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Vecchio 27-09-2009, 00.20.11   #1
Ray
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Predefinito Si può sfuggire al destino/morte?

Conoscete la canzone Samarcanda di Vecchioni? In caso di no, trovate il testo nell'apposita sezione. Comunque non la si deve solo a Vecchioni, è una vecchia storia tradizionale, che lui ha magistralmente messo in versi e musica.

Parla di un soldato che ad una festa vede la morte e vede che lo guarda. Prende il suo sguardo come una promessa e allora chiede al sovrano di dargli un cavallo per potere fuggire. Arrivando fino a "Samarcanda", metafora del posto più lontano che si può, in capo al mondo, pensa di mettersi al riparo.
Quando ci arriva trova la morte ad aspettarlo... questa gli rivela che non lo guardava male, era solo stupita. Lo aspettava li per quel giorno e siccome era lontanissimo, aveva temuto non facesse in tempo.

Se guardiamo la storia da un punto di vista, dobbiamo dire che le azioni che il sodlato intraprende per sfuggire al suo destino, invece ce lo portano dritto. Vorrebbe dire che, inconsapevolmente, siamo delle marionette e quel che facciamo in realtà è compiere ciò che dobbiamo, ci piaccia o meno, ce ne rendiamo conto o meno, e che qualsiasi sforzo facciamo per modificare le cose, in realtà non fa che compierle.

Dall'altra parte però colpiscono le parole della Morte. Da quel che dice pare che invece si possa eccome non arrivare in tempo agli appuntamenti, addirittura senza farlo apposta, semplicemente distraendosi. Di più... il soldato, dormendo, si era messo in una condizione per la quale gli è stato necesasrio un grosso sforzo per riuscire a compiere proprio ciò che cercava di evitare.

Non so se si vede quel che voglio dire con la mia ultima frase...
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Vecchio 27-09-2009, 00.57.18   #2
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Quello che ci leggo io nelle parole della canzone "Samarcanda" di Roberto Vecchioni è che malgrado tutto quello che fa il soldato, malgrado i dubbi della Morte, mangrado tutto questo, il suo destino si compie a Samarcanda.
Il destino del soldato è segnato ed anche la Morte dubita che si possa compiere ma infine pure lei si persuade vedendolo arrivare.

Il disegno, del destino del soldato, è così grande e superiore che lui non lo può comprendere, lo sforzo faceva parte del disegno stesso.

Nella visione piccola del soldato, il fuggire alla Morte non era che un arrivare in tempo al Suo cospetto. Pure la Morte stessa dubitava ma si è dovuta ricredere.
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Vecchio 27-09-2009, 01.31.52   #3
Shanti
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Vorrebbe dire che, inconsapevolmente, siamo delle marionette e quel che facciamo in realtà è compiere ciò che dobbiamo, ci piaccia o meno, ce ne rendiamo conto o meno, e che qualsiasi sforzo facciamo per modificare le cose, in realtà non fa che compierle.
Vorrebbe dire che è inutile stare lì a rompersi la testa davanti a un bivio, ad una scelta. Così come è inutile passare la vita a domandarsi se una certa scelta è stata migliore o peggiore di un'altra eventuale. Tanto sempre a Samarcanda si finisce, addirittura sforzandosi per arrivare puntuali...
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Di più... il soldato, dormendo, si era messo in una condizione per la quale gli è stato necesasrio un grosso sforzo per riuscire a compiere proprio ciò che cercava di evitare.

Non so se si vede quel che voglio dire con la mia ultima frase...
Vuoi dire che se fosse stato sveglio avrebbe potuto scegliere di rimanere lì dov'era? Pensando magari di affrontare la morte, mentre invece si sarebbe salvato, l'appuntamento era a Samarcanda. Oppure andare da un'altra parte, scegliere un'altra direzione.
Quel "dormendo" è una consolazione, perchè vuole dire avere una possibilità di sottrarsi a un destino da marionetta (forse).
A volte si rischia la vita, si dice "sono vivo per miracolo" ma se non fosse così? Magari non era quello l'appuntamento giusto. O magari c'è un quando prestabilito, e noi possiamo solo riuscire a cambiare il come e il dove.
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Vecchio 27-09-2009, 12.26.35   #4
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Conoscete la canzone Samarcanda di Vecchioni? In caso di no, trovate il testo nell'apposita sezione. Comunque non la si deve solo a Vecchioni, è una vecchia storia tradizionale, che lui ha magistralmente messo in versi e musica.

Parla di un soldato che ad una festa vede la morte e vede che lo guarda. Prende il suo sguardo come una promessa e allora chiede al sovrano di dargli un cavallo per potere fuggire. Arrivando fino a "Samarcanda", metafora del posto più lontano che si può, in capo al mondo, pensa di mettersi al riparo.
Quando ci arriva trova la morte ad aspettarlo... questa gli rivela che non lo guardava male, era solo stupita. Lo aspettava li per quel giorno e siccome era lontanissimo, aveva temuto non facesse in tempo.

Se guardiamo la storia da un punto di vista, dobbiamo dire che le azioni che il sodlato intraprende per sfuggire al suo destino, invece ce lo portano dritto. Vorrebbe dire che, inconsapevolmente, siamo delle marionette e quel che facciamo in realtà è compiere ciò che dobbiamo, ci piaccia o meno, ce ne rendiamo conto o meno, e che qualsiasi sforzo facciamo per modificare le cose, in realtà non fa che compierle.

Dall'altra parte però colpiscono le parole della Morte. Da quel che dice pare che invece si possa eccome non arrivare in tempo agli appuntamenti, addirittura senza farlo apposta, semplicemente distraendosi. Di più... il soldato, dormendo, si era messo in una condizione per la quale gli è stato necesasrio un grosso sforzo per riuscire a compiere proprio ciò che cercava di evitare.

Non so se si vede quel che voglio dire con la mia ultima frase...
Spesso ho la sensazione che più ci sforziamo per fuggire da una situazione e correre verso un'altra e più ci troviamo immersi in quella che cercavamo di evitare....

Si vede che era il destino, che lì ci dovevamo ritrovare, anche se ci sembra ingiusto, evidentemente era previsto, per qualche motivo, che noi dovessimo ritrovarci in una data situazione, forse perchè all'"universo"è utile questo; ho letto in qualche 3d qui sul forum che ciascuno si porta dietro una eredità di famiglia in tal senso, con cui prima o poi deve fare i conti....
Se dormiamo, possiamo evitare di finire "a Samarcanda", ci sembra di averla scampata, di averla passata liscia ed invece abbiamo solo ritardato un passaggio obbligato.
Il fatto è che questi passaggi obbligati non sono mai molto piacevoli: se poi essi sono l'anticamera del paradiso, ben vengano, ne sarà valsa la pena.
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Vecchio 27-09-2009, 15.45.27   #5
luke
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Uffa, ray, da quando ho letto questo 3d avrò sentito la canzone di Vecchioni almeno 40 volte...

Tra l'altro ho cercato in rete quale racconto possa averla ispirata ed ho visto che dovrebbe trovarsi nel libro "appuntamento a samarra" di John O'Hara, nel cui interno viene riportato questo racconto di William Maugham:

“C’era a Bagdad un mercante che mandò il suo servo al mercato per fare provviste. E il servo ritornò ben presto, pallido e tremante, e disse: «Padrone, poco fa, mentre ero al mercato, fui urtato da una donna nella folla, e quando mi volsi mi accorsi che era stata la morte ad urtarmi. Mi guardò e mi fece un gesto minaccioso. Te ne supplico, prestami il tuo cavallo ed io abbandonerò questa città per sfuggire al mio destino. E andrò a Samarra, dove la morte non potrà trovarmi.» Il mercante gli prestò il suo cavallo, e il servo montò in sella e, spronando a sangue l’animale, partì al galoppo. Allora il mercante si recò alla piazza del mercato e mi scorse fra la folla. «Perché hai fatto un gesto minaccioso al mio servo, stamane?» mi chiese avvicinandosi. «Il mio gesto non era di minaccia, bensì di sorpresa» risposi. «Fui stupita di vederlo a Bagdad poiché avevo un appuntamento col lui questa notte a Samarra.»”

Il libro di O'Hara, da quel poco che ho visto dovrebbe avere a che fare con l'autodistruzione ed il cupio dissolvi...
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Vecchio 27-09-2009, 16.19.50   #6
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...dovrebbe avere a che fare con l'autodistruzione ed il cupio dissolvi...
Non sapevo di questa locuzione latina cupio dissolvi che significa "desidero di morire". Quindi sono andato a cercare in rete ed ho trovato quanto segue.

Da una citazione di San Paolo nella lettera ai filippesi: "Sono messo alle strette tra due scelte: il desiderio di morire (cupio dissolvi) ed essere con Cristo...".

Questo desiderio di morire indica il solve (la morte) di se stessi inteso come individualità e non meramente del corpo fisico.
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Vecchio 27-09-2009, 17.19.03   #7
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Non sapevo di questa locuzione latina cupio dissolvi che significa "desidero di morire". Quindi sono andato a cercare in rete ed ho trovato quanto segue.

Da una citazione di San Paolo nella lettera ai filippesi: "Sono messo alle strette tra due scelte: il desiderio di morire (cupio dissolvi) ed essere con Cristo...".

Questo desiderio di morire indica il solve (la morte) di se stessi inteso come individualità e non meramente del corpo fisico.

Si credo indichi un auto annularsi e distruggere se stessi, ben prima del sopraggiungimento della morte fisica; se ben ricordo che ne accennò qualcosa nikelise nel 3d sul perdere l'amore, collegandolo al confronto tra aspetto dionisiaco e aspetto apollineo.

Non so se si possa in qualche modo collegare all'argomento di questo 3d: mi domando se, al limite, si può avere come destino l'auto-annullamento?
Se si, allora qualunque sforzo ci sembra di compiere per evolvere, sarebbe in realtà un andare sempre più giù nel baratro, perchè questo è, per qualche motivo, il nostro destino, ed una parte molto profonda di noi lo desidera ardentemente.
Se volessi essere ottimista penserei che qualunque destino possa contemplare un "lieto fine", magari da raggiungere dopo prove tremende, se poi il "lieto fine" è escluso a priori, tanto peggio...
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Vecchio 27-09-2009, 21.49.54   #8
Ray
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Si credo indichi un auto annularsi e distruggere se stessi, ben prima del sopraggiungimento della morte fisica; se ben ricordo che ne accennò qualcosa nikelise nel 3d sul perdere l'amore, collegandolo al confronto tra aspetto dionisiaco e aspetto apollineo....
Più che deisderio di morire o di distruggersi, penso sia la cosa dell'annullamento. Io un po' penso di capirla sta cosa. In seguito all'altro discorso sulla morte che facevamo e al mio lavorarci su, una fase che ho incontrato è un considerare l'annullamento, il nulla, il non essere, come qualcosa da aborrire... anzi diventa quasi desiderabile... una specie di "in fondo perchè no?"
Non so se è una cosa transitoria, non so se è uno sprofondare e sperimentare quella "depressione" connessa all'ineluttabilità della morte, so solo per adesso che forse intuisco un minimo cosa intendesse Paolo.
Ragionandoci, in effetti, cessando di aver paura della morte, ossia della non esistenza, dovrebbe emergere la parte di noi che la trova desiderabile. Dall'altra, penso che un desiderio così sia opera del diavolo. Chissà...

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Non so se si possa in qualche modo collegare all'argomento di questo 3d: mi domando se, al limite, si può avere come destino l'auto-annullamento?
...
Anche a me piacerebbe saperlo.


La piega che ha preso il discorso mi interessa molto, anche se mi rendo conto che non son riuscito a far passare quel che intendevo. Semmai più avanti ci riprovo.
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Vecchio 27-09-2009, 22.37.33   #9
RedWitch
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Più che deisderio di morire o di distruggersi, penso sia la cosa dell'annullamento. Io un po' penso di capirla sta cosa. In seguito all'altro discorso sulla morte che facevamo e al mio lavorarci su, una fase che ho incontrato è un considerare l'annullamento, il nulla, il non essere, come qualcosa da aborrire... anzi diventa quasi desiderabile... una specie di "in fondo perchè no?"
Non so se è una cosa transitoria, non so se è uno sprofondare e sperimentare quella "depressione" connessa all'ineluttabilità della morte, so solo per adesso che forse intuisco un minimo cosa intendesse Paolo.
Ragionandoci, in effetti, cessando di aver paura della morte, ossia della non esistenza, dovrebbe emergere la parte di noi che la trova desiderabile. Dall'altra, penso che un desiderio così sia opera del diavolo. Chissà...
Sto esplorando questa cosa proprio in questi giorni, ad un certo punto mi son detta: "hai tanta paura, ma quando accadrà, quando arriverà quel giorno, ci sarà solo il nulla, non puoi aver paura perchè non sentirai più niente, semplicemente, non esisterai..". Una persona che conosco, dice che non si deve aver paura della morte, perchè ora siamo in vita e non si puo' aver paura di due cose che non si possono incontrare.. un po' come il giorno e la notte che si sfiorano ma non possono mai coesistere. Si cerca tanto di frenare l'avvicinarsi della morte, magari scappando, ma a quell'appuntamento, non si puo' mancare per quanto si cerchi di frenare e rallentare.. che poi quando si cerca di farlo, è proprio allora che si sta dormendo alla grande, ed è proprio in quei momenti che invece che rallentare, come ci illudiamo di fare ci avviciniamo alla Nera Signora..

Per il resto, non credo nemmeno io di aver centrato l'argomento nel modo in cui volevi parlarne tu, non ho capito, ma mi è venuto in mente un film che ho visto (devo anche averlo già scritto da qualche parte) "Final destination" (sono diversi film ma il filone è sempre lo stesso), in poche parole, ci son persone destinate a morire in un incidente (aereo) che invece scampano a quel destino, ma è solo una cosa temporanea perchè la Morte, dopo qualche tempo, inizia a raggiungere ognuna delel persone che era destinata all'aereo... da profana, ho idea che quando sia il momento, è il momento e basta, penso che nascita e morte siano in qualche modo segnate (anche se non so bene come), mentre la distanza che separa le due date, sia in qualche modo il nostro "raggio di azione", ossia possiamo nascere, crescere, vegetare (il vivere comune) e morire, oppure possiamo nascere, crescere, vivere (e modificare qualcosa sempre nel nostro raggio di azione), ed andare incontro alla morte invece che fuggirla..
.
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Vecchio 27-09-2009, 22.52.36   #10
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, come qualcosa da aborrire... anzi diventa quasi desiderabile... una specie di "in fondo perchè no?"
non come qualcosa da aborrire. Non mi lascia più correggere, anche se penso si capiva lo stesso.
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Vecchio 27-09-2009, 23.25.49   #11
griselda
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Conoscete la canzone Samarcanda di Vecchioni? In caso di no, trovate il testo nell'apposita sezione. Comunque non la si deve solo a Vecchioni, è una vecchia storia tradizionale, che lui ha magistralmente messo in versi e musica.

Parla di un soldato che ad una festa vede la morte e vede che lo guarda. Prende il suo sguardo come una promessa e allora chiede al sovrano di dargli un cavallo per potere fuggire. Arrivando fino a "Samarcanda", metafora del posto più lontano che si può, in capo al mondo, pensa di mettersi al riparo.
Quando ci arriva trova la morte ad aspettarlo... questa gli rivela che non lo guardava male, era solo stupita. Lo aspettava li per quel giorno e siccome era lontanissimo, aveva temuto non facesse in tempo.

Se guardiamo la storia da un punto di vista, dobbiamo dire che le azioni che il sodlato intraprende per sfuggire al suo destino, invece ce lo portano dritto. Vorrebbe dire che, inconsapevolmente, siamo delle marionette e quel che facciamo in realtà è compiere ciò che dobbiamo, ci piaccia o meno, ce ne rendiamo conto o meno, e che qualsiasi sforzo facciamo per modificare le cose, in realtà non fa che compierle.

Dall'altra parte però colpiscono le parole della Morte. Da quel che dice pare che invece si possa eccome non arrivare in tempo agli appuntamenti, addirittura senza farlo apposta, semplicemente distraendosi. Di più... il soldato, dormendo, si era messo in una condizione per la quale gli è stato necesasrio un grosso sforzo per riuscire a compiere proprio ciò che cercava di evitare.

Non so se si vede quel che voglio dire con la mia ultima frase...
Mah per me è molto complicato questo discorso perchè penso si possa affrontare da più parti.

Però mi porta a pensare alla sofferenza volontaria o anche all'accettazione della soffrenza o anche al sacrificio tutte cose che quando ci passi ti pare di andare incontro alla morte e che se dormi tenti in tutti i modi di fuggire trovandone poi ancora e ancora solo un poco più in là.

Mi vien da pensare che dalla morte non si scappa, e se qualcosa deve morire, ed è destino che muoia, questo avverrà, e cercare di opporsi fa si che la morte si possa solo stupire.

Cupio dissolvi a cui accennò tempo addietro Nike...
Non mi è mai stato estraneo il desiderio di morire ma poi ho sempre deciso che amavo di più Gesù Cristo e che avrei voluto essere con Lui un giorno... anche se penso che San Paolo intendesse altro che non colgo.
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Vecchio 27-09-2009, 23.44.31   #12
luke
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Più che deisderio di morire o di distruggersi, penso sia la cosa dell'annullamento. Io un po' penso di capirla sta cosa. In seguito all'altro discorso sulla morte che facevamo e al mio lavorarci su, una fase che ho incontrato è un considerare l'annullamento, il nulla, il non essere, come qualcosa da aborrire... anzi diventa quasi desiderabile... una specie di "in fondo perchè no?"
Non so se è una cosa transitoria, non so se è uno sprofondare e sperimentare quella "depressione" connessa all'ineluttabilità della morte, so solo per adesso che forse intuisco un minimo cosa intendesse Paolo.
Ragionandoci, in effetti, cessando di aver paura della morte, ossia della non esistenza, dovrebbe emergere la parte di noi che la trova desiderabile. Dall'altra, penso che un desiderio così sia opera del diavolo. Chissà...
Partendo dall'ultima tua frase, pochi giorni fà vedevo un documentario sui peccati capitali dove veniva detto come in epoca medievale al peccato dell'accidia venisse associato un demone,Belfagor, che si impossessava della persona facendo in modo che quest'ultima si sentisse disperata ed inutile e desierare non fare nulla della sua vita, non realizzare niente...
Magari può esserci un legame tra accidia e cupio dissolvi, forse quest'ultimo è una esasperazione dell'accidia, uno stadio successivo, più attivo e feroce, anche se in senso distruttivo.
Non so quali possono esserne le vere cause, forse quando ci si rende conto di non poter creare , allora si vuole poter distruggere, è sempre un modo per convincersi di avere un potere.

Per quanto riguarda la morte, non so bene come funzioni, se sia già fissata data e ora e siamo noi che le andiamo incontro ineluttabilmente o se la morte stessa "si sposta" in base a ciò che facciamo noi, e a come lo facciamo :
per fare un esempio mitologico, non so in base a che cosa Atropo (la parca che recideva il filo) prendeva la sua decisione, se "dando uno sguardo" al filo passatole da Lachesi o se quando tagliava tagliava senza un motivo apparente.
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Vecchio 28-09-2009, 00.01.34   #13
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Partendo dall'ultima tua frase, pochi giorni fà vedevo un documentario sui peccati capitali dove veniva detto come in epoca medievale al peccato dell'accidia venisse associato un demone,Belfagor, che si impossessava della persona facendo in modo che quest'ultima si sentisse disperata ed inutile e desierare non fare nulla della sua vita, non realizzare niente...
Magari può esserci un legame tra accidia e cupio dissolvi, forse quest'ultimo è una esasperazione dell'accidia, uno stadio successivo, più attivo e feroce, anche se in senso distruttivo.
Non so quali possono esserne le vere cause, forse quando ci si rende conto di non poter creare , allora si vuole poter distruggere, è sempre un modo per convincersi di avere un potere.
Quello che cercavo di descrivere non ha nulla a che fare con un desiderio di distruzione o di morte. Non si farebbe nulla per morire, semplicemente il nulla, l'oblio, la sparizione completa non sono più così spaventosi, ma si palesano per una possibilità, per altro non necesariamente indesiderabile. Anzi, per molti versi attrae. Per altri no, ma è questa attrazione del nulla che mi sembra opera del diavolo.
Il nulla non può che attrarre e in un modo talmente meccanico che ci sfugge.

Su Atropo ci torniamo...
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Vecchio 28-09-2009, 00.34.54   #14
filoumenanike
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Leggendo un pò tutte le considerazioni mi sembra che la maggior parte sia propensa a credere ad un destino già scritto e inesorabile, contro cui è impossibile combattere,
Per me la corsa disperata verso Samarcanda è il percorso che ci costruiamo da soli per arrivare comunque alla fine, rappresentata appunto da Samarcanda che è la metafora della Morte.
Le scelte di vivere a nostra misura ci sono, possiamo vivere sotto l'incubo della morte, oppure accantonarne il pensiero e godere le poche possibili felicità (carpe diem), infine possiamo affrontare il tema della morte e considerarla come parte della vita e dunque accettarla e vivere sapendo che dobbiamo morire! Mi piace pensare che la morte quando verrà mi risolverà un grosso problema, forse il più importante in senso assoluto, della vita e dunque il cupio dissolvi di S.Paolo diventa il desiderio di essere slegati dalla prigione della vita, di essere sciolti, liberati dalle catene materiali che impediscono di capire, di vedere oltre le barriere umane.

Ultima modifica di filoumenanike : 28-09-2009 alle ore 00.37.31.
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Vecchio 28-09-2009, 12.02.00   #15
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Io penso che il destino del soldato sia quello di sfuggire alla morte il più possibile, anche se in qualsiasi posto se la può trovare davanti.
Quando alla fine dice "non è poi così lontana Samarcanda..." potrebbe voler dire che in fondo la morte lo accompagna sempre anche se non lo prende ancora perchè non è ancora il momento, infatti ha cantato insieme a lei tutta la notte, oppure significa che esiste un posto ancora più lontano di Samarcanda dove fuggire e incita il cavallo ad andare là, correndo come il vento che ci arriverà...
Il fatto che alla fine della canzone inciti ancora il cavallo a correre vuol dire che sta continuando a correre.
Quindi in conclusione penso che in qualsiasi posto dove si corra si può vedere la morte ma c'è sempre la possibilità di sfuggirle se si sprona il cavallo ad andare oltre, fino a che non è arrivato il momento di essere presi da lei, quindi libertà di restare a Samarcanda e aspettare che si compia il destino o spronare il cavallo ad andare oltre.
E' anche da notare il fatto che durante la guerra appena finita dove è più facile morire la morte non si sia fatta vedere dal soldato, forse perchè non dipendendeva da lui ma dal fatto che come soldato doveva ubbidire.
Finita la guerra è libero di scegliere il suo destino e fare delle scelte che lo possono portare là o altrove, il suo destino è nelle sue mani anche se l'appuntamento finale è sempre con la morte.
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Vecchio 28-09-2009, 13.04.55   #16
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il rendersi consapevoli della morte, rendendosi conto della vacuità dell'esistenza dovrebbe semplicemente far vivere al meglio la Vita.
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Vecchio 28-09-2009, 13.31.53   #17
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il rendersi consapevoli della morte, rendendosi conto della vacuità dell'esistenza dovrebbe semplicemente far vivere al meglio la Vita.
Perchè dovrebbe? Io non sono così sicuro di questa equazione... potresti spiegare?
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Vecchio 28-09-2009, 15.02.25   #18
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Perchè dovrebbe? Io non sono così sicuro di questa equazione... potresti spiegare?
ricordo una frase di Uno che recitava più o meno
"solo quando uno non ha nulla da perdere da il meglio di se"

ecco:
compreso che non hai nulla da perdere diciamo che dai il meglio di Te (a mio parere)
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Vecchio 28-09-2009, 15.12.17   #19
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Quello che cercavo di descrivere non ha nulla a che fare con un desiderio di distruzione o di morte. Non si farebbe nulla per morire, semplicemente il nulla, l'oblio, la sparizione completa non sono più così spaventosi, ma si palesano per una possibilità, per altro non necesariamente indesiderabile. Anzi, per molti versi attrae. Per altri no, ma è questa attrazione del nulla che mi sembra opera del diavolo.
Il nulla non può che attrarre e in un modo talmente meccanico che ci sfugge.

Su Atropo ci torniamo...
Si, forse preso atto della morte e del non essere, la sparizione che ne seguirà, può succedere di sentirsene quantomeno incuriositi.
Teoricamente il modo per venirne fuori può consistere nel capire che, visto che il non essere sarà comunque sperimentato, adesso sarebbe il caso di vivere l'essere nel modo più pieno e completo possibile, visto che, a pensarci bene, il non essere dovremmo già averlo sperimentato, (prima che nascessimo) e adesso sarebbe il turno dell'essere.
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Vecchio 28-09-2009, 15.36.19   #20
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Si, forse preso atto della morte e del non essere, la sparizione che ne seguirà, può succedere di sentirsene quantomeno incuriositi.
Teoricamente il modo per venirne fuori può consistere nel capire che, visto che il non essere sarà comunque sperimentato, adesso sarebbe il caso di vivere l'essere nel modo più pieno e completo possibile, visto che, a pensarci bene, il non essere dovremmo già averlo sperimentato, (prima che nascessimo) e adesso sarebbe il turno dell'essere.
Non credo che sia stato questo il dilemma di Paolo. andare con Gesù voleva dire non sperimentare più il non essere, chi va con Lui vive per sempre.
Accettata la morte, intravista la possibilità di evitare il non essere pur morendo, il non essere inizia a presentare attrattive. Ma ormai dispero dal riuscire a comunicare quel che intendo.
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Vecchio 28-09-2009, 15.49.45   #21
luke
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Non credo che sia stato questo il dilemma di Paolo. andare con Gesù voleva dire non sperimentare più il non essere, chi va con Lui vive per sempre.
Accettata la morte, intravista la possibilità di evitare il non essere pur morendo, il non essere inizia a presentare attrattive. Ma ormai dispero dal riuscire a comunicare quel che intendo.
Ma questo discorso, secondo te, vale solo riguardo al morire, continuando ad essere ecc o vale anche in generale per qualunque cosa, cioè vista la possibilità concreta di essere in un modo (durante la vita ), automaticamente, conseguentemente, anche il non essere in quel modo (sempre durante la vita) diviene un "polo" che ci attrae?
Magari la dicotomia e la lotta tra essere e non essere esiste su tante cose e raggiunge l'apice proprio riguardo all'essere/non essere definitivo, finale.
Per quanto mi riguarda forse sto sperimentando questa dicotomia per cose riguardanti l'esistenza, non ancora per ciò che concerne il dopo.
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Vecchio 28-09-2009, 18.37.10   #22
Ray
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Ma questo discorso, secondo te, vale solo riguardo al morire, continuando ad essere ecc o vale anche in generale per qualunque cosa, cioè vista la possibilità concreta di essere in un modo (durante la vita ), automaticamente, conseguentemente, anche il non essere in quel modo (sempre durante la vita) diviene un "polo" che ci attrae?
Avrebbe senso. Queste simbolo di quella. Come ogni altra cosa della vita: i satori per il risveglio ecc.
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Vecchio 28-09-2009, 19.09.43   #23
stefano
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Non credo che sia stato questo il dilemma di Paolo. andare con Gesù voleva dire non sperimentare più il non essere, chi va con Lui vive per sempre.
Accettata la morte, intravista la possibilità di evitare il non essere pur morendo, il non essere inizia a presentare attrattive. Ma ormai dispero dal riuscire a comunicare quel che intendo.

il non essere di cui parli è l'abbandono totale all'Essere.

quando il tuo ego non ha più "agganci"... ecco che muore (in un certo senso)e TU rinasci.

l'attrattiva di cui parli... è un modo come un altro che ha la mente di non "mollare".
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Vecchio 28-09-2009, 19.52.27   #24
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il non essere di cui parli è l'abbandono totale all'Essere.

quando il tuo ego non ha più "agganci"... ecco che muore (in un certo senso)e TU rinasci.

l'attrattiva di cui parli... è un modo come un altro che ha la mente di non "mollare".
Potrebbe anche essere come dici, ma allora la tua ultima frase non la capisco proprio. Se l'attrattiva del non essere è un non essere dell'io, qui concordo, e se questo non essere dell'io come dici è un abbandono all'Essere (su questo qualche dubbio ce l'ho), allora l'attrattiva al non essere non può essere un modo della mente di non mollare, ma giusto l'opposto.
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Vecchio 28-09-2009, 22.11.02   #25
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allora l'attrattiva al non essere non può essere un modo della mente di non mollare, ma giusto l'opposto.
Indubbiamente non è "un modo come un altro", ma IL modo.. Per una mente che nasce al buio, nella materia, morire è forse meno terribile dell'essere sradicata dal mondo in cui è nata, anche se per finire in uno migliore..

In questo senso la mente può non mollare. Predilige le sue miserie piuttosto che riconoscere una forma mentis superiore a cui cercare di adattarsi..
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