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Vecchio 06-11-2007, 15.47.21   #1
griselda
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Predefinito Blocco psicologico ereditario

Non so neppure quale titolo dare a questo problema che mi assilla.
Immagino sia IP ma non capisco da dove derivi ma non è solo questo il punto ma il fatto che sento di averlo ereditato e di averlo trasmesso. Qui potrei iniziare a compiangermi ma non voglio più, raccontanto quanti limiti mi ha portato questa cosa.
Ora però la vedo in mio figlio, prima la vedevo in mia madre.
Mia madre quando doveva parlare con qualcuno che fosse un medico, un negoziante un estraneo insomma le veniva un blocco alla gola e se parlava le si strazzavano le parole tanto che se continuava si tramutava in pianto. Non riusciva a gestire questa emozione al contatto con persone con le quali non aveva un rapporto famigliare o di amicizia.
Questa cosa è passata a me ho vissuto le stesse cose forzandomi un poco di più ma non riuscendo ad eliminarla. Chiaro altri tempi altri modi ma il problema alla base lo stesso.
Oggi mio figlio lo vedo con la stessa difficoltà se deve telefonare o parlare con qualcuno che per lui è un'incognita ha le stesse reazioni.
Ora io su di me sto lavorando con forza e determinazione per affrontare questo problema e se mi perdo di vista mi ritrovo automaticamente a ricomportarmi in quel modo scansandolo o delegandolo agli altri perchè a me costa una fatica enorme. Quello che voglio dire è che nonostante io gli vada contro non si è mai risolto ma ora ho un altro motivo in più per oppormici.
Ho provato a tornare al passato quando lo vedevo in mia madre forse mi vergognavo per lei in quel momento ed è per questo che ora mi vergogno di me per lo stesso motivo e mio figlio uguale?
Sotto credo ci sia altro ma non riesco a vederlo.
Quando si ha questo problema ci si vergogna a dirlo, anche solo ad ammetterlo, non lo si accetta ora dirlo a voi mi pare un modo di accettarlo e farlo fare a pezzi anche da voi.
Grazie
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Vecchio 06-11-2007, 16.28.11   #2
turaz
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prova a concentrarti sull'azione dimenticando chi hai di fronte per un attimo cercando di affrontare la paura di "importi" silenziando la mente.
prova a mettere ben a fuoco quello che devi dire e dillo.
Magari inizia dalle piccole cose.
non a quei livelli di "blocco" ma ho anch'io una sorta di paura in certe situazioni
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Vecchio 06-11-2007, 16.42.48   #3
dafne
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Non so neppure quale titolo dare a questo problema che mi assilla.
Immagino sia IP ma non capisco da dove derivi ma non è solo questo il punto ma il fatto che sento di averlo ereditato e di averlo trasmesso. Qui potrei iniziare a compiangermi ma non voglio più, raccontanto quanti limiti mi ha portato questa cosa.
Ora però la vedo in mio figlio, prima la vedevo in mia madre.
Mia madre quando doveva parlare con qualcuno che fosse un medico, un negoziante un estraneo insomma le veniva un blocco alla gola e se parlava le si strazzavano le parole tanto che se continuava si tramutava in pianto. Non riusciva a gestire questa emozione al contatto con persone con le quali non aveva un rapporto famigliare o di amicizia.
Questa cosa è passata a me ho vissuto le stesse cose forzandomi un poco di più ma non riuscendo ad eliminarla. Chiaro altri tempi altri modi ma il problema alla base lo stesso.
Oggi mio figlio lo vedo con la stessa difficoltà se deve telefonare o parlare con qualcuno che per lui è un'incognita ha le stesse reazioni.
Ora io su di me sto lavorando con forza e determinazione per affrontare questo problema e se mi perdo di vista mi ritrovo automaticamente a ricomportarmi in quel modo scansandolo o delegandolo agli altri perchè a me costa una fatica enorme. Quello che voglio dire è che nonostante io gli vada contro non si è mai risolto ma ora ho un altro motivo in più per oppormici.
Ho provato a tornare al passato quando lo vedevo in mia madre forse mi vergognavo per lei in quel momento ed è per questo che ora mi vergogno di me per lo stesso motivo e mio figlio uguale?
Sotto credo ci sia altro ma non riesco a vederlo.
Quando si ha questo problema ci si vergogna a dirlo, anche solo ad ammetterlo, non lo si accetta ora dirlo a voi mi pare un modo di accettarlo e farlo fare a pezzi anche da voi.
Grazie
Non posso entrare in merito ai possibili blocchi psicologici che possono averti portato a "silenziarti" non ne ho le competenze ma anche se per motivi e in modi diversi la voce è sempre stato un problema anche per me, esprimere un parere in condizione di attrito mi è molto molto difficile, mi spiego, se vengo ripresa e mi devo difendere o giustificare è più facile che io mi chiuda nel mutismo. O in monosillabi. In un certo senso è come se sentendomi aggredita io rifiutassi di dire qualsiasi cosa...poi sono passata all'opposto, al gridare per silenziare l'altro, meccanismo appreso nel matrimonio...per assurdo oggi di due figli uno riporta la prima modalità, si zittisce totalmente, l'altro urla come un matto....la cosa curiosa è che nessuno di noi tre riesce a cantare...ho pensato in più di un'occasione di provare il canto proprio come terapia..a te riesce cantare? non sotto la doccia o con la radio a manetta ma quando riesci a sentire la tua voce? Sarà che sono presa dal post sul giudizio degli altri ma anche non riuscire a parlare con chi non conosci non è un timore di giudizio? sai, la famosa frase, è il primo impatto che conta...non lo so, magari ti ho fatto ancora più confusione .. spero di no
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Vecchio 06-11-2007, 17.43.15   #4
Sole
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Quando ero bambina appena cercavo di dire qualunque cosa che potesse mettermi in difficoltà emozionale scoppiavo a piangere, e appena ricevevo una reazione esterna ancora peggio, piangere per me era l'unica maniera in cui potevo parlare. Quel corpicino minuto non poteva sopportare una simile emozione ma anche voleva esprimersi, perciò lacrime, moccolo e parole.. e poi sniff sniff... e il tutto sotto gli occhi ottoniti dei miei che non si spiegavano la cosa.
Beh, oggi la rivedo quella bimba e capisco perchè faceva così.. ma c'è voluto un pò per ritrovare quella voglia di esprimere invece che rinunciare e così oggi non piango ma esplodo.. e quindi probabilmente quel pianto si chiamava rabbia... che dici Gris, la rabbia ci può stare?
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 06-11-2007, 18.03.44   #5
turaz
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rabbia di non riuscire a comunicare quanto voluto?
come se si faticasse a tradurre in parole il turbinio di sensazioni e emozioni di quel momento?
quello che in altre situazioni porta allo sfogo seguito da tremolio?
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Vecchio 06-11-2007, 18.10.45   #6
Sole
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rabbia di non riuscire a comunicare quanto voluto?
come se si faticasse a tradurre in parole il turbinio di sensazioni e emozioni di quel momento?
Si, circa, una rabbia del genere.
Ovvio che dietro ci sono situazioni scatenanti, ma un blocco è spesso qualcosa di represso e la rabbia non espressa fà chiudere.
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Vecchio 06-11-2007, 18.14.43   #7
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già. con i tuoi genitori ti trattenevi inconsapevolmente?
se vado a ritroso vedo che a suo tempo in casa mia mi caricavo di calore a seguito dei continui battibecchi tra i miei.
calore che poi faticavo a smaltire e finivo per sfogare
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Vecchio 06-11-2007, 18.23.53   #8
griselda
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Non mi piace neppure la mia voce, ma cantare canto se non c'è nessuno e sono intonata, ma se c'è qualcuno non esce niente. Anche mio figlio fa fatica a cantare da piccolo quando cantava era intonato ed aveva una bella voce ora si vergogna e si lamenta che la sua voce è brutta.
Se qualcuno mi aggredisce non parlo proprio sto zitta e subisco tutto neppure una reazione oppure se mi forzo viene fuori una reazione spropositata non contengo la rabbia che straripa e forse proprio per non vedermi così evito, evito di perdere le staffe la ragione e l'intelletto.
Difficilmente alzo la voce se lo faccio la trovo faticoso, ma si alza se e quando lascio partire la rabbia.
Credo che ci sia anche il giudizio degli altri ma quello viene dopo a seguito dell'apparire pazza per aver pianto senza ragione apparente.
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Vecchio 06-11-2007, 18.29.58   #9
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Queste emozioni forti quanti grattacapi danno eh...magari mi sbaglio, ma quello che mi è risaltato Gri è che forse tuo figlio non riesce a controllarle,nel suo piccolo il calore lo scalda,sale velocemente ed i pensieri vanno in tilt,le idee a zig zag e si ritrova quasi "paralizzato" al telefono per chiedere l'assegno per la scuola... questo perchè (sempre secondo la mia teoria eh) non riesce a far fluire tutto naturalmente,liberamente e quindi dal blocco può tanto partire il pianto di sfogo,quanto la frustrazione di non capire perchè gli succede così...lo immagino mentre cerca di trattenere tutto dentro e mi ricorda qualcuno...
Chissà se gli potrebbe essere utile un ancora di salvataggio a misura di bambino?
mi fermo prima di far troppi danni.
Ma una cosa la aggiungo per esperienza personale,forse anche un pò più di fiducia in se stesso non guasterebbe ed in questo tu puoi aiutarlo tanto...come?facendogli superare a poco a poco le sue resistenze,spronandolo fin dove senti che puoi ed incoraggiandolo giorno dopo giorno...
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Vecchio 06-11-2007, 18.34.43   #10
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Ecco scusate ci ho messo un casino a scrivere e ora ho letto quanto avete detto sopra.
Si anche mio figlio ha una carica di rabbia pazzesca, tanto che se non riesce a far fare ad un gioco quello che vuole lo rompe.
Lui almeno la scarica io la reprimo tanto che poi straripo.
Ma c'è qualcosa che manca...

Ricordo da bambina i miei genitori che litigavano ed io ci stavo talmente male che intervenivo per sedare la lite, non ce la facevo a sopportare quella tensione...quella stanza intrisa di rabbia e rancore, avrei fatto qualcunque cosa per farli smettere. Ancora oggi se ci sono dei battibecchi che possono essere anche qui in forum ci sto male, inizio ad agitarmi dentro, come allora entro in tensione. Non accetto ne la mia rabbia ne quella degli altri è come se scottasse.
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Vecchio 06-11-2007, 18.48.25   #11
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"SCOTTA" perchè consciamente o no la colleghi a situazioni per te negative, a shock subiti nell'infanzia (e perchè effettivamente scotta dato che è calore non sfogato)
come vedi anch'io subivo i battibecchi in casa mi scaldavo inconsapevolmente, trattenevo e finivo per esplodere sottoposto a pressioni esterne.
prova a osservarti quando quel calore sale , a fermarti un attimo e a rompere il meccanismo che si crea.
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Vecchio 06-11-2007, 18.52.58   #12
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...................
Se qualcuno mi aggredisce non parlo proprio sto zitta e subisco tutto neppure una reazione oppure se mi forzo viene fuori una reazione spropositata non contengo la rabbia che straripa e forse proprio per non vedermi così evito, evito di perdere le staffe la ragione e l'intelletto.
Difficilmente alzo la voce se lo faccio la trovo faticoso, ma si alza se e quando lascio partire la rabbia.
Credo che ci sia anche il giudizio degli altri ma quello viene dopo a seguito dell'apparire pazza per aver pianto senza ragione apparente.
Anche per me è sempre stato così Gris, il non rispondere mai a quel che mi veniva detto da bambina a scuola per esempio, mi portava a reprimere tutto quanto, e nemmeno io sfogavo la rabbia in alcun modo (ma poi da qualche parte a forza di comprimere dentro esce..), quando mi incavolo e non riesco a trattenere, ancora oggi, è un'esplosione di rabbia che poi mi svuota.
La tendenza ad evitare di telefonare per esempio, puo' portare a nascondersi il problema.. evito e così non vedo (pero' poi sto male perchè non riesco a farlo), e credo che sia connessa al blocco alla gola (anche se parlavi di tua madre) che dicevi nel primo post . Piuttosto che sentire quel blocco in gola si evita... e se proprio non si puo' evitare si spera che finisca presto.. penso che anche in questo caso l'unica cosa sia forzarsi per cambiare direzione, e smettere di sperare che quella sofferenza che senti quando telefoni sparisca..
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Vecchio 06-11-2007, 19.01.51   #13
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Ecco scusate ci ho messo un casino a scrivere e ora ho letto quanto avete detto sopra.
Si anche mio figlio ha una carica di rabbia pazzesca, tanto che se non riesce a far fare ad un gioco quello che vuole lo rompe.
Lui almeno la scarica io la reprimo tanto che poi straripo.
Ma c'è qualcosa che manca...

Ricordo da bambina i miei genitori che litigavano ed io ci stavo talmente male che intervenivo per sedare la lite, non ce la facevo a sopportare quella tensione...quella stanza intrisa di rabbia e rancore, avrei fatto qualcunque cosa per farli smettere. Ancora oggi se ci sono dei battibecchi che possono essere anche qui in forum ci sto male, inizio ad agitarmi dentro, come allora entro in tensione. Non accetto ne la mia rabbia ne quella degli altri è come se scottasse.

Potrebbe essere rabbia che fa il non potersi esprimere, o rabbia provocata dalla "vergogna" di questa situazione, ho virgolettato la parola per cercare di descrivere il groppo che si sente dentro e che è bloccante....
Penso che alla base ci sia il raffrontarsi con persone estranee o che investono una certa autorità e di cui ci si sente inferiori....
Penso che su questo si debba lavorare.... sulla fiducia in se stessi.
Io non ho molta esperienza in questo campo, ma conosco una ragazza che non riusciva a parlare se non balbettando, e al telefono poi era una frana, ma pian pianino, acquistando più fiducia in sè, balbetta di meno e riesce a farsi capire al telefono.... anche con persone estranee...
Ogni tanto però regredisce, e questo succede quando si sente piccola piccola e il mondo le sembra una massa di gente pronta ad aggredirla.... allora non riesce a parlare e ricomincia a balbettare.... e succede soprattutto quando ha cose importanti da dire.... mentre per le cose poco importanti comunica con facilità... ma alla prima difficoltà da affrontare, si difende balbettando...

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Vecchio 06-11-2007, 19.05.56   #14
griselda
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Piuttosto che sentire quel blocco in gola si evita... e se proprio non si puo' evitare si spera che finisca presto.. penso che anche in questo caso l'unica cosa sia forzarsi per cambiare direzione, e smettere di sperare che quella sofferenza che senti quando telefoni sparisca..
Si RedW è quello che da quando sono qui ho iniziato a fare con più attenzione e sforzandomi maggiormente stando attenta anche a non caricarmi prima con pensieri ovvero preoccupandomi.
Ma ti posso assicurare che piangere davanti al tizio dell'ufficio postale con nessuna ragione apparente da mandar giù è dura senza farsi un po schifo da se. E questo vale anche per mio figlio...
Oggi l'ho quasi obbligato a telefonare al dentista, la voce andava sempre più in basso sino a che stava per mettersi a piangere ed ha concluso velocemente per poi nascondersi anche da me... provava vergogna. Poi è scoppiato in lacrime e ha scaricato la sua rabbia sul divano odiandosi e sputando tutto il veleno che aveva dentro.
A quel punto gli ho detto che ero orgogliosa di lui che cmq anche a me succede e che siamo stupendi ugualmente anche se ci capita questa cosa, che non dobbiamo mollare e forzarci ogni volta come quando si allena nello sport che fa.
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Vecchio 06-11-2007, 23.57.22   #15
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Quando ero bambina appena cercavo di dire qualunque cosa che potesse mettermi in difficoltà emozionale scoppiavo a piangere, e appena ricevevo una reazione esterna ancora peggio, piangere per me era l'unica maniera in cui potevo parlare. Quel corpicino minuto non poteva sopportare una simile emozione ma anche voleva esprimersi, perciò lacrime, moccolo e parole.. e poi sniff sniff... e il tutto sotto gli occhi ottoniti dei miei che non si spiegavano la cosa.
Beh, oggi la rivedo quella bimba e capisco perchè faceva così.. ma c'è voluto un pò per ritrovare quella voglia di esprimere invece che rinunciare e così oggi non piango ma esplodo.. e quindi probabilmente quel pianto si chiamava rabbia... che dici Gris, la rabbia ci può stare?
Già... la rabbia per la difficoltà, per la frustrazione, per l'impotenza... la rabbia di non essere Grandi.

Rabbia di non essere grandi e paura di diventarlo. Le due cose agiscono in/da direzioni opposte e quindi bloccano. Poi in ognuno si manifestano in un modo o nell'altro e questi modi ce li tramandiamo ereditariamente, con predisposizioni e con gli esempi.

Poi cresciamo e, anche se in realtà non siamo diventati grandi, siamo un po' più grandi di prima. E questo meccanismo, lungi dallo scomparire, si sposta più in la. In quella nuova zona che per noi è "essere grandi"... dove si ripresenta la frustrazione di non esserlo già e la paura di diventarlo.

Bella quella cosa dell'allenamento Gris... per analogia usare le nostre forze sulle debolezze... a me sembra un bell'insegnamento.
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Vecchio 07-11-2007, 01.37.38   #16
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Originalmente inviato da griselda
Oggi mio figlio lo vedo con la stessa difficoltà se deve telefonare o parlare con qualcuno che per lui è un'incognita ha le stesse reazioni.
Quello del mutismo è stato un problema anche per me, e anche se in misura minore ogni tanto salta fuori, e penso che alla fine è un blocco che passiamo anche ai nostri figli. Il minore dei miei aveva la stessa difficoltà, fin da piccolissimo per di più, tanto che in prima elementare non parlava nemmeno con compagni e maestre. Crescendo è andato meglio, ma sempre ha avuto difficoltà a parlare con gli estranei, chiunque fossero: si chiudeva nel mutismo più assoluto e lasciava sbrigare a me tutte le cose che gli interessavano, telefonate e anche acquisti. Poi c’è stato il trasferimento, cambiare sia la scuola che l’ambiente in cui viveva credo siano stati i motivi che hanno dato inizio al suo cambiamento: so che ha sofferto molto, per lunghi periodi l’ho visto apatico, demotivato e chiuso in se stesso… e per di più non riuscivo a dargli l’attenzione di cui aveva bisogno. Il momento in cui l’altro mio figlio si è allontanato da casa è stato quello in cui mi sono preoccupata di più per lui, perché sono molto uniti nonostante i sette anni di differenza, e temevo il crollo totale. Invece è stato dopo questo episodio che ho visto non solo la sua totale ripresa… ho visto un cambiamento vero e proprio: sembra cosa da niente, ma vederlo andare nei negozi a comprarsi le cose, per come era lui prima è quasi stupefacente… come anche telefonare o chiedere a chiunque ciò che gli interessa a volte con una faccia tosta che io proprio ancora oggi non troverei. Non so bene che cosa è scattato in lui, a volte penso che a un certo punto si sia trovato nella condizione di dover contare solo su se stesso… e credo che questo lo abbia fatto crescere.

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In un certo senso è come se sentendomi aggredita io rifiutassi di dire qualsiasi cosa...poi sono passata all'opposto, al gridare per silenziare l'altro, meccanismo appreso nel matrimonio...per assurdo oggi di due figli uno riporta la prima modalità, si zittisce totalmente, l'altro urla come un matto...
Anche per i miei figli era così, il più grande si faceva sentire, l’altro si zittiva…
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Originalmente inviato da griselda
Difficilmente alzo la voce se lo faccio la trovo faticoso, ma si alza se e quando lascio partire la rabbia.
Nessuno come il mio figlio maggiore riusciva a farmi uscire di più dai gangheri, poi non era uno che stava zitto, quindi si alzava la voce, ma ogni volta andava a finire che mi fregava la gola: mi si strozzava al punto che non riuscivo più a parlare e dovevo tossire. Questo stranamente mi capitava solo con lui, ma comunque a quel punto penso che la rabbia fosse al culmine ed era un modo per uscirne, infatti per forza di cose la discussione finiva lì...
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Vecchio 07-11-2007, 13.43.45   #17
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Già... la rabbia per la difficoltà, per la frustrazione, per l'impotenza... la rabbia di non essere Grandi.

Rabbia di non essere grandi e paura di diventarlo. Le due cose agiscono in/da direzioni opposte e quindi bloccano. Poi in ognuno si manifestano in un modo o nell'altro e questi modi ce li tramandiamo ereditariamente, con predisposizioni e con gli esempi.

Poi cresciamo e, anche se in realtà non siamo diventati grandi, siamo un po' più grandi di prima. E questo meccanismo, lungi dallo scomparire, si sposta più in la. In quella nuova zona che per noi è "essere grandi"... dove si ripresenta la frustrazione di non esserlo già e la paura di diventarlo.

Bella quella cosa dell'allenamento Gris... per analogia usare le nostre forze sulle debolezze... a me sembra un bell'insegnamento.
Non voglio spostare l'attenzione su di me ma parlare a Gris attraverso la mia esperienza e ciò che vedo, magari riusciamo insieme a far quella luce che riscalda e scioglie.
Proprio grazie a questo 3d ho dato una nuova visuale a quello che era il mio modo di comunicare e devo ringraziarti tanto Gris.
Ho capito, spero presto di comprenderlo, proprio quello che ha detto Ray.
Il desiderio che poi è anche paura, di essere capiti per quei bimbi che siamo ancora dentro.. e il bisogno di apparire e sentirci grandi.. fa un disastro, vien fuori di tutto e di più.
Dentro può esserci una grossa percentuale di orgoglio e vergogna per quei bambini ma allo stesso tempo non possiamo fare a meno di esserlo e nasconderlo il più possibile, perchè vogliamo farlo vedere ma allo stesso non vogliamo ammetterlo.
Sebbene possa sembrare una scissione è necessario amare e coccolare quel bimbo che grida farlo anche vergognare volendo e prenderlo in giro perchè si vergonga di vergognarsi.. o forse è l'adulto quello? Oh si.. è il finto adulto che si vergogna di vergognarsi e fa di tutto per nascondere l'essenza anche piccolina e poco confortata e così entrano in conflitto due io/realtà che non comunicano.. bisognerebbe riuscire a trovare un canale..

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Vecchio 07-11-2007, 15.52.25   #18
griselda
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Credo di averne visto vari aspetti negli episodi che hanno contraddistinto la mia vita di questi due io che si alternano. Dovrei raccontare ma non è questo il luogo, comunque io le ho viste distintamente queste due grii. Una si vergogna dell'altra. Ma dei risultati alla quale arriva l'altra. Non so se va bene parlarne così. E' come se mancasse qualcosa in mezzo a queste due. O bambina o adulta manca la via di mezzo. Una è tutta cuore ed ingenuità, l'altra è quella che la sgrida e non apprezza mai quello che fa.
Una usa il cuore e l'altra la mente e il mio corpo in mezzo non ci capisce niente.
L'adulta esce per sgridare per redarguire per litigare vien fuori tramite la rabbia e fa la dura ma poi quando se ne va (perchè qualcuno la fa scappare, sempre la rabbia credo) la bambina e li con tutti i cocci e non sa che farsene e piange disperata. Allora improvvisa abbraccia bacia consola ma l'altra là non ne vuol sentire ragione si stringe nelle spalle e non consola non abbraccia è arida e senza sentimenti per lei esistono solo bianchi e neri senza sfumature. Si son divise il campo ed io che ci faccio con ste due s..... ?
Ora analizzando quanto scritto sopra mi rendo conto che forse uso solo la mia parte femminile a lei il compito sia di fare la mamma e anche il papà perchè mia madre incarnava entrambe i ruoli avendo un padre assente nell'educazione anzi la sua presenza non presenza era infantile e rabbiosa. I miei genitori maschio e femmina che comunicano tramite la rabbia. Ma a me bambina la rabbia non piace come non mi piacciono loro che litigano invece di amarsi e mi fanno sentire insicura e allora vivo in un mondo tutto mio pieno di fantasia ed amore un mondo tutto inventato che nulla a che vedere con la realtà.
Anche ora scrivendo se devo usare il cuore e come viene viene funziona ma se devo fermarmi a tirare due conti di ciò che ho detto vado in crisi, perchè subentra l'altra parte quella dei bianchi e neri a cui non va mai bene niente.
Se rileggo non posto non rileggo chiudo gli occhi e pigio.
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Sole
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Ed è qui che subentra il nostro giudizio di ciò che pensano gli altri. Tenerli in considerazione (mamma e papà che oggi sono la società) porta ad aver paura di esprimere noi stesse.
Potrei citarti frasi che in questi giorni non a caso, lo vedo e mi commuove, girano nel forum dove si dice di parlare senza pensare di piacere o di dare immagine per cercare conferme, oppure dove si dice che son proprio le persone che non ci han dato quel che pretendevamo che poi ci condizionano e sono proprio quelli che abbiamo amato spesso disperatamente perchè soffrivamo di più. Spostiamo il problema su non sopportare tizio e poi caio.. poi chiamiamo in causa anche sempronio ma tutto gira nell'accettare che possiamo anche odiare o essere mostruosamente arrabbiate con la persona da cui pretendiamo amore subito!
Accettare di provare certi sentimenti potrebbe portare ad una sofferenza enorme perchè presuppone che abbandoniamo l'idea di pretendere amore così come lo vogliamo noi. Quindi non ci sarà nessuna rivincita, nessuna vittoria, nessuna gratificazione e nessun tipo di condizione. Insomma smettere di amare la nostra sofferenza ed iniziare ad amare quella bimba.

Potrei continuare ma per ora mi fermo..
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Credo di averne visto vari aspetti negli episodi che hanno contraddistinto la mia vita di questi due io che si alternano. Dovrei raccontare ma non è questo il luogo, comunque io le ho viste distintamente queste due grii. Una si vergogna dell'altra. Ma dei risultati alla quale arriva l'altra. Non so se va bene parlarne così. E' come se mancasse qualcosa in mezzo a queste due. O bambina o adulta manca la via di mezzo. Una è tutta cuore ed ingenuità, l'altra è quella che la sgrida e non apprezza mai quello che fa.
Una usa il cuore e l'altra la mente e il mio corpo in mezzo non ci capisce niente.
L'adulta esce per sgridare per redarguire per litigare vien fuori tramite la rabbia e fa la dura ma poi quando se ne va (perchè qualcuno la fa scappare, sempre la rabbia credo) la bambina e li con tutti i cocci e non sa che farsene e piange disperata. Allora improvvisa abbraccia bacia consola ma l'altra là non ne vuol sentire ragione si stringe nelle spalle e non consola non abbraccia è arida e senza sentimenti per lei esistono solo bianchi e neri senza sfumature. Si son divise il campo ed io che ci faccio con ste due s..... ?
Ora analizzando quanto scritto sopra mi rendo conto che forse uso solo la mia parte femminile a lei il compito sia di fare la mamma e anche il papà perchè mia madre incarnava entrambe i ruoli avendo un padre assente nell'educazione anzi la sua presenza non presenza era infantile e rabbiosa. I miei genitori maschio e femmina che comunicano tramite la rabbia. Ma a me bambina la rabbia non piace come non mi piacciono loro che litigano invece di amarsi e mi fanno sentire insicura e allora vivo in un mondo tutto mio pieno di fantasia ed amore un mondo tutto inventato che nulla a che vedere con la realtà.
Anche ora scrivendo se devo usare il cuore e come viene viene funziona ma se devo fermarmi a tirare due conti di ciò che ho detto vado in crisi, perchè subentra l'altra parte quella dei bianchi e neri a cui non va mai bene niente.
Se rileggo non posto non rileggo chiudo gli occhi e pigio.
Come ti capisco Gri, non sai quanto...
mamma severa e autoritaria che si sobbarca il compito di educare e crescere..sisi..papà che fa una specie di supervisione (ma che nel mio caso svanisce proprio ad un certo punto) non so se mi perdo in elucubrazioni inutili ma pensa a queste donne, magari molto tenere ma che si devono assumere pesi e responsabilità e che non possono cedere, o sentono di non poter cedere..questa è una lettura che posso fare solo ora, ora che mi ritrovo nella stessa posizione di mamma sola, e la coccola viene vissuta come una debolezza,erroneamente, ma se ciò che hai visto e vissuto è una "forza" di tua madre che fa anche il padre come fai a comprendere che si può essere teneri e bruschi a seconda dei momenti...è quello che diceva Ray nel post dei genitori, nel dividere la punizione, che va data, dal dispiacere, quindi la tenerezza, che va comunque bene.
come vedi sono anch'io ancora nella nebbia...
ma riuscire a parlarne è già qualcosa,io mi sono accorta che pensarci è un passo, ma è ben diverso dal scriverlo e ancora più complesso è verbalizzarlo. Ci va un passo alla volta. Oggi non sto più guardando ai miei genitori con rabbia, più con curiosità perchè più mi soffermo sul passato e più mi accorgo di quanti particolari ho omesso trattenendo un giudizio finale..non so se riesco a spiegarmi..e inoltre il mio occhio di (quasi) adulto mi fa vedere le azioni e le situazioni in un altro modo...
capisco benissimo l'altalena che vivi, la forza che hai e che ti urla che sei grande (e ti fa arrabbiare) e la paura che vivi allo stesso tempo di non riuscire a farcela (il piangere e tornare bambina).
beh chiaro che è solo un'interpretazione ma chissà..magari qualcosa di vero c'è...
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Vecchio 07-11-2007, 19.32.56   #21
griselda
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Ed è qui che subentra il nostro giudizio di ciò che pensano gli altri. Tenerli in considerazione (mamma e papà che oggi sono la società) porta ad aver paura di esprimere noi stesse.
Potrei citarti frasi che in questi giorni non a caso, lo vedo e mi commuove, girano nel forum dove si dice di parlare senza pensare di piacere o di dare immagine per cercare conferme, oppure dove si dice che son proprio le persone che non ci han dato quel che pretendevamo che poi ci condizionano e sono proprio quelli che abbiamo amato spesso disperatamente perchè soffrivamo di più. Spostiamo il problema su non sopportare tizio e poi caio.. poi chiamiamo in causa anche sempronio ma tutto gira nell'accettare che possiamo anche odiare o essere mostruosamente arrabbiate con la persona da cui pretendiamo amore subito!
Accettare di provare certi sentimenti potrebbe portare ad una sofferenza enorme perchè presuppone che abbandoniamo l'idea di pretendere amore così come lo vogliamo noi. Quindi non ci sarà nessuna rivincita, nessuna vittoria, nessuna gratificazione e nessun tipo di condizione. Insomma smettere di amare la nostra sofferenza ed iniziare ad amare quella bimba.

Potrei continuare ma per ora mi fermo..
Non ho ancora letto Daf sotto, perchè vivo ciò che leggo intensamente, quindi un post alla volta....
Per quanto riguarda ifilm...come hai ragione...ad esempio io se vedo un film come mi pare fosse un ponte per Terrabitia, dove un bambino vive nell'incomprensione degli adulti in quel caso del padre, sto male mi sale una tristezza ed una rabbia per poi sfociare in un pianto assurdo, quando poi il padre si accorge dei suoi sentimenti per il figlio e dei suoi sbagli il cuore esonda......non riesco a non piangere e a chiedermi perchè piango mentre mi osservo.
La stessa cosa quando cerco di educare mio figlio, lotto tra l'amore per il figlio e ciò che è giusto fare, perchè è inrisolto dentro di me. Accettare di dare una punizione senza sentirsi in colpa. Questa divisione è davvero lacerante.
Grazie Sole di darmi la possibilità di parlarne. Di tirare fuori questo bubbone che mi tormenta.
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Vecchio 07-11-2007, 19.37.38   #22
turaz
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io sono arrivato a una mia spiegazione:
quello che non va riguarda la non capacità di dialogo aperto tra padre (o madre) e figlio.
l'incapacità di sapersi "denudare" l'uno di fronte all'altro dimenticando in quel "momento" i "ruoli" supposti e fittizi.
è l'identificazione in un ruolo preconfezionato e troppo "rigoroso" (a scapito dell'affetto o grazia) a rendere "chiusi".
dimenticando chi è padre e chi è figlio.
due anime che si parlano.
quello che più volte vado dicendo con quella parola "paritetico".
dato che i figli portano dietro gli stessi blocchi dei genitori è a mio avviso solo in questo modo possibile il loro superamento.

Ultima modifica di turaz : 07-11-2007 alle ore 19.40.51.
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Vecchio 07-11-2007, 21.53.06   #23
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.. bisognerebbe riuscire a trovare un canale..
Quel canale, quel tramite, alla fin fine (e a volte purtroppo) sono gli altri. Magari non tutti gli altri (anche se in senso generale si) ma certamente tutti quegli altri che camminano con noi e che ci permettono constringendoci a far uscire e che sono poi costretti e da noi permessi a far tornare indietro. E così ci vediamo... ma questo solo all'inizio, poi ci parliamo, ci litighiamo, ci facciamo pace, ci cresciamo e via daccapo.

Si, gli altri sono specchi ma ci dimentichiamo sempre una cosa ovvia, tanto ovvia che non l'abbiamo mai detta: sono specchi vivi.


Quasi quasi ci sta bene anche nel discorso di Uno sulla necessità di socializzare per la Ricerca...
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Vecchio 07-11-2007, 22.18.00   #24
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Come ti capisco Gri, non sai quanto...
mamma severa e autoritaria che si sobbarca il compito di educare e crescere..sisi..papà che fa una specie di supervisione (ma che nel mio caso svanisce proprio ad un certo punto) non so se mi perdo in elucubrazioni inutili ma pensa a queste donne, magari molto tenere ma che si devono assumere pesi e responsabilità e che non possono cedere, o sentono di non poter cedere..questa è una lettura che posso fare solo ora, ora che mi ritrovo nella stessa posizione di mamma sola, e la coccola viene vissuta come una debolezza,erroneamente, ma se ciò che hai visto e vissuto è una "forza" di tua madre che fa anche il padre come fai a comprendere che si può essere teneri e bruschi a seconda dei momenti...è quello che diceva Ray nel post dei genitori, nel dividere la punizione, che va data, dal dispiacere, quindi la tenerezza, che va comunque bene.
come vedi sono anch'io ancora nella nebbia...
ma riuscire a parlarne è già qualcosa,io mi sono accorta che pensarci è un passo, ma è ben diverso dal scriverlo e ancora più complesso è verbalizzarlo. Ci va un passo alla volta. Oggi non sto più guardando ai miei genitori con rabbia, più con curiosità perchè più mi soffermo sul passato e più mi accorgo di quanti particolari ho omesso trattenendo un giudizio finale..non so se riesco a spiegarmi..e inoltre il mio occhio di (quasi) adulto mi fa vedere le azioni e le situazioni in un altro modo...
capisco benissimo l'altalena che vivi, la forza che hai e che ti urla che sei grande (e ti fa arrabbiare) e la paura che vivi allo stesso tempo di non riuscire a farcela (il piangere e tornare bambina).
beh chiaro che è solo un'interpretazione ma chissà..magari qualcosa di vero c'è...
Hai ragione Daf non c'è come entrare in un ruolo per comprederne le difficoltà. Diventare genitori e capire che non deve essere stato facile neppure per loro, ognuno con le proprie soggettività e problematiche, ci hanno amato come hanno potuto. Ora la rabbia e l'odio che provai in passato credo di averlo trasformato in compassione proprio perchè ognuno fa quello che può con i mezzi che ha. I miei genitori non ci sono più ma ogni volta che vado al cimitero dico loro che li ho perdonati che ora so che non potevano fare ne più ne meno di quello che hanno fatto.
Credo anche di dover imparare ora imparare a fermarmi un attimo sempre prima di... lasciare andare in automatico ciò che invece devo controllare e modificare. Partire da punti fermi razionalmente per poi sentirli miei nel cuore con il tempo. Non so se mi riuscirà a spiegare qualcosa che sto cercando di mettere in atto e che non è ancora mio del tutto.
Ma per rimanere ferma in un ruolo non devo saltare di qua e di là disorientando oltre che me stessa anche chi mi sta vicino. Devo secondo me crearmi dei paletti ai quali appoggiarmi nei momenti critici e a cui fare riferimento per non perdermi. Faccio il meglio che posso e come posso devo dirmi ogni volta con la massima sincerità e amore, amore che devo costruire per me giorno per giorno.
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Vecchio 07-11-2007, 22.48.43   #25
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Ed è qui che subentra il nostro giudizio di ciò che pensano gli altri. Tenerli in considerazione (mamma e papà che oggi sono la società) porta ad aver paura di esprimere noi stesse.
Potrei citarti frasi che in questi giorni non a caso, lo vedo e mi commuove, girano nel forum dove si dice di parlare senza pensare di piacere o di dare immagine per cercare conferme, oppure dove si dice che son proprio le persone che non ci han dato quel che pretendevamo che poi ci condizionano e sono proprio quelli che abbiamo amato spesso disperatamente perchè soffrivamo di più. Spostiamo il problema su non sopportare tizio e poi caio.. poi chiamiamo in causa anche sempronio ma tutto gira nell'accettare che possiamo anche odiare o essere mostruosamente arrabbiate con la persona da cui pretendiamo amore subito!
Accettare di provare certi sentimenti potrebbe portare ad una sofferenza enorme perchè presuppone che abbandoniamo l'idea di pretendere amore così come lo vogliamo noi. Quindi non ci sarà nessuna rivincita, nessuna vittoria, nessuna gratificazione e nessun tipo di condizione. Insomma smettere di amare la nostra sofferenza ed iniziare ad amare quella bimba.

Potrei continuare ma per ora mi fermo..
Ti chiedo scusa Sole mica ho letto con attenzione il tuo post, non avevo sufficiente energia l'avevo dispersa tutta
Ma ho visto recentemente che talvolta per passare all'ordine bisogna prima passare per il caos.
Ti dirò la verità sono stanca di nascondermi.
Sono stanca di condannarmi.
Sono stanca di giudicarmi.
Fino adesso ho fatto quello che ho potuto ho fatto delle scelte giuste o sbagliate che furono ma come ha detto giustamente Era le scelte le ho fatte; a volte sono meglio del fuggire girando a vuoto, nella scelta almeno si vedono le conseguenze si impara e si cresce. Ho scelto di mostrarmi e mostrarmi ha delle conseguenze che faranno crescere.
Ho tanto da imparare e voglio smettere di dimostrare che lo so già fare quando non è la realtà.
Se la bambina piange e fa i capricci le soffieremo il naso aspettando che cresca e si prenda le sue responsabilità e amandola quando fa anche lei il meglio che può. E la grande "giudice dell'eresia" faccia un po' di silenzio ed impari pure lei l'umiltà dell'imparare per crescere.
Sto parlando a me stessa spero si capisca.
Grazie
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