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Vecchio 09-09-2006, 12.50.20   #1
Uno
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Predefinito Coma ed Eutanasia

Sto trafficando come sapete al pc... ho la tv di sottofondo sul tg per non essere fuori dal mondo e sento una notizia che non è novità per me, ma lo è per la fonte (anche se non ho fatto in tempo ad afferrare il nome dell'istituto che ha fatto l'esperimento).
Con esperimenti tramite risonanza magnetica la scienza moderna ha appurato che una persona in coma è cerebralmente cosciente agli stimoli e a ciò che accade intorno a lei...
Volutamente non aggiungo altro a questo spunto oltre il titolo.
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Vecchio 09-09-2006, 13.21.01   #2
RedWitch
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Mi rendo conto, di essere molto rigida su questo argomento, e per questo, aspetto pareri diversi dal mio, per poter vedere da altre angolazioni questo discorso delicatissimo... non sapevo che una persona in coma fosse celebralmente cosciente agli stimoli esterni, e a maggior ragione, mi sembra assurdo che un uomo, possa decidere per la vita e la morte di un altro uomo. Con quale diritto questo viene deciso? La vita e la morte di un uomo, non dovrebbero mai essere decise dall'uomo.. non ci compete, è qualcosa di troppo grande.. anche se ci dicessero che una persona in coma non si sveglierà più.. che ne sappiamo noi, se questa esperienza deve essere fatta (in quanto cosciente), come possiamo arrogarci il diritto di interromperla, di interrompere qualcosa decisa dall'Alto?
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Vecchio 09-09-2006, 13.53.16   #3
Sole
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A volte penso che staccare i macchinari sia un sospiro di sollievo per chi li vede spegnersi nascosto dietro l'amore millantato per chi soffre.
La frase ricorrente è: nn riesco a vederlo/la così.
Dunque di chi è il problema?
Una delle maggiori incoerenze di tutto questo è: se soffre allora sente e percepisce.. dunque uccidi un essere vivo e potenzialmente guaribile; se nn soffre che senso ha dire che lo si fà per chi soffre?

Mi fermerei qui..
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 09-09-2006, 20.14.59   #4
moonA
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Citazione:
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Con esperimenti tramite risonanza magnetica la scienza moderna ha appurato che una persona in coma è cerebralmente cosciente agli stimoli e a ciò che accade intorno a lei...
.
L'ho sempre pensato.....e ovviamente sono contro l'eutanasia....chi è in coma si può sempre risvegliare, anche dopo anni.....e sono d'accordo con Redwitch...nessuno può decidere di togliere la vita a qualcuno.....è una grande dimostrazione di egoismo, per liberarsi di un peso...o per dar fine alle proprie sofferenze.
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Vecchio 09-09-2006, 22.26.10   #5
Uno
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Aumento gli stimoli/spunti:
dire se sia giusto o meno staccare i fili a chi vi è attaccato senza dire se sia giusto o meno che siano stati inventati e che qualcuno vi sia attaccato... è come dire se è giusto o no mettersi la crema dopo essersi scottati al sole.
Intendo che per quanto sia giusto cercare di salvare quante più vite possibili, forse in certi casi si sconfina nell'accanimento.

In merito al discorso di Sole... non ne sono completamente d'accordo anche se a volte può essere così... e se chi è in coma rimane prigioniero del corpo, percependo alcune cose ma senza potersi esprimere? Soffre o no di tale condizione?

Il coma non è prerogativa moderna... solo il fatto che un macchinario tenga in vita, chi non ci starebbe senza, è cosa moderna... quindi per parafrasare Moona: qualcuno può decidere di dare la vita a qualcuno?


---------------------------------------------------
Il tutto è molto complesso, non sto prendendo posizioni assolutistiche, ne vi possono essere in un argomento tale, cerco solo di farvi vedere anche il rovescio della medaglia, e se tutto sommato questa situazione non l'ha inventata la nostra scienza che parcheggia quello che non comprende e non risolve subito.
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Vecchio 09-09-2006, 23.05.59   #6
Era
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tutta sta roba si fa in nome della scienza. o che altro?...
capisco il coma che può essere reversibile....
è successo comunque di "assistere" all' accanimento
terapeutico per mantenere in vita persone che forse
erano pronte per trapassare....(di solito statisti o gente famosa)

non sono medico e non so nulla di specifico...
ma se attacco la spina a un cuore che non ce la fa più....
o immetto ossigeno in polmoni che non vogliono più
respirare...cose simili insomma....non è che invece voglio
tenere in vita qualcuno che il suo tempo lo ha terminato
e non se ne può andare perche gli "spingono" il cuore?

allora all' affermazione: nessuno può interrompere una vita...
si contrappone: nessuno può prolungare una vita che è arrivata
al capolinea....

"che ne sappiamo noi, se questa esperienza deve essere fatta"
su questa frase di Red aggiungerei che qualche volta il coma di un caro
potrebbe essere un' esperienza che chi gli sta accanto deve fare...
un' altro rovescio? o un' altra medaglia?

solo stasera sentivo un tizio in tv che diceva (a proposito del progresso)
che la scienza è ricerca...tecnica e scoperta....
non necessariamente progresso..
se ci fosse Kael o Ray...saprebbero estrarre qualcosa da:
pro-gresso riesco solo a dire che pro è a favore....

tornando al tema...per quanto mi riguarda in situazioni terminali...
mi spiego...per età o malattie gravi....non attaccherei mai spine....
lascerei fare al corso "naturale" della natura....

p.s ricordate il penultimo papa?
non era attaccato a spine...ma se non era accanimento quello!!!!
ok ok decisamente fuori tema
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le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
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Vecchio 10-09-2006, 00.56.31   #7
griselda
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Ci sono più punti da cui guardare.
Ho avuto un parente in coma vegetativo al quale era arrivato, secondo me, per accanimento terapeutico da parte dei medici.
Il coma si può vedere come un voler a tutti i costi mantenere in vita qualcuno che avrebbe dovuto andarsene. Se però non si fosse tentato nulla si sarebbe potuto dire che non si era fatto tutto il possibile per salvarlo.
Per me è molto difficile dare un giudizio sinceramente.
Se un tuo caro soffre anche tu soffri ed arrivi persino a pensare che nei suoi panni vorresti che non si accanissero e ti lasciassero andare senza dover subire la disperata ed inutile sofferenza che hai visto.
Poi però quando accade a te fai fatica a rinunciare al tentativo di rimanere ancorato a questo mondo.
Che sia l’istinto di sopravvivenza che ci porta in ogni caso a comportarci così? A non accettare la morte come qualcosa di naturale ed imprescindibile sia da parte del medico che del paziente?
L’eutanasia potrebbe essere l’altra faccia della medaglia avente gli stessi presupposti?
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Vecchio 10-09-2006, 01.10.18   #8
Kael
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Credo che il problema stia nella definizione "incapace di intendere e di volere"...
E ciò è aberrante se pensiamo che nessuno, e dico nessuno, fra gli uomini comuni, è capace di intendere sempre tutto o ancor meno di volere veramente. Ma nonostante questo, uomini "incapaci di intendere e di volere" appellano altri come "incapaci di intendere e di volere"... l'asino che dà del somaro al mulo...

E' effettivamente un problema molto delicato.
La nostra vita è tutta un fra-intendimento... in famiglia, sul lavoro, con gli amici... parliamo ma non ci capiamo, abbiamo pregiudizi, ci arrabbiamo, ci pentiamo, chiediamo scusa... Ci facciamo la guerra, poi facciamo l'amore, poi di nuovo la guerra... Decidiamo di metterci a dieta ma non ne siamo capaci, non sappiamo volerlo... vogliamo l'eterno amore ma divorziamo dopo un paio d'anni... vorremmo una vita migliore ma solo pochi riescono, e di poco, mentre la maggioranza continua a non sapere come fare, continua a stare male, a dormire, ad essere incosciente... Ci preoccupiamo di fare ciò che vogliamo anzichè impegnarci di "volere ciò che facciamo"... i nostri progetti sfumano, ci abbattiamo...
Siamo canne in balia del vento...

...e siamo le persone che giudicano "incapaci di intendere e di volere" quelle in coma...
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Vecchio 10-09-2006, 02.28.05   #9
Haamiah
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Nessun uomo può decidere di dare la vita o la morte a un altro suo simile, (per quanto mi riguarda non si potrebbe nemmeno sugli animali, ma questo è un altro discorso), quindi nè l'accanimento terapeutico nè l'eutanasia hanno ragione di essere. Tuttavia ritengo che nei casi in cui la sofferenza sia tale e insopportabile, se il malato terminale, capace di intendere e di volere, dovesse chiedere di lasciarlo andare, perchè negargli di porre fine alle sue sofferenze? Certo a chi spetterebbe il compito? A meno che non sia lo stesso malato in grado di procedere, sarebbe un compito molto ingrato....
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Vecchio 10-09-2006, 14.15.40   #10
Ray
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Per prima cosa vorrei ricordare che la questione "eutanasia" è lageta al coma solo in modo molto marginale. Le maggiori discussioni e problematiche sorgono quando il "malato" è "cosciente" e la richiede.

Molti di voi sostengono che nessuno ha il potere di decidere di togliere la vita o di darla. Ritango sia una sciocchezza. Ce l'hanno e lo usano. Che non si sappia gestirlo è un'altra questione. Molto spesso comunque, anzi sempre, si è imparato a gestire qualcosa solo dopo che la si ha e man mano che la si usa e si sbaglia...

Altra frase molto in voga: lasciamo fare alla "natura"... bene, concordo... lasciamole fare anche con una gamba rotta però o con un parto podalico... ricordo che, se "lasciassimo fare alla natura", alcune piccole cosucce ottenibili in qualche anno di Ricerca (sisi spirituale) richiederebbero migliaia di anni, se non milioni... per fare un esempio, chessò, la parvenza di un Io stabile, un minimo di Volontà vera, un minimo di Coscienza di Se... e altre amenità simili.

Tornando in tema... quel che credo abbia senso chiedersi è il perchè questo problema esista, perchè si sia sviluppata una tecnologia che può tenere in vita un corpo ad oltranza ecc.ecc.... questioni che sono alla base del problema di chi decide e cosa decidere.

Come Uno accenna è una questione del tutto moderna. Si bon, per la presenza della tecnologia necessaria. Ma io credo che la presenza di questa tecnologia sia dovuta alla forma mentis del tutto moderna che spinge a produrla. Forma mentis che trova il suo nucleo nell'attaccamento alla materia, nell'identificazione tra vita e carne, nell'incapacità della maggior parte delle persone di sostenere una perdita... perdita per loro, sia per chi è in coma (che viene supposto avere la forma mentis generale e quindi vita=corpo) sia per chi deve lasciarlo, che si troverà a doverne fare a meno e ad accettare la rottura di un certo legame. Certo, questa rottura risulta dolorosa ma la forma mentis di cui parlo è espressione di una più generale e comune e tipicamente moderna che non vuole accettare queste ed altre perdite e quindi non impara ne insegna mai a farlo.

Vabbeh ho parlato troppo, restituisco la parola...
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Vecchio 10-09-2006, 20.52.04   #11
Sole
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In merito al discorso di Sole... non ne sono completamente d'accordo anche se a volte può essere così... e se chi è in coma rimane prigioniero del corpo, percependo alcune cose ma senza potersi esprimere? Soffre o no di tale condizione?

.

Non vedevo il discorso dal punto di vista del malato ma da quello di chi stacca i fili e ciò che lo muove. In quel senso mi rifacevo alla motivazione adottata con se stessi che spesso vedo solo egoistica (è un'opinione che posso cambiare).
Rovescio.. e risponderei di si alla tua domanda, soprattutto considerando le migliaia di testimonianze portate da chi ha vissuto quella situazione .. molti di loro affermavano che nn riuscivano ad andare via e che si sentivano trattenuti. Che ci sia uno stato di vita intermedio diverso è cosa che la scienza nn comprende e che quindi tende a negare anche attraverso questi "esperimenti"... un pò il discorso di Ray forse.
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Però, però...il malato e l'accanimento... il discorso è su una posizione talmente estrema da creare stati d'animo molto forti e prese di posizioni.. è normale, ma pensiamo all'800 e alla scoperta della penicellina.. o alle cure per malattie anche gravi.. allora nulla ha motivo di esistere perchè anche nell'aspirina può esserci accanimento. Un cardiopatico dipende dalle sue pillole altrimenti morirebbe... a salvarlo spesso è una scarica elettrica che viene da un macchinario.
Sono d'accordissimo che ci siano eccessi e che nn ci siano modi e misure e che molto spesso ci siano dei giochi di potere umano.. del tutto umano sulla vita e sulla morte... però se accettiamo l'aspirina perchè nn anche un respiratore?
Un raffreddore uccideva 200 anni fà. In Africa lo fà ancora .. giusto o nn giusto che sia per l'Economia dell'Universo .. nn è il punto che voglio toccare anche se si potrebbe parlarne.
Penso che cii deve essere comunque una linea comune in tutto ciò che è una cura quindi se si dice si alla penicellina allora perchè dire no ad un respiratore.. ma se ci si cura in maniera naturale allora no anche al respiratore (non sono così rigida sulla cosa .. anzi per niente.. la porto all'estremo).
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Vecchio 10-09-2006, 23.02.01   #12
RedWitch
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dire se sia giusto o meno staccare i fili a chi vi è attaccato senza dire se sia giusto o meno che siano stati inventati e che qualcuno vi sia attaccato... è come dire se è giusto o no mettersi la crema dopo essersi scottati al sole.
Intendo che per quanto sia giusto cercare di salvare quante più vite possibili, forse in certi casi si sconfina nell'accanimento.
Non avevo pensato a questo .. dando per scontato, che il respiratore venisse attaccato in caso di necessità. Pero' effettivamente in questo caso, si continua a fare vivere una persona, che senza respiratore morirebbe. Ho visto una persona della mia famiglia, morire dopo sofferenze indicibili (non era attaccata al respiratore, nè in coma), c'è stato un accanimento terapeutico durato mesi, servito ad allungare l'agonia..
D'altra parte, ho visto una persona in coma per settimane uscirne... e se non ci fossero state le macchine a tenerlo in vita, oggi non sarebbe vivo..
Prendere una posizione , è davvero difficile...
Come ha detto Ray, forse il nodo sta nel fatto che non si accettano le perdite, che si riconduce tutto alla materia, e dunque si tenta in tutti i modi di prolungare la vita su questa Terra, con qualunque mezzo..
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Vecchio 10-09-2006, 23.14.07   #13
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"che ne sappiamo noi, se questa esperienza deve essere fatta"
su questa frase di Red aggiungerei che qualche volta il coma di un caro
potrebbe essere un' esperienza che chi gli sta accanto deve fare...
un' altro rovescio? o un' altra medaglia?
Guardando le cose da questo punto di vista, sicuramente sono esperienze che devono essere fatte da una e dall’altra parte. Chi è in coma si trova nella posizione di mettere la propria vita nelle mani di un parente. Sicuramente avrete letto di chi ha vissuto questa esperienza, molti hanno raccontato il fatto appunto di non essere riusciti a reagire a quanto accadeva loro intorno pur essendone coscienti.
Dall’altra parte c’è chi decide per lui, magari di far staccare la spina: la sua esperienza sarà quella di dover convivere con tutto quello che una decisione di questo tipo comporta, sensi di colpa, rimorsi, dubbi ecc..
Poi nei casi di coma irrversibile (anche se ci sono stati casi clamorosi di ripresa) i medici stessi credo che consiglino di staccare la spina per salvare la vita di altre persone grazie al trapianto d’organi. Qui si apre un’altra questione delicata, il paziente sarà anche clinicamente morto ma deve essere tenuto vivo. Che orrore! Non so se gli esperimenti riportati dal tg, che non ho visto, sono stati fatti anche in questi casi, ma... che orrore lo stesso.
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Molti di voi sostengono che nessuno ha il potere di decidere di togliere la vita o di darla. Ritango sia una sciocchezza. Ce l'hanno e lo usano.
Il potere sì ce l'hanno tutti, ma il diritto?
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Vecchio 11-09-2006, 08.52.54   #14
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Il potere sì ce l'hanno tutti, ma il diritto?
Ecco, questo è uno spunto che mi interessa molto. Cosa intendi (intendete) per "diritto"?... così proviamo a capire cosa hanno e cosa no, questi tutti...
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Vecchio 13-09-2006, 23.26.54   #15
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Originalmente inviato da Ray
Cosa intendi (intendete) per "diritto"?.
Vedo che gli altri si sono appellati al quinto emendamento, il diritto di non rispondere.
Farò inorridire chi si occupa di giurisprudenza ma pazienza.
Intendo una norma che mi permette di compiere una determinata azione, che immagino mi porti un vantaggio, senza infrangere le leggi o le regole sociali. Lo vedevo diverso dal potere, perché chiunque può togliere la vita a un’altra persona ma non ne ha il diritto, perché decide della vita di un altro e quindi esterna a sé. Ma quando si arriva a questo punto ci si basa su quello che la maggior parte delle persone ritiene sia giusto.
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Vecchio 23-07-2007, 15.26.01   #16
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E' notizia di oggi.
Vi ricordate Welby? L'uomo la cui richiesta di morire è stata accolta dall'anestesista che lo aveva in cura il quale staccò i macchinari in dicembre? Questo medico fù messo sotto processo e oggi la sentenza dice: non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste.

In pratica la sentenza afferma e conferma il diritto del malato di non ricevere le cure che gli vengono obbligate.
Welby era afflitto da distrofia muscolare e voleva morire. Aldilà di ciò che avremmo fatto noi, trovo un importante precedernte affermare in Italia il diritto di scegliere.
Collateralmente significa anche cominciare a togliere potere alla classe medica che dovrà cominciare a valutare il suo operato. Un primo passo almeno, piccolo..

La sentenza in una sua parte afferma:
Citazione:
è stato attuato un diritto del paziente che «trova la sua fonte nella Costituzione e in disposizioni internazionali recepite dall'ordinamento italiano e ribadito in fonte di grado secondario dal codice di deontologia medica», sollecitando il proscioglimento dell'indagato.
Un passo verso il rispetto dell'uomo?
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Vecchio 23-07-2007, 16.00.07   #17
RedWitch
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Collateralmente significa anche cominciare a togliere potere alla classe medica che dovrà cominciare a valutare il suo operato. Un primo passo almeno, piccolo..
Questo, secondo me significa anche dare ai medici nuove responsabilità.
Per un uomo che puo' decidere se vivere o morire, un altro, secondo sua coscienza dovrebbe decidere se staccare o meno la spina. Almeno finchè non ci saranno leggi che regoleranno l'eutanasia diversamente.
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Vecchio 23-07-2007, 17.40.35   #18
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Nuove responsabilità può anche voler dire non attacare quei macchinari.

Porto un esempio personale.
Ho una zia molto, molto anziana. Da qualche anno ha perduto la cognizione del tempo e dello spazio. Il figlio l'ha portata a casa sua e l'ha allettata, nonostante lei chieda continuamente di tornare a casa sua ed implicitamente di lasciarla in pace a morire li.
Giorni fà si è aggravata, ha avuto una crisi respiratoria e il figlio l'ha portata di corsa in ospedale. La zia che è più una nonnina per me è una novantenne. Con la sua crisi aveva deciso di lasciarsi andare. Invece il figlio che dichiaratamente non accetta di veder morire la madre, per diversi traumi di persone perdute in famiglia, ora si ostina a tutti i costi a farla vivere. Grazie al macchinario ora sta meglio e probabilmente la riporteranno a casa.
In questo caso mi è difficile restare fuori dalla cosa ma un commento lo faccio. E' stata sicuramente la cosa giusta tentare di salvarla? Oppure vista la sua età, viste le condizioni, visto che quel che vuole è manifesto... dovremmo pensare un pò più a lei che noi stessi?

Così i medici a volte fanno la volontà dei famigliari piuttosto che del malato. Ma certo è indubbio che manifestano anche la loro "onnipotenza" nell'ostinarsi ad opporsi alla paura che hanno della morte.
Più che mai il giuramente originale di Ippocrate sarebbe da scrivere come un murales su ogni ospedale.
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Vecchio 23-07-2007, 20.51.00   #19
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Così i medici a volte fanno la volontà dei famigliari piuttosto che del malato. Ma certo è indubbio che manifestano anche la loro "onnipotenza" nell'ostinarsi ad opporsi alla paura che hanno della morte.
Più che mai il giuramente originale di Ippocrate sarebbe da scrivere come un murales su ogni ospedale.
Sono daccordo...
tutto per la scienza...la ricerca...il potere....
e di quel giuramento si è perso il vero senso....
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Vecchio 03-08-2007, 23.49.14   #20
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In pratica la sentenza afferma e conferma il diritto del malato di non ricevere le cure che gli vengono obbligate.
Welby era afflitto da distrofia muscolare e voleva morire. Aldilà di ciò che avremmo fatto noi, trovo un importante precedernte affermare in Italia il diritto di scegliere.
Per scegliere puoi scegliere... sì: non ti staccano la macchina, ma puoi morire di fame e di sete. Non so se avete seguito la vicenda di Giovanni Nuvoli di Alghero, è morto una decina di giorni fa. Aveva la SLA, la stessa malattia di Welby se non erro, e anche la situazione era la stessa: comunicava con il battito delle ciglia, chiedeva che gli staccassero la macchina che lo teneva in vita per smettere di soffrire. Il medico anestesista che aveva deciso di aiutarlo è stato fermato da un'ordinanza del giudice pochi minuti prima. L'unica cosa che gli hanno permesso di fare è stato di non obbligarlo ad alimentarsi: anche per questo il giudice ha voluto vedere documentato in un video il suo battito di ciglia che gli dava modo di ribadire la sua decisione di morire. E così è morto dopo otto giorni di fame e di sete, una fine atroce secondo me. E per di più è stato filmato per tutto il tempo, perchè il giudice voleva essere sicuro che nessuno fosse responsabile della sua morte.
L'anestesista che avrebbe dovuto interrompere la ventilazione assistita dice che la morte di Nuvoli cambierà le cose, staremo a vedere.
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Vecchio 04-08-2007, 00.23.45   #21
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Per scegliere puoi scegliere... sì: non ti staccano la macchina, ma puoi morire di fame e di sete. Non so se avete seguito la vicenda di Giovanni Nuvoli di Alghero, è morto una decina di giorni fa. Aveva la SLA, la stessa malattia di Welby se non erro, e anche la situazione era la stessa: comunicava con il battito delle ciglia, chiedeva che gli staccassero la macchina che lo teneva in vita per smettere di soffrire. Il medico anestesista che aveva deciso di aiutarlo è stato fermato da un'ordinanza del giudice pochi minuti prima. L'unica cosa che gli hanno permesso di fare è stato di non obbligarlo ad alimentarsi: anche per questo il giudice ha voluto vedere documentato in un video il suo battito di ciglia che gli dava modo di ribadire la sua decisione di morire. E così è morto dopo otto giorni di fame e di sete, una fine atroce secondo me. E per di più è stato filmato per tutto il tempo, perchè il giudice voleva essere sicuro che nessuno fosse responsabile della sua morte.
L'anestesista che avrebbe dovuto interrompere la ventilazione assistita dice che la morte di Nuvoli cambierà le cose, staremo a vedere.
Non ho seguito il caso ma così è assurdo, anche l'alimentazione gli veniva somministrata, quindi interrompere quella o la ventilazione forzata è uguale dal punto di vista concettuale... non appunto in termini di sofferenza.
E non dandogli da "mangiare" non è responsbilità pari che staccare la macchina? C'era la possibilità che vivesse senza?
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Vecchio 04-08-2007, 22.28.22   #22
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Il fatto che fuori dalla Sardegna il caso di Nuvoli fosse poco trattato sui giornali nazionali la dice lunga sul muro di ipocrisia che gli è stato costruito intorno, nonostante le conferenze stampa e gli appelli pubblici.
Sì, veniva alimentato attraverso una sonda nello stomaco e se stiamo a vedere è la stessa cosa, a parte la sofferenza ancora più atroce perchè prolungata, ma non secondo il magistrato per questioni "etiche e legislative" a quanto pare. Forse più etiche perchè non ha considerato un articolo della Costituzione che tratta il diritto di rifiutare le cure mediche.
Comunque il punto è che poteva lasciarsi morire di fame, ma non staccare la macchina che lo aiutava a respirare. Addirittura questa è stata spenta dopo ben tre ore dalla sua morte: tre ore a pompare aria su un uomo morto, fino a quando qualcuno ha trovato il coraggio di staccarlo.
Un'altra cosa: il suo funerale si è svolto secondo il rito cristiano, quello di Welby no perchè è morto con il respiratore staccato dagli umani, e quindi senza il perdono della chiesa.
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Vecchio 05-08-2007, 14.58.55   #23
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E' umiliante tutto questo da un punto di vista umano, morale, etico e tutto quello che si vuole.
Sta diventando una sorta di tabù.. staccare dopo 3 ore per verificare che sia deceduto davvero. Consentire legalmente di farlo morire nella sofferenza, quando ciò che chiedeva era di non farlo soffrire oltre.
Arrivare a negare un funerale... l'uomo religioso o l'uomo scienziato stanno superando ogni limite di umana umiltà e carità.

Beh, la dico per quanto retorica sia: ma dove andremo a finire?
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Vecchio 10-07-2008, 15.29.05   #24
Sole
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Un altro caso in cui l'orrore e il ridicolo superano l'umana decenza. Un altro caso dove la religione e il credo dice e condanna cose contrarie a se stessa (vi prego di non scatenare un vespaio anti-chiesa a questa mia affermazione ma solo una questione etica ed umana).
Una ragazza italiana, Eluana Englara è in coma da 16 anni a causa di un incidente stradale, e da tanti anni è attaccata ad un macchinario per respirare, il suo corpo, non lei, è attaccato a quel macchinario. Viene alimentata e dissetata artificialmente. Una sentenza della magistratura ha accettato il ricorso del tutore che è il padre il quale da anni chiede di smettere l'orrore di dover curare una figlia che hanno già accettato come morta visto le condizioni di inreversibilità, dal loro punta di vista stanno curando il cadavera della figlia.. (non lo hanno dichiarato, è una mia interpretazione visto che ne chiedono la morte legale..)
Dalla sentenza possono staccare i macchinari senza incorrere in nulla di penale dichiarando infatti che esisteva un testamento biologico della figlia in cui dichiarava la sua volontà di non continuare a vivere in quelle condizioni, dichiarazione fatta quando ancora poteva. La chiesa interviene dicendo che non verranno perdonati e che non ci sarà funerale.
La mia domanda è: se la religione sostiene che è Dio che da la vita ed è Dio che la toglie perchè ora dovrebbe sostenere che sia un macchinario a farlo? Se proprio la vogliamo veder tutta, Dio quella vita l'ha tolta 16 anni fà, questa ragazza non dà segni di vita.

Non lo trovo giusto...
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 10-07-2008, 17.29.15   #25
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Mi rendo conto, di essere molto rigida su questo argomento, e per questo, aspetto pareri diversi dal mio, per poter vedere da altre angolazioni questo discorso delicatissimo... non sapevo che una persona in coma fosse celebralmente cosciente agli stimoli esterni, e a maggior ragione, mi sembra assurdo che un uomo, possa decidere per la vita e la morte di un altro uomo. Con quale diritto questo viene deciso? La vita e la morte di un uomo, non dovrebbero mai essere decise dall'uomo.. non ci compete, è qualcosa di troppo grande.. anche se ci dicessero che una persona in coma non si sveglierà più.. che ne sappiamo noi, se questa esperienza deve essere fatta (in quanto cosciente), come possiamo arrogarci il diritto di interromperla, di interrompere qualcosa decisa dall'Alto?
Ma se sono io a deciderlo in vita, che voglio morire lasciando il testamento biologico, qual'è il problema?

Nessun uomo ha diritto di scegliere per me, appunto, proprio per questo se decido di voler morire, nessuno dovrebbe interferire col mio libero arbitrio.
Voglio dire la vita non è soltanto che io posso respirare, o che non respiro, la vita significa anche fare la propria esperienza, che principalmente si fa nel corpo fisico, se il mio corpo comincia a tradirmi, se non è possibile per me fare esperienza, significa che sono bloccato qui, e che praticamente non ha nemmeno senso vivere. Qualcuno potrà rispondermi che il senso si trova la stesso, ma riflettiamoci un'attimo: è una macchina a farmi vivere, e se nel 1800 questi problemi non c'erano, la morte era qualcosa di più naturale.

Non vorrei che in futuro qualcuno che riuscisse a rianimare il mio corpo con impulsi elettrici, la considera vita.
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