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Vecchio 14-01-2007, 14.21.51   #1
Kael
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Predefinito I Complessi

Si sente parlare spessissimo di complessi in psicologia, ma cosa sono?
Jung diceva che tutti sappiamo di avere dei complessi... ma che i complessi hanno noi è cosa ben meno nota...

Complesso sta a rappresentare un "raggruppamento", come un complesso musicale o residenziale... un'alta "concentrazione" di termini. La parola com-plesso significa letteralmente "legato, attorcigliato insieme" (da cui deriva anche com-plicato) e si potrebbe quindi rappresentare con il concetto di idea fissa.
Chi ha un complesso di inferiorità ad esempio, ha l'idea fissa di essere inferiore. Tutti i suoi pensieri vanno in quella direzione, si legano insieme e danno origine al complesso... Termini questi che altrove sul forum, vengono definiti "cristallizzazioni, abitudini, coagulazioni o solchi", ma stanno a rappresentare la medesima cosa.

Quando si scopre di avere un complesso, di qualunque tipo esso sia, bisognerebbe pertanto cercare di scioglierlo... solverlo... slegarlo... Ma ciò non è facile se i pensieri vanno da soli, fuori dal nostro controllo, e la prima cosa da fare sarebbe quella di prenderne il comando...
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Vecchio 14-01-2007, 14.41.03   #2
Astral
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a pensare ad un complesso, mi viene alla mente un immagine di un filo attorcigliato di nodi, molto spesso ci sono dei nodi che hanno la prorità nel dover essere sciolti, o non si può proseguire lo scioglimento della rete.

Altri complessi invece possono essere sciolti iniziando dai nodi più piccoli e via, via arrivando a quelli piu salienti.

Credo che quando abbiamo un complesso, come giustamente è stato detto " idea fissa", lo proiettiamo spesso intorno a noi.

Riprendo quello che ha detto Kael, se mi sento inferiore, basta poco perchè qualcuno dice qualcosa ( anche non intenzionale) per farmi vibrare dentro un energia che mi ricorda il complesso.

Una volta avevo un professore che aveva il complesso del senso di colpa, una volta me ne sono uscito soltanto dicendo che non potevo continuare a lavorare, perchè il corso non forniva materiale di studio.

E' andato su tutte le furie minacciandomi di sbattermi fuori, e che ero un ingrato perchè lui ci aveva dato tutto, e ora lo stavo accusando.

Un altra volta invece con astio a ripreso la classe perchè nessuno ha scritto il suo nome in ricordo dell'insegnamento che dava....

Questo è un esempio che più il complesso è forte e radicato, più basta poco per tirarlo fuori e ci condiziona molto...

Il primo passo è sicuramente cercare di capire di quale complesso soffriamo, e bene o male credo che questo argomento riguardi tutte le persone.

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Vecchio 15-01-2007, 15.31.52   #3
cometa
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Predefinito i complessi

Ciao Kael sono Cometa, hai ragione quando dici che se una si accorge di avere un complesso, quindi una serie di pensieri e azioni che sembrano spuntare dal nulla dovrebbe prenderne il controllo ma, in questo caso si verifica il paradosso di cui parla giustamente Jung succede che più cerchi di controllare queste dinamiche più ne sei controllato: in sostanza è il complesso a possedere te! Secondo me questo succede perchè l'origine dei vari complessi il famoso "nocciolo primario" è da ricercarsi nell'infanzia che è un'età di cui spesso non si ha molta memoria, quindi ci si ritrova adulti con tutta una serie di pensieri e azioni che sembra vadano "per i fatti loro" sembra che non abbiano un nesso logico con la realtà che si vive in effetti come si dice "il nesso c'è ma non si vede" perchè l'energia che ha generato la serie di pensieri e azioni che sembrano incontrollabili coscientemente da adulti è rimasta legata a qualcosa da chiarire nel passato.A volte ci si sente inadeguati nei confronti di una situazione e non si capisce il perchè o, può succedere che spuntino fuori delle paure strane che all'apparenza non c'entrano nulla in effetti non è così.
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Vecchio 15-01-2007, 17.11.48   #4
RedWitch
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Il complesso dunque si manifesta con un'idea fissa, che torna ogni qualvolta, si verifichi qualcosa che ci rimanda ad esso..

Se ho l'idea fissa di "essere inferiore", mi pongo in quella condizione verso gli altri, inevitabilmente ogni volta che vedrò un riferimento a questo, alimenterò il complesso, vedrò ovunque persone che mi fanno sentire inferiore, quando in realtà sono io che mi sento tale..
Come diceva Astral più il complesso è radicato e più ci condiziona, e Kael diceva che la prima cosa da fare sarebbe prendere il controllo dei pensieri.. per non essere posseduti dal complesso stesso e dai pensieri che genera.. ma finchè esiste il nodo, per quanto si cerchi di controllare i pensieri che si scatenano, io credo che inevitabilmente in qualche modo questi risaliranno..
Insomma credo non sia sufficiente, nemmeno all'inizio tentare di controllare i pensieri che affiorano, se non faccio niente altro..per esempio prendere coscienza del fatto che ho un problema, nel relazionarmi ad esempio, iniziare a guardarlo realmente, potrebbe essere un inizio.. e provare a vedere come il complesso agisce su di me..
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Vecchio 15-01-2007, 18.00.44   #5
cometa
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Ciao RedWitch, ti ringrazio per il benvenuto, penso che tu abbia proprio regione secondo me il primo passo per non essere controllati dai complessi è quello di ammetterli e cominciare a familiarizzarci, cercare di capirlo e non di negarlo perchè la negazione secondo non porta altro che a negare di conseguenza una parte di se stessi è come un vivere un pò monchi e un pò cechi...Accettare il complesso e capirlo vuol dire anche avere coscienza dei propri limiti individuali di cosa si è o non si capaci di fare, perchè secondo me alcuni complessi nascono anche dal fatto che ci si considera onnipotenti e quindi si pensa di poter fare tutto e allora uno si pone degli obiettivi che magari non sono adatti alla propria personalità quindi quando si fallisce ci si sente inferiori o incapaci nei confronti degli altri che forse non sono nè inferiori nè superiori ma semplicemente hanno capito i loro limiti e si sono posti degli obiettivi per loro raggiungibili. Per esempio io soffro di vertigini quindi non mi azzarderei mai a voler fare la scalatrice(a malapena riesco a guardare giù quando sto a un primo piano!)sicuramente se invece me lo ponessi come obiettivo fallirei ma non perchè sono incapace semplicemente perchè ho questo limite....
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Vecchio 15-01-2007, 18.55.28   #6
RedWitch
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Ciao RedWitch, ti ringrazio per il benvenuto, penso che tu abbia proprio regione secondo me il primo passo per non essere controllati dai complessi è quello di ammetterli e cominciare a familiarizzarci, cercare di capirlo e non di negarlo perchè la negazione secondo non porta altro che a negare di conseguenza una parte di se stessi è come un vivere un pò monchi e un pò cechi...
Ciao Cometa
sono d'accordo quando dici che negare di avere un problema (complesso), significa negare una parte di noi stessi.. non voler vedere qualcosa che non ci piace, è a mio parere un modo per difendersi.. ma se ci difendiamo da noi stessi, diventa molto difficile riuscire a conoscerci davvero..

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Accettare il complesso e capirlo vuol dire anche avere coscienza dei propri limiti individuali di cosa si è o non si capaci di fare, perchè secondo me alcuni complessi nascono anche dal fatto che ci si considera onnipotenti e quindi si pensa di poter fare tutto e allora uno si pone degli obiettivi che magari non sono adatti alla propria personalità quindi quando si fallisce ci si sente inferiori o incapaci nei confronti degli altri che forse non sono nè inferiori nè superiori ma semplicemente hanno capito i loro limiti e si sono posti degli obiettivi per loro raggiungibili. Per esempio io soffro di vertigini quindi non mi azzarderei mai a voler fare la scalatrice(a malapena riesco a guardare giù quando sto a un primo piano!)sicuramente se invece me lo ponessi come obiettivo fallirei ma non perchè sono incapace semplicemente perchè ho questo limite....
Un limite individuale, io credo che con la volontà vera, possa essere superato.. mi spiego.. poniamo l'esempio che hai fatto tu: soffro di vertigini e al primo piano sto male.. è chiaro che se mi pongo come obiettivo di diventare subito uno scalatore, sarà ben difficile che io possa farlo .. pero'... posso invece lavorare, per tentare di superare questo "limite", andando subito sotto ad esso.. intendo che se al primo piano ho le vertigini, ma ogni giorno salgo al primo piano e guardo giù, piano piano la situazione cambierà.. la mia resistenza aumenterà di giorno in giorno, fino a quando al primo piano non avrò più le vertigini.. in questo modo ho "spostato" il mio limite.. non sono uno scalatore, ma ho fatto qualcosa per superare il problema, altrimenti, se resto ferma, non avrò mai la possibilità di farlo..poi se desidero diventare veramente uno scalatore, dovrò allenarmi al secondo piano e via così.. un passo per volta... pero' si puo' fare
Chiedo scusa, sono uscita dal tema "complessi" ma se puo' servire...

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Vecchio 15-01-2007, 19.34.06   #7
cometa
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Sono daccordo conte assolutamente alcuni limiti vanno affrontati e superati altrimenti si rimane statici e non ci si mette mai alla prova, però a volte ci sono delle situazioni nelle quali (non è il caso delle vertigini perchè hai ragione che sono,forse,superabili)ci si "imbriglia" pur sapendo che probabilmente stonano con quello che si è o che si cerca, in questo caso può capitare di sentirsi a disagio o inadeguati e di conseguenza di aver fallito.Secondo me bisognerebbe quasi sempre dare retta all'istinto,perchè ci porta il pìù delle volte a scegliere le situazioni che più ci "calzano", spesso la razionalità ci indirizza su ciò che è più opportuno socialmente o monetariamente ma, che che non è detto che vada bene per stare bene con se stessi veramente.
Mi sa che sono andata fuori tema pure io.......
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Vecchio 15-01-2007, 21.14.39   #8
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ciao Cometa...benvenuta....
direi più all' intuito che all' istinto.....l' istinto è quel qualcosa che ti fa sobbalzare...più legato alla sopravvivenza....e non sempre ti fa fare la cosa giusta..
l' intuizione ...invece....è come una lampadina che si accende
nel buio e ti permette...vedendo ciò che hai davanti...di fare la cosa giusta....

per tornare al complesso....non sempre è "nostro" ma
indotto...(tornando all' infanzia...a furia di sentirsi dare
del buon a nulla...ci si convince di esserlo veramente)
ciò non toglie le nostre responsabilità ..come dice Red..
di riconoscerle...accettarle e lavorarci per superarle...

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la serenità di accettare
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Vecchio 15-01-2007, 22.21.43   #9
cometa
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Hai ragione Era, l'istinto è qualcosa di molto più primitivo, mi è piaciuta la definizione che hai dato dell'intuito.....sull'indotto è proprio quello che intendevo dire nel senso che bisogna risalire alle radici di ciò che poi diventa,pur essendo indotto, qualcosa che si pensa sia nato con noi, talmente è radicato....Più è radicato il complesso e più costa fatica affrontarlo ma, per esperienza personale nel momento in cui si supera ci si "espande" dentro si sente di avere veramente una marcia in più di cui non si era a conoscenza....
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Vecchio 15-01-2007, 23.01.58   #10
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Secondo me questo succede perchè l'origine dei vari complessi il famoso "nocciolo primario" è da ricercarsi nell'infanzia che è un'età di cui spesso non si ha molta memoria, quindi ci si ritrova adulti con tutta una serie di pensieri e azioni che sembra vadano "per i fatti loro" sembra che non abbiano un nesso logico con la realtà che si vive in effetti come si dice "il nesso c'è ma non si vede" perchè l'energia che ha generato la serie di pensieri e azioni che sembrano incontrollabili coscientemente da adulti è rimasta legata a qualcosa da chiarire nel passato.
Concordo col fatto che spesso il "nocciolo primario" è da ricercarsi nell'infanzia. Dico spesso perchè non è sempre così... per esempio, siamo in grado di costruirci complessi anche dopo e bellamente di "dimenticarcene" il motivo.

Quel che invece vorrei sottolineare, perchè da come lo dici non lo capisco bene, è la connessione tra complessi e "pensieri che vanno per conto loro".
Certamente se c'è un complesso ci sono anche pensieri da lui guidati, meglio dire attratti forse, e che tendono tutti a ridondare una certa forma e un certo contenuto, però non è vero l'opposto, cioè se abbiamo pensieri che vanno per conto loro non necessariamente ciò è dovuto ad un complesso. Se fosse diversamente vorrebbe dire che, in assenza di complessi o una volta "sciolti" tutti i complessi, i pensieri incontrollati sparirebbero del tutto, oppure che l'energia (nel senso di fatica) necessaria per dominarli cali.

Come dire che lo scioglimento dei complessi non porta al dominio automatico dei pensieri... per quello ci si deve avvicinare all'individuazione (per restare con Jung)... per il dominio completo (non solo indirizzarli ma anche farli) non basta avvicinarcisi.

Uhm, rileggendo mi rendo conto che può risultare difficile immaginarsi una mente senza complessi ma non individuata (tutt'uno) e che non sia frammentata del tutto... mi riferisco alla definizione classica di complessi, ovvero ad un "agglomerato" di energie psichiche, un centro magnetico, in grado (per forza e grandezza) di rivaleggiare con l'io.
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Vecchio 15-01-2007, 23.36.18   #11
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Come dire che lo scioglimento dei complessi non porta al dominio automatico dei pensieri... per quello ci si deve avvicinare all'individuazione (per restare con Jung)... per il dominio completo (non solo indirizzarli ma anche farli) non basta avvicinarcisi.
Se ho capito bene quello che dici, lo scioglimento dei complessi aiuta ,ma è l'avvicinamento all'individuazione (all'Io),che ci permette quasi di padroneggiare i pensieri che scappano per conto loro.. e che solo al raggiungimento dell'individuazione si possono davvero padroneggiare .

Non capisco bene questo passaggio:

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Uhm, rileggendo mi rendo conto che può risultare difficile immaginarsi una mente senza complessi ma non individuata (tutt'uno) e che non sia frammentata del tutto... mi riferisco alla definizione classica di complessi, ovvero ad un "agglomerato" di energie psichiche, un centro magnetico, in grado (per forza e grandezza) di rivaleggiare con l'io.
Una mente senza complessi puo' non essere individuata (e) ma anche frammentata del tutto? significa completamente fuori controllo?

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Vecchio 16-01-2007, 00.11.32   #12
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Se ho capito bene quello che dici, lo scioglimento dei complessi aiuta ,ma è l'avvicinamento all'individuazione (all'Io),che ci permette quasi di padroneggiare i pensieri che scappano per conto loro.. e che solo al raggiungimento dell'individuazione si possono davvero padroneggiare .

Non capisco bene questo passaggio:



Una mente senza complessi puo' non essere individuata (e) ma anche frammentata del tutto? significa completamente fuori controllo?

Circa. Dicevo che il controllo sul flusso dei pensieri, normalmente incontrollato, e la direzione dei pensieri in direzioni decise e non subite si inizia ad avere anche prima se ci si fa fatica sopra. Chiaramente sarà una cosa parziale, tanto parziale quanto siamo "spezzettati" ma anche da quanto poca energia disponiamo per la bisogna.
Quel che intendevo per cui è necessaria l'individuazione secondo me è la loro costruzione... noi normalmente trasformiamo se ci va bene.

Si più o meno quello intendevo. Data la definizione di complesso che indica un insieme di piccoli io (per usare Gurdj) abbastanza grosso e forte da rivaleggiare con quello della coscienza (o pseudo tale) possiamo immaginare una mente senza complessi veri e propri ma con tantissimi io o piccoli insiemi di io sparsi. A sto punto siamo di fronte ad una mente frammentata. Chiaramente in questo caso il nucleo della coscienza è troppo tenue, debole, per attrarre il resto, in caso contrario vorrebbe dire che si unisce da se prima o poi...
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Vecchio 17-01-2007, 14.49.15   #13
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Ciao Ray, rieccomi quà,l'altra sera non sono riuscita a capire quello che volevi dire, anche perchè ero un pò "lessa".Riguardo ai pensieri che "vanno per i fatti loro", parlavo di quell'insieme di dinamiche ovviamente legate al complesso non riconosciuto e di conseguenza tutto ciò che si scatena da esso viene visto come qualcosa che non ci appartiene a volte anche "strano",come diceva Kael i pensieri vanno da soli, fuori dal nostro controllo. Secondo me quindi lo scioglimento del complesso ci aiuta nel processo di individuazione perchè ci fa conoscere una parte di noi stessi e ci fa capire che ci sono pensieri che sembrano slegati da ciò che viviamo solo perchè legati ad una serie di complessi che ci rifiutiamo di riconoscere.
Secondo me una mente senza complessi, è una mente individuata e, non può essere una mente frammentata in quando se così fosse ( se fosse frammentata) vorrebbe dire che qualcosa di non conosciuto all'interno di noi stessi attrae a sè una quantità di energia psichica che sfuggendo alla "conoscenza" dell'io cosciente pùò anche generare una sorta di frammentazione. Secondo me senza addentrarsi in patologie specifiche, il confine è molto sottile e, il fatto che ci si possa sentire "individuati" o "frammentati" dipende da quanto di noi accettiamo e quindi conosciamo e quindi integriamo in noi e da quanto invece non accettiamo e rimuoviamo pensando in questo modo di aver aliminato quell'aspetto che invece continua ad esistere ma non integrato coscientemente.
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Vecchio 17-01-2007, 19.51.32   #14
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Siamo individui (individuazione è il processo che porta all'individuo reale ) o frammentati, perchè comunque non ci possiamo sentire frammentati... siamo sempre convinti di essere individui.....
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Vecchio 19-01-2007, 14.18.35   #15
Kael
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Ciao Kael sono Cometa, hai ragione quando dici che se una si accorge di avere un complesso, quindi una serie di pensieri e azioni che sembrano spuntare dal nulla dovrebbe prenderne il controllo ma, in questo caso si verifica il paradosso di cui parla giustamente Jung succede che più cerchi di controllare queste dinamiche più ne sei controllato: in sostanza è il complesso a possedere te!
Ciao Cometa, in realtà è proprio perchè quasi tutti pensano di starle già controllando che non ci badano e NON sanno di esserne posseduti. Si crede sempre di essere noi a pensare, e mai di venire pensati.

Per il resto concordo, anche se piuttosto che "infanzia" io direi tutti i momenti di scarsa coscienza (quindi anche da adulti) per cui queste dinamiche prendono vita. E se si scopre di averle, cioè come dicevi tu dopo averle accettate, significa che la nostra coscienza si è "spostata" verso di loro, così da poter tentare adesso di controllarle.
Perchè noi siamo la nostra coscienza, e se la coscienza si spegne per un certo periodo e poi torna, noi abbiamo l'illusione che sia continua proprio perchè non possiamo essere "al di fuori" di essa. Quindi il nocciolo è appunto che l'uomo si sente sempre un individuo, che decide, pensa e parla, mentre invece tante volte se la coscienza si è allontanata un attimo non è "padrone" di quello che fa, anche se è convinto del contrario e spesso dice "è il mio carattere così..."

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