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Vecchio 02-12-2005, 17.44.53   #1
Uno
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Amo perchè voglio/spero essere riamato
Aiuto perchè voglio/spero sentirmi importante
Dormo perchè sono stanco di vivere la giornata
Etc Etc....

Sono solo esempi quelli fatti, ma hanno in comune una cosa, il perchè... quando c'è un perchè in azioni naturali qualcosa non va, non intendo perchè in quanto motivo, intendo perchè come contropartita cercata. Non è che poi sia sbagliato neanche questo... altrimenti non potremmo neanche volere qualcosa... l'accento in quanto dipendenza (da titolo) lo metto sul fatto di essere preda di queste dinamiche allo stesso modo in cui lo siamo delle dipendenza fisiche viste nell'altra discussione.
Intendo che se compiamo delle azioni per avere qualcosa in cambio ma non sappiamo di questa cosa oltre che non ottenere spesso quello che incosciamente cerchiamo alimentiamo una nostra meccanicità che ci fa stare male in diverse maniere.
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Vecchio 02-12-2005, 17.57.15   #2
mizza
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Bella discussione Uno, puo' essere intesa dipendenza comportamentale anche analizzare continuamente le nostre azioni,secondo te?
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Vecchio 02-12-2005, 18.09.33   #3
Uno
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Bella discussione Uno, puo' essere intesa dipendenza comportamentale anche analizzare continuamente le nostre azioni,secondo te?
Si certo... se lo facciamo di continuo senza cavarne un ragno dal buco... diventa dipendenza
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Vecchio 02-12-2005, 19.08.55   #4
RedWitch
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Aiuto perchè voglio/spero sentirmi importante
Ecco... dentro questa frase c'è tutto cio' che sono stata per tanto tempo.
Chiaramente.... non mi rendevo conto di aiutare (o mettere davanti a me, sempre.. rende meglio..) gli altri per un fine...
Ma il fine c'era... volevo essere accettata. Avevo così tante insicurezze da dover per forza cercare, negli altri, un punto di riferimento , "se mi accettano gli altri.. valgo qualcosa..."
Solo che.. mi sfinivo. E non arrivavo a niente.... e le insicurezze aumentavano... e stavo sempre peggio.
Ho dato vita a questo meccanismo per parecchi anni... e quando non ce la facevo piu'... era il mio fisico a fermarmi forzatamente.. con delle violente crisi di panico.
Solo nel momento in cui, ho capito.. grazie a qualcUno ( ) che ... aver bisogno di aiuto.. e accettare una mano tesa, non era sbagliato.. che non dovevo essere io sempre e comunque quella forte ... qualcosa è cambiato... cercavo in me.. una perfezione che non poteva esistere...
E.. diventa pericoloso..
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Vecchio 02-12-2005, 19.12.40   #5
latino
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Amo perchè voglio/spero essere riamato
Aiuto perchè voglio/spero sentirmi importante
Dormo perchè sono stanco di vivere la giornata
Etc Etc....

Sono solo esempi quelli fatti, ma hanno in comune una cosa, il perchè... quando c'è un perchè in azioni naturali qualcosa non va, non intendo perchè in quanto motivo, intendo perchè come contropartita cercata. Non è che poi sia sbagliato neanche questo... altrimenti non potremmo neanche volere qualcosa... l'accento in quanto dipendenza (da titolo) lo metto sul fatto di essere preda di queste dinamiche allo stesso modo in cui lo siamo delle dipendenza fisiche viste nell'altra discussione.
Intendo che se compiamo delle azioni per avere qualcosa in cambio ma non sappiamo di questa cosa oltre che non ottenere spesso quello che incosciamente cerchiamo alimentiamo una nostra meccanicità che ci fa stare male in diverse maniere.
chissà perchè questa discussione la sento tanto mia.....
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Vecchio 02-12-2005, 22.04.07   #6
blackberry
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Ecco... dentro questa frase c'è tutto cio' che sono stata per tanto tempo.
Chiaramente.... non mi rendevo conto di aiutare (o mettere davanti a me, sempre.. rende meglio..) gli altri per un fine...
Ma il fine c'era... volevo essere accettata. Avevo così tante insicurezze da dover per forza cercare, negli altri, un punto di riferimento , "se mi accettano gli altri.. valgo qualcosa..."
Solo che.. mi sfinivo. E non arrivavo a niente.... e le insicurezze aumentavano... e stavo sempre peggio.
Ho dato vita a questo meccanismo per parecchi anni... e quando non ce la facevo piu'... era il mio fisico a fermarmi forzatamente.. con delle violente crisi di panico.
Solo nel momento in cui, ho capito.. grazie a qualcUno ( ) che ... aver bisogno di aiuto.. e accettare una mano tesa, non era sbagliato.. che non dovevo essere io sempre e comunque quella forte ... qualcosa è cambiato... cercavo in me.. una perfezione che non poteva esistere...
E.. diventa pericoloso..
Non ho altro da aggiungere. Praticamente sono io.
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Vecchio 02-12-2005, 23.46.34   #7
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Dietro il "voglio", spesso si nasconde lo "spero"...
Quindi è una finta volontà la nostra, perchè anzichè volere, siamo voluti.
Capita sovente di percepire come nostre volontà (voler mangiare, voler bere, voler vedere la propria ragazza) dei semplici "bisogni".
Ci arrivano... non siamo noi a crearli.

Quante cose, crediamo di volere, e invece sono loro a volere noi?
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Vecchio 03-12-2005, 00.11.51   #8
latino
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Quante cose, crediamo di volere, e invece sono loro a volere noi?
sono le cose che vogliono noi?
quindi praticamente siamo schiavi!?
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Vecchio 03-12-2005, 09.09.32   #9
Najat
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Anch'io in compagnia di Red e Black...
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Vecchio 03-12-2005, 10.04.33   #10
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Non ho altro da aggiungere. Praticamente sono io.

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Vecchio 03-12-2005, 10.09.50   #11
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Anch'io in compagnia di Red e Black...
Naj, Blacky...
La Volontà.. muove le montagne
Oggi... ne sono assolutamente certa....
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Vecchio 03-12-2005, 11.27.47   #12
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Reddina, ci aiuteremo a vicenda, siamo tutti qui per crescere.
Grazie della letterina...
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Vecchio 03-12-2005, 17.47.37   #13
Ray
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sono le cose che vogliono noi?
quindi praticamente siamo schiavi!?
certo... possiamo essere schiavi di noi stessi nella misura in cui, per usare i termini di Kael, siamo voluti invece di volere e, oltre a non accorgercene, scambiamo questo "essere voluti" per volontà nostra e agiamo di conseguenza invece di scegliere.
La vera volontà implica sempre una decisione.

Ad esempio, per restare terra terra, io posso desiderare una fetta di torta (quindi la voglio, no?) ma decidere di non mangiarla perchè sono a dieta. In questo caso voglio mangiarla o non mangiarla? O magari tutte e due?

In realtà non sono io a volere la torta... è un mio desiderio nato da un impulso... non ho deciso nulla... ancora nulla.
Quando mi si presenta questo desiderio (volontà finta) devo appena decidere come comportarmi... se assecondare il desiderio (identificarmi con esso) e quindi volere mangiarla o decidere di oppormi ad esso, scegliendo di volere non mangiarla.

Il discorso, più o meno, è applicabile anche a situazioni più complesse... siete daccordo?



Penso che il discorso iniziale di Uno, tuttavia, fosse un po' diverso... mirasse all'azione (anche amare è un'azione) disinteressata come alternativa alla dipendenza...
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Vecchio 03-12-2005, 21.30.52   #14
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"Penso che il discorso iniziale di Uno, tuttavia, fosse un po' diverso... mirasse all'azione (anche amare è un'azione) disinteressata come alternativa alla dipendenza"

credo anch'io Ray....
per anni ho portato rancore "disinteressato".....che contaminava
ogni mio sentimento..... per camuffarlo...lo chiamavo amore.....
ho amato tante persone...gli amici...i compagni che mi sembravano
più deboli.....i vagabondi....gli animali...la natura....

un giorno una persona che non conoscevo mi dice:" perchè
ti dai tanto da fare? che te ne viene?"
infatti non me ne veniva nulla....ero buona perchè così doveva essere!
è ho scoperto che non lo ero affatto....ma se davo quell' impressione
le persone mi stavano vicine...diversamente restavo sola...

ora che non ho più paura di stare sola....non m' importa di chi va o
chi resta....e se do qualcosa....per poco che sia....una moneta
un sorriso...o una battuta di spirito...la dò e non ci penso più...
non ci penso...ma mi tornano tanti sorrisi non richiesti....bellibelli
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la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 05-12-2005, 15.57.46   #15
Najat
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Che bello, Era, questa è saggezza! Le cose che non ti aspetti sono quelle che ti rendono luminosa la vita ed hanno un valore assoluto, danno gioia e calore. Oggi sto imparando che il male che mi facevo da sola lo proiettavo su qualcuno, innescando un giro vizioso senza fine. Complessi di colpa che ho pagato con un'inconsapevole flagellazione. Hai ragione tu, siamo sempre noi a renderci difficili le cose. Poi ci sono i messaggi del mondo dello spirito che ti avvisano, che ti dicono che c'è qualcosa di sbagliato. E noi ad accanirci contro la sfortuna, contro il capo, la mamma, il marito, il figlio. Mai un'autovalutazione serena.
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Vecchio 05-12-2005, 20.06.26   #16
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Credo che in un certo senso gia capire ( ed essere predisposti alle ) le dinamiche di come accade una cosa è gia tanto. Non credo di essere arrivato ad un livello tale per cui riesco a capire la dinamica nella sua interezza ma per quanto riguarda le azioni comportamentali che UNO ha lasciato all'inizio posso aggiungere una cosa che sa ddi esperienza personale. Pur conscio di non riuscire ad avere un quadro nella sua interezza, posso dire che ad oggi questi modelli non fanno parte del mio esser vicino alle persone. Anzi nella maggior parte dei casi accade quando meno me lo aspetto di aiutare qualcuno ( in qualsiasi modo ). Aiutare, in riferimento a cio che di cui si parla, o amare in maniera disinteressata; credo di aver capito questo. Poi ci sono le sfaccettature che riguardano altri elementi che ovvviamente contribuiscono ad allargare il quaddro una volta capitene, anche per essi, le forze da cui derivano.
Disinteresse che non significa passività, quanto attività, senza aspettarsi nulla in cambio. Non mi accade per tutto! E' naturale ( o forse non lo è ) che per qualcosa mi renda conto che seguo il disinteresse mentre per altre no.
La domanda che mi pongo ogni volta che mi sveglio anche solo per un attimo è: Perchè lo sto facendo?
Ed in questo modo riesco ad interrompere il circolo vizioso in quei casi dove il il " Perchè " vuole è sinonimo di contropartita.
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 07-12-2005, 11.14.19   #17
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Oltre che di volontà si parla anche di attenzione...
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Vecchio 22-10-2007, 00.55.37   #18
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Credo che in un certo senso gia capire ( ed essere predisposti alle ) le dinamiche di come accade una cosa è gia tanto. Non credo di essere arrivato ad un livello tale per cui riesco a capire la dinamica nella sua interezza ma per quanto riguarda le azioni comportamentali che UNO ha lasciato all'inizio posso aggiungere una cosa che sa ddi esperienza personale. Pur conscio di non riuscire ad avere un quadro nella sua interezza, posso dire che ad oggi questi modelli non fanno parte del mio esser vicino alle persone. Anzi nella maggior parte dei casi accade quando meno me lo aspetto di aiutare qualcuno ( in qualsiasi modo ). Aiutare, in riferimento a cio che di cui si parla, o amare in maniera disinteressata; credo di aver capito questo. Poi ci sono le sfaccettature che riguardano altri elementi che ovvviamente contribuiscono ad allargare il quaddro una volta capitene, anche per essi, le forze da cui derivano.
Disinteresse che non significa passività, quanto attività, senza aspettarsi nulla in cambio. Non mi accade per tutto! E' naturale ( o forse non lo è ) che per qualcosa mi renda conto che seguo il disinteresse mentre per altre no.
La domanda che mi pongo ogni volta che mi sveglio anche solo per un attimo è: Perchè lo sto facendo?
Ed in questo modo riesco ad interrompere il circolo vizioso in quei casi dove il il " Perchè " vuole è sinonimo di contropartita.
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Oltre che di volontà si parla anche di attenzione...
Mi autocito e continuo con una osservazione ossia che rileggere quello che ho lasciato, anche se in parte vero, per l'altra posso dire che rappresenta una contropartita.
Riprendo poi quel che ha detto Sole, ed in forum oramai ci son manifesti dappertutto, che l'attenzione è la cosa principale. Non dico che, a volte, pur non essendo consci della "richiesta" che mettiamo dentro parole o gesti ne possa uscire qualcosa di buono. Dico solo, però, che non dovrebbe mai mancare l'ascolto di se stessi anche, e soprattutto, in situazioni come Uno ha più o meno accennato.
Essendo azioni naturali, insomma, non vi dovrebbe essere alcun " perchè" che ne condiziona, se siamo fortunati ed attenti e lo vediamo, un modo di fare o di parlare. Dovrebbe il tutto scorrere fluido, senza alcun intoppo od ostacolo ma soprattutto senza aspettarsi un ritorno.
Mi chiedo quanto possano risultare frenanti le limitazioni che ognuno possiede dentro di se per le quali si può ad esempio condizionare la situazione: " Amo perchè voglio/spero essere riamato".
Ossia tutto ciò che crediamo far parte di noi, altro non è che la risultante di ciò che abbiamo vissuto ed anche metabolizzato, mi pare di capire ( se non è cosi chiedo lumi...o anche lumini ). Ora se in questa azione c'è un " perchè" che ha il sapore di contropartita, ciò esiste nella misura in cui, in noi stessi, non ne vediamo l'inizio.
Una volta trovata la fonte di questo meccanismo è possibile...come dire...resettare il tutto?
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Vecchio 23-10-2007, 19.30.14   #19
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Mi chiedo quanto possano risultare frenanti le limitazioni che ognuno possiede dentro di se per le quali si può ad esempio condizionare la situazione: " Amo perchè voglio/spero essere riamato".
Ossia tutto ciò che crediamo far parte di noi, altro non è che la risultante di ciò che abbiamo vissuto ed anche metabolizzato, mi pare di capire ( se non è cosi chiedo lumi...o anche lumini ). Ora se in questa azione c'è un " perchè" che ha il sapore di contropartita, ciò esiste nella misura in cui, in noi stessi, non ne vediamo l'inizio.
Una volta trovata la fonte di questo meccanismo è possibile...come dire...resettare il tutto?
Non so se ho capito quello che intendi Jez, in caso se puoi spiegarlo meglio..
Credo che una volta che ci si accorge di fare una qualunque cosa, con l'aspettativa del ritorno (e ordinariamente capita spesso purtroppo), non sia sempre possibile trovarne la fonte, ma in quel caso, è possibile andare ad modificare i propri comportamenti. Per esempio se mi accorgo di voler a tutti i costi aiutare un altro perchè ho bisogno di nutrirmi con la sua attenzione (il ritorno), per un po' posso impormi di smettere di "aiutare" in quel modo e vedere cosa succede...
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Vecchio 04-11-2007, 11.26.24   #20
Sole
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Una volta trovata la fonte di questo meccanismo è possibile...come dire...resettare il tutto?
Non lo so Jez, se si trova la fonte, il nocciolo di un meccanismo, ammesso che sia proprio quello il punto cruciale, quello è l'inizio del lavoro di destrutturazione. resettare significherebbe che trovato il meccanismo si elimina, invece io credo che ci son cose peculiari di noi che ci accompagneranno sempre e che devono essere messe sotto sorveglainza, probabilmente poi diventa facile accorgersi del momento in cui parte il meccanico proprio perchè è controllato ma resta con noi come caratteristica peculiare.
Ad esempio se una persona è tendente alla pigrizia, per tutta la vita lo sarà ma potrà imparare a usarla e gestirla a sua vantaggio.
Poi resta ferma il discorso di Red, rendersi liberi attraverso l'osservazione di certi comportamenti nostri propri dal bisogno degli altri o di altro.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 04-11-2007, 20.52.25   #21
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Mi chiedo quanto possano risultare frenanti le limitazioni che ognuno possiede dentro di se per le quali si può ad esempio condizionare la situazione: " Amo perchè voglio/spero essere riamato".
Ossia tutto ciò che crediamo far parte di noi, altro non è che la risultante di ciò che abbiamo vissuto ed anche metabolizzato, mi pare di capire ( se non è cosi chiedo lumi...o anche lumini ). Ora se in questa azione c'è un " perchè" che ha il sapore di contropartita, ciò esiste nella misura in cui, in noi stessi, non ne vediamo l'inizio.
Una volta trovata la fonte di questo meccanismo è possibile...come dire...resettare il tutto?
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Non so se ho capito quello che intendi Jez, in caso se puoi spiegarlo meglio..
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Non lo so Jez, se si trova la fonte, il nocciolo di un meccanismo, ammesso che sia proprio quello il punto cruciale, quello è l'inizio del lavoro di destrutturazione. resettare significherebbe che trovato il meccanismo si elimina, invece io credo che ci son cose peculiari di noi che ci accompagneranno sempre e che devono essere messe sotto sorveglainza, probabilmente poi diventa facile accorgersi del momento in cui parte il meccanico proprio perchè è controllato ma resta con noi come caratteristica peculiare.
Ad esempio se una persona è tendente alla pigrizia, per tutta la vita lo sarà ma potrà imparare a usarla e gestirla a sua vantaggio.
Poi resta ferma il discorso di Red, rendersi liberi attraverso l'osservazione di certi comportamenti nostri propri dal bisogno degli altri o di altro.
Grazie.
Mi rendo conto che spesso i concetti anzicchè " organizzarli " meglio , li complico.
In sostanza intendevo fare riferimento a quello che siamo. Ognuno è la la manifestazione di tutto ciò che ha vissuto e metabolizzato durante la sua vita appunto; per farla breve si comporta in un determinato modo, ad esempio, anche perchè ha vissuto una certa esperienza.
Ora non appena si rende conto di quel meccanismo, che in questo caso può probabilmente essere definito " reazione", come dice l'amico Turi, si può solo agire sul comportamento reattivo o, poi successivamente, si può arrivare alle fonte che genera quel comportamento?
E' vero che ci sono cose peculiari che ci accompagneranno sempre ma queste possono essere riprogrammate,( non faccio riferimento al " reset" poichè Sole mi ha fatto notare che significherebbe cancellare quel dato; di fatti ho utilizzato male il termine ), oppure è " solo " con l'attenzione che si fa gran parte del lavoro?
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Vecchio 05-11-2007, 11.54.32   #22
RedWitch
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Grazie.
..........
Ora non appena si rende conto di quel meccanismo, che in questo caso può probabilmente essere definito " reazione", come dice l'amico Turi, si può solo agire sul comportamento reattivo o, poi successivamente, si può arrivare alle fonte che genera quel comportamento?
E' vero che ci sono cose peculiari che ci accompagneranno sempre ma queste possono essere riprogrammate,( non faccio riferimento al " reset" poichè Sole mi ha fatto notare che significherebbe cancellare quel dato; di fatti ho utilizzato male il termine ), oppure è " solo " con l'attenzione che si fa gran parte del lavoro?
Credo che le cose possano andare di pari passo, ma che non sempre si possa trovare l'origine di alcuni comportamenti.
Se si riesce a trovarla, si puo' recuperare qualcosa che si è lasciato indietro, ma se si vede il meccanismo, è possibile lavorarci prestando attenzione ad osservarlo bene e andando a modificare la vecchia abitudine con una nuova, educarsi in qualche modo a non ripetere in automatico il vecchio meccanismo..
Su di me ho notato che ci sono alcune cose che sono più "resistenti" di altre, ovvero mi sembrava di averle risolte e poi appena cala l'attenzione, ricado nel vecchio comportamento (dipendenza).
Una "riprogrammazione", un cambiamento globale penso che sia possibile, ma bisogna lavorarci sopra per controllare l'automatismo..
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Vecchio 05-11-2007, 23.04.15   #23
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Se si riesce a trovarla, si puo' recuperare qualcosa che si è lasciato indietro, ma se si vede il meccanismo, è possibile lavorarci prestando attenzione ad osservarlo bene e andando a modificare la vecchia abitudine con una nuova, educarsi in qualche modo a non ripetere in automatico il vecchio meccanismo..
Ma l'abitudine non è un'azione meccanica? Se sostituiamo una vecchia abitudine con una nuova non si corre il rischio di innescare un altro automatismo seppur diverso?
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Vecchio 05-11-2007, 23.21.46   #24
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Ma l'abitudine non è un'azione meccanica? Se sostituiamo una vecchia abitudine con una nuova non si corre il rischio di innescare un altro automatismo seppur diverso?
Già, sembra un paradosso. Però non lo è. Se l'abitudine nuova l'ho decisa io la nuova condizione è del tutto diversa. L'avrò costruita con fatica e, a fatica fatta, essa agirà si meccanicamente, ma io non sarò meccanico.

E' un po' come il giocatore di ping pong che a fatica e dopo molte ripetizioni riesce ad educare il suo centro motore ad un determinato movimento che, da quel momento sarà come un'abitudine... ma è come se fosse un'abitudine non meccanica.
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Vecchio 05-11-2007, 23.23.30   #25
griselda
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Già, sembra un paradosso. Però non lo è. Se l'abitudine nuova l'ho decisa io la nuova condizione è del tutto diversa. L'avrò costruita con fatica e, a fatica fatta, essa agirà si meccanicamente, ma io non sarò meccanico.

E' un po' come il giocatore di ping pong che a fatica e dopo molte ripetizioni riesce ad educare il suo centro motore ad un determinato movimento che, da quel momento sarà come un'abitudine... ma è come se fosse un'abitudine non meccanica.
Intendi che una era inconscia e l'altra è stata costruita con coscienza?
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