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Vecchio 28-01-2008, 21.02.45   #1
hava
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Noi tutti abbiamo avuta l'esperienza di prendere parte ad un incontro dove partecipano persone per noi ignote, che si conoscono fra di loro, e conoscono opinioni, debolezze, preferenze reciproche e fatti personali, mentre noi non ne sappiamo nulla.
Puo' causare incertezza e mancanza di sicurezza, e' il momento in cui si e' in forse se prendere o lasciare.....
Per gli incontri virtuali non credo che ci sia grande differenza.
Come reagite in simili circostanze? e come secondo voi dovrebbero reagire i membri veterani del gruppo?
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Vecchio 28-01-2008, 23.31.40   #2
Shanti
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Per gli incontri virtuali non credo che ci sia grande differenza.
Come reagite in simili circostanze? e come secondo voi dovrebbero reagire i membri veterani del gruppo?
La reazione certo dipende anche dalla personalità di ognuno, c'è tra l'altro chi si "butta" e chi inizialmente osserva a volte un po' in disparte... Per esempio faccio parte del secondo tipo, e quando mi sono trovata in questa situazione ho lasciato molte volte, altre ho insistito e preso. A volte è dipeso dal gruppo in questione, chiaro che chi resta in disparte corre il rischio di non essere notato, nel peggiore dei casi dimenticato o addirittura ignorato se non si ha interesse ad approfondire la conoscenza. Altre volte è dipeso da me, da quanto interesse e attrazione sentissi per quel gruppo, e quindi ho insistito prima di tutto con la presenza, ma direi sempre senza "buttarmi" al centro, mi sa che è contro la mia natura, mi esprimo meglio con poche persone per volta (minimo una, massimo 3 ) e quindi le ho avvicinate in questo modo... un po' alla volta conoscendo tutti.
Come dovrebbero reagire i veterani... Mah a volte dipende dall'interesse che il novizio dimostra, chiaro che chi insiste prima o poi si inserisce, ma se uno che si è fatto conoscere poco sparisce per un lungo periodo, apparendo una volta ogni tanto, forse riceve meno attenzione di chi è sempre presente.
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Vecchio 28-01-2008, 23.36.19   #3
Kael
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La cosa più importante credo sia quella di non generalizzare, di non standardizzare tutto solo perchè si tratta di un gruppo. Spesso infatti c'è la tendenza ad affibbiare al gruppo una data qualità solo perchè si è riscontrata nel primo dei suoi elementi che abbiamo conosciuto, così che se il primo con cui parliamo ci risulta un intellettualoide, allora considereremo anche il gruppo come un insieme di intellettualoidi...

Un gruppo è un insieme di più persone, quindi se voglio iniziare a conoscerlo almeno un pochino devo partire dal conoscere le persone che lo formano, impresa questa per niente facile se pensiamo che spesso non conosciamo nemmeno noi stessi o le persone con cui viviamo da anni...
Quindi prima di tutto bisogna togliere ogni nostra aspettativa o proiezione su quel gruppo: cosa ci aspettiamo? come vorremmo che sia questo gruppo? come vorremmo che lavori? da che persone vorremmo/ci piacerebbe/ci aspetteremmo che fosse formato? etc etc.. deve sparire totalmente se vogliamo vedere realmente. Senza questo punto credo che spesso si finisca per vedere solo quello che si voleva già vedere prima ancora di aver effettuato un incontro.
Poi in seconda battuta è anche importante rispettare le usanze e le tradizioni di quel gruppo, potrò anche non essere d'accordo su certi punti, ma siccome sono io che vado da loro, sarò io a dovermici adeguare. Quindi se un dato gruppo vuole che per entrare in casa loro mi devo togliere le scarpe lo farò anche se non lo riterrò così fondamentale, del resto poi una volta dentro nulla potrà impedirmi di chiedere cortesemente il motivo di tale usanza e di discuterne con gli altri. Magari mi daranno motivi che da solo non avevo preso in considerazione, oppure saranno loro a riconoscere che non è importante e dunque non ci sarà più motivo di farlo..
In linea di massima comunque mi comporterei esattamente come faccio con qualsiasi altra persona presa singolarmente, il solo fatto che siano più di me non mi impedirebbe di confrontarmi con loro e non lascierei che mi condizioni troppo... Cercherei soprattutto di abbandonare la visione "io contro loro", e mi concentrerei piuttosto su "noi".

Dal punto di vista del gruppo invece credo ci sia una maggior responsabilità. Si tratta di accogliere qualcuno, dunque in un certo senso si è i padroni di casa, e si sa che in questi frangenti il padrone di casa ha sicuramente più oneri dell'ospite... Anche qui del resto non dovrebbe esserci la visione "noi contro lui", ma si dovrebbe comunque arrivare al "noi" generale (visto che in quel momento si parla tutti insieme). I veterani del gruppo dovrebbero cercare di far sentire il nuovo arrivato a suo agio, dovrebbero rispettare le sue idee anche se nuovo, e soprattutto non dovrebbero usare il loro maggior numero per darsi man forte nel caso in cui ci si senta in qualche modo aggrediti o "minacciati". Questo altrimenti sarebbe "far branco", che sebbene sia un valido sistema di difesa usato dagli animali, non è certamente pratica a cui dovrebbero aspirare gli esseri umani. Può capitare che un elemento del gruppo abbia un diverbio col nuovo arrivato, e allora gli altri elementi del gruppo dovrebbero cercare di stare al loro posto, il chè non significa che non possano esprimere la loro opinione oggettiva sulla cosa, ma se la cosa si traduce in un "io lo tengo e tu gliele dai" è scorretto oltre che assai vigliacco. "Nascondersi dietro al numero" è un meccanismo assai diffuso fra gli uomini, dà agli altri (ma a loro stessi in primis) l'illusione di un potere che in realtà non hanno...
Quindi la prima cosa che i veterani del gruppo dovrebbero fare è ricordarsi prima di tutto che sono individui, individualmente responsabili, e che dovrebbero parlare col nuovo arrivato tenendo sempre bene a mente il rapporto di uno a uno. Così che ognuno parli facendosi realmente carico delle responsabilità di quanto dice e che non le scarichi sul gruppo in generale solo perchè più "forte".
Ecco che allora, il sentirsi parte di un gruppo diventa un "qualcosa" in più, e non un qualcosa in meno che ci priva della nostra individualità e della relativa responsabilità.

Il discorso è assai lungo e sono ancora tantissime le cose che si potrebbero dire, il thread è interessante e merita ulteriori approfondimenti...
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Vecchio 28-01-2008, 23.38.40   #4
Ray
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Come reagite in simili circostanze?
Personalmente mi è successo, sia in situazioni "fisiche" che ovviamente qui, quando sono arrivato.

Ho avuto esperienze sia facili, nelle quali l'integrazione è avvenuta in modo per così dire "naturale", sia più difficoltose come quelle che descrivi. Purtroppo non ho avuto l'accortezza di osservare bene i meccanismi di quelle facili, limitandomi a goderne i benefici e quindi non so dire cosa ci fosse di particolare con certezza.

Invece in quelle difficili mi sono visto soppesare, un po' come facciamo sempre. Da una parte le difficoltà dall'altra l'interesse. Nei casi in cui le prime superavano la seconda addio, in caso contrario difficoltà affrontate e superate.

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e come secondo voi dovrebbero reagire i membri veterani del gruppo?
Certo è che il comportamento degli altri componenti è determinante nello stabilire il grado di difficoltà di cui sopra (oltre che ovviamente a quello dell'interesse).
Forse l'optimum è descritto da Uno qui, anche se parlava di altro (almeno specificatamente, in realtà è applicabile). Ma l'optimum è difficile per tutti.

Un possibile inguacchio che forse però possiamo da subito scoperchiare è che, in una situazione di new entry che cerca di integrarsi, anche se i veterani sembrano e magari si sentono più al sicuro (nel loro solito) sono in realtà anch'essi in imbarazzo ed è questo imbarazzo e quindi questa loro difficoltà a far si che si facciano forza l'un l'altro e aumentino involontariamente le difficoltà del "novizio".

Quell'"involontariamente" ovviamente dando per scontato che sia volontà vera del gruppo di aprirsi e non solo atteggiamento o propaganda. Per questo tipo di gruppi ovviamente non ha senso porsi il problema.

Ultima modifica di Ray : 28-01-2008 alle ore 23.39.04. Motivo: non ho letto Shanty e KAel
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Vecchio 29-01-2008, 10.57.39   #5
dafne
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Dal punto di vista del gruppo invece credo ci sia una maggior responsabilità. Si tratta di accogliere qualcuno, dunque in un certo senso si è i padroni di casa, e si sa che in questi frangenti il padrone di casa ha sicuramente più oneri dell'ospite... Anche qui del resto non dovrebbe esserci la visione "noi contro lui", ma si dovrebbe comunque arrivare al "noi" generale (visto che in quel momento si parla tutti insieme). I veterani del gruppo dovrebbero cercare di far sentire il nuovo arrivato a suo agio, dovrebbero rispettare le sue idee anche se nuovo, e soprattutto non dovrebbero usare il loro maggior numero per darsi man forte nel caso in cui ci si senta in qualche modo aggrediti o "minacciati". Questo altrimenti sarebbe "far branco", che sebbene sia un valido sistema di difesa usato dagli animali, non è certamente pratica a cui dovrebbero aspirare gli esseri umani. Può capitare che un elemento del gruppo abbia un diverbio col nuovo arrivato, e allora gli altri elementi del gruppo dovrebbero cercare di stare al loro posto, il chè non significa che non possano esprimere la loro opinione oggettiva sulla cosa, ma se la cosa si traduce in un "io lo tengo e tu gliele dai" è scorretto oltre che assai vigliacco. "Nascondersi dietro al numero" è un meccanismo assai diffuso fra gli uomini, dà agli altri (ma a loro stessi in primis) l'illusione di un potere che in realtà non hanno...
Quindi la prima cosa che i veterani del gruppo dovrebbero fare è ricordarsi prima di tutto che sono individui, individualmente responsabili, e che dovrebbero parlare col nuovo arrivato tenendo sempre bene a mente il rapporto di uno a uno. Così che ognuno parli facendosi realmente carico delle responsabilità di quanto dice e che non le scarichi sul gruppo in generale solo perchè più "forte".
Ecco che allora, il sentirsi parte di un gruppo diventa un "qualcosa" in più, e non un qualcosa in meno che ci priva della nostra individualità e della relativa responsabilità.
bellissimo quest'intervento Kael, è un problema che oggi vedo un pò ovunque, il "fare branco" è, oltre che scorretto, anche piuttosto pericoloso. (notizia di qualche giorno fà, terza elementare tre bambini volevano un euro dal quarto e siccome questi non ce l'aveva uno dei tre ha tirato fuori un rasoio e mentre glia altri due tenevano fermo il malcapitato gli ha rasato le sopracciglia )
Tornando alle domande fatte io ho mutato nel tempo in modo considerevole il mio approccio con gli altri, da bambina ero la prima a farsi avanti, la prima a chiacchierare, degli altri non avevo timore, poi crescendo ho cominciato a sentirmi "tagliata fuori" non adeguata agli standard degli altri e quindi sono diventata più timida,finendo sempre, inevitabilmente, negli angoli. Tranne nei casi in cui nel gruppo ci fosse qualcuno che conoscevo, allora cercavo la vicinanza e la sicurezza (quello che che capo Uno chiama fare la cozza ) C'è stato anche il periodo di rifiuto totale al socializzare ma è durato poco, sono un'animale da compagnia
Oggi stò imparando che non è che bisogna fare per forza parte di un gruppo,non cerco più la sicurezza dell'insieme ma la qualità delle persona e per questo, probabilmente, mi avvicino sempre con un pò di timore perchè penso che dall'altra parte ci siano persone che meritano e non sò se io darò a loro la stessa sensazione. Specie se tra loro si conoscono bene ma, come riporta Kael, un gruppo di persone che rimangono identità separate pur facendo gruppo sono diverse da chi fà branco e del gruppo che fà branco io ne faccio tranquillamente e volentierissimamente a meno.
quando sono approdata qui, per esempio, ho sentito il desiderio intenso di far parte del gruppo, presentarmi è stato emozionante (agitevole si può dire? ) anche se credo di non aver pensato che tutti si conoscevano tra loro ..meno male che ho superato l'agitazione.
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Vecchio 29-01-2008, 11.16.11   #6
turaz
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posso dire cosa ho osservato io negli anni.
ho osservato come le compagnie tendano a chiudersi nei confronti del "diverso" (ma questo accade singolarmente senza osservare le compagnie) rendendo difficile l'ingresso del nuovo (a meno che tale nuovo non sia "similare" per certi aspetti ai presenti del gruppo o quantomeno a qualcuno).
quando mi sono trovato in situazioni simili ho cercato di osservare e di inserirmi (una sorta di osservazione dell'atmosfera del gruppo) in punta di piedi nei discorsi del gruppo.
non ho quasi mai trovato grosse difficoltà di inserimento.
pensando a cosa dovrebbero fare i veterani... io la penso molto semplicemente:"apertura" e cercare di agevolare il dialogo per conoscere a fondo chi si ha di fronte.
Forse la cosa che più si dovrebbero ricordare è "come mi sono sentito io la prima volta che mi sono trovato in una situazione simile? cosa mi ha infastidito?cosa no?"
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Vecchio 29-01-2008, 13.04.30   #7
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La mia domanda iniziale e' sorta durante la lettura dei post in questo forum. E' mia impressione che ci troviamo qui in un gruppo con notevole senso di appartenenza e solidarieta', con partecipanti relativamente perseveranti.
Non e' questo sempre il caso in altri gruppi dove si va e viene senza permettere il crearsi di significanti legami.
In casi come questo la compattezza di un gruppo radicato dal punto di vista normativo e sociale puo' porre qualche problema per un nuovo arrivato.
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Vecchio 29-01-2008, 13.20.00   #8
RedWitch
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Confesso che questo thread mi mette un po' in difficoltà.. è un ottimo spunto di riflessione, ci ho pensato tante volte a questa cosa, ma ancora non ho trovato risposte soddisfacenti ..

Forse perchè a parole mi vengono in mente tante cose da dire, belle frasi ad effetto per dire che sia chi entra in un ambiente nuovo, che chi già fa parte di questo ambiente dovrebbe avere delle "responsabilità"... ma alla fine sono arrivata alla conclusione (per il momento) che complichiamo le cose semplici.. Non dovrebbe esserci differenza se ci troviamo di fronte ad una persona nuova o ad una che conosciamo da parecchio quando l'intento è quello di comunicare. Ci deve senz'altro essere una spinta che muove verso la conoscenza dell'altro e se si parte prevenuti (sia da una parte che dall'altra) questa a volte stenta ad arrivare.

I bimbi non hanno la difficoltà degli adulti ad integrarsi, sono spontanei, non si sentono mai uno contro l'altro, quando si cresce, complici i tanti muri costruiti nel corso degli anni, diventa più difficile.. ma un punto di incontro si puo' trovare.. impegnandosi tutti.

Eddai...


Ultima modifica di RedWitch : 29-01-2008 alle ore 13.20.54. Motivo: Non ho letto ancora il post di Hava :)
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Vecchio 29-01-2008, 13.26.33   #9
turaz
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La mia domanda iniziale e' sorta durante la lettura dei post in questo forum. E' mia impressione che ci troviamo qui in un gruppo con notevole senso di appartenenza e solidarieta', con partecipanti relativamente perseveranti.
Non e' questo sempre il caso in altri gruppi dove si va e viene senza permettere il crearsi di significanti legami.
In casi come questo la compattezza di un gruppo radicato dal punto di vista normativo e sociale puo' porre qualche problema per un nuovo arrivato.

per quanto mi riguarda cerco di aprirmi al nuovo entrato come faccio con il "vecchio".
chiaro che almeno inizialmente mi serva un minimo di tempo per focalizzare
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Vecchio 29-01-2008, 14.36.28   #10
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In casi come questo la compattezza di un gruppo radicato dal punto di vista normativo e sociale puo' porre qualche problema per un nuovo arrivato.
Io ricordo di non aver avuto difficoltà ad inserirmi quando sono arrivato, ma forse proprio perchè la mia prerogativa principale non era quella di "inserirmi", quanto quella di "partecipare".
Come ho detto nel post sopra, se l'idea è quella di "inserirsi", significa che già parto con il presupposto di "io opposto a loro". Opposto che non significa "diverso", ma semplicemente che delimita l'appartenenza al gruppo: loro si, io no. Limitarsi a considerare il "noi" può rendere il tutto più facile... perchè fa cadere le barriere e come ha detto RedW ci si concentra solo sul comunicare davvero. Questo ovviamente non toglie responsabilità al gruppo che come detto finora deve essere aperto al nuovo e non deve lasciarsi andare al fare comunella.

Comunque sono d'accordo con te, oggigiorno la compattezza e la solidità di un gruppo può causare qualche problema al nuovo arrivato, dato che siamo abituati ad un sistema dove tutto si sfalda, dove nessuno è disposto a fare qualche piccolo sacrificio per gli altri, vedi matrimoni, famiglie, partiti, etc..

In altri tempi o altre culture, probabilmente sarebbe l'opposto, farebbe paura la mancanza di tali qualità.
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Vecchio 29-01-2008, 15.12.38   #11
griselda
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Io ricordo di non aver avuto difficoltà ad inserirmi quando sono arrivato, ma forse proprio perchè la mia prerogativa principale non era quella di "inserirmi", quanto quella di "partecipare".
Ecco non sapevo come entrare nel discorso, grazie Kael di aver formato l'opportunità.
Quando sono arrivata era questo in mio intento partecipare.

Poi quando si entra in un gruppo è un po' come accettarne lo statuto e mettersi in gioco. Questo logico se lo si ritiene valido e lo si comprende.

Altrove si fa la gara a vedere chi ha la macchina più lunga, chi ha quell'altra cosa più grande.
Qui lo scopo è imparare ad abbandonare questo ioioio che spunta da tutte le parti e lo so bene ioioio
Nessuno dice che sia facile perchè non lo è, però già il volerlo è un buon punto di partenza secondo me.

Poi la perfezione, tranne alcuni casi non esiste e allora sta a noi trovare al nostro interno cosa fa si che non le cose non vadano bene. Non è facile, a volte nel cercare di scoprirlo si vede di tutto tranne quello che dovremmo vedere e che spesso è palese ai più, tranne che a noi.

Però se è forte dentro il desiderio di fare, questo ci spinge avanti ci sprona a non mollare. Inoltre il gruppo ti aiuta a ricordare ciò che la mente spesso vorrebbe scordare perchè è faticoso. Come dice Kael ci vuole sacrificio, dedizione, impegno e voglia di fare. Se rimane vivo il fuoco allora la casa rimarrà riscaldata anche se fuori impazza la tempesta.
Un po' come l'amore della madre per il figlio.
__________________
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Vecchio 29-01-2008, 16.34.00   #12
RedWitch
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Originalmente inviato da hava Visualizza messaggio
....................
In casi come questo la compattezza di un gruppo radicato dal punto di vista normativo e sociale puo' porre qualche problema per un nuovo arrivato.
Stamani non ho fatto in tempo a risponderti Hava, non ho visto il tuo post mentre stavo scrivendo, lo faccio ora..

Posto che credo che tu abbia ragione, sul fatto che non sia semplicissimo per un nuovo arrivato inserirsi,a me stai dando la possibilità di cercare un miglioramento in questo, perchè non so bene come muovermi... ma se hai avuto questa impressione, io credo che il problema effettivamente esista, e quindi mi piacerebbe provare a vedere se ne saltiamo fuori insieme

Quando si sta per tanto tempo insieme ad altre persone, è inevitabile che si crei, al di là dell'amicizia una sorta di feeling, modi di parlare molto simili, e anche che le opinioni siano spesso simili, così che quando arriva una persona nuova, che magari la vede in maniera differente è possibile che si senta spiazzato.. e che poi trovi un "muro" di dieci persone (per esempio) che la vedono più o meno nella stessa maniera.. pero' credo anche che nuove visioni, e nuovi punti di vista possano aiutare ad ampliare quello che si pensa.. e nello stesso tempo che questo tipo di comunicazione serva ad integrarsi, ad amalgamarsi meglio..
Ci vuole un po' di tempo, io non ho la tua stessa esperienza, perchè quando sono arrivata qui c'era meno gente, sono stata accolta come in una famiglia eppure ci ho messo un sacco di tempo ad iniziare a scrivere regolarmente.. dunque non riesco a comprendere fino in fondo il malessere che provi, ma se vorrai insistere un pochino e "sopportarci" così come siamo e ad imparare a conoscerci, noi potremo conoscere te.. penso che se ci veniamo incontro, come possiamo, questi problemi siano superabili..

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Vecchio 29-01-2008, 17.36.00   #13
Uno
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Avevo "l'impressione" che non fosse un argomento generale ma più focalizzato su questa comunità... e mi va pure bene, qualsiasi cosa possa servire a vedere le cose per come sono è importante.

Hava perchè non ci parli della tua impressione senza usare l'impersonale? (ok era forse più adatta "esperienze" che psicologia, ma possiamo anche chiudere un occhio)

Mi piacerebbe che tu dicessi cosa realmente intendi per "normativa" e "solidarietà"(tanto per fare degli esempi, ma allarga il discorso come vuoi).
Ti ascolterei ed eventualmente risponderei volentieri.
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Vecchio 29-01-2008, 19.30.04   #14
cassandra
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Leggendo la discussione mi è venuto di pensarmi quando entro in un contesto diverso dai soliti,che sia un forum o una sala di persone sconosciute o quasi, automaticamente un pò mi chiudo ed è questa chiusura che secondo me influenza tutto il resto,nel senso che siamo sempre prima noi ad avere un determinato atteggiamento,il resto spesso è una conseguenza...una parte di me crea il blocco,il disagio,le mie idee preconfezionate mi portano a vedere ciò che mi circonda in un modo determinato,chiuso appunto,quando invece ogni situazione ha potenzialmente mille scenari diversi,a seconda del caso e di come ci poniamo noi in primis.Io non sgomito mai per essere accolta,difficilmente parto per prima,(non in modo diretto almeno),ma anche questa ho riconosciuto essere una difesa alla quale mi sono aggrappata...la paura di un rifiuto,di ricevere freddezza, spesso mi ha frenata e neanche me ne rendevo conto...oggi però è già diverso,vedo le cose in modo più aperto e predisposto,questo non sarebbe accaduto se non avessi perseverato anche quando mi sentivo inadeguata,novizia insomma...come è accaduto anche quando sono giunta in Ermo,ma ti assicuro cara Hava che spessissimo molti problemi ce li creiamo da soli,( con una forma mentis incartapecorita),anche dove non esistono... quindi non è tanto la società,quanto il modo in cui noi ci poniamo in essa a fare la differenza a parer mio,come anche l'intenzione con cui ci si approccia ad una determinata situazione,persona, o gruppo.Quindi in sintesi non è il gruppo a creare problemi,quanto siamo noi a crearcene spostando il fulcro sugli altri e quindi perdendo anche la possibilità di osservarne le dinamiche.

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Vecchio 29-01-2008, 19.40.55   #15
turaz
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beh ma di problemi di per se non ve ne è a mio avviso.
trattasi cmq alla fin fine di scelte.
spesso e volentieri si sceglie la fuga, altre volte la battaglia in casi minori la cooperazione
turaz non è connesso  
Vecchio 29-01-2008, 22.57.54   #16
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Avevo "l'impressione" che non fosse un argomento generale ma più focalizzato su questa comunità... e mi va pure bene, qualsiasi cosa possa servire a vedere le cose per come sono è importante.

Hava perchè non ci parli della tua impressione senza usare l'impersonale? (ok era forse più adatta "esperienze" che psicologia, ma possiamo anche chiudere un occhio)

Mi piacerebbe che tu dicessi cosa realmente intendi per "normativa" e "solidarietà"(tanto per fare degli esempi, ma allarga il discorso come vuoi).
Ti ascolterei ed eventualmente risponderei volentieri.

Niente di personale. Quando entro in un nuovo ambiente mi faccio domande con lo scopo di farmi un'idea. Mi interessa di scoprire le caratteristiche ed unicita' di questo gruppo, e con "normativa" intendo la conoscenza delle norme che lo guidano ed il generale consenso a seguirle.
Con "solidarieta'"intendo lo spirito di gruppo che mi sembra di trovare in questo forum. Questa sarebbe certo una prerogativa, e secondo me ogni forum ha un suo proprio carattere.
Se adopero il generale e' perche' non ho ancora una chiara impressione.
Mi scuserete se non sempre mi esprimo chiaramente, ma non vivendo in Italia e non usando la nostra lingua, mi succede di non riuscire a spiegarmi.
Ti ringrazio UNO
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Vecchio 30-01-2008, 01.19.49   #17
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Niente di personale. Quando entro in un nuovo ambiente mi faccio domande con lo scopo di farmi un'idea. Mi interessa di scoprire le caratteristiche ed unicita' di questo gruppo, e con "normativa" intendo la conoscenza delle norme che lo guidano ed il generale consenso a seguirle.
Con "solidarieta'"intendo lo spirito di gruppo che mi sembra di trovare in questo forum. Questa sarebbe certo una prerogativa, e secondo me ogni forum ha un suo proprio carattere.
Se adopero il generale e' perche' non ho ancora una chiara impressione.
Mi scuserete se non sempre mi esprimo chiaramente, ma non vivendo in Italia e non usando la nostra lingua, mi succede di non riuscire a spiegarmi.
Ti ringrazio UNO
Con personale (o meglio "senza usare l'impersonale") intendevo che ci dicessi liberamente la tua impressione, non credo che tu non l'abbia, forse non l'hai messa a fuoco, ma qualcosa più o meno inconsciamente devi aver percepito allo stesso modo con cui entrando in una sala dove ci sono persone che non conosci fai, poi spesso le cose quadrano con calma.
Non vorrei ripetermi, qualcosa trovi in bacheca su ciò che mi ha spinto a creare questo posto, sui principi che condividono quelli che lo frequentano più o meno assiduamente.. purtroppo anche sui non principi di coloro che pur avendo infiniti siti a disposizione nel web avrebbero voluto far caos proprio qui.

I gruppi hanno si tutti un carattere, ma c'è una notevole differenza tra un gruppo che ha come carattere collettivo la media (quindi la fluttuazione di essa in base ai più "forti") dei caratteri dei partecipanti e un gruppo che ha come carattere una certa condivisione di intenti. Questa non significa uniformarsi, l'uniforme, si, come quella militare, è necessaria quando devi e vuoi essere riconoscibile per una posizione presa e non per quello che manifesti realmente,
Invece non c'è bisogno di usare un linguaggio (esempio) ed argomentazioni stereotipate per parlare di Spiritualità (esempio, tra l'altro è un filo conduttore di questa comunità anche se non sempre percepibile) se non devi convincere qualcuno della tua bravura, possiamo parlare di cosa abbiamo mangiato a pranzo e come lo abbiamo fatto, possiamo usare la psicologia ma anche informazioni che nulla hanno a che vedere con la cosa.
Poi è inevitabile che il contatto, il discorrere per del tempo assieme tende a rendere simili alcune manifestazioni, a volte c'è anche l'inconscia imitazione per approvazione, ma non sono ciò che almeno io personalmente perseguo.
Norma intesa come regola di condotta è una sola: Rispetto per chiunque, dato e preteso, null'altro, tutto il resto sempre da questo deriva.
La comunione di intenti è conoscersi, inteso come individui e tra noi, chi ha questo desiderio troverà sempre dei compari e/o amici (avrei detto fratelli, ma vorrei evitare di essere frainteso) qui.

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