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Vecchio 04-08-2007, 10.35.22   #1
Ray
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Predefinito Essere "capaci" e schiavitù...

Quando si desidera fare qualcosa e non si è capaci ci sono due possibilità: sforzarsi di imparare oppure convincersi che la si sa già fare e farla lo stesso (farla per modo di dire).

Ultimamente mi sono reso conto che nelle cose che faccio la maggioranza va annoverata nella seconda categoria. Mi sono pizzicato - e guardando indietro nella mia vita ne ho trovati altri mille - a mettere inatto un meccanismo che funzia più o meno così: voglio fare una cosa (desiderio che a volte viene dall'intimo essere e serve per miglioramento, a volte è brama della personalità), ci penso un po' su, mi munisco di quelle quattro cagate di base, poi la personalità è stufa di fare sforzi (anche dopo cinque minuti) e si/mi convince che sa già fare e/o che imparerà facendo. Immediatamente dopo sto "facendo" quella cosa e, per poter continuare a mantenere l'illusione di saperla fare, mi racconto un sacco di balle sui risultati.
Poi, quando inevitabilmente la realtà mi mostra che ho cannato, mi giro dall'altra parte e me ne dimentico. Per un po' non faccio più quella cosa poi riprendo come nulla fosse.
Qualcosa alla fin fine ho imparato e la non-faccio un po' meglio ma continuo a nutrire la convinzione di saperla fare e ad imbrogliarmi nei risultati.

Sta cosa è connessa con l'immaginaria idea di me che mi sono costruito nel tempo... io sono così e colì, so fare questo e quello ecc. E' la (falsa) personalità che fa queste cose e, anche grazie ad esse, riesce a mentenere in schiavitù l'essere, costringendolo a "fare" quelle cose che lei non sa fare meglio che può, allo scopo di ottenere risultati improbabili (per caso o fortuna o comunque sforzi non suoi) e poter mantenere il dominio che ha grazie all'illusione. L'essere lavora per la personalità... la personalità lo usa invece di essere da lui usata... inversione diabolica.

E riesce anche ad ottenere quel che vuole perchè magari sfrutta piccoli talenti che sono "eredità" o desideri di miglioramento... più ci sono sti talenti migliore gioco ha la personalità (su quel ramo specifico intendo)... beati i poveri in spirito.

Lo so che non si capisce granchè, d'altra parte è soprattutto uno sfogo. Ci vorrebbero degli esempi... è che ne ho trovate appunto mille di ste cose. Vabbeh, vi dico come me ne sono accorto.

Ho sempre pensato di essere bravino a valutare le altre persone. A dire il vero la personalità è convinta di essere eccezionale in questa cosa, la mente un po' mitiga e dice bravino ma sotto gode dell'opinione della personalità.
Ciò è basato sul fatto che un pochettino (vero pochettino) mi riesce, ma mi riesce quel pochettino solamente se presto un'enorme attenzione e non mi lascio distrarre da tutta una serie di meccanismi di aspettative e desideri.
Bon, ultimemente ho dovuto giocoforza ammettere che avevo valutato male assai una persona e, guardandomi indietro, ho dovuto ammettere anche che lo avevo fatto "apposta" ovvero avevo volutamente ignorato tutti gli elementi contrari alla mia valutazione... dicendo a me stesso che non c'erano.

Guardandomi indietro nella vita ho scoperto che questo è una costante e che questa persona è solo l'ultima di una lunghissima serie.

Guardando meglio ho visto che lo stesso meccanismo l'ho sempre usato anche per altre attività, completamente diverse dal "valutare le persone".

Viene voglia di fare solo ciò che si è davvero capaci... il che, per quanto mi riguarda, limiterebbe le mie azioni a poco più che nulla.

Vabbeh, scusate il tedio, se ho usato sta cosa come un blog (uso egoistico) e grazie per avermi letto.

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Vecchio 04-08-2007, 11.33.47   #2
Uno
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Beh il senso di questo thread può anche essere un modo per riflettere su un comune modo di fare.
Estrema sintesi (forse oscura a prima vista) è che raggiungendo una massima concentrazione su quello che facciamo siamo aperti all'imprevisto cioè al fatto che solo razionalmente non possiamo calcolare tutte le variabili...
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Vecchio 05-08-2007, 00.01.52   #3
Grey Owl
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Viene voglia di fare solo ciò che si è davvero capaci...
Spesso mi capita di vedere opere di "altri artisti" e di voler "tentare" di crearle io stesso... non le stesso ovvio... ma una versione gufettiana di quell'opera.

E' vero... fare ciò in cui sono capace mi pone in uno stato di sicurezza... mi appaga il saper ottenere ciò che voglio realizzare... ma quando "esco" dal talento... dal conosciuto... è in quel momento che metto più impegno... più attenzione... più sforzo... accade che il risultato mi deluda... abbandono il tentativo... poi dopo un periodo ritorno su quel progetto... con carica rinnovata...

L'opera (e la capacità di farla "a regola d'arte") la ottengo solo nel momento in cui osservandola mi stupisco di quanto sia "bella"... quando in un momento in cui sono poco attento l'ammiro.
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Vecchio 06-08-2007, 16.21.40   #4
turaz
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secondo me si esce e si impara qualcosa di nuovo di se stessi imparando a varcare la soglia dell'ignoto (guardiano della soglia?)

ossia del non conosciuto.
ciauzz
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Vecchio 18-12-2007, 18.27.33   #5
dafne
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E riesce anche ad ottenere quel che vuole perchè magari sfrutta piccoli talenti che sono "eredità" o desideri di miglioramento... più ci sono sti talenti migliore gioco ha la personalità (su quel ramo specifico intendo)... beati i poveri in spirito.



Viene voglia di fare solo ciò che si è davvero capaci... il che, per quanto mi riguarda, limiterebbe le mie azioni a poco più che nulla.



Possiamo dire che rendendosi conto di non saper fare e bloccati dalla personalità invece di imparare e invece di tentare ci si blocca proprio? come un pezzetto di pietra?
Se dovessi fare solo quello che mi riesce...

che cosa significa realmente aprirsi all'imprevisto?
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Vecchio 18-12-2007, 18.37.31   #6
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magari superare qualche paura?
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Vecchio 18-12-2007, 18.49.46   #7
Astral
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C'è anche la terza possibilità Ray: quella in cui rinuncio perchè troppo difficile, o non mi sento capace, ma suppongo che non è questo l'argomento principale del topic.

Io ho diviso da interessi veri e interessi falsi. Ho notato che quando qualcosa viene appunto da dentro, rimane sempre accesa nonostante i periodi in cui ci va meno di apprenderla. Mentre se faccio qualcosa non per passione, ma appunto perchè mi serve, o per abbellimento personale, non trovo la volontà e mi riesce male.

Faccio un esempio: un culturista che si impegna seriamente riuscirà molto meglio, rispetto a chi fa i pesi nella sala attrezzi soltanto per la brama della personalità ( ovvero ottengo un aspetto fisico ideale).

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Vecchio 18-12-2007, 19.04.05   #8
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per questo è importante conoscersi a fondo per capire cosa REALMENTE si vuole.
per questo è importante ricordarsi di SE
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Vecchio 18-12-2007, 19.11.26   #9
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Io stò facendo un esperimento in questo senso
gli scacchi
Non sò giocare, ho giusto le conoscenze della differenza tra un pedone e un alfiere però se da una parte ho il desiderio di provare e imparare dall'altro ho il timore di sbagliare e di fare brutta figura
In questo senso mi sono "buttata" nel gioco, stampandomi i consigli di Kael e ripromettendomi di studiare e provare assieme, perchè mi conosco, se dico "prima studio per bene" poi finisce che trovo mille scuse e non mi applico, se invece decido di studiare ma nel mentre lancio la partita mi obbligo a farlo.
In questo caso stò facendo come dice Ray, mi stò convincendo che imparerò facendo, però se non uso questo stratagemma finisce sicuro che continuerò a guardare gli altri giocare chiedendomi come sarebbe farlo (la storia della mia vita) accettare l'imprevisto è questo? Lasciare che ci sia un non razionalizzabile e andare avanti comunque?
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Vecchio 18-12-2007, 19.22.54   #10
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chissà magari si...
lasciare aperte le porte a mio avviso è già un passo avanti
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Vecchio 18-12-2007, 21.51.02   #11
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Io stò facendo un esperimento in questo senso
gli scacchi
Non sò giocare, ho giusto le conoscenze della differenza tra un pedone e un alfiere però se da una parte ho il desiderio di provare e imparare dall'altro ho il timore di sbagliare e di fare brutta figura
In questo senso mi sono "buttata" nel gioco, stampandomi i consigli di Kael e ripromettendomi di studiare e provare assieme, perchè mi conosco, se dico "prima studio per bene" poi finisce che trovo mille scuse e non mi applico, se invece decido di studiare ma nel mentre lancio la partita mi obbligo a farlo.
In questo caso stò facendo come dice Ray, mi stò convincendo che imparerò facendo, però se non uso questo stratagemma finisce sicuro che continuerò a guardare gli altri giocare chiedendomi come sarebbe farlo (la storia della mia vita) accettare l'imprevisto è questo? Lasciare che ci sia un non razionalizzabile e andare avanti comunque?
Macchè. No che non stai facendo come me. Sai che non sai e provi anche con lo scopo di imparare. C'è una notevole differenza dal convincersi di saper fare o che quel poco che si sa va bene e si migliorerà facendo. Alla fin fine è una questione di misura... se dovessi rapportare i tuoi scacchi a quel che descrivevo in questo topic avresti dovuto imparare a memoria le istruzioni di Kael, fare una partitina di prova con un bambino di 6 anni e poi iscriverti ad un torneo internazionale convintona che va tutto bene.
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Vecchio 18-12-2007, 22.14.22   #12
Era
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ti offrirei la mia spalla...se non fosse che dovresti inginocchiarti per appoggiartici

sfogandoti hai illuminato uno dei miei vezzi peggiori...
faccio quel che mi riesce bene e tanto più è complicato (ma che brava che sono!!!) tanto più mi ci impegno tanto so che mi riuscirà...per altre cose rimando...guardicchio...e torno a rimandare....per poi dire che non fanno per me o meglio parac...adutando dire che non mi interessano...

__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
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