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Vecchio 25-10-2006, 00.40.44   #1
Kael
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Predefinito Abitudini

Abitudini come "rigidità" mentale.
Alla fine le solite azioni quotidiane (inevitabili fra l'altro) vanno a formare dei solchi così profondi da non riuscire quasi più a venirne "fuori". Diventano degli automatismi e più il tempo passa più si consolidano, fino ad iniziare a vivere di vita propria...
Vi faccio un esempio. In camera da letto ho una poltroncina dove uso appoggiare i vestiti prima di andare a letto, ma era in una posizione scomoda e ogni volta che aprivo la porta la centravo, intralciava lievemente il passaggio. Insomma, per un bel po' di tempo è rimasta là, io la "subivo" dovendo sempre girarle attorno o comunque oltrepassarla, magari mentre avevo della roba in mano e mi intralciava parecchio. Poi, un bel giorno, mi sono reso conto magicamente che la casa era la mia e quella sedia potevo anche SPOSTARLA se non mi andava in quella posizione. Purtroppo, il mio cervello era talmente abituato a vederla in quel punto, che per tanto tempo non ha nemmeno potuto immaginare di non trovarla più là. Il "solco" era talmente profondo da essersi impresso nella mia mente e creare quella che si può chiamare un'ombra, un riflesso.. Nella mia realtà soggettiva, quella sedia DOVEVA restare sempre là.

Insomma... spostata la sedia, mi sono reso conto che avrei potuto spostare anche tutti gli ostacoli e i paletti presenti nella mia testa con cui sono talmente abituato a convivere che do per scontato dovermi "scontrare" continuamente. Ma basterebbe davvero un niente per eliminare molti di quelli che chiamiamo problemi.
Il punto è che non siamo in grado di vedere "alternative" perchè il "solco" ci tiene prigionieri e la nostra mente si fossilizza in quei canali...

PS: Se il Bibliotopo frugasse nell'etimologia di abitudine... abit- come habitat... o anche come abito... vestito che indossiamo... uhm... se "indossiamo" la realtà, poi questa cambia forma e noi restiamo invece con l'abito vecchio....
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Vecchio 25-10-2006, 09.55.25   #2
Uno
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Solchi..... che siano mentali o meno come di ri-solve la faccenda?

ne possiamo saltare fuori.... ma poi o ci allontaniamo, sempre se siamo capaci di non continuare a girare in tondo, oppure ci ricadiamo dentro no?
E.... è possibile che cadiamo in quelli fatti da altri? Se fosse così allora non sarebbe un atteggiamento responsabile semplicemente andarsene (anche potendo) e comunque poi ci troveremo davanti agli altrui canali.

Ah... i solchi nella loro costruzione ci seguono.... (come nell'aratro) quando ne vediamo gli effetti l'azione prodotta è già passata (come tutto) e ci rallentano nel movimento.

Se fossero retti (anche se poi costretti a girare al limite del fondo coltivabile) invece che concentrici poeticamente creerebbero la fertilità, il movimento (dell'agente... del contadino... del seminatore) in un disegno che copre tutta la superficie e non gli stessi solchi... se avete mai osservato un campo arato capite cosa intendo..... non è terra battuta ma non ha solchi.

Ok andiamo ad arare....


Ovviamente non ho coperto tutti gli aspetti di qusta faccenda, vediamo se qualcuno da altri spunti....
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Vecchio 25-10-2006, 12.01.43   #3
griselda
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Ho fatto un corso l'unico della mia vita in cui si parlava di bubble confort insomma un cerchio dentro il quale si sta bene che non ci espone ma ci tiene costretti nel suo confort.
Quindi dovremmo imparare a arare il campo, che diventa omogeneo.
Il contadino se passase sempre sullo stesso solco non riuscirebbe a seminarlo tutto. Quindi noi dovremmo ad ogni esperienza spostarci di un poco per poter arare un'altro pezzo di terra, poi arrivati alla fine del campo spostarci di nuovo per arare un'altra striscia e così via. Alla fine avremo tracciato tanti solchi che nell'insieme avranno allargato la nostra bubble confort e avremo una visione uniforme dell'insieme ed un campo (di visione) allargato.
Ho capito qualcosa o sono andata fuori dal seminato?
griselda non è connesso  
Vecchio 09-11-2006, 11.48.43   #4
Sole
Conosce ogni vicolo
 
Data registrazione: 31-08-2005
Messaggi: 5,653
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La vostra lingua vi fa dire le parole a cui l'avete abituata
(Hazrat Alì)

Volevo aprirne un tread in "aforismi", ma a pensarci bene bene sta meglio qui.

In una frase un riassunto di almeno tre concetti (quelli che vedo almeno):

tacere (ed è implicito nella frase il perchè);
non esprimere emozioni negative (dagli insegnamenti di Gurdijeff);
modificare le abitudini con l'osservazione.

Fermiamoci alle abitudini il resto mi sembra una naturale conseguenza.. credo.
Si diceva sopra che siamo abituati ad avere certi atteggiamenti verso qualcosa, molto spesso nn siamo noi a tirare fuori parole o modi di fare ma è la progressiva ripetuta azione che si manifesta meccanicamente creando così un solco nel quale ricadiamo (se mai ne uscissimo) (che molto spesso non ci appartiene ma l'abbiamo imparata meccanicamente negli anni da altri) se non cerchiamo di porre attenzione o se non ci opponiamo con una scelta o se nn muoviamo il terreno tanto da non renderlo piatto ma mosso pur senza solchi. Un continuo movimento... l'ho interpretata così.

Capita di arrabbiarsi abitualmente davanti ad una situazione ma se ci Osserviamo internamente, realmente non siamo arrabbiati, qualcosa ci fa esserlo esteriormente e ci convinciamo essere in quello stato e il tutto accade meccanicamente. Siamo abituati ad avere paura in un vicolo buio, ad avere fame alle 13.00, ad arrabbiarci se qualcuno passa al semaforo sulle strisce ecc ecc..

In altre parole contare fino a 10 nn serve a calmarsi ma a cercare di uscire dal solco.
Sole non è connesso  
Vecchio 09-11-2006, 11.59.41   #5
Sole
Conosce ogni vicolo
 
Data registrazione: 31-08-2005
Messaggi: 5,653
Predefinito

C'è da fare una considerazione però.
Quando si inizia a cercare di cercare (scusate il gioco) l'abitudine il rischio di cadere invece nella repressione di questa è alto. A questo proposito riporterei a questa altra discussione che chiarisce bene alcune cose.

Sole non è connesso  
 


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