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Vecchio 31-03-2007, 13.29.51   #1
Uno
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Smile Ostacolatemi pure, mi fate un favore

Chi legge il titolo pensa: "Uno è diventato matto"
Questo thread si interseca con un'altro sulle avversità, quello che voglio far passare è che pur se non cerco le difficoltà apertamente, tutti quelli che vogliono fare qualcosa alla fine le cercano.
Se nuoto l'acqua mi fa da ostacolo all'avanzamento ma allo stesso tempo mi fa da appiglio per andare avanti.... nel vuoto non potrei muovermi.
L'acqua è un'esempio stupido... nella nostra vita umana fatta di relazioni con gli altri, altri individui sono il nostro ambiente sia di ostacolo che di appiglio, e uso la parola individui anche se chi fa da ambiente (come uscito anche in un'altra discussione) non è poi un individuo.
Scampare le difficoltà significa essere morti, significa crearne ad altri per la famosa invidia, sembra più facile fare l'ambiente (per non dire massa di pecoroni) invece che l'individuo.... siete sicuri che sia proprio così?

Certo...per la legge in cui per esserci il bello deve esserci il brutto etc etc.... l'ambiente ci deve essere per poter esserci degli individui ma nessuno vieta ad un'individuo di essere anche ambiente consapevole (ecco che ho dato un appiglio mentale a tanti rompi.... haha)

Dedicato ad un simpaticone che ha molto tempo libero (maniera gentile per dire che non un ........ da fare)
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Vecchio 31-03-2007, 15.09.29   #2
Lion
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Scampare le difficoltà significa essere morti, significa crearne ad altri per la famosa invidia, sembra più facile fare l'ambiente (per non dire massa di pecoroni) invece che l'individuo.... siete sicuri che sia proprio così?
Ma se alle difficoltà che andiamo incontro non sappiamo come affrontarle, come sappiamo da dove cominciare?
Forse è più facile fare l'individuo perchè si pensa di essere diversi e che quindi in qualche modo si sente il bisogno di distinguersi?


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Certo...per la legge in cui per esserci il bello deve esserci il brutto etc etc.... l'ambiente ci deve essere per poter esserci degli individui ma nessuno vieta ad un'individuo di essere anche ambiente consapevole (ecco che ho dato un appiglio mentale a tanti rompi.... haha)

Dedicato ad un simpaticone che ha molto tempo libero (maniera gentile per dire che non un ........ da fare)
Non so perchè ma mi sento tirato in ballo...
Ma come fa un individuo a sapere di essere tale e non uno che fa parte di una massa di pecoroni? Forse lo sente e basta, per istinto. E non ci può essere il rischio che un individuo, che consapevolmente diventa ambiente, in qualche modo possa restare intrappolato nella massa di pecoroni?
Quindi un individuo fa anche le stesse cose che fa la massa di pecoroni?
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Vecchio 31-03-2007, 15.43.08   #3
'ayn soph
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forse il titolo rendeva meglio mimetismo e individualismo.
solo allora si capirebbe l'individuo che fa la parte consapevole nella comunità.
anche perché credo che il fine sia quello di superare una massa critica composta di tanti individui per poter passare a..
ma questa è un'altra storia, già per l'altro iniziati qua.
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Vecchio 31-03-2007, 19.59.31   #4
Faltea
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A parer mio un ostacolo è correlato ad una meta, senza meta non vi è ostacolo.
Se sono massa non mi pongo mete, seguo la massa e ciò che fa la massa è il mio pensiero. Sono un "burattino" in mano al capo-massa. Che ostacoli incontrerei? Sono super protetta dalla massa, dal pensiero cumulativo, anche da un credo magari...
Se seguo la mia via, mi pongo mete personali che differiscono dalla massa e qui gli ostacoli arrivano a frotte... ma ogni ostacolo superato pone un'altra meta ed ogni meta superata porta ad uno stadio di elevazione intesa come conoscenza e bagaglio di esperienze maggiore...
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Vecchio 01-04-2007, 12.36.30   #5
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Ma se alle difficoltà che andiamo incontro non sappiamo come affrontarle, come sappiamo da dove cominciare?
Forse è più facile fare l'individuo perchè si pensa di essere diversi e che quindi in qualche modo si sente il bisogno di distinguersi?

Non so perchè ma mi sento tirato in ballo...
Ma come fa un individuo a sapere di essere tale e non uno che fa parte di una massa di pecoroni? Forse lo sente e basta, per istinto. E non ci può essere il rischio che un individuo, che consapevolmente diventa ambiente, in qualche modo possa restare intrappolato nella massa di pecoroni?
Quindi un individuo fa anche le stesse cose che fa la massa di pecoroni?
Basta provarci con una certa tenacia e senza arrendersi che poi in qualche modo impariamo ad affrontare le difficoltà.
Non è più facile fare l'individuo, sembra che costi meno fare il caprone... quindi pochi cercano la strada dell'individualità.... si preferisce seguire la corrente del fiume.... non rendendosi conto che comunque si deve cercare di stare a galla nell'acqua e che non nuotando non si può mai andare a riva per osservare i flussi.
D'altro canto chi sta sempre a riva non vive.
Si un individuo fa anche le stesse cose della massa... a volte in maniera diversa nella forma ma non è quello che conta.


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forse il titolo rendeva meglio mimetismo e individualismo.
Vabbeh il prossimo thread che apro ti chiederò che titolo mettere visto che non ti vanno mai bene

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A parer mio un ostacolo è correlato ad una meta, senza meta non vi è ostacolo.
Se sono massa non mi pongo mete, seguo la massa e ciò che fa la massa è il mio pensiero. Sono un "burattino" in mano al capo-massa. Che ostacoli incontrerei? Sono super protetta dalla massa, dal pensiero cumulativo, anche da un credo magari...
Se seguo la mia via, mi pongo mete personali che differiscono dalla massa e qui gli ostacoli arrivano a frotte... ma ogni ostacolo superato pone un'altra meta ed ogni meta superata porta ad uno stadio di elevazione intesa come conoscenza e bagaglio di esperienze maggiore...
Beh anche la massa ha le sue mete.... mete che vengono incartate e confezionate da alcuni ma ci sono.... alla fine queste mete, chiamiamole sociali, sempre confluiranno in mete.... non personali ma individuali (scusa la pignoleria ma sono cose diverse) solo che il giro è senz'altro più largo e molto spesso una vita non basta.
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Vecchio 01-04-2007, 15.50.11   #6
griselda
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Ci sono le avversità del mondo che influiscono sull’esteriore e le avversità che sempre dal mondo provengono ma per agire sull’interiore.
Se non hai un obiettivo certo non avrai nessuno ostacolo o cmq molto pochi perché vegeti.
Più alzi il range dei tuoi obiettivi e più dovrai lottare come quando nuoti se nuoti seguendo la corrente potrai cozzare contro altri oggetti che seguendo la corrente all’impazzata ti travolgeranno a caso.
Ma se nuoti controcorrente avrai molte più ostacoli e dovrai prima esserti allenato per affrontare la situazione ma potrai anche vedere gli ostacoli che stanno per venirti addosso perché il senso della marcia è opposto e la tua attenzione ti permette di vederli arrivare.
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Vecchio 03-04-2007, 12.39.14   #7
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Beh anche la massa ha le sue mete.... mete che vengono incartate e confezionate da alcuni ma ci sono.... alla fine queste mete, chiamiamole sociali, sempre confluiranno in mete.... non personali ma individuali (scusa la pignoleria ma sono cose diverse) solo che il giro è senz'altro più largo e molto spesso una vita non basta.
Si infatti, sopra esponevo il concetto che il singolo individuo facente parte della marmaglia non ha mete nel senso che ha le mete dettate dalla massa, di conseguenza non sono "sue" le condivide forse per noia o percché non si pone nulla di sensato, o....
Ovviamente intendo massa-marmaglia-pecoroni, esseri vaganti che si assogettano al moto del vento.....
Infatti ritengo siano loro che hanno maggiori problemi di fronte agli ostacoli, chi segue un percorso (religioso, sociale, ecc...) ritengo abbia un rapporto decisamente meno fatalistico nei confronti dell'ostacolo.
Più si sale meno lo si vede tale...
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Vecchio 03-04-2007, 22.53.28   #8
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Infatti ritengo siano loro che hanno maggiori problemi di fronte agli ostacoli, chi segue un percorso (religioso, sociale, ecc...) ritengo abbia un rapporto decisamente meno fatalistico nei confronti dell'ostacolo.
Più si sale meno lo si vede tale...
Forse chi segue un percorso ha un rapporto meno fatalistico verso un ostacolo, ma penso che nel momento in cui se lo trova davanti sembra più insormontabile della volta precedente, come se aumentasse in modo proporzionalmente diretto alla salita.
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Vecchio 03-04-2007, 23.02.15   #9
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Infatti ritengo siano loro che hanno maggiori problemi di fronte agli ostacoli, chi segue un percorso (religioso, sociale, ecc...) ritengo abbia un rapporto decisamente meno fatalistico nei confronti dell'ostacolo.
Più si sale meno lo si vede tale...




Citazione:
Forse chi segue un percorso ha un rapporto meno fatalistico verso un ostacolo, ma penso che nel momento in cui se lo trova davanti sembra più insormontabile della volta precedente, come se aumentasse in modo proporzionalmente diretto alla salita.
Credo cresca in funzione della crescita del proprio Essere, no?
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Vecchio 03-04-2007, 23.05.26   #10
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Forse chi segue un percorso ha un rapporto meno fatalistico verso un ostacolo, ma penso che nel momento in cui se lo trova davanti sembra più insormontabile della volta precedente, come se aumentasse in modo proporzionalmente diretto alla salita.
Penso che si riferisse alla Responsabilità Consapevole che risulta essere più gravosa della sola Responsabilità, quella deve calcolare tutti i rischi e le possibilità di un evento.
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Vecchio 03-04-2007, 23.17.08   #11
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[/i]Credo cresca in funzione della crescita del proprio Essere, no?
Sì certo
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Vecchio 04-04-2007, 13.52.56   #12
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[/i]



Credo cresca in funzione della crescita del proprio Essere, no?
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Sì certo
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Forse chi segue un percorso ha un rapporto meno fatalistico verso un ostacolo, ma penso che nel momento in cui se lo trova davanti sembra più insormontabile della volta precedente, come se aumentasse in modo proporzionalmente diretto alla salita.
Però dipende...
Mi ritengo sulla strada "dell'evoluzione spirituale/mentale/filosofica"...
(difficile da spiegare ciò che nemmeno io so classificare...)
ed ho notato che gli ostacoli che prima mi risultavano insormontabili, mi davano ansia, mi sballavano ora sono solo aria vuota camuffata a sembrare orrido inferno...
Cioè è più l'idea dell'ostacolo che nemmeno l'ostacolo stesso che mi crea problemi.
Mi trovo in difficoltà ad affrontarne il pensiero, quando ci sono in mezzo invece ci sguazzo, lo gestisco con facilità a differenza di un tempo.
Ora lo vivo un po' come un regalo.. assurdo no?

Non capisco Shanti, passo dopo passo diventa più difficile affrontarlo?
Dovrebbe essere il contrario

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Vecchio 04-04-2007, 15.14.41   #13
griselda
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Ci sono persone che detestano i problemi pur essendo grandi risolutori di problemi, diventano nervosi ma li risolvono bene. E più li risolvono e più si rinforzano prendono sicurezza in se stessi, ma continuano a detestarli.
Altri che non ci pensano proprio ai problemi non li vogliono e quando li vedono fanno finta di non vederli e si appoggiano a chi li risolve per loro, quindi non crescono mai e non prendono la giusta fiducia in se stessi.
Poi ci sono quelli che si annoiano e li vanno a cercare i problemi perché senza stanno male, non si sentono appagati se non quando sono dentro in balia dei problemi, magari si lamentano ma si sentono vivi solo così.
Una via diversa sarebbe riuscire a vivere bene con o senza problemi credo, ovvero sto bene se c’è perché comunque so che posso risolvere ogni cosa che mi si para davanti o cmq posso sempre decidere di fare altro se il problema è insormontabile e scoprirlo non mi smuove di un centimetro ovvero riesco ad accettarlo.
Quale il giusto atteggiamento? ( faccina pensosa)
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Vecchio 04-04-2007, 15.55.51   #14
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Se la mia gamba può salire un gradino di 20 cm, un gradino di 21 è un problema... e che mi consente di crescere..... quando la mia gamba mi consentirà di salire 50 cm se mi limitassi ai gradini di 30 cm non cercherei di crescere ma me la racconterei....
Ecco perchè crescendo aumentano crescono i problemi... e per permetterci ancora la crescita devono aumentare più del proporzionale... alla capacità di salire 50 cm non sono sufficienti 52 cm per crescere (si anche ma talmente lentamente che rientra nella naturalità della massa).


Che ne dite di una situazione in cui non scappo i problemi, non li cerco e non ci sguazzo neanche (altrimenti è un discorso adrenalinico) ma mi capitano come conseguenza ad un movimento effettivo che faccio?
Ovviamente senza piangerci sopra li risolvo, se riesco, se non riesco non mi ci danno (parola chiarificante) ed aspetto, stando attento però, il momento giusto.
Immagino che uno equilibrato direbbe così
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Vecchio 04-04-2007, 16.34.13   #15
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L'ostacolo credo sia creato da due situazioni differenti:
nel primo caso si è difronte ad un errore o sbaglio fatto dal soggetto o da chi sta nelle vicinanze.si interviene o riparando l'errore se è possibile oppure dando istruzioni di come si possa non ripetere l'errore.
in un secondo caso si verificano degli eventi legati o meno al Karma che condizionano il comportamento ad un azione di fastidio e che vanno a sviluppare per esempio la pazienza.
in questo caso l'atteggiamento è di scorgere quell' evento in anticipo,prepararsi adeguatamente e intervenire fattivamente con l'azione.
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Vecchio 04-04-2007, 22.40.29   #16
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Che ne dite di una situazione in cui non scappo i problemi, non li cerco e non ci sguazzo neanche (altrimenti è un discorso adrenalinico) ma mi capitano come conseguenza ad un movimento effettivo che faccio?
Ovviamente senza piangerci sopra li risolvo, se riesco, se non riesco non mi ci danno (parola chiarificante) ed aspetto, stando attento però, il momento giusto.
Immagino che uno equilibrato direbbe così
Quoto..
Anche se un po' di gigioneria nello sguazzarci non me la toglie nessuno
Non mi prendo troppo sul serio, come non prendo troppo sul serio il mondo...
Sarebbe così noiooooso!
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Vecchio 05-04-2007, 00.53.04   #17
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Originalmente inviato da Faltea
Non capisco Shanti, passo dopo passo diventa più difficile affrontarlo?
Dovrebbe essere il contrario
Sì per quanto riguarda quello stesso ostacolo, chiaro che se me lo ritrovo davanti dopo un po' di tempo so che cosa fare, io intendevo quello che viene dopo, che richiede più sforzo, Uno l'ha spiegato bene nel suo post.
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questa è carina
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Vecchio 05-04-2007, 09.50.04   #18
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Se piu' ci si osserva... se si lavora nel ricordo di se... nel ricordare chi siamo... si diventa piu' responsabili delle proprie scelte/azioni... per dirla come l'esempio di Uno... ci si allunga la gamba.
Questo porta a incontrare nuovi ostacoli che prima non si vedevano... i gradini piu' alti.
D'altra parte alcuni ostacoli che giudicavamo insormontabili (come ha ben spiegato Faltea) dopo si "sgonfiano"... si sciolgono come neve al sole... gradini bassi e facilmente superabili.

L'esempio della gamba e del gradino di Uno e' illuminante... se salgo la scala (e quindi non scappo dai problemi)... ad ogni passo mi accorgo che il gradino aumenta di altezza... ma aumenta anche la lunghezza della gamba... non ci sguazzo e non li cerco... li ho davanti a me...
Quando il gradino aumenta di altezza... e' conseguenza della capacita' della gamba di poterlo (con un dovuto sforzo) superarlo...

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Vecchio 05-04-2007, 14.05.33   #19
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Uhhh questo "sguazzo" no vi è proprio piaciuto vero?

Una cosa vorrei capire... si parla di problemi come di ostacoli mettendoli sullo stesso piano, ma non sempre un'ostacolo è un problema, né un problema è definibile ostacolo.
Diventa un problema se noi lo riteniamo tale, altrimenti è un'ostacolo che possiamo decidere di affrontare oppure di girargli attorno.
L'evitarlo non è cosa per me ma fa parte anch'esso di una possibile scelta ed in automatico quando l'hai evitato non è definibile problema.
Sbaglio?

Mi garba Shanti la faccina... ma come faccio a metterla a lato? O tra le faccine nel pannello?
Penso che lo possa fare solo Uno....

Uhh che tardi vado a lavorare.....
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Vecchio 05-04-2007, 14.20.31   #20
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Vero Faltea... condivido il il tuo dire... non sempre un'ostacolo è un problema, né un problema è definibile ostacolo.

Un ostacolo e' un ostacolo... lo si puo' vedere come un problema... come un'occasione per provarsi... come un momento di attenzione... che richiede una deviazione lungo il percorso...

L'ostacolo e' il gradino... e' l'opportunita' di fare il passo... poi l'ostacolo diventa supporto della gamba per fare il passo successivo...
Il gradino precedente diviene la base su cui fare il passo successivo... quello che era un ostacolo... una volta superato diviene un supporto per procedere...

Una scala puo' essere vista come un ostacolo... un muro... ma se la si sfrutta ti puo' portare in alto...

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Vecchio 05-04-2007, 14.25.25   #21
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Se la mia gamba può salire un gradino di 20 cm, un gradino di 21 è un problema... e che mi consente di crescere..... quando la mia gamba mi consentirà di salire 50 cm se mi limitassi ai gradini di 30 cm non cercherei di crescere ma me la racconterei....
Ecco perchè crescendo aumentano crescono i problemi... e per permetterci ancora la crescita devono aumentare più del proporzionale... alla capacità di salire 50 cm non sono sufficienti 52 cm per crescere (si anche ma talmente lentamente che rientra nella naturalità della massa).


Che ne dite di una situazione in cui non scappo i problemi, non li cerco e non ci sguazzo neanche (altrimenti è un discorso adrenalinico) ma mi capitano come conseguenza ad un movimento effettivo che faccio?
Ovviamente senza piangerci sopra li risolvo, se riesco, se non riesco non mi ci danno (parola chiarificante) ed aspetto, stando attento però, il momento giusto.
Immagino che uno equilibrato direbbe così
E' molto chiarificante l'esempio che fai.
In sostanza le difficoltà aumentano in maniera più che proporzionale e per questo si presenteranno comunque alla portata.
Per questo verso i problemi che " mi arrivano" saranno aumentati più che proporzionalmente e saranno risolvibili in funzione di ciò che sono in quel momento.
E' anche vero, seguendo quel che dici, che se effettivamente mi muovo l'ostacolo, in senso lato, è conseguenza di tale movimento.
La parte in neretto, in relazione a questo, è molto importante secondo me, vale a dire che è inutile piangere dinnanzi all'ostacolo, cercando, all'inverso, di fare del mio meglio per risolverlo. Se non riesco non è detto che non vi sia una sorta di ripetizione o riproposizione dell'ostacolo, caso mai sotto altra forma, che mi consentirà, una volta valutato l'ostacolo ed il "momento giusto", di comportarmi secondo le mie attitudini in quel momento. Quindi il non riuscire a superare un'ostacolo potrebbe anche contenere, come risposta implicita, la non adatta preparazione. Quello su cui volevo portare l'attenzione è questo " momento giusto".
Per valutarlo " giusto" lo si valuta, secondo me, in funzione del risultato. Poniamo il caso di un trapezzista che lo deve valutare perchè altrimenti, non avendone il senso, potrebbe precipitare. E' ovvio che il trapezzista sarà tale dopo anni di allenamento, per cui saltare da una corda all'altra per lui diverrà quasi automatico se vogliamo. Ecco, il " momento giusto" può assumere una sorta di automatismo per chi è parte di tali ostacoli?
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 05-04-2007, 14.32.23   #22
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Una scala puo' essere vista come un ostacolo... un muro... ma se la si sfrutta ti puo' portare in alto...

Il problema credo sussista maggiormente a seconda dell'"handicap" che ognuno di noi può avere. Se un tizio ha avuto un incidente per cui le gambe non riesce più a muoverle.. (premetto che è una metafora) anche se i medici dicessero che può farcela, invece di allenarsi si piange adosso e rimane li a guardare l'ostacolo perchè altri fattori lo impediscono......per lui rimarrà un ostacolo la scala.
Se lui affronta gli altri fattori e piano piano si allena magari prima riuscirà a fare un gradino piccolo e basta, però dopo un po' di tempo riuscirà anche a salirne due e con tanto tempo di allenamento, tenacia, costanza e forza potrà riuscire a non vedere più come ostacaolo le scale. Poi magari ne arriveranno altri ma quello non lo sarà più.

Edit: postavo insieme a Jez e non ho ancora letto il suo post

Ultima modifica di griselda : 05-04-2007 alle ore 14.36.27.
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Vecchio 05-04-2007, 16.00.55   #23
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Una cosa vorrei capire... si parla di problemi come di ostacoli mettendoli sullo stesso piano, ma non sempre un'ostacolo è un problema, né un problema è definibile ostacolo.
Diventa un problema se noi lo riteniamo tale, altrimenti è un'ostacolo che possiamo decidere di affrontare oppure di girargli attorno.
L'evitarlo non è cosa per me ma fa parte anch'esso di una possibile scelta ed in automatico quando l'hai evitato non è definibile problema.
Sbaglio?
Mi faresti un esempio di un ostacolo che non è un problema nella vita di ogni giorno?

se io sono su una strada diritta e trovo una scala posso decidere di girarci intorno (e poi me la ritrovo magari più alta al prossimo giro) oppure di salire i gradini e affrontare la salita, ma in quel momento, è comunque un "impedimento", un rallentamento, piuttosto che se la strada continuasse ad essere diritta , quindi mi impedisce, mi ostacola, mi crea un (momentaneo) problema (che poi posso sfruttare o meno). Di contro, se ho un problema mi blocco momentaneamente, per risolverlo.. lo vedo quindi come un ostacolo al proseguimento..
Sono strettamente connessi secondo me..
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Vecchio 05-04-2007, 23.59.12   #24
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Vecchio 06-04-2007, 13.31.50   #25
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La parola ostacolo mi fa pensare a qualcosa di fronte che mi impedisce di avanzare e che diventa un problema: qualunque termine gli voglia dare mi crea difficoltà.
si...ma forse è un modo di vedere....
se osservo l' ostacolo e cerco una soluzione per superarlo...
è un ostacolo che posso osservare...comprendere e
superare.....e magari mi apre nuove prospettive...
se lo stesso...lo vedo a priori come un ostacolo/problema....
non solo mi crea più difficoltà...ma forse anche
mi mette nella condizione di aggirarlo..
il che non è uguale a superlo....
ma a ritrovarselo in altri momenti..in altre situazioni...a
ricreare gli stessi problemi....

o no?
__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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