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Vecchio 24-02-2008, 16.19.48   #1
gibbi
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Ci sono ricascata ! e sono arrabbiatissima con me !

Sono incapace di dire di no , non ho per cosi dire la forza di rifiutare .
Uso l’espressione “forza di” perché ho notato che mi costa più fatica dire di no che fare (anche se controvoglia) quanto richiesto.
Solo che quel si non voluto e del quale avrei fatto volentieri a meno , mi lascia una sensazione di frustrazione , una ribellione … rispondendo affermativamente a quella richiesta mi faccio violenza e la cosa non mi piace per nulla perché sento che mi sono mancata di rispetto .
La sensazione di malessere poi non viene meno con l’esaurirsi dell’azione , tipo “ bon faccio e poi non se ne parla più” …..no , mi resta amarezza , sento che il mio comportamento non è corretto ed ogni volta mi ripropongo di non ricascarci più …. di imparare ad applicare un po’ di sano egoismo ma , come sempre, più facile a dirsi che a farsi .

Ho deciso che comincerò ad osservarmi per capire cosa sta dietro questo non saper dire di no ... per ora ci vedo uno scarsissimo rispetto di me ..
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Vecchio 24-02-2008, 18.51.53   #2
stella
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Ci sono ricascata ! e sono arrabbiatissima con me !

Sono incapace di dire di no , non ho per cosi dire la forza di rifiutare .
Uso l’espressione “forza di” perché ho notato che mi costa più fatica dire di no che fare (anche se controvoglia) quanto richiesto.
Solo che quel si non voluto e del quale avrei fatto volentieri a meno , mi lascia una sensazione di frustrazione , una ribellione … rispondendo affermativamente a quella richiesta mi faccio violenza e la cosa non mi piace per nulla perché sento che mi sono mancata di rispetto .
La sensazione di malessere poi non viene meno con l’esaurirsi dell’azione , tipo “ bon faccio e poi non se ne parla più” …..no , mi resta amarezza , sento che il mio comportamento non è corretto ed ogni volta mi ripropongo di non ricascarci più …. di imparare ad applicare un po’ di sano egoismo ma , come sempre, più facile a dirsi che a farsi .
Anch'io ero incapace a dire di no, per il fatto che quel rifiuto sembrava uno sgarbo verso la persona che faceva la richiesta, allora era più facile dire sì e poi prendersela con se stessi.
Il fatto è che se dicevo di no mi sembrava che succedesse chissà che cosa, prima di tutto il perdere considerazione da parte di quella persona, e questo è un modo che hanno gli altri per manipolarci, in un certo senso.
Poi un giorno ho detto no e non è successo nulla di brutto, quella persona non ha perso la considerazione di me, anzi mi rispetta di più.
Però non è facile opporre un rifiuto a una richiesta, ogni volta mi viene più facile il sì che il no, ma quando ci vuole ci vuole, solo che al no si aggiunge un voler giustificare quel no, a spiegarne i motivi, come se ci dovessimo scusare di non essere sempre disponibili.
Il fatto è che abbiamo abituato le persone intorno a noi a questo stato di cose per cui un no le spiazzerebbe, ma se fai una prova e la prossima volta dici no osserva le reazioni tue e delle persone...
Trovare la "forza" di dirlo è solo per la prima volta, ma forse non viene perchè ci si è posti in un certo modo di fronte agli altri, come servizievoli e disponibili, invece si tratta di dimostrare che questo è vero ma non deve essere un punto di forza di chi ci fa la richiesta ma una reale nostra volontà sia nel caso del sì che del no.
In altre parole si tratta di far capire che il sì non deve essere sempre dato per scontato.
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Vecchio 24-02-2008, 21.59.24   #3
RedWitch
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..........
Uso l’espressione “forza di” perché ho notato che mi costa più fatica dire di no che fare (anche se controvoglia) quanto richiesto.
Solo che quel si non voluto e del quale avrei fatto volentieri a meno , mi lascia una sensazione di frustrazione , una ribellione … rispondendo affermativamente a quella richiesta mi faccio violenza e la cosa non mi piace per nulla perché sento che mi sono mancata di rispetto .
..
Anche per me dire di no è sempre stato un problema, allora era "meglio" dire un sì e poi fare qualcosa controvoglia , piuttosto che affrontare un'eventuale reazione di chi avrebbe subito il mio no.. e se non sto attenta ci ricasco ogni volta. Dico sì e un secondo dopo vorrei aver detto di no, (anzi già mentre sto dicendo sì mi accorgo che vorrei dire no) ma siccome ormai è fatta devo fare la cosa a cui ho detto sì ..

L'unica cosa che mi viene da dirti è (se vuoi), di provare a partire da piccole cose a cui dire di no, e vedere l'effetto che ti fa, e soprattutto vedere che non è un "no" che pregiudica il tuo rapporto con un altro (se lo fa, a quel punto significa che l'altro non meritava poi così tanti "sì"), anzi, quando gli dirai un "sì" vero sarà sicuramente più apprezzato.
Per esperienza posso dirti che si sta decisamente meglio dopo, dicendo qualche no (anche se quei "no" bruciano, soprattutto inizialmente).

Infine, dietro ai miei "sì" (ma-vorrei-dirti-no-), ci ho trovato una ricerca di approvazione .. un bisogno di essere sempre apprezzata e considerata buona dagli altri.. a costo poi di stare male per il dover accontentare sempre tutti, tranne me stessa. E' un prezzo da pagare, troppo alto, perchè concordo con te, è una mancanza di rispetto nei confronti di me stessa (e se guardo bene anche degli altri, perchè se faccio una cosa controvoglia non la farò al massimo delle mie potenzialità e il risultato non sarà quello che potrei ottenere quando faccio una cosa per un altro volentieri)..

In bocca al lupo per questa tua "battaglia"

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Vecchio 24-02-2008, 22.37.34   #4
griselda
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perchè se faccio una cosa controvoglia non la farò al massimo delle mie potenzialità e il risultato non sarà quello che potrei ottenere quando faccio una cosa per un altro volentieri)..
Scusate approfitto di questo thread aperto da Gibbi per domandare anche io che non sono immune da questo problema, anzi...
Sono d'accordo con tutto quanto hai detto nel post precedente, però nel mio caso se dico di no a tutto diventa un bel modo per non fare niente cioè cado all'opposto.
Allora mi sforzo di fare quella cosa che non vorrei fare ovvero dico di si anche se non vorrei, ma quando la faccio smetto di dirmi che non la volevo fare e mi ci calo, mi impegno per farla al meglio possibile. Lo trovo un modo per allargarmi perchè a volte dico si per non fare brutta figura perchè quel no fa parte della mia pigrizia o di altro, e se lo facessi incavolata non serivrebbe a nessuno o se continuassi a pentirmi di averlo subito passivamente, ma se scelgo consapevolmente di farlo anche se preferirei dire di no, credo che mi faccia bene o no? Ovvero valutare momento per momento sarebbe l'ideale credo.

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Vecchio 25-02-2008, 02.03.28   #5
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Un metodo potrebbe essere quello di constringersi al contrario a dire sempre di si, senza rifiutare nulla, fino allo sfinimento...
Dire sempre si o non sapere dire no può sembrare la stessa cosa, ma questo trasformerebbe un qualcosa che si subisce passivamente in un atto volontario, e permetterebbe di osservare meglio qualcosa che altrimenti avviene involontariamente (quindi non osservabile)
Inoltre alla lunga ci troveremmo ad essere così stanchi che per evitare di cadere a terra dovremo dire di no per forza, e a quel punto sapremo come avremo fatto...
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Vecchio 25-02-2008, 09.33.23   #6
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Andando alle cause :il si di solito crea legami, il no li rompe.
Hai forse paura di rompere i legami con le persone?
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Vecchio 25-02-2008, 12.17.24   #7
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Andando alle cause :il si di solito crea legami, il no li rompe.
Hai forse paura di rompere i legami con le persone?
Questo è ciò che può sembrare, in realtà sappiamo bene che è il contrario: un si detto senza volontà non lega di più quanto un no alla stessa maniera non rompe.
La paura di questa apparenza può condizionare sono d'accordo, però si potrebbero fare esempi di casi in cui la perfetta estraneità tra i soggetti rende questa paura talmente marginale da farci pensare che esistano per forza altre (almeno anche) cause.
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Vecchio 25-02-2008, 12.43.08   #8
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sino a che a dire "si" e "no" non è un individuo pienamente integrato in se quel si o quel no possono non assumere carattere pieno e quindi possono non effettivamente essere un si e un no ma l'esatto contrario.
la fatica a dire di no fa parte a mio modo di vedere di un'incapacità iniziale di manifestarsi appieno.nel mio caso mi sono reso conto essere un fattore legato a un subire le autorità come imposizioni con un continuo giudizio su me stesso che mi faceva apparire "sbagliato" nel momento in cui dicevo no a qualcuno.
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Vecchio 25-02-2008, 13.06.10   #9
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Sul posto di lavoro ho detto un sacco di volte si quando volevo dire no.
Dire no voleva dire poter rischiare di perdere il posto di lavoro si, ma anche dimostrare che non avevo voglia di farlo o che non condividevo quel lavoro. Il dire no, a volte, pensavo io che l'altro ci rimanesse male o che io con quel no potevo deluderlo e mia volta che pensasse che lo giudicassi, Insomma avveniva tutto nella mia mente e mai saprò cosa invece sarebbe successo. Ero io a giudicare a priori a seconda delle mie paure.
Quindi dicevo si e non andavo a scoprire cosa sarebbe successo davanti ad un mio no. In questo modo mi sono trovata a fare cose che non ritenevo giuste come principio di lavoro e poi mi sentivo in colpa e vigliacca e ci soffrivo. Dentro di me c'era un continuo cicaleccio ogni volta che facevo quel lavoro che non volevo fare, che ritenevo sbagliato. Andavo contro i miei principi e solo perchè io giudicavo che non avrei dovuto dirgli di no. Al suo posto non avrei accettato un no, perchè se sei mio dipendente no non me lo puoi dire. Però dimenticavo che io al dipendente non avrei mai domandato di fare quella cosa perchè andava contro ai miei principi. Così arrivavo a detestare quel lavoro e chi me lo aveva proposto e sopratutto me che non avevo saputo salvaguardare il mio principio.

E poi....quando potevo mi prendevo di nascosto piccole rivincite.
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Vecchio 25-02-2008, 14.03.19   #10
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Dico sì e un secondo dopo vorrei aver detto di no, (anzi già mentre sto dicendo sì mi accorgo che vorrei dire no) ma siccome ormai è fatta devo fare la cosa a cui ho detto sì ..


Infine, dietro ai miei "sì" (ma-vorrei-dirti-no-), ci ho trovato una ricerca di approvazione .. un bisogno di essere sempre apprezzata e considerata buona dagli altri.. a costo poi di stare male per il dover accontentare sempre tutti, tranne me stessa. E' un prezzo da pagare, troppo alto, perchè concordo con te, è una mancanza di rispetto nei confronti di me stessa (e se guardo bene anche degli altri, perchè se faccio una cosa controvoglia non la farò al massimo delle mie potenzialità e il risultato non sarà quello che potrei ottenere quando faccio una cosa per un altro volentieri)..

In bocca al lupo per questa tua "battaglia"


Concordo (stò diventando noiosa ma se concordo concordo )
Anche io ho serie difficoltà a dire no e nella maggior parte dei casi non sono si di paura, non dico si perchè ho paura che l'altro si arrabbi ma perchè ho paura che no sia sinonimo di cattiveria, di egoismo.
E poi, anche se difficile ammetterlo, perchè si gioca sempre un pò sul "eh ma io ti ho dato, io ho fatto", la prima volta che l'ho visto in me mi sarei picchiata ma poi ho accettato questa cosa perchè spesso è un meccanismo appreso. Voglio dire, è u pò dire di si, fare piaceri per assicurarsi un ritorno. Se io sono sempre buona e cara sicuramente quando avrò bisogno mi diranno tutti di si, cosa che la maggior parte delle volte non accade, allora giù a massacrarsi perchè il mondo è cattivo, non ci capisce non ci vuole (ehm uso il plurale maiestatis ma parlo di me) mentre in realtà ce la siamo cercata, in un certo senso.
Dura battaglia Gibbi, ma sono sicura che sei già sulla strada giusta e che hai tutte le qualità per venirne fuori.
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Vecchio 25-02-2008, 14.06.48   #11
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il pensiero originario "distorto" che porta a faticare a dire no è perchè nell'infanzia determinate forzature (volute o meno) hanno insegnato che "dire no" equivale a essere "egoisti" caricando di un grosso peso negativo la parola "egoista".
in realtà saper dire no seguendo se stessi è uno dei primi passi sulla via della consapevolezza e crescita interiore.
questo a mio parere.
in tale caso dire "no" significa seguire la propria verità.
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Vecchio 25-02-2008, 16.07.09   #12
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Un metodo potrebbe essere quello di constringersi al contrario a dire sempre di si, senza rifiutare nulla, fino allo sfinimento...
Dire sempre si o non sapere dire no può sembrare la stessa cosa, ma questo trasformerebbe un qualcosa che si subisce passivamente in un atto volontario, e permetterebbe di osservare meglio qualcosa che altrimenti avviene involontariamente (quindi non osservabile)
Inoltre alla lunga ci troveremmo ad essere così stanchi che per evitare di cadere a terra dovremo dire di no per forza, e a quel punto sapremo come avremo fatto...
Io lo so cosa succede, sciopero, avvien un fermo macchine il mio essere si blocca, mi metto a letto e mi dichiaro malata.
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Vecchio 25-02-2008, 17.17.10   #13
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Anche io, Gibbi, come gli altri, ho la malattia cronica del dire sempre " si ".
Mi pare di specchiarmi in ogni intervento, guarda.

Appena mi accorgevo, in quell'istante, che puntualmente, partiva il " si " forzato, mi sarei voluto girare per prendermi a calci nel di dietro ( anche qua, più a facile a dirsi che a farsi ).
Però, ultimamente sto provando ad osservarmi e qualche piccolo risultato, mi sembra di averlo raggiunto.
Quello che ho seguito, partendo dall'inizio, è stata la sensazione sgradevole che mi rimaneva, e mi rimane talvolta quando ancora parte la risposta " in automatico". Segno questo, per quanto mi riguarda, di una difficoltà costante nell'osservazione, col risultato di trovarmi nella condizione di un " si " dato forzatamente. A quel punto però, come Gris, mi carico di quella piccola responsabilità che mi son dato da me e mi impegno a portare a termine la cosa.
Ho notato, poi, che questo " no" prima, per educazione ma anche per timore, era come bloccato, non usciva; si poneva, insomma, come una barriera che non potevo superare per una serie di motivi: non sono accettato se lo dico, non è carino, non è corretto e tanto altro. Insomma mi giustificavo da solo, me la cantavo ( canto ! ) e me la suonavo ( suono ! ).
Qualche volta provo all'opposto un espèrimento.
Se prima accadeva, come osservato, che il " si " oltre a partire in automatico era detto con una particolare forza - suppongo che questa poi era il modo per sforzarmi ad accettare qualcosa che, inconsciamente, sapevo non volere accettare - adesso faccio partire in automatico il no - che se vogliamo non è proprio automatico visto che ci medito un po su, prima di dirlo - con la stessa forza con la quale avrei rivestito il si; a volte comunque mi fanno notare che questo no esce con troppa forza, ma anche questo mi serve.
Devo dire la verità, ancora non ho tratto una conclusione da questo esperimento ma mi sono avvicinato a vedere la dinamica che di solito riveste la mia risposta. Ho ancora difficoltà, per dirla in altro modo, a valutare completamente quel che si rivela talvolta, mentre altre volte, più attento, riesco a seguire sia ciò che mi accade ma anche la risposta, fisica o verbale, di quello che mi sta di fronte.
Mi rendo conto che è lungo ma dico un ultima cosa che mi pare, forse è gia sta detta ma mai dimenticarlo. Il non sapere dire di " no" mostra anche l'impossibilità, di noi nei nostri stessi confronti, di sapere dire di no, al momento giusto e quando ci serve. Mi rendo che è dura, però.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 25-02-2008, 18.00.17   #14
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nella mia esperienza ho poi notato come se "trattenevo" dei no... arrivavo poi a un certo punto in cui "esplodevo" con un "no" di quelli paurosamente energetici e distruttivi.
distruttivi di che?
beh chiaramente di tutti i "compromessi" forzati precedenti... (il famoso "castello sulla sabbia")

se una cosa non va ... non va punto inutile raccontarsela o altro.
e per "costruire" occorre Chiarezza in se e nel rapporto con le persone con le quali si desidera costruire.
questo ho capito nel corso degli anni e ho modificato il mio atteggiamento.
del tutto non ancora controllato cmq.
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Vecchio 26-02-2008, 10.14.36   #15
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A me pare che il problema sia in un automatico ( quasi inconscio ) rifiuto nell'assumere posizioni definitive che ''rompono'' il dialogo;
cio' forse per una inconscia paura o di rompere dei rapporti o di sentirsi legati nella discussione ad una posizione troppo rigida.
Quest' ultima cosa non e' male perche' la propria posizione assunta in una discussione e' spesso meglio che sia elastica e quindi modificabile che non rigida ( puo' essere anche piu' conveniente per noi).
Comunque mi sembra piu' semplice, anche per migliorare gradualmente , iniziare la risposta anzicche' col NO con:
mi pare che le cose non stiano come dici...oppure
mi pare che sia piu' utile per tutti fare cosi'....oppure
mi pare che se facessimo cosi' sarebbe meglio .
E' un NO piu' aperto a possibili modifiche delle rispettive posizioni ed ha il vantaggio che e' piu' facile da dirsi.
Che ne dite?
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Vecchio 26-02-2008, 10.42.27   #16
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la realtà di per se è mutevole e elastica.
un "NO" o un SI dati senza questa consapevolezza appaiono alquanto labili.
pertanto mi chiedo se ha davvero senso fissarsi su posizioni rigide senza rimanere "aperti" soprattutto a se stessi fintantochè non si è riusciti a vivere completamente una determinata situazione.
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Vecchio 26-02-2008, 17.50.14   #17
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A me pare che, stringendo stringendo, la paura di dire di no (anche se si vorrebbe) dipende dalla paura di quello che può pensre di noi chi riceve il no... insomma conseguenze reali o presunte... e quindi la linea diminor resistenza è quella di cercare di accontentare, accomodare e via così.

Salvo poi, sempre per la linea di minor resistenza, invece di aderire con tutti se stessi al non aver detto no (rinuncia dell'intimo intendimento), si coltiva rancore di vario tipo che poi può esplodere o meno, verso l'esterno o l'interno.
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Vecchio 26-02-2008, 19.09.27   #18
RedWitch
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A me pare che, stringendo stringendo, la paura di dire di no (anche se si vorrebbe) dipende dalla paura di quello che può pensre di noi chi riceve il no... insomma conseguenze reali o presunte... e quindi la linea diminor resistenza è quella di cercare di accontentare, accomodare e via così.

Salvo poi, sempre per la linea di minor resistenza, invece di aderire con tutti se stessi al non aver detto no (rinuncia dell'intimo intendimento), si coltiva rancore di vario tipo che poi può esplodere o meno, verso l'esterno o l'interno.
Concordo con te, l'immagine che si vuole dare di sè all'altro , paura di fare brutta figura apparendo "cattivi" provoca un meccanismo quasi perverso... perchè alla fine facciamo male a noi stessi.
E' interessante anche quello che ha detto Daf sul ritorno che ci aspettiamo dagli altri dicendo sempre si.. ho provato a pensare ai miei infiniti sì, e quando lo dicevo/dico non penso al vantaggio che potrei eventualmente trarne (ma solo a quello che l'altro potrebbe pensare di me), pero'... se ho dato 50 volte la mia disponibilità ad una persona e questa poi mi nega la sua quando mi servirebbe .. direziono lì la frustrazione dei sì.
Non c'è nulla di male a dire no quando è il caso e se l'altro si offende.. pazienza

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Vecchio 26-02-2008, 21.44.02   #19
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Comunque mi sembra piu' semplice, anche per migliorare gradualmente , iniziare la risposta anzicche' col NO con:
mi pare che le cose non stiano come dici...oppure
mi pare che sia piu' utile per tutti fare cosi'....oppure
mi pare che se facessimo cosi' sarebbe meglio .
E' un NO piu' aperto a possibili modifiche delle rispettive posizioni ed ha il vantaggio che e' piu' facile da dirsi.
Che ne dite?
Il " no " infatti, ricollegandomi un attimo a quel che ha detto Ray, nel mio vocabolario era, assolutamente, vietato. Il solo fatto di sentirlo uscire dalla bocca faceva scattare il vittimismo, nei miei confronti, retaggio forse dell'educazione. Della serie " son stato maleducato forse " ed ancora altro del tipo " forse non dovevo dire no " e così via.
Credo che l'educazione condizioni non poco e per conseguenza questa, comunque, continua col passare del tempo a manifestare i suoi effetti dentro e fuori di noi. Poi però mi sono accorto, col passare del tempo, che c'era sempre un qualcosa che strideva e quindi son passato ad osservare questo qualcosa.
Mi sono anche accorto che quel che dice Nikelise, si può fare ma bisogna, comunque, essere attenti poichè potrebbe rivelarsi un modo, ulteriore, attraverso cui, quel condizionamento, in una data direzione, ci tiene ancora legati. Voglio dire che son d'accordo sul controllare l'espressione del " no ", ed anche del " si " ovviamente, cioè sul tipo di impeto che talvolta si usa, se è troppo " forte " ad esempio, oltre ai motivi che spingono a dirlo in quel modo ma altrettanto attenti bisogna essere quando si usano frasi, oserei dire, ad " impeto minore". Certo spiegare la ragioni del " no " o anche le ragioni che spingono a dire le frasi che ha lasciato Nikelise, ecco, entrambi i modi hanno in comune la " spiegazione " ad una risposta. Infatti la cosa che strideva era causata dal mio pensiero, da un lato, che voleva fare tutt'altro e che si ribellava a quella sorta di costrizione mentre la mia educazione dall'altro, che non voleva fare proprio brutta figura faceva ( fa, anche se non spesso) partire il " si "!
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Comunque mi sembra piu' semplice, anche per migliorare gradualmente , iniziare la risposta anzicche' col NO con:
mi pare che le cose non stiano come dici...oppure
mi pare che sia piu' utile per tutti fare cosi'....oppure
mi pare che se facessimo cosi' sarebbe meglio .
E' un NO piu' aperto a possibili modifiche delle rispettive posizioni ed ha il vantaggio che e' piu' facile da dirsi.
Che ne dite?
Che è un modo per iniziare ad osservarsi ma che portato avanti potrebbe iniziare ad essere un bel paravento e un modo per manipolare...
In ogni caso la questione è proprio "fregarsene" della reazione dell'altro, che percepiamo per lo più in maniera soggettiva, ma imparare a pensare a noi stessi. Per cui trovare un modo carino di dire "no" è comunque preoccuparsi dell'altro. Un altro modo per disperdere e non risolvere davvero la questione. Per esperienza posso dire che non la risolve, ma manipola bene.
Alla luce di questo spostiamo solo il problema ma resta il fatto che consideriamo ancora tantissimo ciò che l'altro pensa e vede di noi e che noi vediamo di noi attraverso l'altro.
Penso che solo dopo, molto dopo, quando siamo coscienti di noi stessi e della nostra volontà aldilà degli altri, possiamo cercare la diplomazia magari per far capire qualcosa che oggettivamente sappiamo corretta, ma molto dopo... quando possiamo manipolare per il bene altrui e non il nostro ed in ogni caso il dire "no" di cui si parla qui non è questo, ma si può espandere.

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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 27-02-2008, 20.07.43   #21
turaz
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non sono d'accordo sul "fregarsene delle reazioni dell'altro"
detta così è parecchio travisabile.

ciauzz
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Vecchio 27-02-2008, 23.21.38   #22
Astral
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Mi introduco anche io in questa discussione interessante, che è alla base di molte chiavi spirituale e psicologiche e direi che se qualcuno vuole approfondire, dovremmo partire da qui:
  • Sensi di colpa e approvazione
  • Dimensione del dare e del ricevere
Allora Kael ha detto che dire sempre di si, e non sapere dire no posso sembrare la stessa cosa. In realtà a mio avviso potrebbero essere collegati ma non è cosi, per sbloccarli potrebbe volerci un lavoro separato.

Se dico sempre di si, probabilmente ho delle credenze instaurate sul fatto che bisogna sempre essere generosi, che è più bello e nobile dare, e che invece ricevere è da parassiti e altro per esempio. In effetti ho notato ( e qui forse apro un topic) che ho difficoltà a ricevere e forse i molti si che uno dice è dovuto al fatto che si sente in debito di un si che qualcuno ci ha dato.

Se non so dire di no, significa che sono debole, non mi so imporre, oppure credo che se lo faccio sono cattivo o perdo l'affetto dell'altro.

In realtà c'è sempre un ipersensibilità al giudizio altrui.

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Vecchio 28-02-2008, 12.54.33   #23
nikelise
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A Sole : in linea generale fregarsene della reazione dell'altro e' una scelta tra le tante possibili ma sbagliata perche' mai utile da qualunque parte la si guardi .......a meno di decidere di estraniarsi dal mondo.
Che poi si debba anche saper dire NO concordo , tanto e' vero che la soluzione prospettata e' finalizzata ad un ''miglioramento graduale'' di questa ''capacita'' ma con attenzione ad un risvolto psicologico di approccio all'altro ( le forme poi con cui esprimere questa attenzione volta per volta possono essere le piu' varie) che , per chi vive nella concretezza e tra la gente non puo' mancare.
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Vecchio 28-02-2008, 13.58.21   #24
griselda
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Originalmente inviato da Sole Visualizza messaggio
Che è un modo per iniziare ad osservarsi ma che portato avanti potrebbe iniziare ad essere un bel paravento e un modo per manipolare...
In ogni caso la questione è proprio "fregarsene" della reazione dell'altro, che percepiamo per lo più in maniera soggettiva, ma imparare a pensare a noi stessi. Per cui trovare un modo carino di dire "no" è comunque preoccuparsi dell'altro. Un altro modo per disperdere e non risolvere davvero la questione. Per esperienza posso dire che non la risolve, ma manipola bene.
Alla luce di questo spostiamo solo il problema ma resta il fatto che consideriamo ancora tantissimo ciò che l'altro pensa e vede di noi e che noi vediamo di noi attraverso l'altro.
Penso che solo dopo, molto dopo, quando siamo coscienti di noi stessi e della nostra volontà aldilà degli altri, possiamo cercare la diplomazia magari per far capire qualcosa che oggettivamente sappiamo corretta, ma molto dopo... quando possiamo manipolare per il bene altrui e non il nostro ed in ogni caso il dire "no" di cui si parla qui non è questo, ma si può espandere.

Credo proprio che tu abbia ragione Sole, bisogna andare per gradi, non si possono saltare delle fasi. Prima di tutto aiuta a vedersi e poi anche ad accettare i no degli altri. Ci vedo dietro una grande forma di rispetto, anche se apparentemente non sembra.

Fregarsene delle reazioni ai nostri no quando sono veramente motivati è sano egoismo è verità non nascosta che insegna anche a chi ci sta vicino ad essere più veri.
Poi con il tempo quando ci sarò riuscita potrò anche imparare altro.
Grazie Sole devo proprio imparare.
Ho una domanda banale ma se ci domandano il perchè cosa è meglio fare? Hai presente i figli gli dici di no e ti inondano di domande. Anche in questo caso non teniamo conto della sua reazione, ma è importante spiegare le motivazioni?

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Vecchio 28-02-2008, 15.29.33   #25
turaz
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alla fine quel "fregarsene delle reazioni dell'altro" più o meno per me significa rimanere centrati in se stessi nel momento in cui l'altro ci "affronta".
solo così non si viene "fagocitati" nell'altrui idea.
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