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Vecchio 27-04-2007, 10.24.04   #1
Grey Owl
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Predefinito Primo maggio

Ricorre in questo giorno la festa del lavoro. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte.
Un po' di storia:
1° maggio 1886: scade l’ultimatum dettato dalla Federation Trade and Labor Unions e vengono proclamati i primi scioperi a oltranza per chiedere di sancire contrattualmente l’orario lavorativo di otto ore.
In dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400mila lavoratori incrociano le braccia. A Chicago scoppiano disordini, la polizia spara sui dimostranti, che manifestano contro i licenziamenti punitivi, e uccide quattro scioperanti.
Nella manifestazione di protesta scoppia una bomba e ci sono altri morti. Risulta facile condannare a morte otto esponenti anarchici come capro espiatorio dell’attentato.
Disordini si verificano anche a Milwaukee dove periscono nove operai polacchi. Sulle organizzazioni sindacali si abbatte una feroce ondata repressiva, con sedi devastate e dirigenti arrestati.

1° maggio 1947: a Portella della Ginestra, nel Palermitano, circa 2000 contadini siciliani, donne, uomini, bambini, anziani si riuniscono per manifestare. Dopo secoli di sottomissione a un potere feudale, finalmente stanno riuscendo a conquistare il diritto alla proprietà della terra, per far fruttare i latifondi incolti. Le recenti vittorie elettorali danno ragione ai lavoratori, ma i latifondisti reazionari armano la banda di Salvatore Giuliano.
Dalle colline che dominano la piana di Portella, aprono il fuoco le mitragliatrici degli uomini di Giuliano: il bilancio è di 11 morti e più di 50 feriti.
L’ambiguità del ministro dell’interno Mario Scelba esclude in partenza la pista della strage politica.
Come per gli anarchici statunitensi, torna comodo accusare soltanto Giuliano, senza indagare eventuali collusioni mafiose e manovre occulte dei latifondisti.

Andando indietro nel tempo:

Nella tradizione gaelica si festeggia il primo giorno di primavera. Chiamata Beltane o Beltaine (gaelico irlandese) o Bealtuinn (gaelico scozzese) o Beletene che significa “fuoco luminoso”.
E' il periodo situato a meta' fra l'equinozio di primavera e il solstizio d'estate.
Fonti gaeliche del X sec. affermano che i druidi accendevano dei falò sulla cima dei colli e che vi conducevano attraverso il bestiame del villaggio per purificarlo ed in segno di buon augurio.
Anche le persone attraversavano i fuochi, allo stesso scopo. L'usanza persistette attraverso i secoli e dopo la cristianizzazione (i popolani sostituirono i druidi nell'accendere i fuochi), fino agli anni '50.
La celebrazione sopravvive ancora oggi in alcuni luoghi, dove principalmente le persone vengono fatte passare attraverso i fuochi.
Una celebrazione di Beltane si tiene ogni anno la notte del 30 aprile a Calton Hill, presso Edimburgo (Scozia), a cui partcipano circa 15.000 persone.
Beltane è una festività prettamente gaelica non "celtica", dato che altri popoli celtici come i Gallesi, i Bretoni ed i Galli non celebravano questa ricorrenza.

Nel neopaganesimo Beltane o Beltaine indica uno degli otto sabbat, celebrato il primo maggio.
Anche se la festività riprende alcuni aspetti della festa gaelica (come i falò), sembra più legata alla celebrazione germanica di Calendimaggio, sia per il significato di festa della fertilità che per i rituali (come la danza attorno ad un palo ornato di fiori e stringhe, di cui ogni danzatore tiene un'estremità).
Beltaine viene celebrato con una rappresentazione rituale del rapporto fra il Dio e la Dea.

In Italia si festeggia il Calendimaggio o Cantamaggio, che trae il nome dal periodo in cui ha luogo, cioè l'inizio di maggio, è una festa annuale che si tiene per festeggiare l'arrivo della primavera.

Il Calendimaggio è una tradizione viva ancor oggi in molte regioni d'Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita: fra queste la Liguria, la Lombardia, l'Emilia Romagna, la Toscana, l'Umbria e la zona delle Quattro Province (Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova).
La funzione magico-propiziatoria di questo rito è spesso svolta durante una questua dove, in cambio di doni (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci), i maggianti cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano.
Simbolo della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, maggiociondolo) che accompagnano i maggianti e i fiori (viole, rose) con cui ci si orna e che vengono citati nelle strofe del canto.
In particolare la pianta dell'ontano, che cresce lungo i corsi d'acqua, è considerata il simbolo della vita ed è per questo spesso presente nel rituale.
Si tratta di una celebrazione che risale ai celti, etruschi e liguri, che celebravano in Beltaine l'arrivo della bella stagione, essendo questi popoli molto integrati con i ritmi della natura.

Alcune feste in Italia:
Nelle province come l'Appennino Pistoiese il Calendimaggio viene celebrato nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio e consiste nell'itinerare lungo il paese cantando i canti del maggio sotto ogni casa.
La tradizione vuole che un ramo molto grosso della pianta di ontano venga trasportato dai "Maggerini" (i cantori del maggio) e su di esso vengano appesi i doni dati nelle case per le canzoni; alla fine del percorso questo ramo viene issato con i doni, per diventare il palo della cuccagna.

l Calendimaggio di Assisi (talvolta anche trascritto Kalendimaggio) è una festa che si tiene ogni primo giovedì, venerdì e sabato di maggio di ogni anno, per festeggiare la primavera.
Si sfidano, per la conquista del Palio, le due Parti nelle quali è divisa la città, la Nobilissima Parte de Sopra e la Magnifica Parte de Sotto, attraverso lo svolgimento di cortei in costumi medievali (circa XIII secolo - metà del XV), scene recitate ed esibizioni musicali: a decretare la Parte vincitrice è una giuria, composta da esperti di fama internazionale, cioè uno storico, un musicologo e una personalità dello spettacolo.

(estrapolato da wikipedia e documentazioni varie)



Ultima modifica di Grey Owl : 27-04-2007 alle ore 10.26.36.
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Vecchio 27-04-2007, 12.42.24   #2
Faltea
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Aggiungo anch'io info:


Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.
Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.
"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perchè non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere.


Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.

In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.

Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe.

Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.

In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.
"La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo.

Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".

Cgil di Roma e del Lazio
Archivio Storico "Manuela Mezzelani"
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Vecchio 27-04-2007, 19.34.53   #3
Uno
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Predefinito pure io, pure io:

La Bla Bla venne creata nel 1970 e le prime produzioni furono singoli commerciali ed lp
A partire dal 1972 la casa discografica si interessò quasi esclusivamente alla scoperta di artisti progressivi e di avanguardia, anche se continuò a pubblicare dischi come quelli degli attori Gino Bramieri e Zeudi Araya, insieme ad alcuni capolavori del rock italiano come Fetus e Pollution di Franco Battiato, Arrow head degli Osage Tribe e Appunti per un'idea fissa dei Capsicum Red.
Gli ultimi dischi della Bla Bla apparvero nel 1976.
Andiamo con ordine. Anche i vampiri viaggiano in taxi. E proprio durante una traversata della città a bordo di suddetto veicolo ha avuto luogo una delle conversazioni più illuminanti cui mi sia capitato di partecipare. Le conversazioni tra tassinaro e passeggero si svolgono di regola secondo una collaudata scaletta che vede sfilare in rapida successione tutti i luoghi comuni che si riferiscono agli argomenti più gettonati di tutti i tempi: la politica ("Rossi e neri sono tutti uguali"), l'economia ("E' proprio vero che i soldi non danno la felicità"), il calcio ("il pallone è rotondo: c'è chi vince e c'è chi perde") e le donne (certi tassinari della capitale sono un po' troppo pepati a riguardo, perciò evito la citazione).
Anche la conversazione a cui mi riferisco stava procedendo nel modo su indicato quando improvvisamente il dialogo prese una svolta inaspettata. Parlando dei problemi del traffico in città, il mio interlocutore cominciò a discutere di handicap, ma diversamente da quanto aveva fatto prima, non si limitò a sfornare i soliti luoghi comuni pietistici a cui siamo più o meno abituati, bensì fece esplicito riferimento ai diritti che la società non assicura, a chi non è perfettamente autosufficiente.
Un discorso semplice che se pure mostrava scarsa conoscenza del tema, era allo stesso tempo indice di sensibilità e buonsenso. Un discorso che terminava più o meno con le seguenti parole: "Tutti devono avere il diritto di andare dove vogliono, sia che abbiano le gambe buone, sia che siano storpi come lei".
Al termine di questa frase vidi il tassinaro che mi fissava dallo specchietto retrovisore, in attesa di un cenno di assenso da parte mia. Momento di panico: voglia incontenibile di ridere repressa a forza, poi respiro profondo nel tentativo di recuperare l'aria più naturale possibile, e farfugliamento, un "certo, ha ragione" strozzato da due serie di convulsioni da scompiscio.
Decisi di indagare: nel dizionario a mia disposizione la parola "handicap" si trovava tra "hamburger" e "hangar", ed era così definita: "menomazione fisica o psichica che mette la persona in condizione d'inferiorità". Inferiorità: ecco cos'è che non mi convinceva. Non contento continuai le ricerche e trovai: "storpio: chi ha braccia o gambe mal conformate", una definizione semplice che prendeva in considerazione solamente l'aspetto fisico, ma che non conteneva alcuna connotazione dispregiativa. Una parola poco usata, che il mio interlocutore aveva scelto solo perché forse non ne conosceva altre.
Ciò che mi colpiva nelle parole del tassista è che avesse usato un termine medievale all'interno di un discorso tutto sommato moderno. La mozione dei senatori preoccupati per le sorti dei cittadini "infelici" conteneva invece uno strano miscuglio di terminologia moderna e antica che tradiva un malcelato imbarazzo nei confronti dell'argomento. Insomma, mentre la prima frase affermava l'uguaglianza dei diritti, la seconda sottolineava la diversità, fornendo dei giudizi di valore quanto meno discutibili.
Le parole nascono e poi, essendo più leggere dell'aria, salgono in su e arrivano fino al punto in cui il cielo finisce e conduce all'eternità.
Passano per l'aria attraverso le onde radio in ogni momento flussi ininterrotti di parole che avvolgono tutto il globo. In verità - rispetto a quanto scrive Giovanni Guareschi (sì, il creatore di Peppone e don Camillo) - molte di queste parole sono ben più pesanti dell'aria pura, naturalmente in senso metaforico. Pensiamo all'immensa futilità di tante chiacchiere diffuse ora attraverso i cellulari: si tratta di polvere che cade per terra, meritando di essere calpestata. Ma la considerazione dello scrittore emiliano contiene anche un'indubbia verità.
In mezzo a quel fiume di «parole, parole, parole», come dice l'Amleto di Shakespeare ce ne sono alcune che salgono verso l'alto fino a toccare il cielo. Sono le preghiere dei sofferenti e dei poveri, dei peccatori e degli sfiduciati che giungono sino alle orecchie di Dio, nell'eternità e nell'infinito. Sono anche le parole buone, dette per sostenere e per consigliare, segno di una carità autentica. Sono le parole stesse degli amici e degli innamorati che esprimono la loro tenerezza e la loro comunione di vita.
Secondo la neuropsichiatra californiana Louann Brizendine, tra una donna e un uomo logorroici la differenza è più che notevole: 20 mila parole al giorno contro «sole» 7 mila.
Se «lei» prova piacere facendo gossip o confidandosi con le amiche, tanto per fare un esempio, il chiodo fisso di «lui» sarebbe invece il sesso. Lo sostiene l'esperta americana in un intervista sul numero del settimanale «Grazia» in edicola il 23 agosto. Gli uomini penserebbero alla passione ogni 52 secondi, mentre la mente della donna evoca scene osè solo una volta al giorno.
Altre differenze: lei va in ansia per nulla, al contrario di lui che non si scompone fino alla fine. Lei capisce subito dalla faccia quando qualcosa non va, mentre lui se ne accorge solo quando vede le lacrime. Lei ricorda ogni minimo dettaglio, ma lui si dimentica perfino da quanti anni stanno insieme. E se lui si orienta anche al buio, lei fatica addirittura a trovare la strada di casa. Litigare non serve - avverte la specialista Usa - Le ragioni di queste distanze incolmabili uomo-donna sono solo una questione di neuroni.
23 agosto 2006
Le parole sono fatte, prima che per essere dette, per essere capite:
proprio per questo, diceva un filosofo,
gli dei ci hanno dato una lingua e due orecchie.
Chi non si fa capire viola la libertà di parola dei suoi ascoltatori.
È un maleducato, se parla in privato e da privato.
È qualcosa di peggio se è un giornalista, un insegnante, un dipendente pubblico, un eletto dal popolo.
Chi è al servizio di un pubblico ha il dovere costituzionale di farsi capire.
Parole, parole parole… suonava una nota canzone. Ma per parlare di vino in modo appropriato è necessario usare termini e aggettivi specifici, a volte poco noti. Per questo noi della redazione di Altrovino abbiamo pensato di proporvi un rapido dizionarietto, curato da Luigi Brandi, “storico” patron dell’ex enoteca omonima di Portici (Na), ora divenute l’Enoteca Vesuvius, nel quale troverete i termini più importanti del mondo del vino, in modo da abbinare al vino non solo i piatti migliori ma anche le parole più opportune! Buona lettura a tutti amici e, nel caso abbiate dubbio o curiosità, siamo a vostra disposizione



Poutporrì pescato a caso da vari indirizzi (purtroppo ho dovuto accorciarlo avendo superato le 10000 parole )
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Vecchio 27-04-2007, 20.12.07   #4
jezebelius
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Insomma cosa si vuole sottolineare col festeggiare il primo maggio? La diversità o l'uguaglianza dei diritti?
Beh..forse entrambi mi sa...
Credo che col passare del tempo, il far festa in questo giorno, o in altro in altrettante festività, si sia perso il " senso ".
In parecchi si festeggia o perchè è rosso sul calendario o al massimo perchè si è dipendenti di qualche azienda.
Ma il senso quale è se ancora esiste?
In questa epoca mi sa che si voglia sottolineare appunto l'uguaglianza pure essendo diversi, come nel caso postato da Uno nell'esempio del tassinaro:

Citazione:
....... il mio interlocutore cominciò a discutere di handicap, ma diversamente da quanto aveva fatto prima, ........ fece esplicito riferimento ai diritti che la società non assicura, a chi non è perfettamente autosufficiente.
Un discorso ....... che terminava più o meno con le seguenti parole: "Tutti devono avere il diritto di andare dove vogliono, sia che abbiano le gambe buone, sia che siano storpi come lei".
Al termine di questa frase vidi il tassinaro che mi fissava dallo specchietto retrovisore, in attesa di un cenno di assenso da parte mia. Momento di panico: voglia incontenibile di ridere repressa a forza, poi respiro profondo nel tentativo di recuperare l'aria più naturale possibile, e farfugliamento, un "certo, ha ragione" strozzato da due serie di convulsioni da scompiscio.
............... nel dizionario a mia disposizione la parola "handicap" si trovava tra "hamburger" e "hangar", ed era così definita: "menomazione fisica o psichica che mette la persona in condizione d'inferiorità".
Inferiorità: ecco cos'è che non mi convinceva. Non contento continuai le ricerche e trovai: "storpio: chi ha braccia o gambe mal conformate", una definizione semplice che prendeva in considerazione solamente l'aspetto fisico, ma che non conteneva alcuna connotazione dispregiativa. .....................
Ciò che mi colpiva nelle parole del tassista è che avesse usato un termine medievale all'interno di un discorso tutto sommato moderno. La mozione dei senatori preoccupati per le sorti dei cittadini "infelici" conteneva invece uno strano miscuglio di terminologia moderna e antica che tradiva un malcelato imbarazzo nei confronti dell'argomento. Insomma, mentre la prima frase affermava l'uguaglianza dei diritti, la seconda sottolineava la diversità, fornendo dei giudizi di valore quanto meno discutibili.
Una diversità vissuta e basata sulla dualità: Padroni ed operai. Appunto un discorso, quello attuale sulla classe operaia e sul moderno " latifondista " che tradisce un imbarazzo che si tenta di nascondere?
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 28-04-2007, 10.07.26   #5
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Ma l'hai letto sul serio quello che ho scopiazzato in giro?
E io che pensavo che vista la lunghezza nessuno si sarebbe presa la briga... volevo fare una bella figura, senza fatica, anche se ho messo insieme periodi presi da discorsi vari che legano poco e niente, se non che hanno il comune denominatore di una ricerca google su blabla e parole...
Mica pretenderai che io risponda vero? Perchè mi toccherebbe leggere quella roba che ho postato
No... no... preferirei iniziare a parlare sul serio del 1 maggio
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Vecchio 28-04-2007, 13.26.25   #6
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Ma l'hai letto sul serio quello che ho scopiazzato in giro?
E io che pensavo che vista la lunghezza nessuno si sarebbe presa la briga... volevo fare una bella figura, senza fatica, anche se ho messo insieme periodi presi da discorsi vari che legano poco e niente, se non che hanno il comune denominatore di una ricerca google su blabla e parole...
Mica pretenderai che io risponda vero? Perchè mi toccherebbe leggere quella roba che ho postato
No... no... preferirei iniziare a parlare sul serio del 1 maggio
Ehm...si..l'ho letto tutto...
Però...qualcosa di analogo alla situazione moderna l'ho trovato anche se è un " ricerca blabla blabla".
Con la domanda che ho posto volevo in qualche modo parlare, appunto, del primo maggio. Quella analogia che mi sembra di trovare anche nel'accozzaglia di brani che hai messo( probabilmnente ci vedo quello che ci voglio vedere...eh..si) e che mi è saltata subito agli occhi, è lo scontro di termini che si usa nel parlare moderno. Ad esempio " storpio " e "normale "( anche se questo nel brano mi pare si ricavi implicitamente) , riferito a chi si trova o no in determinate condizioni proprio per enfatizzare una differenza . Cosi oggi si utilizza il termine " operaio " e " padrone " per evidenziare una " classe " ossia quella dei dipendenti e quella dei proprietari.
Probabilmente il corso della storia ha contribuito ad accentuare questa differenza. Si potrebbe partire dal fatto che anche gli imprenditori sono lavoratori però. Forse allora la disuguaglianza allora non è tanto basata " sulla classe " di appartenenza quanto invece su chi guadagna, facendo lavorare e su chi, al contrario, guadagna lavorando.
Di fatti, molto spesso, nella manifestazioni, posto che siano tali e pacifiche, di solito non vedo sfilare gli imprenditori o, ad esempio, l'Amministratore delegato della FIAT, mentre le strade son piene di quegli " operai " che si sentono esclusi da quella che è la sorte o il ciclo " vitale " di un'azienda, per una serie di ragioni, prima tra tutte l'impossibilità di arrivare a fine mese.
Quindi perchè si sfila al primo maggio? C'è un "senso" o è solo l'accentuazione circa l'appartenenza ad una classe mediante cui si tenta di ricordare che esitono dei diritti ma che questi non trovano realizzazione?
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 28-04-2007, 21.08.47   #7
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maròòòòòò!!!!

buon primo maggio a tutti
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Dio mi conceda
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le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
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