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Vecchio 21-01-2008, 17.09.58   #1
dafne
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Predefinito Ops, muoio

Sono stata molto incerta sul postare quest'esperienza, questa sensazione che ho provato sia perchè ho qualche difficoltà a descriverla sia perchè, in buona sostanza ci sono differeni 3D che sono stati aperti più o meno in argomento.
Paura di morire.
Non mi era mai capitato prima, non perchè mi senta una divinità (oh su questo mi stà venendo un dubbietto forse un pò immortale mi ci sentivo...posso appellarmi alla baldanza della gioventù?) ma la morte non aveva mai sconquassato la mia mente, ho avuto paura di soffrire, paura di provare dolore fisico, ma paure di morire mai. Forse semplicemente perchè non mi ero mai soffermata a sufficienza sul pensiero? Comunque, rinascita o meno, ho sempre considerato la morte come un chiudere una porta, chiudere un sipario
Per il lungo periodo in cui non ho creduto a nulla (e tantomeno alla rinascita) mi dava un pò fastidio l'idea che la vita fosse solo un inizio con un incerto sviluppo e una sicura fine ma mi dicevo che una volta morta non avrei più sentito nulla e quindi non avevo motivo di preoccuparmi di quello che ci sarebbe stato o non stato.
Bene, con il tempo invece il concetto di anima mi ha suggerito che un dopo ci deve essere, che una vita che inizia e finisce non ha senso se fine a se stessa, ho considerato la possibilità di vivere diverse vite come la soluzione più probabile per trovare un senso, una logica nella vita, in tutte le sue forme. L'energia non scompare, non finisce ma si trasforma.
Ecco, la discussione sulle vite passate si è fermata ma in me, ovviamente, ha continuato a lavorare, è difficile da spiegare ma è stato come un tizzone sepolto sotto la cenere, appena è passato un soffio d'aria..ha ripreso vita.
Da dove cominciare a scrivere?
Ecco, l'altro giorno pensavo alla vita e pensavo a quello che faccio nella vita, pensavo all'attaccamento, al bisogno e al valore che diamo alle cose senza avere quasi mai dentro i riferimenti per conoscere ed apprezzare il valore vero di queste, pensavo a come agisco, alle mie reazioni di ieri che mi sembrano esagerate o troppo moderate, pensavo alle mie foto e a quanto mi siano estranee, pensavo a quanto potenziale c'è in me in questo momento in cui tutto stà cambiando, anche al lavoro, pensavo a come potrebbe essere il mio domani alle cose che voglio imparare e..e la sensazione violenta che tutto ciò che sono, che dico che penso sia solo una manifestazione e non sia me, questa cosa non la so spiegare ma mi ha fatto e mi fà paura, la sensazione fortissima che tutto quello che io chiamo Dafne possa svanire, scomparire, essere dimenticato mi ha angosciato. Incredibilmente, improvvisamente ho provato la paura di morire, la paura di invecchiare e sparire. Immediatamente la mia mente si è spostata su altro, sul domani, sul rinascere, sul rivivere, sugli anni lunghi e felici che ancora mi aspettano ma la frittata è fatta, la sensazione ha colpito il mio stomaco e si è radicata, mi sento anche un pò esagerata ora ma so, o almeno credo, che è un trucchetto della mia mente per allontanarsi velocemente da quel baratro vuoto che è la morte.
Mi viene in mente la Storia infinita e il vuoto che avanzava a distruggere Fantasia, un vuoto che non è neanche vuoto nè nulla perchè anche il concetto di vuoto e di nulla rappresentano qualcosa.
Lo so sono confusa
voglio la mamma .....
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Vecchio 21-01-2008, 17.14.00   #2
dafne
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ammazza quanto sono e sono stata presuntuosa

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Vecchio 21-01-2008, 22.16.39   #3
RedWitch
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......................
..e la sensazione violenta che tutto ciò che sono, che dico che penso sia solo una manifestazione e non sia me, questa cosa non la so spiegare ma mi ha fatto e mi fà paura, la sensazione fortissima che tutto quello che io chiamo Dafne possa svanire, scomparire, essere dimenticato mi ha angosciato. Incredibilmente, improvvisamente ho provato la paura di morire, la paura di invecchiare e sparire. Immediatamente la mia mente si è spostata su altro, sul domani, sul rinascere, sul rivivere, sugli anni lunghi e felici che ancora mi aspettano ma la frittata è fatta, la sensazione ha colpito il mio stomaco e si è radicata, mi sento anche un pò esagerata ora ma so, o almeno credo, che è un trucchetto della mia mente per allontanarsi velocemente da quel baratro vuoto che è la morte.
Mi viene in mente la Storia infinita e il vuoto che avanzava a distruggere Fantasia, un vuoto che non è neanche vuoto nè nulla perchè anche il concetto di vuoto e di nulla rappresentano qualcosa.
Lo so sono confusa
voglio la mamma .....
A volte mi sembra incredibile quanto certi pensieri ci siano comuni Daf.. (non specificamente a te e me.. ma a tutti), ho parlato di questo argomento con un paio di amici poco tempo fa, ed eccolo qui, lo hai messo nero su bianco.

Si parlava della paura più grande che abbiamo, e la mia, da sempre, è quella del pensiero della morte fisica.
Ultimamente mi sono fermata (grazie ad alcuni spunti venuti dagli amici di cui sopra) a pensare, se la mia paura, fosse proprio quella della morte in sè, di quel momento, o se la mia paura sia più connessa a quella del soffrire prima di quel momento. Finora non sono venuta a capo di molto.. ma ho visto che più che della paura di quel momento (che pure c'è), è il "dopo" che mi spaventa. L'idea che tutto quello che "sono" (sarò stata), svanisca, e che non si conservi la memoria di nulla.. in sintesi è l'ignoto che mi spaventa.. e sono attaccata all'idea che ho di me, la mia mente non riesce al momento a concepire un'altra forma rispetto a quella materiale che ho davanti agli occhi qui sulla Terra, nè tantomeno riesce a pensare ad altre dimensioni, e ad un altro modo di concepire l'esistenza..

La cosa che mi sono detta, è che l'unica cosa che si puo' fare, è prepararsi a quel momento, inevitabile, come meglio si puo'.. prepararmi alla morte sì, cercando di vivere al meglio, di conoscermi al meglio che posso arrivare a fare, e sono certa che man mano le cose saranno un po' meno nebulose di adesso. Credo che certezze non ce ne siano... ma lavorare per migliorarsi, quello si puo' fare e...andrà come deve andare..

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Vecchio 22-01-2008, 00.04.18   #4
griselda
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Nella prima parte della mia vita credo di non averci mai pensato, forse talmente alta l'incoscienza che era un po' come sentirsi immortali, ah che presunzione inconsapevole.
Poi arriva il momento in cui ci si pensa.
La prima volta che ci pensai fu per la paura derivata dall'educazione religiosa, il peccato e la punizione.
Poi con il tempo divenne persino peggiore la paura di vivere che di morire,
In tutto questo excursus vitae quello che ho dedotto è che ho paura della sofferenza, perchè scomparire puff chiudere gli occhi e non esserci più non lo vedo con drammaticità, la paura deriva dal non essere capaci di sopportare il trapasso, che poi tanto non scappi da li. Forse perchè ho vissuto l'iter dei miei cari molto da vicino e ne sono rimasta scossa.
Poi però un giorno mi capitò una cosa strana e iniziai a pensare che dopo la morte qualcosa vive ancora ma non in modo gestibile come ora e da quel momento si è affacciata in me la paura dell'ignoto di ciò che non conosco, la paura di un dopo di cui non so nulla.
Ora però vorrei imparare a vivere.....
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ORDINE RITMO ARMONIA
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Vecchio 22-01-2008, 02.26.26   #5
Grey Owl
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Non tanto tempo fà ebbi un'esperienza che mi colpì molto, causa un uso esagerato di sostanze stupefacenti ed alcool caddi come paralizzato. Il mio corpo era come morto, freddo e con battito lento. Ricordo una forte fitta al cuore e caddi come svenuto, gli occhi chiusi. il corpo non rispondeva più ai miei "comandi", non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi. Per un attimo mi dissi "ora muori" ebbi una fortissima paura che quelli fossero i miei ultimi istanti di vita. Poi sentii dentro al buio di quel corpo morto un piccolo nocciolo di coscienza o meglio un pensiero di me che era prigioniero in quel corpo morto senza controllo e reazione. Dopo un pò potevo sentire e capire cosa mi dicevano e dopo un bel pò cominciai a parlare a mia volta, rispondevo alle domande che mi facevano anche se il corpo e gli occhi non si muovevano ancora. Dopo ore cominciai a riprendere controllo degli arti inferiori e delle palpebre anche se fù difficile controllare i movimenti.
Vi è un primo momento di dolore, poi paura di morire ed infine di momento presente senza ieri nè domani. Quello che non ho vissuto penso sia la ricapitolazione dell'anima, la visione dei momenti importanti vissuti. Dicono che in punto di morte la tua vita ti scorra davanti agli occhi come in un film fatto di immagini dei momenti importanti .

Ho raccontato questa esperienza perchè è in parte quello che immagino possa accadere un istante prima di morire. Poi la coscienza piano piano si perde come in un sogno, un pensiero che si allontana.
Poi nulla, il gufetto torna cenere alla cenere o come dice il replicante nel film brade runner "E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire".
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Vecchio 22-01-2008, 14.55.23   #6
Era
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anni fa...ma parecchi...mi faceva paura vedere anche le persone defunte ( ) e pensare che da ragazzina nè ho visti più d'uno non rialzarsi dopo una notte di gelo invernale...comunque per restare in argomento è una paura comune a tutti...secondo me una causa è la non "cultura della morte" infatti quando un lutto colpiva una famiglia..i bambini venivano allontanati...come se non fosse "naturale" morire....come se li si dovesse proteggere da una calamità....
oggi non mi fa paura (ma so che me la racconto come molti...perchè mi auguro sia il più lontana possibile) è il dolore fisico...l' agonia del trapasso....il dopo....azz e meno male che ho detto di non averne paura!!!!
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Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
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Vecchio 30-01-2008, 15.51.21   #7
dafne
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. Poi la coscienza piano piano si perde come in un sogno, un pensiero che si allontana.
Poi nulla, il gufetto torna cenere alla cenere o come dice il replicante nel film brade runner "E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire".

Ecco, è esattamente questo che mi ha preso lo stomaco, la sensazione che non restasse nulla, nulla oltre al corpo fisico che si disgrega, nulla, nessuna reale memoria, perchè anche il resto è sostanza che si disgrega, energia che si trasforma e io non ci sarò dopo come non esisto, in realtà, in un certo senso, neanche adesso. Se io sono l'insieme dei pensieri e delle sensazioni vissute, un insieme d'impulsi potrei pensare che restaranno come impulsi registrati su un nastro, come una canzone su un cd ma io non sono altro che questo? Se riesco a dimenticarmi di me persino vivendo cosa resterà di me dopo? (niente "me"? oddio) Ma il dopo in fondo è dopo ed e nulla e non avrò paura è il pensarlo adesso che mi agita. E' il sentire che sono un agglomerato di materia e di impulsi elettrici, un insieme di pensieri e sensazioni, capace di elaborare teorie e di creare ma che cosa ci rende speciali? Perchè se ci è possibile trasformarci in esseri migliori qualcosa c'è. Quel "non possiamo fare" che tanto mi urtava tempo fà comincia a prendere senso, se sono come un piede che entra in un fiume ogni istante l'acqua che mi tocca sarà sempre acqua ma non sarà la stessa, e ho la sensazione che l'io sia come il sentire l'acqua, credendola tutta uguale, ma di non avere alcuna idea del piede..se ciò che agisce non è me ma solo un pezzo di me ogni cosa che avrò "fatto" sarà stata fatta da altro diverso da me.
Quasi quasi arrivo anche a comprendere Ungaretti che scriveva "la morte si sconta vivendo"
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Vecchio 02-02-2008, 00.48.16   #8
stella
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Se fosse così come dici, Dafne, non avrebbe nessun senso la nostra esistenza, il nostro voler migliorare.
Ho avuto un'esperienza di NDE, anni fa.... è difficile da raccontare, stavo come prigioniera, bloccata, e non riuscivo a capire perchè nessuno mi vedeva e mi sentiva, degli infermieri che correvano frettolosi su e giù per una corsia d'ospedale, che vedevo dall'alto... poi sono andata oltre, nel cielo aperto e mi sentivo libera e viva, più viva che mai, con tutti i miei pensieri e le mie sensazioni....
Poi mi sono ritrovata nel letto di una stanza di rianimazione, dove il medico mi ha detto che mi avevano persa.... ero morta... il medico mi ha detto che hanno dovuto tirarmi per i piedi per non perdermi definitivamente e dubitava di potercela fare...
Dopo questa esperienza la mia vita non è stata più la stessa, non ho visto tunnel neri o luci accecanti, ma ero sulla soglia del non ritorno, e non mi sono mai sentita così viva e consapevole di me, libera e leggera, e non pensavo assolutamente che stavo morendo, ma vivendo in pieno.
Posso affermare che è stata una grande emozione, ero proprio lì sospesa tra il cielo e la terra ma vedevo sentivo pensavo.... non so come spiegarlo.
Perciò anche se non ne ho la sicurezza assoluta, perchè mi hanno fatto tornare indietro, posso dire che il nostro essere ce lo portiamo dietro, non va perso, altrimenti avrei solo un buco nero, non ricorderei nulla...
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Vecchio 02-02-2008, 12.39.20   #9
Sole
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Grazie Stella ci hai regalato un'esperienza personale ed importante.

A me sembra che quel che dici non nega affatto la sensazione di Dafne ma anzi la rende ancora più forte. Infatti il tuo corpo era rimasto inerme, giù, e una parte di Te stava andando su perchè troppo leggere per questa densità di materia. Siccome però, eri ancora collegata al quel corpo sei rimasta in contatto con questa realtà. Ovvio che lo suppongo, non lo so.
Infatti è proprio il nostro attaccamento ed identificazione con l'immagine che vediamo allo specchio che abbiamo paura si dissolva e di fatti si polverizza, ma essendo l'unica che vediamo pensiamo di essere quella e così se ci accorgiamo, in quel meraviglioso\ terribile istante, che siamo carne schifosa ed agglomerata arriviamo a comprendere che resteremo legati alla terra con il corpo. In rincarnazione infatti abbiamo detto che il corpo che eravamo non siamo noi.
Quindo non vedo distinzione tra le vostre due esperienze ma solo due punti di vista diversi.

Purtroppo suppongo che l'oblio arriverà davvero come quando dormiamo e sembra che il tempo non sia passato e sembra che non eravamo, sensazione brutta, e credo che avverrà più o meno così. Quando di notte ci addormentiamo se non siamo sufficientemente coscienti di noi, ci perdiamo e ci dimentichiamo di noi stessi, svegliandoci la mattina senza ricordare nulla. Perdiamo coscienza.. così probabilmente avverrà se non lavoriamo per costruire un'Anima forte e vigorosa.

__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 02-02-2008, 20.15.38   #10
gylberte
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Questa sezione mi affascina particolarmente.....questa discussione poi mi ha colpito immediatamente.
Dafne io ho sempre pensato che l'unica cosa che ci salva da quella cosa terribile, inevitabile (...prima o poi) e misteriosissima che, bada bene, non è la morte in sè, ma l'idea della morte è.........un istintivo e salvifico "non pensarci", o pensarci il meno possibile, fuggire all'idea della morte è ciò che ci permette di attaccarci come si conviene, alla vita. Il non pensare alla morte, il voltare per quanto possibile le spalle al "baratro" incontrollabile ci permette di non impazzire, di vivere, di provare emozioni senza che il verbo 'finirà' le sopprima sul nascere.
La fede religiosa, qualunque essa sia, ci offre un'ancora di salvezza "alternativa" che ci permette di pensare alla morte come a qualcosa di meno inquietante e sconosciuto. Alcuni scelgono di aggrapparsi ad essa altri no..... altri come te non riescono a non pensarci. E non sanno come e dove aggrapparsi.
Non sono in grado di dare consigli, (su quest'argomento poi!) ma sono certa che la vita vista nell'istante della morte appaia come una morbida e tenera 'ovatta' in cui tutto è confuso e tutto ci ispira dolcezza e sereno distacco... Tutti i sentimenti, odio, amore, rancore, gelosia assumeranno un'unica, serena sfumatura..... Non so cosa ci sia dopo ma sono certa che che quello che più ci preoccupa, ovvero l'istante della morte, sia una rivelazione, un vedere tutto da un nuovo punto di vista, inaspettato e, paradossalmente, più vero. A tal proposito ti lascio con un passo, un po ' triste (ahi!) ma significativo, tratto da un racconto di Pirandello:

(...) Lui, quello! Uno che non è piú. Uno a cui quel corpo pesava già tanto. E che fatica anche il respiro! Tutta la vita, ristretta in questa camera; e sentirsi a mano a mano mancar tutto, e tenersi in vita fissando un oggetto, questo o quello, con la paura d'addormentarsi. Difatti poi, nel sonno...
(...)La lampada rosea, sospesa in mezzo alla camera, è rimasta accesa invano.
Ma dopo tutto, ora s'è liberato, e prova per quel suo corpo là, piú che antipatia, rancore. Veramente non vide mai la ragione che gli altri dovessero riconoscere quell'immagine come la cosa piú sua.
Non era vero. Non è vero.
Lui non era quel suo corpo; c'era anzi così poco; era nella vita lui, nelle cose che pensava, che gli s'agitavano dentro, in tutto ciò che vedeva fuori senza piú vedere se stesso. Case strade cielo. Tutto il mondo.
Già, ma ora, senza piú il corpo, è questa pena ora, è questo sgomento del suo disgregarsi e diffondersi in ogni cosa, a cui, per tenersi, torna a aderire ma, aderendovi, la paura di nuovo, non d'addormentarsi, ma del suo svanire nella cosa che resta là per sé, senza piú lui: oggetto: orologio sul comodino, quadretto alla parete, lampada rosea sospesa in mezzo alla camera.
Lui è ora quelle cose; non piú com'erano, quando avevano ancora un senso per lui; quelle cose che per se stesse non hanno alcun senso e che ora dunque non sono piú niente per lui.
E questo è morire.(...)
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Vecchio 03-02-2008, 19.43.58   #11
falco
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dafne,questo si che e' un bel pensiero condiviso....

comunque...in Africa e credo anche in poche altre parti del mondo,la morte si festeggia.I festeggiamenti vanno avanti giorni,se il defunto era una persona importante tutti ballano e mangiano per la citta',e fanno una bella sfilata,non solo,le bare vengono fatte a forma di gallo,aereo,e altre forme,che magari corrispondono alla vocazione in vita del defunto...festeggiano il trapasso,aiutano la persona ad andare oltre,...vista cosi' e meno traumatica la morte...(!!)

poi,mi fa piacere condividere una mia esperienza come Grey e Stella....
a causa di una mia vecchia amicizia con stupefacenti un volta ,in una frazione di secondo sono andata,ero in macchina,fortunatamente non ero sola,e' subito arrivata un'ambulanza,non si e' capito chi l'avesse chiamata...comunque...sono stata assente per molto,non ricordo tutto ,ma la parte finale si ..ero al sopra di me ed ero serena,tranquilla,intorno era tutto bianco come se fossi in una nuvola e vicino a me c'era un'altra persona che mi stava dicendo delle cose,mi mostrava cosa stava succedendo ma non vedevo bene,credo che forse non sapevo se tornare..finche' ho sentito il dottore che dice..l'abbiamo persa..li' sono scesa giu' dentro di me e ho fatto un grande respiro,come fosse stato il primo..e ho pianto tanto ,veramente tanto...
che confusione dopo...
ma si ,per me la paura di morire non e' la morte in se',ma andare avendo fatto le cose che dobbiamo fare qui,adesso...
eheheh poi sapere cosa,per ora ai piu' bravi!!!
...
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Vecchio 03-02-2008, 22.10.08   #12
stella
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Di queste esperienze vorrei aggiungere qualcosa. Mi chiedo con quali occhi e con quali sensi si vedeva e si sentiva quello che abbiamo descritto se eravamo "incoscienti" in quei momenti ???? Se, come dice Sole, una parte di noi più leggera per questa materia densa era cosciente, direi che quello è il nostro essere più profondo, che è collegato al corpo fisico ma se ne può anche staccare... mi piace pensare, e questo mi dà forza, che quella parte continuerà a vivere e sperimentare a livelli più sottili.
Qualche volta, (rare, per fortuna) mi accade che non mi sento a mio agio nel mio corpo, sono io e non sono io quando mi identifico nella persona che porta il mio nome, accade che mi guardo con un senso di distacco, come se dall'interno (o dall'esterno) di me mi chiedessi: che ci faccio qui ??? Come se in quel momento fossi sospesa nel vuoto, ed è angosciante, come la ballerina che inverte il giro...
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Vecchio 04-02-2008, 00.51.56   #13
Ray
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Queste esperienze di NDE (near death experience... per tutti quelli che non sapevano e non osavano chiedere ) che potremmo tradurre di quasi-morte, forse neanche a torto, pare non siano così rare a capitare, in ogni caso sono esperienze estremamente forti e decisive, che risultano poi centrali e determinanti nel corso della vita, tanto che possono deviarne totalmente il senso. Sono quindi esperienze da tenere nella massima considerazione.

Tuttavia capita spesso che alle persone a cui occorrono capita di convincersi facilmente di alcune questioni delle quali, a mio avviso, non dovrebbe essere così facile convincersi. Tipo appunto che qualcosa resterà certamente dopo la morte, questa volta non quasi.

La sensazione di queste esperienze è quella di avere la coscienza "staccata" dal corpo. Anche se poi, tornando, ci si rende conto che non era del tutto staccata (almeno spesso accade a quanto pare). Sappiamo che la coscienza ha bisogno di un veicolo (tipo la tazza nell'oceano di alcuni esempi di Uno) e nella vita ordinaria questo veicolo è il corpo.
Ne segue che, per sopravvivere dopo la morte, è necessario un altro veicolo ma non solo... è necessario che esso sia indipendente dal corpo... che possa esistere senza di esso. Altrimenti la sopravvivenza "durerà" quel tanto che il veicolo resiste senza corpo... per quanto ne sappiamo magari pochissimo.

Queste esperienze mostrano (forse) che la coscienza ha la possibilità di appoggiarsi ad altri veicoli... ma non danno alcuna certezza che questi veicoli siano indipendenti. Che poi significa perfezionati... o formati interamente. Completi insomma.

Quando si parla di "costruirsi un'anima" si intendono (vado per logica) implicitamente due cose: che qualcosa ci sia già (perlomeno una struttura di base... non si può costruire sul nulla, sarebbe creare) e che questo qualcosa non sia completo.

D'altra parte, se ci fosse già un veicolo completo, fatto finito, in grado di supporte la coscienza indefinitamente, queste esperienze sarebbero ripetibili a volontà.

Interessante la domanda di Stella... come si fa a percepire se non si tratta degli organi di senso del corpo fisico? Beh, un veicolo fatto finito dovrebbe avere i suoi propri organi di interfaccia col resto dell'universo... forse li a anche se non è completo, forse neanche lo sono compi ma non per questo inesistenti.
Poi, come in ogni percezione, anche corporea, la mente interpreta e "traduce" in modo familiare le impressioni che arrivano...
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Vecchio 04-02-2008, 01.33.55   #14
TaYu
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Non ho mai avuto esperienze di "quasi Morte" ma ho sempre avuto pensieri sugli ultimi istanti della vita.
Fin da bambino mi sono chiesto come sarebbero stati gli ultimi secondi di vita, di come mi sarei sentito...
Crescendo ho sempre pensato che l'unico modo che avevo per non perdere del tutto la mia identita' nella morte era quello di lasciare un ricordo di me' nelle persone... nelle cose.
Una piccola scultura regalata, una ciocca di capelli incollata fra 2 striscie di scotch, un bel ricordo di me nelle persone... Quello che mi fa' piu' paura della morte e' perdere il ricordo di me... e credo purtroppo che sara' cosi'...
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Vecchio 09-06-2008, 09.20.09   #15
dafne
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Queste esperienze di NDE (near death experience... per tutti quelli che non sapevano e non osavano chiedere ) che potremmo tradurre di quasi-morte, forse neanche a torto, pare non siano così rare a capitare, in ogni caso sono esperienze estremamente forti e decisive, che risultano poi centrali e determinanti nel corso della vita, tanto che possono deviarne totalmente il senso. Sono quindi esperienze da tenere nella massima considerazione.

Tuttavia capita spesso che alle persone a cui occorrono capita di convincersi facilmente di alcune questioni delle quali, a mio avviso, non dovrebbe essere così facile convincersi. Tipo appunto che qualcosa resterà certamente dopo la morte, questa volta non quasi.

La sensazione di queste esperienze è quella di avere la coscienza "staccata" dal corpo. Anche se poi, tornando, ci si rende conto che non era del tutto staccata (almeno spesso accade a quanto pare). Sappiamo che la coscienza ha bisogno di un veicolo (tipo la tazza nell'oceano di alcuni esempi di Uno) e nella vita ordinaria questo veicolo è il corpo.
Ne segue che, per sopravvivere dopo la morte, è necessario un altro veicolo ma non solo... è necessario che esso sia indipendente dal corpo... che possa esistere senza di esso. Altrimenti la sopravvivenza "durerà" quel tanto che il veicolo resiste senza corpo... per quanto ne sappiamo magari pochissimo.

Queste esperienze mostrano (forse) che la coscienza ha la possibilità di appoggiarsi ad altri veicoli... ma non danno alcuna certezza che questi veicoli siano indipendenti. Che poi significa perfezionati... o formati interamente. Completi insomma.

Quando si parla di "costruirsi un'anima" si intendono (vado per logica) implicitamente due cose: che qualcosa ci sia già (perlomeno una struttura di base... non si può costruire sul nulla, sarebbe creare) e che questo qualcosa non sia completo.

D'altra parte, se ci fosse già un veicolo completo, fatto finito, in grado di supporte la coscienza indefinitamente, queste esperienze sarebbero ripetibili a volontà.

Interessante la domanda di Stella... come si fa a percepire se non si tratta degli organi di senso del corpo fisico? Beh, un veicolo fatto finito dovrebbe avere i suoi propri organi di interfaccia col resto dell'universo... forse li a anche se non è completo, forse neanche lo sono compi ma non per questo inesistenti.
Poi, come in ogni percezione, anche corporea, la mente interpreta e "traduce" in modo familiare le impressioni che arrivano...
Mi stavo chiedendo Ray se le persone che scrivono di aver vissuto frequenti viaggi astrai (dando il beneficio del dubbio che siano sinceri) abbiano affinato questi "nuovi sensi" In realtà io credo che si, esistano degli organi di senso che non appartengono al corpo fisico ma che nenache questi possano in sè essere la fase finale della veicolazione della coscienza
(wow come parlo bene,,,sarà stata la febbre..)
Credo che soprattutto l'ultima tua frase sia importante, la mente traduce tutto nel modo che le è più familiare e che maggiormente contiene la paura. Posso dire che a distanza di mesi non posso ancora pensare alla morte senza avere una serie di spiacevoli reazioni, di sicuro non posso vivere la morte per tranquillizzare la mente..o si?
Forse le esperienze di NDE sono un mezzo proprio per avvicinarsi a quel certo passaggio. In qualche modo dobbiamo riuscire a slegarci dal nostro vissuto, dal nostro materiale, da tutto ciò che è "pesante", stamattina mi viene in mente ujn'immagine, la pesca, è una scena che avevo visto in un documentario anni fà. Avete presente quando riassumono un evento lungo giorni con degli scatti fotografici riassumedo tutto in pochi minuti? Ecco, c'era questa pesca che cadeva e piano piano marciva e mentre marciva dal nocciolo usciva il germoglietto e la polpa del frutto che marciva attorno in pratica era il nutrimento per il germoglietto che poi all fina riusciva a penetrare nella terra con le radici.
Bon non so bene che c'entra ma ho avuto la sensazione che il nostro corpo sia prima difensivo, per proteggere il nocciolo, e poi nel momento giusto di nutrimento per il farci diventare qualcos'altro..
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