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Vecchio 04-01-2007, 12.20.37   #1
RedWitch
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Mi piacerebbe provare a vedere l'argomento "attaccamento" sotto due diversi punti di vista: verso le persone e verso le "idee".

Quando conosciamo qualcuno, e troviamo affinità, può succedere che l'affetto che proviamo verso questa persona, si trasformi in qualcosa di più difficile da gestire: un attaccamento , per cui vorremmo che la persona in questione fosse nostranostranostra ... Cerchiamo quindi un rapporto esclusivo, e se in questo rapporto interviene una terza persona, che ci porta via l'esclusività... soffriamo.
In qualche modo, vorremmo "possedere" l'altro, come fosse una cosa di nostra proprietà.. e generiamo un rapporto insano, e di solito, il risultato che si ottiene è l'allontanamento dell'altro.

Sotto un altro punto di vista, capita che se crediamo di conoscere qualcosa, ci attacchiamo all'idea che abbiamo di essa, e se ci viene proposto un altro modo di vedere la stessa cosa, succede che restiamo ancorati all'idea che ne abbiamo, chiudendo così ogni possibilità di crescita, di ampliare il nostro punto di vista perchè "quella cosa io la so!" (come no )... Anche questo alla fine può essere visto come un possedere qualcosa che in realtà non è nostro..

allora possiamo vedere l'attaccamento come "possesso verso" persone, concetti.. il renderci conto che non è possibile possederli... potrebbe forse essere un primo passo per un'apertura diversa...
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Vecchio 04-01-2007, 14.15.49   #2
Kael
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Le cose che possiedi... finiscono col possederti...

In realtà è dunque il contrario - se voglio possedere una persona, un'idea, o un oggetto - è la persona, l'idea, o l'oggetto stesso che stanno possedendo me... Non sono libero. Sono attaccato ad esse, o come è stato detto altrove, mi "sciolgo" verso di esse, mi attirano troppo...

Se smetto di farmi possedere, allora smetterò anche di voler possedere...
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Vecchio 04-01-2007, 15.10.23   #3
Uno
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allora smetterò anche di voler possedere...
e possiederò
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Vecchio 04-01-2007, 15.29.54   #4
griselda
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Beh io sono molto lontana dal non attaccamento. Conosco una persona e mi affeziono. A voglia a dire che non si fa, per ora è così. So che riempie dei vuoti ecco perchè mi ci attacco, però cerco nel frattempo di vedere quali siano. Certo non devo far la sanguisuga rendermi conto che non è mia che ha le sue esigenze che ha bisogno dei suoi spazi e che anche quando non è come, non lo fa perchè ha deciso che non più mia amica.... se ne soffrò mi farà bene, sentirò quanto le sono affezionata e dovrei godere molto di più quando sono con lei ed esaltare quel momento che lo riempie di noi.
Come quando siamo innamorati vorremmo stare sempre insieme e poi questo stare continuamente insieme soffoca tutto, non rimanendo più lo spazio per quello che siamo e prima o poi cercheremo il modo di ritrovarlo e allora finirà tutto. Noi è quel momento vissuto a pieno che poi va e deve ritornare ad essere un io. La sofferenza mantiene alto il desiderio nella nostra meccanicità.
Ora dopo tutte queste parole qualcuno mi spiega come posso riempire i vuoti senza appropriarmi dell'altro?
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Vecchio 04-01-2007, 17.40.45   #5
Astral
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Quando ti lasci con qualcuno o ti muore qualcuno, non significa che la mancanza ci faccia cosi del male, da pensare che si soffre di attaccamento.

Non siamo di Marmo di Carrara, è normalissimo e dovrebbe essere cosi che quando qualcuno ci lascia, bisogna un attimo riassestarsi, anche perchè se ne va anche il legame con quella persona, o meglio cambia modalità.

L'attaccamento invece mi sembra sinonimo di dipendenza, il bambino si attacca alla gonna della mamma perchè dipende da lei.

Una sanguisuga si attacca, perchè dipende dal tuo sangue.

Quindi se mi attacco ad una persona perchè quella rappresenta delle parti di me non risolte o credo di non poter continuare senza di lei, no.

Sopratutto non si può basare l'essere felici o meno, in base a quella persona o a quell'oggetto.

La vera libertà può consistere anche nel dover ritrovare la felicità, dopo aver perso un lavoro, dopo aver perso una persona, e renderci conto che forse dentro dentro, siamo anche contenti di questa perdità, perchè sentiamo che stiamo riprendendo libertà, agiamo veramente noi stessi.

Non so se mi sono spiegato bene, non voglio dire che si deve essere impassibili e fregarsene se qualcuno muore o ci si lascia.

Sto soltando dicendo che si può essere sensibili a ciò che succede, si vive questa separazione apparente, ma poi bisogna considerare l'indipendenza.

Sinceramente una persona che mi dice: io dipendo da te, tu sei tutto per me, a me farebbe un po' pena, significa che senza di me è nulla, e cosa succede se dovessi mancare?

Dietro questo atteggiamento, piu che amore, c'è grande insicurezza e attaccamento appunto.

Il fatto che qualcuno ti manchi va bene quando vissuto, come consapevolezza del rendersi conto di quante volte diamo per scontato ciò che abbiamo e ce ne accorgiamo quando ce ne separiamo.

Questo deve portare riflessione, non disperazione.
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Vecchio 04-01-2007, 18.57.58   #6
griselda
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Mi piacerebbe provare a vedere l'argomento "attaccamento" sotto due diversi punti di vista: verso le persone e verso le "idee".

Quando conosciamo qualcuno, e troviamo affinità, può succedere che l'affetto che proviamo verso questa persona, si trasformi in qualcosa di più difficile da gestire: un attaccamento , per cui vorremmo che la persona in questione fosse nostranostranostra ... Cerchiamo quindi un rapporto esclusivo, e se in questo rapporto interviene una terza persona, che ci porta via l'esclusività... soffriamo.
In qualche modo, vorremmo "possedere" l'altro, come fosse una cosa di nostra proprietà.. e generiamo un rapporto insano, e di solito, il risultato che si ottiene è l'allontanamento dell'altro.

Sotto un altro punto di vista, capita che se crediamo di conoscere qualcosa, ci attacchiamo all'idea che abbiamo di essa, e se ci viene proposto un altro modo di vedere la stessa cosa, succede che restiamo ancorati all'idea che ne abbiamo, chiudendo così ogni possibilità di crescita, di ampliare il nostro punto di vista perchè "quella cosa io la so!" (come no )... Anche questo alla fine può essere visto come un possedere qualcosa che in realtà non è nostro..

allora possiamo vedere l'attaccamento come "possesso verso" persone, concetti.. il renderci conto che non è possibile possederli... potrebbe forse essere un primo passo per un'apertura diversa...
L’attaccamento si può vedere anche come una cuccia comoda. Non ci deve mettere più in discussione, è come una bella o brutta abitudine nella quale ci si sta comodi.
Sono attaccata alla mia poltrona perché ci sto comoda chissà se quell’altra mi darebbe la stessa comodità?
Sono attaccata a quella persona perché ci sto bene mi sento a mio agio ma con quante altre persone potrei provare le stesse cose? Tante ma bisognerebbe spendersi.
Sono attaccata a quella idea perché mi ha dato dei risultati magari sono anche minimi però staccarmi da quella vorrebbe dire lavorare di nuovo per vedere se un’altra idea mi potrebbe dare diversi risultati magari migliori o magari anche peggiori meglio stare al calduccio qui.
Sono attaccata al mio lavoro perché ho messo tanto per raggiungere la posizione che occupo, ecco che dovrei ricominciare daccapo e non ho voglia. Magari potrei migliorare ma chi me lo fa fare? Meglio qui che chissà dove.
Sono attaccata ai miei genitori perché sono le mie radici…
Staccarsi vuol dire entrare nel mondo uscire dal comodo caldino di casa propria e mettersi in gioco.
Sono attaccata agli affetti perché mi tengono caldo il cuore e senza affetti mi sento al freddo perché per farsi amare bisogna spendersi e si fa fatica.
Sono attaccata a tutto ciò che mi fa stare ferma attaccata come una sanguisuga perché li mica faccio fatica una succhiatina evvia.
Detto ciò non è che ho risolto l’attaccamento e lo strappo che si sente ogni qualvolta avviene questo “staccamento” ma credo ci si possa lavorare per trovare un modo sano di vivere la cosa.
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Vecchio 04-01-2007, 19.40.55   #7
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Ora dopo tutte queste parole qualcuno mi spiega come posso riempire i vuoti senza appropriarmi dell'altro?
e provare a considerare l'ipotesi di non appropriarsi dell'altro anche a costo di non colmare i vuoti?
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Vecchio 05-01-2007, 15.05.13   #8
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e provare a considerare l'ipotesi di non appropriarsi dell'altro anche a costo di non colmare i vuoti?
Tu l'hai messa sotto forma di domanda ma io sinceramente ci voglio provare, ci vorrà tempo ma spero di tornare qui tra un po' a raccontare cosa ne ho tratto.
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Vecchio 05-01-2007, 15.44.51   #9
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mah sintetizzerei così...
chi amando lascia liberi ama davvero
chi amando pone vincoli non ama
ma lega per puro egoismo....
presente le frasi famose?
"ecco con tutto quel che ho fatto per te"
"tu non mi vuoi bene"
(intanto pensa tu a volergliene)
per le cose è lo steso....quante volte non butto
una cosa perchè "mi potrebbe servire"
e ogni volta che apro quell' armadio la
ritrovo inutilizzata....e cos' si riempie casa di inutilità...
l' attaccamento..credo sia un modo "insano" di
accumulare...affetto..cose...persone....
per le idee dici? ebbe in quel caso è come quel
tizio che dice "io non cambio idea"...oppure "io
sono fatto così" ... e che vuol dire? che hai la
verità assoluta?...ho i cassetti con ancora del
ciarpame...ma se capisco...sento.. che ci sono
altri modi per vedere le cose...eccome cambio idea...


azz vado a cercare un buon sta-ccamento..
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Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 05-01-2007, 16.59.28   #10
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azz vado a cercare un buon sta-ccamento..
Si chiama solve-nte e non lo scrivo per correggere te ma per evidenziare una parola che ha un'analogia con altri processi
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Vecchio 05-01-2007, 22.09.57   #11
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Si chiama solve-nte e non lo scrivo per correggere te ma per evidenziare una parola che ha un'analogia con altri processi
si lo so ...anche perchè era il mio solito modo di far
battute anche nel serio...

solvente..
cioe ammorbidire...sciogliere...e poi dissolvere...

quindi per "staccarsi" bisogna sciogliere..tho guarda qui.. si sciolgono anche i nodi!!!! i nodi che usiamo per
legare...trattenere....

giusto si?
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Vecchio 05-01-2007, 23.45.42   #12
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ehssì, si sciolgono i nodi... e anche gli agglomerati, per esempio di piccoli io... i complessi...
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Vecchio 08-10-2007, 19.55.33   #13
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ehssì, si sciolgono i nodi... e anche gli agglomerati, per esempio di piccoli io... i complessi...
Sempre con la ricapitolazione?...o ci sono altri metodi...provo a fare una ricerca su "solvente"nel forum,per vedere se magari ne avete parlato altrove...
La domanda intanto la faccio ed è rivolta a tutti,anche se Ray resta una fonte di ispirazione costante ...
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Vecchio 08-10-2007, 23.02.26   #14
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Beh anche, ma solvente in qualche modo è ciò che scalda... che scalda abbastanza da portare allo stato "liquido". Quindi tutto ciò che fa attrito è in qualche modo solvente, tutto ciò che fa "fastidio", o "sofferenza volontaria" non intendo infilarsi gli spilloni... è sempre una specie di fastidio o quella sofferenza che viene dallo sforzo, sempre volontario. Sforzo può essere privarsi apposta di soddisfare un bisogno (che poi serve anche a capire se posso continuare o devo mediare), sforzarsi di andare contro se stessi, come per le abitudini eccetera eccetera...
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Vecchio 14-08-2008, 23.16.31   #15
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Si chiama solve-nte e non lo scrivo per correggere te ma per evidenziare una parola che ha un'analogia con altri processi
Quali?


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Beh anche, ma solvente in qualche modo è ciò che scalda... che scalda abbastanza da portare allo stato "liquido". Quindi tutto ciò che fa attrito è in qualche modo solvente, tutto ciò che fa "fastidio", o "sofferenza volontaria" non intendo infilarsi gli spilloni... è sempre una specie di fastidio o quella sofferenza che viene dallo sforzo, sempre volontario. Sforzo può essere privarsi apposta di soddisfare un bisogno (che poi serve anche a capire se posso continuare o devo mediare), sforzarsi di andare contro se stessi, come per le abitudini eccetera eccetera...
Vorrei verificare se ho capito e chiedere se per solvere un attaccamento in sintesi,bisogna usare la frizione che si crea nel non veder/sentire corrisposto il desiderio, a volte anche brama, di trarre a se qualcuno etc..
Come dire che se mi attacco a Tizia, per liberarmi dalla prigionia in cui una parte di me si è cacciata meccanicamente,dovrei agire in modo diverso dal solito,scegliendo volontariamente (con Volontà) una possibilità alternativa a quella più automatica..

Ci si accorge di aver sciolto dopo?
che succede se lo sforzo è andato a buon fine?
(domande cassandrine lo so)

cassandra non è connesso  
Vecchio 14-08-2008, 23.42.49   #16
Sole
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Immagino che intendesse il Solve et Coagula, citazione che si usa in Alchimia per definire quel processo in cui letteralmente si scioglie qualcosa in noi, si liquefà diventa liquida una struttura che era rigida e ferma.. anche fredda, per rifarmi al calore che diceva Ray. Pensa ad un cubetto di ghiaccio che resta nella sua forma finchè uno stridio non lo riscalda e si scioglie per poi cambiare forma e ricristallizzarsi in altro. Quando sei quell'altro ti accorgi che non sei più quello di prima ma allo stesso tempo lo contieni perchè la materia è sempre la stessa solo sempre più fina.
Sperando di non averti confuso maggiormente le idee, direi che il calore che genera una opposizione ad esempio ad una abitudine, a qualcosa verso cui ci sentiamo costretti, fa sì che ci si possa avvicinare a conoscere la forma del ghiaccio, continuare a frizionare il ghiaccio (l'abitudine o l'attaccamento in questo caso) pian piano lo scioglie.




Citazione:
che succede se lo sforzo è andato a buon fine?
Che fai un altro giro in giostra.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
Sole non è connesso  
Vecchio 14-08-2008, 23.47.45   #17
Sole
Conosce ogni vicolo
 
Data registrazione: 31-08-2005
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Ah, il Vitriolo è un ottimo solvente oltre che veleno micidiale e non per niente viene usato in alchimia come acronimo:V.I.T.R.I.O.L. (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem).
Quindi lo scioglimento avviene anche, se non soprattutto, per ricapitolazione.

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