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Vecchio 12-07-2008, 16.02.05   #1
Ray
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Predefinito conoscenza & ignoranza

"La conscenza è una raffinata dichiarazione di ignoranza"
(Karl Popper)


Conoscere qualcosa in toto non è possibile (o si?) e quindi, la misura in cui conosciamo qualcosa è anche, e soprattutto, la misura in cui non la conosciamo... ovvero la conoscenza è il limite della nostra ignoranza.

Come dire, vista più semplicemente ma perdendo qualcosa a mio avviso, che la conoscenza va a gradi e il confine tra conoscenza e ignoranza è arbitrario.

Vero è però che, alla fin fine, parliamo sempre di ciò che non conosciamo, proprio dichiarando il conoscere.

Se poi lo riferiamo a noi stessi...
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Vecchio 12-07-2008, 18.16.31   #2
dafne
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"La conscenza è una raffinata dichiarazione di ignoranza"
(Karl Popper)


Conoscere qualcosa in toto non è possibile (o si?) e quindi, la misura in cui conosciamo qualcosa è anche, e soprattutto, la misura in cui non la conosciamo... ovvero la conoscenza è il limite della nostra ignoranza.

Come dire, vista più semplicemente ma perdendo qualcosa a mio avviso, che la conoscenza va a gradi e il confine tra conoscenza e ignoranza è arbitrario.

Vero è però che, alla fin fine, parliamo sempre di ciò che non conosciamo, proprio dichiarando il conoscere.

Se poi lo riferiamo a noi stessi...
A me invece questa frase dà una sensazione diversa, io l'ho letta come se la conoscenza in genere ci faccia vedere quanto piccoli siamo rispetto al Sapere e che quindi in modo elegante (perchè retta proprio dalle conoscenze acquisite) ci possa far ammettere senza forzature, che siamo degli ignoranti.

Man mano che acquisisco delle conoscenze mi rendo conto di quanto fossi vuota prima, quanto fossi ignorante, più il processo si ripete, più acquisisco informazioni diverse, più mi rendo conto che la mia ignoranza è altrettanto sconfinata rispetto al Sapere. Se ho raccolto solo qualche informazione sparsa la superbia e l'orgoglio mi faranno chiudere gli occhi, se avrò raccolto un pò di vera conoscenza almeno in un campo allora non potrò che ammettere, elegantemente perchè la superbia a quel punto cade, che non sò quasi nulla, quindi sono ignorante...
Un pò come il "so di non sapere" di Socrate...

ma è solo la mia sensazione...
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Vecchio 12-07-2008, 19.10.41   #3
Astral
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A me invece mi ricorda tanto quei scienziati, teologi e uomini di cultura che in realtà credono di dissipare l'ignoranza con delle nozioni, ma non si avvicinano mai alla vera conoscienza.

In effetti si passa più tempo ad ipotizzare, a fare teorie che ad avvicinarsi alla reale saggezza.
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Vecchio 12-07-2008, 19.45.29   #4
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Vero è però che, alla fin fine, parliamo sempre di ciò che non conosciamo, proprio dichiarando il conoscere.

Se poi lo riferiamo a noi stessi...
Un po' come andare per esclusione.. se conosco qualcosa parto da quel qualcosa per esplorare la parte che non conosco?

Il parlare di ciò che non conosciamo mi ricorda un po' il discorso che faceva Uno qui :

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Perchè sempre più sta dilagando in giro l'approssimazione inerente a ciò di cui parlo, vedo spesso persone che discettano, con forza ed anche arroganza se vogliamo, di Tizio e Caio (intendo autori più o meno autorevoli) o di tale Tradizione e/o Filosofia, ma al dunque come una sorta di vanto dichiarano di non aver mai letto nulla, di non aver mai frequentato ambienti in cui se ne parla... etc..di tale argomento.
Ovvero spesso si parla di cose che non si conoscono o che si conoscono molto superficialmente , magari appunto senza aver letto nulla in proposito... D'altra parte cominciare a conoscere per poi arrivare ad esplorare il non conosciuto mi sembra un modo per arrivare dove si vuole.. da qualche parte bisogna pur cominciare, anche se il lavoro è mastodontico.. soprattutto se ci riferiamo a noi stessi....
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Vecchio 12-07-2008, 23.23.10   #5
griselda
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"La conoscenza è una raffinata dichiarazione di ignoranza"
(Karl Popper)


Conoscere qualcosa in toto non è possibile (o si?) e quindi, la misura in cui conosciamo qualcosa è anche, e soprattutto, la misura in cui non la conosciamo... ovvero la conoscenza è il limite della nostra ignoranza.

Come dire, vista più semplicemente ma perdendo qualcosa a mio avviso, che la conoscenza va a gradi e il confine tra conoscenza e ignoranza è arbitrario.

Vero è però che, alla fin fine, parliamo sempre di ciò che non conosciamo, proprio dichiarando il conoscere.

Se poi lo riferiamo a noi stessi...
Conoscere pienamente una cosa penso sia possibile tipo una persona che applica tutta la sua vita alla conoscenza dell'alfabeto sanscrito ad esempio o non so che altro.
Però quando uno aumenta la sua conoscenza si accorge di quanto è ignorante va di pari passo la cosa, non so se poi ad un certo punto può diminuire.
Posso fare l'esempio di qua in Ermo appena imparo qualcosa e la metto dentro mi rendo conto di come ho vissuto nell'ignoranza e di quanta in me ne esiste perchè non conoscendo non ho potuto indagare. Più luce faccio e più mi rendo conto del buio.
Parlare sempre e solo di ciò che conosciamo mi pare limitativo come lo è anche parlare solo di quello che non conosciamo.
Una cosa però può aiutarmi se conosco bene una cosa probabilmente mi posso aiutare per conoscere anche il resto, quello che non conosco, ma non è detto che sia perfettamente uguale dovrò lavorarci attentamente e provare e osservare se regge.
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Vecchio 12-07-2008, 23.30.01   #6
Ray
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Conoscere, per come la stiamo intendendo, equilvale a limitare, a porre dei confini. Già dire conosco una cosa è definire un ambito, dei confini alla cosa e quidni anche alla nostra conoscenza. Come dire conosco da qui a qui... fosse anche massima questa conoscenza, il fatto stesso che dichiaro di conoscere da qui a qui fa si che fuori dei due qui non conosco... ovvero sto dichiarando, seppure elegantemente, la mia ignoranza.

In realtà tutto è collegato, anzi tutto è un tutt'uno e i confini, le divisioni tra le cose o gli ambiti sono creati da noi, dalla nostra mente, dal fatto stesso che ci apprestiamo a conoscere.

Come prima cosa dividiamo noi dall'oggetto della nostra conoscenza e già qui stabiliamo la nostra ignoranza. Poi stabiliamo dei limiti, dividendo uletriormente l'altro-da-noi in modo da poterlo conoscere un po' alla volta, prima quest'ambito poi quest'altro. Ma il limite è tutto nostro, non della cosa che vogliamo conoscere... è la nostrta mente che non può cogliere tutto l'insieme e quindi spezzetta e conosce un po' alla volta... che è dire che ignora molto alla volta.

Quando ci apprestiamo a conoscere noi stessi...
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Vecchio 13-07-2008, 09.38.28   #7
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In realtà tutto è collegato, anzi tutto è un tutt'uno e i confini, le divisioni tra le cose o gli ambiti sono creati da noi, dalla nostra mente, dal fatto stesso che ci apprestiamo a conoscere.

Come prima cosa dividiamo noi dall'oggetto della nostra conoscenza e già qui stabiliamo la nostra ignoranza. Poi stabiliamo dei limiti, dividendo uletriormente l'altro-da-noi in modo da poterlo conoscere un po' alla volta, prima quest'ambito poi quest'altro. Ma il limite è tutto nostro, non della cosa che vogliamo conoscere... è la nostrta mente che non può cogliere tutto l'insieme e quindi spezzetta e conosce un po' alla volta... che è dire che ignora molto alla volta.

Quando ci apprestiamo a conoscere noi stessi...
Rispetto a noi stessi accade la stessa cosa, più pensiamo di conoscerci e più cose saltano fuori che ignoriamo di noi.
Mi sono chiesta spesso perchè accade questo.
Più dichiaramo di conoscerci, più sono le cose che dovremmo esplorare dentro di noi.
Ma approfondendo si esclude l'insieme di noi stessi, quindi, essendo tutto collegato, in un certo senso più si raffina la conoscenza, più si perde di vista l'insieme....
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Vecchio 13-07-2008, 11.44.51   #8
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Rispetto a noi stessi accade la stessa cosa, più pensiamo di conoscerci e più cose saltano fuori che ignoriamo di noi.
Mi sono chiesta spesso perchè accade questo.
Perchè siamo esseri infiniti in un corpo finito
Uno non è connesso  
 


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