche' quelle emozioni sono sovrastanti anzi il pensiero se emerge emerge per coprire tutto con un non me ne puo' fregare di meno .

Tutto pero' continua a lavorare e a vorticare emozionalmente fino a sfociare in un sentimento di vergogna legato all'incapacita' di giustificare quello stato d'animo contrastante dal quale rimane evidente che l'essere stata oggetto di una simile attenzione non la eleva ma al contrario la abbassa ad un livello che non desidera .
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Vecchio 17-10-2010, 20.33.12   #93
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Perchè bisgnorebbe riuscire ad essere autosufficienti quanto ad attenzione e amore verso sè stessi e invece lo vivo ancora come qualcosa che si prende, si dà o si riceve?
Questo ci sta, ma il succo è l'amore ricevuto crescendo.
Se non hai ricevuto effettivamente (non parliamo di apparenze) amore in famiglia... o se non l'hai percepito (anche se alla fine emerge la realtà e non la tua percezione del momento) sono due i meccanismi che tendenzialmente si mettono in atto.
Il sentir di fondo in entrambi i meccanismi è: "io non merito di essere amato/a, nessuno mi vuole o può volermi bene",
Uno è il mettere alla prova le persone che ci mostrano considerazione, a volte vengono messe alla prova in maniera fin fastidiosa. Il ragionamento, un pò contorto, è: "se non soddisfa i miei capricci non mi vuole veramente bene"
L'altra dinamica invece è quella che non essendo abituati ad essere amati, se si riceve un'attenzione si sente di essere in debito.
Ci sono persone che mettono in moto solo uno dei due meccanismi e persone che usano entrambi anche se con una prevalenza di uno o dell'altro... e a volte si mescolano pure un pò rendendo i rapporti molto complicati e difficili, soprattutto quando non stiamo parlando di rapporti superficiali, ma parliamo di rapporti importanti.

Purtroppo pochissimi ricevono amore a sufficienza o ancor meglio in abbondanza da piccoli.... ecco che un percorso di crescita si rende necessario e dobbiamo da soli costruire quello che non abbiamo potuto costruire nel normale processo evolutivo adolescenziale. Qualcuno ci riesce (pochi) altri ci riescono in buona parte anche se gli rimane qualche punto scoperto (parecchi) altri fanno si è no la metà del percorso (la maggior parte), e molti altri non riescono proprio a crescere anche se socialmente (e nelle famiglie che si creano) riescono a camuffare abbastanza la mancanza, almeno agli occhi meno attenti.
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Vecchio 18-10-2010, 09.48.30   #94
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Questo ci sta, ma il succo è l'amore ricevuto crescendo.
Se non hai ricevuto effettivamente (non parliamo di apparenze) amore in famiglia... o se non l'hai percepito (anche se alla fine emerge la realtà e non la tua percezione del momento) sono due i meccanismi che tendenzialmente si mettono in atto.
Il sentir di fondo in entrambi i meccanismi è: "io non merito di essere amato/a, nessuno mi vuole o può volermi bene",
Uno è il mettere alla prova le persone che ci mostrano considerazione, a volte vengono messe alla prova in maniera fin fastidiosa. Il ragionamento, un pò contorto, è: "se non soddisfa i miei capricci non mi vuole veramente bene"
L'altra dinamica invece è quella che non essendo abituati ad essere amati, se si riceve un'attenzione si sente di essere in debito.
.
Purtroppo Uno, per quanto se ne dica in giro trovo estramemente difficile riuscire a riempire quel vuoto che avverto in maniera tangibile. Di buono c'è che ora lo sento, ne avverto i contorni, una volta tutto agiva in modo inconsapevole condizionando tutti i miei rapporti.
Ora la situazione è questa: il vuoto agisce ancora ma so che agisce e so da dove viene quindi il risultato è che nella maggioranza dei casi non me la prendo più con l'esterno, non faccio più 'i capricci', se non altro ci provo. Tu dici che la maggioranza delle persone invecchiano e muoiono senza arrivare alla soluzione di questo problema se non in modo apparente e superificiale. Sono d'accordo con te perchè è quello che ho osservato e osservo costantemente intorno a me. Tuttavia mi chiedo quale sia veramente la strada per uscirne senza aggrapparsi a qualcuno ( moroso, amante o quel che sia) o a qualcosa (idee religiose catartiche molto forti e irrazionali ecc..). La condizione che vivo attualmente è questa: me ne vado in giro trascinandomi questo vuoto e tento di conviverci come meglio mi riesce, tentando di analizzare le mie emozioni per separarle dal presente, per fare in modo che non si ripercuota verso chi non c'entra nulla. Oltre a conviverci non saprei che altro fare, parlarne in analisi è servito per inidividuare le cause ma ora ? Cosa ci infilo io in questo spazio ammesso che qualcosa ci si possa infilare? Perchè davvero non è per essere drammatici o fare teatro, (anche se per me questa modalità è un buon compromesso per tirare avanti, il vuoto quando riesce a diventare rappresentazione si attenua, cede il passo ad altro) ma c'è un posto dentro di me che continua a restare spento, morto e a condizionare tutta la mia esistenza. A farmi sentire in debito se non rispondo con attenzione a un'attenzione non voluta, non cercata come quella dell'addetto al supermercato.
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Vecchio 18-10-2010, 09.58.05   #95
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Ammettiamo per un attimo che Edera sia un'estroversa sentimento .
Cosa ne caveremmo , che senz'altro troverebbe disdicevole essere stata oggetto di attenzioni di quel tipo e da quel tipo ed in quel modo .
La morale corrente non approva .
.
Tendenzialmente posso essere un'estroversa sentimento ma quanto a trovare disdicevole essere stata oggetto di attenzione non saprei Nike. Nel senso che il mio agire ha sempre agito in barba alla morale corrente e neanche poco. Solo ultimamente mi sono accorta di aver sviluppato qualcosa che si avvicina a una morale ma è il risultato delle esperienze filtrate attraverso la pelle, non ho aderito a una morale corrente.
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Vecchio 18-10-2010, 10.58.15   #96
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Perchè davvero non è per essere drammatici o fare teatro, (anche se per me questa modalità è un buon compromesso per tirare avanti, il vuoto quando riesce a diventare rappresentazione si attenua, cede il passo ad altro) .
Che poi alla fine, di fondo è solo un altro modo per attirare l'attenzione, forse meno fastidioso di fare i capricci. Il risultato di tutto ciò è che non so amare e rendo la vita impossibile a chi prova ad amarmi. Sento di non meritare di essere amata, a volte mi guardo allo specchio e mi faccio adirittura schifo.
Ma la natura ha reso la cosa più complicata di quello che già sarebbe, avendomi regalato una certa appariscenza, io non la definirei bellezza ma proprio appariscenza nel senso che in mezzo alla gente mi si vede. La conseguenza è quella di catalizzare facilmente l'attenzione del sesso maschile, attenzione che da una parte andava a riempire il vuoto e quindi cercavo come sollievo e dall'altra non sapevo come gestire.
C'è da immaginare il caos che questa discrepanza tra il mio interno ed esterno ha creato nel tempo soprattutto in epoca in cui la Ricerca di me era nulla e tutto si fermava in superficie, attiravo problemi su problemi da cui non sapevo come uscire, facendomi arrabbiare ulteriormente con me stessa e con la mia incapacità di capirmi. Lasciamo perdere le conseguenze pratiche che tutto ciò mi ha portato ad esperire.
Quello che conta è che sono qui e che voglio crescere. Questa è l'unica cosa che conta per me perchè potrei perdonarmi tutto ma non la consapevolezza di aver sprecato la mia vita nel nulla.
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Vecchio 18-10-2010, 11.56.10   #97
Uno
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L'amore che riceviamo (o che impariamo a creare e a stimolare) è il cemento per unire parti più piccole a formare un'unica entità che a seconda della forma e della costituzione avrà delle capacità, dei fini, delle limitazioni etc...

Ovviamente non c'è solo il cemento (o la malta), la tecnica costruttiva è molto importante, un sasso piccolo o un piccolo mattone, messo bene può portare un grande peso. Però se il cemento è fatto con molta sabbia (amore apparente, ma non solido) possiamo avere a disposizione anche dei blocchi imponenti ma la solidità sarà limitata al peso degli stessi.

Dove ci sono dei getti (o quando si mette sui mattoni) è importante come viene versato questo cemento. Potrebbe anche essere cemento buono e abbondante, ma buttato lì con sufficienza senza attenzione creerà una struttura piena di bolle e quindi fragile.

Quindi sintetizzando, ci servono buone parti da usare, buon cemento, una buona tecnica costruttiva e allora potremmo costruire strutture solide ma leggere adatte agli scopi prefissati.
Al contrario abbiamo bisogno di costruire una struttura ingombrante, che si può sgretolare facilmente, che fa polvere, che attira umidità etc...

Nello sviluppo finchè non diventiamo autonomi (se lo diventiamo) avremmo bisogno di qualcuno che ci cola del cemento buono in maniera costante, non esagerata ma neanche carente e che ci aiuta a vibrarlo.

Se diventiamo indipendenti quel cemento possiamo crearlo noi con le nostre azioni e possiamo anche stimolarlo negli altri, ma non nel senso del ricatto-bisogno. Se ami qualcuno senza ne ma ne però è probabile che ti riami, come può, anche se tu non lo fai per avere un ritorno. Oltre te amerà altri che ameranno etc.... ed ognuno potrà costruire ciò che vuole-deve.

Cosa succede quando, come a te interesserà maggiormente ora, c'è già una struttura con delle bolle di aria, con del cemento povero, con una tecnica costruttiva non buona etc? Insomma delle mancanze.
Bisogna demolire, tutto o in parte, e ricostruire imparando dagli sbagli, propri o altrui.

Finchè cercheremo di adattarci comunque ad usare quello che abbiamo o ci hanno messo su, faremo grandi sforzi per piccoli risultati.
Non sto dicendo che bisogna sempre prendere una ruspa e buttare giù tutto, anzi questo da soli è praticamente impossibile, si rischia di farsi cadere il tetto in testa, ma magari una stanza per volta iniziando da quelle più mal messe....

Penserai, Edera, ma in concreto?
Finchè non riesci ad avere o trovare indicazioni concrete e certe su ogni singolo caso specifico cerca la via di mezzo che non è l'ignavia.
Si può prendere una posizione estrema (troppo estrema non è mai giusta, ma una certa estremità a volte occorre per muovere e cambiare le cose) solo quando si conosce bene tutto. Prima di demolire completamente una stanza devi accertarti che sia marcia ed irrecuperabile, prima di costruirci sopra un altro piano devi essere sicura che sia sano quello sotto etc...
Nel frattempo vivici e cerca il mezzo e la saggezza che si può respirare in ogni cosa.
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Vecchio 18-10-2010, 13.38.29   #98
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L'amore che riceviamo (o che impariamo a creare e a stimolare) è il cemento per unire parti più piccole a formare un'unica entità che a seconda della forma e della costituzione avrà delle capacità, dei fini, delle limitazioni etc...

Ovviamente non c'è solo il cemento (o la malta), la tecnica costruttiva è molto importante, un sasso piccolo o un piccolo mattone, messo bene può portare un grande peso. Però se il cemento è fatto con molta sabbia (amore apparente, ma non solido) possiamo avere a disposizione anche dei blocchi imponenti ma la solidità sarà limitata al peso degli stessi.

Dove ci sono dei getti (o quando si mette sui mattoni) è importante come viene versato questo cemento. Potrebbe anche essere cemento buono e abbondante, ma buttato lì con sufficienza senza attenzione creerà una struttura piena di bolle e quindi fragile.

Quindi sintetizzando, ci servono buone parti da usare, buon cemento, una buona tecnica costruttiva e allora potremmo costruire strutture solide ma leggere adatte agli scopi prefissati.
Al contrario abbiamo bisogno di costruire una struttura ingombrante, che si può sgretolare facilmente, che fa polvere, che attira umidità etc...

Nello sviluppo finchè non diventiamo autonomi (se lo diventiamo) avremmo bisogno di qualcuno che ci cola del cemento buono in maniera costante, non esagerata ma neanche carente e che ci aiuta a vibrarlo.

Se diventiamo indipendenti quel cemento possiamo crearlo noi con le nostre azioni e possiamo anche stimolarlo negli altri, ma non nel senso del ricatto-bisogno. Se ami qualcuno senza ne ma ne però è probabile che ti riami, come può, anche se tu non lo fai per avere un ritorno. Oltre te amerà altri che ameranno etc.... ed ognuno potrà costruire ciò che vuole-deve.

Cosa succede quando, come a te interesserà maggiormente ora, c'è già una struttura con delle bolle di aria, con del cemento povero, con una tecnica costruttiva non buona etc? Insomma delle mancanze.
Bisogna demolire, tutto o in parte, e ricostruire imparando dagli sbagli, propri o altrui.

Finchè cercheremo di adattarci comunque ad usare quello che abbiamo o ci hanno messo su, faremo grandi sforzi per piccoli risultati.
Non sto dicendo che bisogna sempre prendere una ruspa e buttare giù tutto, anzi questo da soli è praticamente impossibile, si rischia di farsi cadere il tetto in testa, ma magari una stanza per volta iniziando da quelle più mal messe....

Penserai, Edera, ma in concreto?
Finchè non riesci ad avere o trovare indicazioni concrete e certe su ogni singolo caso specifico cerca la via di mezzo che non è l'ignavia.
Si può prendere una posizione estrema (troppo estrema non è mai giusta, ma una certa estremità a volte occorre per muovere e cambiare le cose) solo quando si conosce bene tutto. Prima di demolire completamente una stanza devi accertarti che sia marcia ed irrecuperabile, prima di costruirci sopra un altro piano devi essere sicura che sia sano quello sotto etc...
Nel frattempo vivici e cerca il mezzo e la saggezza che si può respirare in ogni cosa.
Se posso vorrei sottolineare una cosa e cioe' che l'amore non puo' essere mezzo e fine allo stesso tempo .
In altre parole anche se e' sugggestivo pensare ad un amore che lenisce il vuoto che abbiamo resta il problema di saper riceverlo e/o di saper convivere con un amore che non e' a 18 carati perche' gli altri hanno gli stessi nostri problemi .

Quindi credo che si debba ritornare all'autoosservazione per ottenere la miglior condizione personale possibile nel ricevere e nel dare .
Il resto , la sensazione di pienezza seguira' .
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Vecchio 18-10-2010, 15.11.35   #99
Edera
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Cosa succede quando, come a te interesserà maggiormente ora, c'è già una struttura con delle bolle di aria, con del cemento povero, con una tecnica costruttiva non buona etc? Insomma delle mancanze.
Bisogna demolire, tutto o in parte, e ricostruire imparando dagli sbagli, propri o altrui.
Credo di aver già demolito una parte, rischiando pure di farmi cadere il tetto in testa ma non conoscevo altro modo. Ma magari per demolire intendiamo due cose diverse.
Comunque posso affermare una cosa, ci pensavo in questi giorni riflettendo su quanto scritto qui. Se dovessi morire domani, non provo più la sensazione di angoscia, di dover fare qualcosa che provavo un paio di anni fa prima della demolizione, non provo più la sensazione di buttare tempo che poi è la sensazione che mi ha fatto 'demolire'. Non importa se devo fare sforzi è essenziale per me non avvertire più quella sensazione, non saprei come definirla... come se qualcosa sotto spingesse e la mia vita esteriore continuasse a soffocarla. Nell'esempio della casa e del cemento fatto da te fino a un paio di anni fa vivevo come se dentro la mia casa fosse cresciuta un'edera e avesse invaso mura, pavimenti, fondamenta facendo crepare il cemento e più mi ostinavo a reggere l'insieme, più mi opponevo e più stavo male. Quindi ho rotto tutto.
Il fatto che questa sensazione ora non ci sia credo significhi che la mia coscienza è consapevole di aver fatto quello che era in grado di fare e che attualmente ciò che sto facendo è costruttivo o per lo meno è orientato in una direzione costruttiva pur con difficoltà. Questo è il mio pensiero ma mi piacerebbe avere un tuo parere a riguardo.
Tra le altre cose scrivi che serve qualcuno che ci coli l'amore in modo sano e dosato. Ora questo qualcuno chi è se non possiamo ancora essere noi stessi, dove lo troviamo?
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Vecchio 18-10-2010, 15.40.16   #100
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Tra le altre cose poi, provo una grande rabbia perchè riconosco in me delle potenzialità da sfruttare, potenzialità che avrebbero bisogno di lavoro per uscire allo scoperto e che fin'ora sono rimaste insabbiate dal resto. Facendo un esempio banale, riesco ad avere risultati buoni all'università ma ho dovuto arrivare a 28 anni per iscrivermi e mettermi studiare, prima ero troppo impegnata a piangermi addosso. E nonostante i buoni risultati ancora faccio fatica perchè le parti di me costruite male e non demolite si mettono in mezzo, tentano di trascinarmi via dai miei obiettivi, da me stessa. Ogni esame devo fare i conti con enormi dosi di ansia ma poi sono contenta.
Credo sia uno spreco enorme e non parlo solo di me ma in generale passare la vita a lamentarsi, a fare le vittime a continuare a chiedere un amore che non è stato dato all'epoca e non potrà mai più essere dato. La vita scivolava via e io me ne stavo lì qua a cercare di riempirmi con qualcosa che non esisteva più e non può esistere.
La cosa singolare è che nel momento in cui scatta qualcosa dentro di noi che ci toglie un minimo dalla situazione di bisogno in cui eravamo prima, le persone con le quali abbiamo vissuto fino a quel momento iniziano improvvisamente ad averla con noi. Questa è proprio la parte più divertente, al posto di essere contenti per noi si avvelenano, diventano nemici ( e ci innescano i sensi di colpa) Ma io dico perchè? Che meccanismo perverso è mai questo?
Sono viva, sono sana (beh dai più o meno )non ci sono scuse per rimanere arrabbiata con Dio anche se a dire la verità a volte fare la parte dell'arrabbiata, quando si tratta di parte e non di identificazione può essere divertente.
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