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Vecchio 29-05-2006, 08.06.34   #1
Lallo
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Predefinito Una Ipotesi Sul Pensiero

Stamane ero preso dalla fretta di scrivere una lettera a un mio amico; sono entrato nello studio e ho acceso la lampada e poi mi sono messo al computer. Dopo aver inviato l'e-mail, mi son detto: "Che stupido, c'è la luce del sole fuori. Potevo aprire la finestra. Perché non l'ho pensato prima, invece di accendere la lampada?"

Questo fatto concreto, sta alla base delle seguenti congetture che qui faccio:

- la fretta impedisce al pensiero di comparire nella sua completezza (quando si è di fretta si dimentica qualcosa);

ergo:

- la fretta non è la condizione ideale dello spirito umano, che quindi ha bisogno di serenità per svilupparsi.

ergo:

- la serenità è la condizione ideale dell'uomo.

Vorrei che i lettori (amici di Ermopoli) mi dicessero cosa pensano di queste congetture, trovando magari indizi (a cui non ho pensato) che le consolidino o al contrario le falsifichino.

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Vecchio 29-05-2006, 09.52.03   #2
RedWitch
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Viviamo di corsa, facendo una cosa e con la testa già proiettata alla successiva , e siccome, pensare in multitasking ancora non ci riesce.. non essendo completamente concentrati su quel che stiamo facendo, "perdiamo" dei pezzi per strada.

Se invece ci concentrassimo esclusivamente, su quel che stiamo facendo, credo che riusciremmo intanto a farlo meglio, (magari anche in meno tempo), riuscendo a completare come dicevi tu il pensiero, si ottimizza qualunque cosa che si stia facendo credo..
Insomma, fare una cosa per volta anche con la testa...

La condizione necessaria, credo che sia il grado di attenzione che mettiamo a fare le cose, e la serenità una logica conseguenza

Ultima modifica di RedWitch : 29-05-2006 alle ore 09.54.50.
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Vecchio 29-05-2006, 10.15.11   #3
Lallo
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Originalmente inviato da RedWitch
La condizione necessaria, credo che sia il grado di attenzione che mettiamo a fare le cose, e la serenità una logica conseguenza
Molta bella questa frase finale, che mi ricorda il finale di un libro di Susanna Tamaro, se non ricordo male "Anima Mundi", in cui ci si chiedeva cosa fosse l'amore in ultima analisi? ATTENZIONE. L'amore è attenzione. Aggiungo io: ascoltare tutti, ma proprio tutti, gli appelli che provengono dalla Realtà, e non sottrarsi ad alcuno di essi: solo così potremo raggiungere la vera serenità.

Ciao
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Vecchio 29-05-2006, 11.26.19   #4
MaxFuryu
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Più semplicemente crederei che non hai aperto la finestra perchè non ti interessava così tanto farlo. Se ci fai caso si può avere tutta la fretta del mondo ma quando uno tiene ad una cosa la fa comunque.



la fretta impedisce al pensiero di comparire nella sua completezza

sicuramente ogni istante dovrebbe essere infinito per farci accorgere di tutte le infinite cose che potenzialmente potremmo fare
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Vecchio 29-05-2006, 11.38.27   #5
Lallo
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Originalmente inviato da MaxFuryu
Più semplicemente crederei che non hai aperto la finestra perchè non ti interessava così tanto farlo. Se ci fai caso si può avere tutta la fretta del mondo ma quando uno tiene ad una cosa la fa comunque.
E' vero. Per le cose importanti abbiamo maggiore attenzione, per fortuna, anche se siamo costretti eventualmente a farle di fretta.

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Vecchio 29-05-2006, 12.25.40   #6
Kael
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Stamane ero preso dalla fretta di scrivere una lettera a un mio amico; sono entrato nello studio e ho acceso la lampada e poi mi sono messo al computer. Dopo aver inviato l'e-mail, mi son detto: "Che stupido, c'è la luce del sole fuori. Potevo aprire la finestra. Perché non l'ho pensato prima, invece di accendere la lampada?"

Questo fatto concreto, sta alla base delle seguenti congetture che qui faccio:

- la fretta impedisce al pensiero di comparire nella sua completezza (quando si è di fretta si dimentica qualcosa);

ergo:

- la fretta non è la condizione ideale dello spirito umano, che quindi ha bisogno di serenità per svilupparsi.

ergo:

- la serenità è la condizione ideale dell'uomo.

Vorrei che i lettori (amici di Ermopoli) mi dicessero cosa pensano di queste congetture, trovando magari indizi (a cui non ho pensato) che le consolidino o al contrario le falsifichino.

Se "tu" sei distratto è colpa del pensiero?

Diciamo che non eri presente al 100% ma questa è la "normalità" per la maggioranza...
Come ti ha detto Red fare le cose in automatico denota uno sfasamento: fai una cosa ma con la testa sei da un'altra parte... o stai pensando ad altro (esempio mentre entravi in ufficio già pensavi a cosa scrivere nella lettera) oppure stavi "dormendo" oppure stavi "sognando"... In ogni caso non eri molto consapevole di ciò che stavi facendo, e infatti appena lo sei diventato ti sei chiesto come mai non hai aperto la finestra...

Ci sono molte discussioni in forum attinenti all'essere presenti a se stessi, all'attenzione e allo stare "svegli"... puoi trovarci molti spunti utili. Di sicuro cmq raggiungere un buon livello in queste qualità non rappresenta per nulla qualcosa di facile... anzi... Comporta un costante e faticoso lavoro su se stessi, che però alla lunga permette di sfuggire da tutta quella "meccanicità" che di norma tiene l'uomo prigioniero...

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Vecchio 29-05-2006, 14.16.44   #7
Ray
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Originalmente inviato da RedWitch
e siccome, pensare in multitasking ancora non ci riesce..
A me invece pare che pensiamo proprio in multitasking... nel senso che utilizziamo più parti di noi per pensare, anche e soprattutto quelle che hanno un'altra funzione principale.

se il pensiero della mente, a magari anche quello emotvo, erano tutti nella lettera che Lallo stava per, voleva, si immaginava di, scrivere.... il lavoro di preparazione e relativo pensiero è stato svolto dal centro motore, quindi in automatico... "senza pensare"... cioè come fa di solito la maggior parte della gente la maggior parte delle cose.

Certo, stare svegli... stare presenti... ma anche far cucinare al cuoco, far tagliare l'erba al giardiniere e così via... è quando il cuoco guida la macchina e l'autista taglia l'erba che iniziamo a fare casino...
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Vecchio 29-05-2006, 16.57.02   #8
Haamiah
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Originalmente inviato da Lallo
- la fretta impedisce al pensiero di comparire nella sua completezza (quando si è di fretta si dimentica qualcosa);

ergo:

- la fretta non è la condizione ideale dello spirito umano, che quindi ha bisogno di serenità per svilupparsi.



Frettaaaaa? Mai sentita questa parola in vita mia

Ciao Lallo, a parte gli scherzi sono perfettamente d'accordo con te.


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Vecchio 29-05-2006, 17.55.37   #9
Lallo
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Ringrazio tutti per le integrazioni al mio discorso, in particolare voglio commentare:

Citazione:
Originalmente inviato da Ray
Certo, stare svegli... stare presenti... ma anche far cucinare al cuoco, far tagliare l'erba al giardiniere e così via... è quando il cuoco guida la macchina e l'autista taglia l'erba che iniziamo a fare casino...
E' il principio di competenza. Noi accettiamo di buon grado l'autorevolezza di qualcuno che è competente in materia in cui sappiamo meno di lui. Così diceva Gadamer, riabilitando in qualche modo il concetto di "autorità", senza che questa però diventi autoritarietà. Di solito chi è autoritario ne sa meno di altri, è una persona non matura che si impone con metodi non democratici. Le persone autorevoli invece sono umili e accettano il dialogo; non ricordo chi disse che l'intelligenza è bontà, e la bontà è intelligenza.
Mi fa piacere che questa mia discussione interessi a molti, che saluto cordialmente.

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Vecchio 15-07-2006, 12.17.48   #10
Osiride
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Originalmente inviato da Lallo
- la fretta impedisce al pensiero di comparire nella sua completezza (quando si è di fretta si dimentica qualcosa);
ergo:
- la fretta non è la condizione ideale dello spirito umano, che quindi ha bisogno di serenità per svilupparsi.
ergo:
- la serenità è la condizione ideale dell'uomo.
La chiave della perfetta Realizzazione di un giusto equilibrio, ancor prima della Realizzazione del Sè, risiede nella perfetta Coscienza di se stesso, che significa la perfetta "presenza di se stesso".
La frase "Conosci te stesso", oltre agli altri significato che sappiamo, voleva forse anche dire: Sii conscio ti te stesso.
La "presenza di Se" è la massima posta alla base della dottrina del Risveglio di Meyrink, del "ricordarsi di se stessi" di Outspensky e di Gurdejeff.
Quando siamo presenti a noi stessi in modo completo, probabilmente impariamo a modificare ed ad incrementare alcune connessioni neuronali le quali, in tal modo, non solo determinano un salto "quantitico" della nostra Coscienza Comune, ma nello stesso tempo si impongono come Guida delle pulsioni conscie ed inconscie della naostra materia-corpo.
La Catarsi comportamentale parte da qui.
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Vecchio 17-07-2006, 13.43.24   #11
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Riprendendo il post iniziale vorrei anche approfondire il discorso fretta.

Fretta e velocità spesso vengono confuse/invertite, nella comune concezione si valuta calma una persona lenta e frettolosa una veloce, non sempre è così.
Se parliamo di evoluzione (il che non è esplicitamente richiesto da questo thread... ma è un pò il filo conduttore di Ermopoli) dobbiamo imparare a divenire più veloci pur mantenendo, anzi aumentando la calma e la serenità.
Quindi forse il problema diperdersi i pezzi non è imputabile solo/sempre alla fretta ma alle distrazioni dall'obiettivo come ha accennato Red.
Se l'ideale è guidare l'auto alla giusta velocità stando attento, andare più veloce non è più pericoloso di andare piano ma leggendo il giornale mentre guido... anzi...
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Vecchio 17-07-2006, 17.15.05   #12
Lallo
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E' tutta questione di abitudine: darsi delle buone abitudini che diventino permanenti.
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Vecchio 17-07-2006, 19.39.35   #13
Uno
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Citazione:
Originalmente inviato da Lallo
E' tutta questione di abitudine: darsi delle buone abitudini che diventino permanenti.
Come regola iniziale potrei essere d'accordo ma se non c'è poi un ulteriore passaggio significherebbe solo passare da un condizionamento ad un altro più carino, no?

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Vecchio 17-07-2006, 21.46.43   #14
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Questo è un punto interessante... le abitudini.

Gurdijeff pone un forte accento su di esse, soprattutto per quanto riguarda il lavoro iniziale.
La sua concenzione di uomo-macchina fa si che egli funzioni esclusivamente per abitudini, che non sono altro che meccanismi preferenziali acquisiti in modo inconsapevole (quindi subiti in realtà) con i quali si risponde a stimoli esterni.

Il modificare coscientemente le abitudini, il sostituirle con altre più carine (come dice Uno), fa si che la nuova abitudine, oltre a sostituire quella vecchia meno carina, quindi apportando cmq un miglioramento, si presenta come abitudine di qualità diversa dalla precedente, in quanto un po' più decisa, scelta, di prima.

Quindi oltre ad un meccanismo più favorevole abbiamo anche un minor grado di costrizione.

Certo, ad un passo successivo devve sparire... ogni abitudine tende ad addormentare... ogni automatismo si oppone alla libera scelta... però il suggerimento di G. non va sottovalutato secondo me... anzi sarebbe da approfondire la questione...

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