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Vecchio 19-11-2009, 21.40.31   #1
dafne
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Predefinito L'autorità

Che quando non c'è cerco e che quando trovo rifiuto...

Bella stà storia, mi sono arroventata sul giochino per molto tempo finchè piano piano ho cominciato ad affrontare il senso dell'autorità, cercandone il significato.

Vi risparmio i vari giri elucubratici per passare all'ultimo punto che mi è apparso come rilevante.

Per riconoscere l'autorità bisogna si essere umili ma, almeno nel mio caso, l'accettazione dell'autorità mi chiede fiducia.

Mi devo fidare e di conseguenza affidare a quella persone che in quel momento rappresenta un ruolo di guida.

Meglio soli, meglio ribelli, meglio fare in fortissimi...quando poi in verità sono fragile come un frollino per questo cerco e poi rifiuto.

Un pensiero collaterale a questo "affidarsi a" è incredibilmente scoprire quanto sia più facile ragionare che credere e che è incredibilmente illusorio il pensiero di avere così, rifiutando l'autorità, un maggiore controllo della propria vita.

La fiducia è un salto nel buio, è saltare un burrone..da fermi

Forse è anche l'incapacità, ad un certo punto, di riconoscere l'autorevolezza nelle persone giuste, confondendo magari sicurezza e forza e finendo a dar retta a chi maggiormente si sà imporre.

c'è sicuramente altro da vedere...
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Vecchio 20-11-2009, 01.18.55   #2
m@pi
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l'autorità?
qualcuno che guidi la tua vita con autorevolezza?
o qualcuno a cui affidare alcuni lati di te perchè credi che possa far meglio in quanto conosce di più una certa materia?
non ho capito cosa intendi...
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Vecchio 20-11-2009, 01.29.53   #3
dafne
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l'autorità?
qualcuno che guidi la tua vita con autorevolezza?
o qualcuno a cui affidare alcuni lati di te perchè credi che possa far meglio in quanto conosce di più una certa materia?
non ho capito cosa intendi...
La seconda direi

L'autorità di un insegnante, di un genitore, di un poliziotto, di un sindaco, di un sacerdote...sono molte le figure che rappresentano l'autorità, intesa come simbolo di, non come caratteristica caratteriale...

L'autorità presuppone come conseguenza anche una certa obbedienza (dove per ubbidire s'intende andare verso l'udire.. ) un certo timore, un certo rispetto...con quello che quotidianamente si sente su queste figure di riferimento il tutto, per me almeno, si complica notevolmente...ed ecco la domanda successiva, esiste una forma di rispetto che deve essere mantenuta per queste figure di riferimento, anche quando qualche persona appartenente sgarra e sbaglia..ma se nessuno riesce più a insegnare questo rispetto dove si và a pescarlo?

Nel profondo penso, credo che si possa parlare di archetipo e credo che sia essenziale riuscire, in un modo o nell'altro a riconoscerlo dentro di sè per poter avere una certa integrità personale che ci permetta di attutire poi il colpo della delusione se il nostro referente casca.

Mi sa che ho incasinato ulteriormente

Ultima modifica di dafne : 20-11-2009 alle ore 01.40.03. Motivo: errori
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Vecchio 20-11-2009, 01.45.57   #4
Ray
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Incasino un po' anch'io (o forse no...)

Interessante il fatto che l'autorità sia la caratteristica dell'autore....
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Vecchio 20-11-2009, 02.06.34   #5
filoumenanike
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autore= augeo, accrescere, aumentare, rafforzare, potenziare
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Vecchio 20-11-2009, 02.53.12   #6
RedWitch
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autore= augeo, accrescere, aumentare, rafforzare, potenziare
Ho cercato il significato di autore e di interessante ho trovato tra i derivati "autorevole", mentre non c'è "autoritario"... dunque l'autorità dovrebbe essere una figura a cui portare rispetto per la sua autorevolezza che comunque è qualcosa di cui si ha bisogno.. ma come si stabilisce l'autorità? in base a cosa si decide se accettarla o meno?

Ho inoltre trovato come sinonimo di autore, "accrescitore", questo significherebbe che chi esercità l'autorevolezza, se viene accettata è un valido aiuto per l'altro un supporto di crescita.. ecco che un padre autorevole è un buon esempio per un bimbo ..

Ultima modifica di RedWitch : 20-11-2009 alle ore 03.01.41. Motivo: aggiunta
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Vecchio 20-11-2009, 10.21.59   #7
stella
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L'autorità di un insegnante, di un genitore, di un poliziotto, di un sindaco, di un sacerdote...sono molte le figure che rappresentano l'autorità, intesa come simbolo di, non come caratteristica caratteriale...
Io penso che per figure di questo tipo l'autorità gli viene conferita da altri, non se la sono presa da soli, per cui ricoprono una carica nell'ambito della quale dovrebbero essere rispettate in quanto autorità preposte, come il sacerdote, oppure il poliziotto, agiscono in nome di....

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...ed ecco la domanda successiva, esiste una forma di rispetto che deve essere mantenuta per queste figure di riferimento, anche quando qualche persona appartenente sgarra e sbaglia..ma se nessuno riesce più a insegnare questo rispetto dove si và a pescarlo?
La forma di rispetto per l'autorità penso ci debba essere sempre, nel caso sia palese un suo errore ci si potrebbe rivolgere a chi sta sopra queste figure.
Comunque vale anche il rovescio della medaglia, e cioè che le persone che esercitano l'autorità dovrebbero essere consapevoli del ruolo di cui sono investite, e non abusarne o comportarsi senza responsabilità.

Altro invece sono le persone autorevoli riconosciute da tutti per la loro cultura e per ciò che possono insegnare, queste persone non sono insignite da nessuno, lo diventano perchè riconosciute tali da tutti.

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Vecchio 20-11-2009, 11.30.39   #8
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agiscono in nome di....


Questo è uno dei punti chiave dell'autorità: il fatto di rappresentare, con tutte le connessioni e sfumature possibili della parola.

Agiscono in nome di.... Dio, la Giustizia, la Legge, la Realtà ecc.ecc. tutta roba "archetipale" e presente in noi...
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Vecchio 20-11-2009, 12.26.43   #9
griselda
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Io credo di aver, per buona parte della mia vita. nuotato contro corrente e quindi contro ogni tipo di autorità.
Non riconoscere l'autorità per me voleva dire abbassarla e quindi concedermi il bello e il brutto, ovvero costruirmi la mia autorità non autorità, qualcosa che si avvicina all'anarchia ma che non la tocca fino in fondo.

L'essere senza regole comporta di impararle in ogni caso ma sulla propria pelle nel senso di vivere costantemente le conseguenze del non rispetto di esse.

Mi sono chiesta come si arriva a non riconoscere l'autorità, e credo di averne dedotto che non ci si riesce quando le persone che ci hanno allevato o con cui siamo stati a contatto non erano autorevoli, la mancanza di autorevolezza ovvero l'esempio deviato ricevuto, mi ha portato a vedere l'autorità come un imbroglio e un atteggiamento di parte, di comodo.
Questo è il guaio per chi ricopre una carica senza averne le capacità crea una distorsione.

Si pretende un comportamento senza darne l'esempio corretto questo crea conflitto.

Insomma dopo tante parole quello che voglio dire è che l'esempio è secondo me il miglior tipo di autorità perchè passa attraverso l'autorevolezza.
Fai ciò che dico e non fare ciò che faccio da bambini è difficile da comprendere.

Dimenticavo oggi sono rispettosa delle regole e dell'autorità ma lo sono diventata più per paura delle conseguenze (subite) che per l'esempio che posso aver ricevuto, ma riconosco l'autorevolezza e questa mi è di grande sprone a seguire le regole.
Si dice anche quel tizio è un'autorità in quel campo ecco che lo innalziamo e lo deleghiamo impossibilitato a errare e quindi a deluderci.
E quando qualcuno mi delude, la tendenza sarebbe quella di giudicare e togliergli immediatamente la concessione della fiducia, ma poi però ho imparato che a questo mondo nessuno è perfetto e che l'intento è quello che conta, ma sopratutto che errare è umano e che si deve sempre dare un'altra possibilità.
Per ora la penso così.
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Vecchio 20-11-2009, 14.11.26   #10
luke
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autore= augeo, accrescere, aumentare, rafforzare, potenziare
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Questo è uno dei punti chiave dell'autorità: il fatto di rappresentare, con tutte le connessioni e sfumature possibili della parola.

Agiscono in nome di.... Dio, la Giustizia, la Legge, la Realtà ecc.ecc. tutta roba "archetipale" e presente in noi...

In effetti vista l'etimologia della parola autore mi viene da pensare che, a differenza di quel che si crede ordinariamente, l'autore, e quindi l'autorita, non crei niente ex-novo, ma sia un tramite per accrescere e potenzare un qualcosa che già esiste, magari come dice ray a livello di archetipo, e che aspetti solo lo strumento per essere rafforzato.
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Vecchio 20-11-2009, 14.19.33   #11
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Se non esercitiamo autorità su noi stessi non cresciamo, ossia non siamo gli autori di noi stessi... coloro che fanno in modo che si sviluppi ciò che è in potenza, diventare ciò che siamo.

Fino a quando non siamo in grado di farlo, proiettiamo questa autorità fuori di noi e lo facciamo fare a chi riveste i ruoli appositi. Per i bambini è naturale proiettare questo nei genitori, in particolare la parte maschile.

Quindi i problemi con l'autorità sono l'indizio di un conflitto con quella parte di noi che ci deve diriigere per "obbligarci" a crescere. Chiaro che se le figure che hanno rivestito per noi questo ruolo non si sono comportate bene questo ci può causare dei problemi, ma è vero anche che inuna certa misura è spesso roba nostra... attriti dell'io con questa parte di noi.

La difficoltà dell'autorità sta quasi sempre nell'accettarla.
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Vecchio 20-11-2009, 15.10.33   #12
dafne
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Se non esercitiamo autorità su noi stessi non cresciamo, ossia non siamo gli autori di noi stessi... coloro che fanno in modo che si sviluppi ciò che è in potenza, diventare ciò che siamo.

Fino a quando non siamo in grado di farlo, proiettiamo questa autorità fuori di noi e lo facciamo fare a chi riveste i ruoli appositi. Per i bambini è naturale proiettare questo nei genitori, in particolare la parte maschile.

Quindi i problemi con l'autorità sono l'indizio di un conflitto con quella parte di noi che ci deve diriigere per "obbligarci" a crescere. Chiaro che se le figure che hanno rivestito per noi questo ruolo non si sono comportate bene questo ci può causare dei problemi, ma è vero anche che inuna certa misura è spesso roba nostra... attriti dell'io con questa parte di noi.

La difficoltà dell'autorità sta quasi sempre nell'accettarla.

Quoto tutto io ho visto in questi giorni proprio quel cercare in fuori l'autorità e il rifiuto di essa perchè non ci credevo, come Gri andavo contro..contro a venti freddi alla fine ma bon...

Queste figure che rappresentano qualcosa di più grande vanno accettate, adesso riesco a capire che non è necessario l'abbandono totale, senza alcun controllo o pensiero, ma necessitano comunque della fiducia.

Un mettersi nella mani di chi rappresenta quell'archetipo che ancora non riusciamo a raggiungere da soli.

Possiamo dire che raggiungere l'autorevolezza è raggiungere una certa integrità?
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Vecchio 20-11-2009, 21.14.35   #13
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non è necessario l'abbandono totale, senza alcun controllo.
Quello può arrivare solo dopo, quando non serve più
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Vecchio 20-11-2009, 21.45.02   #14
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Possiamo dire che raggiungere l'autorevolezza è raggiungere una certa integrità?
Di chi lacerato e' stato capace di ricucirsi , di chi ha visibili le suturazioni delle sue ferite.
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Vecchio 06-11-2010, 15.29.05   #15
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L'utore è chi scrive la sua storia e non se la fà scrivere...

Per riconoscere l'autorità bisogna averne fiducia.
Fiducia che non è abbandono. Perchè nell'"abbandonarsi a" qualche volta c'è il bisogno di pararsi il popò, per la serie..fai tu che io nun ce la fò..bella scusa.

L'autorità a me altalenantemente fà rabbia e fà paura. Rabbia perchè mi ha disillusa (e beata la volta che avessi colto la lezione) e perchè mi fà sentire inferiore.

Paura perchè avverto come un vuoto, una distanza incolmabile tra me e l'autorità come se potessi assecondarla ma mai raggiungerla.(Difatti ho descritto un salto nel buio.) e paura perchè la vivo sempre come punitiva. Riesco a riconoscere l'autorità solo nel rimprovero

Suppongo che tutto ciò derivi da una massiccia convinzione errata su cosa sia o meno l'autorità. Suppongo anche che per un motivo che ancora non mi arrendo ad accettare (perchè sento che l'ho visto, ci stò glissando sopra..) possa fare più di un riferimento all'autorità autorevole e non dispotica.
Suppongo infine che solo mollando la resistenza, visto che a forzarmi faccio danni, possa comprendere che posso (al contrario di devo che è impositivo, quindi direttamente associabile all'autorità dispotica) trovare in me le modalità per diventarlo.

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