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Vecchio 15-12-2007, 02.19.11   #1
Ray
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Predefinito Realtà?

Mi ha colpito questo post di Kael nel tread della ballerina, perchè è da un po' che sto ragionando su sta cosa.

Il pensiero come mezzo per esperire questa l'esistenza... poi si parla di sospensione dello stesso, per esperire cosa? Un'altra esitenza? Sempre la stessa ma con altro mezzo? Forse più direttamente?

Anche se mi è già capitato a barlumi molto tenui varie volte nella vita, in questo periodo, il ragionamento su questo tema mi nasce e mi riporta dall'impressione (quindi non pensiero) che quella che esperiamo col pensiero non sia la "realtà" ma la sua rappresentazione.
Bon, il discorso è vecchissimo... praticamente lo dicono tutte le tradizioni e anche nella filosofia occidentale moderna, Schopenahauer in primis, quaesto discorso è stato esplorato abbondantemente.

Cosa fa il pensiero? Costruisce una rappresentazione della realtà che noi esperiamo... poi noi viviamo in questa rappresentazione e riusciamo anche ad esperire, ma come da dietro un lenzuolo... esperiamo col filtro.

Crediamo di esperire.

Sarà banale, ma è proprio il pensiero che con la sua rappresentazione crea quel famoso velo di Maya che poi dobbiamo cercare di rompere per vedere oltre... dov'è la realtà.

Ho ancora le idee molto confuse su questo punto, o perlomeno ho difficoltà a metterle giù... una cosa ho notato: faccio difficoltà a crearmi una rappresentazione di qeusta cosa (meglio forse...)
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Vecchio 15-12-2007, 17.06.23   #2
jezebelius
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Ray, provo a seguirti anche se mi rendo conto che gli strumenti che posseggo son limitati.
In effetti se mediante il pensiero filtriamo rappresentandola la nostra vita o quella che, in genere, crediamo la realtà, appunto siamo dinnazi ad un filtro, o meglio vi siamo dietro, credendo, invece che quella che sta davanti sia la dimensione reale.
Ti confesso che sta cosa, se per te a tratti è uscita fuori, per me probabilmente è uscita si ma in maniera minore.
Ciò che penso è che forse al di la del velo - dietro - si tratta di realtà " altra " a prima impressione, da cui questa differenziazione -cioè qualcosa di differente rispetto a ciò che vivo - è causa di " distacco ".
La differenza sta proprio nel fatto che, forse, anche il pensiero che utiliziamo, lo strumento che abbiamo per la rappresentazione di una realtà, come una interfaccia, è un'abitudine e come tale porta con se la pseudo-certezza che ciò che si vive, filtrato dai " suoi " parametri, assume il connotato di realtà. Come se si trattasse di una macchina, un meccanismo che funziona incessamente senza fermarsi questo pensiero, per cui c'è bisogno di fermarlo, per quel che ci riesce, al fine di individuare come è composto ovvero per analizzare il meccanismo.
Bloccare insomma un attimo la macchina - e questo si può fare in una dimensione che non abbia tempo - per conoscere come funziona.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 18-12-2007, 11.56.33   #3
Sole
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Cosa fa il pensiero? Costruisce una rappresentazione della realtà che noi esperiamo... poi noi viviamo in questa rappresentazione e riusciamo anche ad esperire, ma come da dietro un lenzuolo... esperiamo col filtro.

Crediamo di esperire.

Sarà banale, ma è proprio il pensiero che con la sua rappresentazione crea quel famoso velo di Maya che poi dobbiamo cercare di rompere per vedere oltre... dov'è la realtà.
Non lo trovo tanto banale ed immediato a dire il vero, proprio perchè creiamo la nostra vita attraverso la trasformazione fatta dal pensiero e questo diventa come l'intefaccia tra noi e la realtà oggettiva.
Io vedo Maya come quando si racconta un fatto a qualcuno che lo riporta e che a catena viene riportato all'infinito ecco che alla fine è tutta un'altra storia. Si forse ho banalizzato troppo ma maya riveste di accettabile ciò che non possiamo/siamo pronti ad accettare/vivere.
Esperiamo una realtà per scoprire che c'è un'altra piu pulita e così a risalire. Un pò come vista dal basso quando riscotpiramo la tradizione antica.
In fondo Matrix in questo non è male come metafora...

Non penso di aver risposto a nessuna delle tue domande.
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 26-12-2007, 15.36.21   #4
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Bon, il discorso è vecchissimo... praticamente lo dicono tutte le tradizioni e anche nella filosofia occidentale moderna, Schopenahauer in primis, quaesto discorso è stato esplorato abbondantemente.

Cosa fa il pensiero? Costruisce una rappresentazione della realtà che noi esperiamo... poi noi viviamo in questa rappresentazione e riusciamo anche ad esperire, ma come da dietro un lenzuolo... esperiamo col filtro.

Crediamo di esperire.
Sono d'accordo Ray: è sempre la solita storia. Tutto ciò che percepiamo è in ritardo sulla realtà. O su ciò che noi presumiamo essere la realtà.

In ogni caso accade l'evento e noi lo percepiamo con il seguente ritardo: tempo necessario affinchè entri nel nostro campo percettivo (distanza dall'evento) + tempo necessario affinchè il nostro sistema percettivo lo percepisca (lavoro dei sensi e del sistema nervoso).

Siamo dunque sfasati dalla realtà.

Sospendere la coscienza "esterna" (uno lo chiama sospendere il tempo o, diciamo meglio, la percezione dello stesso) è il sistema di collegarsi con la realtà in tempo reale. Anche se, a dirla tutta, sospendendo la coscienza "esterna" si sospende, appunto, il tempo e dunque si scivola in un continuum senza tempo. La realtà appunto.

Non sono tuttavia d'accordo sulla tua affermazione che <crediamo di esperire>. Esperiamo, esperiamo! Sarebbe però meglio esperare qualcosa di meglio!!
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Vecchio 26-12-2007, 18.09.53   #5
stella
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Io penso che nell'attimo di sospensione del pensiero stacchiamo la nostra interfaccia che ci collega a quella che definiamo realtà....
E' come se fossimo fuori del tempo... ma dura solo una frazione di secondo che non si fa in tempo a capire cosa succede e cosa si esperisce...
Ma per esperire bisogna pensare, quindi in quell'attimo non si esperisce nulla nel senso in cui siamo abituati, sì è sospesi in un istante fuori dal tempo reale, in cui la mente razionale tace eppure siamo coscienti di esserci.
Forse è questa la vera realtà, ma allora, per quel che mi riguarda, la realtà dietro il velo di Maya è come un buco nero senza fondo e senza tempo...
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Vecchio 27-12-2007, 01.23.55   #6
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Sono d'accordo Ray: è sempre la solita storia. Tutto ciò che percepiamo è in ritardo sulla realtà. O su ciò che noi presumiamo essere la realtà.

In ogni caso accade l'evento e noi lo percepiamo con il seguente ritardo: tempo necessario affinchè entri nel nostro campo percettivo (distanza dall'evento) + tempo necessario affinchè il nostro sistema percettivo lo percepisca (lavoro dei sensi e del sistema nervoso).

Siamo dunque sfasati dalla realtà.

Sospendere la coscienza "esterna" (uno lo chiama sospendere il tempo o, diciamo meglio, la percezione dello stesso) è il sistema di collegarsi con la realtà in tempo reale. Anche se, a dirla tutta, sospendendo la coscienza "esterna" si sospende, appunto, il tempo e dunque si scivola in un continuum senza tempo. La realtà appunto.

Non sono tuttavia d'accordo sulla tua affermazione che <crediamo di esperire>. Esperiamo, esperiamo! Sarebbe però meglio esperare qualcosa di meglio!!
Ok, ma tu puoi sapere che siamo sfasati temporalmente e che tuttavia esperiamo davvero, solo in seguito ad un'esperienza di interruzione del filtro che sfasa. Fino a quel momento credi di esperire o, peggio, esperisci senza saperlo. Nel senso che ritieni privo di filtri il soggetto del tuo esperire e, non percependo filtri nell'oggetto, anch'esso.

Esiste tuttavia - ed è una di quelle cose che non ho idea di come dire - la "sensazione del filtro". E' un'esperienza che può risultare parecchio sgradevole, ma al di la di questo, inizia a porre dei dubbi seri (quindi non solo intellettuali) sulla realtà e sulla consistenza del nostro esperire. Il primo passettino successivo è rappresentabile in una posizione tipo "bon, la realtà potrebbe essere in qualunque modo dato che non conosco questo filtro, tuttavia posso dire che NON è come la esperisco".

Forse è uno dei possibili inizi che portano poi eventualmente a "bucare il velo".

Non concordo con Stella quando dice che per esperire bisogna pensare. A parte che sarebbe impossibile esperire il pensiero, dicevo proprio l'opposto prima... e cioè che è il pensare che si frappone tra noi e l'esperire, facendoci esperire in modo filtrato.
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Vecchio 27-12-2007, 01.37.29   #7
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Non concordo con Stella quando dice che per esperire bisogna pensare. A parte che sarebbe impossibile esperire il pensiero, dicevo proprio l'opposto prima... e cioè che è il pensare che si frappone tra noi e l'esperire, facendoci esperire in modo filtrato.
E come fai ad esperire allora?
Il pensiero (pensiero reale intendo, non di rimbalzo) non è il filtro, caso mai il filtrato, l'immagine allo specchio e più è basso e più è nebbioso.
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Vecchio 27-12-2007, 02.06.19   #8
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Eh, appunto.. e che ne so?

Il problema stava appunto li (uno dei problemi)... esperisco, poi il pensiero crea una rappresentazione della realtà e io esperisco quella. A quel punto sono fregato.

Quel che hai detto adesso mi apre una porticina... il pensiero è sia quello che si specchia sia lo specchiato (reale uno, di rimbalzo l'altro con le tue parole)... questo vorrebbe dire che sia esperisco la realtà, sia la sua rappresentazione... a sto punto, oltre ad iniziare ad essere un po' più d'accordo con Stella, mi vien da chiedermi quand'è che mi perdo la realtà?
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Vecchio 27-12-2007, 02.17.15   #9
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Eh, appunto.. e che ne so?

Il problema stava appunto li (uno dei problemi)... esperisco, poi il pensiero crea una rappresentazione della realtà e io esperisco quella. A quel punto sono fregato.

Quel che hai detto adesso mi apre una porticina... il pensiero è sia quello che si specchia sia lo specchiato (reale uno, di rimbalzo l'altro con le tue parole)... questo vorrebbe dire che sia esperisco la realtà, sia la sua rappresentazione... a sto punto, oltre ad iniziare ad essere un po' più d'accordo con Stella, mi vien da chiedermi quand'è che mi perdo la realtà?
Quando per esigenze tecniche lo specchio (pensiero) scende troppo in basso e inizi a prendere quello come unica realtà. Non c'è nulla di male che il pensiero scenda al pratico, anzi è l'unico modo perchè ciò che sta in alto possa portare un'immagine il più in basso possibile, arrivando fino all'incarnazione, il guaio nasce quando ci si dimentica di andare un pò su a vedere le cose più nette.
Inoltre l'altro "inghippo" è che nello specchio vedi le cose a rovescio...

Queste due cose ci impediscono di vedere una parte di realtà, perchè non che questa dove siamo sia finzione... anche quando sogni in quel momento quella è realtà
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