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Vecchio 13-03-2008, 18.00.47   #1
RedWitch
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Predefinito I drammi della personalità

Ho di recente letto un libro (La profezia di Celestino), in cui si da risalto a come, nei rapporti interpersonali, mettiamo in atto vicendevolmente dei "drammi" che Redfield chiama "di controllo", la sensazione che ho è che non sia tutto qui, ma che si tratti proprio di caratteri prevalenti nelle personalità di ognuno di noi.
L'autore racconta di come cerchiamo (inconsciamente) un controllo sugli altri, in base a come siamo cresciuti e con quali di questi drammi siamo venuti a contatto, e abbiamo sviluppato il nostro; il tutto per ottenere energia dagli altri, (questo mi ricorda molto il vampirismo psicologico di cui abbiamo parlato altrove in forum), poichè non saremmo in grado di assorbire energia diversamente . E' quindi una lotta per il potere sugli altri.

I drammi che vengono citati nel libro:

Ripiegarsi su sè stessi, mostrandosi poco comunicativi , misteriosi, nascondendo ciò che si pensa. In questo modo, chi si trova davanti a questo modo di fare, è costretto ad affannarsi per ottenere le informazioni che desidera, comprendere lo stato d'animo di chi si vede sfuggente, e in questo modo il "misterioso" attrae su di sè tutte le energie dell'altro.

L'inquisitore: è colui che entra prepotentemente nelle vite degli altri, fa domande, mette a disagio , sperando di trovare qualcosa di sbagliato nell'altro. Una volta messo in difficoltà l'interlocutore, iniziano a criticare un aspetto della vita altrui. Se il dramma ha successo, l'altro si mette in una condizione di sottomissione rispetto all'inquisitore, che in questo modo assorbe tutta la sua energia.

L'intimidatore: è colui che minacciando a parole o fisicamente, si impadronisce dell'energia dell'altro , costringendolo a prestargli attenzione , o sfruttando la passivitò e la sensibilità dell'altro.

La vittima: è colui che racconta tutti i suoi guai per avere l'attenzione , cerca di fare sentire in colpa, pur senza che l'altro ne abbia.. un atteggiamento di questo tipo costringe chi è sottomesso a pensare di non fare abbastanza per aiutare l'altro (e si sente in colpa).

Questi mi pare che in linea di massima siano quelli toccati dal libro, e tutti, si è vittima di un dramma della personalità, o addirittura si mettono in atto diversi drammi a seconda dell'occasione e di chi ci si trova davanti.

Credo che ce ne siano altri, ma la cosa interessante è che questi drammi, ne innescano un altro in chi ci troviamo di fronte, in una specie di circolo vizioso. Questo significa dal mio punto di vista, che a seconda del nostro dramma , ci contorniamo di persone che per nutrirsi ne abbiano uno complementare al nostro..

Per esempio: se ho bisogno di parlare molto, di essere ascoltata e compatita, farò in modo di circondarmi di persone che per il loro dramma hanno bisogno di consolare e coccolare.. se ho un carattere irruento mi circonderò di persone più "tranquille" per poter esprimere la mia irruenza e quelle avranno bisogno di essere in qualche modo "sottomesse" da qualcuno per nutrirsi..
Solo che il "più debole" cederà molte energie all'altro, e si sentirà svuotato, ma non potrà fare a meno di continuare a comportarsi in quel modo (perchè quella sua parte ne ha bisogno) .
Si crea quindi un circolo che è difficile rompere, se non ci si accorge di essere vittime di questi drammi.. e di questa lotta per la conquista delle energie altrui.

E nel momento in cui ci accorge, si dovrà cercare in qualche modo di rompere questi legami insani.. e di correggere il tiro.
Per risolvere alla radice questi drammi, Redfield consiglia , di andare a ritroso nella propria vita, e di ricercare soprattutto nell'ambito famigliare, quali siano stati i drammi a cui si è stati sottoposti.. (dice niente?)..

Che ne pensate? vi siete mai accorti di cercare nell'altro il modo per ottenere ciò di cui (credevate) di aver bisogno e/o di essere vittima della ricerca altrui?

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Vecchio 13-03-2008, 19.38.10   #2
Astral
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Penso che c'è del vero, ma non del tutto.

Ad esempio io non credo che il violento si circonda sempre di persone tranquille, forse come vittima, ma si circonda anche di personalità simili e complici che ne rafforzano le sue.

Se vediamo la cosa da questo punto di vista, io ho due nutrimenti.

1) Persone complementari a me dove posso prendere energia

2) persone simili, dove io mi posso ricaricare e potenziare il mio punto di vista.

Il cattolico praticante cerca di convertire i peccatori, e trova quelli che si sentono smarriti, soli, o che gli è successo qualcosa di recente, e per prendere questa energia fa utilizzo dei suoi confratelli che rafforzano e confermano la sua posizione.

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Vecchio 13-03-2008, 23.51.37   #3
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Che ne pensate? vi siete mai accorti di cercare nell'altro il modo per ottenere ciò di cui (credevate) di aver bisogno e/o di essere vittima della ricerca altrui?

Penso che capiti spesso soprattutto dormendo, sia di cercare di ottenere sia di essere vittima. A me sembra più probabile, come anche hai scritto tu, che passiamo da un dramma all'altro a seconda della situazione e della persona che abbiamo di fronte (tanti io) ma penso che ci sia un comportamento di base, o dramma di controllo come lo chiama Redfield, che ci spinge ad agire in un determinato modo per assorbire energia dagli altri. I drammi che hai descritto penso che siano quelli più visibili, più netti, e tralasciando per ora quello a cui ci sentiamo più vicini , alzi la mano chi non ha mai avuto a che fare con una persona dell'uno o l'altro tipo!
Se non ricordo male Redfield spiegava anche come rapportarsi a queste persone, come reagire agli "attacchi", più che altro facendo notare il comportamento alla persona e portandolo alla sua consapevolezza quando è possibile. Nel caso del riservato per esempio domandargli chiaramente il motivo di tanto mistero: stai forse cercando di attirare la mia attenzione? A questo punto può esserci il "rischio" che interrompa la comunicazione oppure può negare.
Come nel caso della vittima (dopo 5 minuti con loro ti senti prosciugato), dirgli chiaramente: stai cercando di farmi sentire in colpa? si rischia di offendere la persona se non si cerca di continuare il dialogo in questo senso in modo costruttivo, in questo modo dando di spontanea volontà l'energia invece di farsela rubare. Chiaro che poi bisogna vedere se ne vale la pena...
Interessante Reddina
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Vecchio 14-03-2008, 01.24.34   #4
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L'inquisitore: è colui che entra prepotentemente nelle vite degli altri, fa domande, mette a disagio , sperando di trovare qualcosa di sbagliato nell'altro. Una volta messo in difficoltà l'interlocutore, iniziano a criticare un aspetto della vita altrui. Se il dramma ha successo, l'altro si mette in una condizione di sottomissione rispetto all'inquisitore, che in questo modo assorbe tutta la sua energia.
[...]
Che ne pensate? vi siete mai accorti di cercare nell'altro il modo per ottenere ciò di cui (credevate) di aver bisogno e/o di essere vittima della ricerca altrui?
Si, mi accorgo ma solo dopo il fatto compiuto oppure se non sono del tutto dormiente ma con un mezzo occhio socchiuso vedo questa dinamica che maggiormente corrisponde all'inquisitore.


inizio OT: la visione cinematografica degli zombie non è tanto lontana dal consueto modo di cercare "energie" attraverso questi "drammi". Automi che si muovono alla ricerca del pasto in un continuo scontro con altri automi.
fine OT
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Vecchio 14-03-2008, 01.46.54   #5
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Ho di recente letto un libro (La profezia di Celestino), in cui si da risalto a come, nei rapporti interpersonali, mettiamo in atto vicendevolmente dei "drammi" che Redfield chiama "di controllo", la sensazione che ho è che non sia tutto qui, ma che si tratti proprio di caratteri prevalenti nelle personalità di ognuno di noi.
L'autore racconta di come cerchiamo (inconsciamente) un controllo sugli altri, in base a come siamo cresciuti e con quali di questi drammi siamo venuti a contatto, e abbiamo sviluppato il nostro; il tutto per ottenere energia dagli altri, (questo mi ricorda molto il vampirismo psicologico di cui abbiamo parlato altrove in forum), poichè non saremmo in grado di assorbire energia diversamente . E' quindi una lotta per il potere sugli altri.

I drammi che vengono citati nel libro:

Ripiegarsi su sè stessi, mostrandosi poco comunicativi , misteriosi, nascondendo ciò che si pensa. In questo modo, chi si trova davanti a questo modo di fare, è costretto ad affannarsi per ottenere le informazioni che desidera, comprendere lo stato d'animo di chi si vede sfuggente, e in questo modo il "misterioso" attrae su di sè tutte le energie dell'altro.

L'inquisitore: è colui che entra prepotentemente nelle vite degli altri, fa domande, mette a disagio , sperando di trovare qualcosa di sbagliato nell'altro. Una volta messo in difficoltà l'interlocutore, iniziano a criticare un aspetto della vita altrui. Se il dramma ha successo, l'altro si mette in una condizione di sottomissione rispetto all'inquisitore, che in questo modo assorbe tutta la sua energia.

L'intimidatore: è colui che minacciando a parole o fisicamente, si impadronisce dell'energia dell'altro , costringendolo a prestargli attenzione , o sfruttando la passivitò e la sensibilità dell'altro.

La vittima: è colui che racconta tutti i suoi guai per avere l'attenzione , cerca di fare sentire in colpa, pur senza che l'altro ne abbia.. un atteggiamento di questo tipo costringe chi è sottomesso a pensare di non fare abbastanza per aiutare l'altro (e si sente in colpa).

Questi mi pare che in linea di massima siano quelli toccati dal libro, e tutti, si è vittima di un dramma della personalità, o addirittura si mettono in atto diversi drammi a seconda dell'occasione e di chi ci si trova davanti.

Credo che ce ne siano altri, ma la cosa interessante è che questi drammi, ne innescano un altro in chi ci troviamo di fronte, in una specie di circolo vizioso. Questo significa dal mio punto di vista, che a seconda del nostro dramma , ci contorniamo di persone che per nutrirsi ne abbiano uno complementare al nostro..

Per esempio: se ho bisogno di parlare molto, di essere ascoltata e compatita, farò in modo di circondarmi di persone che per il loro dramma hanno bisogno di consolare e coccolare.. se ho un carattere irruento mi circonderò di persone più "tranquille" per poter esprimere la mia irruenza e quelle avranno bisogno di essere in qualche modo "sottomesse" da qualcuno per nutrirsi..
Solo che il "più debole" cederà molte energie all'altro, e si sentirà svuotato, ma non potrà fare a meno di continuare a comportarsi in quel modo (perchè quella sua parte ne ha bisogno) .
Si crea quindi un circolo che è difficile rompere, se non ci si accorge di essere vittime di questi drammi.. e di questa lotta per la conquista delle energie altrui.

E nel momento in cui ci accorge, si dovrà cercare in qualche modo di rompere questi legami insani.. e di correggere il tiro.
Per risolvere alla radice questi drammi, Redfield consiglia , di andare a ritroso nella propria vita, e di ricercare soprattutto nell'ambito famigliare, quali siano stati i drammi a cui si è stati sottoposti.. (dice niente?)..

Che ne pensate? vi siete mai accorti di cercare nell'altro il modo per ottenere ciò di cui (credevate) di aver bisogno e/o di essere vittima della ricerca altrui?

Altrochè Red!
Direi che nell'arco della vita li ho toccati tutti questi drammi, li ho come dire intercambiati a seconda del momento, del periodo, e delle persone con cui mi trovavo a contatto, alcuni magari solo una volta altri di più.


Curioso passando per la home ho i miei occhi hanno incrociato questo aforisma:
"Considero il mondo per quello che é: un palcoscenico dove ciascuno deve recitare la sua parte."
William Shakespeare



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Vecchio 14-03-2008, 11.50.55   #6
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Penso che c'è del vero, ma non del tutto.

Ad esempio io non credo che il violento si circonda sempre di persone tranquille, forse come vittima, ma si circonda anche di personalità simili e complici che ne rafforzano le sue.

Se vediamo la cosa da questo punto di vista, io ho due nutrimenti.

1) Persone complementari a me dove posso prendere energia

2) persone simili, dove io mi posso ricaricare e potenziare il mio punto di vista.
Sì è vero che cerchiamo anche persone a noi simili per interessi ad esempio, ma anche formando un gruppo (prendiamo i cattolici, ed i precetti che tutti seguono sono gli stessi), ma all'interno dello stesso gruppo, ci sono persone con drammi per cui si svilupperà lo stesso quel tipo di dinamica.. se poi parliamo di branco, è la stessa cosa, c'è un capo gruppo e gli altri a seguito, ma non è detto che all'interno dello stesso branco non si formino quei circoli. Anche all'interno di una famiglia, che anzi è dove si forma questo tipo di dipendenza (perchè poi alla fine è una dipendenza dagli altri) ognuno ha il suo ruolo, la mamma , il papà , il figlio, ma tutti siamo sottoposti e poi sottoponiamo gli altri ai nostri bisogni...
Tu hai parlato di nutrimento, a me ha molto colpito il discorso del potere.. detenere un potere sull'altro con certi comportamenti, che ad un certo punto sai che lo faranno capitolare.. è una forma di manipolazione dell'altro, a volte inconscia, altre volte meno..

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Penso che capiti spesso soprattutto dormendo, sia di cercare di ottenere sia di essere vittima. A me sembra più probabile, come anche hai scritto tu, che passiamo da un dramma all'altro a seconda della situazione e della persona che abbiamo di fronte (tanti io) ma penso che ci sia un comportamento di base, o dramma di controllo come lo chiama Redfield, che ci spinge ad agire in un determinato modo per assorbire energia dagli altri.
...............

Se non ricordo male Redfield spiegava anche come rapportarsi a queste persone, come reagire agli "attacchi", più che altro facendo notare il comportamento alla persona e portandolo alla sua consapevolezza quando è possibile. Nel caso del riservato per esempio domandargli chiaramente il motivo di tanto mistero: stai forse cercando di attirare la mia attenzione? A questo punto può esserci il "rischio" che interrompa la comunicazione oppure può negare.
Sì anche secondo me ce n'è uno predominante, un modo per uscirne potrebbe essere quello di rompere la dipendenza (se pero' ti accorgi che c'è..)
A me è rimasta molto impressa una esperienza con una persona, che parlava solo di sè stessa, e io le andavo dietro la ascoltavo , parlavamo durante le nostre conversazioni solo di lei e dei suoi guai . Ad un certo punto, ho cominciato a parlarle di me, come faceva lei, a sommergerla con la stessa cosa che faceva con me (ed io glielo permettevo sia chiaro, in quel modo potevo tenere la sua attenzione e "amicizia") . Bene alla fine ognuno parlava delle sue cose senza ascoltare l'altro. Ma questa è amicizia o è sfruttarsi per tenere l'attenzione dell'altro (reciprocamente) ?
Con persone così, se poi tagli loro il modo di parlare solo ed esclusivamente di sè stesse si allontanano, perchè non sanno di cosa parlare, e si annoiano ad ascoltare l'altro.
Ma d'altra parte per me è stata dura tagliare perchè quello era il mio dramma del momento.. e potrei dire quello più evidente in me, mettermi a disposizione degli altri sempre e comunque per ottenere la loro amicizia e vicinanza (la sindrome della crocerossina)..e non mostrare mai le mie debolezze.. poi la cosa è variata nel tempo e ne ho visto bene anche un altro di dramma.. penso che pero' sia sempre uno alla volta il dramma predominante, con altri collaterali meno visibili.

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......................
inizio OT: la visione cinematografica degli zombie non è tanto lontana dal consueto modo di cercare "energie" attraverso questi "drammi". Automi che si muovono alla ricerca del pasto in un continuo scontro con altri automi.
fine OT
Già.. nemmeno tanto lontana dal consueto modo di vivere direi..

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Curioso passando per la home ho i miei occhi hanno incrociato questo aforisma:
"Considero il mondo per quello che é: un palcoscenico dove ciascuno deve recitare la sua parte."
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Sì.. solo che finchè non siamo un po' consapevoli della parte che recitiamo, siamo proprio come i burattini che si muovono legati dai fili e comandati da un altro ...
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Vecchio 14-03-2008, 12.45.36   #7
griselda
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Credo di aver recitato per molto tempo: “ Io non ho bisogno di nessuno” poi sono passata a “io ti salverò” per finire a “salvatemi” il salvatemi era da me stessa.
A seconda della situazione in cui si crede di essere e di vivere ci si muove e si tenta di prendere dagli altri. Il punto è che ci si crede talmente tanto in questi drammi che li ho vestiti sino in fondo.
Alla fine non è solo un bisogno smisurato di amore? Amore che non sappiamo dare a noi stessi? E che rappresentiamo in questi drammi solo per appropriarcene in modo errato?
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Vecchio 14-03-2008, 18.18.09   #8
RedWitch
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Alla fine non è solo un bisogno smisurato di amore? Amore che non sappiamo dare a noi stessi? E che rappresentiamo in questi drammi solo per appropriarcene in modo errato?
Sinceramente non lo so Gris. Si fa leva sugli altri per colmare le proprie mancanze, i propri bisogni, ma non so se sia tutto riconducibile alla mancanza di amore, per quel che riguarda la mia esperienza, su di me ho visto anche cose un po' meno edificanti.. mancanze che non erano/sono esclusivamente attribuibili allo scarso amore che avevo/ho per me stessa, anche se c'è anche questo, ci sono tante cose che si possono scoprire guardando il comportamento che teniamo verso gli altri..

Siamo addirittura disposti a farci "svuotare" pur di ottenere il soddisfacimento di quelle parti di noi che prendono il comando in determinate situazioni.. è come dare da mangiare ad un cane sempre affamato, che sia potere, amore o altro la cosa importante, una volta individuati i meccanismi è cercare di romperli..
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Vecchio 15-03-2008, 18.55.45   #9
Sole
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Siamo addirittura disposti a farci "svuotare" pur di ottenere il soddisfacimento di quelle parti di noi che prendono il comando in determinate situazioni.. è come dare da mangiare ad un cane sempre affamato, che sia potere, amore o altro la cosa importante, una volta individuati i meccanismi è cercare di romperli..
Non credo infatti che ci sia una predominanza di bisogno di amore. Se si ha bisogno di amore succhiando l'altro con un personaggio allora non si ama e quindi non si cerca amore. Secondo me si cerca piuttosto quello che hai descritto tu, soddisfazione personale, compiacimento ecc ecc. Una predominanza di voler possedere.
Se cercassimo amore non lo faremmo dentro un niente fatto di finzione. Chiaro che bisogna dare una valenza "opportuna" alla parola amore che altrimenti diventa l'alibi di ogni mancanza e bisogno.
E' vero che ci sono alla base meccanismi in cui manca affettività ricevuta, ma la ricerca di amore inizia nella rinuncia a certe dinamiche perchè ci si rende conto che solo allora si può ricevere, e non si può ricevere niente se non si dà, se la porta è chiusa non entra e non esce niente.
Sicuramente scavando ogni causa è una mancanza di Luce... però è un pò come dire "Dio esiste, inutile cercarlo" .
Troppo spesso ho sentito parlare di mancanza di amore come l'alibi che ci perdona ogni malefatta. Non ci deve perdonare, ci deve spronare alla ricerca, ma non deve accomodarci nel cercarlo fuori da noi..

Penso che i vari personaggi o drammi si alternano a secondo di chi abbiamo davanti; quando saremo in grado di essere sempre la stessa persona con chiunque?
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?

Ultima modifica di Sole : 15-03-2008 alle ore 18.59.57.
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Vecchio 15-03-2008, 19.29.13   #10
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Credo che Sole abbia sollevato l'importante questione che tutto sommato il male espresso non è altro che una mancanza d'amore.

Spesso scambiamo la parola "ti amo" con ti desidero, e quindi ti voglio possedere.

Purtroppo l'educazione genitoriale ed il contesto intorno vogliono dire molto, ma facciamo attenzione certi meccanismi di mancanza di affetto derivano anche dal fatto che noi non siamo in grado di ricevere, o non ci sentiamo meritevoli di farlo.

Sopratutto so rimasto colpito dal fatto che non siamo sempre fedeli a noi stessi, quante volte dobbiamo mentire su tante cose, a volte anche a scopo preventivo.
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Vecchio 16-03-2008, 21.20.18   #11
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Forse vado un po più in la nel discorso ma stavo pensando alla verità di quel che ha scritto Red, ossia, in effetti, partimao tutti da un presupposto comune, appunto il " dramma della personalità ".
Il fatto stesso di accorgersi, prendere atto almeno per il momento, che tutti, bene o male, si recita un dramma, una parte, gia, secondo me, potrebbe servire.

Mi è capitato di vedere in me, spesso e me ne sono accorto anche dopo che è successo, tante parti che si alternavano di posto, le une con le altre. Per quanto mi riguarda, in questa alternanza e per questa, non limiterei il discorso alla sola possibilità di prendere e rubare energia dagli altri ma farei riferimento proprio ad una " consuetudine " che, proprio perchè tale, accade sempre.
Il solo fatto, poi, di rendersi conto che si è in un palcoscenico, potrebbe gia fornire una qualche indicazione di quel che si recita; almeno una vaga percezione di questo potrebbe apportare cambiamenti.
Per la domanda che Sole ha posto, rispondendo, non credo che sia molto semplice.
Una cosa è parlarne che già con l'affrontare l'argomento si getta qualche seme utile, mentre altra cosa è stare attenti a ciò che si fa e come.
Molti, forse, potrebbero prendere questo modo di fare, di osservarsi, come una sorta di autocontrollo o anche repressione di se ma non credo che vada posto in questi termini in quanto, invece, ciò di cui si è bisognosi è, secondo me, un costante controllo di quel che si fa e come.
Anche se lo si fa un momento dopo che ci si accorge di un fatto che è riuscito a sottrarsi all'attenzione.
In quel momento insomma, vuole dire che non ero attento.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 16-03-2008, 21.38.44   #12
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..................................
Troppo spesso ho sentito parlare di mancanza di amore come l'alibi che ci perdona ogni malefatta. Non ci deve perdonare, ci deve spronare alla ricerca, ma non deve accomodarci nel cercarlo fuori da noi..

Penso che i vari personaggi o drammi si alternano a secondo di chi abbiamo davanti; quando saremo in grado di essere sempre la stessa persona con chiunque?
Sì sono d'accordo con te Sole, pero' provando a vederla dall'altra parte, se pensiamo che ordinariamente nessuno è consapevole (almeno non del tutto) del dramma che sta recitando, sotto un certo punto di vista sarà anche più facile arrivare ad un perdono.. è vero che le mancanze affettive provengono dai genitori, ma è anche vero che prima di essere stati genitori li hanno avuti... Non dico che bisogna perdonare ogni malefatta (nè a noi stessi nè agli altri), od usare come scusa la mancanza affettiva, ma ricordarci che anche chi ci ha preceduto ha avuto delle mancanze può essere un buon modo per non essere troppo severi con gli altri (e con sè stessi anche)

Quando saremo in grado di essere sempre la stessa persona con chiunque?... mai credo, per interfacciarci, avremo sempre bisogno delle machere, e ogni persona ha bisogno di vederne una diversa .. la cosa fondamentale sarebbe usare le maschere consapevolmente, non recitare parti prestabilite dal piccolo io di turno.. e se la persona varia, a seconda dell'esperienza che deve vivere e di chi ha di fronte, dovrebbe essere sempre e solo una parte a "comandare"..

Poi sono d'accordo con Jez che se tutti prendessimo coscienza di star recitando un dramma , le cose inizierebbero già ad essere molto diverse.. ma mi sa che prima di arrivare a questo.. dovrà passarne acqua sotto i ponti


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Sopratutto so rimasto colpito dal fatto che non siamo sempre fedeli a noi stessi, quante volte dobbiamo mentire su tante cose, a volte anche a scopo preventivo.
Perchè dovremmo mentire Astral? e cosa intendi pe rscopo preventivo?

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Vecchio 17-03-2008, 20.33.03   #13
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Forse OFF

In genere tutti mentiamo e spesso non ce ne accorgiamo, prendendo ad esempio un contesto come quello del lavoro, e dove spesso molti discorsi possono essere scomodi.

Oppure se facciamo l'esempio di quando con invadenza ci chiedono quanti soldi abbiamo in banca, etc...

Intendo questo come scopo preventivo, altrimenti se ad ogni domanda rispondiamo sempre, non c'è il rischio di essere troppo aperti, e quindi esposti?
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Vecchio 18-03-2008, 17.07.47   #14
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Forse OFF

In genere tutti mentiamo e spesso non ce ne accorgiamo, prendendo ad esempio un contesto come quello del lavoro, e dove spesso molti discorsi possono essere scomodi.

Oppure se facciamo l'esempio di quando con invadenza ci chiedono quanti soldi abbiamo in banca, etc...

Intendo questo come scopo preventivo, altrimenti se ad ogni domanda rispondiamo sempre, non c'è il rischio di essere troppo aperti, e quindi esposti?
Sì sono d'accordo sul fatto che spesso si mente senza accorgersene (o quasi). Mi è capitato parecchie volte, di osservare su di me di mentire per delle sciocchezze e di accorgermi di farlo mentre la bugia stava uscendo (o un secondo dopo)... credo che sia una forma di difesa, per non aprire il fianco all'altro e non dargli la possibilità di ferirmi, è un non prendermi le responsabilità, un pararmi il di dietro.. sempre il solito "se io sono perfetta tu non puoi ribattere e ripredermi per i miei errori (eccerto se non li vedi come fai?)".. C'è da dire pero' che se si è attenti in queste occasioni, si puo' evitare di mentire, prendendosi le proprie responsabilità.

Nella bugia ci vedo sempre un proteggersi, anche in quelle che tu hai definito a scopo preventivo.. non si deve rispondere a tutto, ma nel tempo sto imparando che posso anche non dire quello che non mi va, senza per questo mentire. E' scomodo dire, "non mi va di dirtelo", o non dare spiegazioni a chi è curioso, ma se mi accorgo che sono semplici curiosità fini a sè stesse, ma oggi preferisco un "non te lo dico" piuttosto che una bugia, o una verità che in quel momento non mi va di dire..
Sì dicendo sempre tutto a tutti si è esposti, ma tutto sommato si puo' trovare anche un modo per non rispondere direttamente, senza mentire
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Vecchio 18-03-2008, 20.17.35   #15
turaz
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quando per la prima volta vidi quanto dici red ci rimasi molto male.
successivamente in quelle situazioni ho imparato pian piano a osservarmi e alla fine a essere sincero nella maggior parte delle situazioni.
c'è ancora qualche retaggio... ma ci lavoro )))
per me era un sorta di re-azione al fatto di essere stato a mio parere spesso ripreso in maniera erronea.
anche il non rispondere è un pararsi il didietro... e alla fine sto cercando di lavorare anche su quello (ma su di me noto che ho ancora dei blocchi da quel lato)
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Vecchio 19-03-2008, 01.34.12   #16
Sole
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Riprendo da qui perchè mi sembra interessante questo punto.
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....
Questi mi pare che in linea di massima siano quelli toccati dal libro, e tutti, si è vittima di un dramma della personalità, o addirittura si mettono in atto diversi drammi a seconda dell'occasione e di chi ci si trova davanti.

Credo che ce ne siano altri, ma la cosa interessante è che questi drammi, ne innescano un altro in chi ci troviamo di fronte, in una specie di circolo vizioso. Questo significa dal mio punto di vista, che a seconda del nostro dramma , ci contorniamo di persone che per nutrirsi ne abbiano uno complementare al nostro..

....

E nel momento in cui ci accorge, si dovrà cercare in qualche modo di rompere questi legami insani.. e di correggere il tiro.
Per risolvere alla radice questi drammi, Redfield consiglia , di andare a ritroso nella propria vita, e di ricercare soprattutto nell'ambito famigliare, quali siano stati i drammi a cui si è stati sottoposti.. (dice niente?)..


Dice ricapitolazione?
Quando mettiamo in atto questi drammi accresciamo la nostra sensazone di benessere psichico, questo è vero lo possiamo speriementare tutti se l'abbiamo vinta in una discussione, se facciamo i vittimoni con una mammina crocerossina che si lasica prosciugare ecc ecc...otteniamo un effetto di ricarica, dura poco però perchè poi abbiamo bisogno di trovare un altro complementare. La ricapitolazione ci permette di recuperare la presenza o la capacità di non mettere in moto un meccanismo riconosciuto. A quel punto saremmo anche capaci di nutrirci da soli?
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 19-03-2008, 17.51.41   #17
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Riprendo da qui perchè mi sembra interessante questo punto.

Dice ricapitolazione?
Quando mettiamo in atto questi drammi accresciamo la nostra sensazone di benessere psichico, questo è vero lo possiamo speriementare tutti se l'abbiamo vinta in una discussione, se facciamo i vittimoni con una mammina crocerossina che si lasica prosciugare ecc ecc...otteniamo un effetto di ricarica, dura poco però perchè poi abbiamo bisogno di trovare un altro complementare. La ricapitolazione ci permette di recuperare la presenza o la capacità di non mettere in moto un meccanismo riconosciuto. A quel punto saremmo anche capaci di nutrirci da soli?
Prendo come spunto la parte che hai nerettato Sole per provare a chiarirmi una cosa banale, ma che mi sfuggiva..
Il discorso energia, non va di pari passo con il nutrire il piccolo io di turno, nel senso che nel momento in cui per esempio faccio la parte della crocerossina, sto nutrendo (io) quella parte di me che vuole essere accontentata credendo di dare chissà cosa all'altro (quindi gonfio ancora quella parte di me, do da mangiare al "cane" di cui sopra), ma nel contempo chi si fa coccolare (perchè magari ha bisogno di fare il vittimone in quel momento) assorbe da me energia..
Il risultato per me alla fine sarà quello di aver nutrito l'ego, ma di essere a terra in termini di energia (anche se avrò tenuto l'altro "legato" a me).. dunque se recitare una parte, è sintomo di voler detenere in qualche modo il controllo sull'altro, non è sempre detto che faccia vampirizzare, assorbire l'energia dell'altro.. l'effetto sarà quello opposto a quello che dicevi tu nel tuo esempio Sole, otterrò un effetto di "scarico"..

Il dare e ricevere energia non è sempre così scontato come sembra.. il mettere in atto un dramma non significa sempre ricaricarsi (ma gonfiare la parte in questione sì..)

***********************

Torno in tema (scusate per la divagazione.. ma mi serviva di scriverlo da qualche parte, è un po' che pensavo a quella roba..)

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La ricapitolazione ci permette di recuperare la presenza o la capacità di non mettere in moto un meccanismo riconosciuto. A quel punto saremmo anche capaci di nutrirci da soli?
Da soli non lo so Sole, nel senso che da qualche parte dovremmo pur prenderlo il nutrimento.. (l'effetto di ricarica che dicevi poco più sopra) , ma magari senza attingere dai rubinetti degli altri e senza forzare sugli altri (che bello sarebbe riuscire sempre a relazionarsi con gli altri senza questi meccanismi) .. Redfield accenna ad altri modi per assorbire energia, per esempio parla di luoghi carichi di energia, (Castaneda parlava di Luoghi di potere nei suoi libri..).. Poi esistono degli scambi consapevoli, per esempio una conversazione serena , con chi condivide i nostri stessi interessi ci lascia "bene".. cioè non ci ricarica, ma nemmeno scarica, oppure la giusta tensione che mette in moto altre cose.. scalda e se poi la si sa usare bene avviene una "ricarica"..( torniamo ai discorsi della rabbia indirizzata etc)

La ricapitolazione, da una parte ci restituisce quello che avevamo lasciato da qualche parte.. e anche quella è una operazione di "ricarica" in qualche modo no? A me capita dopo aver ricapitolato lì per lì di essere stanca (svuotata), ma poi ne traggo benefici.. il giorno dopo per esempio sto bene, ho energia a disposizione. La presenza che dicevi tu secondo me è proprio data dalla quantità di energia che abbiamo a disposizione dopo.. E poi se riesco a trovare l'inghippo, il nodo per cui metto in atto certi comportamenti (drammi) ripetutamente diventa quasi "naturale" tenerli sotto controllo.. il problema più grande per me è quando nonostante i vari scavi (con o senza gru ) non riesco a beccare il nodo, e quei comportamenti, appena abbasso l'attenzione, continuano a ripetersi a quel punto posso solo cercare di tenerli sotto osservazione e modificare.. ma ho idea che la cosa non sia davvero risolta.. (ho pero' altrettanto idea che ci siano cose di cui non sia possibile trovare l'origine e ricapitolarle... almeno per adesso)

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Vecchio 19-03-2008, 17.57.58   #18
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quella "ricarica" nel mio caso la ritrovo a contatto con gli elementi naturali (ad esempio durante gli esercizi di stretching in un parco) oppure rilassandomi e cercando di elevare la mia vibrazione ai livelli alti non del mondo del desiderio (bassi ove ci stanno i "cani" di cui parlate)

quei cani che sono mossi dagli angeli luciferini secondo qualche cabbalista e che "mostrano" il lavoro ancora da fare nel qui e ora su noi stessi.
una volta mi capitò di vedere il mio doppio "perverso" durante il sonno ...beh devo dire che non è stato molto piacevole
quel doppio si nutre dell'alimento che diamo ogni volta a quei "cani"
uscendo dal circolo vizioso quel doppio si dissolve pian piano
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Vecchio 20-03-2008, 23.30.06   #19
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Se non capisco poi mi arrovello, io ho sempre pensato che i bambini privi di drammi ancora (sempre che si nasca senza predisposizioni) essi subiscono i drammi per amore ( so fissata ma non so come descrivere diversamente la disposizione che hanno i bambini a farsi plasmare) e vivono poi quelli che gli imprimono i genitori, che pare si alternino. Trasmettono ai figli non solo geneticamente ma anche proprio attraverso i loro drammi.
Poi i drammi oramai una volta instaurati a nostra insaputa prendono il via e si recita sempre quella parte e se non ci si fa caso li ripetiamo all'infinito.
Diventando un modo per nutrirsi che davvero mi fa una pena infinita pensare a cosa è l'uomo e cosa fa per nutrirsi senza neppure rendersene conto. Credo che chiunque se, se ne rendesse conto ed avesse la possibilità di fare altro lo farebbe.
Invece è un circolo vizioso, ma ancora non l'ho individuato bene è ancora vago in me. E sinceramente faccio fatica a capire, perché anche chi si mette sempre a disposizione come ho visto per esperienze personali, poi arriva al punto che scoppia e si riprende quanto dato con il resto. Non è un dare puro ma è un accrescere il bisogno di sentirsi importanti e si pretende dall'altro la sottomissione in cambio di questo dare e funziona sino a che l’altro sottostà.
Chi prende sempre si deve per forza sottomettere e poi anche lui per esasperazione scoppia e si riprende la sua sottomissione tutt'ad un tratto. Non so forse faccio confusione, ma ripeto non mi è chiara questa parte dei drammi.
Poi ognuno mi pare sia spinto dall’idea che ha di se stesso. E’ come se avessi imparato automaticamente a fare questo e “non so e non conosco altro” modo che poi è questo modo che ci fa pensare di essere questo o quello.
Non so non è chiaro.
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Vecchio 21-03-2008, 14.13.54   #20
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Poi i drammi oramai una volta instaurati a nostra insaputa prendono il via e si recita sempre quella parte e se non ci si fa caso li ripetiamo all'infinito.
Diventando un modo per nutrirsi che davvero mi fa una pena infinita pensare a cosa è l'uomo e cosa fa per nutrirsi senza neppure rendersene conto. Credo che chiunque se, se ne rendesse conto ed avesse la possibilità di fare altro lo farebbe.
Invece è un circolo vizioso, ma ancora non l'ho individuato bene è ancora vago in me. E sinceramente faccio fatica a capire, perché anche chi si mette sempre a disposizione come ho visto per esperienze personali, poi arriva al punto che scoppia e si riprende quanto dato con il resto. Non è un dare puro ma è un accrescere il bisogno di sentirsi importanti e si pretende dall'altro la sottomissione in cambio di questo dare e funziona sino a che l’altro sottostà.
Chi prende sempre si deve per forza sottomettere e poi anche lui per esasperazione scoppia e si riprende la sua sottomissione tutt'ad un tratto. Non so forse faccio confusione, ma ripeto non mi è chiara questa parte dei drammi.
Poi ognuno mi pare sia spinto dall’idea che ha di se stesso. E’ come se avessi imparato automaticamente a fare questo e “non so e non conosco altro” modo che poi è questo modo che ci fa pensare di essere questo o quello.
Non so non è chiaro.
Sono molto d'accordo con l'ultima parte che hai scritto Gris, ognuno è spinto dall'idea che ha di sè stesso. Se cresco con l'idea di essere insicura e di dovermi sempre appoggiare agli altri, io credo di essere così e di non poterci fare niente , e in automatico, ogni volta che troverò una persona disposta a prendermi per mano mi ci attaccherò convinta poi che senza di essa non potrò fare nulla. Dall'altra parte abbiamo la persona che crede di non poter vivere senza occuparsi degli altri. Ora, per nutrire quella parte di me insicura che vuole a tutti i costi appoggiarsi agli altri, ne lascio a secco delle altre (per esempio quella che vorrebbe rendersi autonoma), e siccome sono divisa (i famosi piccoli io), entro in conflitto, continuo ad alimentare una parte e ne reprimo un'altra (altre). Questa parte poi a forza di essere schiacciata, in qualche modo si fa sentire.
E magari sbotto ( o mi vengono dei problemi nervosi) perchè da quella persona a cui mi sono attaccata mi sento oppressa.
Per mia esperienza è un prezzo che si deve pagare sempre, quando continuo ad accontentare quella parte che mi fa girare come un disco incantato...
Pero' poi sono daccapo, se non mi so comportare diversamente, farò la stessa cosa con altre persone o sempre con la stessa. Questo visto solo dalla "mia" parte, ma non dobbiamo dimenticare che anche dall'altra ci sono persone con le loro problematiche e che quindi le cose si complicano..
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Vecchio 21-03-2008, 15.42.00   #21
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Sono molto d'accordo con l'ultima parte che hai scritto Gris, ognuno è spinto dall'idea che ha di sè stesso. Se cresco con l'idea di essere insicura e di dovermi sempre appoggiare agli altri, io credo di essere così e di non poterci fare niente , e in automatico, ogni volta che troverò una persona disposta a prendermi per mano mi ci attaccherò convinta poi che senza di essa non potrò fare nulla. Dall'altra parte abbiamo la persona che crede di non poter vivere senza occuparsi degli altri. Ora, per nutrire quella parte di me insicura che vuole a tutti i costi appoggiarsi agli altri, ne lascio a secco delle altre (per esempio quella che vorrebbe rendersi autonoma), e siccome sono divisa (i famosi piccoli io), entro in conflitto, continuo ad alimentare una parte e ne reprimo un'altra (altre). Questa parte poi a forza di essere schiacciata, in qualche modo si fa sentire.
E magari sbotto ( o mi vengono dei problemi nervosi) perchè da quella persona a cui mi sono attaccata mi sento oppressa.
Per mia esperienza è un prezzo che si deve pagare sempre, quando continuo ad accontentare quella parte che mi fa girare come un disco incantato...
Pero' poi sono daccapo, se non mi so comportare diversamente, farò la stessa cosa con altre persone o sempre con la stessa. Questo visto solo dalla "mia" parte, ma non dobbiamo dimenticare che anche dall'altra ci sono persone con le loro problematiche e che quindi le cose si complicano..
Si sono d'accordo su tutto parlano per me le mie esperienze.
Il dramma si evidenzia bene nel rapporto di coppia ad esempio, il fatto che uno dei due sia vittima e l'altro carnefice che non è fatto di proposito ma da ciò che abbiamo ereditato. Ciò non toglie che a lungo andare logora senza che ci si renda conto che la colpa non risiede ne nell'uno ne nell'altro ma in quel infido meccanismo che ci muove. Uno tira e l'altro si fa tirare e alla fine si è logori chi di aver tirato e chi di essersi fatto tirare. Il punto è che dopo anni e anni la difficoltà sta nel staccarsi non tanto dal rapporto in se stesso che nulla cambierebbe perchè troveremmo ne più e ne meno ancora le stesse cose ma impedire, mettere un freno a questo meccanismo infido che più passano gli anni e più ti toglie energia e capacità di imparare ad essere diverso.
Si vederlo è importante una buona base ma da li c'è una montagna da scalare. Ad iniziare da ciò che si è impresso dentro di noi facendoci credere di essere ciò che crediamo di essere invece di comprendere che possiamo anche essere l'opposto lo stesso opposto che vediamo quando ci saltano i nervi ed usciamo per un momento dalla parte di vittima o carnefice.( ho usato queste due parole per semplicità)
Grazie dolce Red
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Ultima modifica di griselda : 21-03-2008 alle ore 15.45.52.
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Vecchio 21-03-2008, 16.15.54   #22
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per uscire dal circolo vizioso occorre lavorare sui ricordi.
nel caso di una coppia quello che cerco di fare con mia moglie ogni qualvolta nasce una situazione che fa re-agire uno dei due è parlarne aprendoci l'uno all'altro.
prima di farlo prendiamo un grosso respiro insieme ci tranquillizziamo e poi affrontiamo cosa abbiamo capito e visto entrambi in quella situazione.
allora iniziamo ad andare a ritroso per verificare in quali altre situazioni simili abbiamo avuto lo stesso "shock" emotivo.
A volte viene fuori il ricordo giusto.
a quel punto con grande tatto cerchiamo di affrontarlo insieme e di cambiare i nostri pensieri a proposito.

Nel mio caso quando mia moglie mi da modo di rivivere una ripetizione, ricerco la calma, stoppo la re-azione e mi osservo.
vado a ritroso e cerco di ricordare.

questo si intende quando sono ben centrato in me stesso...
perchè se sono in balia della mente non ho alcun controllo o quantomeno scarso
se apro il cassetto dei ricordi giusto lo faccio emergere e cerco di riviverlo con lei mettendoci amore e perdono per me e per chi era allora coinvolto

ho notato che quasi sempre si "identifica" in una persona (da cui poi siamo spesso fuggiti) un comportamento da noi non sopportabile in quel frangente che ha instillato in noi una paura da riportare alla luce
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Vecchio 24-03-2008, 20.55.33   #23
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per uscire dal circolo vizioso occorre lavorare sui ricordi.
Questo è un punto importante, perchè noi non ricordiamo da dove nasce il dramma e dobbiamo affondare indietro nel tempo per ricercarlo.
Intanto dobbiamo considerare che nella famiglia di origine subiamo almeno due importanti drammi: il papà e la mamma. Entrambi vogliono esercitare un controllo sul figlio e tra di loro. Nella maggior parte dei casi son due drammi diversi e il figlio si trova in mezzo a due influenze diverse dalle quali riprendere energie in qualche modo.
La somma di entrambi i drammi dei nostri genitori da la nostra risultante che è il nostro controllo su gli altri.
Oggi riflettevo su questo aspetto e ho pensato che una volta individuato il meccanismo che rispecchia la difesa ad entrambi i drammi dei genitori e riuscendo sforzandoci di riprendere l'energia rubata negli anni con la ricapitolazione, interrempendo il meccanismo in qualche modo si recupera anche il "rubato" di allora.
Se lo visualizzio è come un flusso, come un circolo di energie che non si fermano e transitano continuamente e scambievolmente, se lo blocchiamo vedo come un risucchio su se stesso che via via torna all'origine cioè a noi. In sostanza interrompendo il nostro controllo sugli altri interrompiamo anche il meccanismo di ripetizione del passato. L'atto di forza diventa il perdono.

Scrivendo questo post mi sono resa conto di quanto Il discorso sia vastissimo, possiamo parlare di compensazioni e di equilibri ma tutto questo è strettamente connesso con il riprendereci il nostro passato che è la nostra energia vitale lasciata in giro.
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Vecchio 25-03-2008, 19.52.09   #24
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il controllo paradossalmente almeno inizialmente lo ottieni quando non pensi di ottenerlo...
più apri te stessa alla luce al perdono e all'amore... più sblocchi paure e retaggi passati più sei libera.

alcuni chiamano questi shock "trattenuti o risentiti"

trattenuti perchè è come se la tua mente "trattenesse" qualcosa di quel ricordo per fartelo "risentire" in ogni situazione a suo parere "similare"

in realtà occorre rivivere quei momenti, osservare cosa stiamo trattenendo, perdonare chi era coinvolto e verso cui scarichiamo qualcosa (molto spesso una colpa) e amare.

così facendo si "rilascia" e di fronte alla stessa situazione si diventa liberi...

immagina un flusso di energia... è come se davanti a quell'evento quel flusso si bloccasse di colpo.
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