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Vecchio 01-04-2007, 16.46.24   #1
griselda
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Predefinito Repressione

Quando l’uomo decide di smettere di comportarsi in un determinato modo senza aver compreso il motivo del suo comportamento diviene nemico di tutti quelli in cui vede questo comportamento che ha represso.
Esempio possono essere le persone che smettono di fumare senza aver compreso il perché lo facevano, diventano insofferenti e detestano tutti quelli che fumano e fanno loro la guerra, come del resto la fanno al loro desiderio di sigarette.
Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?
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Vecchio 01-04-2007, 17.44.42   #2
Lion
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Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?
Credo che se reprimo una parte di me (in questo caso l'ira), non è che poi non ci sia più, ma forse la esterno in un altro modo, per esempio metto quell'energia in altre cose. Però sono cosciente di cos'è l'ira e so anche di averla dentro solo che la uso diversamente, e quindi il fatto di vederla negli altri mi fa da specchio e mi da fastidio.
Se prendo per esempio un bambino sincero che non conosce le bugie, come può dubitare degli altri se non sa cos'è la menzogna??? Prenderà per vero tutto ciò che gli viene detto, perchè non sa neanche cosa sia la falsità, non può capirla. Viceversa una persona bugiarda, avrà sempre paura di essere preso in giro, perchè sapendo di esser così ha paura che tutti possano essere altrettanto con lui.

Forse però tornando alla domanda, se voglio togliere l'ira da me stesso non devo reprimerla, ma osservarla ed usarla in altri modi, per esempio mi metto a pulire casa con più energia.. Se reprimo invece la tengo sotto pressione..
Magari dovrei più vedere cosa mi provoca ira e perchè, cosa fa scatenare in me quell'emozione. Forse capindo le cause non si cercherà più di volere che anche gli altri non abbiano l'ira.
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Vecchio 01-04-2007, 21.54.20   #3
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Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?
Non si deve smettere di fare un cosa sbagliata solo per imposizione ma soltanto per aver capito che quell'atteggiamento è sbagliato e contro legge.
Ma questo scatterà soltanto quando sarò io in una posizione superiore o matura che mi possa far vedere come sono e come mi dovrei invece comportare.
Soltanto allora tutto quello a cui rinuncerò non mi apparirà più come repressione ma come liberazione.
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Vecchio 02-04-2007, 00.15.20   #4
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Non si deve smettere di fare un cosa sbagliata solo per imposizione ma soltanto per aver capito che quell'atteggiamento è sbagliato e contro legge.
E intanto che capisco che è sbagliato (finchè non l'ho capito non lo so) quindi continuo, così non sarò mai in una posizione superiore o matura e non vedrò mai come mi dovrei comportare... uhm, c'è qualcosa che non mi torna.

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Ma questo scatterà soltanto quando sarò io in una posizione superiore o matura che mi possa far vedere come sono e come mi dovrei invece comportare.
Soltanto allora tutto quello a cui rinuncerò non mi apparirà più come repressione ma come liberazione.

Si dice che uno è represso quando vorrebbe "far uscire" qualcosa in un certo modo e non può, perchè non glielo permettono o non se lo permette. Ma la volontà resta quella di fare uscire in quel modo. Quindi reprimo l'ira quando vorrei arrabbiarmi ma non posso ma resto sulla direzione dell'ira. Lo spostare come dice Lion è già un passo avanti del reprimere, dato che qualcosa esce ed esce in modalità diversa (pulisco invece di arrabbiarmi o meglio, pulisco con rabbia). Questo spostare potrebbe anche andare bene all'inizio se uscisse tutto quel che si reprime, ma di solito ci si ferma giusto sotto il limite dello scoppio... come dire che si resta pieni ma un po' sotto il livello massimo, e si torna a dormire fino alla prossima volta.

Però la vera repressione, almeno in psicologia, implica che io non so di reprimere. E' qualcosa di simile alla rimozione. Ho ricacciato giù talmente tante volte e tanto forte che è diventato un meccanismo automatico, difficile da vedere e ancor più da fermare. Quel che reprimo quindi non trova sfogo e viene compresso... e prima o poi salta fuori aprendosi strade sue a me ignote (non come il pulire che so di farlo) e bum, attacchi di panico (in caso della rabbia) e altri sintomi poco carini in molti casi.

Quando inizio a vedere che reprimo qualcosa già la questione cambia, non che smetto di reprimere se è automatico ma inizio a lavorarci su, come si diceva sopra. Il fatto è che lavoro su quel che riesco a non reprimere, quel che riesco a "liberare"... è quello che re-incanalo sperando che si tiri dietro il resto...
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Vecchio 02-04-2007, 00.15.48   #5
Shanti
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Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?
Magari li detesterò perchè mi rifletteranno quella parte di me che non accetto e cerco di nascondere. Penso che per quanti sforzi si faccia questa repressione sia uno sforzo che rimane allo stato mentale, invece che un cambiamento che riguarda la totalità della persona.
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Vecchio 02-04-2007, 00.39.53   #6
MoonCat
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beh ma, a pensarci bene, noi reprimiamo molto della nostra parte istintiva, fin da piccoli ci insegnano a non piangere e urlare per desideri non soddisfatti, dolore, rabbia, ecc.
Ci insegnano a non pretendere quello che non possiamo avere, a fare il nostro dovere anche controvoglia.
La cossidetta "cattiveria e prepotenza" dei bambini è semplicemente l'esternazione degli istinti che, da adulti, reprimiamo.
Il fatto di non sopportare nel prossimo, atteggiamenti che reprimiamo, credo sia solo dato dal fatto di rendersi conto che una parte di noi si comporterebbe allo stesso modo ma ci imponiamo di non farlo a fatica. Forse per questo gli ex fumatori detestano chi fuma mentre chi non ha mai fumato no, chi ha molta rabbia repressa detesta i rabbiosi, ecc.
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Vecchio 02-04-2007, 00.46.37   #7
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Però la vera repressione, almeno in psicologia, implica che io non so di reprimere. E' qualcosa di simile alla rimozione. Ho ricacciato giù talmente tante volte e tanto forte che è diventato un meccanismo automatico, difficile da vedere e ancor più da fermare. Quel che reprimo quindi non trova sfogo e viene compresso... e prima o poi salta fuori aprendosi strade sue a me ignote (non come il pulire che so di farlo) e bum, attacchi di panico (in caso della rabbia) e altri sintomi poco carini in molti casi.

Quando inizio a vedere che reprimo qualcosa già la questione cambia, non che smetto di reprimere se è automatico ma inizio a lavorarci su, come si diceva sopra. Il fatto è che lavoro su quel che riesco a non reprimere, quel che riesco a "liberare"... è quello che re-incanalo sperando che si tiri dietro il resto...
Reprimere significherebbe quindi avere le "valvole di sfogo" chiuse, e quindi comprimo, schiaccio tutto finchè in qualche modo quell'eccesso di energia sfoga da sè se io non sono capace di farlo
Quando inizio a vedere quel che sto reprimendo, teoricamente se con uno sforzo inizio a non reprimerlo più, potrò già vedere qualche risultato, poi dovrei imparare a gestire diversamente ...

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...è quello che re-incanalo sperando che si tiri dietro il resto...
Non mi è molto chiaro questo passaggio, me lo spiegheresti per favore?

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Vecchio 02-04-2007, 09.59.36   #8
'ayn soph
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E intanto che capisco che è sbagliato (finchè non l'ho capito non lo so) quindi continuo, così non sarò mai in una posizione superiore o matura e non vedrò mai come mi dovrei comportare... uhm, c'è qualcosa che non mi torna.
Finché non si capisce che si sta tenendo un atteggiamento sbagliato è evidente che non si può correggere, la frase era questa:

"Non si deve smettere (può essere tradotto non si può smettere) di fare un cosa sbagliata solo per imposizione ma soltanto per aver capito che quell'atteggiamento è sbagliato e contro legge".
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Vecchio 02-04-2007, 12.16.29   #9
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Il reprimere in psicologia è come dice Red. Io credo che comunque ogni individuo conosca le sue repressioni. Io ho smesso di fumare perchè mi sono resa conto che veramente stavo peggio quando lo facevo. Era sufficiente correre per prendere l'autobus e vedere in che condizioni ero i 5 minuti successivi. Ho represso il fumo e odio chi fuma perchè veramente mi da fastidio il senso che poi mi lascia in gola. Ma questo è un atto razionale. Secondo me reprimiamo più a livello psicologico che a livello razionale. Anche se è legato molto ad un fatto più personale di ognuno di noi. Perchè io posso fare gli esempi sul mio vissuto, ma non conosco il tuo. Magari per te reprimere è perchè ti viene imposto dall'esterno e poi ti trovi a non conoscerne le cause. Sì, sono convinta che sia un fatto puramente soggettivo e personale.
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Vecchio 02-04-2007, 12.34.30   #10
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Magari li detesterò perchè mi rifletteranno quella parte di me che non accetto e cerco di nascondere. Penso che per quanti sforzi si faccia questa repressione sia uno sforzo che rimane allo stato mentale, invece che un cambiamento che riguarda la totalità della persona.
Sai cosa ho notato Sha?
Che ad esempio può subentrare l'invidia, quando io reprimo una parte di me ma non volontariamente, non esce perchè li sotto c'è qualcosa che lo impedisce, vedi educazione o traumi, o chi sa meglio di me mi corregga, noi vorremmo essere come quella persona che non è repressa in quella data cosa e la invidiamo. Poi magari diventa nostra amica oppure nostro compagno/a come a sopperire questa mancanza. Contro la quale col tempo andiamo inconsciamente o meno a fare la guerra. La vorremmo nostra cerchiamo di averla in quel modo perchè non sappiamo che altro fare o in parole povere dormiamo, allora qualcosa scatta dentro al punto da creare un magnete per attirare quella cosa da fuori dentro di noi ma che però non è il metodo giusto credo.
Io vorrei essere come te e ti odio perchè tu riesci ed io no. O perchè tu lo fai e io no. Ma vorrei tanto poterlo fare.
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Vecchio 02-04-2007, 21.13.13   #11
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Questa di cui parli non è invidia, sentimento fine a se stesso, ma sofferenza..
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Vecchio 02-04-2007, 21.52.17   #12
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Questa di cui parli non è invidia, sentimento fine a se stesso, ma sofferenza..
beh potresti spiegare meglio così potresti essermi utile, grazie.
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Vecchio 02-04-2007, 21.58.12   #13
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Questa di cui parli non è invidia, sentimento fine a se stesso, ma sofferenza..
Bè ma se io vedo una qualità in qualcuno che io non riesco ad avere, non è invidia?
Forse bisogna anche distinguere fra pregi e difetti: nel senso che se smetto di fumare e mi cominciano a dar fastidio tutti quelli che fumano allora probabilmente vorrei fumare e magari ho smesso per importanza personale, per dire sono riuscito a smettere. Ma se smetto di fumare perchè quando cammino sento il fiatone.., anche se gli altri fumano non mi dovrebbe dar fastidio, è un problema loro, non mio, io sono contento per me di aver smesso.
Viceversa se per esempio vedo una persona che sa essere generosa, ed io non riesco ad esserlo, forse questa è sofferenza più che invidia, perchè comunque tendo a migliorare me stesso, però più che darmi fastidio dovrebbe darmi un spunto per lavorare su qualcosa.
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Vecchio 02-04-2007, 22.08.48   #14
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Io vorrei essere come te e ti odio perchè tu riesci ed io no. O perchè tu lo fai e io no. Ma vorrei tanto poterlo fare.
Non è sofferenza questa?

L'invidia tende a volere il male dell'altro, a farlo soffrire, ma se provi odio per qualcuno e lo identifichi con "io non riesco" chi stai odiando davvero? Chi sta soffrendo per la sua incapacità? Lo dici tu stessa.
Parliamo e non ci ascoltiamo.. non ascoltiamo le parole che dall'inconscio vengon su... e le lasciamo scappare via.

Vero anche che è sottile il passo. L'invidia è un volere il male altrui senza porsi il problema di guardare se stessi. Ma se già percepisci la tua mancanza... sei in sofferenza e non invidia.

La chiamerei più gelosia.. che è una paura di perdere, o in questo caso di continuare a vedere la propria separazione da se stessi, mentre l'invidia è qualcosa che associo ad una persona gretta.

Interno esterno se vuoi..




EDIT: ho postato insieme a Lion senza averlo letto.

Ultima modifica di Sole : 02-04-2007 alle ore 22.11.09.
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Vecchio 02-04-2007, 22.12.43   #15
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Viceversa se per esempio vedo una persona che sa essere generosa, ed io non riesco ad esserlo, forse questa è sofferenza più che invidia, perchè comunque tendo a migliorare me stesso, però più che darmi fastidio dovrebbe darmi un spunto per lavorare su qualcosa.
La vedo anche io così. Se sento fastidio, sarà piuttosto il mio non muovermi verso quella generosità. La vedo negli altri ma non so muovermi per esserlo.. eppur la riconosco come mancanza in me.
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Vecchio 02-04-2007, 22.31.30   #16
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Non è sofferenza questa?

L'invidia tende a volere il male dell'altro, a farlo soffrire, ma se provi odio per qualcuno e lo identifichi con "io non riesco" chi stai odiando davvero? Chi sta soffrendo per la sua incapacità? Lo dici tu stessa.
Parliamo e non ci ascoltiamo.. non ascoltiamo le parole che dall'inconscio vengon su... e le lasciamo scappare via.

Vero anche che è sottile il passo. L'invidia è un volere il male altrui senza porsi il problema di guardare se stessi. Ma se già percepisci la tua mancanza... sei in sofferenza e non invidia.

La chiamerei più gelosia.. che è una paura di perdere, o in questo caso di continuare a vedere la propria separazione da se stessi, mentre l'invidia è qualcosa che associo ad una persona gretta.

Interno esterno se vuoi..




EDIT: ho postato insieme a Lion senza averlo letto.
Grazie Sole non riuscivo ad inquadrare bene ora invece va meglio
Grazie anche a Lion
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Vecchio 02-04-2007, 22.51.09   #17
Shanti
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La chiamerei più gelosia.. che è una paura di perdere, o in questo caso di continuare a vedere la propria separazione da se stessi, mentre l'invidia è qualcosa che associo ad una persona gretta.
Principalmente direi che è una persona con una bassa autostima: un altro ha qualcosa che lei non ha e non si sente in grado di raggiungere.
A volte capita di sentirsi dire da qualcuno da cui non ce lo si aspetta perchè si crede amica "ti invidio", e si scopre che non si rende conto della valenza di quella frase buttata lì quasi con leggerezza, intendendo altro.
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Vecchio 02-04-2007, 23.13.42   #18
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beh ma, a pensarci bene, noi reprimiamo molto della nostra parte istintiva, fin da piccoli ci insegnano a non piangere e urlare per desideri non soddisfatti, dolore, rabbia, ecc.
Ci insegnano a non pretendere quello che non possiamo avere, a fare il nostro dovere anche controvoglia.
E' vero quel che dici ma ad essere represso è il comportamento non l'istinto. O almeno dovrebbe. C'è una differenza tra le due cose, forse sottile ma importante a mio avviso.

Se il mio istinto mi suggerisce di uccidere il vigile che mi multa o di saltare addosso alla ragazza che mi piace nell'autobus, la "repressione" insegnatami dovrebbe bloccare il comportamento "istintivo" ma non la pulsione. La pulsione, che poi è energia, dovrei imparare ad incanalarla verso comportamenti più complessi ma anche adeguati come cercare di conoscere la ragazza in modo "socialmente accettato". Se faccio così non ho represso l'istinto ma almeno in parte l'ho dominato, un po' trattenendolo (trattengo l'impulso comportamentale) e incanalandolo verso un'azione che, almeno all'inizio, sarà comunque mirata alla soddisfazione dell'impulso ma darà spazio affinchè intervenga altro. Altro che appartiene a sfere più "evolute" dell'essere e quindi non più solo istinti.

La repressione, sia che la attui apposta o inconsciamente, mira a non sentire più l'istinto o l'emozione o la pulsione. Mi arriva rabbia e io la premo giù per non sentirla e se ci riesco credo sia sparita. Invece il dominio inizia quando la trattengo ma non la nego e magari pian piano imparo ad usare quell'energia per altro, per un comportamento più complesso o addirittura per altri fini. Quindi non reprimere ma permettersi di sentire l'emozione (anche se spiacevole all'inizio) ma continuare a controllare il comportamento.

Dovevo citare anche Red sorry... intendevo più o meno che quando cerchiamo di sfogare quel che ci siamo accorti di reprimere stiamo lavorando sulla parte che vediamo ma resta una parte repressa... chi ha provato forse condivide, lo sfogo se lasciato andare fino in fondo è assai maggiore di quel che si pensava basandosi su quel che vediamo di represso, l'apertura in uscita si porta dietro anche quel che c'è sotto se non blocchiamo lo sfogo appena sotto il livello di guardia. E' un po' come una bottiglia di spumante... togli il tappo ed esce un po' ma molto resta dentro a meno che non continui a versare o ad agitare...
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Vecchio 03-04-2007, 17.15.36   #19
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assolutamente d'accordo Ray...
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Vecchio 01-12-2008, 19.36.44   #20
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Riprendo un attimo questo argomento, quotando una parte di questo thread (sulla vergogna, post 32), perchè vorrei approfondire un aspetto:

Citazione:
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Come dire che la vergogna, alla pari delle altre emozioni, si può reprimere.
In effetti molte persone che nn provano vergogna, anzi che non sembrano provarne, la stanno reprimendo. E' certamente il caso di una vergogna a posteriori... reprimere è un po' come contrarre un debito.
Anche sopra , in questo stesso post hai scritto che psicologicamente se io reprimo, non so di farlo, quindi in linea di massima non sono cosciente di farlo giusto?:

Citazione:
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Però la vera repressione, almeno in psicologia, implica che io non so di reprimere. E' qualcosa di simile alla rimozione. Ho ricacciato giù talmente tante volte e tanto forte che è diventato un meccanismo automatico, difficile da vedere e ancor più da fermare. Quel che reprimo quindi non trova sfogo e viene compresso... e prima o poi salta fuori aprendosi strade sue a me ignote (non come il pulire che so di farlo) e bum, attacchi di panico (in caso della rabbia) e altri sintomi poco carini in molti casi.
In linea teorica dunque, se io sto reprimendo, e ho dato vita ad un meccanismo che ripeto ogni volta che mi arrabbio per esempio se nessuno mi dice che sto reprimendo , da sola non posso accorgermene? Chiedo questo perchè a me pare che ogni volta che reprimo qualcosa, e spesso per me è proprio la rabbia mi accorgo di un malessere che potrebbe funzionare da sveglia, cioè magari non mi accorgo che sto reprimendo, ma in tutti i casi non sto bene anche se cerco di "ricacciare giù" l'emozione negativa del momento.. quando per esempio scopro che reprimo la rabbia (poniamo che qualcuno me lo abbia fatto vedere), se non sto attenta in ogni caso il vecchi meccanismo puo' riprendere il sopravvento, in quei casi il malessere che si prova dovrebbe aiutare in qualche modo a vedere.. o no?

Non ci sono proprio altre vie per accorgersi che si sta reprimendo qualcosa ? l'osservarsi sicuramente è una strada, ma se una cosa non so di farla, non mi rendo conto come ne prendo atto?



Ps mi interesserebbe anche approfondire il discorso del reprimere= contrarre un debito, nel caso della vergogna , provarla a posteriori significa dover saldare quel debito? Cioè arriva un momento in cui devo per forza saldare, provando quell'emozione a posteriori? O anche in altro modo?

Ultima modifica di RedWitch : 01-12-2008 alle ore 19.39.29.
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Vecchio 01-12-2008, 21.03.15   #21
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Il non sapere per nulla di reprimere l'ho chiamato vera repressione, potremmo chiamarlo repressione totale, in ogni caso uno degli "scopi" della repressione è proprio il non sapere di farlo, altrimenti uno non lo farebbe o perlomeno considererebbe l'opportunità. Siccome lo scopo è sempre quello - non sentire - se il meccanismo di cacciar sotto funziona bisogna anche che non mi racconto di metterlo in atto e dopo che è diventato automatico posso dormire sonni tranquilli (che poi tranquilli non sono).

Comunque credo che la maggior parte delle persone sotto sotto sanno che reprimono. Dato che un po' lo fanno apposta. Almeno all'inizio.
D'altra parte, una volta che il meccanismo si è consolidato ed è divenuto risposta automatica a tutta una serie di stimoli (vedi rabbia) non me ne accorgo no se qualcuno non me lo dice in qualche modo. Come qualsiasi altro meccanismo automatico.
Certo, se uno fa un lavoro su se potrebbe anche accorgersene, tu che lo fai vedi e sai di reprimere quando ti capita e cerchi di non farlo (io idem). Però le prime volte, se non ti passava in qualche modo per la testa o te lo dicevano non lo sapevi.

L'unico altro modo di saperlo è dato da qualcosa che potremmo chiamare "programma salvifico dei meccanismi di difesa", ovvero proprio i malanni che citi e che ci si procura quando si reprime troppo. Prima o poi scoppi e da quel momento cambia tutto... i meccanismi di prima non andranno più bene e anche se si cerca di consolidarli nuovamente, qualcosa di diverso interverrà e il prossimo scoppio sarà diverso e così via fino a quando alla coscienza apparirà chiaro quel che non va. Sempre se l'inconscio ce la fa, ovviamente.


Per i debiti si, intendevo un po' quello che dici, ovvero che quelle emozioni ce le cucchiamo dopo. Inoltre intanto che reprimiamo paghiamo gli interessi del debito, un po' come un mutuo. Quindi alla fin fine paghiamo di più quel che cerchiamo di fregare gratis.
Come se non bastasse, al momento del saldo, più tempo è passato più dura è la botta. Non necessariamente per la quantità del debito da pagare, ovvero l'intensità dell'emozione (magari nel frattempo siamo diventati più capaci di reggerla) ma per il tempo che abbiamo "perso".
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Vecchio 02-12-2008, 01.56.02   #22
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Il non sapere per nulla di reprimere l'ho chiamato vera repressione, potremmo chiamarlo repressione totale, in ogni caso uno degli "scopi" della repressione è proprio il non sapere di farlo, altrimenti uno non lo farebbe o perlomeno considererebbe l'opportunità. Siccome lo scopo è sempre quello - non sentire - se il meccanismo di cacciar sotto funziona bisogna anche che non mi racconto di metterlo in atto e dopo che è diventato automatico posso dormire sonni tranquilli (che poi tranquilli non sono).

Comunque credo che la maggior parte delle persone sotto sotto sanno che reprimono. Dato che un po' lo fanno apposta. Almeno all'inizio.
D'altra parte, una volta che il meccanismo si è consolidato ed è divenuto risposta automatica a tutta una serie di stimoli (vedi rabbia) non me ne accorgo no se qualcuno non me lo dice in qualche modo. Come qualsiasi altro meccanismo automatico.
Certo, se uno fa un lavoro su se potrebbe anche accorgersene, tu che lo fai vedi e sai di reprimere quando ti capita e cerchi di non farlo (io idem). Però le prime volte, se non ti passava in qualche modo per la testa o te lo dicevano non lo sapevi.

L'unico altro modo di saperlo è dato da qualcosa che potremmo chiamare "programma salvifico dei meccanismi di difesa", ovvero proprio i malanni che citi e che ci si procura quando si reprime troppo. Prima o poi scoppi e da quel momento cambia tutto... i meccanismi di prima non andranno più bene e anche se si cerca di consolidarli nuovamente, qualcosa di diverso interverrà e il prossimo scoppio sarà diverso e così via fino a quando alla coscienza apparirà chiaro quel che non va. Sempre se l'inconscio ce la fa, ovviamente.


Per i debiti si, intendevo un po' quello che dici, ovvero che quelle emozioni ce le cucchiamo dopo. Inoltre intanto che reprimiamo paghiamo gli interessi del debito, un po' come un mutuo. Quindi alla fin fine paghiamo di più quel che cerchiamo di fregare gratis.

Come se non bastasse, al momento del saldo, più tempo è passato più dura è la botta. Non necessariamente per la quantità del debito da pagare, ovvero l'intensità dell'emozione (magari nel frattempo siamo diventati più capaci di reggerla) ma per il tempo che abbiamo "perso".
Premetto che non è che non sono d'accordo con quanto hai asserito, perchè è tutto vero tant'è che poi altro che gratis paghiamo molto, ma molto di più. Quindi se si conoscesse o si riuscisse a farlo, sapendolo lo si farebbe sempre. Non è una gioia reprimere in nessun caso. Fa male a tutto l'essere.

Facciamo un esempio quella frase che ho nerettato è stata per me vissuta come un colpo allo stomaco che è salito al petto come costrizione e sentimento di dolore.
Che faccio? Di solito sto zitta, penso che ho la coda di paglia, che probabilmente quella persona che lo dice asserisce il vero, e questo si trasforma in senso di colpa, che mi spinge invece che dire alla persona oh va che non è proprio così, e dimostragli le mie ragioni. Mi spinge a fare meglio a spingermi oltre l'impossibile per me in quel momento. Che può voler dire sforzarmi di non reprimere magari andando incontro a pericoli ben più gravi, per via di situazioni che sto vivendo e che potrei non sopportare fisicamente e altro.
Direi che ogni cosa va valutata, le situazioni a volte sono talmente intricate e messe in piedi da così tanto tempo che quando ce ne si accorge si rimane di sasso, e si credeva tutt'altro. Poi si cerca di muoversi e non si trovano i modi anche se apparentemente pare di averli.
Un esporre in questo modo evita la repressione?
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Vecchio 24-06-2011, 16.48.58   #23
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L'unico altro modo di saperlo è dato da qualcosa che potremmo chiamare "programma salvifico dei meccanismi di difesa", ovvero proprio i malanni che citi e che ci si procura quando si reprime troppo. Prima o poi scoppi e da quel momento cambia tutto... i meccanismi di prima non andranno più bene e anche se si cerca di consolidarli nuovamente, qualcosa di diverso interverrà e il prossimo scoppio sarà diverso e così via fino a quando alla coscienza apparirà chiaro quel che non va. Sempre se l'inconscio ce la fa, ovviamente.
Mi chiedo come si fa a capire esattamente cosa di primario si reprime. I malanni che derivano dalla repressione sono un sintomo che spesso non ci fanno arrivare alla radice. Si potrebbe lavorare sul sintomo anche tutta la vita senza mai risolvere veramente.

Volevo sapere se il Sè rinnegato corrisponde all'ombra e a ciò che reprimiamo veramente.
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Vecchio 26-06-2011, 16.54.45   #24
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Mi chiedo come si fa a capire esattamente cosa di primario si reprime. I malanni che derivano dalla repressione sono un sintomo che spesso non ci fanno arrivare alla radice. Si potrebbe lavorare sul sintomo anche tutta la vita senza mai risolvere veramente.

Volevo sapere se il Sè rinnegato corrisponde all'ombra e a ciò che reprimiamo veramente.
Cosa intendi per primario?

Comunque non è sempre facile capire cosa si reprime limitandosi ad osservare il sintomo. Anche se questo ha sempre qualche valore simbolico che ricollega al nucleo represso. D'altronde, se ci si lavora sopra, con l'aiuto di qualcuno o senza, si mettono in moto altri meccanismi che faranno emergere altri fattori (sogni e quant'altro) che spesso portano indizi e così via. Insomma non ci sono vere e proprie formule ma tocca guardare caso per caso. Questo perchè i fattori personali incidono parecchio anche se qualche cosa di comune c'è sempre dato che grossomodo si reprime sempre la stessa roba. Però l'esperienza di vita personale conta parecchio quindi torniamo al fatto che non ci sono formule eccetera...

Se per "se rinnegato" intendi il nucleo che viene represso, sia esso legato ad un impulso o altro, allora finisce nell'ombra, ma non la costituisce per intero.
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Vecchio 27-06-2011, 22.18.10   #25
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Cosa intendi per primario?

Se per "se rinnegato" intendi il nucleo che viene represso, sia esso legato ad un impulso o altro, allora finisce nell'ombra, ma non la costituisce per intero.
Leggevo qualcosa sulla Psicologia dei Sè, dell'impronta psichica, i sè primari e i sè rinnegati.
Non vorrei perdermi nella teminologia ma devo lavorare su ciò che reprimo. Pensavo alla repressione come una cipolla, togli il primo velo ne trovi altri fino a quando arrivi al nucleo.
Allora se oggi reprimo un tot in un x campo potrebbe nascere da una repressione iniziale (impronta psichica?) in cui ci si allontana dal nucleo che ci porta a fare scelte sbagliate, convinzioni sbagliate e reprimiamo per non saper stare nel nostro nucleo, a contatto con la nostra verità, creando una parte di Ombra (il resto di cosa è fatto?).
Sicuramente prima di incontrare voi ho passato un lungo periodo di fermo spirituale, il fermento c'era ma era come anestetizzato e impedito dalle somatizzazioni. Il mio corpo si ammalava di continuo.
Tolta una causa, tolte le somatizzazioni (grazie oltre che alla terapia osteopatica anche ad un anno di yoga che mi ha rinvigorito il corpo) ecco che spuntano i sogni, la rabbia resta una connotazione costante anche se diminuita in intensità.
Sto ancora lavorando sul sintomo. Come nel labirinto gira
gira torno sempre nel punto di partenza anche se ho girato un bel pò illudendomi di essere vicino all'uscita.
Sto cercando di non reprimere almeno su ciò che so di reprimere.
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