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Vecchio 15-05-2007, 16.28.29   #1
RedWitch
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Predefinito Dire "non ci riesco"...

Tempo fa mi è capitato di assistere a questo episodio:

Un bimbo, stava imparando ad andare in bicicletta, e dietro di lui c'era il suo papà che gli stava insegnando a farlo.
Teneva il retro della bici, per sorreggerlo e gli correva dietro, mentre il bimbetto piangeva urlava disperato : "Non ci riesco! Non ce la faccio!"
In realtà stava pedalando e probabilmente stava già in equilibrio da solo, se non avesse urlato e pianto disperatamente se ne sarebbe accorto prima.. invece piangeva e piangeva e suo padre dietro gli diceva: "Non esiste il non ci riesco!Non esiste il non ce la faccio!" E intanto correva dietro alla bici di suo figlio, che ad un certo punto, si è accorto che stava effettivamente pedalando.. che stava effettivamente riuscendo ad andare in bici .. ad un certo punto, suo padre ha lasciato il retro della bici.. e il piccolo ha continuato a pedalare.. in equilibrio.. da solo. Il pianto si è trasformato in riso.. rideva forte e diceva: "ci riesco ci riesco!"

Da allora, ogni volta che qualcosa mi sembra più grande di me, e mi sembra di non riuscire.. penso a quell'episodio .. ho pensato di condividerlo.. chissà che non serva a qualcun altro per trasformare il "non ci riesco" in CI RIESCO e il pianto in riso...

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Vecchio 15-05-2007, 16.57.40   #2
griselda
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E' vero ne parlavo oggi con una amica confidandole la mia paura di non riuscire a fare una cosa e lei mi ha consigliato giustamente che solo facendola posso prendere fiducia in me stessa e con l'allenamento e il tempo, riuscire a farla. Il papà lo posso sostituire con la pazienza.
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Vecchio 15-05-2007, 20.06.28   #3
Ray
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Sta cosa è parecchio interessante a pensarci un momento.

In effetti dire "non ci riesco" non ha senso... si dovrebbe solo dire "non ci sono riuscito" o "ci sono riuscito"...
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Vecchio 15-05-2007, 21.41.17   #4
RedWitch
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Perchè la riuscita/non riuscita posso determinarla solo ad azione finita?
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Vecchio 15-05-2007, 22.20.10   #5
Elle
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Forse perchè l'azione finita si confronta con l'aspettativa di essa e conclusa offre un risultato in base all'aspettativa??
E' una domanda..o meglio una ipotetica risposta
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Vecchio 15-05-2007, 23.37.43   #6
Sole
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In effetti dire "non ci riesco" non ha senso... si dovrebbe solo dire "non ci sono riuscito" o "ci sono riuscito"...

Non son d'accordo. Dipende da caso e dalla circostanza. Esulando dall'esempio iniziale del bambino, prendiamo un altro. Un sollevatore di pesi alza cento kili e mentre li solleva si rende conto di non poterli sollevare oltre. In quel caso non ci riesce. Riconosce un suo limite. In seguito si eserciterà per alzare quei 100 ma intanto non riesce. E' una situazione attuale, presente, esistente nell'ora:"ora non sono in grado/non riesco".

L'intento del post iniziale credo però sia diverso, quello è un atteggiamento mentale che tende a non fare in ogni caso, che nasconde un voler cercare all'esterno conferme di potercela fare. Non si ha la forza e non si ha il coraggio.. magari si tratta di depressione chissà...

A volte ho il dubbio che chi dice "non riesco, non posso, non ce la faccio" altro non faccia che nascondersi e fuggire da ciò che sono le sue responsabilità e capacità. Una sorta di: ma chi me lo fa fare?
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Vecchio 15-05-2007, 23.55.05   #7
Kael
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Alle volte l'uomo è talmente cristallizzato/fossilizzato su certe convinzioni, che anche se le cose cambiano realmente, non vede e continua a credere che tutto sia rimasto uguale...

Esempi se ne possono fare a migliaia... la ragazzina che si vede grassa e fa la dieta ma continua a vedersi grassa anche se in realtà è diventata anoressica è uno dei più comuni...

Grazie per aver postato questa bella esperienza RedW, ricordarsi di stare attenti anche alle cose che si credono non cambieranno mai è sicuramente un modo per godere di quello che altrimenti si darebbe per scontato...

Ultima modifica di Kael : 15-05-2007 alle ore 23.57.44.
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Vecchio 16-05-2007, 00.50.38   #8
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In effetti dire "non ci riesco" non ha senso... si dovrebbe solo dire "non ci sono riuscito" o "ci sono riuscito"...
Forse perchè dire "non ci riesco" annulla già in partenza la voglia di fare uno sforzo? Un po' come quando si vuole fare una cosa e si dice "ci provo" invece di "lo faccio" mettendo già le mani avanti

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A volte ho il dubbio che chi dice "non riesco, non posso, non ce la faccio" altro non faccia che nascondersi e fuggire da ciò che sono le sue responsabilità e capacità. Una sorta di: ma chi me lo fa fare?
Più o meno anch’io la vedo così, un fuggire dalle responsabilità perchè fa comodo, può esserci dietro anche la paura di superare un limite, e anche un piangersi addosso in certi casi.
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Vecchio 16-05-2007, 01.14.37   #9
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Forse è anche da prendere in considerazione il " non ci riesco", come paura di affrontare qualcosa ovvero non avere la (giusta) forza/volontà nell'affronatre un problema, un ostacolo o una simile.
Mi sa tanto di " mancanza" da un lato di volontà, dall'altro di fiducia in se stessi..
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 16-05-2007, 09.45.49   #10
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In effetti dire "non ci riesco" non ha senso... si dovrebbe solo dire "non ci sono riuscito" o "ci sono riuscito"...
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Non son d'accordo. Dipende da caso e dalla circostanza. Esulando dall'esempio iniziale del bambino, prendiamo un altro. Un sollevatore di pesi alza cento kili e mentre li solleva si rende conto di non poterli sollevare oltre. In quel caso non ci riesce. Riconosce un suo limite. In seguito si eserciterà per alzare quei 100 ma intanto non riesce. E' una situazione attuale, presente, esistente nell'ora:"ora non sono in grado/non riesco".

L'intento del post iniziale credo però sia diverso, quello è un atteggiamento mentale che tende a non fare in ogni caso, che nasconde un voler cercare all'esterno conferme di potercela fare. Non si ha la forza e non si ha il coraggio.. magari si tratta di depressione chissà...

A volte ho il dubbio che chi dice "non riesco, non posso, non ce la faccio" altro non faccia che nascondersi e fuggire da ciò che sono le sue responsabilità e capacità. Una sorta di: ma chi me lo fa fare?
Il tizio che solleva il peso e si rende conto che è troppo molla e, a quel punto dice "non ci sono riuscito".

In ogni caso, come poi dici, io mi riferivo proprio all'atteggiamento. Infatti ho detto non ha senso, non ho detto "è scorretto dire" o simili.
Il dirsi non ci riesco mentre si fa (o si prova) è quasi sempre mentire, nasconde un non voler fare.
Se sto sinceramente provando perchè non so se sono capace ok, ma in questo caso non avrò ritorni emotivi negativi dal non esserci riuscito.
Se invece, come nella maggior parte dei casi, questi ritorni ci sono eccome, non dovrei dire non ci riesco ma "non ho intenzione di sforzarmi più di così" o "ho troppa paura di riuscire o di qualcosa che non so (il bambino) o simili. Questo se volessi essere sincero... dire "non riesco" è perlomeno sbagliare valutazione spostando il fuoco dal atteggiuamento emotivo/mentale (paura, pigrizia o quel che è) al essere capaci.
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Vecchio 16-05-2007, 10.48.41   #11
RedWitch
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Il dirsi non ci riesco mentre si fa (o si prova) è quasi sempre mentire, nasconde un non voler fare.
Se sto sinceramente provando perchè non so se sono capace ok, ma in questo caso non avrò ritorni emotivi negativi dal non esserci riuscito.
Se invece, come nella maggior parte dei casi, questi ritorni ci sono eccome, non dovrei dire non ci riesco ma "non ho intenzione di sforzarmi più di così" o "ho troppa paura di riuscire o di qualcosa che non so (il bambino) o simili. Questo se volessi essere sincero... dire "non riesco" è perlomeno sbagliare valutazione spostando il fuoco dal atteggiuamento emotivo/mentale (paura, pigrizia o quel che è) al essere capaci.
Sì sono d'accordo con tutto quello che dici (e con quello che diceva Sole sul discorso del nascondersi o fuggire) .. pero' prova a spiegare ad un bambino che non riesce che la sua è pigrizia o altro nel momento in cui sta sopra la bici ..a volte serve una spinta per vederlo... al bambino sembra di non farcela e basta in quel momento.. poi si rende conto del contrario...

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ricordarsi di stare attenti anche alle cose che si credono non cambieranno mai è sicuramente un modo per godere di quello che altrimenti si darebbe per scontato...
Credo che questo sia un punto importante... altrimenti stiamo sempre a colpevolizzarci per il non voler fare o il mentirci etc.. tutto vero sì.. ma qualche volta è anche utile guardare il rovescio della medaglia.. dalla parte del cuore se vogliamo..
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Vecchio 16-05-2007, 11.08.36   #12
griselda
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Sono d'accordo con tutti strano ma vero tanti punti di vista diversi per vedere una cosa.
Ho notato una cosa che se decido di fare qualcosa perchè lo desidero ardentemente ce la faccio meglio di quando desidero fare una cosa per qualcun altro.
Quando il desiderio è mio non mi ferma nessuno quando è per accontentare qualcuno prima o poi arrivano la pigrizia, la paura, l'insicurezza che nascondono dietro il non vero desiderio. Ce la faccio perchè ce la voglio fare se cado mi rialzo perchè è più importante il desiderio delle contusioni, poi certo un spinta non fa mai male a nessuno.
Che ne pensate?

P.S. poi il bambino piange perchè sa che il pianto ha un potere pazzesco sui genitori e spera così di poter sfuggire allo sforzo che deve fare, siamo noi che li abituiamo a non prendersi le responsabilità.
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Vecchio 16-05-2007, 12.45.53   #13
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Un'altra immagine simpatica è l'uccellino che guarda terrorizzato giù dal nido... è abbastanza grande per volare ormai, le sue ali sono diventate abbastanza robuste e piumate, ma ancora non lo sa, crede di non esserne capace...
Se non ci fossero mamma e papà che lo spingono giù dal nido....

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Vecchio 16-05-2007, 12.57.35   #14
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Un'altra immagine simpatica è l'uccellino che guarda terrorizzato giù dal nido... è abbastanza grande per volare ormai, le sue ali sono diventate abbastanza robuste e piumate, ma ancora non lo sa, crede di non esserne capace...
Se non ci fossero mamma e papà che lo spingono giù dal nido....

E' anche questa un'iniziazione... Ti fanno vedere che sei capace, ma sei sempre tu che lo fai...

Per alcune cose però, un aiuto/spinta esterno credo sia indispensabile...

Ultima modifica di Kael : 16-05-2007 alle ore 13.08.41.
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Vecchio 23-05-2007, 15.18.53   #15
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a volte è facile dire non ci riesco perchè è come se avessimo il freno a mano tirato per smettere di dire non ci riesco bisogna lasciarsi andare non aver paura di non riuscire e di dirlo, e qualcuno ti insegnerà ancora ed ancora sino a che non avrai imparato, naturalmente oltre all'impegno che metti tu per riuscire. A volte la mancanza di umiltà impedisce di riuscire, l'aver paura di mostrarsi incapaci e partire da quella condizione per poi riuscire.
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Vecchio 23-05-2007, 16.17.49   #16
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...........................
A volte la mancanza di umiltà impedisce di riuscire, l'aver paura di mostrarsi incapaci e partire da quella condizione per poi riuscire.
Anche questo è importante , finchè riflettiamo fuori, finchè abbiamo paura di fare vedere ad altri che non riusciamo, mentre vorremmo sempre che ci vedessero capaci, è perchè non stiamo facendo davvero per noi, ma per dimostrare ad altri, o comunque per avere qualcosa in cambio.
Farsi vedere incapaci brucia, e così sembra più facile dire "non ci riesco"
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Vecchio 23-05-2007, 22.18.03   #17
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Farsi vedere incapaci brucia, e così sembra più facile dire "non ci riesco"
Che poi, se non andiamo troppo per il sottile, dire "non ci riesco" è un ammettere di non essere capaci.
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Vecchio 24-05-2007, 10.33.02   #18
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Di recente le squadre di calcio (almeno fra i professionisti) si sono munite di tutta una serie di psicologi sportivi, perchè ormai anche in occidente si è abbastanza dimostrato che una prestazione fisica di rilievo non può non essere supportata da un adeguata predisposizione mentale...
A tal proposito leggevo che tali signori (gli psicologi) spiegano che il cervello non accetta ordini negativi, pertanto il giocatore quando va a calciare un rigore e pensa "non devo sbagliare", in realtà il suo cervello recepisce il comando "devo sbagliare"...
Io su questo non sono d'accordo, però riconosco che dovendo impartirsi un ordine negativo (non devo sbagliare) devo necessariamente prima crearmi l'immagine mentale positiva (devo sbagliare) per poi negarla.

Di questo passo, ai giocatori viene detto che al posto del solito "non devo sbagliare" dovrebbero concentrarsi piuttosto su un ordine positivo, tipo "devo segnare", e qua torniamo al "pensiero positivo" che tanto va di moda attualmente e che tanto è stato stravolto dal suo senso originale...

Resta il fatto che secondo statistiche, i calciatori che tirano i rigori pensando "devo segnare" hanno una maggior percentuale di realizzazione di quelli che pensano "non devo sbagliare". Qua in un certo senso entra anche in gioco la paura, "devo segnare" pone l'attenzione su un'azione, mentre "non devo sbagliare" la pone su una non-azione, che però esiste a livello ipotetico. E' indubbiamente più probabile dunque realizzare una azione che una non-azione.
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Vecchio 24-05-2007, 11.02.07   #19
griselda
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Anche io avevo sentito dire che non si devo pensare a non sbagliare e che la mente non legge il non, per cui si concentrerà suglil errori commessi e questo inciderebbe sul risultato, perchè richiamerebbe paura e sentimenti provati. E che dire invece ce la faccio va a richiamare tutte le volte memorizzate in cui ce l'ho fatta.
Una volta ad un corso mi fecero camminare su dei carboni ardenti suon di percussioni, prima di intraprendere la camminata si doveva urlare: devo farlo, voglio farlo, lo faccio! per molte volte di seguito questo dovrebbe aiutare ad eliminare qualunque pensiero che potrebbe farti indugiare e scottarti i piedi.
Altra cosa che mi dissero era di rivedere mentalmente il risultato più volte affichè nella mente rimanga la certezza del risultato.
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Vecchio 24-05-2007, 20.13.11   #20
Ray
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Di recente le squadre di calcio (almeno fra i professionisti) si sono munite di tutta una serie di psicologi sportivi, perchè ormai anche in occidente si è abbastanza dimostrato che una prestazione fisica di rilievo non può non essere supportata da un adeguata predisposizione mentale...
A tal proposito leggevo che tali signori (gli psicologi) spiegano che il cervello non accetta ordini negativi, pertanto il giocatore quando va a calciare un rigore e pensa "non devo sbagliare", in realtà il suo cervello recepisce il comando "devo sbagliare"...
Io su questo non sono d'accordo, però riconosco che dovendo impartirsi un ordine negativo (non devo sbagliare) devo necessariamente prima crearmi l'immagine mentale positiva (devo sbagliare) per poi negarla.

Di questo passo, ai giocatori viene detto che al posto del solito "non devo sbagliare" dovrebbero concentrarsi piuttosto su un ordine positivo, tipo "devo segnare", e qua torniamo al "pensiero positivo" che tanto va di moda attualmente e che tanto è stato stravolto dal suo senso originale...

Resta il fatto che secondo statistiche, i calciatori che tirano i rigori pensando "devo segnare" hanno una maggior percentuale di realizzazione di quelli che pensano "non devo sbagliare". Qua in un certo senso entra anche in gioco la paura, "devo segnare" pone l'attenzione su un'azione, mentre "non devo sbagliare" la pone su una non-azione, che però esiste a livello ipotetico. E' indubbiamente più probabile dunque realizzare una azione che una non-azione.
Eh, se gli insegnassero semplicemente a non pensare a nulla... una volta si faceva, qualche vecchio maestro di calcio ti diceva di concentrarti sulla palla, di fissarla, di entrarci dentro... cose così.
Mah, saran bravi i portieri...
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